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RAS: insediata la Consulta regionale per la ricerca scientifica e l’innovazione tecnologica. Qualche riflessione: con l’autoreferenzialità non si aiutano le imprese ad innovare e a creare lavoro

consulta regionale ricercaape-innovativa2Riportiamo la nota informativa della Regione, apparsa sul suo sito web, sull’insediamento della Consulta regionale per la ricerca scientifica e l’innovazione tecnologica. Molto importanti e condivisibili le dichiarazioni dell’assessore Raffaele Paci, soprattutto per la parte in cui ha sottolineato l’importanza della relazione tra la ricerca scientifica e l’attività di impresa per la creazione di opportunità di lavoro. La ricerca scientifica soprattutto in Italia (e in Sardegna in misura ancor più accentuata) è svolta in massima parte dalle Università e dai centri di ricerca pubblici; infatti è pochissima la ricerca finanziata dai privati. La ricerca scientifica è tradizionalmente suddivisa in ricerca di base e ricerca applicata. Sappiamo quanto questa bipartizione sia difficilmente applicabile alla realtà, tanto che qualcuno sostiene che la vera bipartizione sia tra ricerca (scientifica) seria e ricerca falsa (o non-ricerca scientifica), ma non entriamo in questa discussione. Vero è che una parte della ricerca scientifica, quella più classificabile come “di base”, non deve avere precise applicazioni e ricadute misurate e misurabili a breve o medio termine, ma solo in tempi non definiti o definibili se non per approssimazione. Si tratta della ricerca più libera, quella che va dove vuole. Ed è giusto e bene che essa venga finanziata in modo consistente dalle risorse pubbliche, altrimenti non sopravvivrebbe, neppure per l’attività di geniali ricercatori privi di mezzi. Invece, una parte della ricerca più vicina alla definizione di “ricerca applicata” deve essere preordinata nelle sue finalità, deve rispondere a precise richieste del committente, sia esso pubblico che privato. Deve, per esempio, aiutare le imprese a innovarsi in modo permanente in tutti gli aspetti della loro attività: innovazione di prodotto, di processo e di gestione.
Università-liaison-office-3Bene, in gran parte questa è la ricerca che deve finanziare la Regione, attraverso la sua buona legge n.7 del 2007, la cosiddetta legge Gessa, che prende il nome dal suo più deciso promotore, il prof. Gianluigi Gessa, consigliere regionale all’epoca della sua approvazione. Per aiutare la Giunta regionale, che nella normalità della sua composizione non è formata da docenti universitari come nel caso sardo, detta legge ha previsto la costituzione di un apposito organismo, denominato “Consulta regionale per la ricerca scientifica e l’innovazione tecnologica”, con una precisa composizione, che potremo definire come un mix tra rappresentanti del mondo della ricerca, delle istituzioni e delle imprese. Nel caso della Consulta insediata dall’assessore Paci non ne sappiamo esattamente la composizione, perchè non abbiamo trovato in rete il decreto costitutivo, che peraltro deve essere obbligatoriamente pubblicato (eventualmente permanendo questa inadempienza chiederemo alla Regione di farlo, attraverso la procedura dell’accesso civico), ma visionando il breve filmato sul sito della Regione ci sembra prevalente la partecipazione degli accademici e dei rappresentanti dei centri di ricerca, mentre è carente la presenza del mondo delle imprese e dei lavoratori. Forse la presenza di questi due soggetti dovrebbe essere corroborata, anche con una modifica integrativa dell’art.8 della legge. Al riguardo rispetto al mondo delle imprese, sarebbe opportuno prevedere una presenza del rappresentante dell’Unioncamere regionale, istituzione che rappresenta formalmente il mondo delle imprese sarde e, ancora, dare spazio alle realtà più innovative del mondo imprenditoriale come le start up. Diciamo questo per una precisa considerazione, soprattutto pensando al ruolo dell’Università rispetto all’innovazione nelle imprese: non è possibile che questa relazione, tuttora difficile e non soddisfacente, veda il prevalere autoreferenziale dell’Università. Sta in questa anomala sproporzione uno dei principali problemi della scarso grado di innovazione delle nostre imprese. Proprio sul versante del trasferimento della ricerca scientifica alle imprese, che costituisce una delle priorità degli investimenti cofinanziati dai fondi europei, occorre una vera valutazione di come è stato gestito il programma “Innovare” (beneficiari le Università di Cagliari e di Sassari e Sardegna Ricerche, con l’esclusione delle Camere di Commercio pur presenti nei documenti progettuali), finanziato dai fondi FESR del ciclo programmatorio 2007-2013, con fondi consistenti, che peraltro non si è stati capaci di spendere del tutto, prevedendosene una parziale restituzione alla Commissione europea. Tale auspicata valutazione dovrebbe comportare decisive correzioni nella programmazione dei fondi comunitari 2014-2020, che la citata priorità degli impieghi innovativi confermano in misura prevalente rispetto ad altre finalità. E queste osservazioni valgono anche per quanto riguarda la gestione dei fondi della legge 7/2007.
Infine, solo a mo’ di punt’e billettu, in quanto contiamo di riprenderla in altri prossimi interventi, vogliamo sottolineare l’importanza dell’attività di comunicazione nella programmazione e nella realizzazione dei progetti di ricerca scientifica, spesso del tutto colpevolmente trascurata.
Come abbiamo detto in altra occasione: un modo anch’esso di combattere gli sprechi.
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(Dal sito Ras, 29 maggio 2015) Università: ricerca e innovazione, insediata la Consulta. Paci: le risorse ci sono, bisogna fare sinergia con le imprese per creare occupazione.
La Consulta, che si è insediata e riunita per la prima volta questa sera nell’assessorato della Programmazione, ha il compito di supportare la Giunta regionale nell’individuare i fabbisogni principali di ricerca e alta formazione e gli strumenti per attuarli.