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News sulla “vertenza ex Scuola Popolare di Is Mirrionis”. Ma perchè la politica ha paura dei centri di aggregazione sociale?

monumenti aperti per edit 20 mag15di Franco Meloni
ape-innovativa2Riteniamo doveroso rendere edotti i nostri lettori dell’andamento della “vertenza ex Scuola Popolare di Is Mirrionis”, che ha come soggetto promotore e capofila organizzativo il Circolo culturale Gramsci di Cagliari. Per quanti gradiscono esaurienti informazioni sulla questione segnaliamo l’apposita pagina fb oltre naturalmente i diversi servizi apparsi su questa news, che possono essere richiamati scrivendo “scuola popolare di is mirrionis” nel riquadro CERCA alla destra dell’home page. Il successo della recente manifestazione nell’ambito dei Monumenti aperti su Scuola Popolare e dintorni, correlata con il ricordo del nostro grande scrittore Sergio Atzeni, che visse una parte della sua giovinezza proprio in quei luoghi, corrobora e spinge la vertenza verso i suoi due principali obbiettivi: 1) dare a quella piazza, che allo stato ne è priva, la denominazione di Scuola Popolare dei Lavoratori; 2) ricuperare e ristrutturare il “manufatto ex asilo-ex centro sociale-ex scuola popolare” per adibirlo a moderno centro di aggregazione sociale del quartiere. Il quartiere, come pure il resto della città, ha urgente bisogno di tali strutture di aggregazione, che devono essere punto di forza per le politiche contro la disgregazione, l’emarginazione sociale, la dispersione scolastica, per ritrovare un comune impegno tra vecchie e nuove generazioni. Soprattutto rispetto a questo secondo obbiettivo vi sono molte difficoltà, che stiamo cercando di dipanare, anche nella ricerca di diradare le nebbie delle impostazioni istituzionali che, quando si disvelano si presentano spaventosamente inadeguate rispetto alla gravità dei problemi. Abbiamo tristemente scoperto che queste politiche, al di la delle dichiarazioni, sono spesso controproducenti. Prendiamo ad esempio proprio la questione dei centri di aggregazione: i Comuni sopraffatti dalle preoccupazioni di bilancio, avendo come priorità l’equilibrio dei conti, chiudono scuole e strutture di aggregazione, mettono perfino in concorrenza il diritto alla casa con il diritto alla qualità del vivere sociale. Le scelte concrete delle Amministrazioni, anche di quella cagliaritana sono proprio di questa fattura. Non nascondiamo certo che vi siano problemi di bilancio, dovuti ai tagli dei trasferimenti di risorse statali, in gran parte figli di una miope politica nazionale di spending review che non riesce a combattere i veri sprechi di denaro pubblico, ma le scelte che vanno concretamente facendosi non risolvono i problemi sociali. E invece da questi bisogna partire, affrontandoli con nuove impostazioni. Sappiamo che occorre ridiscutere le modalità di gestione dei centri di aggregazione, che nella gestione occorre puntare a un mix di volontariato gratuito e operatori a cui deve essere garantita una giusta retribuzione… Le soluzioni si trovano, anche copiando intelligentemente dalle innumerevoli esperienze in campo locale, italiano e internazionale (anche qui l’Università dovrebbe aiutarci ad approfondire). E, invece, la strada più facile che le Amministrazioni percorrono è quella di chiudere le strutture e affidarsi al mercato. Eppure, come dicono tanti esperti, ci sono ingenti risorse materiali (soldi, strutture, strumenti di finanza partecipata come il crowdfunding) e immateriali (competenze degli anziani, per esempio) che potrebbero essere rapidamente messe in gioco. Scusate quelle che potrebbero sembrare divagazioni, ma non lo sono affatto. E’ però giusto ritornare all’argomento iniziale, l’aggiornamento sulla vertenza. Lo facciamo riportando una sorta di verbale del nostro incontro con il direttore generale dell’Azienda Area, a cui diamo atto della disponibilità ad ascoltarci e a stabilire con noi, per quanto rappresentiamo, e con altri gruppi impegnati nel sociale, a partire dal circolo Gramsci, un rapporto di collaborazione rispetto ai problemi sui quali ricadono le competenze istituzionali della medesima Azienda. Com’è noto Aladinews si è fatto interprete della necessità di chiarimenti riguardo ai progetti sull’edificio dell’exexex, utilizzando lo strumento dell’accesso civico. Ecco il report dell’incontro, il resto lo chiariremo nel tempo, con la dovuta urgenza non disgiunta dall’esigenza di chiarezza. A presto per gli aggiornamenti.

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michela e lucia monuapertiREPORT SULL’INCONTRO CON IL DIRETTORE GENERALE DELL’AZIENDA AREA, 19 maggio 2015

Oggetto: Vertenza Scuola Popolare Is Mirrionis. Incontro con il direttore generale di Area

Con riferimento all’istanza di “accesso civico” fatta da me a titolo di giornalista direttore di Aladinews (vedi nota su aladinews), ieri 19 io e Enrico Lobina abbiamo incontrato il direttore di Area (ex Iacp), ing. Sebastiano Bitti. Enrico era presente in quanto è stato lui a concordare l’incontro con l’ing. Bitti, che conosce per le vicende dei rapporti Area-Comune, nella sua veste di consigliere comunale di Cagliari. E comunque Enrico è un sostenitore della nostra vertenza.
Ecco quanto ci ha detto l’ing. Bitti, o, almeno quanto io ho capito, sia per le parole dette, sia per quanto presumo ci sia dietro e intorno…
1) Non esiste alcun documento formale di impegno di Area rispetto all’intervento sul rudere di Is Mirrionis (ex asilo, ex centro sociale, ex sede della Scuola popolare), salvo quanto segue:
- Area ha studiato un preciso intervento di demolizione del rudere e costruzione di alloggi per portatori di handicap, considerato che è l’unico intervento consentito dall’attuale destinazione di quell’area stabilita (abbastanza di recente) dal Comune di Cagliari. Infatti il Comune (con decisione della precedente amministrazione di centro-destra, approvata anche dai consiglieri del centro-sinistra) ha cambiato la destinazione dell’area dove attualmente insiste il rudere da “servizi” a “abitativo”. Stante la configurazione dell’area in questione, considerati la sua storia, la memoria del luogo, il pregevole progetto iniziale INA CASA dell’architetto Sacripanti e collaboratori e, ovviamente, le esigenze degli abitanti della zona, tale scelta del Comune appare del tutto sbagliata, sicuramente discutibile anche dal punto di vista della legittimità per lo stravolgimento del giusto rapporto abitazioni-servizi. Sicuramente passibile di revoca per tornare a “su connotu” e questo lo discuteremo. Ma tant’è: Area non ne può prescindere.
Continuiamo il racconto.
Il progetto di costruzione delle case per portatori di handicap (seppure mancante di regolare approvazione, tanto da sembrare un’idea progettuale piuttosto che un vero progetto) non ha allo stato alcun finanziamento certo. Infatti lo stesso era stato inserito in un “accordo di programma tra lo Stato e la Regione Sarda” stipulato da uno degli ultimi governi (probabilmente quello di Mario Monti) con la Regione (probabilmente con la Giunta Cappellacci) e persosi quanto a finanziamento nel porto delle nebbie. Le incertezze temporali espresse al riguardo potranno probabilmente essere superate nella formulazione della risposta all’istanza di “accesso civico” di cui alle premesse. Interessante sottolineare come tale istituto (quello dell’accesso civico) sia tuttora sconosciuto a molte Amministrazione (Area compresa) che lo confondono con l’istituto dell’accesso agli atti previsto dalla legge 241.
Ma non divaghiamo e continuiamo…
Ma, dice l’ing. Bitti, il progetto potrebbe essere finanziato direttamente dall’Azienda Area, sempre che non vi siano sostanziali opposizioni. Maliziosamente l’ing. fa capire che una delle opposizioni potrebbe essere già rappresentata dalle iniziative del Circolo Gramsci e dintorni, ma questo pensiero malizioso è appunto solo un pensiero, tuttavia bisogna stare attenti: allo stato Area non ha fatto nulla e continuerà a non fare nulla esclusivamente per sua responsabilità, piaccia o non piaccia. Non ci sono alibi che tengano!
Porgendo un rametto di ulivo per un “compromesso onorevole” (che peraltro io non avevo veste alcuna di stipulare) l’ing. Bitti sostiene che il progetto delle case per portatori d’handicap potrebbe – anzi, dovrebbe – prevedere una riserva di cubatura, al piano terreno, per servizi, dove potrebbe essere insediata un’attività sociale, quale una biblioteca o altri servizi sociali. Lo spazio da dedicare potrebbe essere circa la metà di tutto il piano terreno. In questo caso l’Azienda Area affitterebbe detti locali a fitto agevolato (che, dice lui e conferma Lobina) potrebbe essere ancor più agevolato da appositi contributi comunali.
A questo punto l’ing. Bitti ha fatto notare come il Comune di Cagliari, così come tanti altri Comuni italiani, sta adottando una politica di dismissione dei centri sociali come di altre strutture consimili, nella logica dello spending review . Sostiene Bitti che Area può costruire bellissimi centri, ma poi i Comuni (non solo quello di Cagliari) non li prendono in carica (gratuitamente) perché non hanno soldi per poterli gestire in proprio e non trovano chi lo possa fare a titolo oneroso, tanto da non creare ulteriori costi per i Comuni stessi
L’ing. Bitti ci ha fatto vedere con Google map una serie di aree e strutture di Is Mirrionis su cui è possibile intervenire, in tempi non biblici, con progetti in qualche modo (quale?) condivisi: in particolare: 1) l’area dell’attuale campetto adiacente alla zona della Scuola Popolare, 2) l’area e lo stabile di via Montello, 3) l’area e lo stabile di via Cinquini.
Su questo argomento non mi soffermo, salvo rammentare che queste strutture potrebbero essere oggetto di intervento nell’ambito del progetto ITI (Interventi Territoriali Integrati) finanziati dall’Unione Europea. Su tali interventi è necessario fare chiarezza e non accettare l’attuale impostazione eccessivamente riservata, quasi secretata, da parte del Comune di Cagliari e della Regione (approfondimenti sul sito Aladinews). Anche se l’assessore Barbara Cadeddu ha dato disponibilità per organizzare momenti di confronto.
2) Che fare?
Innanzitutto approfondire tutte le questioni. Poi (o insieme) tornare al popolo. Cioè promuovere una serie di incontri con gli abitanti del quartiere, specificamente della zona dell’ex Scuola Popolare per capire quali sono davvero i loro desiderata (al riguardo si può fare affidamento anche all’impegno di Lucia Cossu, che abita nei paraggi). L’iniziativa di domenica 10 maggio nell’ambito di “Monumenti aperti” ha dato importanti segnali in questa direzione.
Un’idea potrebbe essere quella di costituire un apposito Comitato (Comitato di quartiere, Comitato per il centro di aggregazione popolare, o altra denominazione) di cui il Circolo Gramsci costituisca l’avanguardia riconosciuta e organizzata. Parliamone…
Con riferimento alla questione dello strumento urbanistico (servizi/abitazione) possiamo chiedere l’aiuto di esperti come l’ing. Susanna Galasso, la dott.ssa Antonella Sanna, l’arch. Felice Carta e altri e l’aiuto dell’Università di Cagliari, che non deve pensare di avere come unici interlocutori quelli istituzionali, spesso troppo vincolati a politiche estranee alla partecipazione popolare (o democrazia partecipativa che dir si voglia). Insomma dobbiamo proseguire con una lotta di non breve durata. Dobbiamo ancor più e meglio chiarirci le idee e anche fare la conta di amici e nemici rispetto a una vertenza che si presenta non facile e perfino insidiosa (penso, ad esempio, al pericolo di invischiarci in una “lotta tra poveri”).
Infine, non sottovalutiamo il progetto ITI (quota almeno 10 milioni di euro, ciò che spiega una certa reticenza da parte dei conducenti che non vogliono essere disturbati), Ricordiamo che oltre la Regione, il Comune, Area, etc. siamo noi interlocutori privilegiati per quanto rappresentiamo istanze popolari (come peraltro prevede la stessa Unione Europea per questo tipo di progetti e non solo).
io lucia e marco monuaperti ism
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quartiere di is mirrionis stefanoconti
- Le foto riferentesi alla manifestazione Monumenti aperti a Is Mirrionis del 10 maggio 2015 sono di Stefano Conti
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cq sui centri sociali

Democrazia partecipativa. Carente, poco incisiva, e, soprattutto, poco coinvolgente, la comunicazione sulla programmazione dei fondi europei 2014-2020

SardegnaProgrammazioneape-innovativa2 Democrazia partecipativa.
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Carente, poco incisiva, e, soprattutto, poco coinvolgente, la comunicazione sulla programmazione dei fondi europei 2014-2020. Per quanto possiamo, con Aladin, saremo una voce critica, costruttivamente critica… e faremo la nostra parte come servizio di comunicazione pubblica dalla parte dei sardi.
bandiera SardegnaEuropa ——-
- Informazioni sul Por FESR 2014-2020
- Informazioni sul PRS 2014-2020
- Informazioni sul Por FSE 2014-2020.

La Carta della governance multilivello in Europa per la promozione delle Autonomie e della Democrazia partecipativa

bandiera sardaeuropaCarta della governance multilivello: si moltiplicano le adesioni. E la Sardegna per ora latita… E’ opportuno e urgente promuovere un’iniziativa che aiuta i difensori delle autonomie e della democrazia partecipativa
carta multilivelloUECarta della governance multilivello in Europa
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PREAMBOLO
Considerando che, nell’Unione europea, molte competenze e responsabilità sono ripartite tra i diversi livelli di governance, noi riconosciamo la necessità di LAVORARE INSIEME IN PARTENARIATO per raggiungere l’obiettivo di una maggiore coesione economica, sociale e territoriale in Europa. Nessun livello di governance può, da solo, rispondere alle sfide che abbiamo di fronte. Noi possiamo risolvere i problemi dei cittadini alla base grazie a una migliore COOPERAZIONE e all’attuazione di PROGETTI CONGIUNTI per affrontare con successo le sfide comuni che ci attendono.
Sosteniamo una governance multilivello in Europa “consistente nell’azione coordinata dell’Unione europea, degli Stati membri e degli enti regionali e locali, fondata sui principi di sussidiarietà, proporzionalità e partenariato, che si concretizzi attraverso una cooperazione operativa e istituzionalizzata intesa a elaborare ed attuare le politiche dell’Unione”. In tale contesto, rispettiamo appieno la pari legittimità e responsabilità di ciascun livello e il principio di leale cooperazione.
Consapevoli della nostra INTERDIPENDENZA e costantemente impegnati a perseguire una maggiore EFFICIENZA, siamo convinti che esistano grandi opportunità di rafforzare ulteriormente una cooperazione politica e amministrativa innovativa ed efficiente tra i nostri enti, basata sulle competenze e le responsabilità di ciascuno. L’obiettivo di questa Carta, elaborata dal Comitato delle regioni dell’Unione europea, è quello di collegare regioni e città in tutta Europa, promuovendo al tempo stesso un PARTENARIATO MULTIATTORIALE con attori della società come le parti sociali, le università, le ONG e i gruppi rappresentativi della società civile.
In linea con il principio di SUSSIDIARIETÀ, per cui le decisioni vanno prese al livello più efficace e più vicino possibile ai cittadini, noi attribuiamo grande importanza allo sviluppo congiunto di soluzioni politiche che rispecchino le esigenze dei cittadini stessi.
È proprio grazie al nostro impegno a favore dei VALORI, PRINCIPI e MECCANISMI fondamentali sottesi alla governance multilivello che, ne siamo convinti, si affermeranno nuove modalità di DIALOGO e partenariato tra gli enti pubblici di governo, in Europa ed oltre i suoi confini. La governance multilivello rafforza l’apertura, la partecipazione, il COORDINAMENTO e l’IMPEGNO CONGIUNTO a fornire soluzioni mirate. Essa ci consente di trarre vantaggio dalla diversità dell’Europa quale fattore determinante per sfruttare pienamente le risorse dei nostri territori. Utilizzando al massimo le soluzioni digitali, ci impegniamo ad accrescere la TRASPARENZA e ad offrire servizi pubblici di qualità che siano facilmente accessibili ai cittadini da noi rappresentati.
La GOVERNANCE MULTILIVELLO ci aiuta ad imparare gli uni dagli altri, a sperimentare soluzioni politiche innovative, a CONDIVIDERE LE BUONE PRATICHE e a sviluppare ulteriormente la DEMOCRAZIA PARTECIPATIVA, avvicinando l’Unione europea ai cittadini. Siamo convinti che l’adesione alla governance multilivello contribuisca a una più profonda integrazione dell’UE, rafforzando ulteriormente i legami tra i nostri territori e superando gli ostacoli amministrativi a livello normativo e di attuazione delle politiche, nonché le frontiere geografiche che ci separano.
TITOLO I: PRINCIPI FONDAMENTALI
Noi ci impegniamo a rispettare i meccanismi fondamentali che danno concretezza alle pratiche di governance multilivello in Europa tramite le seguenti azioni:
• lo sviluppo di un processo di elaborazione delle politiche TRASPARENTE, APERTO ed INCLUSIVO;
• la promozione della PARTECIPAZIONE e del PARTENARIATO, coinvolgendo i soggetti pubblici e privati interessati nell’intero processo di elaborazione delle politiche, anche mediante gli opportuni strumenti digitali, e garantendo nel contempo il rispetto dei diritti di tutti i partner istituzionali;
• l’incentivazione dell’EFFICIENZA e della COERENZA delle POLITICHE, e la promozione delle SINERGIE di BILANCIO tra tutti i livelli di governance;
• il rispetto della SUSSIDIARIETÀ e della PROPORZIONALITÀ nei processi di elaborazione delle politiche;
• la garanzia della massima TUTELA DEI DIRITTI FONDAMENTALI a tutti i livelli di governance.
TITOLO 2: ATTUAZIONE
Noi ci impegniamo a realizzare la governance multilivello nel processo quotidiano di elaborazione ed attuazione delle politiche, anche mediante soluzioni innovative e digitali. A questo scopo, noi ci impegniamo a:
PROMUOVERE LA PARTECIPAZIONE DEI CITTADINI al ciclo politico; • COOPERARE strettamente con altri enti pubblici di governo adottando una mentalità che vada oltre le frontiere, le procedure e gli ostacoli amministrativi tradizionali;
PROMUOVERE UNA MENTALITÀ EUROPEA all’interno dei nostri organi politici e delle nostre amministrazioni;
RAFFORZARE LO SVILUPPO DELLA CAPACITÀ ISTITUZIONALE e investire nell’apprendimento delle politiche tra tutti i livelli di governance;
CREARE RETI tra i nostri organi politici e le nostre amministrazioni, dal livello locale a quello europeo e viceversa, rafforzando al tempo stesso la cooperazione transnazionale.

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E’ in discussione l’autonomia, altro che sovranismo!
miliziani 1 5 14
di Raffaele Deidda*

Si legge che la Commissione Autonomia e ordinamento regionale del Consiglio regionale della Sardegna vigilerà sulla proposta di riforma del Titolo V della Costituzione all’esame del Parlamento per scongiurare lo svuotamento dell’autonomia sarda. Alcuni emendamenti, concordati in sede di Conferenza Stato-Regioni, modificano il primo testo di riforma preso in esame dalla Commissione Affari costituzionali del Senato che prevedeva l’eliminazione delle Regioni a Statuto speciale.

Sarebbe stato costituito l’Osservatorio Sardo Riforme Istituzionali con l’obiettivo di “monitorare costantemente quanto accade nel Parlamento italiano, nel Consiglio regionale della Sardegna ed all’interno della società sarda, al fine sia di contrastare il pericolo della perdita della specialità sarda e dello svuotamento del nostro statuto autonomistico e sia di promuovere tutti quegli elementi che costruiscano una Sardegna del futuro più libera, giusta e solidale”. All’Osservatorio aderiscono cittadini, parlamentari, consiglieri regionali, operatori sociali e culturali, associazioni e gruppi.

Il (momentaneo?) salvataggio dell’autonomia, attribuita alla Regione Sardegna nel 1947, si deve ad un gruppo di senatori non sardi (Zeller, Laniece, Berger, Palermo, Fravezzi e Panizza) che sono riusciti a far inserire in sede di Commissione Affari Costituzionali del Senato la dicitura “13. Le disposizioni di cui al Capo IV della presente legge costituzionale non si applicano alle Regioni a statuto speciale e alle Province autonome di Trento e di Bolzano fino all’adeguamento dei rispettivi statuti sulla base di intese con le medesime Regioni e Province autonome”.

Questo si legge e fatalmente ci s’interroga: Ma come, siamo chiamati a difendere l’autonomia della Regione quando eravamo già “oltre”, quando i partiti al governo della Sardegna (alcuni di lotta e di governo, così da non essere coinvolti troppo nelle scelte impopolari) parlavano di “sovranismo” per l’isola? Di quell’idea, cioè, che va oltre l’autonomia, di quel concetto di autogoverno che dev’essere riconosciuto ai sardi in virtù delle loro peculiarità storiche, culturali, economiche e geografiche.

Ci s’interroga ancora sull’anomalia del doversi difendere dal governo “amico”, a capo del quale c’è un giovane premier nonché segretario nazionale del più grande partito italiano. Lo stesso che ha tirato la volata al presidente della Giunta Regionale, “renziano della prima ora”, e che ha risolto con generosità i problemi del Pd sardo conseguenti alla candidatura di Francesco Pigliaru. Ci stiamo difendendo dal Governo Renzi? Renzi che, ricordava il sindaco di Sedilo Umberto Cocco, in materia di edilizia scolastica si è distinto nel prendere in giro sindaci, insegnanti, genitori e ragazzi? Lo stesso che, ora invita i parlamentari del Pd ad andare in agosto nelle località di vacanza a incontrare i cittadini, e le famiglie sul tema chiave della scuola. Mah, potenza della surreale comunicazione disinvolta!

”L’autonomia é un valore costituzionalmente irrinunciabile, un principio riconosciuto da tutti che non può essere messo in discussione” afferma l’assessore regionale agli Affari Generali e su questo principio non si può certo dissentire. Perché, allora, il presidente del Consiglio nonché segretario nazionale del Pd non solo dissente ma cerca, se può, di “fregare” l’autonomia alla Sardegna? Ma i dirigenti e politici del Pd sardo non sono ormai tutti di fede renziana e ripongono il loro destino nel giovane premier già “rottamatore”? Il quale vorrebbe rottamare quella vecchia “cosa” che risale al 1947, facendo cessare le ragioni costituzionali della Regione a Statuto Speciale. In cambio di che? Di un centralismo statale con potere di controllo su ambiente, territorio, energia e infrastrutture?

S’impone uno scatto di autorevolezza e di orgoglio della classe politica sarda e non sono sufficienti espressioni come quella emersa dalla direzione regionale del Pd: “La proposta del Governo rischia d’intaccare il patrimonio di democrazia autonomistica inciso nello Statuto sardo e nelle norme di attuazione”. Non è neppure concepibile che nel gruppo dei senatori che hanno (momentaneamente?) salvato l’autonomia della Sardegna per salvare l’autonomia delle province autonome di Trento e Bolzano non ci fosse neanche un sardo.
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* Raffaele Deidda su SardegnaSoprattutto
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miliziani 1 5 14
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coporaz-mare-Figari_2_2Aurea mediocritas: così come la intendeva Orazio, cioè nel suo significato nobile di “giusta moderazione ed equilibrio, per il quale conviene appagarsi serenamente di quanto ci offre la vita comune, evitando ogni ambizione eccessiva”. E’, a nostro avviso, una onesta definizione che ben si attaglia alla Giunta di Francesco Pigliaru. Ma oggi noi sardi e la Sardegna abbiamo bisogno di molto di più! Ce la può fare questo governo regionale a perseguire obbiettivi più ambizioni? Questo è l’interrogativo di oggi. Abbiamo poco tempo per rispondere.
AlessandroMagno moaico Pompei
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Rompere gli schemi e azzardare perché la Sardegna abbia futuro
4 suonatori
ape-innovativa2di Franco Meloni
“Il nostro Dio è Dio delle sorprese: ogni giorno ce ne fa una. Dio è così, Dio rompe gli schemi: se non rompiamo gli schemi, non andremo mai avanti. Perché Dio ci spinge a questo, a essere creativi verso il futuro”.
Questa bella frase che papa Francesco ha detto sabato nella sua visita in Molise, anche se vogliamo leggerla in una versione laica, indica la strada che oggi dobbiamo percorrere in tutti i contesti. Limitiamoci alla Sardegna per dire che l’attuale situazione di crisi drammatica non può essere superata con i consueti strumenti, sia pure utilizzati nel modo più efficiente e razionale possibile. E’ quanto ci sembra stia facendo l’attuale governo regionale. Non basta, anzi potrebbe essere tutto inutile. Sì, perché si tratta di rispondere a problemi che hanno una enorme e straordinaria rilevanza. Ci riferiamo innanzitutto alla crisi demografica, cioè al fatto che i nuovi nati a cui aggiungere i nuovi arrivi non riescono complessivamente a superare i morti sommati a coloro che emigrano. Le conseguenze cominciano a mostrarsi con il progressivo abbandono dell’agricoltura (non compensato dal significativo interesse di molti giovani al settore) e la prevedibile chiusura di alcuni comuni sardi per mancanza di abitanti. Una situazione che può essere contrastata solo attuando una innovativa politica di accoglienza, che sappia integrare nuovi emigranti, in massima parte giovani, con le popolazioni, dando ad essi abitazioni e lavoro, in modo particolare nel settore agricolo. E’ quanto sostenuto da tempo da valenti studiosi, per citarne uno tra essi, il prof. Giuseppe Pulina, dell’Università di Sassari. La proposta è stata recentenente ripresa dal prof. Andrea Saba (anch’egli illustre docente, ora in pensione, di Economia Industriale alla “Sapienza” di Roma, allievo di Paolo Sylos Labini), in un intervento su La Nuova Sardegna. Ci rendiamo conto che non sono cose di poco conto, ma appunto perché difficili e complesse vanno affrontate con tempestività e con capacità politica e organizzativa. Si tratta di costruire piani di grandi dimensioni e complessità che devono coinvolgere molti soggetti pubblici e privati. Parlando delle istituzioni questa è senza dubbio la maggiore criticità: far lavorare insieme, in modo coordinato, più amministrazioni. Le risorse esistono, anche se vanno organizzate in relazione a programmi ben strutturati. Sono prevalentemente fondi europei, a cui si aggiungono i cofinanziamenti statali e regionali, e, auspicabilmente, anche privati.
Riuscirà l’attuale governo regionale a proporre programmi di così grande dimensione, con tutto l’azzardo che necessariamente ciò comporta? Sospendiamo il giudizio in attesa di notizie al riguardo, ovviamente in tempi brevi.
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aladin-lampada3-di-aladinews312Approfondimenti su Aladinews e dintorni

- Demografia e sviluppo nel prossimo futuro. La Sardegna senza Sardi? Drammaticamente di fronte alla necessità di compiere uno sforzo straordinario di elaborazione politica, di crescita culturale, di formulazione di strategie economiche alternative con le quali ci dovremo misurare. Saremo in grado di farlo? Di Vanni Tola (http://www.aladinpensiero.it/?p=19142#more-19142)
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- Economia e immigrati. Far rinascere i paesi fantasma con l’agricoltura plurietnica. Si potrebbe ottenere allo stesso tempo il recupero dei campi e quello demografico, necessario una specifico progetto regionale. Gli esempi da seguire. Di Andrea Saba.
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G Pulina intervistato da Aladinews- 13 marzo 2015 Aladinews. Intervista a Giuseppe Pulina, a cura di Franco Meloni. L’EUROPA 2020 E LE PROSPETTIVE DELL’AGRICOLTURA SARDA – Sala Conferenze Banco di Sardegna, Cagliari (a cura di www.aservicestudio.com)
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- Riflessioni sul convegno Caritas-Migrantes di presentazione del dossier immigrazione 2012. Cosa fare in (e per la) Sardegna? Di Franco Meloni
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- Barbagia a rischio estinzione. Giuseppe Pulina: «La soluzione? Accogliere quindicimila coppie di immigrati».
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- Per i 150 della Camera di Commercio. Di Franco Meloni (http://www.aladinpensiero.it/?p=1158)
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- Dibattito: rompere gli schemi e azzardare perché la Sardegna abbia futuro. Ecco come la pensa Nicolò Migheli.