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Oggi sabato 11 ottobre 2024
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Ddl aree idonee: sulla possibilità di deroghe critiche dure, ma non convincenti
12 Ottobre 2024
Andrea Pubusa su Democraziaoggi
Una delle critiche più forti e ricorrenti degli oppositori al ddl della giunta regionale sulle aree idonee e non idonee è la possibilità di deroghe alle installazìoni nelle aree non idonee. Ecco – si obietta – questa è la via per vanificare una seria difesa del territorio contro l’invasione delle grandi multinazionali. Con la […]
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La guerra infinita su: Chiesadituttichiesadeipoveri News
Cari Amici,
riprendiamo il nostro dialogo, che ha avuto una lunga pausa per varie ragioni. Ma in questo tempo non hanno conosciuto pausa né il genocidio a Gaza, né la guerra in Ucraina, e ciò che è ancora più grave è che non se ne vede la fine, perché sia nell’uno che nell’altro conflitto una delle parti esclude di porvi termine fino a quando non abbia raggiunto il suo obiettivo o, come dice uno di loro, “finché non abbia finito il lavoro”. E l’obiettivo, o il lavoro da finire, è irraggiungibile sia per l’uno che per l’altro: per lo Stato di Israele si tratterebbe di chiudere definitivamente la questione palestinese, estirpando il popolo palestinese da tutta la terra – dal mare al Giordano – che esso considera sua, e lo sta facendo con la devastazione di Gaza programmata con gli algoritmi e guidata dall’Intelligenza Artificiale; l’Ucraina, a sua volta, insieme all’Europa e agli Stati Uniti che ne sono i mandanti, persegue l’obiettivo della sconfitta o in ogni caso dell’annichilimento della Russia. Dunque dalla crisi innescata da queste due guerre, che danzano sul ciglio di una possibile guerra nucleare e mondiale, non sembra possibile un’uscita attraverso le vie della politica e della razionalità umana. E il discorso di Netanyahu all’ONU del 27 settembre scorso ha dato il colpo di grazia non solo all’idea che possa aver termine la spietata mattanza di Gaza, ma anche che possa esserci un mondo decente nel nostro prossimo futuro. Attribuendone il movente direttamente a Mosè, e quindi a un comando divino, il primo ministro israeliano ha infatti difeso i crimini del suo governo come protesi alla “vittoria totale”. Questa consisterebbe nel dar luogo a un mondo raffigurato in due mappe che egli ha esibito all’attonita assemblea dell’ONU (dimezzata per l’assenza polemica di un gran numero di Stati non gravanti nell’orbita occidentale). Nella sua descrizione queste due mappe sono l’una di benedizione e l’altra di maledizione, la prima è quella di una metà del mondo sotto lo scettro di Israele, dall’Arabia Saudita all’Oceano Indiano, e l’altra siamo noi. Israele ha peraltro cominciato ad attuare questo disegno con l’invasione del Libano, l’assalto alle forze di interposizione dell’ONU, tra cui gli Italiani, e perciò la rottura anche militare con la comunità delle Nazioni, l’attacco all’Iran.
Netanyahu non è il primo a fare il mondo a pezzi. L’altro è il Corriere della Sera che ama celebrare le glorie dell’Occidente come quelle che lo dividono dal “resto del mondo”, “democrazie” contro “autocrazie”. Ma c’è anche il mondo teatro della “competizione strategica” indetta dagli Stati Uniti, dove la sfida sta nel mettere al tappeto la Russia e la Cina, c’è l’Europa che manda l’Ucraina a morire e ghettizza i mondi che una volta andava a scoprire, e c’è il vecchio fantasma della cortina di ferro che torna a dividere l’Est e l’Ovest.
In un mondo così frantumato sarebbe molto strano che non ci fossero guerre su guerre, infinite, pervasive e non convenzionali. Siamo ancora in grado di uscirne? Se “la casa brucia”, come ha gridato un convegno fiorentino a ciò dedicato, e la politica non è in grado di dare risposte, non se ne deve chiedere conto non solo a questo o a quel governo, a questa o a quella cultura, ma alla stessa modernità fondata sul vecchio presupposto, ben noto a Mosè, di mettere un idolo manufatto al posto di Dio? L’idolo è oggi la tecnologia grazie alla quale, come denunciò papa Giovanni nella “Pacem in terris”, siamo entrati nell’età che si gloria della potenza atomica, e che ora, con l’Intelligenza Artificiale, dà ragione a Heidegger per il quale la tecnica non ha più nulla a che fare con gli strumenti, ma “nella sua essenza è qualcosa che l’uomo di per sè non è in grado di dominare”. Messo di fronte a questo abisso, lo stesso Heidegger in una estrema riflessione consegnata alla rivista tedesca “Der Spiegel”, apriva un vertiginoso spazio alla domanda se “solo un Dio ci può salvare”. Era un’ipotesi temeraria, non “politicamente corretta”, in quanto proferita nel cuore di una modernità fondata sull’ipotesi opposta, che “Dio non ci sia e non si occupi dell’umanità”, che provocatoriamente era stata avanzata dal cristiano Ugo Grozio nell’Olanda riformata del XVII secolo per aprire la stagione dell’età adulta dell’uomo. Senonché di questa ipotesi la modernità ha fatto un assoluto e su questo presupposto ha fondato tutta la sua identità, la sua feconda laicità e il dogma del secolarismo, escludendo come dismessa e infantile l’ipotesi opposta. Ma oggi, di fronte alla guerra perpetua e alla minaccia della fine non è forse venuto il momento di rimettere in questione questo assunto, e chiederci se l’ipotesi esclusa della presenza amorevole di Dio nella storia non debba avere la stessa legittimità di quella assunta per vera?
Ciò non vuol dire invocare un miracolo, un intervento straordinario da parte di Dio, abbandonarsi a una trascendenza che non possiamo controllare, ma vuol dire sapere come in rapporto con questo Dio gli uomini possano cambiare, possano convertirsi, possano abbandonare i loro propositi di guerra di sterminio e di odio; e questo è possibile perfino se non credono in Dio e se non sanno nulla della grazia, perché come dice papa Francesco con un neologismo spagnolo, Dio “primerea”, cioè arriva col suo amore prima ancora dell’invocazione o del peccato dell’uomo.
È questo il messianismo cristiano, fondato sull’incarnazione, sullo “scambiarsi” degli uomini con Dio, sulla vocazione a farsi come lui, di cui parla san Paolo nella seconda lettera ai Corinzi. Se rimettiamo in gioco l’ipotesi esclusa, forse possiamo chiedere a noi stessi e agli altri che sono con noi in questa vita, di rimettere in discussione le loro scelte, di rimettere in discussione le loro guerre, di rimettere in discussione la loro idea del Nemico, e dar mano a costruire una società diversa, un mondo diverso, un mondo che non finisca.
Nel sito pubblichiamo l’intervento di Raniero La Valle al citato convegno di Firenze [vedasi più sotto], e un articolo dell’americano Alon Ben-Meir sugli errori compiuti da tutti gli attori della tragedia israelo-palestinese.
Con i più cordiali saluti,
Chiesa di Tutti Chiesa dei Poveri
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https://www.aladinpensiero.it/?p=157726
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La sfida di Israele
CAMBIARE LA MODERNITÀ?
11 OTTOBRE 2024 / EDITORE / DICONO LA LORO /
Netanyahu rompe con la comunità internazionale e apre una voragine all’antisemitismo. Dopo 3000 anni di guerra non è forse il caso di riprendere l’ipotesi di una presenza dell’amore di Dio nella storia? La lezione di Claudio Napoleoni
Raniero La Valle
Pubblichiamo l’intervento fatto da Raniero La Valle il 5 ottobre 2024 a Firenze al convegno promosso dall’associazione “Il coraggio della pace”, sul tema: “La casa brucia, La guerra dell’Occidente”
Cari Amici,
Il tema di questo Convegno è che l’Occidente sta distruggendo se stesso. Ma ancora di più, il fatto è che l’Occidente ha perduto se stesso. Non perché compie dei crimini, perché questo lo ha sempre fatto dalla Pace di Augusto e dalla “donazione di Costantino” in poi, ma perché non riconosce questi crimini come tali; l’Occidente ha abbandonato il diritto, che era il suo valore più prezioso, la sua vera gloria, l’anima del suo ethos, contraddice i valori di cui si vanta, esalta l’individuo e fa a pezzi i popoli, persegue lo sviluppo e produce sfruttamento, incrementa il turismo e dà la caccia ai migranti, promette sicurezza e dà le armi a un suicidio, assiste a un genocidio e lo chiama difesa.
Dunque è venuto il momento di prendere una decisione impossibile e necessaria, oggi, non domani, prima dell’ultimo ucciso, prima dell’ultimo bambino dilaniato, prima dell’ultima donna stuprata, prima dell’ultima speranza perduta. Fermiamo la guerra. È vero che la guerra ci ha accompagnato per tutta la storia, e la modernità l’ha messa come arbitra tra Stati sovrani, ma proprio per questo va strappata fin dalla radice, non basta fermarla a Gaza o in Ucraina o nel Libano, bisogna farlo in ogni luogo della terra.
Ma come? Quello che mi ripromettevo venendo qui oggi era un’analisi del punto cui la guerra è arrivata, e fare delle proposte per dare un contributo ad uscirne. Poi mi sono reso conto che questo non basta più, bisogna dire qualche altra cosa e forse qualche cosa che precede la proposta politica.
Ma, prima di tutto che cosa possiamo dire della guerra, anzi delle guerre in atto?
Io penso che dobbiamo guardare al cambiamento che nella guerra è intervenuto, dobbiamo guardare a come sta cambiando questa istituzione che è la guerra. E dunque possiamo dire forse che dopo 3000 anni la guerra ha cambiato natura. Sono 3000 anni che c’è la guerra, la guerra ha accompagnato sempre il corso della storia. Da quando è stata teorizzata dalla filosofia greca, da Eraclito, che l’ha definita come “il padre e il re di tutte le cose”, questa guerra ci ha accompagnato sempre, è stata il re che ha dominato, è stata la sovrana delle nostre relazioni pubbliche. Però da quando questa guerra è cominciata (ed è durata finora), ha avuto dei cambiamenti. E il più importante che vorrei ricordare è quella svolta che c’è stata nel 1945, quando con l’avvento dell’età atomica – di “questa età che si gloria della potenza atomica”, come aveva detto Giovanni XXIII nella Pacem in Terris – essa era uscita dalla ragione; la diagnosi di papa Giovanni era che ormai la guerra, dal momento che c’era il nucleare, che era cominciata l’età atomica, non aveva più alcuna possibilità di entrare dentro una logica, dentro una dimensione razioneale, e quindi non era più una cosa umana, perché una cosa che sta fuori della ragione, di questa ragione che abbiamo messo – anch’essa – sul trono, non è umana; però la guerra non era uscita solo dalla ragione, era uscita anche dal diritto, perché lo Statuto dell’ONU l’aveva messa fuori legge considerandola un crimine; e in Italia era uscita anche da quel suo legame indissolubile con le glorie della Patria, perché con la Costituzione le avevamo dato il libello del ripudio, non possiamo più celebrarla come il segnale delle glorie patriottiche.
Ma ora siamo nella situazione in cui la guerra ha cambiato di nuovo natura, e l’ha cambiata sotto almeno tre profili.
1) La prima novità è che la guerra oggi ti può raggiungere ovunque, anche dove non è stata dichiarata nessuna guerra, come in Iran, come in Libano; la guerra può arrivare “da remoto”, cordless, col cercapersone, col telefonino, con il messaggio improvviso che sopraggiunge come un bagliore, come un fulmine domesticato, come la pubblicità sgradita, che ti arriva in casa; la morte arriva per grandi numeri, ma individualizzata, ti viene addosso, uno per uno, non 180.000 in un colpo solo, come a Hiroshima, ma disseminata per regioni intere, provocando lo scempio dei corpi a volontà, quanti se ne possono volere, quanto più si vuole spaventare, distruggere, punire. Il genocidio per corrispondenza. Questo è Netanyahu! Ma operazioni immaginate e programmate in questo modo, con tecnologie sofisticate e complesse, sono una perversione del pensiero, anche se vengono ammirate dai giornali in Occidente. Le persone, gli uomini, le donne, non sono persone ma “obiettivi” e basta dar loro un nome infamante, chiamare Hezbollah i libanesi o gli iraniani, chiamare Hamas i palestinesi, chiamare terroristi i talebani, ed ecco l’indiscriminata licenza ad uccidere, ma non solo i cosiddetti “obiettivi”, a morire possono essere anche i bambini nelle culle che vengono localizzati a distanza dal pianto (sapete che ci sono quei piccoli trasmettitori che fanno sentire il bambino che piange, anche quelli possono diventare strumenti di morte), e i clienti del supermercato alla lettura del codice a barre dei prodotti che passano alle casse, e magari gli arrestati a domicilio col braccialetto elettronico L’informatica va alla guerra, l’Intelligenza Artificiale prende il comando, ogni prodotto della tecnologia può diventare un’arma; per salvarcene dovremmo tornare all’età della pietra: nella pietra, infatti, non si possono inserire circuiti elettrici, con la fionda eravamo più sicuri. Finirà che non sarà più permesso di salire su un aereo coi cellulari, con i computer, con gli smartphone, e negli aeroporti si creeranno montagne di telefonini, che poi la gente dovrà ricomprare, e saranno fonte di enormi ricchezze.
2) L’altra novità, oltre l’elettronica ubiquitaria, è la guerra infinita. Essa non ha più fine, è come l’ergastolo: fine pena, mai. Non deve finire in Ucraina, non deve finire a Gaza, nel Libano. L’atto di nascita di questa guerra infinita si può far risalire alla famosa frase del maresciallo Badoglio quando alla caduta del fascismo, annunziando di aver avuto dal re l’ordine di formare un governo militare al posto di Mussolini, dichiarò, contro ogni speranza: “la guerra continua”. Da allora non è mai finita, dalla guerra fredda alla prima guerra del Golfo è continuata fino ad ora: di guerra in guerra e si potrebbe dire di abisso in abisso.
Perché la guerra non finisce?
Non finisce anzitutto perché l’America mette la sua sicurezza nel dominio del mondo, dice di non volere nessuna potenza eguale a sé e concepisce la sua politica estera come una “competizione strategica” fino alla sfida finale con la Cina. Perciò non ha un termine che possa essere previsto. La competizione strategica non è la pace, è la guerra potenziale o reale, che dura sempre.
In secondo luogo non finisce perché è stata presa la decisione di non farla finire, la decisione di adottare la guerra come permanente anche mentre si finge di perseguire negoziati, tregue e soluzioni di cui si sa che non potranno essere realizzate (come i due Stati in Palestina, come la “sconfitta” della Russia, come le immigrazioni controllate).
La guerra non finisce perché con la guerra si possono instaurare i fascismi: con la guerra è più facile fare uno Stato di polizia, passare il potere alla Polizia sul piano interno, agli Eserciti sul piano esterno – lo vediamo con la NATO – e al potere economico e bancario sul piano mondiale.
In Israele con la guerra perpetua finisce la cosiddetta democrazia del Medio Oriente, e Netanyahu porta a compimento il passaggio da quello che doveva essere uno Stato democratico (addirittura socialista, si pensava all’inizio), allo Stato ebraico, monoetnico, dove per legge costituzionale i diritti di natura politica sono riservati in esclusiva al solo popolo ebreo; e dice Netanyahu che non smetterà la guerra finché il lavoro non sarà finito, e il lavoro è l’estirpazione dei palestinesi da Israele.
In Ucraina la guerra (che deve durare per legge) è finalizzata alla transizione a un regime dispotico (capo carismatico, abolizione dei partiti, divieto di espatrio, bulimia di armamenti per fare dell’Ucraina lantemurale dell’Occidente).
In Italia c’è la consegna del potere alla Polizia mediante la legge per la sicurezza in corso di approvazione, che giunge fino al punto di vietare la vendita delle SIM card – le schede telefoniche – agli immigrati che non hanno il permesso di soggiorno, cioè vieta le comunicazioni individuali, tra le persone. Si conferma così che si va verso uno Stato di polizia, ciò che si sta facendo con la consegna della giurisdizione ai P.M., con il premierato, con l’indottrinamento scolastico, che è in corso, con la chiusura (o difesa, come si dice) dei confini e con la sostituzione della cultura che si sostiene sia stata finora egemone, cioè la cultura democratica e di sinistra, con quella prefascista e sovranista: non sarà fascista ma certamente è prefascista.
In Europa grazie alla guerra permanente la Von der Lein è acclamata come Capo del costituendo esercito europeo, il Parlamento europeo vota per la sconfitta della Russia, rinunziando così a fare politica: ma che l’Ucraina sia pure con le nostre armi sconfigga la Russia è fuori del principio di realtà, a meno che non si voglia passare attraverso la guerra atomica mondiale.
In sintesi viene prescelta la guerra perpetua come uscita dalla democrazia e come ritorno dello Stato al modello hobbesiano teorizzato da Carl Schmitt come ”Stato della moderna polizia” fondato sul criterio del Nemico e la guerra come possibilità reale. E questa è una lezione per noi: vuol dire che la lotta per la pace è ormai indissolubile da quella per la democrazia.
3) Il terzo cambiamento nella natura della guerra sta nel suo contenuto stesso. Lo scopo della guerra non era quello di uccidere i nemici, essa aveva i fini più svariati, conquistare un territorio, costruirsi un impero, impadronirsi di ricchezze, risarcire diritti violati, risolvere le controversie internazionali, come dice il nostro articolo 11; ma l’uccisione dei nemici, tanto più se civili, era il costo della guerra, non era il suo scopo, tanto è vero che c’erano le Convenzioni sul diritto di guerra, che legittimavano le carneficine, ma con moderazione, ammettevano che ci andassero di mezzo i civili, i non combattenti, gli obiettivi non militari, ma li chiamava danni collaterali, sarebbe stato meglio che non ci fossero, erano supposti come involontari; tanto meno si potevano bombardare gli ospedali, le autoambulanze, i bambini nelle sale parto, o tagliare alle popolazioni l’acqua e il cibo. Oggi invece la guerra ha per obiettivo di uccidere i nemici, perché sono loro che non devono esistere, che devono essere annientati, allora se ne uccidono 42.000 a Gaza, non importa se ci sono donne e 14.000 bambini, tanto più che i bambini diverranno adulti, saranno un pericolo, l’aveva già capito Erode con la strage degli innocenti; e per ammazzare un nemico, dovunque si trovi, specie se è un capo, se ne ammazzano cento; come racconta il Corriere della sera – questo giornale di salotto e di guerra – per ammazzare Nasrallah a Beirut “sono stati livellati alcuni palazzi, impiegate decine di bombe, alcune da una tonnellata, che hanno scavato crateri giganteschi e provocato forse centinaia di vittime, Concepite per distruggere protezioni, anche in cemento, penetrano nei target ed esplodono dall’interno”. Il giornale aggiunge che quelle bombe gliele hanno mandate gli Stati Uniti. Questi non sono danni collaterali, si uccidono uno per uno e tutti insieme gli appartenenti al popolo palestinese, ai termini della Convenzione dell’ONU questo è un genocidio; e ormai ogni guerra è un genocidio.
Ecco, questo è ciò che volevo dirvi fino a ieri, prima di procedere con delle proposte concrete: Comitati territoriali, ricorso a forme di democrazia diretta, petizioni alle Camere, ecc.
Ma poi ho sentito e visto integralmente il discorso di Netanyahu all’ONU e questo discorso mi ha spaventato, perché mi ha fatto capire che siamo a un punto limite, siamo per così dire a una soglia terminale, dopo la quale non sappiamo che cosa può accadere, qualcosa che non riguarda più solo la guerra ma investe il nostro destino, l’epoca nostra. Questo discorso di Netanyahu è un discorso feroce, annuncia la decisione di combattere fino alla “vittoria totale”, dice che non c’è nessun posto in Iran, ma nemmeno in Medio Oriente che non possa essere raggiunto dalla violenza vendicativa dell’esercito di Israele; e poi presenta due mappe, una di benedizione e una di maledizione, due mappe di un mondo diviso in due, e da una parte c’è la mappa con Israele, e l’Arabia Saudita che Israele vorrebbe recuperare dopo gli accordi di Abramo, e il Medio Oriente fino all’Oceano Indiano, e questo sarebbe il mondo sognato, il mondo fatato, il mondo bello che Israele vorrebbe costruire insieme ai suoi partner, quelli che non sono i suoi nemici; e poi c’è l’altra mappa, che egli insieme alla prima ha mostrato, così, davanti all’assemblea dell’ONU, la mappa del male, la mappa della maledizione, di quelli che sono contro Israele, che è l’Occidente questo Occidente di cui stiamo parlando qui oggi. E ciò nel contesto di una rottura irriducibile con l’ONU, definita come una “palude di antisemitismo”, e quindi con la comunità delle Nazioni. Ma c’è ancora qualcosa di più importante, cioè viene esibito il fondamento indiscutibile di questa pretesa di predominio; e questo fondamento indiscutibile risale a migliaia di anni fa, e deriva da una lettura fondamentalista, una lettura integralista, letterale, della Bibbia, una lettura che rappresenta un vilipendio della Sacra Scrittura; e di fronte a questo l’Occidente, che ormai ignora queste categorie e non sa leggere la Bibbia, e forse non sa nemmeno cos’è, è disarmato, non può entrare in dialogo, non può nemmeno veramente capire gli appelli drammatici di papa Francesco, mentre, sul versante dei credenti, entra in una crisi grave quello che era il promettente e benedetto dialogo ebraico-cristiano, che risale alla profezia di Gesù al pozzo di Giacobbe, quando disse: “la salvezza viene dai Giudei”.
[segue]
Oggi venerdì 11 ottobre 2024
Percorrere con tenacia le vie della pace
11 Ottobre 2024
Intervento introduttivo alla III sessione del convegno organizzato da Disarma “La casa brucia” Firenze, 5 ottobre 2024
Alfonso Gianni su Democraziaoggi
Sulle cause materiali della guerra
Introdurre una discussione su “quali proposte possibili in Europa per la pace” è cosa davvero ardua per le condizioni nella quale si trova la Ue, specialmente dopo le recenti elezioni, la formazione della nuova […]
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Ristrutturazione e recupero Scuola Popolare di Is Mirrionis
Bonas noas
La delegazione del Comitato Casa del quartiere Is Mirrionis
Incontro con il delegato ai LLPP della Città metropolitana di Cagliari ing. Andrea Zucca
Bonas Noas
Mentre la delegazione della Casa del quartiere Is Mirrionis, formata per l’occasione dal presidente Terenzio Calledda, da Franco Meloni, Diego Sassu e Giorgio Seguro, riunita con il delegato ai LLPP della città metropolitana Andrea Zucca per illustrargli la politica del nostro Comitato per la totalità del quartiere, in particolare la vicenda della Scuola popolare e le nostre richieste al riguardo, ci ha raggiunto una telefonata dell’assessore all’urbanistica e alla pianificazione urbana di Cagliari, Matteo Lecis Cocco-Ortu. L’assessore informava il suo collega e noi tutti che il Comune di Cagliari avrebbe partecipato, in concorso con la città metropolitana e l’azienda regionale Area, a un bando europeo di “rigenerazione urbana”, da destinare al ricupero e ristrutturazione dello stabile ex Scuola popolare di Is Mirrionis, in quanto risponde esattamente alle finalità e ai requisiti di cui al Bando medesimo. I tempi sono stretti, in quanto il Bando ha scadenza il 6 novembre p.v., e comunque sussistono i tempi tecnici per rispettarla.
Davvero una buona notizia. Il presidente Terenzio Calledda ha assicurato tutta la collaborazione del nostro Comitato per fornire al Comune “ad adiuvandum” tutta la documentazione tecnica e storica riguardante l’edificio e la vicenda della Scuola popolare, in nostro possesso. Anche l’ing. Andrea Zucca ha assicurato tutta la collaborazione della sua struttura. Gli uffici lavoreranno alacremente per consegnare il progetto nei tempi previsti dal Bando. L’assessore ha invitato il nostro Comitato a partecipare all’incontro sul PUC (Piano Urbanistico Comunale) che si terrà al Teatro S.E. lunedì 14 ottobre p.v. Intanto, il delegato Andrea Zucca, convocherà per mercoledì 16 ottobre p.v. un “Tavolo” sull’intera questione, a cui invitare, oltre al Comune e alla Città metropolitana, l’azienda Area e il nostro Comitato. Seguiamo con attenzione e impegno. Grazie a tutti.
Vi terremo informati con tempestività.
Oggi giovedì 10 ottobre 2024
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Piantedosi fa una strana lettura della Costituzione, caccia un iman per le sue opinioni
10 Ottobre 2024
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
Dopo gli stravaganti provvedimenti contro le manifestazioni pro palestinesi, Piantedosi ora mostra di non conoscere o saper interpretare l’art. 21 Cost. La sensazione è che il ministro dell’interno ritenga che le libertà siano esercitabili solo se conformi al pensiero del governo. Se critiche o difformi, le libertà cessano di essere tali e dunque non […]
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Su L’Unione Sarda Cronaca di Cagliari.
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Israele e Palestina: un solo popolo e un solo Stato!
Martin Mordechai Buber, filosofo ebreo socialista ed anti-sionista
di Lucio Garofalo
Ricordo uno dei più grandi uomini della storia universale, un ebreo socialista, laico e anti-sionista: Martin Mordechai Buber. Il quale sosteneva che lo Stato di Israele, che non era ancora nato, non avrebbe dovuto assumere un’identità etnico confessionale. Quest’uomo di buon senso pensava alla creazione di uno Stato che riunisse tutti i semiti in Palestina. Invece, altri “padri fondatori” della nazione israeliana hanno voluto la formazione di uno Stato su basi etniche, strutturato in senso esclusivista e razzista. Tra i nomi dei vari leader sionisti che hanno contribuito alla fondazione dello Stato israeliano come si configura oggi, bisogna citare: Davide Ben Gurion, capo dell’Hagamah, l’Agenzia ebraica sionista; Shamir e Begin, capo dell’Irgun, nonché la famigerata Banda Stern, descritte dai Britannici come vere e proprie organizzazioni terroristiche. In direzione esattamente opposta si muoveva Martin Buber. Questi è ritenuto uno dei padri spirituali della patria e della nazione israeliana, un po’ come Giuseppe Mazzini. È stato uno dei più importanti filosofi del XIX secolo. Era di orientamento esistenzialista e socialista, ma dissentiva profondamente nei confronti dell’ideologia sionista. Martin Mordechai Buber era di nazionalità austriaca e di origine ebraica. Aderì inizialmente al movimento sionista, ma se ne distaccò non appena si rese conto della vera natura del movimento, per aderire ad una filosofia di ispirazione esistenzialista e socialista, ed abbracciare la causa della convivenza pacifica tra i popoli in Palestina. Egli sosteneva che lo Stato di Israele, che si sarebbe costituito nel 1948, non dovesse reggersi su un fondamento etnico confessionale (come poi è accaduto), tantomeno di tipo oltranzista.
Il mio amico Ignazio Sollai
Ieri mattina mio figlio mi ha detto: “Babbo hai letto, l’Unione di oggi?” No, gli ho risposto, magari lo leggo stasera. Eppoi cosa c’è di nuovo? “E’ morto il tuo ex compagno di scuola Ignazio Sollai. Guarda nei necrologi c’è pure la foto”. Che tristezza: il mio amico Ignazio Sollai è morto il 6 ottobre. Aveva 77 anni. Più anziano di me di tre anni, frequentammo la 3a, la 4a e la 5a, sezione B, all’Istituto per ragionieri Pietro Martini, l’ultima: proprio l’anno della maturità. Eravamo compagni di banco, lui ripetente di alcuni anni, molto bravo in matematica e in generale nella materie tecniche. Mio figlio di persona non l’ha mai visto, ma ricorda benissimo alcuni divertenti aneddoti scolastici, che io raccontavo, di cui Ignazio fu protagonista.
Oggi martedì 8 ottobre 2024
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TEL AVIV NEL MIRINO
In Israele commemorazioni sotto i razzi, non c’è pace neanche il 7 ottobre.
VITTORIO DA ROLD su Domani.
07 ottobre 2024
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Dopo la presentazione delle firme i pratobello rischiano di disperdere il successo della sottoscrizione
8 Ottobre 2024
Andrea Pubusa su Democraziaoggi
Si precisa la linea dei pratobello dopo la presentazione della proposta di legge popolare su pale eoliche e installazioni fotovoltaiche. E’ una posizione con diverse sfumature. C’è chi vuole tutto e subito, e cioè il passaggio diretto in aula della proposta di legge senza esame in commissione, c’è chi chiede un rapido esito prima […]
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Il diritto di manifestare pacificamente e senza armi è inviolabile. A Foras sabato ha manifestato legittimamente
7 Ottobre 2024
Andrea Pubusa su Democraziaoggi
Bene hanno fatto A Foras ed altre associazioni a manifestare sabato attraversando alcune vie cittadine, nonostante il divieto di corteo della Questura. In realtà, mancava il presupposto costituzionale per questa limitazione. La manifestazione è un diritto costituzionale inviolabile, tant’è che l’art. 17 della nostra Carta fondamentale non richiede alcuna autorizzazione neanche per le manifestazioni […]
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Oggi lunedì 7 ottobre 2024
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Ddl sicurezza, la cabina telefonica della razza
6 Ottobre 2024
Vietare la Sim agli immigrati irregolari è come mettere un cartello di divieto d’ingresso a una cabina telefonica che, fin quando è esistita, non ha mai vietato l’accesso ad alcuno.
Domenico Gallo su Democraziaoggi.
Giorgia Meloni si è sempre rifiutata di pronunciare una condanna chiara del fascismo (del resto la sua cultura politica non gliel’avrebbe consentito), però del […]
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Suggerimenti per partecipazione ad iniziative di ottobre 2024
Dal 6 ottobre al 31 ottobre 2024
14 ottobre 2024 Lunedì
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21 ottobre 2024 Lunedì
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24 ottobre 2024 Giovedì
ORGANIZZATO da AGESCI – Amici Cittadella Laudato si’ Assisi – Apostolato della Preghiera – Azione Cattolica – Ass. “Beata suor Nicoli” – Comunione e Liberazione – Comunità “Primavera” – Comunità “Pietre Vive”- San Rocco Comunità di Vita Cristiana – Congregazione degli “Artieri” – Cursillos di Cristianità – “Già Giovani” – “Giuseppe Toniolo”- MEIC – Società San Vincenzo de’ Paoli – Ass. “Suor Teresa Tambelli UCSI – UNITALSI sarda sud – Volontariato Vincenziano –
Rapporto tra Chiesa e Cultura
RELATORE: mons. GIUSEPPE BATURI ( Arcivescovo di Cagliari, Segretario generale CEI)
- Interventi dei partecipanti
«Senza rapporti con il mondo della cultura, la Chiesa perde anche il contatto con il mondo sociale».
«Se è vero che la Chiesa ha bisogno di cultura, è anche la cultura ad avere bisogno del punto di vista cristiano» (card. Matteo Zuppi, presidente CEI) .
Cagliari, giovedì 24 ottobre 2024 – Ore 18,00
Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna (via Sanjust ,13)
INCONTRO APERTO
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25 ottobre 2024 Venerdì
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Oggi domenica 6 ottobre 2024
La sudditanza degli insegnanti italiani
5 Ottobre 2024
Lucio Garofalo su Democraziaoggi.
La docimologia è quella branca della pedagogia che pretende di essere una disciplina scientifica che si occupa dei diversi parametri applicabili nei processi di valutazione scolastica.[…]
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Marc Chagall, La passeggiata, 1917-18. Olio su tela, 1,70 x 1,63 m. San Pietroburgo, Museo di Stato Russo.
Oggi venerdì 4 ottobre 2024 –
La proposta Pratobello dev’essere esaminata secondo regolamento, ma il Consiglio può non approvarla
4 Ottobre 2024
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
Quali sono i doveri dell’Assemblea regionale nei riguardi della proposta di legge popolare Pratobello 24? L’iniiativa popolare è una facoltà che la Costituzione, lo Statuto e la legislazione conferiscono al corpo elettorale, è una forma di democrazia diretta, che tende a superare, nella fase della proposta, la rappresentanza istituzionale. Non sono gli eletti a […]
———Appuntamenti di oggi 4 ottobre 2024———
Venerdì 4 ottobre 2024
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Dal rifiuto della guerra alla difesa delle istituzioni e dell’unità nazionale: la sfida tra destra e sinistra è sulla Costituzione
4 Ottobre 2024
Alfiero Grandi su Democraziaoggi.
Pietro Spataro ha il merito di provocare una riflessione nell’opposizione definita “campo largo”. Definizione in realtà poco attraente. Come minimo l’aggettivo “largo” andrebbe sostituito da “alternativo”, ovviamente alla destra. E’ una riflessione urgente perché la situazione è preoccupante, la guerra domina gli scenari. La guerra oggi influenza pesantemente le situazioni nazionali ed internazionali, provocando […]
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