Oggi venerdì 31 ottobre 2025 – Il ponte traballante – Europa armata

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Attacco del governo alla Corte dei conti: inammissibile scorrettezza istituzionale
31 Ottobre 2025 – Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
Avete sentito la reazione della Meloni allo stop della Corte dei conti alla procedura per la realizzazione del Ponte di Messina? “Invasione della sfera politica“, tuona sguaiatamente, il solito ritornello della magistratura che mette il bastone fra le ruote alla fulgida azione del governo. Ora, come è ammissibile una tale reazione? Può anche darsi […]
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Fermare l’attacco delle destre. Votare No alla “legge Nordio”
30 Ottobre 2025 – Alfiero Grandi su Democraziaoggi.
Oggi è si è svolta a la 4° lettura della legge Nordio che interviene sulla magistratura modificando la Costituzione. Dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale partiranno i 3 mesi per chiedere il referendum costituzionale.
Il referendum costituzionale si farà, lo vogliono tutti, favorevoli e contrari. Il governo continua a presentare […]
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Lussu, capo caccia sempre
30 Ottobre 2025 – Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
À 50 anni dalla morte ecco un ricordo di Emiĺio Lussu.
Certo anche il piccolo Emilio a_d Armungia ha giocato coi suoi coetanei; nei paesi, immersi fra le campagne e le montagne c’era tanto spazio per fare scorribande a caccia di piccoli animali o solo per osservarli. Ma Lussu di questi ricordi […]
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Difesa, l’Europa guida il rally in Borsa: da inizio anno balzo del 63%
Non si arresta la corsa dei produttori di armi con la spesa globale al record: dall’avvio del conflitto in Ucraina il settore sale del 127%
l Servizio di Vittorio Carlini su Other News
26 ottobre 2025

I PUNTI CHIAVE
1 Le dinamiche macro
2 L’innovazione tecnologica
3 La tassonomia

La Borsa è cinica. Non si fa alcun scrupolo di investire in comparti e dinamiche che, da un lato, possono – direttamente o indirettamente – essere legate a tragedie umane come la guerra; ma che, dall’altro, permettono di portare a casa la plusvalenze. È questo il caso del settore cosiddetto della difesa. Cioè: il comparto cui appartengono molte aziende che producono armi. Sia “tradizionali” che più avveniristiche quali, ad esempio, cani robot in grado di sparare. Ebbene: negli ultimi anni il comparto in oggetto ha corso parecchio. La riprova? La offrono gli indici di settore. Il Msci Acwj Aero Defense (Msci AD) – a detta del terminale Bloomberg – dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia (24/2/2022) guadagna il 126,7%. Più in particolare, poi, il mondo spazio/militare europeo sale del 235,2% e quello di Wall Street dell’82,8%. Il tutto con S&P 500 e Stoxx Europe 600 che si accontentano rispettivamente dell’espansione del 59,4 e 30,8%. Può obiettarsi: i panieri (Msci AD, Stoxx Europe Aero Defense e S&P 500 Aero Defense) contengono anche società attive nel settore civile. Vero! E, tuttavia, lo scenario di fondo non cambia. Per rendersene conto basta guardare al Market Vector global defense industry (Mvgdi). Cioè, un indicatore che considera solo le aziende che generano almeno il 50% dei ricavi nella difesa. Ebbene: questo, negli ultimi tre anni, è balzato del 269%. Nel medesimo arco temporale l’S&p 500 è aumentato del 79,5% e lo stesso Nasdaq è cresciuto del 111,2%. Non solo. La dinamica è confermata in tempi più recenti. Sempre il Mvgdi, nel 2025, è in nero per il 76,6% mentre la difesa europea e quella Usa salgono ciascuno del 62,9 e 40,7% (a fronte dell’incremento del 14,5% dell’S&P 500 e del 18,8% del Nasdaq).

Le dinamiche macro

Insomma: le differenze di performance sono evidenti. Una diversità che suggerisce l’esistenza di market mover specifici, anche strutturali. Il primo è – giocoforza- di natura geopolitica. L’intensificarsi delle tensioni internazionali – e, in taluni casi, la loro traduzione in conflitti aperti – ha determinato un significativo incremento dei bilanci della difesa a livello globale. Stando alle elaborazioni di Statista, nel 2024 la spesa militare mondiale ha raggiunto il massimo storico di 2.720 miliardi di dollari, con una crescita del 9,4% rispetto al 2023. Le proiezioni disponibili indicano, poi, un percorso ancora espansivo: secondo Spherical Insights, tra il 2025 e il 2026 è probabile il superamento della soglia dei 3.000 miliardi, con il tasso medio annuo atteso sull’orizzonte decennale nell’ordine dell’8,1%. Tali grandezze – inevitabilmente – si riflettono sulle aspettative di ricavi e marginalità delle aziende del settore, alimentando flussi in acquisto sui listini. Detto diversamente: programmi di riarmo pluriennali, sostituzione e ammodernamento degli arsenali, rinnovo delle scorte e nuove capacità d’armamento dovrebbero tradursi in portafogli ordini maggiormente visibili e in un profilo di crescita più robusto.

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L’innovazione tecnologica

Accanto al fattore geopolitico opera, poi, un secondo driver: la tecnologia. La digitalizzazione dei sistemi d’arma, unita alla diffusione dell’Intelligenza artificiale (Ia), sta rimodellando le dottrine operative. L’impiego di droni guidati dall’ Ia è divenuto – orribilmente – ricorrente sui teatri dei conflitti; a ciò deve aggiungersi l’adozione di veicoli autonomi – aerei, terrestri e navali – integrati con le unità tradizionali. In parallelo, lo sviluppo di missili ipersonici – caratterizzati da profili di volo manovrabili e velocità superiori a Mach 5 – pone sfide inedite alle strutture di difesa. Dal che aumentano le spese in sistemi di scoperta, tracciamento e intercetto. Un ulteriore fronte riguarda, poi, la sicurezza informatica e la guerra elettronica. La protezione delle reti, dei dati e delle infrastrutture critiche è entrata stabilmente tra le priorità di spesa. Anche perché la superficie d’attacco si è ampliata e i requisiti di resistenza hanno alzato l’asticella tecnologica. Infine: lo spazio. Questo – seppure non da oggi – è un dominio operativo. Costellazioni satellitari dedicate ad intelligence e posizionamento (basta pensare a Starlink e l’Ucraina) sono divenute asset strategici. Il tutto con potenze quali Stati Uniti, Russia e Cina che, accelerando programmi di difesa e deterrenza in orbita, spingono investimenti in sensoristica, rafforzamento delle reti e capacità anti-interferenza.

La tassonomia

A fronte di un simile contesto, ben si capisce perché – al fine di entrare più in profondità nel tema – sia corretto distinguere tra i vari segmenti del comparto. In particolare, con riferimento all’ambito di azione. Vero! Spesso le diverse aree d’attività si confondono. E, tuttavia, una tassonomia è utile per meglio comprendere il settore. Cosi, un primo riferimento è ai cosiddetti conglomerati. Vale a dire: contractor che operano su più fronti: dalla produzione di armi o mezzi aerei/terrestri/navali alla cybersecurity fino allo spazio. Tra questi ci sono Bae Systems (+63% da inizio anno), Rtx corporation (+55,1%), Safran, Leonardo (+98%), Northrop Grumman e Rheinmentall (+187%). Proprio quest’ultima – a ben guardare – è stata sostenuta nelle quotazioni dal fatto di essere tedesca e – quindi- dall’aspettativa di avvantaggiarsi del piano di riarmo programmato da Berlino (l’attesa è che gli investimenti arrivino al 3,5% del Pil nel 2029). Un’altra area, invece, è quella della sicurezza informatica. Qui, tra le varie imprese focalizzate, possono ricordarsi: Mercury Systems (+84,7% nel 2025) e ZScaler. Quest’ultima, ad esempio, è appaltatore del Dipartimento Usa della difesa. Senza dimenticare, peraltro, Palantir technologies (+138,6%). La società, oltre anch’essa ad avere molteplici contratti nella defense, è stata cofondata da Peter Thiel. Vale a dire: uno dei sostenitori della prima ora del presidente Usa Donald Trump. Vero! Il ceo del gruppo, Alex Karp, si è schierato – durante la campagna elettorale di un anno fa – in favore dei democratici. E, tuttavia, la vicinanza alla Casa Bianca dell’azienda è un fatto innegabile (e utile al gruppo). Così come è innegabile che Kratos Defense sia tra i leader in un altro ambito: quello dei droni militari autonomi e dei veicoli aerei senza pilota. Infine: lo spazio. Qui – inevitabilmente – i nomi che ricorrono sono soprattutto dei conglomerati. Così possono ulteriormente ricordarsi Loockhed Martin (piatta nel 2025), Thales (+88%) o Boeing che ha una divisione militare ad hoc.

Già, divisione militare ad hoc. Ma qual’è – visto il rally del settore – la situazione in merito ai multipli dei segmenti in Borsa? Con riferimento all’Europa, l’attuale rapporto tra prezzo ed utili del comparto è di 35,8 volte. A Wall Street, invece, il settore “gira” a quota 54,7. Cioè, ipotizzando lo stesso utile per azione in futuro, ci vorrebbero 54,7 anni per “restituire” il prezzo pagato. Un conto salato. Di certo, in nessun modo equiparabile a ciò che devono sopportare i civili che – in troppe parti del pianeta – convivono con la tragedia della guerra.

PER SAPERNE DI PIÙ
Vittorio Carlini Redattore

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