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Sa die de sa Sardigna e la classe politica sarda

pablo-e-amiche-sa dielampada aladin micromicro di Franco Meloni
Si, d’accordo, il dipinto di Filippo Figari che ci piace riprorre (sotto) è molto retorico. Ma rende bene il concetto di “Sardegna industre” o “Sardegna laboriosa” che con tanta efficacia ha esplicato Raimondo Carta Raspi. Come un tempo per quanto riguarda la funzione didattico-pedagogica di molte raffigurazioni medioevali (e non solo) il dipinto di Figari ha la capacità di rappresentare visivamente un “programma politico” della e per la Sardegna. Purtroppo oggi non disponiamo di una classe dirigente sarda in grado di proporre questo programma. E come potrebbe se l’attuale classe politica al governo della regione – parte fondamentale della più ampia classe dirigente, peraltro non dissimile in tante sue componenti – è quella che ci descrive Alessandro Mongili nell’articolo su Sardegnaoprattutto (che riproponiamo come nostro editoriale)? “Sono quelli che pensano che sia meglio imparare l’inglese invece (perché poi “invece”, dovrei proprio capirlo…) del sardo, che deve sparire perché è grezzo, che si esaltano se qualche oscura agenzia di rating non sarda li premia, in genere per cosucce di poco peso, che chiudono le scuole nei piccoli paesi ma montano sistemi di videosorveglianza, che fanno scappare le low cost senza farci caso, e che vorrebbero tanto essere nati altrove”. Che tristezza! Si dirà: esagerati, Alessandro e voi che gli date ragione! E invece, salvo le dovute eccezioni, è proprio così. Ne volete una piccola prova? Guardate come stanno trattando la festa dei sardi, Sa die de Sardigna. Sarebbero contenti che non fosse mai stata istituita. E siccome non la possono ignorare perchè è legge della Regione, ne hanno fatto un adempimento senza anima e privo di qualsiasi capacità mobilitatrice di entusiasmo e amor patrio (per la nostra patria Sardegna). Leggete il programma (istituzionale) di quest’anno: lo hanno dedicato agli immigrati. Una questione che ci riguarda, ma perchè utilizzarla per togliere spazio alla festa dei sardi? La verità è che a questa festa, loro, gli amministratori regionali, vogliono togliere qualsiasi potenziale eversivo, paventando che mostri agli occhi di tutti la loro carenza di sardità, a cui peraltro essi poco tengono e che solleciti pericolose spinte indipendentiste o financo autonomiste, visto che anche l’autonomia vogliono distruggere. Cercate nel sito web della Regione altre tracce della festa, digitate “Sa die de sa Sardigna” o “Sa die de sa Sardinia” o, semplicemente “Sa die” nel relativo “motore di ricerca”. Troverete solo iniziative datate. Che fastidio! Ma almeno mostreranno tempi migliori degli attuali. E, allora, ci chiediamo: possiamo ulteriormente tollerare questa situazione? Crediamo proprio di no! Infatti ci battiamo per contrastarla, soprattutto sul piano dell’iniziativa intellettuale, della critica e della proposta politica. Per quanto riguarda Sa die, meno male che fioriscono iniziative spontanee, come quelle organizzate dal Comitato che fa capo alla Fondazione Sardinia e tante altre, specie promosse dalle associazioni dei sardi fuori Sardegna.
Filippo-Figari-Sardegna-industre
Dipinto di Filippo Figari, Sardegna Industre, 1925, olio su tela, aula magna dell’Università di Cagliari (Università della Sardegna).
Sardegna Industre simboleggia “il benessere che reca lo studio delle scienze in pro dell’agricoltura e dell’industria della Sardegna. In primo piano, a sinistra un gruppo di donne in costume che significano la prosperità della terra e proteggono la nuova generazione; a destra, lavoratori della terra, del mare, delle officine; al centro la Sardegna Universitaria che regge la bandiera sarda dei quattro mori, ed ha a sinistra l’abbondanza e a destra l’Industria che frena i cavalli” (R. Carta Raspi, 1929).