Economia & Lavoro
Referendum per il lavoro, la solidarietà, la democrazia
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Firma la petizione e aiutaci a rompere questo silenzio:https://referendumcittadinanza.it/basta-censura-sui-referendum/
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. Al Consiglio di Amministrazione RAI
. All’amministratore delegato RAI
. Alla Direzione delle emittenti RAI
. Alla Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi.
Con questa petizione pubblica denunciamo un fatto gravissimo: nonostante le interlocuzioni istituzionali e le rassicurazioni ricevute, i referendum dell’8 e 9 giugno non hanno avuto, fino ad oggi, nemmeno un minuto di copertura nei palinsesti televisivi della RAI.
Non un servizio, non un approfondimento, non un dibattito.
Zero minuti. Zero informazione. Zero democrazia.
Questo silenzio è intollerabile. Il referendum è un diritto costituzionale, sancito dall’art. 75, e rappresenta l’unico strumento di democrazia diretta previsto dalla nostra Costituzione. Garantire ai cittadini una corretta e completa informazione sui quesiti referendari è un dovere della televisione pubblica. È, prima ancora, una garanzia democratica.
Oscurare deliberatamente il referendum significa negare ai cittadini la possibilità di scegliere consapevolmente. Significa calpestare il diritto all’informazione. Significa indebolire il patto democratico su cui si fonda la Repubblica.
Chiediamo, con forza, che la RAI — servizio pubblico finanziato con risorse pubbliche — rispetti immediatamente i propri obblighi di informazione e assicuri un’adeguata copertura dei referendum dell’8 e 9 giugno, come previsto dalla legge e dallo spirito della nostra Costituzione.
Non vi stiamo chiedendo un favore. Vi stiamo chiedendo di rispettare la legge.
Ogni giorno in più di silenzio è un giorno in meno di democrazia.
BASTA CENSURA. LA RAI DIA SPAZIO AI REFERENDUM. ORA.
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L’occasione dei referendum: una proposta per rompere il silenzio
02/05/2025
(Da “Il Manifesto del 01/05/2025)
La destra ha deciso di sabotare i cinque referendum abrogativi dell’8 e del 9 giugno. Di questi referendum i giornali non parlano, su di essi le televisioni non informano, i dibattiti pubblici li ignorano. L’obiettivo delle destre è il loro fallimento.
di Luigi Ferrajoli
Il successo dei referendum dipende infatti dal raggiungimento del quorum, cioè dal fatto che vadano a votare almeno la metà degli elettori. La destra punta sull’astensionismo, sull’apatia, sull’egoismo, sull’indifferenza morale, sul disimpegno civile, sul disinteresse politico delle persone per problemi che direttamente non le riguardano.
Eppure si tratta di cinque quesiti la cui condivisione è una scelta di civiltà. Sono tutti quesiti sull’uguaglianza, o meglio sulla riduzione delle disuguaglianze e delle discriminazioni. Il referendum sull’abbassamento da 10 a 5 anni del tempo di residenza legale in Italia necessario a ottenere la cittadinanza, vale a ridurre le disuguaglianze formali, di status, abbreviando i tempi nei quali i migranti sono non-persone, esclusi anziché inclusi nella nostra società. È un referendum contro il razzismo, contro l’esclusione, contro le paure, contro le diffidenze e le ossessioni identitarie, sulle quali le nostre destre hanno speculato, ottenendo consenso alle loro politiche disumane e così abbassando il senso morale dell’intera società.
I referendum sul lavoro, per la cui promozione dobbiamo essere grati soprattutto alla Cgil, sono diretti a ridurre le disuguaglianze sostanziali tra i lavoratori generate dalla precarietà e dalla potestà di licenziare. Sono referendum contro l’arbitrio, per la sicurezza contro gli infortuni e a sostegno della dignità del lavoro. Sono contro leggi che hanno distrutto l’uguaglianza nei diritti dei lavoratori, e con essa la solidarietà sulla quale si basava la soggettività politica del movimento operaio. Privando i lavoratori dei loro diritti e mettendoli in concorrenza tra loro, queste leggi hanno ridotto i lavoratori a merci. Hanno ribaltato la direzione del conflitto sociale: non più verso l’alto, ma verso il basso, nei confronti dei migranti e dei devianti di strada; non più contro le disuguaglianze ma contro le differenze – di nazionalità, di religione, di sesso, di condizioni economiche e sociali.
Sono tutti, questi referendum, altrettanti quesiti sul nostro grado di adesione e di condivisione della nostra Costituzione. Giacché tutti sono a sostegno dei fondamenti della Repubblica scritti nei primi articoli della nostra carta costituzionale: il lavoro, la dignità, l’uguaglianza di tutte le persone solo perché tali, siano esse migranti o lavoratori.
Soprattutto, questi referendum abrogativi non equivalgono a una qualsiasi votazione. Con essi non ci si limita a votare su chi ci governerà. Il voto nei referendum non equivale a una delega, ma a una concreta decisione destinata a migliorare la vita di milioni di persone. Rispondendo “Sì” ai quesiti referendari, i cittadini decidono, direttamente e personalmente, su questioni di fondo.
Operano una scelta per l’uguaglianza e contro il razzismo, le discriminazioni e lo sfruttamento. Fanno un passo nel senso dell’attuazione della nostra Costituzione. Difendono, con la dignità di migranti e lavoratori, la dignità di tutti noi.
Per questo è necessaria una mobilitazione dell’intero elettorato democratico diretto a indurre la maggioranza della popolazione ad andare a votare. Per questo, al silenzio-stampa e alla disinformazione con cui le destre intendono far fallire i referendum, è giusto opporre una risposta civile e di sicuro impatto mediatico. Tutti gli esponenti dell’opposizione – dal partito democratico ai Cinque Stelle, da Alleanza Verdi e Sinistra ai centristi antifascisti – tutte le volte che, in occasione dei telegiornali, vengono interpellati sulle svariate questioni del giorno, dovrebbero utilizzare questi brevi spazi di comunicazione per invitare le persone ad andare a votare. Dovrebbero trasformare le battute rituali ed inutili, che sono loro richieste, in informazioni sui contenuti dei referendum e in inviti ad andare a votare. Dovrebbero farlo in maniera apertamente provocatoria, ostentando la totale incongruenza di questi inviti con la questione sulla quale, volta a volta, vengono interpellati. Proprio perché la destra controlla la Rai e gran parte della stampa, proprio perché punta sull’ignoranza e la disinformazione, è necessario che quanti vengono intervistati su qualunque problema mostrino di voler far uso dei brevi spazi di comunicazione loro concessi per dire: «L’8 e il 9 giugno andate a votare nei referendum».
Un successo di questi referendum abrogativi equivarrebbe a un risveglio della ragione e, soprattutto, della coscienza democratica del nostro paese. Varrebbe a bocciare non solo le pessime leggi sottoposte ai quesiti referendari, ma l’intera politica di questo governo, illiberale e antisociale, e la sua penosa istigazione all’astensione e al qualunquismo. Rifonderebbe la fiducia nella democrazia. Restituirebbe vigore e vitalità alle nostre malandate istituzioni. Suonerebbe come un appello all’unità delle forze di opposizione e a un atto radicale di sfiducia popolare, e virtualmente di sfratto, nei confronti di questa destra al governo. È un’occasione storica irripetibile: la possibilità di una svolta, di un’inversione di rotta della nostra politica. Spetta a tutti noi non perdere questa occasione.
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I cinque quesiti referendari
Dal sito web della CGIL i cinque quesiti referendari e il punto di vista dello stesso sindacato.
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Stop ai licenziamenti illegittimi
Quesito: “Volete voi l’abrogazione del d.lgs. 4 marzo 2015, n. 23, recante ‘Disposizioni in materia di contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti, in attuazione della legge 10 dicembre 2014, n. 183′ nella sua interezza?”.
Sostiene la Cgil: “Il primo dei quattro referendum sul lavoro chiede l’abrogazione della disciplina sui licenziamenti del contratto a tutele crescenti del Jobs Act. Nelle imprese con più di 15 dipendenti, le lavoratrici e i lavoratori assunti dal 7 marzo 2015 in poi non possono rientrare nel loro posto di lavoro dopo un licenziamento illegittimo. Sono oltre 3 milioni e 500mila ad oggi e aumenteranno nei prossimi anni le lavoratrici e i lavoratori penalizzati da una legge che impedisce il reintegro anche nel caso in cui la/il giudice dichiari ingiusta e infondata l’interruzione del rapporto. Abroghiamo questa norma, diamo uno stop ai licenziamenti privi di giusta causa o giustificato motivo”.
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Più tutele per le lavoratrici e i lavoratori delle piccole imprese
Quesito: “Volete voi l’abrogazione dell’articolo 8 della legge 15 luglio 1966, n. 604, recante ‘Norme sui licenziamenti individuali’, come sostituito dall’art. 2, comma 3, della legge 11 maggio 1990, n. 108, limitatamente alle parole: ‘compreso tra un’, alle parole ‘ed un massimo di 6′ e alle parole ‘La misura massima della predetta indennità può essere maggiorata fino a 10 mensilità per il prestatore di lavoro con anzianità superiore ai dieci anni e fino a 14 mensilità per il prestatore di lavoro con anzianità superiore ai venti anni, se dipendenti da datore di lavoro che occupa più di quindici prestatori di lavoro’”.
Sostiene la Cgil: “Il secondo riguarda la cancellazione del tetto all’indennità nei licenziamenti nelle piccole imprese. In quelle con meno di 16 dipendenti, in caso di licenziamento illegittimo oggi una lavoratrice o un lavoratore può al massimo ottenere 6 mensilità di risarcimento, anche qualora una/un giudice reputi infondata l’interruzione del rapporto. Questa è una condizione che tiene le/i dipendenti delle piccole imprese (circa 3 milioni e 700mila) in uno stato di forte soggezione. Obiettivo è innalzare le tutele di chi lavora, cancellando il limite massimo di sei mensilità all’indennizzo in caso di licenziamento ingiustificato affinché sia la/il giudice a determinare il giusto risarcimento senza alcun limite”.
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Riduzione del lavoro precario
Quesito: “Volete voi l’abrogazione dell’articolo 19 del d.lgs. 15 giugno 2015, n. 81 recante ‘Disciplina organica dei contratti di lavoro e revisione della normativa in tema di mansioni, a norma dell’articolo 1, comma 7, della legge 10 dicembre 2014, n. 183′, comma 1, limitatamente alle parole ‘non superiore a dodici mesi. Il contratto può avere una durata superiore, ma comunque’, alle parole ‘in presenza di almeno una delle seguenti condizioni’, alle parole ‘in assenza delle previsioni di cui alla lettera a), nei contratti collettivi applicati in azienda, e comunque entro il 31 dicembre 2025, per esigenze di natura tecnica, organizzativa e produttiva individuate dalle parti;” e alle parole “b bis)’; comma 1 -bis , limitatamente alle parole ‘di durata superiore a dodici mesi’ e alle parole ‘dalla data di superamento del termine di dodici mesi’; comma 4, limitatamente alle parole ‘in caso di rinnovo’ e alle parole ‘solo quando il termine complessivo eccede i dodici mesi’; articolo 21, comma 01, limitatamente alle parole ‘liberamente nei primi dodici mesi e, successivamente?’”.
Sostiene la Cgil: “Il terzo punta all’eliminazione di alcune norme sull’utilizzo dei contratti a termine per ridurre la piaga del precariato. In Italia circa 2 milioni e 300 mila persone hanno contratti di lavoro a tempo determinato. I rapporti a termine possono oggi essere instaurati fino a 12 mesi senza alcuna ragione oggettiva che giustifichi il lavoro temporaneo. Rendiamo il lavoro più stabile. Ripristiniamo l’obbligo di causali per il ricorso ai contratti a tempo determinato”.
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Più sicurezza sul lavoro
Quesito: “Volete voi l’abrogazione dell’art. 26, comma 4, del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, recante ‘Attuazione dell’articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro’ come modificato dall’art. 16 del decreto legislativo 3 agosto 2009 n. 106, dall’art. 32 del decreto legge 21 giugno 2013, n. 69, convertito con modifiche dalla legge 9 agosto 2013, n. 98, nonché dall’art. 13 del decreto legge 21 ottobre 2021, n. 146, convertito con modifiche dalla legge 17 dicembre 2021, n. 215, limitatamente alle parole “Le disposizioni del presente comma non si applicano ai danni conseguenza dei rischi specifici propri dell’attività delle imprese appaltatrici o subappaltatrici”.
Sostiene la Cgil: “Il quarto interviene in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Arrivano fino a 500mila, in Italia, le denunce annuali di infortunio sul lavoro. Quasi 1000 i morti, che vuol dire che in Italia ogni giorno tre lavoratrici o lavoratori muoiono sul lavoro. Modifichiamo le norme attuali, che impediscono in caso di infortunio negli appalti di estendere la responsabilità all’impresa appaltante. Cambiamo le leggi che favoriscono il ricorso ad appaltatori privi di solidità finanziaria, spesso non in regola con le norme antinfortunistiche. Abrogare le norme in essere ed estendere la responsabilità dell’imprenditore committente significa garantire maggiore sicurezza sul lavoro”.
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Più integrazione con la cittadinanza italiana
Quesito: “Volete voi abrogare l’articolo 9, comma 1, lettera b), limitatamente alle parole ‘adottato da cittadino italiano’ e ‘successivamente alla adozione’; nonché la lettera f), recante la seguente disposizione: ‘f) allo straniero che risiede legalmente da almeno dieci anni nel territorio della Repubblica’, della legge 5 febbraio 1992, n. 91, recante nuove norme sulla cittadinanza?’”.
Sostiene la Cgil: “Il quinto referendum abrogativo propone di dimezzare da 10 a 5 anni dei tempi di residenza legale in Italia per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana, ripristinando un requisito introdotto nel 1865 e rimasto invariato fino al 1992. Nel dettaglio si va a modificare l’articolo 9 della legge n. 91/1992 con cui si è innalzato il termine di soggiorno legale ininterrotto in Italia ai fini della presentazione della domanda di concessione della cittadinanza da parte dei maggiorenni. Il referendum sulla Cittadinanza Italiana non va a modificare gli altri requisiti richiesti per ottenere la cittadinanza quali: la conoscenza della lingua italiana, il possesso negli ultimi anni di un consistente reddito, l’incensuratezza penale, l’ottemperanza agli obblighi tributari, l’assenza di cause ostative collegate alla sicurezza della Repubblica. Questa modifica costituisce una conquista decisiva per circa 2 milioni e 500mila cittadine e cittadini di origine straniera che nel nostro Paese nascono, crescono, abitano, studiano e lavorano. Allineiamo l’Italia ai maggiori Paesi Europei, che hanno già compreso come promuovere diritti, tutele e opportunità garantisca ricchezza e crescita per l’intero Paese”.
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Las tres enseñanzas del papa Francisco
di Luigi Ferrajoli
Ningún otro Pontífice había vuelto a proponer con
semejante ímpetu, lucidez y pasión el mensaje
evangélico
LUIGI FERRAJOLI. 25 ABR 2025
En estos tiempos oscuros y tristes, nadie como el papa Francisco ha encarnado la conciencia moral e intelectual de toda la humanidad. Antes de él, ningún otro Papa había vuelto a proponer con semejante ímpetu, lucidez y pasión el mensaje evangélico, denunciando todos los grandes desafíos y catástrofes de los que depende el futuro de la humanidad: las terribles y crecientes desigualdades globales y sociales, el horror de las guerras, las agresiones que un capitalismo salvaje y depredador acarrean a nuestro ambiente natural.
Oggi lunedì di Pasquetta 22 aprile 2025
Attacco allo Stato di diritto
20 Aprile 2025 su Democraziaoggi.
Ecco un interessante volume di MicroMega dedicato al governo Meloni
Il volume “Povera patria. L’Italia al tempo di Meloni”, in libreria e in abbonamento, esplora le contraddizioni e i rischi di questa stagione politica, tracciando un bilancio – molto preoccupante – dell’Italia per come è e per come potrebbe diventare. In una delle […]
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Energia per l’oggi e domani. Nucleare? La 4a generazione semplicemente NON ESISTE ! Lectio magistralis di Giorgio Parisi, premio Nobel per la Fisica
Guardate la registrazione della lezione magistrale di Giorgio Parisi, premio Nobel per la fisica, sulla questione energetica. Veramente interessante e chiara pur nella complessità dell’argomento. Solo una chicca: il nucleare di 4a generazione su cui il Governo punterebbe per il futuro energetico dell’Italia, semplicemente allo stato NON ESISTE e non esisterà per molti anni del nostro futuro e delle generazioni a venire!
———————————————Questo è il link per vedere la registrazione della lezione di Giorgio Parisi sul tema: ENERGIE RINNOVABILI PER L’AUTONOMIA ENERGETICA DELL’ITALIA, IL NUCLEARE CHE C’ENTRA?
https://us02web.zoom.us/rec/share/tFc7I1aL1h6PnvF6390uZW3sG4nU_1WuanecAy_b0LvzXMF8z-RnDez3lkZPwuqY.OqWgzN8GdXdt87QE?startTime=1743780946000
Codice d’accesso: J^=Ts=0c
Saluti e Grazie al Ccordinamento per la Democrazia Costituzionale.
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Per non essere USAti
Questi sono i prodotti americani che troviamo sugli scaffali dei supermercati italiani.
Quindi…
Prodotti: Gim, Invernizzi, Invernizzina, Jocca, Linderberger, Lunchables, Mozary, Osella, Philadelphia, Sottilette Kraft, Susanna (formaggi confezionati); Legeresse, Mayonnaise, Mato Mato (maionese e salse varie); Caramba, Hag, Splendid (caffè); Suchard, Cote d’Or, Milka, Toblerone, Terry’s (cioccolata e cioccolatini); Milka Tender (merendine); Milka slurp (solubili prima colazione); Simmenthal, Spuntì (carne in scatola).
Elogio dei bravi operatori pubblici, soprattutto se sono donne!
Questa ve la voglio raccontare.
Da oltre un mese non mi funzionava più l’applicazione app PosteId. Come si sa risulta necessaria per i pagamenti online con carte delle Poste e per gli accessi SPID (per chi utilizza l’applicativo Poste). Ho chiamato molte volte l’apposito numero delle Poste per l’assistenza clienti (06-4526322), senza riuscire a risolvere nulla! A parte che per parlare con un/a operatore/operatrice sempre ho dovuto con fatica superare la barriera dell’assistente digitale (“Risponda alle domande”. E io: no! Voglio parlare con un operatore), ma le risposte sono state sempre inconcludenti.
Democrazia è partecipazione!
con piacere condividiamo il programma del primo incontro regionale intitolato “L’Amministrazione condivisa dei beni comuni: comunità e amministrazioni per la cura dei territori”, in programma mercoledì 9 aprile 2025, dalle 9:30 alle 13:30, nella sala riunioni della Biblioteca regionale di Cagliari, in Viale Trieste 137, accessibile anche in modalità online.
Oggi 3 aprile 2025 giovedì – Sapienza del vivere e felicità
Dalle piazze alla politica: l’urgenza di un’Europa protagonista per la pace
2 Aprile 2025 su Democraziaoggi
Alfiero Grandi
La manifestazione di Piazza del Popolo era molto partecipata. Se sommiamo le manifestazioni contemporanee a Roma – certo con impostazioni diverse – è confermato che esiste una richiesta di partecipazione democratica in controtendenza con il crescente astensionismo elettorale, che invece indebolisce la democrazia. Per questo, quelle domande devono trovare risposte e, attraverso queste, arrivare […]
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Connessioni.
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La crisi planetaria della ragione
Disimparare la guerra, Il lavoro e il Sabato, La Terra è di tutti, Umani e Inalienabili
Pace, Lavoro, ambiente, diritti.
31/03/2025
L’intervento del Presidente di Costituente Terra Luigi Ferrajoli all’assemblea pubblica della CGIL “Pace, lavoro, ambiente, diritti: l’Europa e il mondo di fronte a sfide inedite” del 29/03/2025
CT
La corsa verso l’abisso – L’umanità sta vivendo la sua fase forse più drammatica. Per la prima volta nella storia, la sua stessa sopravvivenza è minacciata da sfide e catastrofi globali: il riscaldamento climatico, il pericoli di conflitti nucleari, la crescita delle disuguaglianze e la morte ogni anno di milioni di persone per mancanza di alimentazione di base e di farmaci salva-vita, il dramma di centinaia di migliaia di migranti ciascuno dei quali fugge da una di queste catastrofi: dalle guerre, dalla fame, dalle persecuzioni, dai disastri ambientali. A nessuna di queste sfide vengono date risposte sensate. Siamo di fronte, al contrario, a una crisi della ragione, a una crisi del diritto, a una crisi della democrazia e a una crisi della politica.
Anzitutto a una crisi della ragione. Negli Stati Uniti abbiamo un presidente pregiudicato e condannato per gravi delitti, che sta distruggendo lo stato di diritto e la democrazia del suo paese; che taglia i già scarsi fondi al modestissimo welfare statunitense, attacca le università e chiama “illegali” i giornalisti e i giornali che lo criticano; che ha abbandonato l’Ucraina, progettandone la resa e pretendendo la restituzione dei finanziamenti della resistenza che proprio gli Usa avevano pesantemente sollecitato e, cosa ancor più abietta, progetta una gigantesca pulizia etnia: l’espulsione di due milioni di palestinesi dalla striscia di Gaza dopo la carneficina messa in atto da Netanyahu.
Ebbene, una risposta sensata e razionale dell’Europa a questa rottura dell’Alleanza atlantica e all’umiliazione inflitta da Trump all’intera Unione Europea, avrebbe dovuto essere un’autonoma iniziativa di pace nei confronti della Russia, all’insegna del graduale disarmo reciproco e delle reciproche garanzie di sicurezza. Si sarebbe ottenuta una pace sicuramente più vantaggiosa per l’Ucraina del progetto di spartizione che stanno trattando Trump e Putin. E invece si procede a una corsa insensata a nuovi armamenti: allo stanziamento di ben 800 miliardi voluti da Ursula von der Leyen per il riarmo, mentre Macron progetta l’invio in Ucraina di forze europee e la Germania cambia la sua costituzione per investire in armamenti centinaia di miliardi. Stiamo giocando col fuoco. Le odierne spese militari dei paesi dell’Unione sono già oggi il triplo di quelle russe, ma nessun aumento potrebbe portarle all’altezza delle 6.000 testate nucleari di Putin. Questo riarmo è dunque una follia: è caduto il tabù della guerra nucleare e si ipotizza con leggerezza uno scontro tra l’Unione Europa e la Russia che finirebbe per deflagrare nella distruzione dell’Europa.
Siamo di fronte, in secondo luogo, a una crisi del diritto: del diritto internazionale e del diritto costituzionale. I nuovi autocrati del mondo – Trump e Putin, Erdogan e Netanyahu – ignorano il diritto e i diritti e conoscono solo il diritto del più forte. Anzi, disprezzano il diritto, le costituzioni, le separazioni dei poteri come illegittimi limiti ai loro poteri che intendono come assoluti. L’aspetto più impressionante del fenomeno Trump consiste nell’ostentazione di questo disprezzo del diritto, di questa pretesa di essere investito di pieni poteri e dell’aperta disumanità dei suoi provvedimenti esecutivi, firmati tutti davanti alle telecamere.
Nel momento in cui la crescita delle disuguaglianze globali e il collasso del nostro ambiente naturale – la riduzione della biodiversità, il riscaldamento climatico, le pandemie incontrollate, la distruzione delle faglie acquifere e gli inquinamenti dell’aria, dell’acqua e del suolo – richiederebbero, per essere fronteggiati, un aumento della complessità istituzionale e del ruolo del diritto quale sistema di regole imposte ai poteri selvaggi della politica e dell’economia, si sta producendo, paradossalmente, il fenomeno esattamente opposto: la semplificazione e la personalizzazione dei sistemi politici che stanno riducendosi alla sovranità di pochi padroni del mondo.
Siamo di fronte, in terzo luogo, a un collasso delle nostre democrazie, in questi ultimi 30 anni svuotate dalla globalizzazione, sia nelle forme che nei contenuti. A causa dell’asimmetria tra il carattere globale dei poteri economici e il carattere locale dei poteri politici, si è capovolto il rapporto tra politica ed economia. Non sono più i governi che garantiscono la concorrenza tra le imprese, ma sono le grandi imprese che mettono i governi in una concorrenza al ribasso, spostando i loro investimenti dove possono meglio sfruttare il lavoro, devastare l’ambiente, corrompere i governi e non pagare le imposte. I mercati si sono così trasformati negli odierni sovrani assoluti, invisibili e impersonali, dai quali provengono le maggiori aggressioni alla civile convivenza: le guerre, promosse anche dalla pressione delle grandi società produttrici di armi; il riscaldamento climatico, provocato dallo sviluppo industriale ecologicamente insostenibile; la crescita delle disuguaglianze e delle povertà, determinata dall’imposizione della riduzione delle imposte sui ricchi e delle spese sociali a beneficio dei poveri; il dramma dei migranti e lo sfruttamento crescente del lavoro, tramite la schiavizzazione dei lavoratori nei paesi poveri e, nei nostri paesi, dei lavoratori immigrati tenuti in condizioni di irregolarità e di precarietà.
Ma non avevamo ancora toccato il fondo. Oggi stiamo assistendo a una quarta crisi, quella della politica, che si manifesta in un’ulteriore regressione del capitalismo. La subalternità della politica ai mercati generata dalla globalizzazione manteneva pur sempre la distinzione tra sfera pubblica e sfera privata. Questa distinzione sta progressivamente venendo meno. Oggi i grandi multimiliardari sono insofferenti dell’esistenza stessa di una sfera pubblica, sia pure subalterna ai loro interessi, e vogliono sbarazzarsene. Sono i nuovi padroni del mondo e non si preoccupano di nasconderlo. Alla politica e alla sfera pubblica questi nuovi padroni del mondo lasciano solamente il ruolo dell’organizzazione delle elezioni e delle campagne elettorali al fine di legittimare come democratici i nuovi assetti di potere e il compito di reprimere il dissenso. E’ un’involuzione pre-moderna, che consente di parlare di un neo-feudalesimo capitalista, caratterizzato dalla concentrazione, nelle mani delle stesse persone di poteri economici e di poteri politici, di proprietà e sovranità, di sfera pubblica e sfera privata, non diversamente da quanto accadeva nelle società feudali.
Il fenomeno Musk, proprietario di 7.000 satelliti destinati a diventare 12.000 che orbitano intorno al nostro pianeta e gestiscono a livello globale le importantissime funzioni in materia di informazione e di comunicazione, è emblematico. Esso ci ha messo di fronte a un fatto terribile e minaccioso: la proprietà privata di beni fondamentali della sfera pubblica, e perciò un potere immenso, senza regole né controlli, che prefigura un mutamento di regime consistente nel dominio diretto, senza neppure la mediazione della politica, da parte di pochi miliardari. Si è infatti ignorato e violato il Trattato sulle attività nello spazio extra-atmosferico, concluso a Washington il 27 gennaio 1967 e approvato da quasi tutti i paesi membri dell’Onu, a cominciare dagli Stati Uniti e dall’Italia che l’hanno ratificato rispettivamente il 10 ottobre 1967 e il 18 gennaio1981. Il primo articolo di questo trattato stabilisce: “L’esplorazione e l’utilizzazione dello spazio extra-atmosferico, compresi la luna e gli altri corpi celesti, saranno svolte a beneficio e nell’interesse di tutti i paesi, quale che sia il grado del loro sviluppo economico o scientifico, e saranno appannaggio dell’intera umanità”. E’ una norma chiarissima, clamorosamente violata dal quasi monopolio dello spazio acquisito di fatto da Elon Musk. Gran parte dei satelliti in orbita intorno al nostro pianeta sono infatti satelliti Starlink, di sua proprietà.
È avvenuta, in breve, un’appropriazione privata dello spazio pubblico extra-atmosferico, che fa di Musk la persona non solo più ricca (473 miliardi di dollari), ma anche più potente del mondo. E’ una mutazione dello stesso capitalismo neoliberista, che fino ad oggi ha devastato la sfera pubblica e sottomesso la politica all’economia, mantenendo tuttavia la separazione formale tra le due sfere. Il fenomeno Musk segnala un’ulteriore involuzione: una regressione allo stato patrimoniale dell’età feudale, quando la politica non si era separata dall’economia quale sfera pubblica ad essa sopraordinata. Oggi siamo di fronte al diretto governo privato e al tempo stesso globale di settori fondamentali della vita civile e della vita pubblica. Sfera pubblica, separazione dei poteri e diritti fondamentali sono concetti ad esso estranei e con esso incompatibili.
È chiaro che queste sfide globali, se non vogliamo che democrazia e diritti perdano di senso, richiedono risposte globali. Siamo soliti dire che abbiamo la costituzione più bella del mondo. Ma questa costituzione, come tutte le altre costituzioni nazionali, valgono all’interno dei nostri Stati, ma sono del tutto impotenti di fronte ai problemi globali. Abbiamo anche un’embrionale costituzione del mondo, formata dalla carta dell’Onu e dalle tante carte internazionali dei diritti umani. Ma queste carte sono fallite, dato che promettono pace e diritti umani senza introdurre le relative garanzie, cioè i divieti e gli obblighi corrispondenti ai principi proclamati. Si riducono, quindi, a enunciazioni di principio, formule retoriche, screditate purtroppo dalle loro sistematiche violazioni.
Per tutto questo, la nostra associazione Costituente Terra propone una risposta alle crisi e ai drammatici problemi globali che può apparire utopistica, e che invece è l’unica risposta realistica: prendere sul serio i principi del diritto internazionale vigente – la pace, l’uguaglianza e i diritti fondamentali stabiliti nella carta dell’Onu e in tante carte dei diritti umani – e mobilitare l’opinione pubblica mondiale a sostegno di una Costituzione della Terra che introduca le garanzie e le istituzioni di garanzia in grado di renderli effettivi. La prima garanzia è quella della pace, e consiste nella proibizione e nella punizione come crimini gravissimi della produzione e del commercio delle armi – non solo delle armi nucleari ma di tutte le armi da fuoco – e perciò la messa fuori legge delle attuali imprese produttrici di armi, corresponsabili moralmente di ogni guerra e di ogni assassinio. Senza le armi le guerre sarebbero impossibili e il numero degli omicidi – oggi quasi mezzo milione – crollerebbe. A garanzia dell’ambiente dovrebbero essere istituito un demanio planetario, in grado di sottrarre al mercato e alla dissipazione beni vitali della natura come l’acqua potabile, le grandi foreste e i grandi ghiacciai. Dovrebbero infine essere istituiti, a garanzia dei diritti alla salute, all’istruzione e alla sussistenza, servizi sanitari, scolastici e assistenziali globali, finanziati da un fisco globale progressivo sulle attuali ricchezze multi-miliardarie. Non si tratta di un’utopia. La creazione, in un mondo sempre più integrato e interdipendente, di una Federazione mondiale basata su una tale Costituzione della Terra è la sola alternativa razionale e realistica a catastrofi globali il cui esito ultimo potrebbe consistere nell’estinzione delle condizioni di vita sul nostro pianeta e nella scomparsa del genere umano.
Frattanto Costituente Terra ha deciso di promuovere una class action di carattere per così dire universale e planetario contro Musk per indebito arricchimento. Le class actions sono azioni collettive che possono essere promosse da tutte le persone accomunate dalla lesione dei medesimi diritti. In questo caso l’insieme di persone titolari dei diritti lesi è l’intera umanità. Ebbene, esiste già, grazie al trattato del 1967 sugli spazi extra-atmosferici, qualificati come “appannaggio dell’intera umanità” la cui utilizzazione va fatta a beneficio di tutti i paesi del mondo, un frammento del demanio planetario previsto dal nostro progetto di una costituzione della Terra. Di qui la possibilità di un’azione giudiziaria diretta non solo ad accertare l’indebito arricchimento ottenuto da Musk dall’utilizzazione di un bene comune dell’intera umanità, ma anche a sollevare il problema politico dell’indebita privatizzazione di un pezzo enormemente importante della sfera pubblica.
Ma è soprattutto la mobilitazione massiccia dell’opinione pubblica la migliore difesa contro le crisi in atto della ragione, del diritto e della democrazia. Per questo sono estremamente importanti i cinque referendum abrogativi organizzati dalla CGIL per l’8 e il 9 giugno di quest’anno: perché essi prefigurano una risposta di massa a questo fascio-liberismo globale, in grado di ristabilire i diritti da esso negati. Sono referendum importanti non soltanto per i loro contenuti: contro la libertà di licenziamento, contro la precarietà del lavoro, a tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro e a favore della riduzione da 10 a 5 anni del periodo di residenza legale necessario per ottenere la cittadinanza italiana. Sono importanti anche per mostrare l’esistenza di un’altra Italia: di un’Italia civile contro l’Italia incivile della Meloni; di un’Italia antifascista contro l’Italia neo-fascista espressa dall’attuale governo; di un’Italia del lavoro e della solidarietà contro l’Italia dei padroni e degli evasori fiscali; di un’Italia costituzionale, impegnata nella difesa dei diritti fondamentali costituzionalmente stabiliti, che sono tutti altrettante leggi dei più deboli contro la legge del più forte che si afferma quando essi vengono violati o vengono meno le loro garanzie.
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E’ online
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I 5 Referendum
Tutte le informazioni: https://www.cgil.it/referendum/informazioni-cgil-referendum-2025-h4zhyjmi
Assemblea promossa dalla CGIL: “Pace, lavoro, ambiente, diritti: l’Europa e il mondo di fronte a sfide inedite”
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Costituente Terra ha dato la sua adesione alla libera assemblea convocata dalla CGIL il prossimo sabato 29 Marzo alle ore 9,30, presso il Centro Congressi Frentani di Via dei Frentani 4 Roma, sul tema “Pace, lavoro, ambiente, diritti: l’Europa e il mondo di fronte a sfide inedite”.
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Adesione di Costituente Terra all’assemblea pubblica della CGIL del prossimo 29 Marzo “Pace, lavoro, ambiente, diritti: l’Europa e il mondo di fronte a sfide inedite”
Costituente Terra aderisce con convinzione all’assemblea pubblica della CGIL del 29 marzo, condividendone gli obiettivi su pace, lavoro, ambiente e diritti.
Condanna la guerra come massimo crimine contro l’umanità, un “assassinio di massa” come scrisse Hans Kelsen, la forma più disumana e selvaggia delle relazioni tra i popoli, la violazione, diretta o indiretta, di tutti i diritti fondamentali.
La Sardegna di Enrico Besta
E’ in libreria l’ultimo libro di Mario Girau, “La Sardegna di Enrico Besta – Itinerario storico nel Medioevo Isolano” [Metis Accademic Press, Quartu S.Elena, 2025, €18]. Un viaggio nella storia della Sardegna medioevale sotto la guida di un grande maestro, Enrico Besta, tra gli iniziatori degli studi sulle istituzioni politiche, giuridiche e sociali della nostra isola. Poco più di un “ripasso”, un rinfrescare la memoria, per riscoprire e non dimenticare la sofferta bellezza di alcuni secoli sardi caratterizzati da una forte originalità rispetto alla storia di altre regioni italiane.[Dalla controcopertina].
Mario Girau collabora con i quotidiani La Nuova Sardegna, Avvenire e Conquiste del lavoro, il settimanale Famiglia Cristiana; dirige il mensile “Voce serafica della Sardegna”. Per molti anni capo ufficio stampa della Cisl sarda, dal 2011 al 2017 presidente regionale dell’Unione Cattolica della Stampa Italiana. Ha curato con fra Efisio Schirru la miscellanea “Ecce Sardinia Mater tua” (Studi Mercedari, 2008). Nel 2023 ha pubblicato Aiò a Cresia. Testimoni e maestri (PFTS, University Press). Attualmente è presidente del MEIC (Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale) della Diocesi di Cagliari.
Oggi lunedì 10 marzo 2025
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Perché una nuova legge elettorale sarda
10 Marzo 2025
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
Si fa un gran parlare della necessità della Sardegna di contare di più nel confronto con lo Stato. Si lamenta con rabbia ed amarezza lo scarso peso decisionale su temi centrali come la tutela dell’ambiente e del paesaggio isolano, sotto attacco massiccio con pale eoliche e impianti fotovoltaici, si rivendicano più ampi poteri su […]
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Lunedì presentazione della proposta di legge elettorale regionale
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Oggi sabato 1 marzo 2025
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Separazione delle carriere, una revisione costituzionale inutile e dannosa
1 Marzo 2025
Andrea Pubusa su Democraziaoggi
Le modifiche della Costituzione finora sono state dannose. Anziutto sul piano formale. La nostra Carta fu in sede costituente sottoposta a revisione da parte di eminenti linguisti, che hanno consegnato all’assemblea un testo di indiscutibile pregio letterario. Non a caso ha vinto il Premio Strega speciale. Molti articoli, sopratutto quelli sui principi generali hanno […]
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