CULTURA

Oggi sabato 8 febbraio 2025

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Sul ritorno al nucleare dal governo solo menzogne radioattive. Pronti al terzo referendum
7 Marzo 2025 su Democraziaoggi
Alfiero Grandi
Annunciato da tempo, il governo ha approvato il disegno di legge delega che viene venduto come il rientro del nucleare in Italia. Conferma, in realtà, l’incapacità di compiere le scelte in materia di politica energetica e di rispondere al venire meno del gas abbondante e a basso costo e la conseguente urgenza di politiche […]
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Per un’iniziativa di pace dell’Europa

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di Luigi Ferrajoli

Non con i progetti ribaditi nel vertice di Londra: un aumento del potenziale militare europeo. Al contrario, dalla proposta di un progressivo disarmo dell’Europa e della Russia. Sarebbe una doverosa riparazione del fallimentare e insensato bellicismo dell’Ue di questi tre anni; e un contributo contro la prepotenza trumpiana.

L’incontro di Londra dei capi di governo europei ha confermato la sostanziale subalternità dell’Unione agli Stati Uniti e la sua opzione per ulteriori armamenti. Eppure l’Unione Europea avrebbe un mezzo sicuro per difendere l’Ucraina, dopo l’agguato teso da Trump a Zelensky, che è stato anche un’umiliazione inflitta all’Europa intera: promuovere nei confronti della Russia, unitamente all’Ucraina, una seria ed autonoma proposta di pace.

Certamente le condizioni odierne di una trattativa sono assai peggiori, per l’Ucraina, di quanto non fossero tre anni fa, allorquando naufragò, in Turchia, un accordo russo-ucraino sulla fine dell’aggressione in cambio della rinuncia dell’Ucraina a entrare nella Nato e della sua accettazione di uno stato di neutralità.

Ma è altrettanto chiaro che una pace proposta dall’Ucraina con il sostegno di tutti gli Stati europei sarebbe sicuramente più giusta, più onorevole e più vantaggiosa di quella che proverrebbe dalla resa incondizionata e dall’estorsione di terre rare e di altri minerali pretese da Trump e concordate con la Russia di Putin, con la sprezzante esclusione dalla partecipazione al negoziato dell’Unione Europea e della stessa Ucraina.

Naturalmente una simile iniziativa di pace, per essere accolta, dovrebbe essere accompagnata non certo, secondo i progetti ribaditi nell’incontro di Londra, da un aumento del potenziale militare europeo, bensì, esattamente al contrario, dalla proposta di un progressivo disarmo sia dell’Europa che della Russia, sul modello dei negoziati tra Reagan e Gorbaciov negli anni Ottanta, da un annullamento delle sanzioni e, soprattutto, da reciproche garanzie di sicurezza. Si tratterebbe di una svolta, che avrebbe anche il valore di una doverosa riparazione della fallimentare e insensata politica bellicista dell’Unione di questi tre anni. Sarebbe inoltre un contributo alla pace diametralmente opposto alla prepotenza trumpiana, che si manifesta nell’incredibile pretesa che l’Ucraina, dopo essere stata incoraggiata e finanziata anche dagli Usa nella sua resistenza all’aggressione, debba oggi restituire tali finanziamenti nei suoi minerali preziosi solo perché il governo statunitense ha cambiato politica alleandosi di fatto con la Russia di Putin.

Infine si tratterebbe, da parte dell’Unione Europea, della ripresa della sua opzione per la pace e del suo ruolo di pacificazione che, non dimentichiamo, rappresentano il principale fondamento della sua stessa istituzione. Questa opzione e questo ruolo sarebbero invece contraddetti dalla follia di un aumento, fino al raddoppio – addirittura fino al 5% del Pil, come pretende Trump, rispetto al nostro già elevatissimo 1,5% – delle spese miliari, con conseguente crollo delle spese sociali.

Una simile follia, in un mondo già pieno di armi micidiali, tra cui oltre 12.000 testate nucleari enormemente più potenti di quelle su Hiroshima e Nagasaki e in grado di distruggere centinaia di volte l’intera umanità, ha una sola spiegazione: la pressione sui nostri governi, e soprattutto su Trump, delle grandi imprese produttrici di armi, in gran parte statunitensi.

È proprio sul disarmo che sta svolgendosi in questi giorni, a New York, dal 3 al 7 marzo, la terza conferenza dei 122 Stati che hanno stipulato, il 17 luglio 2017, il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari. A questa conferenza partecipa, a nome di Costituente Terra, la nostra Paola Paesano, che ad essa porterà le nostre tesi e le nostre proposte.

La proposta che avanzeremo è che i 122 Stati che hanno sottoscritto il trattato contro le armi nucleari, integrino tale trattato, oppure ne promuovano un altro sulla messa al bando di tutte le armi: non solo di quelle nucleari, ma anche di tutte le armi da fuoco.

Sarebbe questa la sola, effettiva garanzia della pace ed anche della sicurezza dalla criminalità armata. Solo la messa al bando globale e totale di tutte le armi, tramite un patto che, come stabilisce l’art. 53 del nostro progetto di Costituzione della Terra, preveda e punisca come crimini la loro produzioneedllimg_2148, il loro commercio e la loro detenzione può infatti rendere impossibili le guerre.

L’abolizione delle armi produrrebbe il passaggio della società internazionale dallo stato di natura allo stato di diritto, una generale civilizzazione del costume e delle relazioni sociali e la crescita della maturità intellettuale e morale dell’intera umanità. Il clima di pace che ne seguirebbe favorirebbe una rifondazione costituzionale dell’Onu, in grado di far fronte a tutte le altre sfide globali – il riscaldamento climatico e le crescenti disuguaglianze – dalla risposta alle quali dipende il futuro del genere umano.

I soli ostacoli sono quelli opposti dai giganteschi interessi delle industrie e del commercio delle armi e dai miserabili poteri politici ad essi asserviti o che di essi si servono a fini di potenza.

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Articolo pubblicato anche da Sbilanciamoci e da il manifesto del 5 marzo 2025
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Approfondimenti: https://retepacedisarmo.org/disarmo-nucleare/2025/le-organizzazioni-europee-di-ican-leuropa-sta-aprendo-le-porte-alla-proliferazione-nucleare/

Europa Pacifica e Solidale

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——————un’altra opinione——-
Caro Michele Serra
Giulio Marcon su Sbilanciamoci
Proponi una manifestazione per l’Europa, “dal basso”. Noi, che per questo siamo sempre stati in prima fila, non ci saremo. Non vogliamo confonderci con chi vuole stanziare 800 miliardi per le armi e tagliare il Green deal. La tua è una manifestazione per l’Europa “senza aggettivi”. Ma anche senza parole. Senza la più importante: pace. […]
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Oggi venerdì 7 marzo 2025

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Ricordando Emilio Lussu nel 50° dalla morte
6 Marzo 2025
Andrea Pubusa su Democraziaoggi
Il 5 marzo è caduto il 50° della morte di Emilio Lussu. In Sardegna molti lo hanno giustamente ricordato con assemblee, convegni e scritti. Semmai è assente una riflessione a livello nazionale, data la levatura anche internazionale dell’azione e del pensiero del Capitano dei rossomori. Ma questa è la sorte che spesso tocca […]
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Fermate il Mondo!

prima-loroUn discorso al Parlamento europeo
Geopolitica della pace
Marzo 4, 2025
Una severa analisi della politica americana dalla fine della guerra fredda fino a Trump. Sette guerre in cinque anni dopo le due Torri. La complicità con Netanyahu. Il progetto dell’espansione della NATO ad Est nonostante gli impegni formali di Stati Uniti e Germania. Le vere cause della guerra d’Ucraina.
schermata-2025-03-06-alle-20-16-12Jeffrey Sachs (1)

Pubblichiamo, con la presentazione che lo precede, il discorso tenuto a Strasburgo il 19 febbraio dall’americano prof. Jeffrey Sachs su invito del Parlamento europeo e il dialogo che ne è seguito

Invitato dal parlamentare europeo Michael von der Schulenberg a parlare nel quadro dell’incontro “The Geopolitics of Peace”, Jerry Sachs, economista e analista politico, già consigliere di Gorbaciov e di molti leader dell’Europa dell’Est, Special Advisor all’Onu dai tempi di Khofi Annan e attualmente di Antonio Guterres, autore fra l’altro del recente A New Foreign Policy – Beyond American Exceptionalism (2020), già direttore dello Earth Institute alla Columbia University dove ancora insegna, ha tenuto il 19 febbraio 2025 una relazione memorabile per lucidità e chiarezza, sviluppando la storia della politica USA dal crollo dell’Unione Sovietica fino all’elezione di Trump 2. Trentasei anni e più di esperienza diretta degli eventi (da interlocutore dei massimi leader di Russia, Ucraina, Polonia, Estonia, Jugoslavia, Repubblica Ceca – di nazionalità Ceca sono la moglie Sonia e i figli) si srotolano davanti a noi – increduli di fronte a questa testimonianza in prima persona dell’”oceano di ferocia e idiozia” (copyright Altiero Spinelli) che ha sommerso il lume acceso da Michail Gorbaciov (“il più grande statista del secolo”) in Europa. La sua preghiera la rivolge ai Parlamentari europei: riaccendete quel lume, è possibile. Confondere l’Unione europea con la Nato sarà letale, proprio ai fini della sicurezza europea. Diventate adulti. Dismettete la russofobia, datevi una vostra politica estera e una vostra sicurezza. Ma soprattutto, una Costituzione, e la memoria di ciò per cui l’Unione era nata. Grandi cose sono ancora possibili. L’ascolterà qualcuno, in Europa? (Roberta da Monticelli, da Phenomeny Lab).

Questo il discorso:

Viviamo in un momento complicato, in rapida evoluzione e molto pericoloso. Quindi, abbiamo davvero bisogno di chiarezza di pensiero. Io ho osservato molto da vicino gli eventi nell’Europa dell’Est, nell’ex Unione Sovietica, in Russia e in Ucraina, negli ultimi 36 anni. Sono stato consigliere del governo polacco nel 1989, del team economico del presidente Gorbaciov nel 1990 e 1991, del team economico del presidente Eltsin dal 1991 al 1993 e del team economico del presidente Kuchma in Ucraina dal 1993 al 1994. Ho contribuito a introdurre la valuta estone. Ho aiutato diversi Paesi dell’ex Jugoslavia, in particolare la Slovenia. Dopo Maidan (la piazza centrale di Kiev, luogo della rivolta del 2013), il nuovo governo mi ha chiesto di andare a Kiev, sono stato portato a Maidan, e ho imparato molte cose in prima persona. Sono in contatto con i leader russi da più di 30 anni. Conosco anche da vicino la leadership politica americana. La nostra ex Segretaria al Tesoro, Janet Yellen, è stata la mia meravigliosa insegnante di macroeconomia 52 anni fa. Siamo amici da mezzo secolo. Conosco queste persone. Dico questo perché quello che voglio spiegare dal mio punto di vista non è di seconda mano. Non è ideologia. È quello che ho visto con i miei occhi e sperimentato in questo periodo. Voglio condividere con voi la mia comprensione degli eventi che hanno colpito l’Europa in molti contesti, e includerò non solo la crisi dell’Ucraina, ma anche la Serbia del 1999, le guerre in Medio Oriente, tra cui l’Iraq, la Siria, le guerre in Africa, tra cui il Sudan, la Somalia, la Libia. Questi sono in misura molto significativa il risultato di politiche statunitensi profondamente sbagliate. Ciò che dirò potrebbe sorprendervi, ma parlo per esperienza e conoscenza di questi eventi.

La politica estera degli Stati Uniti
Queste sono guerre che gli Stati Uniti hanno condotto e causato. E questo è vero da più di 30 anni. Gli Stati Uniti sono giunti alla convinzione, soprattutto durante il 1990-91, e poi con la fine dell’Unione Sovietica, che gli Stati Uniti ora governano il mondo, e che gli Stati Uniti non devono prestare attenzione alle opinioni di nessuno, alle “linee rosse”, alle preoccupazioni, ai punti di vista sulla sicurezza, agli obblighi internazionali o al quadro delle Nazioni Unite. Mi dispiace dirlo così chiaramente, ma voglio che voi capiate.

Nel 1991 ho cercato in tutti i modi di ottenere un aiuto finanziario per Gorbaciov, che penso sia stato il più grande statista dei nostri tempi. Di recente ho letto il documento archiviato della discussione del Consiglio di Sicurezza Nazionale sulla mia proposta del 3 giugno 1991, e ho visto per la prima volta come la Casa Bianca abbia completamente respinto la mia richiesta che gli Stati Uniti aiutassero è l’Unione Sovietica con la stabilizzazione finanziaria e con aiuti finanziari per fare le sue riforme. Il documento attesta che il governo degli Stati Uniti ha deciso di fare il minimo per prevenire il disastro, ma solo il minimo (2). Hanno deciso che non è compito degli Stati Uniti aiutare. Al contrario (3).

Quando l’Unione Sovietica finì nel 1991, la visione divenne ancora più esagerata. E posso nominare capitoli e frasi, ma il punto di vista era che noi [gli Stati Uniti] conducevamo lo spettacolo. Cheney, Wolfowitz e molti altri nomi che avrete imparato a conoscere hanno letteralmente creduto che questo fosse ora un mondo degli Stati Uniti, e che noi avremmo fatto quello che vogliamo. Ripuliremo l’ex Unione Sovietica. Elimineremo tutti gli alleati rimasti dell’era sovietica. Paesi come l’Iraq, la Siria e così via se ne andranno. E stiamo vivendo questa politica estera da ormai essenzialmente 33 anni. L’Europa ha pagato un prezzo pesante per questo, perché in questo periodo non ha avuto alcuna politica estera che io possa capire. Nessuna voce, nessuna unità, nessuna chiarezza, nessun interesse europeo, solo lealtà americana.

Ci sono stati momenti in cui ci sono stati disaccordi e, credo, disaccordi molto belli. L’ultima volta che ciò è stato significativo è stato nel 2003, nel periodo precedente la guerra in Iraq, quando Francia e Germania hanno detto di non approvare che gli Stati Uniti aggirassero il Consiglio di Sicurezza dell’ONU per questa guerra. Quella guerra è stata direttamente inventata da Netanyahu e dai suoi colleghi del Pentagono degli Stati Uniti (4). Non sto dicendo che fosse un legame o una reciprocità. Sto dicendo che è stata una guerra condotta per Israele. È stata una guerra che Paul Wolfowitz e il sottosegretario agli Esteri Douglas Feith hanno coordinato con Netanyahu. E quella è stata l’ultima volta che l’Europa ha avuto una voce. Ho parlato con i leader europei allora, e sono stati molto chiari, ed è stato davvero meraviglioso sentire la loro opposizione a una guerra inaccettabile. L’Europa ha perso completamente la sua voce da allora, ma soprattutto nel 2008. Quello che è successo dopo il 1991, per arrivare al 2008, è che gli Stati Uniti hanno deciso che l’unipolarismo significava che la NATO si sarebbe allargata da Bruxelles a Vladivostok, passo dopo passo.

L‘espansione della Nato
Non ci sarebbe stata fine all’allargamento ad Est della NATO. Questo sarebbe il mondo unipolare degli Stati Uniti. Se da bambini giocate al gioco del Risiko come facevo io, questa è l’idea degli Stati Uniti: avere un pezzo su ogni parte della scacchiera. Qualsiasi luogo senza una base militare statunitense è fondamentalmente un nemico. Neutralità è una parolaccia nel lessico politico degli Stati Uniti, forse la parola più sporca secondo la mentalità degli Stati Uniti. Se sei un nemico, sappiamo che sei un nemico. Se sei neutrale, sei un sovversivo, perché sei contro di noi, ma semplicemente non ce lo dici. Stai solo fingendo di essere neutrale. Questa era davvero la mentalità, e la decisione fu presa formalmente nel 1994 quando il presidente Clinton firmò l’allargamento della NATO ad Est.

Ricorderete che il 7 febbraio 1990, il tedesco Hans-Dietrich Genscher e James Baker III parlarono con Gorbaciov. Genscher tenne una conferenza stampa in cui spiegò che la NATO non si sarebbe mossa verso Est. La Germania e gli Stati Uniti non avrebbero tratto vantaggio dalla dissoluzione del Patto di Varsavia. Capite, per favore, che questo impegno è stato preso in un contesto giuridico e diplomatico, non casuale. Questi impegni furono al centro dei negoziati per porre fine alla Seconda guerra mondiale e aprirono la strada alla riunificazione tedesca.

E’ stato raggiunto un accordo sul fatto che la NATO non si sarebbe mossa di un centimetro verso Est. Ed era esplicito, ed è in innumerevoli documenti. Basta cercare l’Archivio della Sicurezza Nazionale della George Washington University, e si possono ottenere dozzine di documenti (5). È un sito web chiamato “Cosa ha sentito Gorbaciov sulla NATO”. Date un’occhiata, per favore, perché tutto ciò che vi viene detto dagli Stati Uniti su questa promessa è una bugia, ma gli archivi sono perfettamente chiari.

Così, nel 1994 Clinton prese la decisione di espandere la NATO fino all’Ucraina. Si tratta di un progetto statunitense a lungo termine. Ciò non è dovuto a un’amministrazione o a un’altra. Questo è un progetto del governo degli Stati Uniti iniziato più di 30 anni fa. Nel 1997, Zbigniew Brzezinski scrisse La Grande Scacchiera, in cui ha descritto l’allargamento della NATO verso Est.

Quel libro non è solo le riflessioni del signor Brzezinski. È la sua presentazione al pubblico di decisioni già prese dal governo degli Stati Uniti, che è il modo in cui funziona un libro come questo. Il libro descrive l’allargamento ad Est dell’Europa e della NATO come eventi simultanei e congiunti. E c’è un buon capitolo in quel libro che chiede: cosa farà la Russia quando l’Europa e la NATO si espanderanno verso Est? Conoscevo personalmente Zbig Brzezinski. È stato molto gentile con me. Stavo consigliando la Polonia e lui è stato di grande aiuto. Era anche un uomo intelligente, eppure nel 1997 ha sbagliato tutto. Nel 1997, spiegò dettagliatamente perché la Russia non poteva fare altro che aderire all’espansione verso Est della NATO e dell’Europa (6). In realtà, egli dice l’espansione verso est dell’Europa e non solo dell’Europa, ma della NATO. Questo era un piano degli Stati Uniti, un progetto. E Brzezinski spiega come la Russia non si allineerà mai con la Cina. Impensabile. La Russia non si allineerà mai con l’Iran.

Secondo Brzezinski, la Russia non ha altra vocazione se non quella europea. Quindi, mentre l’Europa si sposta verso Est, non c’è nulla che la Russia possa fare al riguardo. Così dice l’ennesimo stratega americano. C’è qualche domanda sul perché siamo sempre in guerra? Perché una cosa dell’America è che “sappiamo” sempre cosa faranno i nostri omologhi, e sbagliamo sempre! E una delle ragioni per cui sbagliamo sempre è che nella teoria dei giochi non cooperativi che gli strateghi americani giocano, in realtà non si parla con l’altra parte. Sai solo qual è la strategia dell’altra parte. È meraviglioso. Risparmi così tanto tempo. Semplicemente non hai bisogno di alcuna diplomazia.

La strategia del Mar Nero
Quindi, questo progetto è iniziato sul serio nel 1994, e abbiamo avuto una continuità della politica governativa per 30 anni fino forse a ieri, forse7. Un progetto trentennale. L’Ucraina e la Georgia sono state le chiavi del progetto. Perché? Perché l’America ha imparato tutto ciò che sa dagli inglesi.

Siamo l’aspirante impero britannico. E quello che l’Impero Britannico capì nel 1853, con Lord Palmerston [insieme a Napoleone III], è che si circonda la Russia nel Mar Nero, e si nega alla Russia l’accesso al Mediterraneo orientale. Questo è un progetto dell’America che farà lo stesso nel 21° secolo. L’idea degli Stati Uniti era che ci fossero Ucraina, Romania, Bulgaria, Turchia e Georgia tutti nella NATO, che avrebbero privato la Russia di qualsiasi status internazionale bloccandola sul Mar Nero e sostanzialmente neutralizzando la Russia come poco più di una potenza locale. Brzezinski ha le idee chiare su questa geografia.

Dopo Palmerston e prima di Brzezinski, ci fu naturalmente Halford Mackinder nel 1904: “Chi governa l’Europa dell’Est comanda l’Heartland, il cuore della Terra; chi governa l’Heartland comanda l’Isola-Mondo; chi governa l’Isola-Mondo comanda il mondo (8).

Ho conosciuto i presidenti e/o le loro squadre. Nulla è cambiato molto da Clinton a Bush Jr. a Obama a Trump a Biden. Forse sono peggiorati passo dopo passo. Biden è stato il peggiore a mio avviso. Forse questo è anche dovuto al fatto che non è stato compos mentis negli ultimi due anni. Lo dico seriamente, non come un’osservazione sarcastica. Il sistema politico americano è un sistema di immagini. È un sistema di manipolazione dei media ogni giorno. È un sistema di pubbliche relazioni. Si potrebbe avere un presidente che fondamentalmente non funziona e avere quella persona al potere per due anni che anche si candidi per la rielezione. Poi è successo che ha dovuto stare su un palco per 90 minuti da solo, e quella è stata la fine. Se non fosse stato per quel problema specifico, avrebbe continuato ad avere la sua candidatura, indipendentemente dal fatto che dormisse dopo le 4 del pomeriggio o giù di lì. Questa è la realtà. Tutti sono d’accordo. È scortese dire quello che sto dicendo, perché non diciamo la verità su quasi nulla in questo mondo in questo momento.

Dunque, questo progetto è andato avanti dagli anni ’90. Il bombardamento di Belgrado per 78 giorni consecutivi nel 1999 faceva parte di questo progetto. Dividere quel Paese quando i confini sono “sacrosanti”, non è vero? Tranne che per il Kosovo, ovviamente. I confini sono sacrosanti, tranne quando l’America li cambia. La divisione del Sudan era un altro progetto degli Stati Uniti. Consideriamo la ribellione del Sud Sudan. È successo solo perché i sud-sudanesi si sono ribellati? O devo darvi il copione della CIA?

Cerchiamo di capire da adulti di cosa si tratta. Le campagne militari sono costose. Richiedono attrezzature, addestramento, campi base, intelligence, finanze. Questo sostegno viene dalle grandi Potenze. Non viene da insurrezioni locali. Il Sud Sudan non ha sconfitto il Sudan in una battaglia tribale. ”Breaking Sudan” è stato un progetto degli Stati Uniti. Andavo spesso a Nairobi e incontravo militari o senatori statunitensi o altri con un “profondo interesse” per la politica interna del Sudan. Quella guerra faceva parte del gioco dell’unipolarismo degli Stati Uniti.

La politica estera degli Stati Uniti e l’espansione della NATO
L’allargamento della NATO, come sapete, è iniziato nel 1999 con l’Ungheria, la Polonia e la Repubblica Ceca. La Russia era estremamente scontenta per questo, ma questi erano Paesi ancora lontani dal confine russo. La Russia ha protestato, ma, ovviamente, senza successo. Poi George Bush Jr. è entrato in carica. Quando si è verificato l’11 settembre, il presidente Putin ha promesso tutto il sostegno agli Stati Uniti. E gli Stati Uniti decisero, intorno al 20 settembre 2001, che avrebbero scatenato sette guerre in cinque anni!

Potete ascoltare il generale Wesley Clark in video che parla di questo (9). È stato Comandante Supremo della NATO nel 1999. È andato al Pentagono intorno al 20 settembre 2001. Gli fu consegnato un pezzo di carta che spiegava la prospettiva di sette guerre a scelta degli Stati Uniti. Queste erano, in realtà, le guerre di Netanyahu. Il piano del governo degli Stati Uniti era in parte quello di rimuovere i vecchi alleati sovietici e in parte di eliminare i sostenitori di Hamas e Hezbollah. L’idea di Netanyahu era ed è che ci essere uno Stato in tutta la Palestina pre-1948. Sì, solo uno Stato. Sarà Israele. Israele controllerà tutto il territorio dal fiume Giordano al Mar Mediterraneo. E se qualcuno si oppone, lo rovesceremo. Beh, non Israele, esattamente, ma più specificamente il nostro amico, gli Stati Uniti. Questa è stata la politica degli Stati Uniti fino a questa mattina. Non sappiamo se cambierà. Ora l’unico problema è che forse gli Stati Uniti “possederanno Gaza” [secondo il presidente Trump] invece che sia Israele a possedere Gaza.

L’idea di Netanyahu è in circolazione da almeno 25 anni. Risale a un documento chiamato “Clean Break” che Netanyahu e la sua squadra politica americana hanno messo insieme nel 1996 per porre fine all’idea della soluzione dei due Stati. Potete anche trovare quel documento online (10).

Questi sono progetti statunitensi a lungo termine. È sbagliato chiedersi: “È la Clinton? È Bush? È Obama?” Questo è il modo corrente di guardare alla politica americana, come a un gioco quotidiano o annuale. Ma non è questo che è la politica americana.

Dopo il 1999, il successivo allargamento della NATO è arrivato nel 2004 con altri sette Paesi: i tre Stati baltici, Romania, Bulgaria, Slovenia e Slovacchia. A questo punto, la Russia era piuttosto sconvolta. Questa seconda ondata di allargamento della NATO è stata una completa violazione dell’ordine postbellico concordato al momento della riunificazione tedesca. Essenzialmente, si è trattato di un trucco fondamentale, o di una defezione, degli Stati Uniti da un accordo di cooperazione con la Russia.

Come tutti ricordano, poiché la scorsa settimana abbiamo appena avuto la Conferenza sulla sicurezza di Monaco, il presidente Putin si è recato lì nel 2007 per dire: “Stop, quando è troppo è troppo”. Naturalmente, gli Stati Uniti non hanno ascoltato (11).

Nel 2008, gli Stati Uniti hanno rifilato all’Europa il loro progetto di lunga data di allargare la NATO all’Ucraina e alla Georgia. Si tratta di un progetto a lungo termine. Ho ascoltato Saakashvili, il Capo del Comitato esecutivo del Consiglio nazionale delle riforme ucraino, a New York nella primavera del 2008, quando ha parlato al Council on Foreign Relations. Ci ha detto che la Georgia è nel cuore dell’Europa e come tale avrebbe aderito alla NATO. Uscii, chiamai mia moglie e le dissi: “Quest’uomo è pazzo; sta per far saltare in aria il suo Paese”. Un mese dopo, scoppiò la guerra tra Russia e Georgia, in cui la Georgia fu sconfitta. Gli eventi più recenti a Tbilisi non sono utili per la Georgia, con i vostri eurodeputati che si recano lì per incitare le proteste. Questo non salva la Georgia; questo porta la Georgia a essere distrutta, completamente distrutta.

Nel 2008, come tutti sanno, il nostro ex direttore della CIA William Burns, che all’epoca era ambasciatore degli Stati Uniti in Russia, inviò un lungo cablogramma diplomatico alla Segretaria di Stato Condoleezza Rice, che era significativamente intitolato “Nyet significa Nyet”. Il messaggio di Burns era che l’allargamento della NATO era osteggiato dall’intera classe politica russa, non solo dal presidente Putin.

Sappiamo del cablo solo da Julian Assange. Credetemi, non una parola viene detta al popolo americano su nulla di tutto questo dal nostro governo o dai nostri principali giornali in questi giorni. Quindi, dobbiamo ringraziare Julian Assange per il documento, che possiamo leggere in dettaglio.

Come sapete, Viktor Yanukovych è stato eletto presidente dell’Ucraina nel 2010 sulla base della neutralità dell’Ucraina. La Russia non aveva alcun interesse territoriale o progetto in Ucraina. Lo so. Ci sono stato di tanto in tanto in quegli anni. Quello che la Russia stava negoziando nel 2010 era un contratto di locazione di 25 anni fino al 2042 per la base navale di Sebastopoli. Questo è tutto. Non c’erano richieste russe per la Crimea o per il Donbass. Niente del genere. L’idea che Putin stia ricostruendo l’impero russo è propaganda infantile. Scusatemi.

Per chi conosce la storia quotidiana e di anno in anno, questa è roba infantile. Eppure, le cose infantili sembrano funzionare meglio di quelle per adulti. Non c’erano rivendicazioni territoriali prima del colpo di stato del 2014. Tuttavia gli Stati Uniti decisero che Yanukovich doveva essere rovesciato perché era a favore della neutralità e si opponeva all’allargamento della NATO. Questa si chiama operazione di cambio di regime.

Ci sono state circa un centinaio di operazioni di cambio di regime da parte degli Stati Uniti dal 1947, molte nei vostri Paesi [parlando con gli eurodeputati] e molte in tutto il mondo (12). Questo è ciò che la CIA fa per vivere. Per favore, sappiatelo. È un tipo di politica estera molto insolito. Nel governo americano, se non ti piace l’altra parte, non negozi con loro, cerchi di rovesciarli, preferibilmente di nascosto. Se non funziona di nascosto, lo fai apertamente. Dici sempre che non è colpa nostra. Sono loro l’aggressore. Sono l’altra parte.

Sono “Hitler”. Questo si verifica ogni due o tre anni. Che si tratti di Saddam Hussein, di Assad, di Putin, è molto conveniente. Questa è l’unica spiegazione di politica estera che il popolo americano abbia mai ricevuto. Bene, siamo di fronte a Monaco del 1938. Non possiamo parlare con l’altra parte. Sono nemici malvagi e implacabili. Questo è l’unico modello di politica estera che abbiamo sentito dal nostro governo e dai mass media. I mass media lo ripetono perché sono completamente sottomessi dal governo degli Stati Uniti.

La rivoluzione di Maidan e le sue conseguenze
Ora, nel 2014, gli Stati Uniti hanno lavorato attivamente per rovesciare Yanukovich. Tutti conoscono la telefonata intercettata dalla mia collega della Columbia University, Victoria Nuland, e dall’ambasciatore degli Stati Uniti, Peter Pyatt. Non si ottengono prove migliori. I russi hanno intercettato la sua chiamata e l’hanno messa su Internet. Ascoltatelo (13).

È affascinante. In questo modo, sono stati tutti promossi nell’amministrazione Biden. Questo è il lavoro. Quando si è verificato il Maidan, sono stato chiamato poco dopo. “Professor Sachs, il nuovo primo ministro ucraino vorrebbe vederla per parlare della crisi economica”. Così, sono volato a Kiev e sono stato portato in giro per Maidan. E mi è stato detto come gli Stati Uniti hanno pagato i soldi per tutte le persone intorno a Maidan, la rivoluzione “spontanea” della dignità.

Onorevoli colleghi, per favore, come sono apparsi all’improvviso tutti quei media ucraini al momento del Maidan? Da dove viene tutta questa organizzazione? Da dove vengono tutti questi autobus? Da dove viene tutta quella gente? Stai scherzando? Questo è uno sforzo organizzato. E non è un segreto, tranne forse per i cittadini europei e statunitensi. Tutti gli altri lo capiscono abbastanza chiaramente. Poi, dopo il colpo di Stato, arrivarono gli accordi di Minsk, in particolare Minsk II, che, tra l’altro, fu modellato sull’autonomia sudtirolese per i tedeschi etnici in Italia. Anche i belgi si relazionano molto bene con Minsk II, in quanto ha chiesto l’autonomia e i diritti linguistici dei russofoni dell’Ucraina orientale. Minsk II è stato sostenuto all’unanimità dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (14). Eppure Stati Uniti e Ucraina decisero che non sarebbe stato applicato. Anche la Germania e la Francia hanno permesso che fosse ignorato. Il fallimento di Minsk II è stata un’altra azione unipolare diretta degli Stati Uniti, con l’Europa che, come al solito, ha svolto un ruolo sussidiario del tutto inutile, anche se era garante dell’accordo.

Trump ha vinto le elezioni del 2016 e poi ha aumentato le spedizioni di armi in Ucraina. Ci sono state molte migliaia di morti nei bombardamenti dell’Ucraina nel Donbass. Non c’è stata alcuna attuazione dell’accordo di Minsk II. Poi Biden è entrato in carica nel 2021. Speravo in qualcosa di meglio, ma sono rimasto profondamente deluso ancora una volta. Ero un membro del Partito Democratico. Ora non sono membro di nessun partito perché entrambi sono comunque gli stessi. I democratici sono diventati completi guerrafondai nel corso del tempo, e non c’era una sola voce nel partito che chiedeva la pace. Proprio come la maggior parte dei vostri parlamentari, allo stesso modo.

Alla fine del 2021, Putin ha messo sul tavolo un ultimo sforzo per raggiungere un modus operandi con gli Stati Uniti, in due bozze di accordo di sicurezza, una con l’Europa e una con gli Stati Uniti. Ha messo sul tavolo la bozza di accordo Russia-Stati Uniti il 15 dicembre 2021.

In seguito, ho avuto una telefonata di un’ora con [il consigliere per la sicurezza nazionale] Jake Sullivan alla Casa Bianca, implorando: “Jake, evita la guerra. Puoi evitare la guerra. Tutto quello che gli Stati Uniti devono fare è dire: ‘La NATO non si allargherà all’Ucraina’”. E lui mi ha detto: “Oh, la NATO non si allargherà all’Ucraina. Non preoccuparti”.

Gli dissi: “Jake, dillo pubblicamente”. «No. No. No. Non possiamo dirlo pubblicamente”. Gli dissi: “Jake, farai una guerra per qualcosa che non accadrà nemmeno?” Disse: “Non preoccuparti, Jeff. Non ci sarà nessuna guerra”. Queste non sono persone molto intelligenti. Vi sto dicendo, se posso darvi il mio punto di vista onesto, che non sono persone molto intelligenti. Parlano da soli. Non parlano con nessun altro. Giocano alla teoria dei giochi. Nella teoria dei giochi non cooperativi, non si parla con l’altra parte. Tu fai solo la tua strategia. Questa è l’essenza della teoria dei giochi non cooperativi. Non è una teoria della negoziazione. Non è una teoria pacificatrice. È una teoria unilaterale, non cooperativa, se si conosce la teoria dei giochi.

Questo è quello che giocano. Questo tipo di teoria dei giochi è iniziata come un’applicazione alla RAND Corporation, la think tank statunitense. Questo è quello che giocano ancora. Nel 2019, c’è stato un articolo della RAND, “Competere con la Russia da un terreno vantaggioso” (15). Incredibilmente, il documento, di pubblico dominio, si chiede in che modo gli Stati Uniti dovrebbero infastidire, inimicarsi e indebolire la Russia. Questa è letteralmente la strategia. Stiamo cercando di provocare la Russia, di fare in modo che la Russia si disgreghi, forse con un cambio di regime, forse con disordini, forse con una crisi economica.

Questo è ciò che voi in Europa chiamate il vostro alleato. Così, eccomi lì con la mia frustrante telefonata con Sullivan, in piedi nel freddo gelido. Era una giornata in cui stavo sciando. «Oh, non ci sarà nessuna guerra, Jeff.» Sappiamo cosa è successo dopo: l’amministrazione Biden si è rifiutata di negoziare sull’allargamento della NATO. L’idea più stupida della NATO è la cosiddetta politica della porta aperta, basata sull’articolo dieci del Trattato NATO del 1949. La NATO si riserva il diritto di andare dove vuole, a condizione che il governo ospitante sia d’accordo, senza che nessun vicino – come la Russia – abbia alcuna voce in capitolo.

Beh, dico ai messicani e ai canadesi: “Non provateci”. Sapete, Trump potrebbe voler prendere il controllo del Canada. Così, il governo canadese potrebbe dire alla Cina: “Perché non costruite una base militare in Ontario?” Non lo consiglierei. Gli Stati Uniti non direbbero: “Beh, è una porta aperta. Sono affari del Canada e della Cina, non nostri”. Gli Stati Uniti invaderebbero il Canada.

Eppure gli adulti, anche in Europa, in questo Parlamento, nella NATO, nella Commissione europea, ripetono l’assurdo mantra secondo cui la Russia non ha voce in capitolo sull’allargamento della NATO. Questa è roba senza senso. Questa non è nemmeno una geopolitica infantile. Questo è semplicemente non pensare affatto. Così, la guerra in Ucraina si è intensificata nel febbraio 2022, quando l’amministrazione Biden ha rifiutato qualsiasi negoziato serio.

La guerra in Ucraina e il controllo degli armamenti nucleari
Qual era l’intenzione di Putin nella guerra? Posso dirvi qual era la sua intenzione. Era di costringere Zelensky a negoziare la neutralità. Questo accadde pochi giorni dopo l’inizio dell’invasione. Dovreste capire questo punto fondamentale, non la propaganda che viene scritta sull’invasione che sostiene che l’obiettivo della Russia era quello di conquistare l’Ucraina con poche decine di migliaia di soldati.

Andiamo, signore e signori. L’idea dell’invasione russa era quella di tenere la NATO fuori dall’Ucraina. E cos’è davvero la NATO? È l’esercito americano, con i suoi missili, i suoi dispiegamenti della CIA e tutto il resto. L’obiettivo della Russia era quello di tenere gli Stati Uniti lontano dai suoi confini. Perché la Russia è così interessata a questo? Considerate se la Cina o la Russia decidessero di avere una base militare sul Rio Grande o al confine canadese, non solo gli Stati Uniti andrebbero fuori di testa; avremmo avuto la guerra nel giro di una decina di minuti. Quando l’Unione Sovietica tentò di farlo a Cuba nel 1962, il mondo quasi finì nell’Armageddon nucleare.

Tutto questo è gravemente amplificato dal fatto che gli Stati Uniti hanno abbandonato unilateralmente il Trattato sui missili antibalistici nel 2002 e così facendo hanno posto fine a un quadro di controllo delle armi nucleari di relativa stabilità. Questo è estremamente importante da capire. Il quadro di controllo delle armi nucleari si basa, in gran parte, sul tentativo di scoraggiare un primo attacco. Il Trattato ABM è stato una componente fondamentale di tale stabilità. Gli Stati Uniti sono usciti unilateralmente dal Trattato ABM nel 2002. Quindi, tutto ciò che ho descritto sull’allargamento della NATO è avvenuto nel contesto della distruzione della struttura nucleare da parte degli Stati Uniti. A partire dal 2010, gli Stati Uniti hanno iniziato a installare sistemi missilistici antibalistici Aegis in Polonia e poi in Romania. Alla Russia non piace.

Una delle questioni sul tavolo nel dicembre 2021, nel gennaio 2022, era se gli Stati Uniti rivendicassero il diritto di installare sistemi missilistici in Ucraina. Secondo l’ex analista della CIA Ray McGovern, Blinken ha detto a Lavrov nel gennaio 2022 che gli Stati Uniti si riservavano il diritto di installare sistemi missilistici in Ucraina.

Questo, miei cari amici, è il vostro presunto alleato. E ora gli Stati Uniti vogliono mettere sistemi missilistici intermedi in Germania. Ricordiamo che gli Stati Uniti sono usciti dal trattato INF nel 2019. Al momento non esiste un quadro normativo per le armi nucleari (16). Essenzialmente, nessuno.

Quando Zelensky ha detto pochi giorni dopo l’invasione della Russia che l’Ucraina era pronta per la neutralità, un accordo di pace era a portata di mano. Conosco i dettagli di questo perché ho parlato in dettaglio con i principali negoziatori e mediatori e ho imparato molto dalle dichiarazioni pubbliche di altri. Poco dopo l’inizio dei negoziati nel marzo 2022, tra le parti è stato scambiato un documento che il presidente Putin aveva approvato e che Lavrov aveva presentato. Questo è stato gestito dai mediatori turchi. Sono volato ad Ankara nella primavera del 2022 per ascoltare in prima persona e in dettaglio cosa è successo durante la mediazione. La linea di fondo è questa: l’Ucraina si è allontanata, unilateralmente, da un accordo vicino.

La fine della guerra in Ucraina
Perché l’Ucraina si è ritirata dai negoziati? Perché gli Stati Uniti glielo hanno detto e perché il Regno Unito ha aggiunto la ciliegina sulla torta facendo andare Boris Johnson a Kiev all’inizio di aprile per fare lo stesso. L’attuale primo ministro, Keir Starmer si rivela ancora peggiore, ancora più guerrafondaio. È inimmaginabile, ma è vero. Boris Johnson ha spiegato, e lo trovate sul web, che qui in gioco c’era niente di meno che l’egemonia occidentale! Non l’Ucraina, ma l’egemonia occidentale. Michael von der Schulenberg, ex Segretario Generale Aggiunto delle Nazioni Unite, e io ci siamo incontrati in Vaticano con un gruppo di esperti nella primavera del 2022 e abbiamo scritto un documento in cui spiegavamo che non poteva venire nulla di buono dalla continuazione della guerra (17). Il nostro gruppo ha sostenuto strenuamente, ma senza successo, che l’Ucraina dovesse negoziare immediatamente, perché i ritardi avrebbero significato morti di massa, rischio di escalation nucleare e forse una vera e propria sconfitta.

Non vorrei cambiare una parola di quello che abbiamo scritto allora. Non c’era nulla di sbagliato in quel documento. Da quando gli Stati Uniti hanno fatto uscire l’Ucraina dai negoziati, forse un milione di ucraini sono morti o sono stati gravemente feriti. E i senatori americani, che sono cattivi e cinici come si può immaginare, dicono che questo è una meravigliosa spesa di denaro degli Stati Uniti, dato che nessun americano sta morendo. È la pura guerra per procura. Uno dei nostri senatori vicino allo Stato di New York, Richard Blumenthal del Connecticut, lo ha detto ad alta voce. Mitt Romney lo ha detto ad alta voce. È il miglior denaro che l’America possa spendere. Nessun americano sta morendo. È irreale. Ora, solo per riportarci a ieri, il progetto USA-Ucraina è fallito. L’idea centrale del progetto è sempre stata che la Russia avrebbe incrociato le braccia. L’idea centrale fin dall’inizio è stata che la Russia non potesse resistere, proprio come sosteneva Zbigniew Brzezinski nel 1997. Gli americani pensavano che gli Stati Uniti avrebbero avuto sicuramente il sopravvento.

Gli Stati Uniti vinceranno, dicevano, perché bluffiamo con loro. I russi non hanno davvero intenzione di combattere. Noi metteremo in campo l’”opzione nucleare” economica di tagliare fuori la Russia dal sistema di pagamenti SWIFT. Questo distruggerà la sua economia. Le nostre sanzioni metteranno in ginocchio la Russia. Il lanciarazzi americano HIMARS li farà ritirare. Gli ATACMS, gli F-16, li metteranno in scacco. Onestamente, ho ascoltato questo tipo di discorsi per più di 50 anni. I nostri leader della sicurezza nazionale hanno detto sciocchezze per decenni.

Ho implorato gli ucraini: rimanete neutrali. Non ascoltate gli americani. Ho ripetuto loro il famoso adagio di Henry Kissinger, che essere un nemico degli Stati Uniti è pericoloso, ma essere un amico è fatale. Permettetemi di ripeterlo per l’Europa: essere un nemico degli Stati Uniti è pericoloso, ma essere un amico è fatale.

L’amministrazione Trump
Permettetemi di concludere con alcune parole sul presidente Donald Trump. Trump non vuole perdere la guerra di Biden. Questo è il motivo per cui è probabile che Trump e il presidente Putin accettino di porre fine alla guerra. Anche se l’Europa continua con la sua linea guerrafondaia, non importa. La guerra sta finendo. Per favore, ditelo ai vostri colleghi. “È finita”. È finita perché Trump non vuole aggrapparsi a un perdente. La prima che sarà salvata dai negoziati in corso in questo momento è l’Ucraina. La seconda è l’Europa.

Il vostro mercato azionario è in rialzo negli ultimi giorni a causa delle “orribili notizie” dei negoziati e della potenziale pace. So che la prospettiva di una pace negoziata è stata accolta con orrore in queste camere, ma questa è la migliore notizia che si possa ricevere. Ho cercato di contattare alcuni dei leader europei. Ho detto, non andate a Kiev, andate a Mosca. Negoziate con le vostre controparti. Voi siete l’Unione Europea. Ci sono 450 milioni di persone e un’economia da 20 trilioni di dollari. Comportatevi come tali.

L’Unione Europea dovrebbe essere il principale partner commerciale della Russia. L’Europa e la Russia hanno economie complementari. La capacità di un commercio reciprocamente vantaggioso è molto forte. A proposito, se qualcuno volesse discutere di come gli Stati Uniti hanno fatto saltare in aria il Nord Stream, sarei felice di parlare anche di questo. L’amministrazione Trump è imperialista nel cuore. Trump ovviamente crede che le grandi potenze dominino il mondo. Gli Stati Uniti saranno spietati e cinici, e sì, anche nei confronti dell’Europa. Non andate a chiedere l’elemosina a Washington. Questo non aiuterà. Probabilmente stimolerebbe la spietatezza. Invece, dovete avere una vera politica estera europea.

Quindi, non sto dicendo che siamo nella nuova era della pace, ma siamo in un tipo di politica molto diverso in questo momento, un ritorno alla politica delle grandi Potenze. L’Europa ha bisogno di una propria politica estera, e non solo di una politica estera russofoba. L’Europa ha bisogno di una politica estera che sia realistica, che comprenda la situazione della Russia, che capisca la situazione dell’Europa, che capisca cos’è l’America e cosa rappresenta, e che cerchi di evitare che l’Europa venga invasa dagli Stati Uniti. Non è certo impossibile che l’America di Trump sbarchi truppe in Groenlandia. Non sto scherzando, e non credo che Trump stia scherzando. L’Europa ha bisogno di una politica estera, una vera politica. L’Europa ha bisogno di qualcosa di diverso dal dire: “Sì, negozieremo con il signor Trump e lo incontreremo a metà strada”. Sapete cosa dirà? Chiamami dopo.

Vi prego di avere una politica estera europea. Vivrete con la Russia per molto tempo, quindi per favore negoziate con la Russia. Ci sono reali questioni di sicurezza sul tavolo sia per l’Europa che per la Russia, ma la pomposità e la russofobia non servono affatto alla vostra sicurezza. Non servono affatto alla sicurezza dell’Ucraina. Questa avventura americana a cui avete aderito e della quale ora siete i principali supporter ha contribuito a circa 1 milione di vittime ucraine.

Sul Medio Oriente e la Cina
Sul Medio Oriente, per inciso, gli Stati Uniti hanno completamente consegnato la politica estera a Netanyahu 30 anni fa. La lobby israeliana domina la politica americana. Per favore, non abbiate dubbi al riguardo. Potrei spiegare per ore come funziona. È molto pericoloso. Spero che Trump non distrugga la sua amministrazione e, peggio ancora, il popolo palestinese, a causa di Netanyahu, che considero un criminale di guerra correttamente incriminato dalla Corte Penale Internazionale (18).

L’unico modo per l’Europa di avere la pace ai confini con il Medio Oriente è la soluzione dei due Stati. C’è solo un ostacolo, ed è il veto degli Stati Uniti nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU, per volere della lobby israeliana. Quindi, se volete che l’UE abbia una certa influenza, dite agli Stati Uniti di abbandonare il veto. In questo l’Unione Europea starebbe, insieme a circa 160 altri Paesi del mondo. Gli unici che si oppongono a uno Stato palestinese sono fondamentalmente gli Stati Uniti, Israele, la Micronesia, Nauru, Palau, Papua Nuova Guinea, Argentina e Paraguay (19).

Il Medio Oriente è un luogo in cui l’Unione Europea potrebbe avere una grande influenza geopolitica. Eppure, l’Europa è rimasta in silenzio sull’Accordo sul nucleare iraniano (JCPOA) e sull’Iran e circa la metà dell’Europa è rimasta in silenzio sui crimini di guerra di Israele e sul blocco della soluzione dei due Stati. Il più grande sogno della vita di Netanyahu è la guerra tra gli Stati Uniti e l’Iran. E non si è arreso. Non è impossibile che si arrivi anche a una guerra USA-Iran. Ma l’Europa potrebbe fermarla, se l’Europa avesse una sua politica estera. Spero che Trump ponga fine alla stretta di Netanyahu sulla politica americana. Anche in caso contrario, l’UE può collaborare con il resto del mondo per portare la pace in Medio Oriente.

Infine, lasciatemi dire per quanto riguarda la Cina, che la Cina non è un nemico. La Cina ha semplicemente una grande storia di successo. Ecco perché è vista dagli Stati Uniti come un nemico, perché la Cina ha un’economia più grande degli Stati Uniti (misurata in prezzi internazionali). Gli Stati Uniti resistono alla realtà. L’Europa non dovrebbe farlo. Lasciatemi ripetere, la Cina non è un nemico e non è una minaccia. È un partner naturale dell’Europa nel commercio e nella salvaguardia dell’ambiente globale.
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Domanda del pubblico: L’Europa dovrebbe aumentare le sue spese militari?
Risposta:
Non sarei contrario a un approccio per cui l’Europa spendesse il due o tre per cento del PIL per una struttura di sicurezza europea unificata e investisse in Europa e nella tecnologia europea, non lasciando che siano gli Stati Uniti a dettare l’uso della tecnologia europea. I Paesi Bassi producono le uniche macchine di semiconduttori avanzati che utilizzano la litografia ultravioletta estrema. La società è la ASML olandese. Ma l’America determina ogni politica dell’ASML. Se fossi in voi, non consegnerei tutta la sicurezza e la tecnologia agli Stati Uniti.

Suggerirei di avere un proprio quadro di sicurezza in modo da poter avere anche un proprio quadro di politica estera. L’Europa rappresenta molte cose che gli Stati Uniti non rappresentano. L’Europa è a favore dell’azione per il clima. Il nostro presidente è completamente al di fuori di questo. E l’Europa è per la socialdemocrazia, come ethos. L’Europa è sinonimo di multilateralismo. L’Europa sostiene la Carta delle Nazioni Unite. Gli Stati Uniti non rappresentano nessuna di queste cose. Il nostro Segretario di Stato Marco Rubio ha recentemente annullato il suo viaggio in Sudafrica visto che l’uguaglianza e la sostenibilità erano all’ordine del giorno. Questo è un vivido, anche se cupo, riflesso del libertarismo anglosassone. Egualitarismo non è una parola del lessico americano. E nemmeno la sostenibilità.

Forse sapete che dei 193 Stati membri dell’ONU, 191 hanno presentato i piani SDG (Sustainable Development Goal) all’ONU nel Forum politico di alto livello (HLPF). Solo tre Paesi non lo hanno fatto: Haiti, Myanmar e Stati Uniti d’America. Al Tesoro di Biden non è stato nemmeno permesso di usare l’espressione Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Dico tutto questo perché avete bisogno della vostra politica estera.

Ci sono due rapporti all’anno. Uno è il World Happiness Report. Nel rapporto 2024, 8 dei primi 10 Paesi sono europei. L’Europa ha la più alta qualità di vita di tutto il mondo. Gli Stati Uniti si sono classificati al 23° posto. L’altro rapporto annuale è il Rapporto sullo sviluppo sostenibile. Nel rapporto 2024, 19 dei primi 20 Paesi per lo sviluppo sostenibile si trovano in Europa. Gli Stati Uniti si sono classificati al 46° posto. Avete bisogno della vostra politica estera per proteggere la qualità della vita! Ero e resto un grande sostenitore dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) e continuo a credere che l’OSCE sia il quadro adeguato per la sicurezza europea. Potrebbe davvero funzionare.

Domanda: In che modo l’Europa dovrebbe impegnarsi diplomaticamente con la Russia?
Risposta:
Ritengo che l’Europa debba negoziare direttamente con la Russia questioni estremamente importanti. E quindi vorrei esortare il Presidente Costa e la leadership dell’Europa ad aprire un dialogo diretto con il Presidente Putin, perché la sicurezza europea è sul tavolo. Conosco abbastanza bene i leader russi, molti di loro. Sono buoni negoziatori, e si dovrebbe negoziare con loro, e si dovrebbe negoziare bene con loro. Farei alcune domande alle controparti russe. Chiederei loro: quali sono le garanzie di sicurezza che possono funzionare affinché questa guerra finisca definitivamente? Quali sono le garanzie di sicurezza per gli Stati baltici? Parte del processo di negoziazione consiste nel chiedere all’altra parte quali sono le sue preoccupazioni. Conosco il ministro degli Esteri Lavrov da 30 anni. Lo considero un brillante ministro degli Esteri. Parlate con lui. Negoziate con lui. Prendete le sue idee. Mettete le vostre idee sul tavolo. La cosa più importante è smettere di urlare, smettere di essere guerrafondai e inveire contro le controparti russe. E non implorate di essere al tavolo con gli Stati Uniti. Non c’è bisogno di essere nella stanza con gli Stati Uniti. Tu sei l’Europa. Dovrebbero esserci nella stanza l’Europa e la Russia. Non consegnate la vostra politica estera a nessuno, né agli Stati Uniti, né all’Ucraina, né a Israele. Mantenete una politica estera europea. Questa è l’idea di base.

Domanda: Paesi come la Polonia, l’Ungheria e la Repubblica Ceca volevano aderire alla NATO. Lo stesso vale per l’Ucraina. Perché non dovrebbe essere permesso loro di farlo?
Risposta:
La NATO non è una scelta tra Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca o Ucraina. La NATO è un’alleanza militare guidata dagli Stati Uniti. La questione che l’Europa si è posta nel 1991 è come garantire la pace. Se avessi preso decisioni nel 1991, avrei posto fine alla NATO quando il Patto di Varsavia fu sciolto, e certamente quando la stessa Unione Sovietica finì. Quando vari Paesi hanno chiesto l’adesione alla NATO, avrei spiegato loro ciò che il nostro segretario alla Difesa William Perry, il principale statista George Kennan, l’ultimo ambasciatore degli Stati Uniti in Unione Sovietica, Jack Matlock, hanno detto negli anni ’90. Tutti hanno detto, in effetti: “Comprendiamo i vostri sentimenti, ma allargare la NATO non è una buona idea perché potrebbe facilmente provocare una nuova guerra fredda con la Russia”. C’è un nuovo libro molto buono di Jonathan Haslam, pubblicato dalla Harvard University Press, intitolato Hybris. Offre una dettagliata documentazione storica dell’allargamento della NATO. Spiega come gli Stati Uniti siano stati troppo arroganti nel discutere, negoziare e tener conto delle linee rosse della Russia, anche dopo aver promesso che la NATO non si sarebbe allargata.

Domanda: Quali sono le conseguenze a lungo termine di questa guerra persa?
Risposta:
Siamo nel più grande progresso tecnologico della storia dell’umanità. È davvero incredibile quello che si può fare in questo momento. Mi meraviglio del fatto che qualcuno che conosce poca chimica abbia vinto il Premio Nobel per la Pace per la chimica perché è superbo nell’intelligenza artificiale e nelle reti neurali profonde, anzi un genio, Demis Hassabis. Lui e il suo team di DeepMind hanno capito come utilizzare l’intelligenza artificiale per risolvere il problema del ripiegamento delle proteine, un problema che aveva occupato generazioni di biochimici. Quindi, se dedichiamo le nostre menti, le nostre risorse e le nostre energie ad esso, possiamo trasformare il sistema energetico mondiale per la sicurezza climatica. Possiamo proteggere la biodiversità. Possiamo garantire che ogni bambino riceva un’istruzione di qualità. Possiamo fare così tante cose meravigliose in questo momento. Di cosa abbiamo bisogno per avere successo? A mio avviso, la cosa più importante è che abbiamo bisogno di pace. E il mio punto fondamentale è che non ci sono ragioni profonde per il conflitto da nessuna parte, perché ogni conflitto che studio è solo un errore. Non stiamo lottando per lo spazio vitale. . Quell’idea, che essenzialmente proveniva da Malthus e in seguito divenne un’idea nazista, era del tutto sbagliata, un errore intellettuale fondamentale. Abbiamo avuto guerre razziali, guerre nazionali per la sopravvivenza, per paura di non avere abbastanza per tutti su questo pianeta, così che siamo in una lotta per la sopravvivenza. Come economista, posso dirvi che abbiamo abbondanza sul pianeta per lo sviluppo sostenibile di tutti. Abbondanza. Non siamo in conflitto con la Cina. Non siamo in conflitto con la Russia. Se ci calmiamo, se ci interroghiamo sul lungo termine, il lungo termine è molto buono, se non ci facciamo esplodere prima. Quindi, questo è il mio punto. Le prospettive sono molto positive se costruiamo la pace.

Domanda: Pensa che la via d’uscita da questo conflitto sia una finlandizzazione dell’Ucraina?
Risposta: Ottima domanda. Consentitemi di segnalare solo un aspetto della finlandizzazione. La finlandizzazione ha portato la Finlandia al primo posto nel World Happiness Report anno dopo anno. La Finlandia è ricca, di successo, felice e sicura. Sto discutendo della Finlandia pre-NATO. Quindi la “finlandizzazione” è stata una cosa meravigliosa per la Finlandia. Quando la Svezia, la Finlandia e l’Austria erano neutrali, erano brave, Intelligenti. Quando l’Ucraina era neutrale, era intelligente. Se hai due superpoteri, tienili un po’ separati. Se gli Stati Uniti avessero avuto un po’ di buon senso, avrebbero lasciato questi Paesi come spazio neutrale tra l’esercito americano e la Russia, ma gli Stati Uniti hanno troppo poco buonsenso.

Note

Oggi giovedì 6 marzo 2025 – Collegamento con New York (ore 19-20)

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Oggi giovedì 6 marzo è in programma in diretta dal Palazzo di Vetro di New York un aggiornamento per il pubblico italiano sull’andamento della Conferenza. L’appuntamento con il webinar “Società civile e Stati per il disarmo nucleare nel segno del Trattato TPNW: il contributo di Italia ripensaci” è per le 19.00 italiane, sui canali social (fb e YouTube) di Senzatomica e Rete Pace Disarmo
-Uno dei possibili collegamenti: https://www.youtube.com/watch?v=yREMqYMisoQ

Oggi giovedì 6 marzo 2025

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Trump a senso unico
5 Marzo 2025
Andrea Pubusa su Democraziaoggi
Avete visto Trump? Nel suo discorso sullo stato dell’Unione fa sfoggio della sua arma migliore, il semplicismo a senso unico. Al mondo ci sono solo uomini e donne. Tutta la complessa e delicata problematica che va oltre non esiste. Un pugno in faccia alla realtà. Ancora il suo mondo è fatto di buoni e cattivi […]
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UE: Landini, no al riarmo, utilizzare fondi per Europa sociale e del lavoro
5 Marzo 2025 su Democraziaoggi
Roma, 5 marzo – “Davanti alle sfide e ai problemi internazionali, la priorità strategica dell’Europa non può essere la corsa al riarmo. Le priorità devono essere lavoro, diritti e pace, perché l’Europa è nata per questo ed è questo che l’ha resa forte”. Così il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, intervenendo oggi a Bruxelles […]
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ANPI: no al riarmo dell’Europa
5 Marzo 2025 su Democraziaoggi
“Il piano Rearm Europe proposto da Ursula von der Layen è un tradimento degli ideali a fondamento dell’Europa unita, perché il riarmo degli Stati ci spinge sull’orlo della terza guerra mondiale, fomenta e rafforza i nazionalismi, causa principale di entrambi i conflitti mondiali e della stessa nascita del fascismo e del nazismo. Se si vuole […]
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Emilio Lussu

A cinquant’anni dalla morte di Emilio Lussu, ripubblichiamo il servizio giornalistico che gli dedicammo il 5 marzo 2015 nella ricorrenza dei quarant’anni. Sono riflessioni, in particolare quelle di Francesco Casula, tuttora valide, anzi di più: maggiormente utili nella fase storica che ci tocca vivere.
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(Armungia, 4 dicembre 1890 – Roma, 5 marzo 1975)
Federalismo e pacifismo: il messaggio di Lussu a 40 anni dalla sua morte
Emilio Lussu dip Foiso Fois
di Francesco Casula
[Aladinpensiero 5 marzo 2015]
Oggi 5 marzo ricorre il quarantesimo anniversario della morte di Emilio Lussu. Ebbene in Sardegna, la sua terra, nessuna pubblica istituzione né partito pare che intenda ricordarlo. Gli è che i politici – ma anche le istituzioni culturali, le Università per esempio – sono impegnati in ben altri riti. Lussu rimane ancora un personaggio “scomodo” e disadatto ad ogni incorporazione storica dei vincitori, anche post mortem. Così, anche quando lo si celebra e lo si ricorda, si cerca di sterilizzare il suo pensiero, la sua eredità morale, politica e persino letteraria. E’ successo così negli ultimi decenni, in cui dopo anni di colpevole silenzio, molti, troppi in Sardegna si sono scoperti e riconosciuti “sua figliolanza” (l’espressione è della moglie Joyce). Magari quelli stessi che in vita hanno combattuto Lussu e le sue idee. Ed hanno cercato, tutti, di tirare Lussu per la giacchetta, cercando di “convertirlo”, di purgare le parti più scomode del suo pensiero, per mitizzarlo e imbalsamarlo. Una volta sterilizzato e ridotto a “santino”, innocuo e rassicurante, si può anche “mettere nella nicchia” (anche quest’espressione è di Joyce) per diventare dio protettore dei sardi e della Sardegna.
Si dimenticano costoro chi era Lussu, uomo di parte. Sempre dalla parte del popolo lavoratore sardo, pacifista e federalista, nemico giurato dello Stato burocratico e accentratore, degli ascari e mediatori locali e delle clientele, della politica ridotta a mera gestione del potere. Nel 1945, quando era Ministro del Governo Parri, Vittorio Foa suo compagno di partito, una volta andò a chiedergli di mettere una firma sotto un’autorizzazione per aiutare finanziariamente il suo Partito. Lussu rispose: “puoi chiedermi di montare a cavallo ed andare in via Nazionale a rapinare l’oro della Banca d’Italia e io, per il Partito, lo faccio subito. Ma mettere una firma sotto una cartaccia mai!” Questo era Lussu, sempre e non solo nel 1945. Rientrato nel 1919 dal fronte, viene trattenuto in servizio di punizione alla frontiera iugoslava per aver dimostrato che un generale si era arricchito vendendo cavalli e altri beni dell’esercito. Una bella lezione a molti politici di oggi, immersi nell’affarismo e nella melma della corruzione.
Scomodo è anche il suo lascito ideale, culturale e di pensiero: ad iniziare dalla sua teoria federalista che si coniuga in modo inscindibile con i valori forti della libertà e dei diritti, della democrazia diretta e dell’autogoverno, della partecipazione e del controllo popolare. Scrive in un saggio del 1933, pubblicato nel n. 6 di «Giustizia e Libertà»: ”Frequentemente accade di parlare con uno che riteniamo federalista perché si professa autonomista e scopriamo invece, che è unitario con tendenze al decentramento”.
E precisa: ”Ora la differenza essenziale fra decentramento e federalismo consiste nel fatto che per il primo la sovranità è unica ed è posta negli organi centrali dello Stato ed è delegata quando è esercitata dalla periferia; per l’altro è invece divisa fra Stato federale e Stati particolari e ognuno la esercita di pieno diritto”. Quando Lussu parla di sovranità “divisa” fra Stato federale e Stati particolari – o meglio federati, aggiungo io – di “frazionamento della sovranità”, pensa quindi alla rottura e alla disarticolazione dello stato unitario “nazionale” che deve dar luogo a una forma nuova di Stato di Stati, in cui “per Stati non si intendono più gli Stati nazionali degradati da Enti sovrani a parti di uno stato più grande, ma parte o territori dello stato grande elevati al rango di stati membri”: l’intera frase virgolettata è tratta da «Federalismo» di Norberto Bobbio, «Introduzione a Silvio Trentin».
In questo modo il potere sovrano originario e non derivato spetta a più Enti, a più Stati e perciò scompare la sovranità di un unico centro, dello stato come veniva concepito nell’Ottocento – che Lussu critica in quanto “unica e assorbente” – di un unico potere e soggetto singolare per fare capo a più soggetti e poteri plurali. Con questa impostazione Lussu supera il concetto di unipolarità con cui si indica la dottrina ottocentesca in cui libertà e diritto fondano la loro legittimità solo in quanto riconducibili alla fonte statale. Quella su Federalismo è un’altra lezione a chi oggi, lungi da imboccare la strada della riforma dello Stato in senso federalista, attacca le Autonomie locali e, delirando, pensa all’abolizione delle Regioni, per ritornare a uno Stato centralista e centralizzatore.
Infine il suo Pacifismo. Interventista convinto e “chiassoso”, parteciperà alla Prima Guerra con entusiasmo, giustificandola “moralmente e politicamente”. Al fronte però sperimenta sulla propria pelle, l’assurdità e l’insensatezza della guerra: con la protervia e stupidità dei generali che mandano al macello sicuro i soldati; con i pidocchi, i miliardi di pidocchi, la polvere e il fumo, i tascapani sventrati, i fucili spezzati, i reticolati rotti, i sacrifici inutili. Ma soprattutto con l’olocausto degli uomini sfracellati e le foreste di crani nei cimiteri militari; con i 13.602 sardi morti su 100 mila pastori, contadini, braccianti chiamati alle armi: i figli dei borghesi, proprio quelli che la guerra la propagandavano come “gesto esemplare” alla D’Annunzio per intenderci o, cinicamente, come “igiene del mondo” alla futurista, alla guerra non ci sono andati..
Scriverà a questo proposito Camillo Bellieni, compagno d’armi prima e di Partito poi, di Lussu:”Chi accennasse a selvagge passioni brulicanti nel nostro sangue nel tragico istante della mischia non avrebbe altra scusa per il suo errore che l’immensa ignoranza delle nostre cose. Giudizi simili possono essere dati solamente da coloro che non hanno visto l’infinita tristezza dei nostri soldati nell’ora precedente all’azione”.
La retorica patriottarda e nazionalista, vieta e bolsa, sulla guerra come avventura e atto eroico, va a pezzi. “Abbasso la guerra”, “Basta con le menzogne” gridavano, ammutinandosi con Lussu, migliaia di soldati della Brigata Sassari il 17 Gennaio 1916 nelle retrovie carsiche, tanto da far scrivere allo stesso Lussu – in «Un anno sull’altopiano»“Il piacere che io sentii in quel momento, lo ricordo come uno dei grandi piaceri della mia vita”. Anche perché, in cambio dei 13.602 sardi morti in guerra, (1386 morti ogni diecimila chiamati alle armi, la percentuale più alta d’Italia, la media nazionale infatti è di 1049 morti) – per non parlare delle migliaia di mutilati e feriti – ci sarà il retoricume delle medaglie, dei ciondoli, delle patacche. Ma la gloria delle trincee – sosterrà lo storico sardo Carta- Raspi – “non sfamava la Sardegna”.
Nascerà dalla sua esperienza sul fronte l’opposizione netta, radicale, decisa di Lussu alla guerra:” Di guerre non ne vogliamo più – scriverà – e vogliamo collaborare e allontanare la guerra vita natural durante nostra e dei nostri figli e a renderla impossibile per sempre, disarmandola”. Chi vuole la guerra, secondo Lussu, è chi non la conosce, parafrasando in qualche modo il seguente apoftegma:”Chi ama la guerra non l’ha mai vista in faccia” (Erasmo da Rotterdam, «Adagia, Sei Saggi politici in forma di proverbi», Einaudi, Torino 1980).
Una lezione pacifista, quanto mai attuale e opportuna, specie in un momento in cui nuove inquietanti fosche e minacciose avvisaglie di guerra sembrano apparire nell’orizzonte.
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Emilio Lussu Ed 5 3 15
Emilio Lussu
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Vittorio Foa
Il mio ricordo di Lussu
Ciao Lussu, poeta in armi

Scritto da Vittorio Foa nel marzo 1975 per il Manifesto

Emilio Lussu ha avuto il singolare destino di convivere con la sua leggenda. E questo non solo per essere morto in età tarda, dopo essersi chiuso per anni in un silenzioso ritiro carico di dignità pari alla dignità che segnò tutta la sua vita. La leggenda di Emilio Lussu è nata nella sua giovinezza, nei suoi anni trenta e lo ha accompagnato fino alla morte: l’organizzatore di pastori, pescatori, minatori e contadini, il politico eminente, lo studioso, lo scrittore di successo, il parlamentare ascoltato, l’uomo pratico e concreto legato alle normali vicende della vita di ogni giorno, appariva contemporaneamente, nella luce della sua leggenda, come un solitario guerriero, come un paladino capace di affrontare e di mettere in fuga torme di infedeli.

E’ forse possibile, sia pure in modo sommario, cercare le origini della leggenda di Lussu e scoprire che essa non contraddice minimamente la figura di Lussu uomo del suo tempo. La prima radice della leggenda sta indubbiamente nello scontro fisico coi fascisti che egli, consapevolmente volle affrontare da solo nella sua casa di Cagliari. Lussu sapeva, per informazioni sicure, che gli squadristi avrebbero assalito la sua casa di notte, con intenzioni omicide. Nella calma più perfetta si preparò. Rifiutò, con una saggezza da vecchio patriarca, lui che aveva solo trentacinque anni, di chiedere aiuto alla polizia che sapeva complice dei fascisti, congedò la vecchia governante, si armò e attese da solo gli aggressori. Quando essi arrivarono e trovando sprangato il portone entrarono dalle finestre con delle scale, Lussu uccise freddamente il primo che si affacciò mettendo in fuga la torma. Si tratta di un singolo episodio, in mezzo a molti altri di indomito coraggio nella lotta contro il fascismo avanzante.

Perché allora esso ha segnato così profondamente la coscienza dei giovani antifascisti militanti? In realtà non si tratta di un dato caratteriologico, di un semplice esempio di coraggio. Si tratta di un dato più profondo che attinge alla sfera ideologica. Lussu ha deciso di affrontare lo scontro fisico, e probabilmente mortale, da solo. Egli negava in un sol colpo tutta la realtà che lo circondava fatta di compromessi e capitolazioni e rinunce, una realtà di ripieghi e pretesti per non battersi, per giustificare prima l’inerzia e poi la subordinazione al nemico. Egli illustrava quella sera, meglio che con un trattato di etica politica, che quando il destino ti mette di fronte al nemico per agguerrito che esso sia non puoi voltare le spalle. Vivere questo imperativo da solo, in una condizione limite, è solo un modo, peraltro molto efficace, di proporla al livello di massa.

La leggenda di Lussu ha anche un’altra radice. Il giovane capitano della brigata Sassari, che torna alla sua isola dopo una sanguinosa esperienza di trincea, raccontata in un libro di sconvolgente bellezza «Un anno sull’altipiano», si fa organizzatore di pastori e pescatori, di contadini poveri e di minatori, si fa assertore di giustizia e di autonomia in una società oppressa dall’ingiustizia e dal centralismo statale. Che importa se la sua dottrina non è il marxismo, ma un radicalismo piccolo borghese? Il marxismo del suo tempo era intriso di determinismo delle forze produttive, per cui solo una classe operaia industriale sviluppata può agire in modo rivoluzionario, e anche di massimalismo pure esso operaistico. Solo Gramsci, pure lui sardo apriva allora un discorso nuovo, Salvemini aveva da tempo rinunciato al socialismo.

Lussu era dunque un socialista «diverso»; per lui la rivoluzione non nasceva solo dalla concentrazione capitalistica e dalle grandi fabbriche, ma anche dalla condizione contadina del mezzogiorno e delle isole. In questo senso Lussu si ricollegava all’epopea dei fasci siciliani, che il partito socialista aveva ripudiato, abbandonandoli alla reazione borghese e scegliendo l’alleanza con la borghesia industriale avanzata. Il fondatore del Partito sardo di azione poté poi, nel lungo corso della sua vita, rivendicare il suo socialismo, pur diverso perché sostanziato di autonomia e di iniziativa contadina. La continuità militare-contadina e la «diversità» della sua organizzazione politica di massa contribuirono certo alla leggenda di Lussu, così come la potente immaginazione di cui caricò sempre il suo linguaggio e la sua azione politica. Proprio perché diverso, perché autonomista e contadino, Lussu era impermeabile a qualsiasi infiltrazione riformistica, assai più dei suoi giovani compagni di sinistra operaisti e industrialisti. Proprio per quello Lussu ruppe col Partito socialista al tempo del centrosinistra, ma nella sinistra socialista come poi nel Psiup mantenne una notevole indipendenza di giudizio. Ancora una volta leggenda e vita normale sono due facce di una unica esperienza.

L’immaginazione di Emilio Lussu! Anche questa non era un semplice dato di carattere. Anche quando il suo discorso sembrava echeggiare toni e ritmi guerrieri e feudali, o persino tribali, comunque sempre legati alla storia e ai costumi precapitalistici della sua terra, l’immaginazione di Emilio Lussu era una forza moderna, era il rifiuto dei canoni banali e sterili delle istituzioni burocratiche della democrazia borghese, era l’invito a non separare la politica come tecnica dalla poesia come ricerca e creazione di nuovi modi di lavoro e di vivere. Dopo il 18 aprile 1948 il poeta Lussu poteva, in un famoso discorso al Senato, raccontare la storia di quella vittoria democristiana come la vittoria della cristianità a Lepanto nel 1571 con De Gasperi nei panni dell’ammiraglio Don Giovanni d’Austria e Togliatti in quelli di Alì Pascià. Non era un semplice scherzo, era il tentativo, pur in veste poetica, di smascherare un imbroglio ideologico.

Vorremmo ricordarne altre, fra le numerose «immagini» politiche create da Lussu per caratterizzare un giudizio oppure una iniziativa. Anche quando erano dure, la carica di ironia contribuiva ad addolcirle, a trasformare la polemica in un insegnamento. Basta qui un solo episodio. Nel settembre 1945, quando Lussu era ministro nel governo Parri, chi scrive andò a chiedergli, per aiutare finanziariamente il partito di cui entrambi facevano parte, di mettere una firma sotto una autorizzazione, cosa consueta nel sottobosco politico del tempo. Lussu rispose: «Compagno, puoi chiedermi di montare a cavallo e andare in via Nazionale a rapinare l’oro della Banca d’Italia e io – per il partito – lo faccio subito. Ma mettere una firma sotto una cartaccia, giammai». Nell’irrealismo dell’immagine il poeta riusciva a cogliere e giudicare la squallida realtà del mondo in cui ci avvolgevamo e ad avanzare, almeno come ipotesi, un mondo diverso.
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Vittorio Foa ed 5 3 15
Vittorio Foa
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[Foto 1. Archivio Corriere della Sera, 2. Archivio Rai, riprese dal blog del Circolo Giustizia e Libertà di Sassari]
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- Emilio Lussu su Aladinews
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Emilio Lussu a cinquant’anni dalla morte

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Emilio Lussu: su Aladinpensiero 5 marzo 2015.
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- Approfondimenti: https://www.kalaritanamedia.it/cagliari-celebra-emilio-lussu-grande-protagonista-del-novecento/
- Emilio Lussu (Armungia, 4 dicembre 1890 – Roma, 5 marzo 1975)

Oggi mercoledì 5 marzo 2025 – Cinquant’anni dalla morte di Emilio Lussu

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Perché non sarò in piazza con Michele Serra
5 Marzo 2025 su Democraziaoggi.
Michele Serra ha lanciato un appello per l’Europa, in cui non usa mai la parola pace. L’Europa adesso parla solo di riarmo, sul quale non si può essere d’accordo anche perché il piano viene avanzato mentre da parte USA e Russia si parla di pace. Su questa valutazione si concorda con le osservazioni di Alessandro Marescotti, predente di peacelink, che pertanto facciamo nostre e riportiamo per intero insieme all’appello di Michele Serra. […]
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Newsletter n. 7 del 4 marzo 2025
CHE FARE: UNA SFIDA DEL PENSIERO

Cari amici,

Oggi martedì 4 marzo 2025

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Starmer e Macron son sani di mente? E la von der Leyen?
4 Marzo 2025
Andrea Pubusa su Democraziaoggi
Sempre più vien da dubitare dell’intelligenza di chi governa le sorti del mondo. La recente conferenza di Londra sull’Ucraina ne è una prova inconfutabile. Starmer e Macron di sono eretti a punti di riferimento del fronte euroatlantico. E così elaborano una proposta che ha del demenziale o del provocatorio. Cosa dicono i nostri eroi? […]
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img_2087Oggi martedì 4 marzo 2025, alle ore 15.30, nella Basilica di Bonaria a Cagliari, i funerali di Maria Crespellani.
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Indispensabile una nuova legge elettorale sarda

img_2085Su L’Unione Sarda del 3/3/2025: https://www.unionesarda.it/politica/legge-elettorale-comitati-e-associazioni-chiedono-una-riforma-inclusiva-jswovo8s
L’Appello: RICOSTRUIAMO LA DEMOCRAZIA SARDA

Relazione di Luigi Ferrajoli all’Assemblea di Costituente Terra

img_2082Il progetto costituente
La relazione del Presidente di Costituente Terra, Luigi Ferrajoli, che ha tenuto in occasione dell’Assemblea Generale delle socie e dei soci il 26 febbraio 2025

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C.T.
1. L’anno che abbiamo alle spalle ben possiamo considerarlo un annus horribilis. E ancor più orribile possiamo considerare quest’ultimo mese, nel quale è iniziata la presidenza Trump.
In quest’ultimo anno si sono aggravate tutte le catastrofi globali che minacciano il futuro dell’umanità. Innanzitutto la guerra, anzi le due guerre. quella in Ucraina e quella in Palestina, dapprima alimentate dal clima bellicista sviluppatosi in Europa e oggi avviate a un esito penoso – penoso ovviamente per le parti più deboli dei due conflitti, il popolo ucraino e il popolo palestinese – dagli interventi cinici di Trump: in Ucraina l’abbandono di Zelensky, l’umiliazione dell’Europa, e un accordo direttamente con il suo simile Putin, sulla testa degli ucraini, di fatto una resa, in termini enormemente più svantaggiosi per l’Ucraina di quelli dell’accordo che poteva concludersi fin dal marzo 2022, con un milione di vittime in meno; a Gaza la proposta ancor più cinica e volgare di una gigantesca pulizia etnica diretta a evacuare più di due milioni di palestinesi dalla loro terra per far posto a ville e a lussuosi stabilimenti balneari in quella che diverrebbe “la Riviera del Medio Oriente”.
In secondo luogo la catastrofe ecologica. L’impatto umano sulla Terra sta diventando insostenibile. Secondo i calcoli della scienza occorrerebbe, per scongiurare la catastrofe climatica, azzerare tutte le emissioni di anidride carbonica entro il 2050. Stiamo invece andando in direzione opposta. Le emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera sono giunte ormai all’enorme cifra di 51 miliardi di tonnellate l’anno. Secondo il rapporto GHG Emissions of All World Countries. 2023, esse sono aumentate, dal 1990 ad oggi, di oltre il 70%, e non cessano di aumentare. A causa del riscaldamento climatico, larghe fasce di coste a livello del mare sono destinate ad essere sommerse. Entro la fine del secolo si giungerà fin quasi all’estinzione della biodiversità. Deforestazioni e cementificazione stanno crescendo annualmente, contribuendo massicciamente al riscaldamento climatico. È stato inoltre calcolato che ogni giorno vengono tagliati, nel mondo, 15 milioni di alberi; che gli alberi abbattuti ad opera dell’uomo, nell’ultimo secolo, sono stati 3.000 miliardi, circa la metà di quelli esistenti sulla terra; che al tempo stesso vengono gettato nei mari miliardi di tonnellate di rifiuti plastici ed è stata provocata l’estinzione di migliaia di specie di pesci. Sta crescendo l’impatto sull’ambiente dell’agricoltura industriale e degli allevamenti intensivi, che sono tra le principali fonti di emissione di anidride carbonica e di consumo dell’acqua potabile e stanno logorando la fertilità dei suoli, distruggendo la biodiversità e sottoponendo miliardi di animali domestici a torture spaventose. Si stanno così minando le condizioni di vita sul nostro pianeta, le cui capacità produttive consentirebbero la sopravvivenza e il benessere di tutti se solo fossero accompagnate dalla cura della natura e da un’equa distribuzione della ricchezza.
Al tempo stesso sono cresciute la ricchezza dei ricchi – i cinque miliardari più ricchi del mondo hanno raddoppiato negli ultimi 4 anni la loro ricchezza, e la raddoppieranno nei prossimi 4 anni – e la povertà dei poveri, fino alla morte per fame e per malattie curabili e non curate di milioni di persone. E poi la condizione sempre più drammatica dei migranti: in Italia sono state varate norme dirette a ostacolare con mille intralci burocratici i salvataggi dei migranti in mare; il governo insiste in quella pratica dei sequestri di persona che sono le deportazioni in Albania di migranti catturati in mare mentre stanno esercitando il loro diritto di emigrare; da ultimo il penoso affare Almarsi, sottratto con un aereo di Stato all’ordine di arresto della Corte penale internazionale, che ci ha rivelato, oltre al disprezzo per il diritto del nostro governo, la sua sostanziale complicità con le torture, gli stupri e gli assassinii che si commettono nei lager libici dove vengono illegittimamente trattenuti i migranti onde impedire loro di venire in Italia.
2. Ma quest’anno, in quest’ultimo mese si è prodotta, con gli incredibili interventi di Donald Trump, anche una crisi dell’ordine mondiale e una sorprendente involuzione autocratica della democrazia statunitense.
Ciò che ho trovato più impressionante in questi interventi di Trump è stata l’ostentazione compiaciuta sia della crudeltà, sia del disprezzo per il diritto. Sono stati impressionanti le decine di decreti esecutivi, molti dei quali in contrasto con la Costituzione americana, firmati e poi sbandierati da Trump davanti alle telecamere come segno dei suoi pieni poteri; la gogna di decine di migranti in catene mentre vengono espulsi dal paese dove vivevano da anni perfettamente integrati; il progetto cinico della cacciata di più di due milioni di palestinesi dalla loro terra devastata per far posto, a Gaza, a una lussuosa località balneare. Altrettanto ostentato è il disprezzo di Trump per il diritto, che chiaramente è per lui inesistente: dalla stigmatizzazione sprezzante come “farsa” del processo con cui è stato condannato per 34 capi d’imputazione poco prima del suo insediamento, alla grazia concessa ai suoi 1.500 seguaci che quattro anni fa dettero l’assalto a Capitol Hill; dalla cacciata di quanti su quell’assalto avevano indagato all’incredibile decreto che vieta l’ingresso negli Stati Uniti di tutto il personale della Corte penale internazionale e ne congela i beni presenti in territorio statunitense, a causa delle imputazioni sgradite, prima tra tutte quella contro il suo amico Netanyahu. È una concezione che, insieme alle pratiche crudeli da essa legittimate, gode del consenso popolare. Non è una novità. È esattamente ciò che successe con il fascismo e con il nazismo, che ottennero un consenso di massa alle loro politiche immorali e disumane fascistizzando il senso civico e così producendo, a livello di massa, il crollo della morale e del senso di umanità. Sono questo crollo del senso morale e questa diffusione dell’odio razzista contro i migranti, attestati dalla popolarità di Trump nelle destre estreme di tutto il mondo, la vera minaccia al cuore della democrazia, che risiede precisamente nel principio di uguaglianza e in quello dignità di tutti gli esseri umani.
Ebbene, questo disprezzo per il diritto e per la giurisdizione e, insieme, per la morale e per il senso di umanità è il prodotto di una concezione primitiva e anti-costituzionale della democrazia che si sta diffondendo in tutti i regimi populisti, in crescita costante in tutto l’Occidente. La democrazia consisterebbe unicamente nel potere della maggioranza uscita vincente dalle elezioni: un potere che si vuole accreditato come espressione della volontà popolare e che perciò non tollera né limiti, né vincoli, né controlli, a cominciare da quello giudiziario che si vuole neutralizzare. Un potere, dunque, virtualmente totalitario.
3. C’è poi un secondo aspetto allarmante di questa degenerazione della democrazia. Fino alla svolta trumpiana, negli anni del trionfo delle politiche liberiste, l’asimmetria tra il carattere globale dell’economia e della finanza e il carattere ancora prevalentemente locale della politica e del diritto aveva provocato una crescente subalternità dei pubblici poteri ai poteri privati delle grandi imprese economiche e finanziarie, in grado di trasferire i loro investimenti dove massima era la possibilità di sfruttare il lavoro, di devastare impunemente l’ambiente, di non pagare le imposte e di corrompere i governi. Veniva però mantenuta la separazione tra sfera pubblica e sfera privata. Oggi si sta compiendo un’ulteriore regressione: l’aperta volontà di questi poteri privati, a cominciare da Elon Musk e dagli altri multi-miliardari immediatamente accorsi alla corte del nuovo autocrate Donald Trump, anch’egli miliardario, di liberarsi di qualunque condizionamento giuridico e politico e la loro aspirazione a dominare direttamente il mondo. Si sta prospettando, in breve, il dominio di pochi padroni del mondo, accomunati dalla volontà di fare interamente a meno della sfera pubblica, dall’intolleranza di qualunque condizionamento giuridico o politico, dal sostegno prestato a tutte le forze reazionarie dell’Occidente e dal negazionismo dei problemi globali.
È una mutazione che rischia di contagiare l’intero mondo occidentale e che è intrinsecamente distruttiva. Nel momento in cui, più che in qualunque altro momento della storia, sarebbe necessario lo sviluppo, a livello globale, di un sistema più complesso e articolato di garanzie della pace, dell’uguaglianza e dell’ambiente naturale, il diritto sembra scomparso dall’orizzonte della politica mondiale: diritti fondamentali e principio di legalità, separazione dei poteri e controlli giudiziari sono diventati estranei al linguaggio del potere politico e di quello economico, tra loro sempre più alleati e talora confusi. Inutile dire che a questa crisi della democrazia ha contribuito potentemente, in Occidente, il crollo delle sinistre, provocato dal loro vuoto programmatico, dal loro sradicamento sociale e dalla loro sostanziale subalternità al pensiero liberista.
La manifestazione più vistosa di questa mutazione è la privatizzazione dei beni comuni e della sfera pubblica. Emblematico è il fenomeno impersonato da Elon Musk, che possiede la grande maggioranza dei satelliti che girano intorno alla Terra – 7.000, che diverranno presto 12.000 – e tramite loro gestisce, controlla e trae profitto da gran parte delle nostre comunicazioni e informazioni, in palese contrasto con il Trattato sulle attività nello spazio extra-atmosferico stipulato a Washington il 27 gennaio 1967. L’articolo 1 di questo trattato stabilisce infatti che “l’esplorazione e l’utilizzazione dello spazio extra-atmosferico, compresi la luna e gli altri corpi celesti, saranno svolte a beneficio e nell’interesse di tutti i paesi, quale che sia il grado del loro sviluppo economico o scientifico, e saranno appannaggio dell’intera umanità”. È una norma chiaramente violata dal quasi monopolio dello spazio di cui Musk si impossessato. Si tratta, ripeto, di un mutamento di regime. Fino a ieri il capitalismo neoliberista ha devastato la sfera pubblica e sottomesso la politica all’economia, mantenendo tuttavia la separazione formale tra le due sfere. Il fenomeno Musk segnala una svolta di sistema: l’appropriazione e il diretto governo privato di settori fondamentali della vita civile e della vita pubblica globale, tramite una soppressione della mediazione pubblica e perciò una regressione pre-moderna allo stato patrimoniale dell’età feudale, quando la politica non si era separata dall’economia quale sfera pubblica ad essa sopraordinata.
Di qui un ultimo aspetto della crisi in atto delle democrazie. Un corollario di questa personalizzazione e privatizzazione della politica è la logica schmittiana del nemico, sviluppatasi sia nelle politiche estere che nelle politiche interne.
Anzitutto nelle politiche estere. Gli Stati Uniti, rimasti orfani del nemico dopo il crollo dell’URSS, hanno immediatamente trovato il loro nuovo nemico nel terrorismo e poi di nuovo nella Russia, nella Cina e, tendenzialmente, in tutto il non-occidente. Le due guerre in atto sono entrambe conflitti identitari, anche se tra russi e ucraini e tra ebrei e islamici non esiste nessuna ragione razionale di ostilità: l’Ucraina ha fatto a lungo parte della Russia e gli ebrei, dopo la loro cacciata nel 1492 dalla cattolica Spagna trovarono rifugio a Salonicco e in Turchia e convissero pacificamente a lungo nell’impero ottomano che certamente non ha mai conosciuto l’antisemitismo sviluppatosi invece nell’Europa cristiana.
In secondo luogo nelle politiche interne, dove la logica del nemico è diventata la logica della politica, secondo un altro perverso insegnamento di Carl Schmitt. L’odio identitario è il grande dramma della politica odierna, che sta minando le nostre democrazie e promuovendo fondamentalismi, razzismi e fascio-liberismi. Il linguaggio della politica è diventato un linguaggio perentorio, aggressivo, urlato, mai problematico, mai aperto al dubbio, mai interessato alle ragioni e ai punti di vista diversi. I partiti, soprattutto i partiti populisti, colmano il loro vuoto culturale e programmatico inventando nemici: i precedenti governi, le forze di opposizione, la libera stampa, i magistrati, i migranti, i tossicodipendenti, i piccoli devianti. Questa logica del nemico ha contagiato la società, nella quale i conflitti e gli odi sono diventati tanto più aggressivi e violenti quanto maggiori sono le condizioni di miseria e di abbandono nelle quali vivono le persone. Se non vogliamo precipitare nel baratro delle guerre e degli odi, questa logica deve essere abbandonata, nella politica interna e più ancora nella politica estera, e sostituita dalla logica opposta della non violenza, del dialogo, del confronto razionale, del compromesso, della solidarietà, della tolleranza reciproca e del reciproco rispetto.
4. Ebbene, tutto questo rende più attuale e necessario che mai il nostro progetto di una Costituzione della Terra. Contro questa degenerazione della politica e della democrazia non basta richiamarsi ai sacri principi: all’uguaglianza e alla dignità di tutti gli esseri umani, ai loro diritti, alla separazione dei poteri, al valore della legalità e simili. In assenza di garanzie, questi principi sono solo parole, ignorate o peggio sbeffeggiate dai nuovi padroni del mondo. Ciò che occorre – la sola possibilità di salvare le nostre democrazie e con esse la pace, la sicurezza del genere umano e la nostra stessa dignità – è l’allargamento, a livello dei nuovi poteri selvaggi, del paradigma costituzionale e garantista. Solo portando il costituzionalismo, le garanzie dei diritti e dei beni vitali all’altezza degli attuali poteri globali e delle loro aggressioni, è possibile civilizzare questi poteri e funzionalizzarli all’attuazione di quei sacri principi, oggi ridotti a vuota retorica e sicuramente scomparsi dall’orizzonte della politica e dell’economia.
È questo il tratto specifico e originale del nostro progetto di una Costituzione della Terra, che lo differenzia da tutte le carte internazionali dei diritti: l’introduzione delle garanzie, cioè dei divieti e degli obblighi senza i quali la pace e l’uguaglianza sono mere enunciazioni di principio, pura retorica, promesse non mantenute ma sistematicamente violate. È la centralità delle garanzie e delle istituzioni di garanzia che rende attuabile il nostro federalismo garantista: la messa al bando delle armi tramite la previsione della loro produzione e del loro commercio come gravi crimini contro l’umanità, giacché senza armi le guerre sarebbero impossibili; l’istituzione di un demanio planetario dei beni comuni vitali, come l’acqua potabile, l’aria, le grandi foreste e i grandi ghiacciai, dalla cui tutela dipende la continuazione della vita sul nostro pianeta; l’istituzione di una sanità e di un’istruzione pubbliche – di ospedali e di scuole – in tutto il mondo a garanzia dei diritti alla salute e all’istruzione; un fisco globale progressivo in grado di finanziare le istituzioni globali di garanzia, ma anche di impedire le gigantesche accumulazioni di ricchezze, inevitabilmente destinate ad impieghi illeciti.
È solo con l’introduzione di queste garanzie e perciò con l’espansione del paradigma costituzionale oltre lo Stato nazionale, che possiamo non solo fronteggiare le catastrofi che incombono sul nostro futuro, ma anche rifondare le nostre democrazie nazionali e promuovere lo sviluppo di una democrazia cosmopolita. È questo il progetto di una Costituzione della Terra, a sostegno del quale la nostra associazione “Costituente Terra” ha promosso un movimento d’opinione internazionale. È la sola alternativa a un futuro di disastri e poi alla fine del nostro stesso futuro. Di fronte alla gravità di questa minaccia e poi alla prospettiva del venir meno del nostro stesso futuro, c’è una sola risposta realistica e razionale: rifondare la democrazia, onde assicurare un futuro all’umanità; ripensare la geografia democratica dei poteri, identificandome e stabilendone i limiti e le separazioni, garantire le forme della partecipazione popolare e della rappresentanza politica e costruire un sistema efficiente di funzioni e di istituzioni globali di garanzia della pace, dei diritti e dei beni fondamentali.
Naturalmente non possiamo essere ottimisti. La direzione nella quale stiamo andando è addirittura il tramonto dell’idea stessa di democrazia, che rischia di trasformatasi nell’illusione di una breve stagione del passato. E tuttavia, come spesso ripetiamo, non dobbiamo confondere ciò che è improbabile da ciò che è impossibile. Non dobbiamo identificare ciò che i poteri economici e politici non vogliono fare con ciò che è impossibile fare. Né dobbiamo confondere, se non vogliamo nascondere le responsabilità della politica e i potenti interessi che la condizionano, tra conservazione e reali­smo, squali­ficando come irreali­stico o utopistico ciò che sempli­cemente contrasta con gli interessi e con la volontà dei più forti. Contro questa fallacia pseudo-realistica, che offre una legittimazione teorica allo stato di cose esistenti, dobbiamo mostrare che la vera mancanza di realismo consiste nell’idea che l’umanità possa continuare nella sua corsa incontrollata e spensierata verso lo sviluppo insostenibile, la crescita delle disuguaglianze e la produzione di armi sempre più micidiali, senza andare incontro al disastro. L’assenza di realismo consiste nel non vedere la realtà dell’odierno caos globale e nell’ignorare le politiche – o l’assenza di politiche – che la determinano. Di questa realtà facciamo tutti parte, e contribuiamo a consolidarla o a modificarla con le nostre scelte, con le nostre teorie, con le nostre politiche e soprattutto con la nostra inerzia. E tutti ne portiamo, per come essa è e per come sarà, la responsabilità.
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Costruiamo insieme un’Europa di Pace

img_2074- http://www.perlapace.it/non-basta-dire-europa-europa-evitare-linferno/

Oggi lunedì 3 marzo 2025

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Trump è un padrone come gli altri, pessimo, ma se propone la pace in Ucraina fa bene
3 Marzo 2025
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
Dalle prese di posizione sulla proposta di pace di Trump in Ucraina si desume che lo avversano tutti quelli a cui Trump è antipatico o quelli che si considerano democratici. Ma, signori miei, Trump è il presidente del maggio paese capitalista, a cui si devono gran parte delle nefandezze della storia recente, dal massacro […]
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