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News sulla “vertenza ex Scuola Popolare di Is Mirrionis”. Ma perchè la politica ha paura dei centri di aggregazione sociale?

monumenti aperti per edit 20 mag15di Franco Meloni
ape-innovativa2Riteniamo doveroso rendere edotti i nostri lettori dell’andamento della “vertenza ex Scuola Popolare di Is Mirrionis”, che ha come soggetto promotore e capofila organizzativo il Circolo culturale Gramsci di Cagliari. Per quanti gradiscono esaurienti informazioni sulla questione segnaliamo l’apposita pagina fb oltre naturalmente i diversi servizi apparsi su questa news, che possono essere richiamati scrivendo “scuola popolare di is mirrionis” nel riquadro CERCA alla destra dell’home page. Il successo della recente manifestazione nell’ambito dei Monumenti aperti su Scuola Popolare e dintorni, correlata con il ricordo del nostro grande scrittore Sergio Atzeni, che visse una parte della sua giovinezza proprio in quei luoghi, corrobora e spinge la vertenza verso i suoi due principali obbiettivi: 1) dare a quella piazza, che allo stato ne è priva, la denominazione di Scuola Popolare dei Lavoratori; 2) ricuperare e ristrutturare il “manufatto ex asilo-ex centro sociale-ex scuola popolare” per adibirlo a moderno centro di aggregazione sociale del quartiere. Il quartiere, come pure il resto della città, ha urgente bisogno di tali strutture di aggregazione, che devono essere punto di forza per le politiche contro la disgregazione, l’emarginazione sociale, la dispersione scolastica, per ritrovare un comune impegno tra vecchie e nuove generazioni. Soprattutto rispetto a questo secondo obbiettivo vi sono molte difficoltà, che stiamo cercando di dipanare, anche nella ricerca di diradare le nebbie delle impostazioni istituzionali che, quando si disvelano si presentano spaventosamente inadeguate rispetto alla gravità dei problemi. Abbiamo tristemente scoperto che queste politiche, al di la delle dichiarazioni, sono spesso controproducenti. Prendiamo ad esempio proprio la questione dei centri di aggregazione: i Comuni sopraffatti dalle preoccupazioni di bilancio, avendo come priorità l’equilibrio dei conti, chiudono scuole e strutture di aggregazione, mettono perfino in concorrenza il diritto alla casa con il diritto alla qualità del vivere sociale. Le scelte concrete delle Amministrazioni, anche di quella cagliaritana sono proprio di questa fattura. Non nascondiamo certo che vi siano problemi di bilancio, dovuti ai tagli dei trasferimenti di risorse statali, in gran parte figli di una miope politica nazionale di spending review che non riesce a combattere i veri sprechi di denaro pubblico, ma le scelte che vanno concretamente facendosi non risolvono i problemi sociali. E invece da questi bisogna partire, affrontandoli con nuove impostazioni. Sappiamo che occorre ridiscutere le modalità di gestione dei centri di aggregazione, che nella gestione occorre puntare a un mix di volontariato gratuito e operatori a cui deve essere garantita una giusta retribuzione… Le soluzioni si trovano, anche copiando intelligentemente dalle innumerevoli esperienze in campo locale, italiano e internazionale (anche qui l’Università dovrebbe aiutarci ad approfondire). E, invece, la strada più facile che le Amministrazioni percorrono è quella di chiudere le strutture e affidarsi al mercato. Eppure, come dicono tanti esperti, ci sono ingenti risorse materiali (soldi, strutture, strumenti di finanza partecipata come il crowdfunding) e immateriali (competenze degli anziani, per esempio) che potrebbero essere rapidamente messe in gioco. Scusate quelle che potrebbero sembrare divagazioni, ma non lo sono affatto. E’ però giusto ritornare all’argomento iniziale, l’aggiornamento sulla vertenza. Lo facciamo riportando una sorta di verbale del nostro incontro con il direttore generale dell’Azienda Area, a cui diamo atto della disponibilità ad ascoltarci e a stabilire con noi, per quanto rappresentiamo, e con altri gruppi impegnati nel sociale, a partire dal circolo Gramsci, un rapporto di collaborazione rispetto ai problemi sui quali ricadono le competenze istituzionali della medesima Azienda. Com’è noto Aladinews si è fatto interprete della necessità di chiarimenti riguardo ai progetti sull’edificio dell’exexex, utilizzando lo strumento dell’accesso civico. Ecco il report dell’incontro, il resto lo chiariremo nel tempo, con la dovuta urgenza non disgiunta dall’esigenza di chiarezza. A presto per gli aggiornamenti.

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michela e lucia monuapertiREPORT SULL’INCONTRO CON IL DIRETTORE GENERALE DELL’AZIENDA AREA, 19 maggio 2015

Oggetto: Vertenza Scuola Popolare Is Mirrionis. Incontro con il direttore generale di Area

Con riferimento all’istanza di “accesso civico” fatta da me a titolo di giornalista direttore di Aladinews (vedi nota su aladinews), ieri 19 io e Enrico Lobina abbiamo incontrato il direttore di Area (ex Iacp), ing. Sebastiano Bitti. Enrico era presente in quanto è stato lui a concordare l’incontro con l’ing. Bitti, che conosce per le vicende dei rapporti Area-Comune, nella sua veste di consigliere comunale di Cagliari. E comunque Enrico è un sostenitore della nostra vertenza.
Ecco quanto ci ha detto l’ing. Bitti, o, almeno quanto io ho capito, sia per le parole dette, sia per quanto presumo ci sia dietro e intorno…
1) Non esiste alcun documento formale di impegno di Area rispetto all’intervento sul rudere di Is Mirrionis (ex asilo, ex centro sociale, ex sede della Scuola popolare), salvo quanto segue:
- Area ha studiato un preciso intervento di demolizione del rudere e costruzione di alloggi per portatori di handicap, considerato che è l’unico intervento consentito dall’attuale destinazione di quell’area stabilita (abbastanza di recente) dal Comune di Cagliari. Infatti il Comune (con decisione della precedente amministrazione di centro-destra, approvata anche dai consiglieri del centro-sinistra) ha cambiato la destinazione dell’area dove attualmente insiste il rudere da “servizi” a “abitativo”. Stante la configurazione dell’area in questione, considerati la sua storia, la memoria del luogo, il pregevole progetto iniziale INA CASA dell’architetto Sacripanti e collaboratori e, ovviamente, le esigenze degli abitanti della zona, tale scelta del Comune appare del tutto sbagliata, sicuramente discutibile anche dal punto di vista della legittimità per lo stravolgimento del giusto rapporto abitazioni-servizi. Sicuramente passibile di revoca per tornare a “su connotu” e questo lo discuteremo. Ma tant’è: Area non ne può prescindere.
Continuiamo il racconto.
Il progetto di costruzione delle case per portatori di handicap (seppure mancante di regolare approvazione, tanto da sembrare un’idea progettuale piuttosto che un vero progetto) non ha allo stato alcun finanziamento certo. Infatti lo stesso era stato inserito in un “accordo di programma tra lo Stato e la Regione Sarda” stipulato da uno degli ultimi governi (probabilmente quello di Mario Monti) con la Regione (probabilmente con la Giunta Cappellacci) e persosi quanto a finanziamento nel porto delle nebbie. Le incertezze temporali espresse al riguardo potranno probabilmente essere superate nella formulazione della risposta all’istanza di “accesso civico” di cui alle premesse. Interessante sottolineare come tale istituto (quello dell’accesso civico) sia tuttora sconosciuto a molte Amministrazione (Area compresa) che lo confondono con l’istituto dell’accesso agli atti previsto dalla legge 241.
Ma non divaghiamo e continuiamo…
Ma, dice l’ing. Bitti, il progetto potrebbe essere finanziato direttamente dall’Azienda Area, sempre che non vi siano sostanziali opposizioni. Maliziosamente l’ing. fa capire che una delle opposizioni potrebbe essere già rappresentata dalle iniziative del Circolo Gramsci e dintorni, ma questo pensiero malizioso è appunto solo un pensiero, tuttavia bisogna stare attenti: allo stato Area non ha fatto nulla e continuerà a non fare nulla esclusivamente per sua responsabilità, piaccia o non piaccia. Non ci sono alibi che tengano!
Porgendo un rametto di ulivo per un “compromesso onorevole” (che peraltro io non avevo veste alcuna di stipulare) l’ing. Bitti sostiene che il progetto delle case per portatori d’handicap potrebbe – anzi, dovrebbe – prevedere una riserva di cubatura, al piano terreno, per servizi, dove potrebbe essere insediata un’attività sociale, quale una biblioteca o altri servizi sociali. Lo spazio da dedicare potrebbe essere circa la metà di tutto il piano terreno. In questo caso l’Azienda Area affitterebbe detti locali a fitto agevolato (che, dice lui e conferma Lobina) potrebbe essere ancor più agevolato da appositi contributi comunali.
A questo punto l’ing. Bitti ha fatto notare come il Comune di Cagliari, così come tanti altri Comuni italiani, sta adottando una politica di dismissione dei centri sociali come di altre strutture consimili, nella logica dello spending review . Sostiene Bitti che Area può costruire bellissimi centri, ma poi i Comuni (non solo quello di Cagliari) non li prendono in carica (gratuitamente) perché non hanno soldi per poterli gestire in proprio e non trovano chi lo possa fare a titolo oneroso, tanto da non creare ulteriori costi per i Comuni stessi
L’ing. Bitti ci ha fatto vedere con Google map una serie di aree e strutture di Is Mirrionis su cui è possibile intervenire, in tempi non biblici, con progetti in qualche modo (quale?) condivisi: in particolare: 1) l’area dell’attuale campetto adiacente alla zona della Scuola Popolare, 2) l’area e lo stabile di via Montello, 3) l’area e lo stabile di via Cinquini.
Su questo argomento non mi soffermo, salvo rammentare che queste strutture potrebbero essere oggetto di intervento nell’ambito del progetto ITI (Interventi Territoriali Integrati) finanziati dall’Unione Europea. Su tali interventi è necessario fare chiarezza e non accettare l’attuale impostazione eccessivamente riservata, quasi secretata, da parte del Comune di Cagliari e della Regione (approfondimenti sul sito Aladinews). Anche se l’assessore Barbara Cadeddu ha dato disponibilità per organizzare momenti di confronto.
2) Che fare?
Innanzitutto approfondire tutte le questioni. Poi (o insieme) tornare al popolo. Cioè promuovere una serie di incontri con gli abitanti del quartiere, specificamente della zona dell’ex Scuola Popolare per capire quali sono davvero i loro desiderata (al riguardo si può fare affidamento anche all’impegno di Lucia Cossu, che abita nei paraggi). L’iniziativa di domenica 10 maggio nell’ambito di “Monumenti aperti” ha dato importanti segnali in questa direzione.
Un’idea potrebbe essere quella di costituire un apposito Comitato (Comitato di quartiere, Comitato per il centro di aggregazione popolare, o altra denominazione) di cui il Circolo Gramsci costituisca l’avanguardia riconosciuta e organizzata. Parliamone…
Con riferimento alla questione dello strumento urbanistico (servizi/abitazione) possiamo chiedere l’aiuto di esperti come l’ing. Susanna Galasso, la dott.ssa Antonella Sanna, l’arch. Felice Carta e altri e l’aiuto dell’Università di Cagliari, che non deve pensare di avere come unici interlocutori quelli istituzionali, spesso troppo vincolati a politiche estranee alla partecipazione popolare (o democrazia partecipativa che dir si voglia). Insomma dobbiamo proseguire con una lotta di non breve durata. Dobbiamo ancor più e meglio chiarirci le idee e anche fare la conta di amici e nemici rispetto a una vertenza che si presenta non facile e perfino insidiosa (penso, ad esempio, al pericolo di invischiarci in una “lotta tra poveri”).
Infine, non sottovalutiamo il progetto ITI (quota almeno 10 milioni di euro, ciò che spiega una certa reticenza da parte dei conducenti che non vogliono essere disturbati), Ricordiamo che oltre la Regione, il Comune, Area, etc. siamo noi interlocutori privilegiati per quanto rappresentiamo istanze popolari (come peraltro prevede la stessa Unione Europea per questo tipo di progetti e non solo).
io lucia e marco monuaperti ism
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quartiere di is mirrionis stefanoconti
- Le foto riferentesi alla manifestazione Monumenti aperti a Is Mirrionis del 10 maggio 2015 sono di Stefano Conti
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cq sui centri sociali