Monthly Archives: agosto 2013

Murgia, Andrea Murgia. Ma chi è quello lì?

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Ma cosa vuole questo Murgia, questo Andrea Murgia? E’ un tecnocrate europeo che farebbe (e forse fa) impazzire i giovani frustrati del master and back, solo master e niente back, perlomeno in terra sarda. Sì, proprio quei giovani che s’illudevano di contare qualcosa solo per essersi fatti il culo a studiare e ad acquisire competenze che valgono solo sulla carta, ma che dalle parti nostre non servono perchè c’è la crisi e comunque davanti ti trovi sempre uno che ha più conoscenze (personali) di te! No, bisogna che qualcuno glielo dica: mission impossible! Com’è che si è messo in testa di sconfiggere prima i big del suo (ora o per ora ex) partito, il PD, e poi addiritura quelli dell’altro partito alleato a Roma, il Pdl di Cappellacci (il peggior presidente della storia dell’Autonomia). Ma come può un tecnocrate uscire dal suo ruolo professionale per assurgere a quello politico, dichiarandosi di essere – udite bene – all’opposizione del governo romano delle larghe intese? Ma chi si crede di essere per affermare che lui i soldi europei li saprebbe spendere tutti e bene. E per lui bene significa creare lavoro, restituire alla Sardegna quei 54000 posti che ha perso in un solo anno. Murgia, Andrea Murgia, parla pacato ma dice cose pesanti. Per esempio che i politici devono accontentarsi di un dignitoso stipendio dirigenziale e stop, senza prebende e gettoni presenza, o ancora, che ci sono troppi sprechi nelle spese sanitarie e che in questo campo non si tratta di risparmiare ma di razionalizzare, che bisogna fare una seria politica dei trasporti esattamente opposta a quella della giunta di centro destra (regali alla Tirrenia, sprechi di milioni di euro nella fantomatica Flotta sarda, incapacità di garantire la continuità territoriale, …), che bisogna valorizzare l’agricoltura sarda, garantendo una giusta remunerazione dei prodotti e liberandola da una burocrazia che non ha saputo cogliere le opportunità dei finanziamenti europei. Punto centrale è l’investimento in cultura e istruzione e l’impegno per la lingua sarda (al riguardo ha invitato i suoi competitor a un dibattito tutto in lingua sarda). E così via nell’illustrazione di un programma che prende corpo nella valorizzazione di quanto di buono già si fa in Sardegna, ma che non trova spazio, rappresentazione e rappresentanza nelle istituzioni. Lui, Murgia, Andrea Murgia, questa rappresentanza vuole garantirla. E per questo si propone ai sardi, privilegiando come interlocutori i giovani e le donne. E’ un’impresa difficile, ma non più disperata, dimostrata dal crescente interesse alla sua proposta, di cui fanno fede le 5500 firme per la candidatura alle primarie del centro sinistra, depositate ieri nella sede del Pd di via Emilia, solo un parte delle oltre 8000 firme che si sono raccolte e si vanno ancora raccogliendo. Se pensiamo che alcuni attenti osservatori davano per problematico il raggiungimento di questo obbiettivo (5000 firme), possiamo riconoscere che l’impresa di Murgia, Andrea Murgia, comincia a convincere. Ma a convincersi della bontà della sua proposta non devono essere solo i giovani intellettuali e i giovani imprenditori che vogliono impegnarsi in terra sarda, ma tanti altri sardi che per rimarcare la sfiducia verso l’attuale classe politica preferiscono disertare le urne, anche quelle delle primarie! (f.m.)

https://www.youtube.com/watch?v=Y0P9pmWEvtQ

Gli OCCHIALI di PIERO

GIORNATA BUONA PER L’INDIPENDENZA DELLE NAZIONI
Malesia: 31 agosto 1957.
Trinidad e Tobago: 1962.
Kirghizistan: 1991.

NOIA
Se lo condannano cade il governo. L’hanno condannato.
Via l’IMU o cade il governo. Via l’IMU si chiama Via PAGATE TUTTI.
Se mi fanno decadere cade il governo. Mi sa che decadi…
Se cade il governo tutti a casa. Ma nessuno ci vuole andare…
E allora basta con questa tiritera, per favore.

la guerre, mon amour
Gli inglesi si smarcano, i tedeschi sono contrari, gli italiani pure, gli americani tentennano e i francesi insistono. Perchè Hollande vuole a tutti i costi che gli USA (lui non ne ha le capacità) bombardino la Siria?
Nicolò Migheli

Settembre andiamo, è tempo di primarie

SITUAZIONI D’ANNUNZIANE

di   

Settembre andiamo, è tempo di primarie.
Nel frattempo in Sardegna i consiglieri
lascian gli scazzi e vanno in Tribunale,
scendono dal Palazzo di via Roma,
che è stato per un lustro del Babbeo.

Hanno mangiato in tanti ai fondi
regionali, altro che democrazia!
entrò nei portafogli quel maltolto,
che trasversale tutti i gruppi fece
il penetrar le terga del cristiano.

E vanno tutti, presi per la mano,
come il fanciullo va, tutto innocente,
con i vestiti che ha firmato Armani.
O ci fosser color che primamente
con Lussu combatterono lontani…

Or è deserto il Palazzo a La Marina,
si chiude, il cambiamento è già nell’aria…
Il sole tornerà con l’aria fina?
Servirà questa rabbia straordinaria
dei giovani, dei vecchi, dei pastori?

O siam bendati come i Quattro Mori?

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Cronache da Ichnusa

Cronache da Ichnusa
Cronache da Ichnusa: Laghetti di granito. Luogo magico, natura selvaggia e incontaminata (per ora…).
(Foto Deledda)

Tamùli: allineamenti di Betili (3 + 3) – tre femmine e tre maschi…. e le more buone che ci sono! Gnam! Tamùli è nei dintorni di Macomèr, l’antica Macopsìpsa, in sardo Macumère, il cui patrono è San Pantaleo, un santo bizantino, di professione medico… (Foto Lisei)

Gli OCCHIALI di PIERO su: Dante Rossi. Giulio Bechi

DANTE ROSSI
Toscano, nato ad Anghiari (Arezzo) l’11 agosto 1919, in una modesta famiglia operaia. Soldato in Sicilia viene catturato dagli americani e spedito prigioniero in Africa. Dopo l’8 settembre partecipa alla guerra contro i tedeschi ed è addetto alle munizioni nello sbarco in Normandia.
Finita la guerra si iscrive al Partito Socialista., segretario della Camera del lavoro di Anghiari. Quando il Psi va al governo con la Dc è tra i promotori del Psiup, segretario della federazione di Arezzo.
Eletto senatore in una lista unitaria Pci-Psiup nel 1972, quando il suo partito decide lo scioglimento, partecipa alla fondazione del Nuovo Psiup.
Quindi nel Pdup, nel Pdup per il Comunismo, in Democrazia Proletaria, in Rifondazione Comunista.
Ho avuto il grande piacere di conoscerlo come compagno di partito, unico senatore del Pdup, il che ci consentiva di contrastare la stupida definizione di extraparlamentari (come se stare in Parlamento fosse titolo maggiore per impegnarsi seriamente in politica).
Abbiamo allora attraversato la Sardegna per fargliela conoscere in un viaggio di qualche giorno con lui, sua figlia e Giovannantonio Mattu.
Lo ricordo nelle riunioni a Roma, ironico e burbero, a qualche compagno che chiedeva con una punta di malizia “come va la lotta nelle istituzioni?”
rispondeva “meglio che nel paese! ma che fate con le mani in mano?”
  • Dante Rossi è scomparso il 30 agosto del 2008.

Gli OCCHIALI di PIERO su: Celestino V, Libero Grassi, Garibaldi fu ferito, Guido Cavalcanti, Monica Bellucci, l’idealista…

CELESTINO V
Il 29 agosto 1294 a L’Aquila viene incoronato Papa un monaco eremita.
E’ Pietro Angelerio, detto del Morrone dal nome del monte in cui abita.
Molisano, celebre in tutta Europa per la fama di santo, è Papa perchè in due anni i cardinali non trovano accordo su uno qualsiasi di loro: eppure non sono tanti, appena 11, dopo che uno è morto di peste.
Celestino V, questo il nome che prende dopo aver cercato invano di sottrarsi, resta Papa fino al 13 dicembre, poi non ne può più.
Dice Dante che “fece per viltade il gran rifiuto”, ma certo di coraggio e di pazienza ce ne voleva tanta, stretto tra il re Carlo d’Angiò, che se lo tiene a Napoli e gli fa nominare un po’ di cardinali francesi, e il cardinal Caetani, che non vede l’ora di prenderne il posto. Dopo le dimissioni di Celestino, che non sono le prime nella storia del papato, Benedetto Caetani diventa Papa col nome di Bonifacio VIII: Dante lo vuole all’inferno mentre è ancora
in vita. Bonifacio è talmente preoccupato che Celestino rivoglia il suo posto che lo tiene segregato, finchè muore (e qualche dubbio su come sia morto esiste, anche se aveva più o meno 80 anni…) il 19 maggio 1296.
Persino la salma di questo povero Papa conosce vari tormenti, trasferita e anche trafugata, infine nel terremoto del 2009 a L’Aquila la teca con le sue spoglie è finita sotto le macerie e poi recuperata dai vigili del fuoco.

Per salvare la Sardegna dalla distruzione troveremmo cinquanta, quarantacinque, trenta… o almeno dieci persone giuste?


lampada aladin micromicroa cura di Aladin, con uso arbitario della Bibbia


Dal Libro della Genesi
17 Il Signore diceva: «Devo io tener nascosto ad Abramo quello che sto per fare, 18 mentre Abramo dovrà diventare una nazione grande e potente e in lui si diranno benedette tutte le nazioni della terra? 19 Infatti io l’ho scelto, perché egli obblighi i suoi figli e la sua famiglia dopo di lui ad osservare la via del Signore e ad agire con giustizia e diritto, perché il Signore realizzi per Abramo quanto gli ha promesso». 20 Disse allora il Signore: «Il grido contro Sòdoma e Gomorra è troppo grande e il loro peccato è molto grave. 21 Voglio scendere a vedere se proprio hanno fatto tutto il male di cui è giunto il grido fino a me; lo voglio sapere!».

22 (…) mentre Abramo stava ancora davanti al Signore. 23 Allora Abramo gli si avvicinò e gli disse: «Davvero sterminerai il giusto con l’empio? 24 Forse vi sono cinquanta giusti nella città: davvero li vuoi sopprimere? E non perdonerai a quel luogo per riguardo ai cinquanta giusti che vi si trovano? 25 Lungi da te il far morire il giusto con l’empio, così che il giusto sia trattato come l’empio; lungi da te! Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?». 26 Rispose il Signore: «Se a Sòdoma troverò cinquanta giusti nell’ambito della città, per riguardo a loro perdonerò a tutta la città». 27 Abramo riprese e disse: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere… 28 Forse ai cinquanta giusti ne mancheranno cinque; per questi cinque distruggerai tutta la città?». Rispose: «Non la distruggerò, se ve ne trovo quarantacinque». 29 Abramo riprese ancora a parlargli e disse: «Forse là se ne troveranno quaranta». Rispose: «Non lo farò, per riguardo a quei quaranta». 30 Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora: forse là se ne troveranno trenta». Rispose: «Non lo farò, se ve ne troverò trenta». 31 Riprese: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore! Forse là se ne troveranno venti». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei venti». 32 Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora una volta sola; forse là se ne troveranno dieci». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei dieci». 33 Poi il Signore, come ebbe finito di parlare con Abramo, se ne andò e Abramo ritornò alla sua abitazione.

La SEDIA di VANNI

Segni Barocchi Foligno Festival
XXXIV EDIZIONE
Itinerari e Festival Barocchi inEuropa

4 agosto 2013
31 agosto – 21 settembre 2013

La trentaquattresima edizione di Segni Barocchi propone un programma interdisciplinare nei diversi settori produttivi della cultura barocca e neobarocca, mescolando, intrecciando e innestando le “arti sorelle” dalla musica alla pittura, dal teatro, alla danza e alle arti visive, sviluppando nuovi itinerari.
Mentre continua la collaborazione con il Festival Musique et Mémoire, che ha ospitato domenica 4 agosto il concerto “Intorno all’Oratorio di San Filippo Neri” dell’ensemble Musica Perduta (Servance, Église de Notre-Dame de l’Assomption,), si avvia lo scambio anche con il Festival de Froville, noto per il Concours international de chant baroque.
Nell’edizione del 2013 il festival si concluderà sabato 21 settembre, ore 21.15, all’Auditorium Santa Caterina, con un concerto eccezionale. L’ensemble Rigel Quartet, con la partecipazione di David Brutti e la direzione del compositore Mauro Palmas, proporrà “Danze dal Mare”: tra improvvisazione e virtuosismo il Barocco incontra la musica popolare.
Visualizza il programma completo di Segni Barocchi Festival 2013

Gli OCCHIALI di PIERO

LA TENDENZA
Ho la vaga sensazione (visto il voto di oggi) che la tendenza in Consiglio sia molto più vicina alle Larghe Intese romane che al cambiamento di rotta.
Qualcuno mi spieghi perchè nella sinistra non deve esserci posto per i sardisti (e sono anch’io di quest’avviso) che hanno governato con la destra, e invece il posto migliore ce l’ha il Partito che con la destra governa l’Italia.
Toglietemi il dubbio, compagni di Sel, Rossomori e popolani della sinistra: non è che siamo impegnati anche in Sardegna a portare acqua al mulino di Letta e compagni (modo di dire…) ?

S. AGOSTINO E LA SARDEGNA
S. Agostino, del quale amiamo ricordare sempre un sacrosanto principio:
è lecito non obbedire a una legge ingiusta, nacque a Tagaste, in Numidia (oggi sarebbe Algeria), il 13 novembre 354 e morì a Ippona, durante l’assedio dei Vandali, il 28 agosto 430.
Avvenne che, fuggendo da Ippona anni dopo, devoti africani, portando con loro le spoglie del santo, si rifugiarono in Sardegna (che era comunque sotto il dominio dei Vandali) e deposero quei sacri resti in una piccola chiesa.di Cagliari, nel quartiere che gli aragonesi avrebbero chiamato Lappola o La Pola, e che oggi chiamiamo Sa Marina.
Le spoglie del santo non ci sono più, trasportate a Pavia dai longobardi nel 718, ma è rimasta qualche traccia dell’antico tempio (ipogeo di Sant’Agostino nel Largo) e vive sempre il culto del santo tra i cagliaritani nella chiesa a lui dedicata, di recente restaurata.

INTELLIGENZE BACATE
Dice che l’intelligence Usa avrebbe le prove dell’uso di armi chimiche.
Sono gli stessi che avevano le prove dell’esistenza di armi di distruzione di massa. Non c’erano, come non c’era neppure intelligenza vera.

COSE CHE CAPITANO
Nel 1828 il vescovo di Nuoro, monsignor Capablanca, fu interdetto per “condotta riprovevole”, e la diocesi di Nuoro fu amministrata prima dal vescovo di Oristano, poi da quello di Sassari e infine da quello di Cagliari.
Quest’ultimo era monsignor Emanuele Marongiu Nurra, consacrato arcivescovo il 23 maggio 1842. Egli, così pare, il 28 agosto 1842, rifiutò di applicare le leggi del conte Cavour sull’esproprio dei beni della Chiesa e per questo motivo fu espropriato delle rendite episcopali e condannato a pena detentiva da scontare nella sede episcopale (arresti domiciliari).
Emanuele Marongiu Nurra morì a Cagliari il 12 settembre 1866.
Tali storie abbiamo riferito per dire come persino a vescovi ed arcivescovi è capitato di soffrire l’interdizione e gli arresti domiciliari.

MartinLutherKing ft1IO HO UN SOGNO
… noi riteniamo ovvia questa verità, che tutti gli uomini sono creati uguali.

I have a dream

“I have a dream”
(di Martin Luter King)

Sono felice di unirmi a voi in questa che passerà alla storia come la più grande dimostrazione per la libertà nella storia del nostro paese. Cento anni fa un grande americano, alla cui ombra ci leviamo oggi, firmò il Proclama sull’Emancipazione. Questo fondamentale decreto venne come un grande faro di speranza per milioni di schiavi negri che erano stati bruciati sul fuoco dell’avida ingiustizia. Venne come un’alba radiosa a porre termine alla lunga notte della cattività.

Ma cento anni dopo, il negro ancora non è libero; cento anni dopo, la vita del negro è ancora purtroppo paralizzata dai ceppi della segregazione e dalle catene della discriminazione; cento anni dopo, il negro ancora vive su un’isola di povertà solitaria in un vasto oceano di prosperità materiale; cento anni dopo; il negro langue ancora ai margini della società americana e si trova esiliato nella sua stessa terra.

Per questo siamo venuti qui, oggi, per rappresentare la nostra condizione vergognosa. In un certo senso siamo venuti alla capitale del paese per incassare un assegno. Quando gli architetti della repubblica scrissero le sublimi parole della Costituzione e la Dichiarazione d’Indipendenza, firmarono un “pagherò” del quale ogni americano sarebbe diventato erede. Questo “pagherò” permetteva che tutti gli uomini, si, i negri tanto quanto i bianchi, avrebbero goduto dei principi inalienabili della vita, della libertà e del perseguimento della felicità.

E’ ovvio, oggi, che l’America è venuta meno a questo “pagherò” per ciò che riguarda i suoi cittadini di colore. Invece di onorare questo suo sacro obbligo, l’America ha consegnato ai negri un assegno fasullo; un assegno che si trova compilato con la frase: “fondi insufficienti”. Noi ci rifiutiamo di credere che i fondi siano insufficienti nei grandi caveau delle opportunità offerte da questo paese. E quindi siamo venuti per incassare questo assegno, un assegno che ci darà, a presentazione, le ricchezze della libertà e della garanzia di giustizia.

Siamo anche venuti in questo santuario per ricordare all’America l’urgenza appassionata dell’adesso. Questo non è il momento in cui ci si possa permettere che le cose si raffreddino o che si trangugi il tranquillante del gradualismo. Questo è il momento di realizzare le promesse della democrazia; questo è il momento di levarsi dall’oscura e desolata valle della segregazione al sentiero radioso della giustizia.; questo è il momento di elevare la nostra nazione dalle sabbie mobili dell’ingiustizia razziale alla solida roccia della fratellanza; questo è il tempo di rendere vera la giustizia per tutti i figli di Dio. Sarebbe la fine per questa nazione se non valutasse appieno l’urgenza del momento. Questa estate soffocante della legittima impazienza dei negri non finirà fino a quando non sarà stato raggiunto un tonificante autunno di libertà ed uguaglianza.

Il 1963 non è una fine, ma un inizio. E coloro che sperano che i negri abbiano bisogno di sfogare un poco le loro tensioni e poi se ne staranno appagati, avranno un rude risveglio, se il paese riprenderà a funzionare come se niente fosse successo.

Non ci sarà in America né riposo né tranquillità fino a quando ai negri non saranno concessi i loro diritti di cittadini. I turbini della rivolta continueranno a scuotere le fondamenta della nostra nazione fino a quando non sarà sorto il giorno luminoso della giustizia.

Ma c’è qualcosa che debbo dire alla mia gente che si trova qui sulla tiepida soglia che conduce al palazzo della giustizia. In questo nostro procedere verso la giusta meta non dobbiamo macchiarci di azioni ingiuste.

Cerchiamo di non soddisfare la nostra sete di libertà bevendo alla coppa dell’odio e del risentimento. Dovremo per sempre condurre la nostra lotta al piano alto della dignità e della disciplina. Non dovremo permettere che la nostra protesta creativa degeneri in violenza fisica. Dovremo continuamente elevarci alle maestose vette di chi risponde alla forza fisica con la forza dell’anima.

Questa meravigliosa nuova militanza che ha interessato la comunità negra non dovrà condurci a una mancanza di fiducia in tutta la comunità bianca, perché molti dei nostri fratelli bianchi, come prova la loro presenza qui oggi, sono giunti a capire che il loro destino è legato col nostro destino, e sono giunti a capire che la loro libertà è inestricabilmente legata alla nostra libertà. Questa offesa che ci accomuna, e che si è fatta tempesta per le mura fortificate dell’ingiustizia, dovrà essere combattuta da un esercito di due razze. Non possiamo camminare da soli.

E mentre avanziamo, dovremo impegnarci a marciare per sempre in avanti. Non possiamo tornare indietro. Ci sono quelli che chiedono a coloro che chiedono i diritti civili: “Quando vi riterrete soddisfatti?” Non saremo mai soddisfatti finché il negro sarà vittima degli indicibili orrori a cui viene sottoposto dalla polizia.

Non potremo mai essere soddisfatti finché i nostri corpi, stanchi per la fatica del viaggio, non potranno trovare alloggio nei motel sulle strade e negli alberghi delle città. Non potremo essere soddisfatti finché gli spostamenti sociali davvero permessi ai negri saranno da un ghetto piccolo a un ghetto più grande.

Non potremo mai essere soddisfatti finché i nostri figli saranno privati della loro dignità da cartelli che dicono:”Riservato ai bianchi”. Non potremo mai essere soddisfatti finché i negri del Mississippi non potranno votare e i negri di New York crederanno di non avere nulla per cui votare. No, non siamo ancora soddisfatti, e non lo saremo finché la giustizia non scorrerà come l’acqua e il diritto come un fiume possente.

Non ha dimenticato che alcuni di voi sono giunti qui dopo enormi prove e tribolazioni. Alcuni di voi sono venuti appena usciti dalle anguste celle di un carcere. Alcuni di voi sono venuti da zone in cui la domanda di libertà ci ha lasciato percossi dalle tempeste della persecuzione e intontiti dalle raffiche della brutalità della polizia. Siete voi i veterani della sofferenza creativa. Continuate ad operare con la certezza che la sofferenza immeritata è redentrice.

Ritornate nel Mississippi; ritornate in Alabama; ritornate nel South Carolina; ritornate in Georgia; ritornate in Louisiana; ritornate ai vostri quartieri e ai ghetti delle città del Nord, sapendo che in qualche modo questa situazione può cambiare, e cambierà. Non lasciamoci sprofondare nella valle della disperazione.

E perciò, amici miei, vi dico che, anche se dovrete affrontare le asperità di oggi e di domani, io ho sempre davanti a me un sogno. E’ un sogno profondamente radicato nel sogno americano, che un giorno questa nazione si leverà in piedi e vivrà fino in fondo il senso delle sue convinzioni: noi riteniamo ovvia questa verità, che tutti gli uomini sono creati uguali.

Io ho davanti a me un sogno, che un giorno sulle rosse colline della Georgia i figli di coloro che un tempo furono schiavi e i figli di coloro che un tempo possedettero schiavi, sapranno sedere insieme al tavolo della fratellanza.

Io ho davanti a me un sogno, che un giorno perfino lo stato del Mississippi, uno stato colmo dell’arroganza dell’ingiustizia, colmo dell’arroganza dell’oppressione, si trasformerà in un’oasi di libertà e giustizia.

Io ho davanti a me un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per le qualità del loro carattere. Ho davanti a me un sogno, oggi!.

Io ho davanti a me un sogno, che un giorno ogni valle sarà esaltata, ogni collina e ogni montagna saranno umiliate, i luoghi scabri saranno fatti piani e i luoghi tortuosi raddrizzati e la gloria del Signore si mostrerà e tutti gli essere viventi, insieme, la vedranno. E’ questa la nostra speranza. Questa è la fede con la quale io mi avvio verso il Sud.

Con questa fede saremo in grado di strappare alla montagna della disperazione una pietra di speranza. Con questa fede saremo in grado di trasformare le stridenti discordie della nostra nazione in una bellissima sinfonia di fratellanza.

Con questa fede saremo in grado di lavorare insieme, di pregare insieme, di lottare insieme, di andare insieme in carcere, di difendere insieme la libertà, sapendo che un giorno saremo liberi. Quello sarà il giorno in cui tutti i figli di Dio sapranno cantare con significati nuovi: paese mio, di te, dolce terra di libertà, di te io canto; terra dove morirono i miei padri, terra orgoglio del pellegrino, da ogni pendice di montagna risuoni la libertà; e se l’America vuole essere una grande nazione possa questo accadere.

Risuoni quindi la libertà dalle poderose montagne dello stato di New York.

Risuoni la libertà negli alti Allegheny della Pennsylvania.

Risuoni la libertà dalle Montagne Rocciose del Colorado, imbiancate di neve.

Risuoni la libertà dai dolci pendii della California.

Ma non soltanto.

Risuoni la libertà dalla Stone Mountain della Georgia.

Risuoni la libertà dalla Lookout Mountain del Tennessee.

Risuoni la libertà da ogni monte e monticello del Mississippi. Da ogni pendice risuoni la libertà.

E quando lasciamo risuonare la libertà, quando le permettiamo di risuonare da ogni villaggio e da ogni borgo, da ogni stato e da ogni città, acceleriamo anche quel giorno in cui tutti i figli di Dio, neri e bianchi, ebrei e gentili, cattolici e protestanti, sapranno unire le mani e cantare con le parole del vecchio spiritual: “Liberi finalmente, liberi finalmente; grazie Dio Onnipotente, siamo liberi finalmente”.
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I have a dream
discorso pronunciato da Martin Luther King
Washington, 28 agosto 1963

Sempre guerra è!

CHIAMALA COI NOMIGNOLI MA SEMPRE GUERRA E
Il premio Nobel per la pace prepara la guerra.
Anzi no, l’azione fulminea. Meglio: l’azione limitata.
Diciamo: l’azione temporanea. Una cosetta insomma.
Ben altro stile il vecchio Bush: Tempesta nel deserto.
E il giovane Doppia Vu? Guerra preventiva, Antica Babilonia.
Si sentiva Hollywood dietro i repubblicani.
Comunque, Nobel o no, repubblicano o democratico, bianco o nero, il governo degli Stati Uniti è sempre lo stesso: quello che ha sterminato gli indiani e massacrato i neri in casa propria e però vuole insegnare agli altri la democrazia in cambio dell’energia. Si sente puzza di gas, ma di chi?

La LAMPADA di ALADIN

Zona franca. Proponiamo il video dell’intervista rilasciata al TG3 da Piergiorgio Massidda, autorità portuale di Cagliari ( trasmessa al TGR Sardegna di Rai3 delle ore 14 del 28/08/2013), che da conto delle iniziative in corso per la realizzazione del punto franco doganale nel porto di Cagliari. Prendiamo atto del fatto che la recente legge regionale  del 30 luglio us “Norme urgenti per l’attuazione ed il funzionamento delle zone franche istituite nella Regione autonoma della Sardegna” che prevede la costituzione dell’unica società Sardegna free zone, allo stato non ha bloccato il processo (faticoso) di realizzazione del punto franco cagliaritano che, lo rimarchiamo, è in ritardo di ben dodici anni (vedremo come si evolverà la situazione, dandovene conto su questa news). Nella circostanza non possiamo che ribadire la nostra posizione, che non è minimalista ma realista e concreta: avanti con il punto franco doganale di Cagliari, unico fatto che renderebbe credibile l’impegno per la costituzione degli altri punti doganali sardi, previsti dalla normativa!

Ecco il video

Gli OCCHIALI di PIERO

LA GUERRA PIU’ BREVE DELLA STORIA
Il 27 agosto 1896, alle ore 9.00, scade l’ultimatum inglese al sultano Khalid di lasciare il trono di Zanzibar, occupato contrariamente ai patti (Zanzibar era un protettorato britannico).
Alle 9.02 la marina inglese iniziò il bombardamento del palazzo reale.
Alle 9.40 il sultano scappò. La guerra era finita.
500 morti da una parte, un marinaio inglese ferito dall’altra.
Oggi Zanzibar fa parte della Repubblica di Tanzania, indipendente dal 1961.

ROMOLO MURRI
Curiosa la vita di Romolo Murri…
Marchigiano, nato il 27 agosto 1870, teologo e sacerdote, segue le lezioni di Labriola sul materialismo storico.
Fondatore di giornali e di organizzazioni politiche cattoliche, amico di Don Sturzo (da loro discende addirittura la Democrazia Cristiana), eppure prete modernista, sospeso a divinis e poi (da deputato) scomunicato.
Prima simpatizza col fascismo, poi lo condanna e condanna il Concordato.
Ormai fuori dalla Chiesa sposa una fanciulla svedese che gli dà un figlio.
Nel ’43 gli viene revocata la scomunica. Muore nel ’44, il 12 marzo.

ANTONI VAN LEEUWENHOEK
Tra le mie letture giovanili (infantili dovrei dire) ci fu il libro di Paul de Kruif “I cacciatori di microbi”. Il libro tratta, nei modi della divulgazione, ma con molto fascino, dei grandi ricercatori, quali Pasteur o Lazzaro Spallanzani, ma curiosamente il primo di essi non fu uno scienziato micorbiologo, ma un semplice impiegato comunale che si dilettava di ottica.
Antoni van Leeuwenhoek
era nato a Delft, in Olanda, il 24 ottobre 1632 e qui morì il 27 agosto 1723.
Fu lui, essendosi costruito un microscopio dotato di lenti assai potenti, il primo a scoprire i protozoi, gli spermatozoi, i batteri.
Le sue scoperte furono pubblicate tra il 1673 e il 1724, tradotte in inglese, in una rivista della Royal Society di Londra.
Nel libro si racconta della inesauribile curiosità del personaggio, che metteva sotto le lenti del microscopio, primo al mondo a meravigliarsene, tutti i materiali che gli capitavano a tiro o che gli venivano in mente, compresa la materia che raschiava dai propri denti: scopriva così che mentre i batteri dei suoi molari erano vivi e vispi, quelli degli incisivi erano morti, uccisi dal caffè che amava bere bollente ogni mattina.
Tra stretta competenza scientifica, P.de Kruif era un insigne microbiologo, e anedottica divulgativa, il libro è molto adatto ai ragazzi, molto formativo (chissà se si trova ancora… io, per esempio, l’ho perduto).

I MORTI
Mi è stato chiesto come mai in questa pagina parlo tanto di morti, gente che non c’è più. Perchè ricordarli?
Rispondo coi versi di un poeta.

I morti esistono, non sono mai partiti,
sono nell’ombra che si illumina
e nell’ombra che scende nella profonda oscurità.
Sono nell’albero minaccioso
e nel bosco che geme,
sono nell’acqua che scorre,
sono nell’acqua stagnante,
sono nelle capanne, sono nelle piroghe.
I morti non sono morti.

(Birago Diop)

SOLDATO BUR/LETTA
Mi chiedo se Enrico Letta abbia mai fatto il soldato, non trovo nulla al riguardo nella sua biografia.
Me lo chiedo, non perchè non sia costume di tutti i politici recarsi a raccogliere consensi tra le truppe quando i consensi scarseggiano tra la popolazione civile, ma perchè ho visto la sua foto con un elmetto in testa.
E si vede dal giocoso fanciullesco sogghigno che era una cosa mai fatta.
Ma perchè lo ha fatto? Per difendersi da un improbabile attacco di piccioni talebani? Per farci credere quale terribile guerriero potrebbe essere?
No, certo, l’ha fatto per giocare, per farsi la foto ricordo.
E io pago, dovremo ripetere col mai tramontato dire del grande Totò.

BARZEL/LETTA. Dice che ha risolto il “nodo precari”. Attenti precari: potrebbe essere un “nodo scorsoio”.

MONTI SORGENTE DALLE ACQUE (malsane)
Monti “non trova scandaloso un atto di clemenza”.
Quando clemenza fa rima con demenza…

La LAMPADA di ALADIN

Tra le nuove norme che riguardano la Pubblica amministrazione, che dovrebbero essere varate oggi il Consiglio dei ministri, ci saranno anche quelle sulla ”razionalizzazione delle politiche di coesione, per il rafforzamento degli strumenti per migliorare la capacità di spesa delle amministrazioni pubbliche per i fondi strutturali”, con riferimento alla programmazione del ciclo 2014-2020 (circa 30 mld di euro). Lo ha reso noto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Filippo Patroni Griffi. Sarà costituita quindi l’Agenzia per la coesione territoriale. Da registrare i malumori delle Regioni per il rischio di commissariamenti rispetto alla spendita dei fondi Ue.

- La consistenza dei fondi UE della programmazione 2014-2020 per la coesione territoriale

Gli OCCHIALI di PIERO

DIRITTI DELL’UOMO E DEL CITTADINO
Il 26 agosto 1789 a Parigi l’Assemblea Nazionale Costituente emana la “Dichiarazione dei diritti dell’Uomo e del Cittadino”.
Il documento si ispira alla precedente Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti d’America del 1776, in particolare sull’eguaglianza di tutti gli uomini e sui diritti fondamentali di ciascuno.
Le conseguenze di questa Dichiarazione avranno effetti mondiali sulla storia seguente dei popoli. E’ da notare come la coscienza dei diritti dell’uomo sia nata dalla volontà delle nazioni di rendersi indipendenti e dal trasferire il concetto di sovranità dai monarchi al popolo.
Conseguenze ne possiamo riscontrare anche in Sardegna, negli anni immediatamente precedenti il triennio rivoluzionario sardo (1794-1796).
Circola una canzone (citata in Sa dì de s’acciappa, Ed.Condaghes, 1996):
Solo il popolo è sovrano,
egli solo ha scettro e brando,
nascer dee dal suo comando
ogni giusta autorità.
E’ una strofa della “Canzone patriottica”, che fu fatta pervenire (tra gli altri) al cognato di Giovanni maria Angioy, Onorato Cortese, insieme a una copia della Dichiarazione dei diritti dell’uomo (vedi “Dalla guerra all’autogoverno, di Tito Orrù e Marinella Ferrai Cocco Ortu, ed. Condaghes, 1996)
In Sardegna si cantava con alcune modifiche, sostituendo alla parola “uomo” la parola “sardo”. Ad esempio:
Del dispotico potere
ite al fuoco iniqui editti
son del sardo i primi dritti
uguaglianza e libertà.
Col che si vede come la Sardegna non fosse fuori dal clima culturale e politico dell’epoca e come un certo giacobinismo contagiava i nostri patrioti, alcuni dei quali sacrificarono i loro beni e la loro vita per questi ideali.
  • Piero Marcialis Da ricordare anche come, sempre in Francia, appare nel settembre 1791 la “Declaration de droits de la Femme et de la Citoyenne” di Olympe de Gouges, antesignana del femminismo, che tuttavia non ebbe certo altrettanta risonanza.