Monthly Archives: ottobre 2013
Gli OCCHIALI di PIERO
CITAZIONE DELLA SERA
La storia senza la politica è una guida che cammina, cammina, con nessuno dietro che impari la strada; la politica senza la storia è uno che cammina senza guida. (Alessandro Manzoni).
MARTIN LUTERO
Il 31 di ottobre del 1517 un frate agostiniano, sassone di origini contadine, laureato in teologia, affigge sul portone della cattedrale di Wittenberg, 95 tesi che mettono in discussione la politica di santa romana chiesa della vendita delle indulgenze (per guadagnare il paradiso) per raccogliere fondi pro erigenda basilica di S. Pietro in Roma.
Parte da questo avvenimento la Riforma protestante.
Non fu cosa facile, se si pensa che Martin Luther rischiò la testa.
Tra le cose che la Riforma mise in discussione fu l’uso esclusivo del latino nella liturgia e il rifiuto relativo delle lingue volgari (a proposito, quale sarebbe il problema di celebrare la messa in sardo in Sardegna?), così che la lettura e l’interpretazione della Bibbia era riservata ai dotti, nonostante circolassero ormai edizioni della Bibbia nelle lingue volgari (la prima Bibbia stampata da Gutenberg nel testo della Vulgata è del 1455).
ANTEO ZAMBONI
Su 31 de su mes’e ladamini de su 1926 arribat sa nova in Casteddu chi a Bologna unu piccioccheddu boliat bocciri a Mussolini. Su piccioccu, Anteo Zamboni, 15 annus, dd’anti mortu a stoccadas in sa ruga. Custu pero’ a su segretariu de su partidu fascista no dd’abbastat e mandat in donnia cittadi unu telegramma cun custus fueddus “restano da colpire i complici”.
(da “Emilio Lussu”, di Piero Marcialis, 1996).
Anteo Zamboni era nato a Bologna l’11 aprile 1911. figlio di un tipografo anarchico divenuto fascista. Anteo si appostò nel punto in cui l’auto del Duce rallentava per svoltare, tra via Rizzoli e via Indipendenza, sparò un colpo di pistola, ma il braccio fu deviato da un maresciallo dei carabinieri.
Il colpo sfiorò soltanto Mussolini. Il tenente del 56° fanteria Carlo Alberto Pasolini, padre del piccolo Pier Paolo, bloccò l’attentatore. Subito dopo un gruppo di squadristi bolognesi e milanesi lo massacrò. (segue)
VI Festival della scienza
( Da martedì 5 novembre 2013 a domenica 10 novembre 2013 )
Il comitato Scienza -Società -Scienza, in collaborazione con la Provincia di Cagliari, organizza la sesta edizione del “Cagliari Festival Scienza“ che si terrà a Cagliari nelle sedi dell’E.xMa e nel Parco di Monte Claro, nei giorni 5-10 novembre 2013.
Ulteriori informazioni nel sito dedicato
- Pagina fb
Gli OCCHIALI di Piero su: Luigi Einaudi, Alessandro Galante Garrone, Giaime Pintor, il piano Sulcis…
30 ottobre San Saturnino
Oggi SAN SATURNINO. E’ il patrono di Cagliari, oggi celebrato. Nato a Cagliari in data imprecisata, a Cagliari muore il 23 novembre del 304 (o del 303, anno di martirio di altri santi), decapitato perchè rifiuta di adorare gli dei pagani. In sardo è detto Sadurru (Saturno), ma anche Saturninu (vedi il dizionario del Porru). Le sue spoglie furono ritrovate nell’ottobre del 1621, dopo imponenti scavi archeologici ordinati da Francisco d’Esquivel, arcivescovo di Cagliari dal 1604 al 1624. L’arcivescovo fece trasferire i resti del santo nell’apposita cripta della cattedrale di Cagliari: il santuario dei Martiri, dove oltre a quelli di Saturnino, si trovano i resti di altri martiri. In tale occasione si stabilì la data del 30 ottobre per celebrare il santo. La venerazione per Saturnino dei cagliaritani data da allora. Significativo che i patrioti di Palabanda nel 1812 scelsero questa data per la loro mancata rivolta, quasi a metterla sotto la protezione del santo. (Nella foto: Cattedrale di Cagliari, statua lignea del santo, del 1759, dello scultore sardo Giuseppe Antonio Lonis di Senorbì).
PREMIO “ROBERTO CORONEO” – EDIZIONE 2013
La LAMPADA di ALADIN
Elettorando e oltre…. I Rossomori sparigliano… di Piero Marcialis. Gli studiosi stranieri a Tuvixeddu: “Sito bellissimo e inestimabile, ma perchè è abbandonato?”
sardafilastrocca
Gli OCCHIALI di PIERO su Brassens e sul martedì nero di Wall Street
VIVERE FUORI DALL’ISOLA CON QUEL GRAN DESIDERIO D’ASSOCIAZIONISMO. IL MAL DI SARDEGNA
di Massimiliano Perlato
Più senti nostalgia, più hai voglia di pensare alla Sardegna. Più vedi fuori dalla finestra le ciminiere delle industrie che sputano fuliggine, più pensi alle montagne verdi della Sardegna. Più vedi le fontane ghiacciate in qualche piazza di qualche metropoli europea, più pensi al mare cristallino della Sardegna, invitante anche d’inverno. Più pensi alla Sardegna, più hai voglia di coinvolgere gli altri sardi, anche quelli che vivono migliaia di chilometri lontano. Magari fondando un circolo, dove far sventolare la bandiera dei quattro mori, dove appendere il poster di Gianfranco Zola, simbolo di una emigrazione vincente. Il “mal di Sardegna”, è vero, è una malattia, ma che ha dato l’occasione di aprire tanti circoli sparsi fra i continenti. La voglia di ritrovarsi, di ricordare momenti di “vita sarda”, risale al dopoguerra, quando molti isolani tentarono di far fortuna nella penisola e all’estero. Ma come nasce un circolo? Quali carte bisogna avere, a parte tanta passione e tanta nostalgia per istituire un angolo di Sardegna oltremare? Innanzitutto ci vogliono la testardaggine, cosa di cui i sardi, per tradizione, non difettano. E tanta, tanta pazienza. Aprire un circolo è cosa lunga di 2 o 3 anni, tra domande, documentazione da presentare alla Federazione di appartenenza e alla Regione Sardegna e numerose verifiche. Ma soprattutto ci vogliono i soldi e neanche pochi. Inutile contare sui contributi della Regione, che arrivano magari quando ci si è ormai dimenticati di averli chiesti. Per inaugurare un nuovo circolo ci vuole un bel gruzzolo, da anticipare per mettere su una sede, pagare affitto, luce, telefono, riscaldamento. E magari può essere necessario l’aiuto di una segretaria, per l’organizzazione di attività culturali e spettacoli che costano sempre più. Questo soltanto per partire, con la speranza che poi Mamma Regione, un anno dopo, si “ricordi” di finanziare le spese anticipate dai soci. Ma se anche i soldi ci sono, servono determinazione e pazienza. Occorre, se si vuole, il riconoscimento della Federazione prima e della Regione poi, dimostrare di avere le carte in regola per poter fare domanda. Sia la Federazione che la Regione richiedono che i circoli siano in determinate condizioni: saper camminare con le proprie gambe, in parole povere avere autonomia finanziaria; dimostrare l’iscrizione di almeno 100 soci; garantire una gestione assembleare e democratica con tanto di elezioni interne; disporre di una sede adeguata; riunire all’interno del circolo non sardi presi a caso, ma rappresentativi di una certa comunità (logudorese, gallurese, cagliaritana, ogliastrina ecc.). Se ci sono questi requisiti, la Federazione spedisce al futuro circolo uno statuto tipo, che servirà come esempio per la scrittura del nuovo. Intanto, tra domande, moduli da compilare, attesa per le risposte, i mesi passano veloci come l’entusiasmo iniziale. Alcuni mollano subito, altri dopo 2 o 3 mesi. C’è invece chi arriva alla fine e viene contattato dalla Federazione, che si preoccupa di seguire passo passo tutto l’iter, per l’atto formale di costituzione del circolo, che di solito avviene dal notaio. Il riconoscimento da parte della Regione Sardegna è invece un valore aggiunto del circolo, visto che sulla sua nascita si pronunciano l’Assessore al Lavoro prima, e la Giunta poi. Troppi i circoli in Italia? Se una comunità di sardi, anche nella penisola, vuole fare del bene per la Sardegna, meglio così. La FASI (Federazione delle Associazioni Sarde in Italia) dà l’assenso. L’importante è che non sia una cosa temporanea né una “scusa” per ottenere finanziamenti pubblici. La voglia degli emigrati di aprire nuovi centri di associazionismo è sempre elevata: è una spinta continua, spontanea e volontaria. Si stanno affacciando le nuove leve. Crescono le donne dirigenti e molte sono anche presidenti. Ma non tutte hanno ancora la voglia di assumersi grandi responsabilità. Però è scontato che senza di loro non ci sarebbe alcun tessuto associativo. Le donne rappresentano l’anello di congiunzione tra la società e la famiglia, anche all’interno di ogni singolo circolo. Le note dolenti per le attività dei circoli arrivano purtroppo dalla Regione. Le innumerevoli crisi di questi ultimi lustri, le bocciature delle Finanziarie e i ritardi nell’approvarle hanno fatto sì che, nonostante la puntualità che i circoli osservano nello spedire documentazione e bilanci, i finanziamenti arrivano con grande ritardo. E poi il fatto che in Sardegna non si riesce ad apprezzare quel che si fa per l’isola, anche se, da questo punto di vista, l’opinione generale sta migliorando. In tutti questi anni ha influito negativamente una scarsa informazione. Secondo consolidati studi, chi vive nelle zone interne dell’isola ha avuto o ha ancora un parente emigrato. Eppure non sa molto, o si dimentica in fretta, dell’importanza che può rivestire un circolo per chi lascia la terra natale. Ecco a cosa serve informare: a conciliare il sardo di Sardegna con il sardo emigrato. Tra Melbourne e Ginevra, Monaco e Buenos Aires, i sardi nel mondo sono quasi 600mila. Buona parte ha lasciato l’isola durante le grandi ondate migratorie dagli anni Cinquanta agli anni Settanta del Novecento. Se a questa cifra si aggiungono le ultime generazioni, il numero tende notevolmente a salire. Il conteggio si complica riguarda alle comunità di più vecchio insediamento perché figli, nipoti e pronipoti di un emigrato alla fine dell’Ottocento sono difficili se non impossibili da quantificare. Oggi potrebbero vivere a Montreal o a Sidney, avere un cognome sardo o essersi sposati con stranieri e non parlare l’italiano. In questi casi si tratta di una moltitudine indeterminata, integrata in realtà sociali lontane e diverse dall’isola. Anche le stime ufficiali evidenziano alcuni problemi. In base ai dati forniti dall’AIRE (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero) che fa capo al Ministero dell’Interno, gli emigrati in Germania sarebbero quasi 25mila. Per le anagrafi consolari sono invece quasi 10mila in più. La stessa discrepanza emerge in Francia: 23mila per l’AIRE, 33mila per i consolati. Per la Gran Bretagna le due valutazioni differiscono di 2mila unità circa: 4mila contro 6mila. Probabilmente sottostimato è anche il dato riferito agli Stati Uniti d’America. L’AIRE conta poco più di mille sardi, 400 in meno della cifra elaborata dai consolati. Nei 15 Paesi del mondo dove è presente il maggior numero di sardi, il totale raggiunge quota 80mila tenendo conto degli archivi AIRE, 113mila secondo il Ministero degli Esteri. Anche sommando i quasi 300mila emigrati che risiedono nelle regioni italiane, si arriva a una cifra troppo lontana da 600mila. La notevole discrepanza tra i dati dell’anagrafe italiana e dei consolati si spiega analizzando i criteri di censimento. Il Ministero degli Esteri aggiorna i registri in seguito ai contatti diretti con gli emigrati. L’AIRE si basa sulle cancellazioni anagrafiche effettuate dai Comuni, una formalità burocratica che non sempre ci si preoccupa di sbrigare. Per questo le cifre sono sottostimate ma in compenso ricche di particolari sulla provenienza regionale. A complicare le statistiche intervengono i casi di doppia cittadinanza. Confermando la cifra globale approssimativa e il fatto che non esiste ancora un censimento dei sardi all’estero, il Servizio Emigrazione dell’Assessorato regionale al Lavoro chiarisce alcuni aspetti: sino alla terza generazione si possono contare più o meno 600mila emigrati. Negli Stati Uniti si è arrivati ormai alla sesta generazione. I pronipoti potrebbero aver ben poco di sardo, se non le lontane origini ed i legami di sangue, ed è probabile che non facciano riferimento ad alcun circolo.
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Oltre che su questo sito, questo articolo viene pubblicato anche sui siti Fondazione Sardinia, Vitobiolchini, Tramas de Amistade, Madrigopolis, SardegnaSoprattutto, Sportello Formaparis, Tottusinpari e sul blog EnricoLobina.
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Sorres: Un’altra vita per le donne
Scatti e parole di donne per le donne.
di Vanni Tola
Una importante iniziativa editoriale della Rete delle Donne di Sassari. Nasce Il Calendario “Sorres”, un insieme di scatti fotografici e scritti realizzati da donne alla ricerca di strumenti concreti di sensibilizzazione e di lotta per contrastare la violenza contro le donne e il femminicidio. Il Calendario, simbolo del tempo che scorre, per chi opera nella quotidianità, nel susseguirsi dei giorni pone l’accento sul diritto delle donne a vivere senza paura, a vivere con arte, armonicamente appunto; da qui l’idea di scandire lo scorrere del tempo con poesie e racconti a tema, immagini di donne raccontate da altre donne, con una sensibilità e solidarietà tutte femminili. Il calendario “Sorres” nasce dalla collaborazione di diciotto artiste, dodici fotografe e sei scrittrici che si sono messe insieme per stimolare una riflessione collettiva su una delle principali tragedie del nostro tempo, la violenza sulle donne Le fotografe sono: Claudia Baldus, Giusy Calia, Patrizia Cau, Rita Chessa, Chiara Cossu, Thea Cossu, Paola Fiori, Fabiola Ledda, Giulia Mameli, Veronica Muntoni, Francesca Randi, Paola Rizzu, le scrittrici Tetta Becciu, Rita Bonomo, Lalla Careddu, Luana Farina, Savina Dolores Massa e Roberta Tomaselli. Le nostre donne che subiscono violenze e maltrattamenti, sono spesso disarmate, scoraggiate, abbandonate. Poche riescono a rivolgersi, non senza difficoltà, ai pochi centri antiviolenza esistenti nel territorio, per trovare aiuto e protezione. I proventi della vendita del calendario “Sorres” saranno interamente devoluti alla realizzazione del progetto “Un’altra vita per le Donne”, a sostegno delle donne che lasciano la casa protetta del Centro Antiviolenza Aurora di Sassari. Il Calendario vuole essere un piccolo dono per un grande progetto, un gesto d’amore, tangibile e significativo, della Rete delle Donne di Sassari, sorelle per sorelle.
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Sarà possibile acquistare il calendario, come contributo al progetto Aurora (vi suggeriamo perciò di pensarlo anche come possibile regalo di Natale per amici e/o clienti) con un’offerta a partire da 10 euro per ogni copia singola, mentre per Enti o Aziende private che si offrono come sponsor (volendo è prevista la personalizzazione, con nome e logo) i costi diminuiranno in proporzione al numero delle copie richieste. Il Calendario “Sorres” sarà distribuito a Sassari anche nelle Librerie che aderiscono a Liberos e alla Rete delle Donne. LA PRESENTAZIONE DEL CALENDARIO “SORRES” AL PUBBLICO, ALLE ISTITUZIONI E ALLA STAMPA è CONFERMATA PER LUNEDì 11 ALLE 17.30 NELLA SALA ANGIOY DELLA PROVINCIA IN PIAZZA D’ITALIA.
Gli OCCHIALI di PIERO
CITAZIONE DELLA SERA
I nostri responsabili nazionali e regionali darebbero esempio di umiltà se si ritirassero per qualche anno in mezzo ai lavoratori delle officine, delle miniere e delle campagne, a farvi un serio corso di rieducazione democratica e socialista. E quelli fisicamente più deboli nell’Istituto Gramsci, per approfonditi studi sulla prassi. (Emilio Lussu).
MARCIA SU ROMA
28 ottobre 1922, nigro signanda lapillo.
Sono ben noti i delitti, le smargiassate, il razzismo e il disastro militare.
Meno noti l’avversione all’autonomia (“non intendo fare la minima concessione all’autonomia”, Mussolini), il disprezzo della lingua sarda e di tutte le parlate locali, considerate primitive e distintive delle classi inferiori per censo e per cultura. Obbligatorio quindi l’uso dell’italiano nella vita pubblica, a scuola, nelle feste, nelle funzioni religiose.
La faccenda è continuata in democrazia ed è ancora imperante e coriacea, per non dire di altre spiacevoli cose.
Ciò che è storicamente superato è ancora storicamente presente.
RAFAEL ALBERTI
Il 28 ottobre 1999 muore a Cadice il poeta Rafael Alberti.
Ho avuto occasione, non dico di conoscerlo, ma di incontrarlo.
Ero militare a Roma, nel ’75, in fuga dalla caserma per seguire gli amici della Cooperativa Teatro Sardegna che rappresentavano al Tor di Nona
“Gli occhi tristi di Guglielmo Tell” di Alfonso Sastre, periodo pasquale.
La LAMPADA di ALADIN su… CAGLIARI
L’ultimo saggio dello storico Paolo Fadda: “Da Karel a Cagliari” sarà presentato martedì alle 17,30 a Cagliari nella sala consiliare del Palazzo Regio, in piazza Palazzo.
La scheda del libro – Altri approfondimenti – Per correlazione. Paolo Fadda sul rapporto Cagliari Sardegna, su Aladinews.