Ma le nomine e i trasferimenti dei sacerdoti nelle diverse parrocchie della Diocesi é giusto che siano decisi senza consultare i fedeli e i Consigli pastorali parrocchiali?

img_5727Diamo il giusto rilievo alla lettera fattaci pervenire dal dott. Giacomo Meloni, laico, cattolico praticante – del quale è opportuno ricordare la sua veste di Segretario generale della CSS (Confederazione Sindacale Sarda) anche se, in questo caso, poco rileva – che interviene sulle nomine e trasferimenti dei sacerdoti diocesani decisi dall’Arcivescovo Giuseppe Baturi e resi noti dal Cancelliere mons. Ottavio Utzeri [17/08/2025] sul sito della stessa Diocesi di Cagliari.

Nell’apprendere la notizia dei sacerdoti diocesani che sono stati trasferiti dalle proprie Parrocchie ad altre, mi è venuto in mente un brano del Vangelo di Luca (Luca 10,1-20 ) sia per il numero delle nomine sia soprattutto per proporre da laico una riflessione sulle modalità delle stesse e più in generale sulla vicenda esistenziale dei presbiteri

La missione dei settanta
(Cfr. Matteo 9:37, 38; 10; 28:18-20)
Dopo queste cose, il Signore designò altri settanta discepoli e li mandò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove egli stesso stava per andare. E diceva loro: «La mèsse è grande, ma gli operai sono pochi; pregate dunque il Signore della mèsse perché spinga degli operai nella sua mèsse. Andate! Ecco, io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi. Non portate né borsa, né sacca, né calzari, e non salutate nessuno per via. In qualunque casa entriate, dite prima: “Pace a questa casa!” Se vi è lì un figlio di pace, la vostra pace riposerà su di lui; se no, ritornerà a voi. Rimanete in quella stessa casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché l’operaio è degno del suo salario. Non passate di casa in casa. In qualunque città entriate, se vi ricevono, mangiate ciò che vi sarà messo davanti, guarite i malati che ci saranno e dite loro: “Il regno di Dio si è avvicinato a voi”. Ma in qualunque città entriate, se non vi ricevono, uscite sulle piazze e dite: “Perfino la polvere della vostra città che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate tuttavia questo, che il regno di Dio si è avvicinato a voi”. Io vi dico che in quel giorno la sorte di Sodoma sarà più tollerabile di quella di tale città. «Guai a te, Corazin! Guai a te, Betsàida! Perché se in Tiro e in Sidone fossero state fatte le opere potenti compiute tra di voi, già da tempo si sarebbero ravvedute, sedendo con sacco e cenere. Perciò, nel giudizio, la sorte di Tiro e di Sidone sarà più tollerabile della vostra. E tu, Capernaum, sarai forse innalzata fino al cielo? No, tu scenderai fino all’Ades. Chi ascolta voi ascolta me; chi respinge voi respinge me, e chi rifiuta me rifiuta Colui che mi ha mandato». Or i settanta tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni ci sono sottoposti nel tuo nome». Ed egli disse loro: «Io vedevo Satana cadere dal cielo come folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni, e su tutta la potenza del nemico; nulla potrà farvi del male. Tuttavia, non vi rallegrate perché gli spiriti vi sono sottoposti, ma rallegratevi perché i vostri nomi sono scritti nei cieli»”.

LE MIE RIFLESSIONI
Mi son sempre chiesto perchè Gesù invia i discepoli a due a due, indicando loro, insieme alla missione da compiere, le modalità con cui vestirsi in modo semplice ed essenziale e soprattutto come presentarsi e trattenersi presso le comunità che andavano visitando.
(…)
Ho sempre pensato che il miglior modo di evangelizzare sia prima di tutto “andare insieme” e già qui trovo qualche differenza :
1. Nei Seminari minori l’educazione del clero diocesano è mirata prevalentemente ad inculcare nel giovane seminarista l’ideale del prete singolo, che deve possedere tutte le virtù possibili per poter vivere da solo e gestire la Comunità che gli viene affidata.
2. Sono convinto invece che bisognerebbe tendere a creare comunità. Il parroco non deve essere il “dominus”; ma, a partire dalla sua vita privata, dovrebbe mirare a stare insieme ai confratelli. Sogno dei preti che hanno come indirizzo a stare insieme in piccole comunità. Mi dicono che a Roma già esistono piccole comunità di parroci, che hanno deciso di mettersi insieme, scegliendo di abitare e vivere in una casa comune. Il vantaggio è che non soffrono di solitudine, una volta smesso l’impegno pastorale e liturgico quotidiano. Vi è inoltre anche un vantaggio nel risparmio economico della gestione della casa e dei servizi connessi. Gli esperimenti attuali sono positivi e le Comunità parrocchiali interessate sembra che gradiscano questo esempio concreto di comunità e che le stesse siano meglio amministrate ed in crescita.
3. Le scelte delle destinazioni dei vari parroci sono spesso “curiali”, cioè proposte al Vescovo Ordinario Diocesano – soprattutto se è di nomina recente e/o non sardo – sono disposte su criteri molto soggettivi da una ristretta cerchia di collaboratori del Vescovo,
Penso concretamente alla mia Diocesi, dove l’Arcivescovo, mons. Giuseppe Baturi, viene da Catania ed è Ordinario dell’Archidiocesi di Cagliari dal 2020. La sensazione è che nelle nomine e trasferimenti siano determinanti i pareri dell’attuale vicario Generale mons. Ferdinando Caschili e del Cancelliere della Curia mons. Ottavio Utzeri.
4. Salvo rare eccezioni, i nuovi parroci non desiderano la presenza del vecchio parroco, anche nel caso sia stato fondatore della Parrocchia di destinazione.
5. Sarebbe interessante conoscere la data di nascita dei Parroci, la data di ordinazione sacerdotale e le esperienze acquisite negli anni.
6. Scorrendo i nomi dei sacerdoti diocesani e le destinazioni decise ultimamente dal Vescovo, sorgono alcuni dubbi:
- don Emanuele Mameli, da quindici anni Parroco della Madonna della Strada nel Quartiere di Mulinu Becciu a Cagliari, viene destinato alla Parrocchia della Madonna del Carmine di Assemini, in sostituzione dell’anziano parroco don Paolo Alamanni.
A sentire le proteste dei fedeli di quella Parrocchia, sembrerebbe che non si sia tenuto minimamente conto del loro parere nè del Consiglio pastorale molto attivo e presente.
- don Michele Fadda lascia la Parrocchia di San Sebastiano, dove stava affermandosi una interessante esperienza di Comitato di Quartiere proprio attorno alla sua figura. Il suo trasferimento apparentemente viene presentato come un semplice scambio tra Parroci di città, andando egli stesso al posto del Parroco di Mulinu Becciu. Ma il Comitato di Quartiere del CEP ha forti perplessità e gli stessi fedeli si sentono “commissariati”, visto che la Parrocchia sarà affidata a mons. Roberto Ghiani, canonico del Capitolo Metropolitano e Rettore del Seminario Arcivescovile, coadiuvato dal vice parroco don Claudio Pireddu, a scavalco con la Parrocchia del SS.Crocifisso del Quartiere di Genneruxi.
Cito solo questi due casi, che mi sembrano significativi.
Sono ancora molto turbato per come è stato trattato dalla Curia Diocesana il mio amico fraterno mons. Carlo Follesa, che avrebbe meritato di restare nella Parrocchia di San Massimiliano Kolbe, da lui fondata nel 1973, come sostegno e collaboratore del nuovo Parroco don Giorgio Franceschini, che invece non ha gradito che lo stesso don Carlo potesse celebrare in Parrocchia la S. Messa serale del sabato e delle Vigilie insieme alle Comunità di Recupero dell’Aquilone da lui dirette.
Noto in questa scelta un atteggiamento irrispettoso nei confronti dei parroci anziani, ad eccezione di rari lodevoli esempi, come quello di don Giulio Madeddu nei confronti di don Tonio Tagliaferri, parroco fondatore della Parrocchia di Santo Stefano di Quartu Sant’Elena, amato e ben accolto nella sua Chiesa.
Anche nel caso della sostituzione di mons. Carlo Follesa per raggiunti limiti d’età, ha prevalso la scelta “curiale”, senza tener conto che la Parrocchia è situata nel Quartiere Popolare di Is Mirrionis, che ha gravi problemi sociali e che avrebbe avuto bisogno di una considerazione particolare. Così come illustrato nella mia proposta e di altri fedeli che indicavano la possibilità concreta di affidare la Parrocchia di San Massimiliano Kolbe ai Padri Missionari Saveriani, che già collaboravano con la Parrocchia, avendo la propria Sede nella vicina via Sulcis e che si erano resi disponibili in tal senso. La proposta era stata illustrata da me personalmente all’Arcivescovo mons. Giuseppe Baturi ed al Vicario Generale mons. Ferdinando Caschili, prendendo ad esempio il Quartiere popolare di S. Elia, dove la Parrocchia era stata recentemente affidata ai Padri O.M.I. (Missionari Oblati di Maria Immacolata).

Giacomo Meloni, fedele laico della Diocesi di Cagliari.
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Sulle questioni sollevate dall’intervento di Giacomo Meloni ci sembra importante aprire un dibattito, chiamando a parteciparvi in primis i fedeli, ma anche i cittadini che comunque sono interessati alle vicende della Chiesa e in particolare della Diocesi di Cagliari.

2 Responses to Ma le nomine e i trasferimenti dei sacerdoti nelle diverse parrocchie della Diocesi é giusto che siano decisi senza consultare i fedeli e i Consigli pastorali parrocchiali?

  1. Aladin scrive:

    Messaggio di Anna Maria Deidda.
    —-
    Giacomo ha ragione a 360 gradi .

  2. Aladin scrive:

    In argomento pubblichiamo il testo di un post di Giacomo Meloni, sulla pagina fb di don Giulio Madeddu.
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    Carissimo don Giulio,
    ho letto con interesse il tuo incoraggiamento, rivolto ai tuoi confratelli parroci, che si preparano a lasciare le Parrocchie fin’ ora da loro amministrate, accettando in obbedienza le decisioni
    del Vescovo. Mi permetto di osservare che non condivido i criteri posti alla base di alcuni trasferimenti.
    Qualcuno dovra’ spiegare ai fedeli delle Parrocchie cittadine di Madonna della Strada (Mulinu Becciu) e di San Sebastiano (CEP) che senso abbia sconvolgere le loro due Comunità, unite e operative nella fede ai loro parroci, che hanno imparato a stimare e ad amare.
    Sul mio post, pubblicato dal giornale on-line Aladin Pensiero e sulla mia pagina Facebook, ho provato a darmi alcune risposte da osservatore laico, molto preoccupato sul destino della mia Diocesi, che conosco e amo moltissimo.
    Con rinnovata stima e affetto.
    Giacomo

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