Monthly Archives: novembre 2015

Interventi nelle periferie (Is Mirrionis, per esempio): senza la partecipazione dei cittadini si fallisce.

ape-innovativaCi piace molto l’articolo di Giuseppe Salvaggiulo su La Stampa. Lo riportiamo integralmente perché vogliamo utilizzarlo come guida critica rispetto all’intervento ITI (Investimenti Territoriali Integrati) progettato dal Comune di Cagliari per San Michele-Is Mirrionis con l’utilizzo di consistenti appositi fondi europei. Siamo intervenuti criticamente su questo progetto che crediamo vada profondamente modificato e soprattutto vada discusso con i cittadini, come prescrive precisamente l’Unione Europea. Torneremo per gli opportuni approfondimenti, ma intanto ci piace riprendere un passo dell’articolo che applichiamo alla scelta del citato progetto ITI laddove individua come unico intervento per favorire l’aggregazione l’hangar attualmente nella disponibilità dell’Agenzia del Lavoro localizzato nell’area di Is Mirrionis, con accesso dalla via Fontana Raminosa, mentre ignora totalmente l’edificio che ospitò la Scuola Popolare dei lavoratori di Is Mirrionis. Ecco il passo testuale:
” (…) serve quella che l’urbanista napoletano Aldo Loris Rossi chiama «visione olistica» applicata alle città. Approccio soft, processi partecipati, più servizi e socialità che cantieri. Meglio un piccolo locale riutilizzato da un’associazione di quartiere che un grande centro giovanile gestito da funzionari comunali”. A presto per gli approfondimenti.
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I cantieri da soli non bastano, senza cittadini coinvolti si fallisce
Gli urbanisti: “Pochi 500 milioni, ma segnale giusto”. Si moltiplicano le social street

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26/11/2015
di GIUSEPPE SALVAGGIULO, su La Stampa on line
TORINO
Dietro l’annuncio di Renzi di destinare 500 milioni di euro aggiuntivi per le periferie ci sono posizionamento politico (anche internazionale, altro che proclami bellicisti) e strategia comunicativa (vedi citazione del «rammendo» di Renzo Piano, ormai di moda). Nessun piano segreto e specifico. Del resto basta fare due conti. I soldi vanno alle città metropolitane (tredici già istituite, la Sardegna potrebbe aggiungere Cagliari), da spendere entro il 2016 per progetti da presentare entro la fine di quest’anno. Meno di 40 milioni per città e 13 mesi per spenderli: tempi e soldi sconsigliano interventi giganteschi. Bisogna recuperare progetti già pronti. «Non c’è cifra che basterebbe a risanare le periferie italiane – dice l’urbanista Francesco Indovina -. 500 milioni sono una goccia nel mare, ma anche pochi soldi servono se spesi bene».
segue -

MARCIA GLOBALE per il CLIMA – SASSARI, 29 NOVEMBRE in PIAZZA D’ITALIA, ore 11,00.

Clima 29 nov 15 SSQuesto evento fa parte della Marcia Globale per il Clima. Il prossimo 30 novembre, leader politici da tutto il mondo si incontreranno a Parigi per iniziare i negoziati per il prossimo accordo sul clima. Per questo, il giorno prima, in tutto il mondo scenderemo nelle piazze e nelle strade per chiedere a ognuno dei nostri leader di impegnarsi a raggiungere il 100% di energie pulite. Insieme, possiamo spingere il mondo verso un accordo per il clima che rinunci all’energia inquinante e garantisca energie pulite per tutti. Scriviamo insieme un pezzo di storia: conferma qui sotto la tua partecipazione a questo evento della Marcia Globale per il Clima!

La dignità dell’uomo. Luigi Pintor. Ragione e passione

Luigi Pintor fto sfondoGiovedì 3 dicembre alle ore 17,00 nella sala conferenze della Fondazione Banco di Sardegna, in via San Salvatore da Horta 2 a Cagliari si svolgerà la presentazione del libro curato dal giornalista Jacopo Onnis La dignità dell’uomo. Luigi Pintor. Ragione e passione (Ediesse edizioni). Insieme al curatore ne discuteranno Luciana Castellina, Monica Pacini e Marco Ligas. – La pagina fb dell’evento.

Oggi giovedì 26 novembre 2015

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Dietro l’allontanamento del Martini dalla sua sede storica il declino della città

Martini“L’abbandono del Martini da parte del Sindaco e in genere del potere politico-amministrativo. A ben vedere, si tratta non solo e non tanto dell’inqualificabile mancanza di considerazione ed ascolto verso docenti, studenti e cittadini che difendono una storica istituzione scolastica cagliaritana, ma di un abbandono di Cagliari, di un colpo (che segue a tanti altri) alla sua funzione di città. Una questione centrale, che non può lasciare indifferenti i cagliaritani nelle scelte elettorali ormai prossime.”
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di Andrea Pubusa, su Democraziaoggi

La città si caratterizza non solo e non tanto per il numero degli abitanti, ma per le funzioni che in essa si esercitano: funzioni di governo, amministrative di area, importanti funzioni commerciali, funzioni culturali innanzitutto.
Il fenomeno di allontanamento da Cagliari di istituti scolastici storici, di dipartimenti universitari e di rilevanti funzioni sanitarie, di importanti uffici amministrativi fanno perdere al capoluogo la sua natura di città, riducendola pian piano ad un luogo privo di attrazione. Si pensi anche al fenomeno dei centri commerciali e alla chiusura nel centro città non solo dei negozi di vicinato, ma pure delle vetrine più belle.
La questione dovrebbe interessare massimamente le autorità politiche ed innazitutto il sindaco, che non si qualifica certo facendo solo opere pubbliche (la giunta Delogu, carente per molti aspetti, non fu certo inerte in fatto di giardini e di aiuole!).
Ha dunque ragione da vendere Rosa Maggio quando denuncia, con forza e passione, l’abbandono del Martini da parte del Sindaco e in genere del potere politico-amministrativo (stendiamo un velo pietoso sul ruolo del tutto passivo del preside). A ben vedere, si tratta, però, non solo e non tanto dell’inqualificabile mancanza di considerazione ed ascolto verso docenti, studenti e cittadini che difendono una storica istituzione scolastica cagliaritana, ma di un abbandono di Cagliari, di un colpo (che segue a tanti altri) alla sua funzione di città. Una questione centrale, che non può lasciare indifferenti i cagliaritani (non sarà certo senza peso per me!) nelle scelte elettorali ormai prossime.
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Se questa è giustizia! Solidarietà alla famiglia sfrattata di San Gavino

CagliariPad sitinsfratto2__1Casa pignorata e disabile in strada, protesta a palazzo Giustizia
(Da CagliariPad) Una trentina di manifestanti con striscioni e bandiere hanno protestato a sostegno della famiglia di una giovane disabile di San Gavino che ha perso la casa per i debiti con le banche e rischia di finire sulla strada. Il servizio su Cagliari Pad.
Ansa NewsSEGUE

Il trasferimento del Martini: finisce una pagina secolare della Città. Ed a perdere è Cagliari

Martinidi Francesco Cocco*
Alla fine, dopo il generoso impegno del comitato che vi si opponeva il Martini viene trasferito (forse sarebbe più appropriato dire “allontanato”) dalla sua sede storica. Così in qualche modo finisce una pagina secolare della Città. Ed a perdere è Cagliari.
Alcuni potranno obiettare che il trasferimento di un prestigioso istituto scolastico in una sede dell’hinterland è un segno di attenzione verso la periferia urbana. Niente di più sbagliato: non è certo svuotando il centro storico dei suoi segni distintitivi che si qualifica la periferia. La periferia ha diritto a sue strutture scolastiche e culturali che non devono però nascere dall’eliminazione delle stesse dal centro cittadino. Altri potranno osservare che è indifferente se il Martini viene trasferito in altro edificio. Non si considera che un istituto scolastico non è solo aule, corpo docente, apparato di segreteria, supporti tecnici. Non è così perchè la tradizione ha bisogno di riferimenti a luoghi reali. Abbiamo bisogno d’inquadrare le persone in un ben definito contesto fisico. Gli edifici, i muri, si caricano di ricordi.
Il Martini è stato frequentato da tanti allievi diventati personaggi illustri. Per un secolo la cultura economica cagliaritana è il Martini, è uscita dall’edificio di via Sant’Eusebio e si è nutrita in quelle aule. Trasferire l’Istituto equivale a porre nell’oblio una pagina della cultura economica sarda. Dobbiamo proprio pensare che chi ha responsabilità istituzionali si può sentire indifferente a questa vicenda. Siamo a questo punto?!
* anche su Democraziaoggi
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- Approfondimenti per il Martini nell’articolo di Rosamaria Maggio.
Comitato salva la scuola Ca“Martini, Alberti, Motzo. La scuola non si sposta, la scuola al primo posto”
Mercoledì 2 dicembre a Cagliari, alle 16.00, nell’Aula Magna del Liceo Scientifico Alberti, sede di via Ravenna, organizzata dal Forum delle associazioni “Scuola Università Ricerca” e dal Cidi, si svolgerà l’assemblea pubblica “Martini, Alberti, Motzo. La scuola non si sposta, la scuola al primo posto”, per discutere del diritto all’istruzione nelle scuole delocalizzate.
Parteciperà il Dirigente Scolastico dell’Alberti, prof. Raffaele Rossi, interverranno docenti, studenti e genitori dell’Istituto Tecnico Martini, del Liceo Alberti e del Liceo Motzo.
La discussione con studenti, docenti, famiglie, rappresentanti delle Associazioni della scuola si svilupperà sui temi caldi dei processi decisionali che hanno portato allo smembramento e alla dislocazione di importanti scuole superiori cagliaritane e non solo. La pagina fb dell’evento.

Oggi mercoledì 25 novembre 2015

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Difendiamo il pluralismo. Difendiamo le radio sarde

Trenta radio sarde scrivono a Pigliaru: “Legge tradita, perché la Regione vuol farci morire?”
Radio-ok Biolchini
24/11/2015 alle 18:23. Appello delle radio della Sardegna.

Dal sito web di Vito Biolchini. – segue -

Parliamone, ma informati

Mondo musulmanoDa Emiliano Rubbi (su fb):
“Una breve lista di cose da sapere, se si vuole per forza di cose iniziare una conversazione su Isis e Islam
1) “Isis” non è un paese arabo.
2) il 95% dei morti per mano del terrorismo islamico dell’Isis sono musulmani.
3) Quelli che scappano, quelli che arrivano sui barconi, cercano di sfuggire a una realtà dove stragi come quella di Parigi sono quasi la realtà quotidiana.
4) L’Islam è diviso tra sciiti e sunniti e i sunniti tra salafiti e wahabiti (ecc).
La guerra attuale è, prima di tutto, una guerra in seno all’Islam.
5) Noi occidentali, attualmente, abbiamo come alleati molti stati arabi che supportano l’Isis (Arabia Saudita, Emirati ecc.).
E siamo nemici di paesi che ci combattono contro, come la Siria.
6) L’esercito dell’Isis (si stima di circa 50.000 uomini) è composto in gran parte da mercenari.
Pagati da paesi formalmente nostri alleati, oppure dai fondi derivati dalla vendita del petrolio da parte dell’Isis stessa a paesi occidentali.
7) I Musulmani, nel mondo, sono più di un miliardo e mezzo.
E la maggior parte di loro è vittima quanto, se non più di noi, dell’estremismo.
8) Gli interessi in ballo sono economici. Si tratta di controllo territoriale e strategico delle risorse petrolifere.
9) La religione è una scusa per coinvolgere l’emozione delle masse, come sempre succede con le religioni.
Ma, come si diceva sopra, le masse coinvolte da questioni religiose, attualmente, sono minime. Si tratta di una frazione infinitesimale, rispetto alla totalità del mondo islamico.
10) Chi ha interesse a fomentare, adesso, la percezione di una guerra di religioni o di uno “scontro tra culture” (noi contro l’Islam) è il primo dei terroristi.
Si tratta di sciacalli senza scrupoli che sperano di ottenere più voti, trovando un nemico comune nell’Islam e aizzando l’opinione pubblica contro quei popoli che sono le vittime principali di tutto quello che sta succedendo.
Partiamo da questo e poi, se volete, parliamo.

Oggi martedì 24 novembre 2015

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E la gente muore

guerra e Italia_2di Raffaele Deidda

L’AIAD è la Federazione Aziende Italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza. Ne è il presidente Guido Crosetto, già deputato di Forza Italia e del Pdl, poi fondatore di Fratelli d’Italia con Giorgia Meloni e Ignazio La Russa. Intervistato da un quotidiano nazionale aveva motivato la sua decisione di lasciare la politica col desiderio di “tornare a lavorare concretamente per il Paese”.

E’ federata all’AIAD la RWM Italia S.p.A., società del gruppo Rheinmetall con due stabilimenti in Italia, a Ghedi e a Domusnovas. Attraverso la Federazione si apprende che la RWM Italia dispone di un moderno impianto per la produzione di esplosivo insensibile (PBX) a Domusnovas e che presenta un core business centrato su Caricamento di munizioni e spolette, Sviluppo e produzione di Teste in Guerra per Missili, Siluri, Mine Marine, Cariche di Demolizione e Controminamento, Progettazione, sviluppo e realizzazione di Mine Marine e Sistemi di Controminamento.

Le bombe prodotte a Domusnovas sono considerate dai committenti “perfette per situazioni in cui è necessaria la massima esplosione e deflagrazione”. Sono quelle recentemente spedite dall’aeroporto di Cagliari e dal porto di Olbia con destinazione Arabia Saudita, per essere utilizzate dai sauditi in Yemen nella lotta ai ribelli dell’Houthi, già movimento religioso pacifista poi trovatosi al centro di un conflitto internazionale. Gli Houthi sono attaccati sia dall’ISIS e che dall’Arabia Saudita. A partire dallo scorso mese di marzo, i bombardamenti sauditi nel paese più povero del Medio Oriente hanno causato la morte di circa 6mila persone, fra cui molte centinaia di bambini, oltre al ferimento di altre 25mila. Dimostrazione evidente della qualità delle bombe ”made in Sardinia”!

Intervenendo lo scorso mese di luglio al convegno dell’AIAD “Il sistema industriale della Difesa per il sistema Paese”, il ministro Pinotti aveva dichiarato che: “Senza un’industria della Difesa, senza potersi garantire una certa produzione, una certa capacità, noi non potremmo parlare di Difesa”. La ministra è passata poi dalla esigenza di “una certa produzione” di armi per la difesa dell’Italia all’indifferenza per il carico di bombe prodotte in Sardegna per l’Arabia Saudita, questione neppure meritevole di essere discussa in Parlamento: “ La produzione può essere svolta e l’esportazione può essere fatta. Per quanto riguarda le autorizzazioni è tutto regolare”. Già, l’autorizzazione è stata rilasciata direttamente dal Governo italiano, senza alcun cenno di protesta da parte del Governo regionale della Sardegna.

Tutto regolare, tutto legale (ma non c’è forse in Italia una legge, la 185 del 1990, che vieta esportazioni d’armi verso Paesi in conflitto armato?), tutto corretto. Compreso il fatto che si tratta di bombe italiane fornite ad un paese finanziatore dell’Isis, impegnato in un conflitto che sta massacrando il popolo yemenita. Peraltro senza alcun mandato delle Nazioni Unite.

Risuonano le parole di Papa Francesco: “La guerra è la scelta per le ricchezze: facciamo armi, così l’economia si bilancia un po’, e andiamo avanti con il nostro interesse. C’è una parola brutta del Signore: Maledetti”. Parole dure che sembrano lasciare indifferenti i decisori politici, pur consapevoli che la meta principale delle armi italiane è il Medio Oriente, con un ricavo di cinque miliardi di euro nel periodo 2010-2014. Di cui un miliardo e 200milioni fatturato all’Arabia Saudita.

Che dire poi del fatto che la Rwm Italia S.p.a, in quanto succursale della Rheinmetall, è finanziata da alcuni fondi pensioni dello Stato di New York e da altri fondi assicurativi e d’investimento riconducibili ad Allianz, Hartford, Black Rock ed altri, se non osservare con raccapriccio che c’è chi gode dei ricavi dei fondi maturati grazie alla produzione di bombe che massacrano intere popolazioni? Di cui l’Occidente ignora quasi tutto, se non l’ostilità ai ricchi acquirenti delle armi “eccellenti”, orgoglio della tecnologia occidentale.

Quel “maledetti” pronunciato dal Papa dovrebbe far riflettere. Anche chi, come Guido Crosetto, è alla guida dell’AIAD con la determinazione di “lavorare concretamente per il Paese” federando società produttrici di strumenti di devastazione e di morte.

Chi poi pensa che si debba essere orgogliosi di ospitare nel sud Sardegna un centro di eccellenza per la produzione di bombe farebbe bene a riflettere sui versi di Joseph Brodsky, premio Nobel 1987 per la letteratura: “As you pour yourself a scotch, crush a roach, or check your watch,as your hand adjusts your tie, people die”. (Nel momento in cui ti versi uno scotch, schiacci uno scarafaggio o controlli l’orologio, nel momento in cui ti sistemi la cravatta, la gente muore).

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By sardegnasoprattutto / 23 novembre 2015/ Società & Politica/
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cielo
I nostri problemi, le nostre paure, le nostre responsabilità…

Orto dei Capuccini

Per ora guardate questo cartellone posto all’ingresso di viale Merello dell’Orto dei Capuccini di Cagliari. Ricordate la storia dell’Orto riportata in un articolo di Carla Deplano? Rileggetela. Presto ci ritorneremo.
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A Verona, dal 26 al 29/11/2015 si svolge il 5° Festival della Dottrina Sociale della Chiesa: “La sfida della realtà”

LOGO_FESTIVAL_DSC_alta-1024x229Dal 26 al 29 novembre 2015 presso l’Ente Fiera di Verona si rinnova l’appuntamento con la quinta edizione del Festival della Dottrina Sociale della Chiesa, che quest’anno ha come tema “La sfida della realtà”.
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IL PAPA: «I SOLDI PER IL LAVORO NON CI SONO MA PER FARE LA GUERRA SÌ»

Oggi «si sottolineano molto i soldi che mancano per creare lavoro», ma «il denaro per acquistare armi si trova, per fare le guerre, per operazioni finanziarie senza scrupoli, si trova». Questo l’atto d’accusa lanciato da papa Francesco nel videomessaggio che ha inviato per il quarto festival della Dottrina sociale della Chiesa a Verona.

papa Francesco per VeronaRiportiamo da FamigliaCristiana.it del 21/11/2014 il testo integrale del videomessaggio di papa Francesco per la IV edizione del Festival della Dottrina sociale della Chiesa che si è tenuto a Verona dal 20 al 23 novembre 2014.

Carissimi,
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