Monthly Archives: novembre 2014

Mercoledì 3 dicembre riprendiamoci la Scuola Popolare

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Prima al mercato. Poi a casa, una doccia e alla finestra

Vucciria di Renaato Guttuso DALI' ALLA FINESTRA
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Dai movimenti degli anni 70 alla Sardegna di oggi. Ricordando Riccardo Lai

MANIFESTO11 ric laiDALLA POLITICA DEI MOVIMENTI ALL’IMPEGNO NELLE ISTITUZIONI
-In attesa degli atti del Convegno iniziamo la pubblicazione di alcuni interventi. Mano a mano che ci perverranno pubblicheremo anche gli altri e inoltre daremo conto della pubblicazione delle relazioni in altre news. Avvertiamo che si tratta di interventi che ci sono pervenuti per iscritto e che durante il Convegno sono stati per lo più arricchiti “a braccio”. Salvatore Cubeddu ha comunicato che quanto prima sarà disponibile del sito della Fondazione Sardinia l’intera registrazione video delle due giornate di lavori del Convegno. (fm).
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SS 30 dic 14_2
Comunicazione di Franco Meloni

Svolgo quest’intervento sul filo della memoria, facendo via via e in conclusione alcune considerazioni di carattere generale che ritengo possano avere una validità per l’oggi.
Premesso che il titolo della Tavola rotonda ci riporta al difficile rapporto tra movimenti e Istituzioni (parliamo delle Istituzioni rappresentative: Stato, Regione ed Enti Locali) e che l’impegno istituzionale è sempre una riduzione della ricchezza dei movimenti, dobbiamo ragionare in questi termini: in quale misura il nostro impegno istituzionale è riuscito a tradursi in cambiamento, cioè in realizzazioni che hanno recepito le istanze dei movimenti? Più esplicitamente si potrebbe anche dire: “per quanto abbiamo fatto possiamo assolverci?” – segue –

La passione come caratteristica vincente per un progetto d’impresa di successo

logoUNISSIntervista a Francesco Meloni, Università di Sassari
di Alessandro Ligas, trasferimentotec

#La nostra passione al vostro servizio per rendere il progetto un’impresa di successo, partiamo! (Francesco Meloni)

Oggi la parola start up è diventata di dominio pubblico. In moltissimi giornali e trasmissioni televisive si parla. Come ho scritto in un precedente articolo “oggi è uno dei termini più usati nel mondo delle imprese e sui titoli dei giornali. Startup, inteso come attività imprenditoriale, azienda che prima non esisteva e che viene avviata (dall’inglese startup: avvio, decollo)”.

Io ne ho sentito parlare per la prima volta nel 2007 quando, ancora acerbo, sono entrato a collaborare con il Liaison Office dell’Università di Cagliari e quando le parole “start up”, “spin off”, “incubatori”, “business plan” e tante altre non erano così diffuse . Sono entrate subito nel mio dizionario e mi sono appassionato all’innovazione grazie all’entusiasmo delle persone che ho avuto il piacere di incontrare. Persone, a partire dai colleghi, anzi ex colleghi (ormai non collaboro più con l’ILO Cagliaritano), dagli amministrativi, funzionari e ultimo, ma primo nei miei pensieri per forza e voglia di cambiare, dell’allora dirigente della direzione, che mi hanno trasmesso la passione e che tutt’oggi, dal 2010, porto avanti attraverso le pagine del Blog. Ma come non ricordare anche tutti coloro che oggi lavorano nell’ILO del capoluogo (con i quali ho avuto il piacere di collaborare per alcuni mesi) che contagiano la voglia di scommettere nelle idee e nella ricerca. Passione che ho visto negli occhi di tante persone che fanno, divulgano e portano avanti l’innovazione.

incub ssOggi abbiamo il piacere di farci raccontare, da Francesco Meloni, ‎Head of Technology Transfer UniSS, la nascita dell’Ufficio di Trasferimento Tecnologico dell’Università Turritana che ha aiutato, come capofila dell’allora progetto ILONET, a far nascere la scintilla dell’innovazione in Sardegna. Scintilla che quest’anno si è trasformata in un fuoco. Infatti quest’anno a Sassari, già sede nel 2012 del Premio StartUp dell’Anno, si svolgerà la finale del Premio Nazionale dell’Innovazione PNICube, competizione tra progetti d’impresa ad alto contenuto innovativo, nati dalla ricerca ad opera di studenti e ricercatori. Un evento che significa “tantissimo” come ci racconta Francesco “senza dubbio è l’attività più importante che stiamo gestendo e promuovendo da quando esiste l’Ufficio. Siamo riusciti a coinvolgere gli enti del territorio (Comune, Camera di Commercio e Associazione degli Industriali del Nord Sardegna) trasmettendo il nostro entusiasmo. Deve essere il punto di partenza per il rilancio del territorio, l’occasione per fornire alle persone prospettive reali”.

Sardegna oggi, ieri… e domani?

L’Isola che non c’è. Tra la curva del Grande Gatsby e il principio di Peter
Il Bel Paese, 1994- Maurizio Cattelan
di Fabrizio Palazzari

Una due giorni tra Milano e Roma è sufficiente per percepire quanto il “Belpaese” sia davvero finito al vertice di quella che Alan Krueger, capo degli esperti economici di Obama, ha definito “la curva del Grande Gatsby”: un tracciato del rapporto tra disuguaglianza e mobilità sociale intergenerazionale in diversi Paesi del mondo.
Ormai l’Italia si trova, infatti, tra i Paesi che hanno maggiori diseguaglianze nei redditi. E, contemporaneamente, fra quelli dove c’è la minore mobilità sociale tra una generazione e l’altra. All’estremo opposto si trovano i paesi scandinavi.

grafico palazzari 27 nov 14
Nel grafico, elaborato utilizzando i dati dell’economista canadese Miles Corak, l’asse orizzontale indica la diseguaglianza tra i redditi, quello verticale la mobilità di reddito tra generazioni: in sostanza, il rapporto che c’è tra gli stipendi dei padri e quelli dei figli. Andando dal basso verso l’alto, aumenta l’immobilità. Andando da sinistra a destra, cresce la diseguaglianza.

Il nome della curva di riferimento fa riferimento, un po’ ironicamente, a Jay Gatsby, il personaggio di F. Scott Fitzgerald del romanzo “Il grande Gatsby”. Jay mostra un alto grado di mobilità, passando da essere un contrabbandiere sino a diventare un imprenditore di successo. Una realtà ben lontana da quella odierna di paesi come Usa, Gran Bretagna e, per l’appunto, l’Italia dove almeno metà dei propri vantaggi economici deriva dal fattore famiglia.

In questo quadro il buonsenso richiederebbe di correre ai ripari, investendo in quelle politiche e strategie di indirizzo della spesa pubblica che aiutino a riequilibrare il peso tra i figli, per esempio investendo in istruzione, promozione della conoscenza e sviluppo del capitale umano. Tuttavia non sembra essere questa, al momento, una priorità, né in Italia, né in Sardegna.

Proprio nell’isola, dopo quasi un decennio caratterizzato da ingenti investimenti in politiche sul capitale umano, si è passati, in pochissimo tempo, a una quasi totale assenza di finanziamenti su questo tipo di politiche. In questo scenario il caso del Master&Back, il programma di punta dell’alta formazione “Made in RAS”, è paradigmatico.

Tra il 2008 e il 2014 la Regione Autonoma della Sardegna ha investito quasi 120 milioni di euro distribuiti in oltre quattromila progetti rivolti ad altrettanti studenti sardi per garantire un’alta formazione e, in molti casi, un futuro migliore di quello che avrebbe potuto offrire il panorama sardo. Oggi quella stagione sembra essersi definitivamente conclusa dato che, leggendo l’allegato tecnico al bilancio di previsione 2014-2016, si osserva come, per gli anni 2015 e 2016, le risorse finanziarie programmate per il Master&Back siano pari a zero.

Sebbene la parte “Back”, quella dei cosiddetti “percorsi di rientro”, fosse solo una delle due parti del programma, è comunque vero che buona parte delle migliaia di beneficiari, spesso in possesso di qualifiche di alto livello, non sono poi rientrati, lasciando così latente e inespresso tutto il loro potenziale, in termini di capitale umano, che oggi potrebbe essere invece attivato se si cercassero delle modalità per mettere in contatto queste competenze con le realtà economiche e imprenditoriali sarde.

Tuttavia, il non rientro dei borsisti Master&Back è solo la punta dell’iceberg di quello che da almeno dieci anni è un vero e proprio stillicidio che sta privando l’Isola delle sue energie più dinamiche. Nel corso del solo 2013, secondo i dati dell’ultimo rapporto sull’emigrazione delle Acli Sardegna, ben 6.500 sardi sono emigrati, di questi 2.254 si sono trasferiti all’estero. Sono andate via, in media, diciotto persone al giorno per un intero anno.

Il tema però non viene preso seriamente dalla nostra classe dirigente. Mentre la disoccupazione giovanile e dei meno giovani si fa sempre più forte, e spinge verso l’emigrazione fasce sempre più ampie della popolazione e sempre più in possesso di alti livelli di istruzione e qualifiche, in Sardegna o non se ne parla o, tutt’al più, ci si limita a parlarne in termini molto edulcorati.

Ormai si è quasi riluttanti ad usare termini come emigrazione, si ammorbidisce il discorso e si parla di “spostamenti”, forse perché la prima è una definizione troppo diretta e preoccupante. Si preferisce vedere positivamente i tanti trolley che hanno preso il posto di quelle che una volta erano le valigie di cartone. Del resto, per quelli che restano una sistemazione si troverà, mentre, per quelli che partono, ci saranno comunque una mare di opportunità da cogliere. Ma non qui, oltre il mare.

In questo modo gli effetti di questo processo non tardano a manifestarsi. Spopolamento, emigrazione, invecchiamento della popolazione e bassa natalità sono sotto gli occhi di tutti e concorrono ad alimentare il perdurare di una situazione di stasi e di stallo che ormai riguarda ogni aspetto della società, incluso quello della dimensione politica.

Nel momento in cui le opportunità sono sempre meno, rischia di diventare impossibile mitigare gli effetti, sulla selezione della classe dirigente, del cosiddetto principio di Peter. Si tratta di una tesi, apparentemente paradossale, nota anche come principio di incompetenza e formulata nel 1969 dallo psicologo canadese Laurence J. Peter e che può essere concisamente formulata come segue: « in una gerarchia, ogni soggetto tende a salire di grado fino al proprio livello di incompetenza ».

Il principio di Peter va inteso nel senso che, in una gerarchia, i membri che dimostrano doti e capacità nella posizione in cui sono collocati vengono promossi ad altre posizioni. Questa dinamica li porta a raggiungere, di volta in volta, nuove posizioni, in un processo che si arresta solo quando accedono a una posizione poco congeniale, per la quale non dimostrano di possedere le necessarie capacità: tale posizione è ciò che l’ autore intende per «livello di incompetenza», raggiunto il quale la carriera del soggetto si ferma definitivamente, dal momento che viene a mancare ogni ulteriore spinta per una nuova promozione.

Sebbene il principio di Peter, formulato nell’ambito degli studi della psicologia delle organizzazioni, si applichi soprattutto alle dinamiche delle strutture organizzative di tipo gerarchico, è anche vero che queste stesse dinamiche possono finire con il caratterizzare un’intera regione. Soprattutto quando, come nel caso della Sardegna, l’intero sistema economico e sociale è privato dell’energia e delle competenze delle fasce più dinamiche della sua popolazione.

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Sardegna-bomeluzo22
* L’articolo di Fabrizio Palazzari viene pubblicato anche sui siti di FondazioneSardinia, Vitobiolchini, Tramasdeamistade, Madrigopolis, Sportello Formaparis, Tottusinpari e sui blog EnricoLobina e RobertoSerra, SardegnaSoprattutto.
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Nell’illustrazione: Maurizio Cattelan, Il Bel Paese, 1994.

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29 novembre 1847, perfetta fusione della Sardegna con il Piemonte: una data infausta per la Sardegna
carlo aberto 29 nov 1847
di Francesco Casula *
Il 29 novembre ricorre l’anniversario di una data infausta per la Sardegna: la Fusione perfetta con gli stati sabaudi di terraferma. Con essa l’Isola veniva deprivata del suo Parlamento e finiva così il Regnum Sardiniae.

Se si è scritto che siano stati i Sardi stessi a rinunciarvi. Si tratta di una grossa balla: non è assolutamente vero. A chiedere la Fusione, che verrà decretata da Carlo Alberto, furono alcuni membri degli Stamenti di Cagliari e di Sassari, senza alcuna delega né rappresentatività né stamentaria né, tanto meno, popolare. Il Parlamento neppure si riunì. Tanto che Sergio Salvi, lo scrittore e storico fiorentino gran conoscitore di cose sarde ha parlato di “rapina giuridica”.

Mi si potrà obiettare: e le manifestazioni pubbliche che si svolsero a Cagliari (dal 19 al 24 novembre) e a Sassari nel 1847 non servono come titolo di rappresentatività popolare? Non sono esse segno e testimonianza che la popolazione sarda voleva e richiedeva la Fusione?

Per intanto occorre chiarire che quelle pubbliche manifestazioni, erano poco rappresentative della popolazione sarde in quanto i partecipanti appartenevano sostanzialmente ai ceti urbani. Ma soprattutto esse rispondevano esclusivamente agli interessi della nobiltà ex feudale, illecitamente arricchitasi, con la cessione dei feudi in cambio di esorbitanti compensi, che riteneva più garantite le proprie rendite dalle finanze piemontesi piuttosto che da quelle sarde. Nella fusione inoltre vedevano una possibile fonte di arricchimento la borghesia impiegatizia e i ceti mercantili. Dentro la cortina fumogena del riformismo liberale europeo, avanzavano inoltre anche in Sardegna, spinte ideologiche e patriottarde – rappresentate soprattutto dalla borghesia intellettuale (avvocati, letterati, professionisti in cerca di lustrini) e dagli studenti universitari – che vedevano nella Fusione la possibilità che venissero estese anche alla Sardegna riforme liberali quali l’attenuazione della censura sulla stampa, la limitazione degli abusi polizieschi, qualche libertà commerciale e persino un primo passo verso l’unificazione degli Stati italiani.

“Per la ex nobiltà feudale – scrive Girolamo Sotgiu – la conservazione delle vecchie istituzioni non aveva alcun interesse. La possibilità di conservare un peso politico era ormai data soltanto dalle posizioni da conquistare nelle istituzioni militari e civili del regno sabaudo e dalla conservazione di una forza economica fondata non più tanto sul possesso della terra, quanto delle cartelle del debito pubblico, e « le cedole di Sardegna – come afferma il Baudi di Vesme – colla riunione delle due finanze [avrebbero acquistato] il dieci e più per cento di valore commerciale, ed il capitale che dava cinque lire di entrata, e [che si vendeva ] a lire 108 sarebbe immediatamente salito alle 120 e più». (1)

Comunque, se le stesse Manifestazioni contengono una serie di ambiguità, specie rispetto agli obiettivi che si proponevano, in ogni caso ben altre e diverse erano le aspirazioni delle masse popolari, urbane come quelle dei pastori e contadini e difforme l’atteggiamento verso il Piemonte.

Scrive ancora Girolamo Sotgiu: ”Che gli orientamenti più largamente diffusi fossero diversi è dimostrato da molti fatti. L’ostilità contro i piemontesi era forte come non mai, e le riforme erano viste anche come strumento per alleggerire il peso di un regime di sopraffazione politica che era tanto più odioso in quanto esercitato dai cittadini di un’altra nazione; per ottenere cioè non una fusione ma quanto più possibile di separazione”. (2)

Tanto che lo storico piemontese Carlo Baudi di Vesme scrive che “correvano libelli sediziosi forieri della tempesta e quasi ad alta voce si minacciava un rinnovamento del novantaquattro”. (3)

Ovvero una nuova cacciata dei piemontesi, considerati i responsabili principali della drammatica situazione economica aggravata dalla crisi delle campagne (fallimento dei raccolti) e dall’esosità del fisco. Lo stesso Vesme ricorda ancora che “un sarto, per nome Manneddu, sollevò il grido di Morte ai Piemontesi in teatro, nel colmo delle manifestazioni di esultanza per la concessione delle riforme”. (4)

E sulla Torre dell’Elefante, a Cagliari, il giorno della partenza per Torino di alcuni membri degli Stamenti, il 24 novembre, per chiedere la sciagurata fusione, apparve un manifesto con la scritta:Viva la lega italiana/e le nuove riforme/Morte ai Gesuiti e ai piemontesi/Concittadini:ecco il momento disiato/della sarda rigenerazione.

Giovanni Siotto Pintor inoltre scrive che nei giorni delle dimostrazioni “Moltissimi contadini di Teulada traevano a Cagliari credendo a una rivolta” per sostenerla e rafforzarla e che “cinquecento armati del vicino paese di Selargius stavano pronti a venire al primo avviso” e che “v’erano uomini di Aritzo, d’Orgosolo, di Fonni mandati per sapere se [c’era] mestieri d’aiuto nel qual caso [sarebbero venuti] otto centinaia di uomini armati”. (5)

Con la Fusione Perfetta con gli stati del continente, la Sardegna perderà ogni forma residuale di sovranità e di autonomia statuale per confluire nei confini di uno stato più grande e il cui centro degli interessi risultava naturalmente radicato sul continente. L’Unione Perfetta non apportò alcun vantaggio all’Isola, né dal punto di vista economico, né da quelli politico, sociale e culturale. Tale esito fallimentare fu ben chiaro sin dai primi anni con l’aggravamento fiscale e una maggiore repressione che sfociò nello stato d’assedio, – che divenne sistema di governo – sia con Alberto la Marmora (1849) che con il generale Durando (1852)

Gli stessi sostenitori della Fusione, ad iniziare da Giovanni Siotto-Pintor, parlarono di follia collettiva, riconoscendo l’errore. Errammo tutti, ebbe a scrivere Pintor.

Gianbattista Tuveri sostenne che dopo la Fusione “La Sardegna era diventata una fattoria del Piemonte, misera e affamata di un governo senza cuore e senza cervello”.

Note Bibliografiche

1. Girolamo Sotgiu, Storia della Sardegna sabauda, Edizioni Laterza, Roma.Bari, 1984, pag. 306.

2. Ibidem, pagg. 307-308

3. Carlo Baudi di Vesme, Considerazioni politiche ed economiche sulla Sardegna, Stamperia reale, Torino 1848 pag.181.

4. Ibidem, pag. 189.

5. Giovanni Siotto Pintor, Storia civile dei popoli sardi dal 1798 al 1848, Casanova, Torino, 1877, pag. 518.

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* anche su FondazioneSardinia

con gli occhiali di Piero…

GLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501414ANNIVERSARI. Il nome del fratello ricco, festa della Toscana, bla bla bla, indipendenza dei popoli.Un anno fa, il 30 novembre 2013, su Aladinpensiero.
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Ripropongo questa bella poesia. Altre poesie di Jenny le trovate su Aladinpensiero: Notti bianche (19.4.2014), Il cuore cerchiato (18 giugno), Tu sei (25 settembre).
POETESSE SCONOSCIUTE
LUNA LUNA
Luna, luna,
a me reliquia,
cosa tanto apprezzata,
di destino lungo e lieto,
s’appresta incontro al sole,
suo unico amore.
Come lei reco il mio corpo,
inseguendo difetto e perfezione,
ogni cosa fine, duratura e desueta.
Mi avvolgo in queste mura,
l’amor lo vuole,
donde traspare fioca luce,
le morte foglie cadono dolci sul terreno,
delicate ma strazianti mani di chi suona,
aria che trema gaia, febea.
Quivi io traggo la più alta essenza,
chiudendo gli occhi provo a farne senza.
Canta, luna,
strappami il respiro,
ti accolgo nello sguardo fiso,
pur non potendo tu mi sfiori il viso,
ridendo, piangendo.

(Jenny A. Cara)
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FUEDDA SARDU
DICIUS
No est a s’indi pesai chizi, est a inzertai s’ora.

Oggi domenica 30 novembre 2014

ape-innovativaLogo_Aladin_Pensieroaladin-lampada-di-aladinews312sardegnaeuropa-bomeluzo3-300x211Sardegna-bomeluzo22sedia-van-goghGLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413

con gli occhiali di Piero…

GLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413ANNIVERSARI. LA PERFETTA FUSIONE A FREDDO. Un anno fa, il 29 novembre 2013, su Aladinpensiero.
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29 novembre 1847: una data infausta per la Sardegna. Francesco Casula su Aladinpensiero e Fondazionesardinia.
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FUEDDA SARDU
DICIUS
Chini domandat e torrat e’ meri de sa bucciacca allena.

29 novembre 1847, perfetta fusione della Sardegna con il Piemonte: una data infausta per la Sardegna

carlo aberto 29 nov 1847
di Francesco Casula *
Oggi 29 novembre ricorre il 167° Anniversario di una data infausta per la Sardegna: la Fusione perfetta con gli stati sabaudi di terraferma. Con essa l’Isola veniva deprivata del suo Parlamento e finiva così il Regnum Sardiniae.

Se si è scritto che siano stati i Sardi stessi a rinunciarvi. Si tratta di una grossa balla: non è assolutamente vero. A chiedere la Fusione, che verrà decretata da Carlo Alberto, furono alcuni membri degli Stamenti di Cagliari e di Sassari, senza alcuna delega né rappresentatività né stamentaria né, tanto meno, popolare. Il Parlamento neppure si riunì. Tanto che Sergio Salvi, lo scrittore e storico fiorentino gran conoscitore di cose sarde ha parlato di “rapina giuridica”.

Mi si potrà obiettare: e le manifestazioni pubbliche che si svolsero a Cagliari (dal 19 al 24 novembre) e a Sassari nel 1847 non servono come titolo di rappresentatività popolare? Non sono esse segno e testimonianza che la popolazione sarda voleva e richiedeva la Fusione?

Per intanto occorre chiarire che quelle pubbliche manifestazioni, erano poco rappresentative della popolazione sarde in quanto i partecipanti appartenevano sostanzialmente ai ceti urbani. Ma soprattutto esse rispondevano esclusivamente agli interessi della nobiltà ex feudale, illecitamente arricchitasi, con la cessione dei feudi in cambio di esorbitanti compensi, che riteneva più garantite le proprie rendite dalle finanze piemontesi piuttosto che da quelle sarde. Nella fusione inoltre vedevano una possibile fonte di arricchimento la borghesia impiegatizia e i ceti mercantili. Dentro la cortina fumogena del riformismo liberale europeo, avanzavano inoltre anche in Sardegna, spinte ideologiche e patriottarde – rappresentate soprattutto dalla borghesia intellettuale (avvocati, letterati, professionisti in cerca di lustrini) e dagli studenti universitari – che vedevano nella Fusione la possibilità che venissero estese anche alla Sardegna riforme liberali quali l’attenuazione della censura sulla stampa, la limitazione degli abusi polizieschi, qualche libertà commerciale e persino un primo passo verso l’unificazione degli Stati italiani.

“Per la ex nobiltà feudale – scrive Girolamo Sotgiu – la conservazione delle vecchie istituzioni non aveva alcun interesse. La possibilità di conservare un peso politico era ormai data soltanto dalle posizioni da conquistare nelle istituzioni militari e civili del regno sabaudo e dalla conservazione di una forza economica fondata non più tanto sul possesso della terra, quanto delle cartelle del debito pubblico, e « le cedole di Sardegna – come afferma il Baudi di Vesme – colla riunione delle due finanze [avrebbero acquistato] il dieci e più per cento di valore commerciale, ed il capitale che dava cinque lire di entrata, e [che si vendeva ] a lire 108 sarebbe immediatamente salito alle 120 e più». (1)

Comunque, se le stesse Manifestazioni contengono una serie di ambiguità, specie rispetto agli obiettivi che si proponevano, in ogni caso ben altre e diverse erano le aspirazioni delle masse popolari, urbane come quelle dei pastori e contadini e difforme l’atteggiamento verso il Piemonte.

Scrive ancora Girolamo Sotgiu: ”Che gli orientamenti più largamente diffusi fossero diversi è dimostrato da molti fatti. L’ostilità contro i piemontesi era forte come non mai, e le riforme erano viste anche come strumento per alleggerire il peso di un regime di sopraffazione politica che era tanto più odioso in quanto esercitato dai cittadini di un’altra nazione; per ottenere cioè non una fusione ma quanto più possibile di separazione”. (2)

Tanto che lo storico piemontese Carlo Baudi di Vesme scrive che “correvano libelli sediziosi forieri della tempesta e quasi ad alta voce si minacciava un rinnovamento del novantaquattro”. (3)

Ovvero una nuova cacciata dei piemontesi, considerati i responsabili principali della drammatica situazione economica aggravata dalla crisi delle campagne (fallimento dei raccolti) e dall’esosità del fisco. Lo stesso Vesme ricorda ancora che “un sarto, per nome Manneddu, sollevò il grido di Morte ai Piemontesi in teatro, nel colmo delle manifestazioni di esultanza per la concessione delle riforme”. (4)

E sulla Torre dell’Elefante, a Cagliari, il giorno della partenza per Torino di alcuni membri degli Stamenti, il 24 novembre, per chiedere la sciagurata fusione, apparve un manifesto con la scritta:Viva la lega italiana/e le nuove riforme/Morte ai Gesuiti e ai piemontesi/Concittadini:ecco il momento disiato/della sarda rigenerazione.

Giovanni Siotto Pintor inoltre scrive che nei giorni delle dimostrazioni “Moltissimi contadini di Teulada traevano a Cagliari credendo a una rivolta” per sostenerla e rafforzarla e che “cinquecento armati del vicino paese di Selargius stavano pronti a venire al primo avviso” e che “v’erano uomini di Aritzo, d’Orgosolo, di Fonni mandati per sapere se [c’era] mestieri d’aiuto nel qual caso [sarebbero venuti] otto centinaia di uomini armati”. (5)

Con la Fusione Perfetta con gli stati del continente, la Sardegna perderà ogni forma residuale di sovranità e di autonomia statuale per confluire nei confini di uno stato più grande e il cui centro degli interessi risultava naturalmente radicato sul continente. L’Unione Perfetta non apportò alcun vantaggio all’Isola, né dal punto di vista economico, né da quelli politico, sociale e culturale. Tale esito fallimentare fu ben chiaro sin dai primi anni con l’aggravamento fiscale e una maggiore repressione che sfociò nello stato d’assedio, – che divenne sistema di governo – sia con Alberto la Marmora (1849) che con il generale Durando (1852)

Gli stessi sostenitori della Fusione, ad iniziare da Giovanni Siotto-Pintor, parlarono di follia collettiva, riconoscendo l’errore. Errammo tutti, ebbe a scrivere Pintor.

Gianbattista Tuveri sostenne che dopo la Fusione “La Sardegna era diventata una fattoria del Piemonte, misera e affamata di un governo senza cuore e senza cervello”.

Note Bibliografiche

1. Girolamo Sotgiu, Storia della Sardegna sabauda, Edizioni Laterza, Roma.Bari, 1984, pag. 306.

2. Ibidem, pagg. 307-308

3. Carlo Baudi di Vesme, Considerazioni politiche ed economiche sulla Sardegna, Stamperia reale, Torino 1848 pag.181.

4. Ibidem, pag. 189.

5. Giovanni Siotto Pintor, Storia civile dei popoli sardi dal 1798 al 1848, Casanova, Torino, 1877, pag. 518.

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* anche su FondazioneSardinia

Oggi sabato 29 novembre 2014

Oggi a Monserrato nell’ambito del “mese dei diritti” l’incontro sui “diritti negati nei siti inquinati”.
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aladinewsGli eventi di oggi segnalati da Aladinpensiero sul blog Aladinews agorà
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Oggi a Sassari comincia il Convegno di due giornate (29 e 30 novembre) su “70. Dai movimenti degli anni settanta alla Sardegna di oggi, Ricordando Riccardo Lai”. La pagina fb dell’evento.
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Riccardo Lai a SS
- Manifestazione a Sassari con Riccardo Lai (foto di Tore Masala)
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Caravaggio Davide e Golia,Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, Davide e Golia, 1600 c., Madrid, Museo Nacional del Prado, olio su tela, 116 x 91 cm

A proposito di Università

ape-innovativaDiciamo la verità, non ci convince la delibera adottata dalla Giunta regionale riguardante il riparto dei fondi dell’annualità 2014 stanziati in applicazione della Legge regionale 7 agosto 2007, n. 7, “Promozione della ricerca scientifica e dell’innovazione tecnologica in Sardegna”. Intanto ci chiediamo che fine abbiamo fatto la Consulta e i Comitati tecnici consultivi previsti dalla medesima legge (artt. 8 e 9). che hanno la funzione di rendere partecipato e anche presidiato scientificamente il processo di riparto dei finanziamenti. La delibera prevede poi un riparto in cui al punto 1) per un importo di un milione per “il sistema premiale di produttività scientifica, di cui sono beneficiari le Università da Cagliari e Sassari e altri Enti di ricerca pubblici”. E’ vero che questa voce è espressamene prevista dall’art. 13 della stessa legge, ma, ci chiediamo se in questa fase storica non sarebbe più opportuno che il sistema premiale premiasse la maggior aderenza dei progetti per le esigenze dei territori

di Franco Meloni
Per quanto riguarda l’Università, in particolare quella di Cagliari, faccio alcune sintetiche considerazioni: 1) si riscontra un calo delle immatricolazioni e quindi delle relative entrate per tasse studentesche; 2) i trasferimenti statali sono in costante diminuzione; 3) i fondi europei non possono essere impiegati, se non in modesta misura, per compensare le défaillance dello Stato; 4) le spese per ristrutturare, risanare o “mettere a norma” secondo standard di sicurezza il patrimonio storico o anche quello più recente (Monserrato) sono davvero ingenti e difficilmente sostenibili dalle sole casse dell’Ateneo… A fronte di questa situazione l’Ateneo ha deciso (ma non è cosa recente) di utilizzare i fondi Fas quasi per la totalità delle disponibilità su nuove costruzioni. E dunque trovandosi in difficoltà per sopperire a queste esigenze (nuovo, per il quale i finanziamenti sono comunque insufficienti, e vecchio da risanare e manutenere) non potrà affrontare ulteriori costosi interventi. Sul fronte delle spese il quadro è davvero pesante. Si può scegliere la strada di far fronte alle spese con la vendita (e/o l’affitto) di stabili fino a disfarsi di alcuni “gioielli di famiglia”. Oppure si possono percorrere inedite strade per aumentare le entrate. Guardando oltre il nostro naso qualche buona pratica si potrebbe trovare e replicare intelligentemente, Tanto per fare un esempio, ricordo che le Università americane che avevano investito in misura considerevole in spese edilizie negli anni 80, quelli del “baby boom” affrontarono il problema della contrazione demografica non con il taglio dei costi ma adottando misure di grande espansione, differenziando la loro offerta formativa per rispondere alle esigenze di formazione continua (o ricorrente) di una crescente popolazione adulta e investendo molto nei corsi telematici. L’altro fondamentale campo su cui investire è quello dell’innovazione, della creazione di nuova impresa innovativa, etc. . Di queste politiche non mi sembra si riscontri sufficiente presenza nel nostro Ateneo, se non per importanti ma piccole sperimentazioni, tenendo conto che non ci si può accontentare di interventi di piccolo cabotaggio ma che, al contrario, si tratta di impostare e realizzare progetti di grande respiro e dimensioni, per i quali occorrono adeguate strumentazioni e capacità organizzative.Per queste finalità le risorse europee potrebbero essere impiegate, ma si dovrebbero ricercare anche nel mercato finanziario pubblico e privato.
Ovviamente scrivo per quanto conosco, mi piacerebbe certo che il quadro consentisse meno pessimismo.
Non c’è dubbio che il prossimo nuovo governo dell’Ateneo si troverà a dover fare scelte decisive che speriamo non siano di ripiego quanto invece di ricerca di possibili (e realistici) nuovi investimenti di cui la nostra società della conoscenza ha necessità quanto il pane. – segue –

Oggi venerdì 28 novembre Incontro-dibattito con Umberto Allegretti

Allegretti-28-nov-141-212x300- Dibattito con Umberto Allegretti
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Alle ore 16,30 presso la Sala Convegni del Banco di
Sardegna in viale Bonaria a Cagliari, organizzato dalla Sezione ANPI
“Silvio Mastio” di Cagliari, si terrà l’Incontro-dibattito “Popolo e
Istituzioni in Italia: una questione democratica fra storia e attualità”
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- Approfondimenti su AladinAgorà

con gli occhiali di Piero…

GLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501414ANNIVERSARI. Gavino Gabriel, Indipendenza: Mauritania, Timor Est. Un anno fa, il 28 novembre 2013, su Aladinpensiero.
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FUEDDA SARDU
SU PRANGIU
Castia de mi cuncordai unu bellu prangixeddu.
Prepara unu pagu de sartizzu siccau, olia, prosciuttu, faixedda, pedeboi, cavuru, pruppu, calamarus, buttariga, de antipastu; de primu: malloreddus o culingionis, fai tui, a bagn’e tomata cun sartizzu, cambara fritta e panadas de anguidda po si stentai abettendi su sigundu; concheddas de angioni, cordula, tratalia,mesu porceddu, una bella frisciura ‘e porcu cun cipudda, appiu, cardu, arreiga, patatas, canciofa cun pisurci a schiscionera, meda birdura chi no bollu pappai pesanti, pani, binu, frutta e casu, una gazzosedda po mi fai arrutai, unu durcixeddu, pardulas o unas cantu sebadas, caffei, e m’arracumandu su fileferru po digiriri.
De pressi pero’, po prexeri.

(Da Gemellus, di Piero Marcialis)

Oggi venerdì 28 novembre 2014. Comincia Pazzaidea 2014. Talento e creatività per generare bellezza, cambiamento, innovazione e nuove energie

LUNA SCARLATTA  TALENTOPazza idea 2014
Talento e creatività per generare bellezza, cambiamento, innovazione e nuove energie in un viaggio tra narrazioni e nuovi linguaggi: tre giorni di incontri e workshop per parlare di libri, tecniche di creatività, social media, cultura digitale, imprese culturali, scienza, narrazione per immagini. E per discutere sul talento tra esercizio del quotidiano e lampo di genio.
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Approfondimenti e aggiornamenti su:
- www.pazzaidea.org
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- facebook.com/lunascarlatta
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