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Il presente ha un cuore antico. Vale anche per Cagliari

panorama-castello-da-bonariaUna rivoluzione urbana per Cagliari*
di Francesco Cocco
Ca 18 3 16 compendioCredo siano maturi i tempi per pensare realisticamente ad un programma che miri a rendere il capoluogo sardo una città più efficiente, ordinata e civile. E’ questo un obiettivo al quale pensare in una prospettiva non campanilistica perché riguarda tutta l’Isola.
Per comprendere su quali linee occorre muoversi, bisogna risalire alla città a cavallo tra ottocento e novecento, quando si attua una vera rivoluzione antropologica. Nasce una borghesia mercantile ed industriale. E’ la Cagliari di Salvatore Rossi, impegnato negli interventi edilizi, in un embrionale industria tessile e nella fondazione di istituti di credito. E’ la Cagliari dove s’impiantano le prime aziende metallurgiche: le fonderie dei Chicca-Savolini, dei Doglio che consentono di soddisfare ampiamente il mercato sardo. In questo periodo nasce l’industria molitoria con la filiera dei pastifici che Luigi Merello ftproducono sia per il mercato isolano che per l’esportazione. Sono le industrie molitorie dei Merello, dei Costa, dei Fagioli.
La borghesia a cavallo tra Ottocento e Novecento si era posta il problema del ruolo della città proiettata verso l’Africa con una forte presenza sarda in Tunisia ed Algeria. E’ significativo che a Cagliari, agli inizi del Novecento, si pubblichi un periodico in lingua araba. Anche la forma urbana della città è nelle preoccupazioni della borghesia cagliaritana. Ottone Bacaredda, al di là di certa vulgata che schematicamente lo pone su posizioni antipopolari, proietta la città verso il mare (nuovo municipio), le dà decoro urbano (la Cagliari monumentale del centro storico), pensa a soluzioni allora avveniristiche (il tunnel sotto Castello).
I moti del maggio 1906 sono il fatto storico che, accanto al conquistato ruolo mercantile ed industriale, sanziona la funzione-guida della città agli inizi del Novecento. Essa è diventata un centro urbano con una significativa presenza operaia, soprattutto nel settore metalmeccanico con oltre 500 addetti. Al censimento del 1911, oltre il 25% della popolazione attiva risulta addetto ad attività industriali. Stiamo parlando di una popolazione complessiva di 40.000 abitanti.
Nel Secondo dopoguerra muta profondamente lo spirito della borghesia cagliaritana. Sbaglieremmo a pensare semplicisticamente che il degrado della classe economica e politica cagliaritana cambi per un fatto meramente di ordine politico e culturale. Certo c’è anche questo, ma soprattutto agisce il nascere della grande industria che azzera lentamente i possibili e talvolta floridi mercati regionali. - segue -

Il trasferimento del Martini: finisce una pagina secolare della Città. Ed a perdere è Cagliari

Martinidi Francesco Cocco*
Alla fine, dopo il generoso impegno del comitato che vi si opponeva il Martini viene trasferito (forse sarebbe più appropriato dire “allontanato”) dalla sua sede storica. Così in qualche modo finisce una pagina secolare della Città. Ed a perdere è Cagliari.
Alcuni potranno obiettare che il trasferimento di un prestigioso istituto scolastico in una sede dell’hinterland è un segno di attenzione verso la periferia urbana. Niente di più sbagliato: non è certo svuotando il centro storico dei suoi segni distintitivi che si qualifica la periferia. La periferia ha diritto a sue strutture scolastiche e culturali che non devono però nascere dall’eliminazione delle stesse dal centro cittadino. Altri potranno osservare che è indifferente se il Martini viene trasferito in altro edificio. Non si considera che un istituto scolastico non è solo aule, corpo docente, apparato di segreteria, supporti tecnici. Non è così perchè la tradizione ha bisogno di riferimenti a luoghi reali. Abbiamo bisogno d’inquadrare le persone in un ben definito contesto fisico. Gli edifici, i muri, si caricano di ricordi.
Il Martini è stato frequentato da tanti allievi diventati personaggi illustri. Per un secolo la cultura economica cagliaritana è il Martini, è uscita dall’edificio di via Sant’Eusebio e si è nutrita in quelle aule. Trasferire l’Istituto equivale a porre nell’oblio una pagina della cultura economica sarda. Dobbiamo proprio pensare che chi ha responsabilità istituzionali si può sentire indifferente a questa vicenda. Siamo a questo punto?!
* anche su Democraziaoggi
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- Approfondimenti per il Martini nell’articolo di Rosamaria Maggio.
Comitato salva la scuola Ca“Martini, Alberti, Motzo. La scuola non si sposta, la scuola al primo posto”
Mercoledì 2 dicembre a Cagliari, alle 16.00, nell’Aula Magna del Liceo Scientifico Alberti, sede di via Ravenna, organizzata dal Forum delle associazioni “Scuola Università Ricerca” e dal Cidi, si svolgerà l’assemblea pubblica “Martini, Alberti, Motzo. La scuola non si sposta, la scuola al primo posto”, per discutere del diritto all’istruzione nelle scuole delocalizzate.
Parteciperà il Dirigente Scolastico dell’Alberti, prof. Raffaele Rossi, interverranno docenti, studenti e genitori dell’Istituto Tecnico Martini, del Liceo Alberti e del Liceo Motzo.
La discussione con studenti, docenti, famiglie, rappresentanti delle Associazioni della scuola si svilupperà sui temi caldi dei processi decisionali che hanno portato allo smembramento e alla dislocazione di importanti scuole superiori cagliaritane e non solo. La pagina fb dell’evento.