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Oggi lunedì 7 marzo 2022

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——————-Opinioni, Commenti e Riflessioni————-
Dalla guerra si esce col cessate il fuoco immediato. In prospettiva alzando il tiro, nello spirito di Ventotene
7 Marzo 2022
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
In questo momento drammatico c’è solo un obiettivo immediato: fermare la guerra, le morti, le devastazioni, le sofferenze. Questo è il messaggio venuto anche dalla grande manfestazione di Roma. Si sa che i partecipanti hanno idee non sempre collimanti, ed è ovvio che sia così in una vicenda complessa, che affonda le radici in […]
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Che succede?

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costituente-terra-logouna Terra
un popolo
una Costituzione
una scuola

Newsletter n. 66 del 5 marzo 2022

TRATTARE, TRATTARE, TRATTARE

Care amiche ed amici,
«È un dovere della comunità internazionale fermare la guerra a qualunque costo. La sola cosa che conta è la cessazione del fuoco e della strage degli innocenti. È necessario trattare, trattare, trattare per giungere alla pace. Oggetto di questa trattativa non può non essere l’assicurazione che l’Ucraina non entrerà nella NATO, la cessazione delle sanzioni economiche, l’accettazione della Crimea russa e, nel rispetto del diritto dei popoli all’autodeterminazione, il riconoscimento, sulla base di un voto popolare, dell’autonomia delle piccole regioni secessioniste russofone o russofile.
Il dovere di trattare è in questo caso assolutamente urgente, anche perché la guerra può degenerare e allargarsi all’intera Europa. Non dimentichiamo che chi ha iniziato a sparare è un autocrate che dispone di armamenti nucleari, e che proprio l’insensatezza imprevedibile e imprevista della sua iniziativa, rende possibili gli scenari più spaventosi di una possibile terza guerra mondiale. I soggetti e la sede della trattativa devono essere anzitutto gli organi dell’ONU che hanno come compito istituzionale di garantire la pace e fronteggiare le minacce di guerra: dunque l’Assemblea generale e, soprattutto, il Consiglio di Sicurezza. Il dovere di questa iniziativa ricade su tutti gli Stati direttamente coinvolti nella crisi. L’Italia stessa potrebbe proporre l’avvio di questa trattativa.
Costituente Terra vede in questa guerra, dopo la pandemia, l’ennesima drammatica conferma della necessità che a sfide e a catastrofi globali vengano date risposte politiche globali alla loro altezza: la rifondazione del patto di convivenza pacifica che fu stipulato con la Carta dell’ONU, e poi con le tante Carte dei diritti umani, attraverso la stipulazione di una Costituzione della Terra che, oltre ad affrontare i problemi del riscaldamento globale e della crescita delle diseguaglianze, metta al bando le armi e gli eserciti. Naturalmente non ci illudiamo che la ragione prevalga fino a questo punto. Ci auguriamo tuttavia, considerato che il mondo si trova già sul baratro di una terza guerra mondiale, che venga quanto meno sottoscritto da tutti il Trattato sul disarmo nucleare del 7 luglio 2017, votato da ben 122 Paesi, cioè dai due terzi dei membri dell’ONU, il quale fa divieto di “sviluppare, testare, produrre, acquisire o possedere armi nucleari”, nonché di trasferirle a qualsiasi destinatario e perfino di “consentire qualsiasi dislocazione, istallazione o diffusione di armi nucleari sul proprio territorio”. Sarebbe un primo passo verso la convivenza pacifica e civile dell’umanità».
Questo è l’appello diffuso oggi da “Costituente Terra” alla manifestazione per la pace di Roma.
Nel sito pubblichiamo un articolo di Jonathan Ng Truthout sul tripudio delle industrie delle armi per le guerre in corso, un articolo di Domenico Gallo contro la partecipazione dell’Italia alla guerra mediante l’invio di armi, un articolo di Rafael Poch sui morti lasciati sul terreno da tutti gli Imperi in declino e la relazione “Guerra e Costituzione” tenuta giovedì 3 marzo al Comitato direttivo di “Costituente Terra” dal suo presidente Raniero La Valle.
Con i più cordiali saluti

www.costituenteterra.it
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Newsletter n. 251 del 5 marzo 2022

I “SE” ED I “MA” DELLA GUERRA

Carissimi,
l’invasione russa dell’Ucraina ha suscitato una condanna senza se e senza ma, cosa giustissima perché come aveva detto Giovanni XXIII nella “Pacem in Terris” è “fuori della ragione che in questa età, che si gloria della potenza atomica (vi atomica gloriatur), la guerra sia atta a risarcire i diritti violati”. E la Carta dell’ONU vieta l’uso della forza contro l’integrità territoriale e l’indipendenza politica di qualsiasi Stato.
Ma se non per la guerra stessa, i “se” possono essere invocati riguardo ai suoi precedenti e i “ma” riguardo ai modi con cui ad essa si è risposto.
Riguardo ai precedenti è chiaro che non ci sarebbe stata guerra se non si fosse negata qualsiasi alternativa all’ingresso dell’Ucraina nella NATO. In effetti non erano in gioco gli interessi vitali di nessuno, perciò sarebbe bastato un accordo sulla sicurezza senza far entrare la NATO in Ucraina. Se poi questo era, come suonano le accuse, solo un pretesto colto da Putin per assecondare le sue pulsioni neoimperiali, sfogare la sua fobia antiamericana, ricostituire l’Unione Sovietica e restaurare addirittura il millenario impero di Pietro il grande e di san Pietroburgo, allora perché non metterlo alla prova togliendogli tale pretesto?
D’altra parte gli Stati Uniti prima hanno spinto l’Ucraina fino alla linea del fuoco, e poi dichiarato che nemmeno un soldato americano sarebbe andato sul suo suolo per difenderla nella guerra da loro provocata.
In tal modo l’Ucraina è stata presa dagli uni e dagli altri come vittima sacrificale, e come spesso accade con la vittima sacrificale, almeno secondo l’analisi di René Girard (fatta eccezione di Gesù che ne ha smascherato il meccanismo) l’Ucraina stessa ha provocato il suo sacrificio attraverso un’insensata e letale politica di intransigenza.
Riguardo alle risposte alla crisi, alla Russia sono state irrogate sanzioni capaci di provocare al suo popolo il massimo dolore, di metterla fuori del sistema monetario e del commercio mondiale, e in sintesi di precipitarla nella condizione di paria. Tutto ciò letteralmente annunciato da Biden, e poi fatto proprio dal corteggio dell’Europa e di tutto l’Occidente.
Ora, a parte l’efficacia e l’autolesionismo di queste sanzioni, sottrarre a qualcuno l’uso del denaro e del commercio può sembrare una misura non militare e moderna, ma è in realtà una misura apocalittica ed antica. Nell’apocalisse di Giovanni si descrive infatti la guerra finale nella quale la bestia che raffigura i poteri mondani mette sulle mani e sulla fronte di tutti, “piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi” un marchio che per così dire li accredita, in modo che nessuno che non abbia tale marchio possa “comprare e vendere”, cioè possa vivere. Dunque se la guerra è una realtà apocalittica, la messa al bando e l’esclusione dal circuito del denaro è l’altra faccia della violenza apocalittica. Il messaggio che in tal modo era mandato alla Russia, insieme alla cacciata dal Consiglio d’Europa, dalle competizione sportive e tutto il resto era che la Russia deve sparire dalla faccia della terra.
In tal modo si è fatto il tragico errore di non lasciare a Putin, preso per pazzo e come nemico assoluto, altra via d’uscita che la guerra.
È un miracolo che di azione in reazione non si sia arrivati alla guerra nucleare, ma tutto ciò dimostra la catastroficità della politica e dell’attuale ordine globale del mondo che ci hanno portato fin qui. È tutto questo che dobbiamo cambiare.
Nel sito pubblichiamo le parole del Papa all’Angelus, con la citazione dell’art.11 della Costituzione italiana, e un lungo articolo sul tripudio delle industrie delle armi per il dilagare delle guerre e la distruzione dei popoli in corso.
Con i più cordiali saluti
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L’ITALIA RIPUDIA LA GUERRA, L’ITALIA SPOSA LA TERRA
5 MARZO 2022 / COSTITUENTE TERRA / LA CONVERSIONE DEL PENSIERO /
RELAZIONE DEL PRESIDENTE
AL COMITATO DIRETTIVO DI “COSTITUENTE TERRA” SUL CONFLITTO IN UCRAINA

Pubblichiamo la relazione sul conflitto in Ucraina tenuta il 3 marzo 2022 da Raniero La Valle al Comitato Direttivo di “Costituente Terra” dal titolo “Guerra e Costituzioni”

NOI ABBIAMO SBAGLIATO quando prendendo posizione nelle newsletter e nei nostri siti non abbiamo creduto alla guerra che ogni giorno i dirigenti politici e la stampa di tutto il mondo davano per imminente o già iniziata. La domenica davano la guerra per martedì, come se avessero fretta di vedere confermate le proprie previsioni.
NOI ABBIAMO SBAGLIATO e ce ne scusiamo con coloro che abbiamo criticato e deplorato.
Abbiamo sbagliato perché ritenevamo inverosimile che la Russia, conoscendo la protervia dei propri antagonisti, avrebbe assunto il rischio di provocare una guerra che poteva degenerare in una guerra mondiale.
Abbiamo sbagliato nonostante che tutte le motivazioni della guerra fossero già note, e non perché questa notitia criminis fosse ossessivamente amplificata dai Servizi segreti, ma perché bastava leggere i giornali.
Né esiste per noi l’alibi che la politica internazionale sia di difficile interpretazione. Lo aveva detto proprio Putin nella lunga intervista del 2015 al regista americano Olivier Stone: “la logica che guida le dinamiche del mondo sono sotto gli occhi di tutti. Non è necessario accedere a documenti segreti. Se la gente seguisse regolarmente quanto succede nel mondo – aveva aggiunto – non sarebbe facile manipolarla e confonderla”.
E poiché i giornali, e non solo, hanno personalizzato questa guerra facendone la guerra di Putin, additandolo come il nuovo Hitler, sarebbe bastato tenere conto della psicologia di Putin per sapere come si sarebbe comportato. Lui stesso l’aveva rivelato in quell’intervista a Olivier Stone, quando aveva raccontato la storia del topo. Aveva detto che quando era ragazzo aveva attaccato un topo con un bastone, e quello aveva cercato di saltargli addosso. Allora lui era scappato, e benché fosse piccolo correva più veloce del topo. Allora scese la scale, il pianerottolo e ancora scale. E il topo cosa fece? Saltò dritto da una rampa di scale all’altra. L’aveva fatto proprio arrabbiare, commentò Stone. Ma la morale che lui ne ha tratto è che non bisogna mai intrappolare un topo in un angolo. Ed è esattamente – ha detto Putin – quello che avevo fatto io. Ed ha concluso: nessuno deve essere messo all’angolo. Nessuno deve essere portato fino al punto in cui non ha più vie d’uscita.
Ora, nella valutazione di Putin la NATO, estendendosi fino comprendere l’Ucraina, aveva messo la Russia nell’angolo. I missili nucleari schierati in Ucraina sarebbero a 30 secondi da Mosca, e da Mosca l’Ucraina è considerata la porta di casa della Russia, e anzi la Russia stessa, così come da Washington l’America Latina è considerata il cortile di casa degli Stati Uniti, se non gli Stati Uniti stessi.
Con la NATO in Ucraina si sarebbe chiuso l’accerchiamento della Russia perché a Ovest la NATO si era già allargata inglobando la Romania, la Bulgaria, la Polonia, la Repubblica ceca, la Slovacchia, l’Ungheria, l’Albania, l’Estonia, la Lettonia, la Lituania, oltre naturalmente l’ex Germania dell’Est, Paesi tutti che erano stati membri del Patto di Varsavia; a Nord e ad Est incrociano poi le flotte nucleari, sottomarine e di superfice, dell’Oceano Artico e del Pacifico; solo a Sud il cerchio non si chiude. Lo ha fatto vedere nella trasmissione “Atlantide” Andrea Purgatori che aveva preso l’iniziativa di riproporre, sia pure con la precauzione di prenderne le dovute distanze, l’intervista di Putin a Stone, offrendo elementi di giudizio pur nel quadro dell’unanime condanna senza se e senza ma indirizzate alla Russia da tutta la classe politica e dalla stampa italiane.
Indubbiamente essa si merita questa condanna senza se e senza ma, condanna che non deve trovare eccezione per alcuna guerra, che in nessun modo può essere considerata giusta. Semplicemente la Russia di Putin non avrebbe dovuto ricorrere alla guerra per farsi giustizia da sé; è “fuori della ragione”, come aveva detto Giovanni XXIII nella “Pacem in Terris” (n. 67), che “in questa età, che si gloria della potenza atomica (vi atomica gloriatur), la guerra sia atta a risarcire i diritti violati”. Abbandonando il sistema di sicurezza collettiva e tornando al vecchio sistema della sicurezza degli uni al prezzo della rovina degli altri, la Russia è uscita dalla legalità internazionale. Come ha scritto subito Domenico Gallo “l’intervento militare della Russia contro l’Ucraina non costituisce un’azione legittima di difesa delle due Repubbliche del Donbass” (questa ne è stata solo la motivazione formale) “ma costituisce una violazione del divieto dell’uso della forza contro l’integrità territoriale e l’indipendenza politica di qualsiasi Stato, interdetta dall’art. 2 comma 4 della Carta dell’ONU. Quali che siano le controversie tra gli Stati, e quali che siano le ragioni dell’uno o dell’altro, queste non possono essere risolte affidandosi al giudizio delle armi”.
Ma invadendo l’Ucraina Putin oltre che un crimine di diritto internazionale ha commesso un gravissimo errore, passando dalla parte del torto e cambiando nemico, non più identificato con la NATO ma divenuto l’Ucraina. Ma se la NATO era un nemico plausibile, non così l’Ucraina, ridotta dagli uni e dagli altri al rango di vittima.
La NATO non è una semplice entità politica, ma è una forza militare sovrana, Ferrajoli la chiamerebbe una persona artificiale, che ha infatti direttamente condotto la guerra contro la Jugoslavia a sostegno del Kossovo, riuscendo a disgregarla e distruggerla. È una cosa che ho vissuto personalmente quando, con una delegazione del “Ponte per” (l’antico “Ponte per Bagdad”) con cui mi ero recato a Belgrado per portarvi degli aiuti, siamo scampati per miracolo al bombardamento degli aerei della NATO la notte in cui distrussero la torre della televisione jugoslava (in tutte le guerre si distruggono le torri della TV) e investirono con i missili l’ambasciata cinese e l’albergo Jugoslavia che avevamo appena lasciato. Fu la povertà che allora ci salvò, perché avevamo trovato che l’albergo Jugoslavia era troppo caro per noi ed eravamo andati a dormire altrove. Ma la Russia non è la Jugoslavia e avrebbe meritato una diversa considerazione strategica, almeno nell’interesse dello stesso Occidente.
Ciò detto si deve però anche dire, contro l’opinione comune, che i “se” possono essere invocati riguardo ai precedenti e allo scoppio stesso della guerra, ed i “ma” riguardo a quanto ne è seguito e ai modi con cui ad essa si è dato risposta.
Quanto ai “se”, non ci sarebbe stata guerra se non si fosse negata qualsiasi alternativa all’ingresso dell’Ucraina nella NATO. In effetti non erano in gioco gli interessi vitali di nessuno, perciò sarebbe bastato un accordo sulla sicurezza senza far entrare la NATO in Ucraina. Se poi questo era, come suonano le accuse, solo un pretesto colto da Putin per assecondare le sue pulsioni neoimperiali, sfogare la sua fobia antiamericana, ricostituire l’Unione Sovietica e restaurare addirittura il millenario impero di Pietro il grande e di san Pietroburgo, allora perché non metterlo alla prova togliendogli tale pretesto?
Quanto ai “ma”, gli Stati Uniti prima hanno spinto l’Ucraina fino alla linea del fuoco, e poi dichiarato che nemmeno un soldato americano sarebbe andato sul suo suolo per difenderla nella guerra da loro provocata, come del resto era prevedibile già prima.
La decisione americana di non intervento è stata naturalmente giustissima sia per il rischio estremo di una guerra mondiale e addirittura nucleare che sarebbe stato provocato da uno scontro dei grandi eserciti nel cuore dell’Europa, sia per lo spettro delle precedenti guerre sbagliate e perdute.
Questo però ha fatto sì che l’Ucraina si sentisse tradita e abbandonata dal principale alleato e perciò in credito verso di esso, mentre nel contempo veniva attaccata dalla sua ex madrepatria da cui veniva usata come ultimo baluardo e messa alla prova della propria sicurezza.
In tal modo l’Ucraina è stata presa dagli uni e dagli altri come vittima sacrificale, e come spesso accade con la vittima sacrificale, almeno secondo l’analisi di René Girard (fatta eccezione di Gesù che ne ha smascherato il meccanismo) l’Ucraina stessa ha provocato il suo sacrificio attraverso l’insensata e letale politica della sua classe dirigente golpista.
Poi alla Russia sono state irrogate sanzioni capaci di provocare al suo popolo il massimo dolore, di metterla fuori del sistema monetario e del commercio mondiale, e in sintesi di precipitarla nella condizione di paria. Tutto ciò letteralmente annunciato da Biden, e poi fatto proprio dal corteggio dell’Europa e di tutto l’Occidente.
Ora, a parte l’efficacia e l’autolesionismo di queste sanzioni, sottrarre a qualcuno l’uso del denaro e del commercio può sembrare una misura non bellicosa e moderna, ma è in realtà una misura apocalittica ed antica. Nell’apocalisse di Giovanni si descrive infatti la guerra finale nella quale la bestia che raffigura i poteri mondani mette sulle mani e sulla fronte di tutti, “piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi” un marchio che per così dire li accredita, in modo che nessuno che non abbia tale marchio possa “comprare e vendere”, cioè possa vivere. Dunque se la guerra è una realtà apocalittica (si ricordi il film di Coppola sulla guerra del Vietnam, non a caso intitolato “Apocalypse now) la messa al bando e l’esclusione dal circuito del denaro è l’altra faccia della violenza apocalittica. Il messaggio che in tal modo era mandato alla Russia, insieme alla cacciata dal Consiglio d’Europa, dalle competizione sportive e tutto il resto era che la Russia deve sparire dalla faccia della terra, sicché non ci si può meravigliare che dalla Russia sia poi arrivato il messaggio uguale e contrario della messa in allerta dell’arma nucleare, monito però tanto poco plausibile che nessuno, a cominciare dal Pentagono, l’ha preso sul serio. [segue]

Guerra in Ucraina. Che fare? Subito! Andrea Riccardi su Avvenire.

a3ae00ba-0074-4631-97ca-53119eeaa3ae[Paolo Viana sabato 5 marzo 2022 Intervista a Andrea Riccardi fondatore della Comunità Sant’Egidio Avvenire] Professor Riccardi, sei giorni fa, con la comunità di S.Egidio ha proposto di fare di Kiev una “città aperta” ed invece la capitale ucraina è ancora sotto la minaccia delle bombe e dei carri armati di Mosca. È realistico immaginare questa soluzione? [segue]

Oggi domenica 6 marzo 2022

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Carbonia. Repressione e licenziamenti, la Federazione minatori non si ferma. Nel Convegno di agosto, presenti partiti e sindacati, tranne la DC, le gravi responsabilità della SMCS, priva persino dell’Ufficio Tecnico, il cuore pulsante invece, di ogni seria direzione aziendale
6 Marzo 2022
Gianna Lai su Democraziaoggi.
Nuovo post domenicale sulla storia di Carvonia, dal 1° settembre 2019.
Ma non c’è un minuto da perdere a Carbonia, neppure sul fronte centrale della difesa delle miniere, i minatori stretti tra repressione e licenziamenti, perché si fanno sempre più numerosi, in quelle settimane, i cumuli di carbone che giace […]
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Contro la guerra folle, la verità della pace
6 Marzo 2022
Tommaso Di Francesco – Il Manifesto – Democraziaoggi
Condanniamo questa avventura del Cremlino che è una aperta violazione del diritto internazionale, con la stessa forza e chiarezza con cui questo giornale ha condannato le guerre occidentali (e non solo, a cominciare dall’invasione sovietica dell’Afghanistan nel 1979) all’Iraq, alla Somalia, all’ex Jugoslavia, all’Afghanistan, […]
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Emergenza Ucraina

1acbda9a-34f9-4e04-9115-418230294cd5 Alla cortese attenzione dei parroci della Diocesi,
della Consulta diocesana degli organismi socio-assistenziali,
delle associazioni di volontariato
Oggetto: richiesta disponibilità abitazioni/accoglienza in famiglia e/o nelle parrocchie per i profughi ucraini
Carissimi, [segue]

Oggi sabato 5 marzo 2022

5777dff6-8236-4230-8b12-15791d18b622 Manifestazione nazionale a Roma sabato 5 marzo 2022.
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Cosa fare per la Pace? Così sostiene l’Anpi

Cuore caldo, mente fredda
Gianfranco Pagliarulo, Anpi
Nulla può giustificare l’invasione. Arrivare subito al cessate il fuoco e impedire l’espansione della guerra. Perché è un pericoloso errore l’invio delle armi italiane in Ucraina. No alla militarizzazione del dibattito pubblico. Pensare a una nuova conferenza internazionale sulla sicurezza e sulla cooperazione in Europa. La manifestazione nazionale del 5 marzo
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DEF MANIFESTAZIONE 5 MARZO

Contro la guerra cambia la vita, dai una possibilità alla Pace. A Roma sabato 5 marzo 2022.

5777dff6-8236-4230-8b12-15791d18b622 Manifestazione nazionale a Roma sabato 5 marzo 2022.
Bisogna fermare la guerra in Ucraina.
Bisogna fermare tutte le guerre del mondo.
Condanniamo l’aggressione e la guerra scatenata dalla Russia in Ucraina. Vogliamo il “cessate il fuoco”, chiediamo il ritiro delle truppe.
Ci vuole l’azione dell’ONU che con autorevolezza e legittimità conduca il negoziato tra le parti.
Chiediamo una politica di disarmo e di neutralità attiva.
Dall’Italia e dall’Europa devono arrivare soluzioni politiche e negoziali.
Protezione, aiuti umanitari, diritti alla popolazione di tutta l’Ucraina, senza distinzione di lingua e cultura.
Diamo segnali concreti di solidarietà. Ognuno contribuisca all’accoglienza e al soccorso degli Ucraini in fuga.

Costruiamo ponti e solidarietà tra i popoli con la democrazia, i diritti, la pace.
Basta armi, basta violenza, basta guerra!
Vogliamo un’Europa di pace.
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Commenti
Non indossiamo l’elmetto!
04-03-2022 – di: Domenico Gallo su Volerelaluna.
«Ecco gli elmi dei vinti / e quando un colpo / ce li ha sbalzati dalla testa / non fu allora la disfatta / fu quando obbedimmo / e li mettemmo in testa». Questa poesia di Bertold Brecht è il miglior commento possibile al momento drammatico che stiamo vivendo in perfetta incoscienza.

Da quando è iniziata la tragedia della guerra, il 24 febbraio, non è esploso soltanto un conflitto fondato sulla violenza delle armi. È dilagato in tutt’Europa lo spirito nefasto della guerra, si è materializzata l’immagine del nemico ed è iniziata una mobilitazione bellica della comunicazione, della cultura, delle coscienze. La condanna secca e senza appello dell’aggressione russa all’Ucraina si è trasformata velocemente nell’acritica accettazione della logica della guerra. Di fronte a questo disastro, segno tangibile del fallimento della politica di sicurezza e cooperazione in Europa, le principali forze politiche, non solo in Italia, con il conforto del fuoco di sbarramento unanime dei mass media, hanno assunto il linguaggio della guerra e si sono esercitate in una guerra delle parole contro il nemico. Lo spirito di guerra comporta una divisione manichea dell’umanità, per cui tutto il male sta dalla parte del nemico e tutto il bene dall’altra. Il dissenso non è tollerato perché giova al nemico. Così l’ex deputata europea Barbara Spinelli è stata additata come filoputiniana per aver scritto su Il Fatto Quotidiano che «il disastro poteva forse essere evitato, se Stati Uniti e Ue non avessero dato costantemente prova di cecità, sordità, e di una immensa incapacità di autocritica e di memoria» e il corrispondente della RAI Marc Innaro è stato oggetto dei fulmini del PD per aver osservato: «Basta guardare la cartina geografica per rendersi conto che chi si è allargato negli ultimi trent’anni non è stata la Russia, è stata la NATO». Ma il linciaggio mediatico più velenoso è quello effettuato contro l’ANPI e il suo Presidente, Gianfranco Pagliarulo, reo di aver scritto – in un comunicato precedente all’invasione russa – che «l’allargamento della Nato a Est è stato vissuto legittimamente da Mosca come una crescente minaccia». Non sono ammesse critiche sugli indirizzi di ordine politico che ci hanno fatto passare dallo smantellamento della guerra fredda, frutto delle scelte di disarmo e di distensione della politica di Gorbaciov, a una nuova corsa al riarmo e al confronto politico militare con la Russia di Putin, adesso drammaticamente sfociato in una guerra “calda” con l’invasione dell’Ucraina. Anzi non solo non sono ammessi ripensamenti, ma addirittura c’è la consacrazione di quelle scelte al punto che il segretario del PD, Enrico Letta, in una recente intervista a La Stampa ha dichiarato: «Quello che è successo dimostra che la Nato doveva fare entrare l’Ucraina prima. E che l’alleanza atlantica serve perché la democrazia va difesa».

Insomma la politica ha indossato l’elmetto ed è scesa simbolicamente in guerra. Però questa settimana è stata superata un’ulteriore soglia, col passaggio dalle parole alle azioni di guerra. Il presidente del Consiglio Draghi nelle sue comunicazioni alle Camere, il 1 marzo, ha motivato la decisione di inviare armi al Governo ucraino, con queste parole: «L’Italia ha risposto all’appello del presidente Zelensky, che aveva chiesto equipaggiamenti, armamenti e veicoli militari per proteggersi dall’aggressione russa. È necessario che il Governo democraticamente eletto sia in grado di resistere all’invasione e difendere l’indipendenza del Paese. […] La minaccia portata oggi dalla Russia è una spinta a investire nella difesa più di quanto abbiamo mai fatto finora». In sostanza la lezione che il Governo trae da questi fatti è che bisogna incrementare la corsa agli armamenti. L’unica opzione esistente – secondo Draghi – è «scegliere se farlo a livello nazionale oppure europeo». Lo scenario che si prefigura è quello della costruzione di un’Europa come potenza militare, armata fino ai denti, che costruisce le relazioni con i suoi vicini fondate sull’intimidazione invece che sul dialogo e la cooperazione: insomma la guerra fredda permanente.

Quello che non è stato spiegato al Parlamento e all’opinione pubblica è che la legge italiana sulla neutralità (regio decreto n. 1415 del 1938, All. B, art. 8) vieta di fornire armi ai paesi in guerra. La ragione è semplice: chi fornisce armi a un paese in guerra partecipa al conflitto e quindi non può essere più considerato neutrale. Con l’invio di uno stock imprecisato e secretato di armamenti e di mezzi bellici, l’Italia abbandona la neutralità e diviene un paese belligerante, sia pure per interposta persona. Insomma, armiamoci e partite! Queste forniture – ha scritto la rivista militare Analisi Difesa – ci rendono a tutti gli effetti “belligeranti” contro la Russia. Si tratta di un atto di ostilità in senso tecnico, che come tale è stato percepito dalla Russia. In nota ripresa dalla Tass il ministero degli Esteri russo dichiara: «Coloro che sono coinvolti nella fornitura di armi letali alle forze armate ucraine saranno responsabili delle conseguenze di queste azioni».

Come si vede si tratta di una scelta gravida di conseguenze imprevedibili. Dalla doverosa condanna dell’ingiustificabile aggressione russa, siamo passati – sia pure ambiguamente – alla partecipazione al conflitto armato. Quasi senza accorgercene ci hanno calato in testa l’elmetto e arruolato nella guerra contro la Russia. In questo modo si alimenta il conflitto e si rende più impervia la strada per una soluzione negoziata. E quel che è ancora più grave si crea un’ulteriore pericolo di escalation della guerra, rendendo più probabile il coinvolgimento della NATO. E allora togliamoci gli elmetti prima che un colpo fatale ce li sbalzi dalla testa.
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Controcanto
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Armi all’Ucraina?
02-03-2022 – di: Tomaso Montanari
su Volerelaluna

È purtroppo evidente che, di fronte all’invasione russa, ogni scelta sembra sbagliata: e quel che resta della coscienza democratica occidentale non sopporta di non fare nulla di fronte alle immagini delle città devastate dalla guerra.

Ma il problema è cosa fare: mentre le tanto annunciate sanzioni economiche avanzano con troppa lentezza, l’Occidente, e con lui l’Italia, decide il riarmo di Kiev. Il fantasma dell’Unione Europea, colpevolmente assente nella gestione politica della crisi che ha condotto alla guerra, si materializza così nel peggiore dei modi: nel ruolo, cioè, di fornitrice di armi. L’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue Josep Borrell ha detto che armeremo le forze ucraine per sostenerle «nella loro eroica battaglia». Così, dopo essere stati incapaci di fare la pace, gli europei vogliono provare a fare la guerra, naturalmente attraverso i corpi dei soldati e dei civili ucraini.

Dal discorso di Draghi a un Parlamento come al solito di fatto esautorato, alla retorica bellica di Enrico Letta, all’editoriale del Corriere della sera che lamenta che «noi occidentali stiamo perdendo la potenza delle armi perché non sopportiamo più di subire perdite in una guerra convenzionale. All’epoca dei nostri nonni un caduto in famiglia era motivo d’orgoglio, oggi è considerato inaccettabile»: ci stiamo mettendo l’elmetto, e spediamo migliaia di soldati al confine ucraino.

Se è giusto, oltre che compatibile con la nostra Costituzione, inviare in Ucraina «equipaggiamenti militari non letali di protezione», e cioè mezzi di difesa, è invece un grave azzardo aver deciso di mandare armi letali di offesa. Perché dall’Unione Europea, e dall’Italia, ci si aspetta ora che lavorino ventre a terra per la pace, non che alimentino anch’esse la guerra. Si dice che dobbiamo aiutare la resistenza ucraina: anche qua, è difficile e penoso provare ad articolare un pensiero a migliaia di chilometri di distanza e nelle nostre case (per ora) sicure. Ma siamo sicuri che, se riguardasse l’Italia, vorremmo armi per prolungare di qualche giorno l’ineluttabile resa a una potenza così più grande? I maschi paramilitari che da giorni gongolano in tv con la bava alla bocca (perché finalmente vedono una guerra vera da vicino) ci dicono che non è il momento del dialogo, perché bisogna rendere a Putin il boccone più indigesto, per poi strappare di più ai negoziati. Ma tacciono sul prezzo: migliaia (forse decine o centinaia di migliaia) di militari e civili ucraini straziati, con in mano le nostre armi: per guadagnare un po’ di tempo. Chiederemmo per noi stessi quel che stiamo offrendo agli ucraini che diciamo di voler aiutare? Non lo so, me lo chiedo: ma è davvero inquietante la ferrea sicurezza guerriera dei nostri politici di cartone.

Di sicuro c’è che dare armi all’Ucraina senza fare anche più diplomazia, senza dialogare subito, senza immaginare e compiere anche gesti clamorosi è contro lo spirito, se non contro la lettera, dell’articolo 11 della Costituzione: non possiamo abbracciare la guerra come unico rimedio alla guerra.

Lo stesso Governo con l’elmetto ha evacuato l’ambasciata italiana da Kiev a Leopoli: ma invece in quell’ambasciata doveva volare lo stesso ministro degli Esteri, con tutti i suoi colleghi europei. È lì che – oggi stesso – dovrebbe riunirsi la stessa Commissione Europea in carne ed ossa, con i capi di Stato e di governo: come segno potente di vicinanza e di interposizione simbolica. Ma i capi dell’Occidente pensano di cavarsela più a buon mercato, e senza rischiare direttamente: e senza terremotare più di tanto un’economia globale legata mani e piedi alla Russia di Putin, fino a ieri ottimo partner di affari.

Armare il popolo ucraino è un calcolo cinico travestito da solidarietà, un gesto irresponsabile che rischia di essere drammaticamente sbagliato: perché prolungare e aggravare una guerra dall’esito purtroppo scontato, può aprire la strada a esiti che non lo sono per nulla. Buttare benzina su questo fuoco, infatti, può condurre – quasi meccanicamente, senza che nessuno davvero si renda conto di ciò che sta innescando – a una terza guerra mondiale, e al conflitto nucleare. Cioè alla fine della vita sulla terra. Fino a mercoledì scorso i nostri onnipresenti esperti di geopolitica giuravano che l’invasione non ci sarebbe stata: ora gli stessi santoni giurano che non c’è rischio nucleare. Vorrei potermi fidare, di loro e del ceto politico occidentale: ma l’impressione è quella di essere guidati da ciechi che seguono altri ciechi. Tutti rigorosamente con l’elmetto.

In testa all’articolo di Montanari: Pieter Paul Rubens, “Conseguenze della guerra” (1637-1638), Firenze – Galleria Palatina
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Per la Pace in Ucraina e nel Mondo

5777dff6-8236-4230-8b12-15791d18b622 Manifestazione nazionale a Roma sabato 5 marzo 2022.

PACE SUBITO e CONVERSIONE ECOLOGICA!

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OSSERVATORIO SULLA TRANSIZIONE ECOLOGICA – PNRR
Promosso da: Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, Laudato Si’, NOstra

PACE SUBITO, DA QUESTA CRISI SI DEVE USCIRE CON IL RILANCIO DEGLI INVESTIMENTI PER LA RICONVERSIONE ECOLOGICA!
4 marzo 2022

L’escalation bellica in Ucraina ha subito una accelerazione drammatica dopo l’invasione di Putin che rischia di minare la pace in Europa per la contrapposizione di blocchi contrapposti. [segue]

Oggi venerdì 4 marzo 2022

f63326b1-2285-43fa-8a37-0347491098b4GLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413filippo-figari-sardegna-industre-2aladin-logonge-cover-1lampadadialadmicromicro13democraziaoggi-loghettogf-02
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——————-Opinioni, Commenti e Riflessioni————-
Russia/Ucraina: trattativa, trattativa e ancora trattativa
4 Marzo 2022
Andrea Pubusa su Democraziaoggi
Molti di noi hanno condotto trattative per evitare liti, incomprensioni, contenziosi o risolverli bonariamente. Ci sono regole o criteri per riuscire nell’intento?
1) Anzitutto occorre ritenere la conciliazione un esito molto desiderabile, molto utile, molto positivo perché ti dà una forte convinzione ed energia per raggiungere l’accordo. Questo evita lo spreco di risorse, l’esito è […]
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Ucraina: fermare la corsa alle armi e accogliere
3 Marzo 2022
Grazia Naletto – Sbilanciamoci – ripreso su Democraziaoggi
La Commissione e vari stati, tra cui l’Italia, si accingono a inviare armi a Kiev per continuare una guerra che ha già fatto quasi 400 morti, 1.500 feriti e mezzo milione di profughi. Ma i cittadini vogliono fermare l’escalation e il riarmo: lo dimostrano le manifestazioni ovunque, […]
————————-Comunicazione——
f63326b1-2285-43fa-8a37-0347491098b4Il Coordinamento ha deciso ieri di non fare alcuna manifestazione a Cagliari sabato 5 marzo per mancanza dei tempi tecnici; mentre ANPI, Movimento Non Violento e CGIl parteciperanno nello stesso giorno a Roma alla prevista manifestazione generale. L’impegno è di organizzare un altro corteo a Cagliari per le prossime settimane, aprendo ai giovani di A Foras con cui ci sarà un confronto all’assemblea di Bauladu domenica 13 marzo. Il Coordinamento esprime la posizione contro ogni tipo di armamento contrario alla Pace.

Ukraina. Il gioco cinico e spregiudicato di Putin tra segni di disponibilità, bluff e follia

a5db051f-a3fb-4163-9ae0-46c64ac0fd30 I NEGOZIATI NECESSARI MA FUTILI CON PUTIN
di Marino de Medici
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L’interrogativo cruciale sul quale si interrogano gli analisti americani è se i cosiddetti “negoziati” al confine tra Ukraina e Bielorussia possano influenzare il pensiero di Vladimir Putin ed obbligarlo a riconoscere una colossale “miscalculation” evitando in tal modo una interminabile guerra di attrito in Ukraina. Molti ne dubitano e segnalano che i “negoziatori” sono personaggi di scarsissimo rilievo. In verità, gli unici sviluppi che possono agire sull’imperscrutabile cervello del nuovo Zar russo non sono le sanzioni finanziarie ed economiche alla Russia
nè quelle morali dilaganti nel mondo occidentale e nelle sedi internazionali, e per ultima l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che ha condannato l’invasione dell’Ucraina con 141 voti a favore, 35 astenuti e solo 5 contrari. Quel che può pesare sul calcolo strategico di Putin è la prospettiva di un nuovo Afghanistan nel quale l’apporto occidentale alla resistenza ukraina sta assumendo proporzioni neppure lontanamente paragonabili alla fornitura dei missili antiaerei Stinger forniti dalla CIA ai mujadeen. La realtà che si sta solidificando in Ukraina è quella di crescenti e potenti furniture belliche dai Paesi NATO, per quanto questi non siano in conflitto con la Russia. Parecchio, se non tutto, dipende dalla sostenibilità della campagna nazionale di resistenza agli invasori.
[segue]

Oggi giovedì 3 marzo

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——————-Opinioni, Commenti e Riflessioni————-

Che succede?

923ae54b-9172-468e-a495-b283f497ac68Ucraina: fermare la corsa alle armi e accogliere
3 Marzo 2022
Grazia Naletto – Sbilanciamoci e su Democraziaoggi
La Commissione e vari stati, tra cui l’Italia, si accingono a inviare armi a Kiev per continuare una guerra che ha già fatto quasi 400 morti, 1.500 feriti e mezzo milione di profughi. Ma i cittadini vogliono fermare l’escalation e il riarmo: lo dimostrano le manifestazioni ovunque, […]
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Cessate il fuoco!
Domenico Gallo su Democraziaoggi
Ogni giorno, ogni ora di guerra comportano sofferenze indicibili e rendono sempre più difficile la convivenza futura fra le popolazioni coinvolte nel conflitto. Per questo da ogni angolo d’Europa, da ogni quartiere, da ogni città, si deve levare concorde una sola voce: cessate il fuoco!
L’incubo di una nuova guerra in Europa si è […]
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A un amico della Toniolo

3219b956-236b-43ac-8ec0-a0756858abe0LA TONIOLO È QUELLA COSA
(a Nanni Murgia)

Dalla via Fara partirono,
alla conquista di un futuro immaginato
non lontano dalla ratantina
che tutti anni ritornava
prima della passione.
[segue]