Chiesa

Si riapra al culto e a iniziative socio-culturali la Chiesetta di San Giuseppe nel quartiere di Stampace

201474ef-d16d-45b9-8801-47893a260345Iniziativa dell’associazione Giuseppe Toniolo. Continuiamo a tessere per l’obbiettivo di Noi della Toniolo. Una data possibile e auspicabile per l’inaugurazione della chiesa restaurata: 19 marzo 2025. Aggiornamenti.

[Comunicato] Come programmato, oggi 30 maggio una rappresentanza della Associazione TONIOLO, formata da Antonello Meloni, Gianni Loy, Giacomo Meloni, Franco Meloni si è incontrata col Dott. Antonio Pitea, Presidente della fondazione proprietaria della Chiesa di San Giuseppe a Cagliari Via San Giorgio. Abbiamo prospettato la possibilità di convocare saltuariamente la nostra Associazione per incontri culturali e di aggiornamenti sulle tematiche dei momenti. L’incontro è stato cordiale e foriero di altri incontri per meglio programmare le attività. Necessita riorganizzare l’associazione anche nelle forme più consone ai giorni nostri. La Fondazione guidata dal Dott. Pitea preparerebbe la Chiesa di San Giuseppe per renderla agibile. Gli associati sono invitati a collaborare fattivamente. [Saluti da Antonello Meloni, per l'occasione portavoce]. Quanto prima la delegazione incontrerà il Vescovo Giuseppe (!) Baturi.
————Segue servizio fotografico del sopralluogo——

Dibattito

img_3015 img_3307 La Chiesa abbia coraggio. Luca Lecis su L’Unione Sarda di domenica 28 maggio 2023 (…) La maturazione promossa dal Concilio ha permesso ai laici di stabilire un rapporto paritetico con la gerarchia, ora i tempi sono maturi affinché la Chiesa dia il proprio contributo a una “rinascita” che riscatti dall’individualismo, capace di dar voce a valori evangelici oggi afoni nella società civile. https://www.unionesarda.it/opinioni/la-chiesa-abbia-coraggio-w1l4rh0l
——————————————————————————

Pensieri

img_3122
img_3032Citazione conclusiva da Brunetto Salvarani “Senza Chiesa e senza Dio”
Si legge nella Mishnà, nel trattato Pirkè Avot, in un detto attribuito a rabbi Torfòn: “La giornata è corta e il lavoro è tanto; gli operai sono pigri, il compenso è abbondante e il padrone di casa incalsa. Ma non è tuo il compito di complementare l’opera, né sei libero di esentartene”*. Se c’è un tempo per ogni cosa, questo è il tempo per non esentarsi dal tentare l’opera e dal sentirsi partecipi, tenendo conto che l’attuale cambiamento d’epoca richiede in primo luogo di mutare sguardi, cuori e pensieri: perchè “la Chiesa del futuro dipenderà dalla Chiesa di oggi che ascolta e risponde al mondo in cui vive“**
——-
* Pirkè Avot 2, 18-19.
** J. Cornelio, “Le sfide globali della Chiesa del futuro”, cit., p.57.
—————————————–
img_3179Elogio di un pubblico dipendente per aver fatto con efficienza semplicità e cortesia il suo lavoro al servizio dei cittadini
.
di Franco Meloni

Partnership della Caritas di Cagliari con la Caritas di Gerusalemme con il progetto “Reti di Famiglie” a sostegno di famiglie bisognose in Palestina.

caritas_buttonimg_3172La Caritas di Cagliari ha da tempo rapporti di collaborazione con la Caritas di Gerusalemme, rafforzatisi nel Pellegrinaggio solidale di fine anno 2022 / inizio 2023. In questo quadro ha aderito al Progetto “Family to Family” [Reti di Famiglie], il cui obbiettivo è fornire sostegno finanziario (e non solo) a famiglie bisognose in Palestina.

Che succede?

b8d4f079-0a9d-4306-b131-9b630a570a4ecostituente-terra-logo Costituente Terra Newsletter n. 116 del 10 maggio 2023 – Chiesadituttichiesadeipoveri Newsletter n. 297 del 10 maggio 2023

SAGGEZZA DI UN AMBASCIATORE

Cari amici,
ci sono alcune importanti notizie da raccogliere.
Il “Corriere della Sera” dell’8 maggio, forse con qualche imbarazzo, ha pubblicato un clamoroso articolo dell’ex ambasciatore a Mosca Sergio Romano in cui si chiede lo scioglimento della NATO, oggi priva delle ragioni per cui è nata. L’articolo dell’autorevole esperto di politica internazionale dice infatti così: “L’Alleanza atlantica ha avuto una parte utile e rispettabile. Ma la Guerra fredda è finita, il comunismo è sepolto, gli Stati Uniti hanno avuto un presidente come Trump e sarebbe giunto il momento di fare a meno di un’istituzione, la Nato, che ha ormai perduto le ragioni della sua esistenza”. L’accenno a Trump sembra dire che gli Stati Uniti non sono più affidabili, Per giungere a tale conclusione l’articolo richiama l’accordo “fondatore” Nato-Russia del 27 maggio 1997 in cui era scritto che “Nato e Russia non si considerano nemiche e intendono lavorare insieme per contribuire a instaurare in Europa una sicurezza comune e globale in conformità ai principi dell’ONU” . Invece è accaduto il contrario: facendo proprie le parole dello storico Giovanni Buccianti, l’ambasciatore ricorda che “in seguito all’implosione dell’URSS (e non alla vittoria degli Usa nella Guerra Fredda) la NATO prese a svolgere una costosa campagna acquisti di tanti Paesi portandoli tutti a giocare contro la Russia e arrivando ai confini del suo territorio. Possibile che nessuno abbia ancora detto che così facendo si stava favorendo lo scoppio della Terza guerra mondiale?”. Così Sergio Romano e il “Corriere della sera”. Ma allora chi ha aggredito chi?
La Siria è stata riammessa nella Lega Araba. Ciò, insieme alla rappacificazione tra Iran e Arabia Saudita mediata dalla diplomazia cinese, sta cambiando gli equilibri mondiali. Gli Stati Uniti che perseguono altri progetti , e l’Unione Europea, “continuano ad opporsi – scrive lo stesso “Corriere della Sera” – a qualsiasi regolarizzazione dei rapporti”. L’idea sembra essere che alla guerra non si può rinunziare.
In Texas ci sono state altre due stragi, che hanno provocato in tutto 16 morti. Dall’inizio dell’anno ce ne sono state più di 200, cioè più di una al giorno, mentre nel Paese in mani private ci sono più armi (393,3 milioni) che Americani. Questi corpi del reato in mano a tutti i cittadini sono protetti dal secondo emendamento della Costituzione americana. Biden ha detto: “perché continuare con questa carneficina?”. Già, perché continuare? Il problema è che a garantire che dalla “Libera Impresa” – uno dei tre cardini del modello di società che gli Stati Uniti vogliono installare in tutto il mondo – non sia escluso il business delle armi, non c’è solo la Costituzione, ma soprattutto la cultura del Paese. Questa è ancora quella del West, del “chi spara per primo”, ma è anche la cultura che discende dal potere, e che lo stesso Biden e i governi degli Stati Uniti adottano nei rapporti col resto del mondo. È in forza di questa cultura che, riguardo al nucleare, gli Stati Uniti hanno deciso di passare alla dottrina del “first use”: la vecchia concezione basata sulla deterrenza e sulla risposta a un eventuale attacco altrui, non funziona più. Questa opzione non si può più fare, sta scritto, perché non si può lasciare che i nemici colpiscano per primi. La miglior difesa è l’offesa. Quindi è prevista, di fronte a una minaccia, l’azione preventiva.
Sono partite con una fittizia consultazione delle opposizioni le riforme costituzionali. Giorgia Meloni, benché affermi di voler instaurare un sistema che dia più stabilità ed efficienza al sistema, si dice indifferente alla scelta tra presidenzialismo e premierato elettivo, anche se c’è una grande differenza tra le due ipotesi: le basta che ci sia qualcuno eletto al comando. Ciò rivela la ragione personalissima per cui la presidente del Consiglio intraprenda con tale urgenza la via delle riforme costituzionali. Il suo governo è scaturito da un’elezione estiva, con la complicità di una cattiva legge elettorale, di un forte astensionismo e della sbadataggine dei partiti oggi all’opposizione. È molto difficile, se non impossibile, che queste condizioni abbiano a ripetersi. Volendo perpetuare il suo potere oltre gli anni di questa legislatura, l’unica strada per lei è l’elezione popolare diretta, non importa a quale delle due cariche, nell’idea che il favore degli attuali sondaggi ad personam si traducano in un voto plebiscitario a suo favore. Si tratta di un’illusione, quando il Paese, a parte l’establishment, non è affatto di destra. Né si fida di una “destra costituente”, anche per le prove che su questo versante la destra sta dando di sé.
I riformatori costituzionali, di ieri e di oggi, non capiscono che il Paese ama le sue istituzioni; il meno amato è proprio il governo. Da quando Mussolini ha detto che voleva fare della Camera un bivacco di manipoli, il Parlamento è il bene da difendere, non si può profanare. Ora, su regia del suo presidente La Russa, l’aula del Senato è stata trasformata, come scrive “Critica liberale”, in un “bivacco pop”, per far «cantare a Gianni Morandi “Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte” e altre canzonette da discoteca di paese». La Russa si è anche fatto dare dall’Archivio di Stato l’originale della Costituzione che è inserito negli atti ufficiali delle leggi della Repubblica. Tomaso Montanari se ne indigna, ma nota che una profanazione ben maggiore della Costituzione si sta preparando “con la manovra a tenaglia del presidenzialismo e dell’autonomia differenziata, due armi letali che se sommate diventano una bomba nucleare capace di annichilire la Repubblica disegnata dai costituenti”.
Nel sito pubblichiamo l’articolo dell’ambasciatore Romano e un articolo in lode dell’artigiano di Beppe Manni. Vi segnaliamo, nel sito Costituente Terra, il testo del discorso di Putin sulla Piazza Rossa nella ricorrenza del 9 maggio, che non è stato fruibile sulla stampa d’informazione. Se è un nemico, perché non sapere quello che dice? Come sostiene il papa: “ Credo che la pace si faccia sempre aprendo canali, mai si può fare una pace con la chiusura. Invito tutti ad aprire rapporti, canali di amicizia”.
Ricordiamo che si può firmare scrivendo a Ripudio della Guerra l’appello “Per un’alternativa all’impero”.
Con i più cordiali saluti,

Raniero La Valle

Chiesa di Tutti Chiesa dei Poveri
Costituente Terra
————————————
PER UN’ALTERNATIVA ALL’IMPERO
3 MAGGIO 2023 / COSTITUENTE TERRA / LA CONVERSIONE DEL PENSIERO /
Gli ultimi avvenimenti hanno aperto due visioni del mondo: un dominio universale o una pace nelle differenze. Un appello

La guerra in Ucraina è giunta ormai ad essere una guerra suicida: il Regno Unito combatte contro se stesso e la propria stessa immagine annunciando apertamente l’invio di proiettili anticarro ad uranio impoverito, l’Ucraina vuole riconquistare il Donbass grazie a queste armi con componenti nucleari capaci di contaminare l’ambiente per migliaia di anni e di intossicare chi lo inala o chi lo ingerisce: “si sospetta – spiega il pur simpatizzante Corriere della Sera – che arrivi a modificare il DNA, causando linfomi, leucemie e malformazioni dei feti”, tutto ciò a danno delle stesse popolazioni di cui si rivendica l’appartenenza all’Ucraina; la Russia sfida l’esecrazione universale minacciando per tutta risposta di schierare atomiche tattiche in Bielorussia.

A sua volta, dopo una debole tergiversazione, e con la spinta determinante del presidente Biden, il cancelliere tedesco Sholz ha dato il via libera alla distribuzione di carri armati tedeschi a tutti i fornitori di armamenti a Zelenski che insistentemente li chiede. In tal modo settant’anni dopo l’”Operazione Barbarossa” vediamo di nuovo i Panzer tedeschi avanzare nella pianura d’Ucraina per sconfiggere la Russia non più sovietica.

Questa volta però la regia è americana, gli attori ucraini, mentre ogni negoziato è escluso per legge dallo stesso Zelensky.

È difficile ignorare l’impatto emotivo di questa svolta. Si può avere la memoria corta e il cuore indurito, ma nelle viscere della terra corre un sussulto dinanzi al ritorno dei carri tedeschi proiettati a combattere contro i russi nel cuore dell’Europa, quando quell’evento fu al centro della seconda guerra mondiale e ne precedette di poco l’esito con la tragedia della bomba atomica, l’ingresso dell’umanità tutta nell’età del nucleare genocida, l’adozione di un rapporto internazionale postbellico temerariamente fondato sulla “reciproca distruzione assicurata”, fino alle attuali strategie di guerre preventive e di minacciato ricorso all’arma assoluta.

In tal modo va in scena il sempre esorcizzato e incombente conflitto tra la NATO e la Russia in Europa. E dopo? Potrà ancora sussistere l’ONU, quando gli alleati di ieri, diventati i nemici di oggi, dovrebbero stare insieme come Membri Permanenti del Consiglio di Sicurezza per salvaguardare la pace e la sicurezza del mondo, e invece sono intenti a distruggerle? Non a caso l’Ucraina contesta già oggi la presidenza russa pro-tempore del Consiglio di Sicurezza. E siamo sicuri che questa volta, per non scomparire, la Russia invece di versare nell’olocausto 26 milioni e 600.000 morti, non sarà indotta alla scelta disperata di difendersi col “primo uso” dell’arma nucleare?

E tutto ciò accade quando il mondo ha distolto lo sguardo dalla vera priorità, che è salvare la Terra dal disastro ecologico, e anzi va allo scontro proprio sul gas, l’energia. I beni vitali e la reciproca deterrenza nucleare.

È chiaro che la priorità è cercare le vie d’uscita dalla crisi in Ucraina. Se ne sarebbe potuto trovare la soluzione, se non fosse stata sacrificata a interessi estranei all’Europa, fino al 24 febbraio 2022, quando l’assalto militare russo ha gettato tutto nella fornace dello scontro armato; e forse all’inizio un negoziato sarebbe stato risolutivo. E ora ci sono di mezzo centinaia di migliaia di caduti, orfani, vedove, città distrutte, odi implacabili e l’accecamento, nella perdita di ogni verità, della maggior parte dei protagonisti, degli ispiratori, osservatori e narratori del conflitto. Però non possiamo non dire che giunti a questo livello di rischio, i protagonisti palesi od occulti della guerra la devono immediatamente fermare, anche contro ogni irredentismo territoriale: il negoziato è necessario e possibile, la ragione e il cuore hanno sempre la possibilità di risorgere.

Quale visione del mondo?

Qui però vogliamo interrogarci soprattutto sulle due visioni del mondo che gli ultimi avvenimenti hanno aperto davanti a noi, e che ci pongono davanti a scelte da cui dipende un lungo futuro, e forse la possibilità stessa di un futuro. Non si tratta infatti di dettagli, ma di un crinale a cui siamo giunti, da cui si potrebbe cadere in un precipizio senza rimedio, quel crinale che il vecchio La Pira, negli anni più paurosi della guerra fredda, chiamava il “crinale apocalittico della storia”, intendendo col termine “apocalittico” non la fine stessa della storia, ma lo svelamento dell’alternativa radicale cui essa era pervenuta mettendo la guerra come principio e signore di tutte le cose, e nello stesso tempo invitava i sindaci delle città opposte a Firenze.

Qual è la nostra visione del mondo, stando noi su questo crinale?

La visione del mondo che ci viene proposta con grande insistenza, e che ci viene attribuita come connaturale alla nostra civiltà e alla nostra storia, è la visione del mondo propria dell’Occidente, anzi dell’“Occidente allargato”, che ha oggi il suo centro in America, la sua potenza militare negli Stati Uniti e nella Nato, la vocazione a estendersi fino agli estremi confini della terra.

È in nome dei suoi valori che siamo chiamati alle armi, per “mettere il nostro mondo saldamente sulla strada di un domani più luminoso e pieno di speranza”, come promette oggi il presidente Biden nell’illustrare la “Strategia della sicurezza nazionale degli Stati Uniti”.

Di fronte a noi abbiamo però, gravemente inquietanti, due documenti fondativi che propugnano e illustrano questa visione del mondo e la assumono come normativa. Si tratta dei due documenti programmatici in cui, in piena guerra d’Ucraina, il 12 e 27 ottobre 2022, la leadership americana ha enunciato le due strategie fondamentali degli Stati Uniti: il primo è per l’appunto la “National Security Strategy” (october 2022 – The White House Washington) del Presidente Biden (in sigla NSS), il secondo ne è la pianificazione operativa sul piano militare, ed è la “National Defense Strategy of The United States of America 2022” (in sigla NDS) del capo del Pentagono Lloyd Austin, corredata da un dettagliato aggiornamento della “postura” o visione nucleare americana. Questa visione o “postura” ribadisce la decisione di non adottare la politica del “Non Primo Uso” dell’arma nucleare perché essa “comporterebbe un livello di rischio inaccettabile alla luce della gamma di capacità anche non-nucleari degli avversari che potrebbero infliggere danni di natura strategica agli Stati Uniti e ai loro alleati e partners”. È la conferma di quanto era già stato deciso dopo l’attacco alle Torri gemelle: la vecchia concezione basata sulla deterrenza e sulla risposta a un eventuale attacco altrui, non funziona più. Questa opzione non si può più fare perché non si può lasciare che i nemici colpiscano per primi. La miglior difesa è l’offesa. Quindi è prevista, di fronte a una minaccia, l’azione preventiva; la nuova strategia è di ricorrere se necessario per primi all’arma nucleare. scudo al cui riparo si possono condurre senza rischi per gli Stati Uniti le guerre convenzionali necessarie. E questa nuova dottrina, adottata ormai anche dalla Russia, fa sì che dietro questo scudo si pensa che si possnoa combattere tutte le guerre convenzionali, come si è sempre fatto in tutto il corso della storia.

Due documenti programmatici

Per quanto strettamente americani, questi due documenti, di fatto ignorati in Occidente, riguardano tutti, perchè investono non solo l’una o l’altra regione del globo, ma il destino del mondo come tale. E ciò è dimostrato dal fatto che di questo mondo gli Stati Uniti rivendicano globalmente la leadership, che vi installano le loro basi militari da per tutto, e che intendono disporne con l’affermazione che “non c’è nulla che vada oltre le nostre capacità: possiamo farcela, per il nostro futuro e per il mondo”; la posta in gioco sarebbe “di rispondere alle sfide comuni e affrontare le questioni che hanno un impatto diretto sulla vita di miliardi di persone. Se i genitori non possono nutrire i propri figli – specifica Biden – nient’altro conta. Quando i Paesi sono ripetutamente devastati da disastri climatici, interi futuri vengono spazzati via. E come tutti abbiamo sperimentato, quando le malattie pandemiche proliferano e si diffondono, possono aggravare le disuguaglianze e portare il mondo intero al collasso”. Sarebbe questa la preoccupazione degli Stati Uniti, la giusta ragione del loro intervento ma anche il motivo per cui il raggio d’azione entro cui la loro impresa, politica e militare, si deve esercitare è senza limiti territoriali: “Abbiamo approfondito le nostre alleanze principali in Europa e nell’Indo-Pacifico. La NATO è più forte e unita che mai, stiamo facendo di più per collegare i nostri partner e le nostre strategie nelle varie regioni attraverso iniziative come il nostro partenariato di sicurezza con l’Australia e il Regno Unito (AUKUS). E stiamo forgiando nuovi modi creativi per lavorare in comune con i partner su questioni di interesse condiviso, come con l’Unione Europea, il Quadrilatero Indo-Pacifico, il Quadro economico Indo-Pacifico e il Partenariato per la prosperità economica delle Americhe”; e da lì lo sguardo si spinge fino all’Artico.

Si postula dunque un unico potere che si protende alla totalità del mondo, nella presunzione che questo debba avere un unico ordinamento politico, economico e sociale, corrispondere a un unico modello di convivenza umana; e questo è un presupposto che da tempo gli Stati Uniti avevano posto a base della loro relazione col mondo, da quando, dopo l’11 settembre 2001 e lo shock dell’attacco alle Due Torri, avevano enunciato l’ideologia a cui doveva essere conformato l’assetto del mondo, perché questo corrispondesse agli interessi e alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti d’America. Secondo quella ideologia il solo modello valido per ogni nazione sarebbe riassumibile in tre termini: Libertà, Democrazia e Libera Impresa; dunque un modello che mette insieme una definizione antropologica, una indicazione di regime politico ed una forma obbligatoria di organizzazione economico-sociale, e questo composto era dichiarato come normativo per tutti, sulla scia del “progetto”, pubblicato nell’ottobre del 2000, del “nuovo secolo americano”. Dunque non venivano contemplati tanti possibili regimi politici, economici e sociali, corrispondenti eventualmente a diverse teorie. Ce ne sarebbe uno solo che comporta un modello umano, quello dell’individualismo liberale, un modello politico, quello della democrazia occidentale, ed un modello economico, quello del capitalismo d’impresa. Altri modelli non sono ammessi e compito degli Stati Uniti sarebbe di diffondere questo modello in tutto il mondo.

Si potrebbe dire, fin qui, che non possiamo fare obiezioni: ognuno può avere la propria visione del mondo e auspicare e operare perché si realizzi.

Una chiamata alle armi anche per noi

Il problema è però che gli Stati Uniti vogliono fare tutto questo non per conto loro, ma coinvolgendo “l’impareggiabile rete di alleanze e partnership dell’America”. Questi partners nello stabilire l’ordine del mondo sono chiamati in causa 167 volte nei due documenti del presidente Biden e del Pentagono e attraverso la NATO in questa chiamata alle armi siamo coinvolti anche noi.

Dunque la cosa ci riguarda; e da partners e alleati, e non da sudditi o “vassalli”, come ha detto Macron, dobbiamo decidere se questa è la visione del mondo che abbiamo anche noi, se questo è il mondo che vogliamo costruire e qual è la nostra idea dello “stato del mondo” in cui ci troviamo ad operare.

La supremazia americana

La premessa da cui parte Biden e su cui tutta la strategia americana è fondata, “la nostra visione nel tempo”, come egli la definisce, è che “l’era post-Guerra Fredda è definitivamente finita”. Sarebbe una buona notizia se annunziasse la fine della guerra come tale. Purtroppo invece non è così: essa sancisce solo la fine della sua modalità come “guerra fredda”, cioè come una guerra sempre minacciata e mai combattuta, con armi sempre pronte all’uso ma accumulate e tenute ferme negli arsenali. Paradossalmente invece quella che ne deriva è una guerra liberata, non più trattenuta dai rischi di uno scontro nucleare, tornata ad essere libera all’esercizio, come non lo era stata all’epoca della competizione tra I blocchi, fino alla rimozione del muro di Berlino, e poi subito era stata recuperata come necessaria, buona e giusta e persino umanitaria con la prima guerra del Golfo, già nel 1991.

La seconda premessa è che liberato dai vincoli della guerra fredda, l’ovvio modo degli Stati, anzi delle maggiori Potenze, di relazionarsi tra loro, debba essere e sia quello di “una competizione strategica per plasmare il futuro dell’ordine internazionale” e, per gli Stati Uniti, quello di “far avanzare gli interessi vitali dell’America, posizionare gli Stati Uniti per superare i concorrenti geopolitici, affrontare le sfide comuni. Non lasceremo il nostro futuro vulnerabile ai capricci di chi non condivide la nostra visione di un mondo libero, aperto, prospero e sicuro”, dice Biden. Dovranno essere pertanto gli Stati Uniti a vincere in questa competizione: “Essi guideranno con i nostri valori”, “nessuna nazione è meglio posizionata degli Stati Uniti per avere successo”, naturalmente col corteo dei loro seguaci, di “tutti coloro che condividono i nostri interessi”: dunque si parte vincenti e lo spazio di tempo in cui ciò deve avvenire è “il prossimo decennio”, che il documento programmatico del presidente Biden definisce come “decisivo” e che poi nella programmazione della Difesa di Lloyd Austin si estende a comprendere “due decenni” destinati peraltro a prolungarsi nei decenni successivi. Dunque è un testo sul futuro del mondo.

La sfida culminante: la Cina

Questo è il mondo come è visto nel tempo, ma come è visto nello spazio, come viene proposto al nostro sguardo (e alle nostre decisioni) di oggi? Esso è un mondo di cui una parte (peraltro minore) si identifica con la democrazia, ed è contro l’altra, quella delle autocrazie, considerate costitutivamente minacciose e aggressive.

Nel documento del ministro della Difesa Lloyd Austin, esso è considerato come “l’ambito di sicurezza” in cui deve operare l’insieme delle Forze Armate americane (Joint Force), ovvero è il mondo come gli Stati Uniti se lo immaginano e vogliono che sia. È un mondo diviso tra quattro grandi soggetti considerati come contrapposti e in lotta fra loro: 1) Gli Stati Uniti e i loro alleati e partners; 2); la Cina; 3) la Russia, la Corea del Nord e le organizzazioni violente e estremiste, cioè il terrorismo; 4) la “zona grigia” che non è integrata in nessuno dei tre campi suddetti. L’Europa è aggregata al primo mondo, attraverso la NATO.

E subito, sia nel documento della Casa Bianca, sia in quello del Pentagono, vengono designati I due “competitori strategici”, quelli con cui dovrebbe disputarsi il dominio del mondo: e il maggiore non è, a sorpresa, il nemico tradizionale degli Stati Uniti, l’altra grande Potenza della seconda Guerra mondiale, la Russia, i cui “limiti strategici – sostiene Biden – sono stati messi in luce dopo la sua guerra di aggressione contro l’Ucraina”; ora il vero nemico è la Cina. “La Russia – dice Biden – rappresenta una minaccia immediata e continua all’ordine di sicurezza regionale in Europa ed è una fonte di disturbo e instabilità a livello globale, ma non ha le capacità trasversali della Repubblica Popolare Cinese”.

Pertanto è la Cina a rappresentare la “sfida culminante” (pacing challenge) nel prossimo decennio e nei decenni successivi, a causa della sua intenzione e capacità di “rimodellare l’ordine internazionale a favore di un ordine che inclini il campo di gioco globale a suo vantaggio”. È questa la ragione per cui il piano di pace presentato da Xi Jinping per l’Ucraina, non è stato preso in considerazione.

È singolare che mentre per la Russia Biden abbia buon gioco nell’attribuirle “una minaccia immediata al sistema internazionale libero e aperto come ha dimostrato la sua brutale guerra di aggressione contro l’Ucraina”, ragione per cui essa doveva essere ridotta per punizione alla condizione di “paria” (che nel sistema indiano delle caste significa essere gettati fuori dall’umanità e dalla storia) per la Cina non c’è alcuna motivazione che sia addotta per doverla combattere, se non il fatto che essa sarebbe “l’unico concorrente che ha l’intenzione di rimodellare l’ordine internazionale e, sempre più spesso, ha il potere economico, diplomatico, militare e tecnologico per perseguire tale obiettivo”.

Sulla scia di questa “damnatio” pronunciata da Biden, pochi giorni dopo, il 27 ottobre, il documento operativo sulla “Strategia della Difesa Nazionale degli Stati Uniti” pubblicato dal Segretario alla Difesa Lloyd Austin, illustrava in che modo l’immenso potenziale americano sarebbe stato predisposto a sostenere con la deterrenza questa sfida con la Repubblica Popolare Cinese e a “scoraggiare l’aggressione”; esso sosteneva bensì che il conflitto con la Cina non è “né inevitabile né auspicabile” ma anche che gli Stati Uniti sono pronti, se la deterrenza fallisce, “a prevalere nel conflitto”, come del resto in ogni altro conflitto che si trovino a combattere.

Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali: iniziativa a Cagliari

09071d55-7bca-4293-b88c-cfae2bd008e4img_3057 «Il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio». Queste parole di papa Francesco, così impegnative e consapevoli, hanno dato forma e consistenza al Cammino avviato nel 2021, nelle nostre Chiese in Italia. Sabato 20 maggio dalle 10 alle 12.30, presso la Curia diocesana (Cagliari – via monsignor Cogoni, 9), l’arcivescovo e segretario generale della Cei monsignor Giuseppe Baturi, in concomitanza con la Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali, desidera incontrare i giornalisti e coloro che sono impegnati nella preziosa e delicata arte della comunicazione.

Oggi sabato 6 maggio 2023

4e7cea7f-7e41-430b-aec5-8e457940835fCommenti Opinioni Riflessioni Eventi
————————————————————————————————————
La scuola del merito e la lezione di don Milani
6 Maggio 2023 su Democraziaoggi.
Fiorella Farinelli su Rocca

Uno studente ogni sei in Italia abbandona la scuola prima del diploma, secondo l’ultimo rapporto Svimez. E al ministero “dell’istruzione e del merito” si ascoltano le sirene contro l’inclusività della scuola. Sarebbe invece da riprendere la lezione del prete di Barbiana che invitava i professori a “non dormirci la notte”.
Don Lorenzo Milani servì in […]
———————————Ieri in via Emilia——-
Prove di unità
4d2fa76f-344d-4a3d-8aee-c449846b5d0c
————Informazioni sulla Staffetta per la Pace——
img_3027Messaggio di Marco Mameli di Prepariamo la Pace.
Ciao a tutt*, per quant* non possono partecipare alle varie tappe della staffetta, l’appuntamento a Cagliari, è alle ore 11,00 ingresso molo dogana (penultima tappa), per accompagnare fino al molo Ichnusa il camminator*/* dove si concluderà la staffetta dell’umanità. Saluti.
——————————————
Rocca è online
img_3046

Dibattito

457b1c0e-0091-4ca4-8afe-bceebaf7a649I cattolici democratici e la nuova sinistra
15 Aprile 2023 by Fabio | su C3dem.
di Silvio Minnetti*

12 aprile Commenti Opinioni Riflessioni Eventi

Bianchi Enzo prioreRussia e Ucraina. Conferenza di Enzo Bianchi, Genova 23/03/2023.
https://www.ilblogdienzobianchi.it/blog-detail/post/185665/russia-e-ucraina-scontro-anche-tra-chiese?fbclid=IwAR0ng4THhvjjU65HEWpBPAjItUxU9Qf9gMya-aV6-rIFV8GjDODU-RB5jMs
——————————————————-
democraziaoggiPer Angioy, come per Catilina, i gruppi dominanti ordirono un colpo di Stato
12 Aprile 2023
A.P. Su Democraziaoggi
Ho sempre voluto saperne di Catilina, fin da quando alle scuole medie ci fecero tradurre passi delle Catiliniarie di Cicerone. Il console mi sembrava fin d’allora un trombone molto ambizioso al servizio dei ricchi, gli ottimati, contro i populares, i ceti meno abbienti, sfruttati e indebitati. Catilina lo vedevo dalla parte di quei dirigenti sindacali […]
———————————————————-
d8fff591-4956-4b97-917a-8450430923ea
————-Giovedì 13 aprile a Cagliari——–
anpi-13-4-23
————————————-
avvenireLe sfide del male e i trend da invertire. No all’eclissi dell’empatia
No all’eclissi dell’empatia

Mauro Magatti
mercoledì 12 aprile 2023 Su Avvenire

————————————————-

La imagen del Nazareno: ¡mejor busque entre los pobres Su imagen de carne y hueso!

55a386ae-6156-4d73-9fd3-511a97246f3fb6a80f7d-d46c-4493-b013-9c2bc264efafPoesía de Gabriela Mistral, Premio Nobel de Literatura. (Cilena 1889-1957)

¡De qué quiere Usted la imagen?
Preguntó el imaginero:
Tenemos santos de pino,
Hay imágenes de yeso,
Mire este Cristo yacente,
Madera de puro cedro,
Depende de quién la encarga,
Una familia o un templo,
O si el único objetivo
Es ponerla en un museo.

Oggi 6 aprile 2023 Giovedì santo

Ci vuole “spirito di servizio” a partire da chi sta più in alto.

di Franco Meloni, su Aladinews di giovedì santo del 4 aprile 2012, nonché del 14 aprile 2022.

Dal Vangelo secondo Giovanni 13, 4-54 si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. 5 Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugatoio di cui si era cinto. 

La chiesa cattolica nella liturgia del giovedì santo, nella messa in coena Domini, rivive il gesto della lavanda dei piedi riportato nel testo dell’evangelista Giovanni.

Israele/Palestina. La situazione in un intervento di mons. Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme.

6ae0e7be-a269-4553-81fe-93df4ddb0b26Veglia di preghiera a Fontanella di Sotto il Monte.
Messaggio di mons. Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme.
19 anni dopo la costruzione del muro di separazione Israele/Palestina

Alcuni giorni fa, promossa da molte realtà ecclesiali del territorio bergamasco, presso l’Abbazia di Fontanella si è tenuta una veglia di preghiera in comunione con i cristiani di Betlemme a 19 anni dalla costruzione della prima lastra di cemento del Muro di separazione in Israele/Palestina.

Ha portato il suo contributo, con un video realizzato appositamente, anche il Patriarca di Gerusalemme, mons. Pierbattista Pizzaballa. Questo è il suo intervento trascritto (titoli nostri)

Buonasera, il Signore vi dia pace.

Dibattito Cattolici e Politica.

cattoliciGli interventi nel dibattito su L’Unione Sarda
.
.
1) 02/3/2023 Antonello Menne, I cattolici e la politica.
2) 04/3/2023 Sergio Nuvoli, L’impegno dei cattolici.
3) 11/3/2023 Tonino Secchi, La diaspora dei cattolici.
4) 14/3/2023 Luca Lecis, Valori, non partiti.
5) 1/04/2023 Franco Meloni, I cattolici tornino in mare aperto. Su Aladinpensiero/Editoriali e L’Unione Sarda/Il dibattito dell’1/4/2023.
——————————————————-

Oggi giovedì 30 marzo 2023 Commenti Opinioni Riflessioni Eventi

Forza Francesco!2735ab03-36c0-4840-b0ff-718c8932cd1a
—————————————————————
Commenti Opinioni Riflessioni Eventi
I progressisti sul personale fanno propaganda elettorare?

30 Marzo 2023
Andrea Pubusa su Democraziaoggi
I progressisti in Consiglio regionale chiedono la discussione di una loro proposta di legge che equipara il trattamento dei dipendenti comunali a quello dei regionali, fra i quali esiste attuamente un divario di circa seimila euro, all’anno. Oltre che una misura perequativa, si tratterebbe, nelle intenzioni dei proponenti, di un provvedimento che contribuirebbe a […]
——————————
La Resistenza spiegata ai bambini
29 Marzo 2023
Gianna Lai su Democraziaoggi
Il libri vivono tra i lettori, i lettori poi interpretano, specie se si tratta di piccoli studenti, in un vero processo di identificazione che li porta direttamente dentro i personaggi. Ecco il successo de “La Resistenza spiegata ai bambini “ di Francesca Parmigiani, beccogiallo 2021, la validissima spinta della narrazione di luoghi e donne […]
——————————-

Rocca. A sessant’anni della Pacem in terris

cattolicipacem-in-terrisIl quindicinale Rocca della Pro Civitate Christiana, a cui siamo legati da un rapporto di amicizia e collaborazione, nell’ultimo numero (n.7 del 1 aprile 2023) dedica un servizio speciale sull’enciclica Pacem in terris emanata da Giovanni XXIII il 13 aprile 1963. Sono passati 60 anni ma il messaggio dell’enciclica è anche oggi straordinariamente valido. Chiara e netta la condanna della guerra che mai può essere giustificata: non è esiste nessuna “guerra giusta”. Lo rammentiamo a maggior ragione oggi, nel tempo in cui la guerra sconvolge molte parti del mondo, a partire dalla guerra Ucraina/Russia che si combatte in piena Europa, con il rischio sempre più pericolosamente possibile di un coinvolgimento planetario in conflitto atomico.
D’accordo con il direttore di Rocca, che ringraziamo, rilanciamo alcuni contributi del numero 7, già pubblicato online, condividendo in particolare la scelta strategica della nonviolenza come alternativa alle politiche guerrafondaie. Ostinatamente e convintamente per la Pace!
. Editoriali di Aladinpensiero online: http://www.aladinpensiero.it/?p=141808
——————————————-