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Elezioni

sedia di VannitolaLa sedia
di Vanni Tola
img_4633Elezioni: arma di distrazione di massa? La sorpresa potrebbe essere una diffusa diserzione del voto.
Entro certi limiti appare ovvio e scontato che le elezioni politiche siano l’argomento principale dei Media. Da lì a cancellare quasi totalmente tutto ciò che accade intorno a noi c’è una bella differenza. E non sono fatti di poco conto. Una piattaforma petrolifera dell’Eni diretta in una parte del mediterraneo importantissima per i suoi giacimenti di petrolio, è bloccata in alto mare circondata da navi militari che mettono in discussione i contratti che l’Eni ha ottenuto per le trivellazioni in quell’area geografica. Una vasta parte del Mediterraneo nella quale si trovano vastissimi giacimenti petroliferi che attribuiscono a quella parte di mare un valore strategico per i paesi limitrofi. Un luogo intorno al quale soffiano crescenti venti di guerra, una miccia accesa che se non disinnescata immediatamente potrebbe determinare l’avvio di un conflitto bellico a due passi da casa nostra. E noi tutti li, davanti ai televisori, ad assistere alle rappresentazioni del teatrino della politica con i vari Di Maio, Renzi, Salvini e l’immarcescibile ex cavaliere che continua a scendere e riscendere in campo in una sorta di moto perpetuo. Trump, il funambolico presidente americano, ha appena annunciato che intende rilanciare la corsa all’armamento nucleare e convenzionale facendo carta straccia di tutti gli accordi internazionali per il disarmo e la progressiva distruzione delle armi nucleari e promettendo la realizzazione di “mini” atomiche più facilmente trasportabili e meglio impiegabili nei conflitti “locali”. Quasi nessuno se ne preoccupa pur sapendo che tali decisioni del presidente Trump comporteranno, per conseguenza diretta, una generalizzata ripresa della corsa agli armamenti in molti altri paesi del mondo accrescendo il pericolo di conflitti internazionali dalle conseguenze inimmaginabili. Il traffico di migranti e gli sbarchi in Italia sono ripresi e crescono nonostante i dati governativi parlino di un consistente calo degli stessi. Si sa ma non si dice. Motivazioni di carattere elettorale impongono di blindare la cosi detta vittoria della linea Minniti e il suo scellerato patto sull’immigrazione con la Libia almeno fino al dopo elezioni. Analoga scelta è stata fatta per la discussione sullo Jus Soli, accantonata in attesa di “tempi migliori” per puro calcolo elettoralistico. Va bene cosi alla sinistra renziana ma anche alla destra fascista e xenofoba che dal permanere di tale condizione trae linfa per la propria campagna elettorale. L’Italia continua a essere un paese in guerra – come ha puntualmente denunciato Gino Strada – e nessuno dei partiti impegnati nella campagna elettorale fa sentire parole di denuncia contro questa palese violazione di uno dei punti fermi della nostra Costituzione, il ripudio della guerra per la risoluzione di conflitti tra popoli e nazioni. Partono i nostri soldati, questa volta verso l’Africa. Risolviamo tutto definendo tali azioni “missioni di pace” e ciò basta per rendere tutto lecito perfino la produzione nella nostra Isola di bombe da destinare ai belligeranti. A noi, o meglio a molti di noi, sembra interessare soltanto la conclusione della campagna elettorale e andare al voto. Tutto concorre a farci credere che questo sarà il nostro unico scopo di vita per le prossime settimane. Circolano con abbondanza i soliti e poco attendibili sondaggi che ci dicono perfino quale sarà il risultato del voto con un largo anticipo. Votare è bello, votare è giusto, votare é doveroso, non si ammettono obiezioni in proposito. L’informazione nel suo complesso e quella televisiva in particolare, insistono su questo, stanno sulla notizia, dando per scontato che l’unico comportamento possibile, quello atteso, sarà il voto. Poco ci si sofferma sul fatto che un buon trenta per cento degli elettori (forse anche più) non andrà a votare esercitando un diritto di scelta legittimo almeno quanto quello al voto. (segue)