Monthly Archives: ottobre 2014

con gli occhiali di Piero…

Lussu di Foiso FoisGLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413ANNIVERSARI. I nostri responsabili nazionali e regionali darebbero esempio di umiltà se si ritirassero per qualche anno in mezzo ai lavoratori delle officine, delle miniere e delle campagne, a farvi un serio corso di rieducazione democratica e socialista. E quelli fisicamente più deboli nell’Istituto Gramsci, per approfonditi studi sulla prassi. (Emilio Lussu). E, ancora, sulla marcia su Roma e sul grande Rafael Alberti. Un anno fa, il 28 ottobre 2013, su Aladinpensiero.

Gli annunci cantierabili di Renzi

vecchio saggio

di Raffaele Deidda *

Il sindaco di un ipotetico paese della Spagna aveva richiesto dei preventivi per il rifacimento della facciata del comune. Ne arrivarono tre: di un imprenditore marocchino, di un tedesco e di uno spagnolo. Il costo dell’impresa marocchina ammontava a tre milioni, quello del tedesco a sei e quello dello spagnolo a nove. Essendo così marcate le differenze, il sindaco volle sentire i proponenti. Il marocchino spiegò che prevedeva di usare malte di grande qualità e pitture acriliche particolarmente pregiate per il costo di un milione. Un altro milione era costituito dalle spese per impalcature, pennelli, gessi, rifiniture etc.

Il restante milione per manodopera e direzione lavori. Il lavoro sarebbe stato eseguito a regola d’arte, nel rispetto delle leggi e con un risultato estetico garantito. L’impresario tedesco giustificò il suo importo in quanto avrebbe usato sabbie e malte di primissima qualità e rivestimenti in poliuretano per un costo di due milioni. Altri due milioni sarebbero serviti per altri materiali, impalcature, discarica inerti, tutela ambientale e rispetto assoluto delle norme sul lavoro. I rimanenti 2 milioni avrebbero costituito il costo della manodopera.

Si aggiudicò il lavoro l’impresa spagnola. Il sindaco riferì in Consiglio comunale che questa forniva in assoluto le migliori garanzie per un’esecuzione dei lavori efficiente, efficace ed economica. La più rispondente, quindi, all’interesse pubblico. In realtà le cose erano andate diversamente. L’impresario spagnolo aveva proposto: “Sindaco, perché non facciamo così? Tre milioni li intasca lei, tre io e con i restanti tre subappalto il lavoro all’impresa marocchina. Sono molto bravi sa, lavorano con grande serietà e capacità. Vedrà che faranno un ottimo lavoro!”.

Fanta (mala) amministrazione pubblica? Mica tanto fanta, se si legge nel libro di Alberto Vannucci “Atlante della corruzione” come una tangente di 950mila euro pagata al sindaco di un comune dell’hinterland milanese sarebbe stata recuperata caricando sulle bollette del gas delle famiglie un extra-prezzo di 0,04 euro al metro cubo, pari al 17 per cento in più, che la società comunale distributrice versava all’impresa fornitrice. La prima rata della tangente, 372 mila euro, sarebbe stata mascherata come contratto di consulenza a una società intermediaria, di proprietà del sindaco.

Ai tempi della Prima Repubblica governava il sistema della corruzione la cupola dei partiti insieme alla cupola delle imprese. Si trattava di sistemi ben strutturati per finanziare in maniera occulta la politica. I “ladri” della Prima Repubblica oggi sembrano non esserci più, ma si è comunque in presenza di situazioni corruttive diffuse, con migliaia di grandi e piccoli personaggi politici che traggono vantaggi illeciti dagli incarichi che ricoprono.

Rispetto al passato la situazione è più grave. Mentre nel precedente sistema erano contemplate tangenti variabili dal 5 al 10% sul costo delle opere da realizzare, sembra oggi che tutta la spesa pubblica sia considerata una maxi tangente, come lo scandalo del Mose e dell’Expò 2015 hanno evidenziato. Le motivazioni sono da ricercarsi principalmente nella “liquidità” dei partiti politici che lasciano spazio a quelli che Bettino Craxi (!) chiamava “mariuoli”e alla trasformazione delle imprese in scatole vuote.

Nel suo intervento finale alla Leopolda il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha detto: “C’è una guerra da combattere contro quelli che sostengono che in questo scenario l’Italia ha tutto da perdere. Parlo di un ceto intellettuale dominante in Italia che si comporta come quei pensionati che si mettono a osservare il lavoro in un cantiere e guardando dicono ‘non ce la faranno mai a finire’. Quasi certamente il premier non ha inteso citare gli intellettuali-pensionati (ceto dominante?!) che osservano il lavoro dei ”mariuoli” nei cantieri e che denunciano corruzioni e malefatte. Queste si responsabili dei lavori che non verranno finiti nei tempi previsti e che avranno costi spropositati rispetto a quelli preventivati.

Renzi ha voluto ancora una volta calcare la mano contro gli “intellettuali dei miei stivali” di craxiana memoria, rivisitati con i “professoroni”, con corollario di gufi e rosiconi che osservano perplessi la straordinaria “annuncite” del premier, pronto a rivoluzionare tutto: dalla Pubblica Amministrazione alla Costituzione. Sarebbe anche pronto anche ad abolire le Regioni a statuto speciale se glielo lasciassero fare, come ha dichiarato la ministra Boschi. Che ha poi ritrattato a seguito della reazione del governatore della Sardegna, autodefinitosi a suo tempo “renziano della prima ora”.

Francesco Pigliaru, promosso “professorone rosicone” sul campo, ha infatti tuonato: “Proporre oggi l’abolizione delle Regioni a statuto speciale troverebbe una tale opposizione da far saltare tutto il progetto di riforma costituzionale”. Per il momento, quindi, dell’abolizione delle Regioni a statuto speciale non se ne fa nulla. Mentre gli intellettuali – pensionati, con grande fastidio del presidente del Consiglio, continuano ad osservare perplessi i cantieri renziani dove tutto dovrebbe riformarsi e/o rottamarsi con grande velocità secondo la volontà del vendicatore anti-establishment, chi osserva e contrasta la corruzione, il cui extra-costo ricade sui cittadini che ne pagano il prezzo pur non essendone i diretti responsabili?

Non è forse la vera priorità, prima dell’abolizione delle Regioni a statuto speciale, la lotta vera, energica ed efficace ad un sistema abietto che produce danni erariali per diverse decine di miliardi ogni anno? Se così non è, il presidente del Consiglio ci spieghi le ragioni.
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* Anche su sardegnasoprattutto

Oggi martedì 28 ottobre 2014

ape-innovativaLogo_Aladin_Pensieroaladin-lampada-di-aladinews312sardegnaeuropa-bomeluzo3-300x211Sardegna-bomeluzo22sedia-van-goghGLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413

Semplificazione burocratica: si cominci col tradurre il burocratese in una lingua comprensibile alla maggioranza dei cittadini

La notizia. Dal 3 novembre entra in vigore la nuova norma che prevede l’obbligo di aggiornare la carta di circolazione per chi usa abitualmente un’auto intestata a una persona diversa. Occorre recarsi alla Motorizzazione e fare annotare sul libretto il nome di chi utilizza effettivamente in modo costante (oltre 30 giorni) la vettura di proprietà altrui. In sostanza carta di circolazione e patente dovranno coincidere, riportando il nome della stessa persona. Chi entro il 3 novembre non si adeguerà alla nuova normativa è passibile di una sanzione di 705 euro, oltre al ritiro della carta di circolazione. Al riguardo ecco la circolare del Ministero, tutta da decifrare…
Il commento. IL BUROCRATESE COME IL LATINORUM DI DON ABBONDIO. don Abbondio F GoninDon Abbondio rivolgendosi a Renzo Tramaglino, per confonderlo con un uso mistificatorio e prevaricatore di frasi latine oscure per il suo interlocutore [*]:
« Sapete voi quanti siano gl’impedimenti dirimenti?
Che vuol ch’io sappia d’impedimenti?
Error, conditio, votum, cognatio, crimen, Cultus disparitas, vis, ordo, ligamen, honestas, Si sis affinis,…” cominciava don Abbondio, contando sulla punta delle dita. “Si piglia gioco di me?” interruppe il giovine. “Che vuol ch’io faccia del suo latinorum?” »
[*] (I Promessi Sposi, cap. II)
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Un esempio di burocratese spinto:
Circolare del Ministero dei trasporti e infrastrutture del luglio 2014

Al via la seconda edizione del contest Turboblogging

logo-tb-newLe esperienze di successo sull’Apprendistato di Alta Formazione e Ricerca
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di Alessandro Ligas, trasferimentotec
Quest’anno ritorna con una nuova edizione il “Turboblogging” il contest che coinvolge giovani studenti, laureati o laureandi, giornalisti e ricercatori con la passione e l’attitudine alla comunicazione e all’uso dei new media, provenienti da tutto il territorio nazionale.
L’evento è organizzato, da ASTER, la Rete Alta Tecnologia dell’Emilia-Romagna, nell’ambito di Wapper- What’s Apprenticeship in Emilia-Romagna, un progetto finanziato dall’Unione Europea attraverso il Programma di Apprendimento Permanente “Attuazione degli obiettivi strategici europei nel campo dell’istruzione e della formazione” (IF 2020), e si terrà il 10 dicembre presso la Biblioteca dell’Area della Ricerca di Bologna, via Gobetti 101, Bologna.
Nell’edizione 2013 si è messo al centro “l’innovazione attraverso la voce dei suoi protagonisti”, quest’anno il contest racconterà le storie di studenti, imprese e docenti che hanno avuto esperienza diretta con l’Apprendistato di Alta formazione e Ricerca e desiderano condividerla. - segue -

con gli occhiali di Piero…

EnricoMatteiGLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413ANNIVERSARI. Della nascita di Silvia Plath, dove si parla anche di Amelia Rosselli Un anno fa, il 27 ottobre 2013, su Aladinpensiero. Della morte di Enrico Mattei, su Aladinpensiero un anno fa. Su Mattei vedi anche Aladinpensiero 29 aprile 2013.
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LE PRIMARIE E I NUOVI COMANDAMENTI
Settimo non votare.
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FUEDDA SARDU
TRALLALLERA
Sant’Anna e Santa Rita
portat corona ‘e oru,
aintru ‘e ‘na barchitta
deu ti mandu su coru.
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MATTEO MADAO
Il gesuita Matteo Madao, primo convinto sostenitore della lingua sarda, pari alle altre lingue neolatine, e del nesso tra lingua e nazione sarda, nacque ad Ozieri il 27 ottobre 1733 (altri dicono il 17 ottobre, altri addirittura il 9 gennaio).
Morì a Cagliari, settembre del 1800, nel collegio dei gesuiti di S.Michele.
Matteo Madao libro Tra le sue opere: Il ripulimento della lingua sarda lavorato sopra la sua analogia con le due matrici lingue la greca e la latina; Le armonie dei Sardi (sulle feste, le musiche, le tradizioni religiose), Dissertazioni storiche apologetiche critiche delle sarde antichità. Ebbe a scrivere:
“La lingua della sarda nostra nazione, venerabile per la sua antichità, pregevole per l’ottimo fondo dei suoi dialetti, necessaria alla privata e pubblica società dei nostri compatrioti, giacque in somma dimenticanza infino al dì d’oggi, dagli stessi abbandonata come incolta e dagli stranieri negletta come inutile. L’amore verso la patria mi stimolava a non riguardar con occhio indifferente quella noncuranza per conto dei Sardi e quel suo avvilimento dal canto dei forestieri”.
- Approfondimenti su Matteo Madao a cura di Maurizio Virdis. ————————–
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GLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413MI PRENDO UNA VACANZA
Da domani mi prendo una vacanza. Vi lascio (forse non del tutto).
Potrete comunque trovarmi qui su Aladinpensiero e rileggere le cose di un anno fa.
Leggerete di Rafael Alberti, di George Brassens, del martedì nero di Walll Street, di Luigi Einaudi, Alessandro Galante Garrone, Giaime Pintor, di un disoccupato di Perdaxius che si è impiccato, di Anteo Zamboni, di Martin Lutero, e tanto altro e di tanti altri, fino a quando non tornerò alla ribalta (si vede che faccio teatro?).

Oggi lunedì 27 ottobre 2014

ape-innovativaLogo_Aladin_Pensieroaladin-lampada-di-aladinews312sardegnaeuropa-bomeluzo3-300x211Sardegna-bomeluzo22sedia-van-goghGLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413

in giro con la lampada di aladin…

lampadadialadmicromicro133aladin13- Alla Fiera di Cagliari il convegno ecclesiale regionale sulla crisi economica. «Alla ricerca di soluzioni per superare le difficoltà» – Monsignor Zedda su L’Unione Sarda.

Week End del PD

Lussu di Foiso Fois di Salvatore Cubeddu *

La manifestazione della Cgil contro Renzi, la Leopolda di Renzi prescindendo dalla Cgil, l’elezione certa a segretario del Partito Democratico in Sardegna di un amico di Renzi: un concentrarsi di fatti in questo fine settimana che offre una rappresentanza straordinaria della mutazione della sinistra, in Italia e da noi.

Renzi è il motore del processo. L’Italia sfinita da una crisi persino peggiore di quella del ’29 invoca un demiurgo. E’ già avviato con successo il generale cambio di campo nella direzione del vincitore. E’ tutta la società italiana, prostrata da vent’anni di berlusconismo e stanca di politica, che domanda soluzioni efficaci e poche discussioni, che ha voglia di soluzioni e si affida ad un giovane che si presenta deciso e sicuro, forte. Una società che ha l’angoscia del lavoro che manca, che vorrebbe, forse, lavorare, ma riducendo al minimo il dibattito: più fishion in tv – con preti, suore, medici, carabinieri, commissari – e meno talk show politici.

Renzi va completando l’espulsione dalla sinistra di governo degli eredi della scissione di Livorno. Non a caso il loro radicamento sociale, i metalmeccanici della Fiom e le poche categorie loro amiche nella Cgil, vengono per lo più individuati come residui di un inutilizzabile passato. Craxi sorride dalla sabbie di Hammamet, Berlinguer si pentirebbe di non aver promosso in tempo una sua autocritica alla Bad Godesberg (1959: il Programma di Bad Godesberg del partito socialdemocratico tedesco decise l’abbandono definitivo del marxismo e l’accettazione dell’economia di mercato).

I lavoratori dipendenti non possono ambire ad una qualche egemonia se il loro destino lavorativo e di vita risulta nelle mani esclusive del padronato. La cecità del sindacato a prevalenza ex-comunista nell’essersi sempre opposto alla proposte cisline della cogestione (stile DGB, tedesca, la più potente organizzazione sindacale nel mondo) o dell’autogestione (CFDT, il sindacato cattolico francese) ha lasciato nudo il sindacato italiano, tradito peraltro dall’incapacità dei dirigenti della Cisl succedutisi a Pierre Carniti nel portare alle giuste conseguenze la partecipazione dei lavoratori al governo delle aziende.

Un grande azzardo spinge Renzi a mettere la manodopera al servizio del padronato nell’ipotesi che questi, ringalluzzito e riconoscente, investa di nuovo e crei occupazione. E se questo non dovesse succedere? E se il padronato continuasse nello stile berlusconiano del godimento parassitario delle ricchezze, confermando un Paese sputtanato di fronte all’Europa ed al mondo in tutte le dimensioni e categorie, dal piccolo comune fino a parte significativa delle stesse gerarchie cattoliche?

Oggi dei sardi, non sappiamo in quanti, si recheranno ad eleggere i dirigenti del partito democratico. Non è un partito sardo e il suo segretario resterà un funzionario – di rango, forse, ma sempre e solo uno di seconda o terza fila nella gerarchia dell’organizzazione italiana – che si accompagnerà al gruppo via via egemone in via del Nazareno. Forse qualcuno di quei dirigenti ieri si è recato alla Leopolda, il luogo dove dover essere se si vuole sul serio contare nel futuro.

Il partito democratico in Sardegna è un non essere, in attesa che si completi la definizione di ciò che esso sarà in Italia. La stessa oggettiva caratterizzazione di governo tecnico attribuibile alla giunta-Pigliaru dipende in gran parte (lo scetticismo politico-ideologico degli assessori/professori ne è pure parte notevole!) da questa indeterminatezza.

In Sardegna, più che nel Continente italiano, urgono quelle decisioni istituzionali, economiche e culturali che renderebbero grande l’arte di una politica svolta con libertà e responsabilità. Dei tre funzionari/segretari del PD al voto, non v’è dubbio che Renato Soru sia, oltre che il più conosciuto, la personalità più notevole per esperienza e rinomanza esterna. Ma Soru non appare più quello della speranza dei suoi inizi, né forse la presente condizione della sua azienda lo rende libero come ci si aspetterebbe da un leader chiamato ad affrontare i nodi irrisolti della Sardegna.

La campagna per le primarie del partito democratico ci ha detto molto dello scontro in atto per il potere interno e quasi nulla sull’idea di Sardegna per la quale si dovrebbe andare a votarli. C’è un ovvio legame tra l’obbedienza all’esterno ed il vuoto di opinioni su di sé. Siamo curiosi, e saremo attenti ai futuri sviluppi, a come il partito renziano in Sardegna procederà.
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* Anche su fondazione sardinia e su sardegnasoprattutto
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ingresso di giommaria angioy a sassari
di Nicolò Migheli *

Sergio Rizzo qualche sera fa ad Otto e mezzo, il programma della 7, si chiedeva del perché una regione come la Sardegna dovesse essere autonoma. Il giornalista del Corriere della Sera comprendeva le ragioni del Sud Tirolo territorio tolto all’Austria, ben diverso da Sardegna e Sicilia. Rizzo insieme a Gian Antonio Stella, da anni scrive contro gli sprechi della spesa pubblica e della politica. Prese di posizione che, grazie alla popolarità dei due giornalisti, sono diventate sentire comune e fondo ideologico per il neo centralismo.

L’assunto è: siccome gli enti locali, tutti, hanno speso troppo e male bisogna abolirli. Ancor di più le regioni autonome. Rizzo non è un giornalista qualsiasi, è organico alla classe dirigente italiana e ne condiziona l’agenda. Certo, non si può chiedere a lui una conoscenza più approfondita del perché della specialità della Sardegna; ai suoi occhi siamo una regione italiana marginale. Però se si chiedesse a molti sardi perché la nostra isola è regione autonoma, c’è da esserne sicuri che pochi troverebbero le giuste ragioni. Anzi gran parte di questi se sottoposti ad una campagna di stampa efficace, ne chiederebbero l’abolizione così come è avvenuto per le province.

Negli stessi giorni a Firenze si sono tenuti i primi Stati Generali della lingua italiana. Si è scoperto che nel mondo la platea di interesse per l’italiano è pari a 250 milioni di persone. Limes intitola una sua edizione speciale: “La lingua è potere”. La stessa rivista intervista il sottosegretario agli esteri Mario Giro, che dichiara che la lingua italiana è strumento geopolitico. Lo è in quanto softpower, lo strumento culturale con il quale si crea consenso e attrazione verso un determinato paese. E’ la lingua che favorisce scambi non solo culturali ma economici. Suscita attrazione al voler essere italiani. Una bella risposta a chi considera la lingua un fatto neutro, che non determina le identità personali e sociali.

Negli stessi giorni la Regione comunica che per la lingua sarda non ci sono più finanziamenti. Si sa, bisogna tagliare. Si comincia con il non finanziarie quello che viene considerato un orpello, una quisquilia folkloristica. Ritorna la domanda, quale è la nostra specialità nei confronti dell’Italia. Cosa siamo? Una espressione geografica, una terra redenta ad occidente, o una nazione senza stato? Non piace l’espressione? Un popolo con caratteristiche uniche va bene? D’altronde cosa ci si potrebbe aspettare da una èlite che non è mai riuscita a diventare classe dirigente, ad interpretare il proprio popolo, a dare senso ad un reale che ne ha estremo bisogno.

Un caso di trahison des clercs da letteratura. Come al solito la fuga. Ci eccitiamo per la grandezza dei Giganti di Mont’e Prama e non riconosciamo la nostra. Perché l’unica misura sono standard economici e non culturali. Siamo appesi ad una modernizzazione immaginaria. Non riusciamo a vedere le nostre potenzialità e quando le intravediamo sono solo motivo di frustrazione perché ci troviamo impotenti nelle capacità di valorizzazione. La conseguenza è la negazione di tutto ciò che ci rende unici. A cominciare dalla lingua per finire con le nostre aree agricole migliori consegnate agli speculatori del sole e del vento. Si insegue una omologazione in un mondo che esalta la differenza. Si magnificano le esportazioni quando non siamo capaci di sostituire le importazioni come nell’agro alimentare. Si vorrebbe essere sempre in un altrove. Fuori dall’isola naturalmente.

Ritornano alla memoria le parole di Frantz Fanon a proposito dell’Africa francese: l’intellettuale colonizzato vorrebbe essere più parigino dei professori della Sorbona. Come tutti i popoli colonizzati oscilliamo tra l’esaltazione e la depressione. Riduciamo le nostre tradizioni a folclore però ci esaltiamo con il mito della costante resistenziale. È vero, abbiamo resistito a molte cose però ci siamo arresi alla tv. Le nostre èlite hanno contrattato intermediazione e dipendenza, provocando in noi il senso dell’incompletezza. Siamo diventati una società del “quasi”. Quasi moderni, quasi sviluppati, quasi un continente. Rispetto a che o che cosa non si sa. Ognuno trovi la sua risposta.

Non a caso siamo una terra che consuma molti psicofarmaci. Il nostro disagio non è solo la modernità, è la non accettazione di quel che siamo. “Noi siamo passati attraverso una lunga serie di dominazioni esterne e abbiamo sofferto l’arroganza di molti tipi di potere, ma, prima di oggi, non era mai capitato che la nostra identità diventasse una cosa da cancellare e da far cadere nell’oblio” Lo scriveva il compianto Placido Cherchi. Il risultato dell’oblio è la nostra invisibilità ai nostri occhi. Vogliamo essere italiani, iperitaliani. Se siamo invisibili a noi stessi come possiamo pretendere che un Rizzo ci veda?

Eppure in questo panorama disperante ci sono segni di mutamento che inducono a pensare che è ancora possibile farcela. Sono imprese giovani, è innovazione nell’ITC e nell’agroalimentare, è fare turismo, artigianato e cultura con l’occhio rivolto alla nostra differenza. In queste realtà ci si riconosce. Nuove sensibilità che avrebbero bisogno di una politica forte, di un progetto che metta in relazione la nostra capacità di fare rete e gli restituisca il senso. Questo però è un altro discorso.

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* Anche su SardegnaSoprattutto/24 ottobre 2014/Società & Politica
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disperazioneDal Programma Regionale di Sviluppo 2014-2019
Un fenomeno sottovalutato: lo spopolamento
La Sardegna si distingue per il peggiore tasso di fecondità (fertility rate) tra le regioni italiane, e con un trend negativo si colloca negli ultimi anni fra le ultime 8 entro le 465 regioni europee di livello NUTS 2 Eurostat, mentre a sua volta l’Italia è fra gli ultimi 8 Paesi della UE sotto tale aspetto. Affinché la popolazione di un paese relativamente sviluppato resti stabile a saldo migratorio costante, il tasso di ricambio dovrebbe essere pari a 2,1, ovvero ogni donna dovrebbe generare almeno 2,1 figli nell’arco della propria vita feconda (con un valore pari a 2 per il ricambio generazionale della coppia e indicativamente 0,1 per bilanciare la mortalità infantile). Il predetto tasso di fecondità (n. medio figli per donna in età feconda fra i 15-49 anni) è pari in
Sardegna a 1,14 secondo Eurostat (2011), mentre il tasso di natalità (n. medio annuo di nascite x 1.000 residenti) è pari a 7,9 e vede la Sardegna quart’ultima regione a livello nazionale (valore Italia: 9,1).
In Europa, viceversa, il tasso medio di fecondità ha registrato un andamento crescente nel decennio dal 2002 al 2011 (da 1,46 a 1,57 secondo Eurostat), con Irlanda, Francia, Inghilterra e Svezia che detengono i valori più alti, poco sopra o poco sotto il valore 2. La futura e per ora inesorabile diminuzione della
popolazione sarda (-110.000 abitanti nei prossimi 20 anni secondo scenari di previsione in ipotesi statistica intermedia) e la scomparsa incombente di decine di comuni sardi, evidenziata da un recente studio nell’ambito del progetto IDMS, rivelano un processo che può essere definito emergenziale rispetto a quanto
accade nel resto d’Italia e d’Europa, e che rappresenta il risultato di una crisi pluri-fattoriale, non semplicemente demografica ma legata a un fenomeno di declino socio-economico dell’isola rispetto alle regioni del centro-nord italiano e dell’Europa nel complesso, che presentano tassi di ricambio demografico
molto meno negativi.
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con gli occhiali di Piero…

GLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413ANNIVERSARI. Dove si cita un bel pensiero di Silvano Caria e si ricorda Pietro Satta Branca. Un anno fa il 26 ottobre 2013, su Aladinpensiero.
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NOTIZIE DEMOCRATICHE
Abolire il diritto di sciopero.
Abolire le regioni a statuto speciale.
Di questo si parla nel partito di Renzi, che continua a chiamarsi democratico.
In Sardegna però si vota oggi per il nuovo segretario; il favorito è renziano.
La Giunta si opporrà al disegno di cancellare l’autonomia?
Il Presidente è renziano…
Poi dicono che uno si butta a sinistra…
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FUEDDA SARDU
TRALLALLERA
TRES BARCAS FUNTI FIRMAS

Tres barcas funti firmas
ddas movit su levanti.
Bella candu ti primas
funti denghis de amanti.

Oggi domenica 26 ottobre 2014. Torna l’ora solare.

Bomeluzo ora legale 2014
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in giro con la lampada di aladin…

lampada aladin micromicro- Oggi all’Università. I libri di Bodei e Catani occasione di riflessione sui rapporti tra generazioni. Il servizio su UnicaNews.
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- Il convegno della Chiesa sarda sul lavoro. Il primo servizio di Paolo Matta su Videolina. Approfondiremo domani e nei giorni a seguire.

con gli occhiali di Piero…

GLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413ANNIVERSARI. Del buio in cui stiamo sprofondando e del martirio dei santi Gavino Proto e Gianuario. Un anno fa, il 25 ottobre 2013, su Aladinpensiero.
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FUEDDA SARDU
SIZICORRU SIZICORRU
Sizicorru sizicorru
boga corru
boga pappu
chi t’inci pappu.

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POPULU ‘E CAPUDERRA

Populu ‘e Capuderra
Su sizzigorru boveri
pascit in Cabuderra.
Po curpa de sa guerra
su fillu ‘e su ferreri
at postu su culu in terra.

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LE PRIME ESPERIENZE PREFERITE
Facebook, testuale, chiede: “quali sono state le tue prime esperienze preferite?”.
Che domanda! Rispondere richiede coraggio e spregiudicatezza. Comincio?
Scrivere. La prima volta fu quando, avevo forse 4 anni, mia madre, forse per tenermi occupato mentre lei cucinava, mi insegnò a scrivere il mio nome: mi piacque tanto e decisi che da grande avrei fatto lo scrittore.
Fotografia. La prima volta, avevo 6 anni, quando mio padre mi portò dal fotografo prima che mi tagliassero i bei capelli lunghi da femminuccia perchè ormai dovevo andare a scuola (ho ancora quella fotografia). MI piacque tanto e decisi che da grande avrei fatto del cinema.
Poi da giovane… ma questo non si può raccontare.
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picasso autoritratto2PICASSO
Pablo Picasso nasce a Malaga il 25 ottobre 1881.
La sua biografia in Aladinpensiero l’8 Aprile 2014.
Ma c’e’ chi sostiene che fosse sardo, carlofortino.
Vedi quest’altra biografia, sempre su Aladinpensiero il 30 Maggio 2014.
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Intanto oggi riapre il museo Picasso di Parigi. Il servizio su La Repubblica on line.

Oggi sabato 25 ottobre 2014. Domani torna l’ora solare.

Bomeluzo ora legale 2014
Convegno Lavoro Chiesa sarda 25 ott14
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Sabato la Chiesa sarda discute e prega di e per il Lavoro

Convegno Lavoro Chiesa sarda 25 ott14
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