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La storia della medicina

piero-di-liciadi Piero Marcialis
59. Le donne in medicina.
Parlando della medicina nel XIX secolo non si può trascurare di parlare dell’ingresso delle donne in campo medico, che finalmente si realizza in quest’epoca.
Non che non ci fossero precedenti storici.
Abbiamo accennato alla figura di Trotula e altre dottoresse nella scuola di Salerno (vedi in Aladinpensiero del 18 luglio scorso), ma restano fatti isolati nella storia.
Fino a metà ‘800 e oltre, le donne sono relegate a fare le assistenti, come capita ad alcune di loro nel rapporto col marito.
L’ingresso a pieno titolo, ottenuto non senza fatica, delle donne nella disciplina avviene negli Stati Uniti: per la prima volta una donna si laurea in medicina.
È il 1849.
Elisabeth Blackwell (1821-1910), inglese di nascita, emigrata con la famiglia negli Stati Uniti, dopo una prima giovinezza di sacrifici, in seguito alla morte del padre, si dedica allo studio della medicina quando una amica malata le confida che avrebbe sofferto meno di quanto ha subito se a curarla fosse stata una donna. [segue]

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44. La medicina del lavoro.

La branca della medicina che si occupa della diagnosi e della cura delle malattie provocate dall’esercizio di certe attività lavorative ha una storia recente, se paragonata alla lunga storia che l’arte medica ha alle spalle.

È l’anno 1700 quando Bernardino Ramazzini, nato a Carpi il 4 ottobre 1633, laureatosi a Parma nel ‘59, professore prima a Modena e ora a Padova, pubblica la sua opera: De morbis artificium diatriba.
In essa egli descrive le malattie ai polmoni che colpiscono minatori e marmisti; le malattie agli occhi dei fabbri, doratori e pulitori di latrine; l’intossicazione da piombo (saturnismo) di tipografi e ceramisti; l’avvelenamento da mercurio dei chirurghi; le malattie di ostetriche, necrofori, conciatori, lavandaie, e altri, compresi gli scienziati.
La lezione fondamentale che si ricava dall’opera di Ramazzini è la cura dell’igiene e dell’ambiente di lavoro, il principio che prevenire è meglio che curare.
Il padre della medicina del lavoro muore il 5 novembre 1714 a Padova, dove è sepolto nella chiesa della Beata Elena.

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43. Lo stetoscopio.
Poggiare l’orecchio sul petto del paziente per sentire i rumori all’interno del corpo, allo scopo di formulare una diagnosi, era pratica molto antica. Lo stesso Ippocrate la utilizzò e descrisse grazie ad essa i suoni della pleurite, simili allo scricchiolio del cuoio. Questa pratica durò fino al 1816. Un medico bretone, René Théophile Hyacinthe Laennec, che studiò a Parigi da Corvisart (il medico di Napoleone) e da Dupuytren, dopo aver fatto pratica da uno zio medico, fu nominato medico all’ospedale Necker. Qui si trovò ad esaminare un paziente obeso, al punto che era impossibile auscultarne il battito del cuore. [segue]