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SardegnaCheFare?

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LETTERA ALLA SOCIETÀ SARDA
Il 2018 della Sardegna è stato appena consegnato agli annali e lì archiviato in compagnia di numerose altre annate non memorabili. Naturale, dunque, che la speranza in un domani migliore sia sempre più tenue. Non bisogna disperare, però! E nemmeno abbandonarsi a vuoti auguri o alle facili semplificazioni della politica. Oggi più che mai, per noi sardi è di vitale importanza comprendere gli errori del passato, interpretare correttamente il presente – squarciando il velo della menzogna che lo avvolge – e costruire insieme il futuro della nostra terra.
L’etica va in soffitta
Sul finire del 2018 si è verificato un fatto rilevante: il messaggio con cui i vescovi sardi hanno preso posizione contro la RWM Italia Spa, la fabbrica in cui vengono prodotte le bombe utilizzate dall’Arabia Saudita nell’atroce guerra dello Yemen. La richiesta della Chiesa e di una consistente fetta di società civile riunitasi a Villacidro in occasione della XXXII Marcia della Pace promossa dalla Diocesi Ales-Terralba è chiara ed ineludibile: l’etica deve tornare ad orientare le decisioni della politica e le scelte dell’economia. Un chiaro segno delle carenze della nostra classe politica.
Con il loro messaggio, i vescovi hanno chiesto ai lavoratori della RWM non di abbandonare il posto di lavoro ma di concepirsi come parte di un più ampio progetto: la conversione della fabbrica in un impianto che produca beni volti a migliorare la qualità della vita. In altri termini, mentre viene riconosciuta la condizione di fragilità socio-economica di questi individui – residenti in uno dei territori più poveri d’Italia -, si rivolge loro un appello affinché cooperino per realizzare un’economia di pace.
Com’è stato opportunamente notato, questo messaggio racchiude la prudenza dei pastori e il coraggio dei profeti. Esso nasce dalla coraggiosa presa di posizione del vescovo di Iglesias sostenuto dal Consiglio Presbiteriale della Chiesa Iglesiente nella cui città opera da anni il Comitato per la riconversione della RWM e lo sviluppo del territorio formato da 21 associazioni della società civile, del volontariato, della Confederazione Sindacale Sarda e del pluralismo religioso.
La prudenza dei pastori suggella una verità non scritta ma visibilissima, l’equazione, cioè, per cui alle difficoltà materiali corrisponde – o più facilmente può corrispondere – un’occupazione eticamente non sostenibile (ne consegue che ai lavoratori delle aree depresse è richiesto un grande sforzo per emanciparsi e contribuire ad emancipare la società dal giogo infernale della produzione di morte).I l concetto è semplice: si accetta di seminare distruzione e morte per accedere ad un reddito che consenta la vita.
Questa triste verità fornisce una preziosa cornice interpretativa all’interno della quale includere il problema della fabbrica delle bombe, senza fermarsi ad essa. D’altra parte, non è forse vero che una consistente fetta del sistema produttivo sardo ha generato e continua a generare degrado ambientale, diffondere malattie e seminare morte, ponendosi così al di fuori dell’etica?
Seminare morte per accedere al reddito
Partendo dai fantasmi dei minatori morti di silicosi che ancora affollano le gallerie sarde fino alle recenti indagini epidemiologiche che misurano eccessi di mortalità e un’elevata incidenze di patologie riconducibili all’inquinamento ambientale – tra i lavoratori dell’industria, presso le popolazioni dei S.i.n (Siti d’interesse nazionale per bonifica) o, ancora, nei dintorni dei poligoni militari – emerge con chiarezza che una parte dell’economia sarda si basa sull’inaccettabile ricatto dell’accesso al reddito in cambio della diffusione di morte.
La nostra Isola paga – come spesso accade – un tributo maggiore in termini di danni alla salute e all’ambiente. Un primo record negativo riguarda l’estensione delle aree inquinate: maggiore qui che altrove. Inoltre, nei territori di Cagliari, Sassari e Carbonia-Iglesias, dove, cioè, insistono le maggiori attività industriali e le più grandi città, il tasso di mortalità è più elevato, mentre l’area di Carbonia – Iglesias presenta gli stessi tassi di mortalità di Caserta, capitale della Terra dei Fuochi. [segue]