Monthly Archives: agosto 2016

Corsi universitari in telematica. Le università sarde partirono bene e con tempestività, poi…

eduopen-white2E’ nata EduOpen: 14 università pubbliche mettono online i loro corsi. Gratuiti e senza copyright.
Corsi accessibili a tutti tenuti dai docenti degli atenei italiani: è l’offerta di EduOpen, la nuova piattaforma di Mooc finanziata dal Miur
di Carlotta Balena su StartupItalia!, 21 aprile 2016
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bann_unisofiaaladin-lampada-di-aladinews312Come si vedrà nel corpo dell’articolo, nell’elenco non ci sono le università sarde. Eppure a partire dal 2006 gestirono un grande progetto europeo, denominato Unisofia, attraverso il Consorzio Unitelsardegna delle due università (http://www.unica.it/pub/7/show.jsp?id=1330&iso=19&is=7). logo_unisofiaPer fortuna il Consorzio esiste ancora, resistendo alla furia distruttiva di rettori non lungimiranti, ma non sembra abbia il ruolo di rilievo che meriterebbe. Prova ne sia la sua assenza nel progetto EduOpen. Il tempo perduto va ora ricuperato con un adeguato impegno da portare avanti come Università della Sardegna.
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Ecco l’articolo
L’università italiana da oggi è online, gratuita e per tutti. E’ diventa ufficialmente attiva, infatti, la piattaforma EduOpen.eu, creata da 14 atenei italiani pubblici [1] per offrire dei corsi formativi di alta qualità a distanza, cioè i cosiddetti MOOC (Massive open online course). Tutti i corsi offerti da EduOpen sono tenuti da docenti universitari e prodotti dalle università italiane aderenti al progetto, finanziato dal ministero dell’Istruzione con 100 mila euro. Gli atenei attualmente nella piattaforma sono: l’Università Aldo Moro di Bari, il Politecnico di Bari, la Libera Università di Bolzano, l’Università di Catania, l’Università di Ferrara, l’Università di Foggia, l’Università di Genova, l’Università Politecnica delle Marche, l’Università di Modena e Reggio Emilia, l’Università Bicocca di Milano, l’Università di Parma, l’Università di Perugia, l’Università del Salento, l’Università Ca’ Foscari di Venezia.
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Per ricordare un amico e un maestro

aladin-lampada-di-aladinews312Pubblichiamo due corsivi che Giorgio Pisano dedicò alla Scuola Popolare di Is Mirrionis, sulla sua rubrica de L’Unione Sarda, nell’intento di appoggiare la vertenza per recuperare il vecchio edificio (ora un rudere) per metterlo al servizio del quartiere e della città, pensando soprattutto ad interventi contro la dispersione scolastica e il disagio giovanile. E’ un modo non retorico – come crediamo avrebbe gradito Giorgio – per ricordare l’amico e il grande maestro di giornalismo.
- Corsivo del 14 luglio 2015
Giorgio Pisano su SP US 14 luglio 2015

- Corsivo del 7 settembre 2015
Giorgio Pisano su SP US 7 sett 2015

Studenti per il NO nelle spiagge sarde

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volantinaggio al Poetto Cagliari il 20 ago 2016

21 agosto 2016 Red su il manifesto sardo

La Rete della Conoscenza tramite la campagna “Studenti per il NO” ha organizzato un ciclo di attività estive a partire dal volantinaggio sulle spiagge in programma nel fine settimana. L’iniziativa si sta svolgendo nei più importanti litorali italiani e anche in Sardegna. Gli studenti medi e universitari si sono dati appuntamento ieri alle 16 al Poetto di Cagliari e nella spiaggia di Porto Pino, Sant’Anna Arresi (CI). Oggi si replica al Poetto di Cagliari, sempre alle ore 16.
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Programmi di approfondimento

UNIV-SARDEGNA-SISTEMA-LOGO-300x122Universidade de Sardigna – University of Sardigna – Università della Sardegna. Argomento che riaffronteremo presto. Da Aladinews.
Intanto nella vicina Francia:MegaSorbona su Roars

Domenica 21 agosto 2016

Logo_Aladin_Pensieroaladin-lampada-di-aladinews312sardegnaeuropa-bomeluzo3-300x211Sardegna-bomeluzo22sedia-van-goghGLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413. .
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Ciao Giorgio

Lutto nel mondo del giornalismo sardo
È morto nella notte Giorgio Pisano

(Da L’Unione Sarda on line. Oggi alle 09:38 – ultimo aggiornamento alle 10:38)
Giorgio Pisano US 20 8 16
Giorgio Pisano
Lutto nel mondo del giornalismo sardo e a L’Unione Sarda. È morto questa notte, all’età di 66 anni, Giorgio Pisano, storico inviato ed ex vicedirettore del nostro giornale.
lutto lampadadialadmicromicro1Siamo costernati. Se ne va un caro amico, che difendeva la sua autonomia di giornalista a tutti i costi, come aveva imparato dai suoi maestri. Lui era e resta un maestro del buon giornalismo per tutti. Ciao caro Giorgio, mancherai a noi e alla Sardegna. Condoglianze alla moglie, al figlio, alla famiglia, ai tanti che lo hanno stimato e che gli hanno voluto bene.

Università nel mondo e Università della Sardegna / DIBATTITO

La controclassifica dove l’Italia supera Harvard e Stanford. Un interessante esercizio di Giuseppe De Nicolao su Roars.
Roars Logo-Home-Page-910x1174Il sito Roars aggiunge un parametro alla classifica di Shangai e i risultati sono a sorpresa con le italiane in testa
di Gianna Fregonara, sul Corriere della Sera on line.
University MASTER__
Harvard prima. Poi Stanford e il Mit e Berkeley, Cambridge e Princeton. Sedici americane, tre inglesi e una svizzera (l’Istituto di tecnologia di Zurigo) sono le migliori venti università del mondo, secondo la classifica pubblicata a Ferragosto dalla Shanghai Jiao Tong University (Arwu). Le italiane, come negli scorsi anni, sono ancorate dopo il 150esimo posto su 500. Cinque quest’anno – erano sei nel 2014 – tra il 150 e il 200esimo gradino: la Sapienza, l’Università di Milano, e poi Padova, Pisa e Torino. Venti in tutto entro l’ultima posizione.
Difficile, messe così le cose, poter esultare per il nostro sistema universitario, nonostante il rettore della Sapienza Eugenio Gaudio abbia subito rimarcato la riconferma del risultato dello scorso anno per il suo ateneo. Impossibile per le nostre università scalare oltre le classifiche – tutt’al più può succedere che da un anno all’altro «rosicchino» qualche posizione – se si usano i criteri dell’istituto cinese: il numero di ex studenti che hanno preso il Nobel, il numero di premi Nobel che fanno parte del corpo insegnante, il numero di ricercatori con maggiori citazioni scientifiche e di studi pubblicati nelle riviste specializzate.
La vittoria degli Atenei italiani
Ma Giuseppe De Nicolao, professore di Ingegneria a Pavia e collaboratore della rivista online Roars, ha provato ad aggiungere un altro indicatore ai dati raccolti a Shanghai, per stilare una classifica «dell’efficienza delle università che mettesse a confronto i risultati con la spesa», dividendo cioè i costi di gestione di ogni università per il numero di punti raggiunti. E a sorpresa – mettendo a confronto i primi venti atenei della classifica Arwu e i venti atenei italiani che vi sono classificati – a guidare questa «gara» sono quattro università italiane: la Scuola Normale di Pisa, l’Università di Ferrara, Trieste e Milano Bicocca, e nei primi dieci posti otto sono gli atenei italiani mentre a reggere il confronto dell’efficienza tra le grandi università ci sono solo Princeton e Oxford. – segue -

Sabato 20 agosto 2016

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Buone riflessioni da parte di un neokeynesiano prudente

pensatore sotto lunaAppunti di politica economica e dintorni
di Tonino Dessì
Che siamo in deflazione permanente ogni tanto viene anche scritto.
La deflazione è una delle bestie peggiori per un’economia, in particolare regionale (come quella europea), o locale (come quella italiana).
In genere il tema, politicamente e giornalisticamente, dopo esser stato evocato, non viene approfondito, perché persino gli economisti più seri non hanno mai fornito una “ricetta” efficace per affrontarlo.
Il più delle volte, nei testi “sacri” di ogni autore e scuola, si descrive il fenomeno, si glissa sui complessi problemi teorici e pratici che rendono difficile ogni intervento e poi si rinvia al compiersi di cicli o all’evolversi di precedenti vicende storiche.
La deflazione in corso però non è mondiale, ma specificamente europea, resa possibile come fatto “regionale” dall’essere il sistema economico europeo ancora relativamente chiuso e aggravata dal permanere di un assetto politico-istituzionale continentale ancorato ai criteri elaborati in un periodo nel quale gli obiettivi fondamentali sono stati individuati nella lotta all’inflazione e nel controllo incrociato del deficit pubblico degli Stati membri.
Ne sono scaturiti più di vent’anni di politiche deflazionistiche, dalle quali l’UE non riesce a uscire anche perché dovrebbe modificare gli ultimi trattati nonchè i connessi limiti statutari di missione della BCE. Non solo: occorrerebbe anche revocare le modifiche introdotte, in ossequio a quelle scelte, negli ordinamenti interni dei singoli Stati membri, come è accaduto con la costituzionalizzazione del pareggio “reale” del bilancio nell’articolo 81 della Costituzione italiana, intervenuta sotto il Governo Monti.
Una modifica politico-ideologica sorprendente, all’interno di una Costituzione politicamente e ideologicamente “aperta” (per non abusare anche in questo campo del termine “laica”).
Quella disposizione contrasta con ogni principio finanziario, perché contiene il divieto di finanziare la spesa pubblica in deficit.
Tant’è che siamo al paradosso di dover far finta che si tratti di una disposizione appena “programmatica”, ma non cogente, altrimenti sorgerebbe questione immediata di incostituzionalità di ogni manovra di bilancio successiva.
Tutte le leggi di stabilità, infatti, fino ad oggi, hanno continuato a finanziare in deficit non solo la (poca) spesa per investimenti, ma anche la (crescente) spesa corrente e segnatamente quella dello Stato centrale, mentre quella delle Regioni e degli enti locali è stata strangolata, con tutte le ricadute che conosciamo sul livello dei servizi di competenza delle autonomie territoriali.
A margine, quindi, ragion di più per lasciare in pace la Costituzione, toccandola il minimo indispensabile.
Ma anche in un contesto che è di ampiezza continentale, da parte del Governo italiano (e della classe dirigente imprenditoriale di principale riferimento) si è continuato a commettere errori specifici e a non compiere alcune scelte che avrebbero consentito una navigazione più proficua del tirare a campare fra qualche elargizione propagandistica (gli ottanta euro), qualche demagogia fiscale a danno della finanza locale (l’eliminazione dell’IMU sulla prima casa malamente compensata da parziali erogazioni derivate centrali) e quotidiani annunci di improbabili attese di incremento del PIL, smentite dai dati della contabilità nazionale cinque minuti dopo l’ultimo tweet.
Valentino Parlato spiega alcune di queste cose in modo semplice e consiglio a chi sopravviva alla lettura del mio post di leggerle. – segue –

Per ridurre la presenza militare in Sardegna serve una strategia nuova, più decisa e apertamente conflittuale sul piano politico con lo Stato italiano

sardegna-dibattito-si-fa-carico-181x300Servitù militari in Sardegna, la strategia di Pigliaru è assolutamente inefficace. Volutamente?
by vitobiolchini su vitobiolchini.it

Portaerei_Cavour_francobollo
Saluti da La Maddalena (la cartolina sceglietela voi che il francobollo ce lo mette il governo Renzi)

La vicenda del molo che a La Maddalena il ministero della Difesa vorrebbe realizzare per rendere l’isola di Santo Stefano la base di approdo della portaerei Cavour dimostra in maniera lampante come il Patto per la Sardegna, firmato meno di tre settimane fa in pompa magna a Sassari dal presidente della Regione Pigliaru con il presidente del Consiglio Renzi, non affronti il vero nodo cruciale per l’isola, cioè il suo nuovo modello di sviluppo, di cui la liberazione dell’isola dai poligoni e dalle basi a favore di una economia sostenibile è un elemento essenziale.

Bisogna certamente dare atto Francesco Pigliaru di avere assunto in questi anni posizioni chiare contro le servitù militari e di avere più volte chiesto la riduzione del peso che grava sull’isola per quanto riguarda basi e poligoni. Anche nell’ultimo caso di La Maddalena il presidente della Regione ha detto parole inequivocabili; il punto è che a fronte di due anni e mezzo di parole non è mai seguita una azione politica efficace, e questo per un motivo semplice: perché la strategia di Pigliaru è evidentemente fallimentare.

Se il presidente della Regione avesse realmente ritenuto fondamentale per la sorti della Sardegna la riduzione della presenza militare nell’isola, avrebbe subordinato ogni accordo su qualunque tema con lo Stato italiano ad un impegno serio sulla presenza dei poligoni. Con una azione politica forte e decisa, la Regione potrebbe infatti costringere in un angolo lo Stato.
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Venerdì 19 agosto 2016

fiore incunettaLogo_Aladin_Pensieroaladin-lampada-di-aladinews312sardegnaeuropa-bomeluzo3-300x211Sardegna-bomeluzo22sedia-van-goghGLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413. .
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Giovedì 18 agosto 2016

fiori di villaputzu  ago16imageLogo_Aladin_Pensieroaladin-lampada-di-aladinews312sardegnaeuropa-bomeluzo3-300x211Sardegna-bomeluzo22sedia-van-goghGLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413. .

Bombe sovraniste

disperazione Aladindi Antonio Dessì
E il Qatar rientra tra i Paesi che sostengono l’IS, ma ci fate giulivi con un accordo in pompa magna per la costruzione di un ospedale privato in convenzione onerosa col SSN, che quando entrerà in funzione bisognerà aver tagliato un corrispondente numero di posti letto nelle strutture pubbliche.
E c’è una fabbrica di bombe, a Domusnovas: va bene, ce ne sono dappertutto, ma qui si forniscono ordigni all’Arabia Saudita che li usa per bombardare lo Yemen e voi non fiatate manco bah.
E vogliono fare di La Maddalena di nuovo una base militare strategica: sarà che la Cavour o altre navi da qualche parte debbono pur parcheggiarle, però intanto squillano trombe di intervento in Libia; e voi fate trapelare appena il fastidio per aver appreso la notizia dalla stampa senza esserne stati informati in forma istituzionale.
Sarà questo, il sovranismo “di centrosinistra”, dare in appalto l’Isola e i suoi annessi e connessi a chi gioca i giochi di morte nell’uno e nell’altro scenario di guerra?
È già. Anche nel referendum sulla riforma costituzionale che tanto vi piace, in fondo, c’è una bella clausola di supremazia speciale per la prevalenza dell’interesse nazionale: degli altri.
Vi avevamo tanto amati.
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Mercoledì 17 agosto 2016

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sole voillaLina

Martedì 16 agosto 2016

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