Cagliari capitale della Sardegna Territorio Intelligente

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Cagliari capitale della Sardegna Territorio Intelligente (*)

(*) Tratto dal documento RESTART ITALIA!

III I territori
Una sfida per i territori che vogliono puntare sulle startup
Il Governo deve lanciare una sfida ai territori. L’obiettivo è stimolare la loro intraprendenza e capacità progettuale per immaginare interventi che li rendano in breve tempo luoghi ospitali per le startup. Destinatari di questa iniziativa sono sia le esperienze locali che già stanno funzionando, per accompagnarle verso un salto di qualità e renderle dei veri campioni internazionali a cui anche altri possano ispirarsi, sia quei territori che intendono liberare le proprie energie latenti e investire sulle nuove imprese innovative.
Non esiste una ricetta unica: far nascere un ecosistema è una sfida che coinvolge una pluralità di attori pubblici e privati e richiede ad ogni singolo territorio di definire una prospettiva per il suo sviluppo.
Chi Presenta i Progetti?
A candidare il territorio‚ e quindi a fungere da capofila per la presentazione del progetto‚ dovrà essere un’istituzione locale, primi fra tutti un comune o un raggruppamento di comuni. Il territorio dove il progetto si svilupperà potrà consistere in un’area urbana, in una periferia, in una terra di mezzo tra due città. Potrà essere contiguo e chiaramente delimitato, oppure avere natura più diffusa. In ogni caso dovrà essere ben identificato nel progetto.
La precondizione principale per valutare la capacità del singolo territorio di creare un ecosistema locale favorevole alle startup deve essere la capacità di aggregare una pluralità di attori pubblici e privati locali (università, associazioni, camere di commercio, imprese esistenti, acceleratori e incubatori, finanziatori) attorno ad un unico progetto, superando quindi ogni logica di veti incrociati e dimostrando capacità di aggregare risorse e generare massa critica. Un ruolo cruciale in tutto questo possono giocarlo le camere di commercio, che dovrebbero investire una parte importante delle loro risorse per contribuire allo sforzo generale di sostenere la nascita e lo sviluppo di startup.
Cosa mette il territorio, cosa mette lo Stato.
I territori dovranno partire dalle risorse che hanno (persone, strutture, reti, etc.), puntando ad attrarre quelle che ancora non hanno (competenze nuove, capitali e investimenti), per generare una quantità complessiva di risorse che, scommettendo sulla vocazione e specificità territoriali, siano messe al servizio di un progetto locale di respiro globale. Gli aspetti più importanti su cui valutare il progetto devono quindi far riferimento alla capacità del territorio di: valorizzare attraverso l’innovazione la propria specificità‚ e quindi i punti di forza, le vocazioni, le risorse e le strutture esistenti, le unicità locali; creare o rafforzare un’identità territoriale legata eventualmente all’ambito di specializzazione delle startup che si vogliono far nascere; prevedere una significativa partecipazione ai costi di realizzazione delle attività attraverso l’impiego intelligente delle risorse già disponibili; semplificare e abilitare (infrastrutture, servizi, costi, burocrazia); svolgere una funzione di piattaforma, quindi realizzare la connessione permanente all’interno del territorio e tra il territorio e il resto del mondo; aggregare più soggetti economici privati, stimolando l’intraprendenza delle comunità che vivono nei territori, e prevedendo il coinvolgimento diretto degli attori locali della filiera startup nel processo di elaborazione della strategia e di monitoraggio dell’attuazione; attrarre persone da fuori, nella consapevolezza che la contaminazione e la diversità favoriscono lo sviluppo di un’economia innovativa; valorizzare e coinvolgere i talenti presenti sul territorio, sostenendo la creazione di una community startup locale; attrarre capitali privati, anche dall’estero, con lo scopo di generare un moltiplicatore del finanziamento pubblico centrale e locale; prevedere l’individuazione di un referente unico per ogni progetto e di un team di lavoro per la sua realizzazione (per ogni territorio, una task force di esperti e non un tavolo di rappresentanza dei vari interessi locali). Cosa dà in cambio il Governo a quei territori che sono in grado di offrire tutto questo? Assegna risorse e garantisce strumenti: in termini di risorse, si istituisce un fondo dedicato ai territori ad alto tasso di innovazione che cofinanzi progetti immediatamente cantierabili per favorire la nascita e l’insediamento di startup. Il territorio  contribuisce ai costi di realizzazione del progetto con risorse pubbliche locali e regionali ma soprattutto attraendo finanziatori/ investitori privati. La capacità dei proponenti di operare come fundraiser di risorse private è uno dei criteri più importanti nella valutazione del progetto. In termini di strumenti, il Governo delega al territorio i poteri necessari per ridurre la burocrazia locale e trasformarsi in zone a burocrazia zero. Inoltre, aiuta questi progetti territoriali a diventare (auto) sostenibili nel tempo. Come? Ad esempio con meccanismi di premialità fiscale legati allo sviluppo delle startup. Il territorio che dimostra che il suo progetto funziona, perchè nuove startup cominciano a nascere e crescere, dovrebbe maturare il diritto a trattenere parte degli introiti fiscali generati da queste nuove aziende sul territorio stesso.
Il Piano nazionale per gli ecosistemi startup
Il Governo istituisce un fondo per gli ecosistemi startup con l’obiettivo di co-finanziare interventi immediatamente cantierabili in grado di migliorare sensibilmente e rapidamente la capacità di un territorio di ospitare startup, altri attori della filiera e, in generale, un ecosistema favorevole all’innovazione. Il Fondo è gestito da un Gruppo di lavoro dedicato alle startup, composto dei rappresentanti dei ministeri direttamente coinvolti, delle altre autorità centrali, della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e dell’ANCI. L’istituzione locale‚ in particolare comuni o aggregazioni di comuni, in collaborazione con altri attori pubblici e privati, può candidarsi proponendo progetti costituiti da un insieme coordinato di interventi. Le candidature prevedono obbligatoriamente l’individuazione di un referente unico per ogni progetto e di un team di lavoro per la sua realizzazione (una task force per ogni territorio candidato). La valutazione e la selezione dei progetti vengono effettuate da esperti di chiara fama internazionale, italiani e stranieri‚ sulla base di criteri ben definiti, e attraverso un processo solido di peer evaluation. In caso di approvazione del progetto, le risorse vengono erogate sulla base di un contratto di insediamento che regola gli impegni dei vari soggetti pubblici e privati coinvolti e permette di semplificare le procedure per l’attuazione degli interventi. Il contratto prevede anche le tappe successive di implementazione del progetto. E chiaramente specifica, insieme all’impegno del territorio, anche: l’azione dello Stato volta a ridurre la frammentazione amministrativa, attraverso la delega ad un unico soggetto; l’azione congiunta dei proponenti e del Governo affinchè l’intervento sul territorio diventi sostenibile dopo poco‚ così da trasformare il trasferimento di risorse in un vero e proprio investimento di seed money da parte dello Stato nel territorio. In caso di inerzia realizzativa, lo Stato revoca il sostegno e il finanziamento. L’insieme dei contratti di insediamento costituisce il Piano nazionale per gli ecosistemi startup, un insieme di progetti pilota e aree demo che possono costituire esempi viventi di territori intelligenti e accoglienti per le startup.
Scheda
Piano Nazionale per gli ecosistemi startup
Gli strumenti. Fondo per gli ecosistemi startup; Gruppo di lavoro nazionale per le startup (composto dai rappresentanti dei ministeri direttamente coinvolti, delle altre autorità centrali, della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e dell’ANCI); per ogni progetto/territorio, si prevede la nomina di un referente unico e l’istituzione di una task force per implementazione; contratto di insediamento di un’area pro-startup. I progetti. I progetti devono indicare: a) l’ambito territoriale interessato e le sue caratteristiche (esistenza di startup, attori della filiera etc.); b) gli interventi proposti (trasformazione, valorizzazione, attività da svolgere, formazione, opportunità per i giovani etc.); c) gli impegni delle amministrazioni locali e coinvolte per ridurre il carico fiscale, semplificare le procedure e snellire la burocrazia; d) un piano degli investimenti necessari, sia pubblici che privati, comprensivi dell’eventuale cofinanziamento degli enti pubblici locali e regionali; e) le caratteristiche dei soggetti proponenti con l’indicazione di un referente unico della candidatura e di un gruppo di lavoro che preveda il coinvolgimento dei diversi attori coinvolti localmente e di personalità di riconosciuta competenza (una task force per ogni territorio candidato); f) la dimensione internazionale dell’intervento, in termini di attrazione di capitali e competenze; g) il programma temporale degli interventi da attivare e risultati attesi ad ogni tappa intermedia. Chi valuta i progetti? Come? Le candidature devono essere valutate, secondo principi di trasparenza, competenza e confronto internazionale che ispirano tutto il presente Rapporto, da un pool di esperti di chiara fama, italiani e stranieri, appartenenti all’ecosistema delle startup, attraverso un meccanismo di peer evaluation. Gli esperti valutano i progetti sulla base dei seguenti criteri: a) team dei proponenti e adeguatezza della pluralità degli attori pubblici e privati al raggiungimento dell’obiettivo identificato nel progetto; b) qualità della proposta progettuale (chiarezza obiettivi, coerenza, allocazione risorse etc.); c) coerenza con vocazione e specificità del territorio; d) fattibilità (tecnica, amministrativa, economico finanziaria); e) tempi di implementazione; f) impatto sul territorio (es. recupero e riqualificazione di aree/strutture in disuso); g) semplificazione burocratica e amministrativa; h) follow-up, autosostenibilità nel tempo dell’intervento, anche tramite meccanismi di premialità fiscale legali allo sviluppo delle nuove imprese innovative; i) mobilitazione di capitali privati; l) coinvolgimento di attori chiave della filiera startup‚ incubatori, acceleratori, fondi di venture capital, aziende insediate nel territorio‚a partire da quelli già presenti in loco; m) capacità di creare e/o rafforzare sviluppo di community startup  locale; n) coinvolgimento di altri territori che hanno già sperimentato prassi di successo, in forme di gemellaggio/ tutoring. Le decisioni della commissione di valutazione dei progetti sono dettagliate e motivate, e portano ad una graduatoria pubblica.
Scheda
Il Fondo per gli ecosistemi startup
50 milioni di euro
Risorse per singolo progetto: 30% private, da 30% a 70% cofinanziamento del Governo
I tempi di realizzazione del Piano
Per quanto riguarda i tempi, il Governo lancia il Piano per le startup, riceve i progetti e li seleziona, firma i contratti in modo da iniziare l’attuazione dei progetti, e quindi gli interventi sui territori selezionati, al più tardi nella primavera del 2013.
- Lancio del bando: novembre 2012
- Candidature dei progetti entro: febbraio 2013
- Valutazione e selezione entro: aprile 2013
- Firma dei contratti: maggio 2013
- Realizzazione dei progetti: a partire dal 1 giugno 2013
Per potenziare gli effetti di mobilitazione e coinvolgimento dei territori, il lancio del Piano è accompagnato da: (a) un ciclo di incontri con la presentazione di casi di successo e di strategie possibili per la promozione delle startup sul territorio; (b) una piattaforma dove raccontare gli obiettivi e monitorare l’andamento dei diversi progetti locali.

2 Responses to Cagliari capitale della Sardegna Territorio Intelligente

  1. [...] Fonte: Ministero dello sviluppo economico Aladinpensiero [...]

  2. [...] Per portarci avanti nel lavoro per la candidatura di Cagliari e la sua area vasta Territorio Intelli… [...]

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