POLITICA

Ite remiras o partigianu

img_692724658f36-b235-4846-bc58-6d014576037eSuccesso di pubblico e di critica della manifestazione teatrale e musicale “Ite remiras o partigianu”, promossa dall’ANPI e dalla CGIL in occasione della Festa di Liberazione del 25 aprile. Testi di Gianni Loy, regia di Cristina Maccioni, con le letture di Lia Careddu, Stefano Ledda, Gisella Vacca, con la partecipazione del Coro Città di Cagliari, diretto dal maestro Fabrizio Cungui. Per gentile concessione dell’Autore Gianni Loy di seguito pubblichiamo il secondo capitolo del testo della piece. A corredo alcune foto tratte dal servizio fotografico di Dietrich Steinmetz, che ringraziamo, pubblicato sulla sua pagina fb. Al termine dell’evento sono intervenute Simona Fanzecco, segretaria provinciale della CGIL e Lidia Roversi, ANPI Cagliari.
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(…)
2.​ Giaime era sardo.
Giaime era sardo. Aveva trascorso l’adolescenza nelle pendici di Cagliari, giocando con le cerbottane con Luigi, suo fratello maggiore, prima di volare nel continente per dare sfogo alla sua vocazione letteraria.
Mi sono chiesto cosa avrebbe potuto fare Giaime, se il 1° dicembre del 1943 non fosse stato dilaniato da una mina, a Castelnuovo al Volturno. Quel giorno, Giaime cercava di attraversare le linee tedesche per raggiungere le organizzazioni partigiane che operavano nel Lazio. Ma i tedeschi, proprio il giorno prima, avevano minato l’area lungo il Garigliano. Solo che Giaime non poteva saperlo. E così è morto, a 24 anni.
Ma perché Giaime – Giaime Pintor – si trovava lì, quella notte, in compagnia di un gruppo di giovani, con la missione di portare ai rifugiati laziali armi e istruzioni?

La grandiosa manifestazione del 25 aprile a Cagliari

img_6909Di seguito solo alcuni scatti dei 135 pubblicati oggi nella pagina fb di Dietrich Steinmetz.
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In occasione del 25 aprile ricordiamo Franco Boi

img_6897Nella manifestazione del 25 aprile abbiamo sentito tutti l’assenza del compagno e amico Franco Boi, morto di recente. E’ stato ricordato dal palco e la piazza ha risposto con un caloroso e prolungato applauso. Lo ricordiamo con commozione e affetto.

Oggi lunedì 22 aprile 2024

img_3099 LA RAI, IL 25 APRILE E IL “CAVALLO MORENTE”
Apr 22, 2024 – 07:56:38 – CEST
L’evidente censura a danni dello scrittore Scurati da parte della Rai sta animando la vigilia del 25 aprile. Su PoliticaInsieme: https://www.politicainsieme.com/la-rai-il-25-aprile-e-il-cavallo-morente/
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ChiesadituttiChiesadeipoveri News Letter

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Cari amici,

ci sembra necessario intervenire su una questione aperta tra Camera e Senato per una norma introdotta da “Fratelli d’Italia” in merito alla legge 194 riguardante l’aborto, norma approvata dalla Camera e in attesa di conferma al Senato. Si tratta di una norma che in maniera piuttosto subdola tende a inserire gli operatori del Movimento per la Vita nei consultori a cui la legge attribuisce il compito di assistere le donne in stato di gravidanza, che per qualsiasi ragione siano in procinto di decidere se portare a termine la loro gravidanza. È una norma paradossale perché in una legge di spesa, riguardante l’impiego dei soldi che vengono dall’Europa, introduce un intervento di cui si prescrive che non deve comportare nessuna spesa.

Appuntamenti

Oggi
Convegno: Sardegna, per un nuovo Statuto speciale. Idee, progetti e possibili processi di autogoverno

18 aprile 2024 – Convegno organizzato dalla Scuola di Cultura Politica “F. Cocco”
Hotel Regina Margherita Cagliari, ore 9.
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Domani
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La Sardegna lotta per la rinascita con tutto il Meridione

Sardegna universitaria F FigariMeridione e neocolonialismo
di Gianna Lai *

Pubblichiamo l’intervento di Gianna Lai alla Conferenza di organizzazione Anpi per il Mezzogiorno

E’ molto importante la riflessione dell’Anpi sul Mezzogiorno nel contesto nazionale, importante che questa nostra conferenza dia un buon esito, dopo la crescita così veloce di sedi e nuove iscrizioni.

Il Meridione delle diseguaglianze, partendo dalla supremazia del Nord, a dire il vero ininterrotta politica dell’Italia unita fin dalla sua prima formazione, determinante l’alleanza tra gli imprenditori del Settentrione, sostenuti dai finanziamenti e dalle commmesse statali, con i proprietari assenteisti del Mezzogiorno, in funzione anticontadina. Un drenaggio di risorse verso il Nord, i ceti moderati affrontano i problemi del Sud attraverso la clientela e la corruzione, non certo in un’ottica di sviluppo. E del resto molto modesti i risultati raggiunti in Sicilia e in Sardegna , in questo secondo dopoguerra, pur garantite da leggi di autonomia speciale. Se pensiamo che da noi, mancando le leggi di attuazione, lo Statuto resta semplice espressione di decentramento amministrativo, un puro rapporto tra enti. Il Mezzogiorno è questione nazionale, di cui vuole discutere anche l’Anpi in tempi di minacciosa politica disgregatrice, a contrastare secessioni, neofascismi e mafie. Superare questo dualismo è necessario per costruire vera unità, storia e politica in questi venti di guerra che ci attraversano, i tempi della crisi del lavoro e della democrazia. Come al Nord, anche al Sud l’Anpi rifugio dei democratici, dopo la crisi dei partiti, anche qui siamo cresciuti durante i due referendum contro l’attacco alla costituzione da parte di Berlusconi e Renzi, complici entrambi dell’aggravarsi delle diseguaglianze e della crescita della destra.

Certo impressionanti i dati del divario su occupazione, spesa media statale e tassi di abbandono scolastico fra Nord e Sud, e di discriminazione delle donne (già partendo dal dato che solo il 6% del Pnrr è destinato complessivamente alle donne in Italia): le ragioni di una strutturale divisione del paese, che significa emigrazione di massa, già fin dai tempi della cassa del Mezzogiorno, funzionale al mercato del Nord, quando le industrie producono per gli enti di riforma operanti nel Meridione. Il Sud vero mercato coloniale di consumo, destinata la sua gioventù al tumultuoso boom economico del triangolo industriale anni Sessanta, un dualismo che dura e si mostra particolarmente oppressivo, crudele, nella destinazione a Servitù militari di vaste zone delle due isole in particolare, fin dall’adesione italiana al Patto atlantico. Ed in Sardegna il 65% del totale delle servitù nazionali, trattamento solitamente riservato alle periferie povere della emarginazione sociale e dell’emigrazione giovanile di massa. A Decimo una scuola per top gun del futuro, basi a Quirra Teulada e capo Frasca per le esercitazioni militari e per l’addestramento e la sperimentazione di armi usate poi in Libia, Iraq, Afganistan, Israele, Arabia Saudita, Iugoslavia Somalia. Veri scenari di guerra quelli sperimentati nell’isola, grave l’inquinamento da uranio impoverito a mettere a repentaglio abitanti e militari stessi, la bonifica mai seriamente affrontata. Mentre in nome di una politica degli indennizzi si corrompono le coscienze annullando mestieri millennari, vietata la pesca, l’agricoltura, l’allevamento, ancora emigrazione e abbandono. La Sardegna resterà territorio chiave per la difesa, in quei 35 mila ettari di territorio sottoposto a vincoli: dice Crosetto “queste servitù son vincolo necessario visto l’impegno cui son chiamate le nostre forze armate a svolgere ogni giorno nel contesto nazionale, e sopratutto internazionale, per tutelare gli interessi di tutti”. E a Capo San Lorenzo e a Domusnovas fabbriche di armi, con Vitrociset e Alenia e RWM, “armi sarde contro i bambini dello Yemen”, denunciava il cardinale Zuppi nel contesto di uno sciopero dei portuali genovesi contro l’invio di armi, sempre chiaro l’impegno pacifista per riconvertire la RWM, industria tedesca che fattura 5.6 miliardi l’anno, occupati poco più di 100 lavoratori a Domusnovas. Ma fortissime le spartizioni fra gli azionisti, specie dall’ inizio della guerra in Ucraina, quando vengono derogate leggi di grande rilevanza come la 185/1990, attuativa della Costituzione, che impedisce l’invio di armi in zone di guerra, e parla di conversione a scopi civili delle fabbriche di armi, secondo l’Art. 41 della nostra Carta: le decisioni in capo al presidente del Consiglio e ministri degli esteri e difesa, movimento delle armi è segreto di Stato. E siccome una legge particolarmente scomoda pur derogata, oggi la 185 in via di modifica, dice il costituzionalista Azzariti parlando dei recenti 417 milioni in vendita di armi all’Ucraina, “il parlamento informato dal governo a cose fatte. con la modifica in atto sarà più semplice la vendita di armi, l’intervento armato un atto proprio dell’esecutivo”. Ci opponiamo in Sardegna secondo lo spirito di Lussu che, in Assemblea Costituente e poi in Parlamento rappresentò dei sardi la volontà al neutralismo e al disarmo, vogliamo sostenere anche nelle Università del Sud, oltre che del Nord, la protesta di studenti e docenti contro i progetti Leonardo-Israele sulla ricerca finalizzata a armamenti e politiche di guerra. E mentre diventa operativo nel Comitato nazionale ANPI il nostro gruppo di lavoro sulle Servitù militari, presieduto dal compagno Amodio, che si è aperto nei giorni scorsi alla presenza del presidente Pagliarulo, ci sono anche a Cagliari prospettive di lavoro comune, in particolare con la Cgil, per la riduzione delle Servitù militari e la conversione delle industrie di armi, esplicito in tal senso il documento sul Congresso della Camera del lavoro cittadina, 2023 e le dichiarazioni del segretario regionale, “ In questo percorso è necessario il ridimensionamento delle Servitù militari nella nostra regione ed un’azione anche della nostra organizzazione a sostegno dell’economia di pace”

E poi il Meridione delle raffinerie dismesse o ancora funzionanti, le nostre magnifiche coste da quando l’Italia è diventata la principale sede europea di impianti di raffinazione del greggio medio orientale e africano. Contro la guerra dunque, un nuovo importante lavoro ci aspetta e ci vuole tutto il nostro impegno organizzativo, perché si diversificano gli scenari ma restano definiti i termini della Questione meridionale, un tempo costituzionalizzata nella nostra Carta, al comma 3 dell’art.119, penultimo capoverso, stesura del 1948, “Per provvedere a scopi determinati e particolarmente per valorizzare il Mezzogiorno e le isole lo stato assegna per legge e a singole regioni contributi speciali”. Il termine valorizzare con significato più ampio di intervento su tutti i fatti che determinano la trasformazione economica e sociale e culturale, nel rispetto della storia e delle popolazioni locali. Cancellata invece dal nuovo 119 nel nuovo titolo V, dove l’intervento per il Mezzogiorno e le isole è scomparso, sostituito da interventi per comuni, province, città metropolitane e regioni a dare adito alla politica leghista dell’Autonomia differenziata.

Per i progetti neocoloniali, i poligoni militari, l’energia e le scorie decide l’Europa, sulle cartine piatte evidentemente, se in Sardegna ritroviamo un nuraghe protetto dall’Unesco vicino al previsto centro del parco eolico. Noi invece, ribadendo che il Mezzogiorno è questione nazionale, vogliamo ancora piuttosto ispirarci allo spirito di Gramsci quando diceva “un grande passo avanti possono farlo solo le forze più avanzate del Nord in collegamento con quelle del Sud” .

* Su Democraziaoggi 16 Aprile 2024.
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Sottoscrizioni per la Lista Pace Terra Dignità

img_6747Riceviamo da Laura Stocchino e volentieri sosteniamo e diffondiamo.
“Ciao a tutti, per chi avesse piacere domani sarà possibile, per chi è *residente a Cagliari* firmare per la lista Pace, Terra, Dignità, presso la sede dell’Associazione Antonio Gramsci Cagliari, dalle 17 alle 19 (Via Baudi di Vesme 67)”
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Pace vo’ cercando…

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Cari amici,
Si avvicina il 25 aprile, e non lontane sono ormai anche le elezioni europee. Che legame c’è tra queste due cose? Il legame consiste nel fatto che se non ci fosse stato il 25 aprile, non ci sarebbe nemmeno l’Europa unita e tanto meno il Parlamento europeo. Basta leggere le lettere dei condannati a morte della Resistenza europea. E non ci sarebbe nemmeno la pace che stiamo perdendo, o meglio che abbiamo perduto.
Ma chi mette insieme le cose? C’è un libro, di Salvatore Maira, che racconta come perfino le lotte contadine in Sicilia furono stroncate da chi cancellava il ricordo della Resistenza: è la storia di Ettore Messana che era stato questore fascista di Trieste ma prima aveva installato e diretto la Questura di Lubiana in Slovenia durante l’occupazione italiana, organizzando camere di tortura, espulsioni, internamenti e persecuzioni di ebrei e di altri cittadini sospetti : fu indicato come criminale di guerra dalla Commissione delle Nazioni Unite ma poi riciclato e inviato come Ispettore generale di Polizia in Sicilia, dove ha trescato con la mafia favorendo nei processi i padroni espropriati dei feudi e rapportandosi con la banda Giuliano fino alla strage di Portella della Ginestra. E in questa storia c’è pure l’uccisione di Accursio Miraglia, un sindacalista di Sciacca, a cui è dedicato il romanzo di Salvatore Maira.
E mentre alle elezioni europee i partiti si preparano dilaniandosi tra loro, e perciò allontanando sempre più i cittadini dalla politica e dal voto, considerati ormai come ininfluenti sulla vita quotidiana delle persone, ci sono anche richiami più seri che avvertono come tutto invece può dipendere dalla politica e dall’Europa, perché è da loro che viene la pace o la guerra, come si vede in Ucraina e a Gaza.
Tra questi richiami c’è un libro di mons. Vincenzo Paglia, il presidente dell’Accademia per la vita, scritto in dialogo con Giuliano Amato e Giancarlo Bosetti, in cui si ricorda il sogno di Nicola Cusano, che ai tempi delle Crociate sostenne come da un incontro tra le religioni e le culture potesse scaturire la riconciliazione e la pace. E di mezzo non c’è solo l’incessante perorazione di papa Francesco, c’è anche un bel documento del Consiglio pastorale di Milano, e del suo Arcivescovo Delpini, esplicitamente dedicato alle prossime elezioni europee, per raccomandare alla responsabilità dei cristiani il “sogno d’Europa”, messo alla prova dalle istituzioni e dal Parlamento europeo che dalle elezioni derivano.
Ma chi può rovesciare l’attuale politica europea? Di questo infatti si dovrebbe trattare, dato che l’attuale scelta dell’Europa sembra tutta per la guerra e per le armi, e per un dirottamento di una parte significativa del Prodotto interno lordo (il famoso PIL) verso la spesa per l’industria delle armi, come mostra una delle ultime risoluzioni del Parlamento europeo approvata a schiacciante maggioranza (451 a 97 tra contrari e astenuti) che praticamente dichiara guerra alla Russia e addirittura dettaglia quanto è necessario alla guerra: “sofisticati sistemi di difesa aerea, missili a lungo raggio, come i missili TAURUS, Storm Shadow/SCALP e altri, moderni aerei da combattimento, vari tipi di artiglieria e munizioni (in particolare da 155 mm), droni e armi per contrastarli”.
Tra le iniziative in contrario c’è anche la lista “Pace Terra Dignità” targata La Valle-Santoro, che afferma come “la salvezza può cominciare dall’Europa se riscopre se stessa e, a partire dalla riconciliazione tra la Russia, gli Stati Uniti e l’Occidente si rivolge al mondo per costruire la pace”. C’è però una legge di contrasto alle nuove formazioni politiche, che richiede entro il 25 aprile (data simbolica!) 75.000 firme autenticate (e 1500 in ogni regione) per poter partecipare alle elezioni; ciò che soprattutto in alcune regioni, come la Val d’Aosta e la Sicilia o la Sardegna, è assai difficile da conseguire. Naturalmente chiunque volesse firmare agli appositi banchetti allestiti in molte piazze e città sabato pomeriggio e domenica, farebbe cosa utile. L’indirizzo per eventuali comunicazioni è organizzazione@paceterradignita.it.
Nel sito pubblichiamo le parole del Papa per chiedere negoziati di pace, un articolo di Francesca Mannocchi dalla “Stampa” sulla fame come arma di guerra, e una recensione di Enrico Peyretti sul libro “Gaza delle Genti”.
Con i più cordiali saluti,

Chiesa di Tutti Chiesa dei Poveri
[Raniero La Valle]
Chiesa di Tutti Chiesa dei Poveri
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Domenica

img_6714 Messaggio dell’Associazione Antonio Gramsci
img_6716 (Michela Caria)

Appuntamenti Atobius

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L’insegnamento di Marco Ligas

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di Roberto Loddo su il manifesto sardo.
Il primo aprile 2021 ci lasciava Marco Ligas, giornalista, attivista politico e fondatore del manifesto sardo. Per le firme della nostra comunità politica è stato un punto di riferimento importante che oggi vogliamo ricordare stando vicini alla moglie Maria Grazia Del Bene e alle figlie Laura e Valeria Ligas. […]
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Tempo di Pasqua

img_6587Viviamo questo tempo di Pasqua, festa della primavera, della rinascita, della liberazione dalle schiavitù dei diversi egitti, della liberazione dallo stesso buco nero della morte attraverso il buco bianco della risurrezione vissuta nella speranza, di cui i cristiani dovrebbero essere un sia pur fragile segno, in un momento storico tormentato e drammatico, dentro sofferenze inaudite, esposto a rischi radicali. Quasi non c’è bisogno di passare attraverso tutti i grani di rosario delle diverse ferite aperte e sanguinanti a Gaza, in Ucraina, ad Haiti e in decine di zone di un mondo sempre più fuori controllo e sempre più avvelenato da disuguaglianze e ingiustizie nella distribuzione delle risorse, delle opportunità, delle protezioni sociali, delle libertà. Sempre meno orientato e governato da idealità e passioni capaci di dare un senso e un orientamento all’esistenza di donne e uomini, soprattutto ragazze e giovani che guardano con preoccupazione al loro futuro.

Eppure, bisogna saper vedere i tanti percorsi nuovi, i cammini carsici, i diversi tentativi attraverso cui il principio-speranza prova a riorganizzarsi dentro un contesto nel quale tutto sembra negare la possibilità di scegliere strade che non siano quelle obbligate dal mercato e dai mercanti, dalle logiche di potenza e dai loro presidi militari, dai nazionalismi identitari o dalla liquidità consumista.

Perfino il richiamo del Papa ad intraprendere con coraggio la via di negoziati di pace o la voce coraggiosa e flebile del Segretario generale dell’Onu contro i crimini di guerra sollevano alti lai da parte della necropolitica dominante (poi vedi la stima dello Stockolm International Peace Research Institute che attribuisce all’Italia un 86% in più nella vendita delle armi nel periodo 2019/2023 e capisci).

Qui non si tratta di fuggire la realtà con le sue contraddizioni rifugiandosi in bunker ideologici consolatori e a basso costo, al contrario è necessario un nuovo realismo politico in grado di incidere nella realtà ben consapevoli che sono grandi solo quelle idee che possono realizzarsi. Chiarezza sugli ideali di fondo: pace, crescente uguaglianza, libertà dal bisogno e dall’oppressione e concretezza nel trovare le vie per affermarli sono due poli da tenere insieme. Per dirla con Mario Tronti, ricordandolo a poco più di un anno dalla sua ultima intervista proprio a noi di Rocca: pensare radicale e agire accorto. Una sfida per la cultura e la politica che non intende rassegnarsi all’ineluttabilità dello stato di cose presenti.

È difficile per i cristiani (peraltro ancora carichi di divisioni) vivere e annunciare dentro un orizzonte così plumbeo, che addirittura torna a mettere nel conto l’uso di armi in grado di cancellare la vita sulla terra, la promessa del Regno, di cieli nuovi e terra nuova dove regni la giustizia, di una condizione nella quale non ci siano «né lutto, né lamento, né affanno perché le cose di prima sono passate» (Ap. 21,4). Eppure qui sta o cade la loro fede. «Se infatti i morti non risorgono neanche Cristo è risorto e vana sarebbe la nostra fede…» ( 1 Cor.15,12 e ss.). Questo è il cuore della speranza cristiana e la ragione che ha sorretto quanti di generazione in generazione e in qualunque situazione l’hanno annunciata in parole ed opere.

Attenti però a non correre il rischio di fare della religione, come sovente è avvenuto, una alienazione, comoda per i potenti di questo mondo. Pregare, annunciare e praticare la giustizia non sono momenti separabili se si vuole evitarla. «Chi sta su un piede solo sulla terra starà su un piede solo anche in cielo» scrive Dietrich Bonoheffer alla fidanzata dal carcere nazista.

E proprio a questo santo martire del periodo più nero del Novecento vorrei lasciare la parola, come un difficile augurio di Buona Pasqua che ci facciamo noi autori e lettori diRocca. La speranza cristiana della risurrezione si distingue da quelle mitologiche per il fatto che essa rinvia gli uomini alla loro vita sulla terra (…) Il cristiano non ha sempre a disposizione un’ultima via di fuga dai compiti e dalle difficoltà terrene nell’eterno (…) L’aldiquà non deve essere soppresso prematuramente. In questo Nuovo ed Antico Testamento restano uniti tra loro. I miti della redenzione nascono dalle esperienze limite degli esseri umani. Cristo invece afferra l’uomo al centro della sua vita.

P.S. Per la copertina di questo numero abbiamo scelto l’opera di Eugene Burnand «Le disciples Pierre et Jean courant au sepulcre le matin de la Resurrection», abbinandola al titolo dantesco (tratto dall’undicesimo canto del Paradiso), laddove i seguaci di Francesco corrono come il vento dietro a colui che ha fatto risorgere la buona notizia di cui fu messaggera agli apostoli Maria, l’amica del Signore, chiamata per nome in quel mattino del primo giorno dopo il sabato. In quella corsa Pietro e Giovanni portano l’incredulità, la sorpresa, la speranza di ciascuno di noi.
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Chiesadituttichiesadeipoveri News letter

img_6545giunge la Pasqua, guerra e terrorismo l’accolgono.

Oggi giovedì 28 marzo 2024

img_3099 Bene le lotte studentesche per la pace e per i palestinesi
28 Marzo 2024
Andrea Pubusa su Democraziaoggi
Ho avuto la fortuna di poter studiare e fin dal liceo di lottare per la pace contro la installazione di missili e poi all’università nel sommovimento che culminò nel ‘68. Della facoltà di giurisprudenza ricordo che al tempo vi era un gruppo di giovani docenti molto incuriosito della nostra mobilitazione e dei nostri temi. […]
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