Monthly Archives: settembre 2016

RAZZISMO A CAGLIARI NELLE SCUOLE

Vignetta facciabuco com

di Piero Marcialis

Nessuna meraviglia che a Cagliari, in una scuola privata (anche se… ma di questo poi), si trovino tracce consistenti di razzismo.
Certo. è ancor più doloroso che questo coinvolga bambini, in una stridente contraddizione tra i fini dell’educazione e la lezione infame che viene loro impartita, vittime tutti i bambini che la subiscono, sia quelli che ne sono bersaglio, sia quelli che ne sono soltanto spettatori, più o meno già condizionati dai discorsi familiari.
Però, e c’è un però, non atteggiamo lo sguardo a stupore: noi qui? Di questi tempi? A Cagliari? Civili come siamo?
Gratta un po’, il razzismo è presente e diffuso, non residuale, non relegato ai discorsi di vecchi bacucchi allevati ai tempi del fascio, non isolato nelle case dove i libri sono soltanto decorativi, edizioni patinate di pensieri già masticati nei salotti televisivi.
No, il razzismo è radicato e praticato.
Risiede nel disprezzo per i poveri, nell’identificazione del valore delle persone con il loro stato patrimoniale ed estende la sua giurisdizione al colore della pelle, alla diversa religione, alla diversità sessuale.
Certo, il razzismo ha date storiche che si possono citare, ma solo per confermarne il procedere già in tempi lontani.
Il razzismo dei conquistatori verso noi sardi, popolo di selvaggi, di ribelli da impiccare; il razzismo dei sardi colonizzati delle città verso la gente di campagna, contadini e pastori, il razzismo dei quartieri “alti” verso quelli “bassi”.
Non facciamo finta di non saperlo, di non accorgercene, di scoprirlo con stupore in episodi eclatanti.
Meditiamo, facciamo memoria, dalla storia antica alle nostre personali esperienze.
Non c’è forse una fetta consistente di sardi disposta a mettersi a disposizione dei padroni di turno per disprezzo verso il resto della società sarda?
E se tra noi ci sono coloro che disprezzano i sardi stessi, che animo possono avere verso quanti vengono da fuori, poveracci o anche no, ma comunque di pelle diversa?
Non andarono poveracci sardi ad ammazzare poveracci africani? E che pensavano, per non sentirsi in colpa, di quelli che ammazzavano se non che erano esseri inferiori, animali o poco più, diversi dalle persone perfette, gente dal fiato orribile, dal sudore repellente, dalla pipì infetta?
Non ci furono quelli che accolsero con soddisfazione le leggi fasciste sulla razza e le trovarono soddisfacenti, persino scientificamente fondate?
Che educazione diedero ai loro figli e nipoti se ne avevano? ai loro scolari se erano insegnanti?
Noi lo percepimmo fin dalle scuole elementari negli anni ’50, quando nelle stesse classi venivano bambini con le scarpe nuove e bambini senza scarpe o con le scarpe rotte e, “naturalmente”, finivano agli ultimi banchi,
Quelli che nel tema in classe “descrivi la tua casa” scrivevano “è uno stanzone per dormire con la cucina e il cesso in fondo” e venivano corretti “si dice camere da letto, si dice bagno”. Quelli che parlavano sardo ed erano oggetto di colpi di bacchetta “parla italiano!”
E alle scuole medie e al ginnasio non c’era forse qualche professore che chiedeva a ciascuno “che mestiere fa tuo padre?” e a chi rispondeva “il contadino” replicava “e allora perchè non vai a zappare?”
Quando qualcosa di spiacevole accadeva in classe i primi indicati come colpevoli erano quelli dei quartieri bassi o dei paesi dell’interno, e venivano prontamente spediti dal preside con la raccomandazione “gentaglia di S.Avendrace, di S.Elia, de Is Mirrionis”.
E se nell’androne del liceo, all’entrata tumultuosa degli studenti, il monsignore insegnante di religione fermava il vocìo per arringare la plebaglia sulla bellezza del silenzio e della meditazione, la pernacchia fulminante che partiva era subito attribuita ai reietti e agli umili, anche se era partita da qualche figlio di papà che avrebbe finito gli studi nelle scuole private.
All’Università non fu per caso che allora quelli della mia generazione denunciarono il carattere classista della scuola, lottarono per il diritto allo studio di tutti, e non fu per caso che si levò l’indignazione dei “benpensanti” e che tutti i governi col consenso di tanti mandarono la polizia a mettere a posto le cose, e i fascisti locali organizzarono squadracce malintenzionate al confronto democratico.
Tutto ciò non nelle scuole private, quelle erano oasi per ricchi e per i figli degli onorevoli, ma nella scuola statale e nell’epoca in cui non arrivavano famiglie straniere con figli di pelle scura. Il razzismo c’era.
E volete che non ci sia oggi? E che non ci sia anche di più nelle scuole private, dove chi può paga per tenere i propri pargoli al riparo dal contagio coi poveri e coi sudori di pelle diversa?
E queste scuole private sono, alla faccia della Costituzione, finanziate dallo Stato, e sono, alla faccia della cristiana pietas, di “ispirazione” cattolica e come tali gestite, con misteriosi criteri contrattuali e decisionali.
Certo, è positivo che le suore di quell’istituto abbiano respinto la pretesa di genitori ignoranti di escludere dalla frequenza i due bambini pietra dello scandalo (ma per chi dà scandalo ai bambini…), ma poi che cosa accade?
Accade che, mentre le scuole statali cadono a pezzi, coi soffitti che crollano anche in assenza di terremoti, in una scuola privata si risolve il problema del razzismo con una stanza da bagno in più, per gli africani, che problema c’è?
Già, che problema c’è?
E’ tutto risolto avrebbero dichiarato le pie suore.
Irrisolta comunque è la lacerazione sociale che vede un’ampia divisione tra razzismo, emerso e sommerso, e democrazia dell’eguaglianza, quella che speriamo prevalga.
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manifesto_antirazzismo

Fonte della vignetta in testa.

Sviluppo sostenibile

Sviluppo sostenibile- presentazione del 1° rapporto ASviSSviluppo sostenibile: presentazione del 1° rapporto ASviS

- Sintesi.
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- Il rapporto completo.
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- Presentazione di Enrico Giovannini.

Notte Europea dei Ricercatori – Oggi all’Università

Unica notte 30 9 16- Tutte le informazioni in rete.

Innovazione. Veranu premiata

Verani 1 30 set 16Veranu vince il contest
“90 secondi per spiccare il volo”

La startup sarda vince il contest per la migliore startup del territorio.

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VeranuEcco il video del contest “90 secondi per spiccare il volo”
https://www.youtube.com/watch?v=nR3D2t7kv9E
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Venerdì 30 settembre 2016

democraziaoggi INFORMAZIONE UTILE. Alle ore 21 di oggi 30 settembre, la “TV la 7” ospita un confronto televisivo, moderato dal giornalista Mentana, tra il Presidente del Consiglio, dott. Matteo Renzi, e il Professore emerito della Corte Costituzionale prof. Gustavo Zagreblesky, che è anche Presidente onorario del Comitato per il NO nel referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre.
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Logo_Aladin_Pensieroaladin-lampada-di-aladinews312sardegnaeuropa-bomeluzo3-300x211Sardegna-bomeluzo22sedia-van-goghGLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413.
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Serafino Sabato alle 17.30 Ricordando Serafino Canepa.

Il PIL non rappresenta la vera situazione di un paese

lampadadialadmicromicroLo sosteniamo da tempo!
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L’insostenibile sviluppo dell’Italia senza futuro.
L’Onu lancia l’agenda 2030: diciassette obiettivi per migliorare. Il nostro Paese, però, è molto indietro su donne, ambiente, lavoro
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anidride-14392-kcWE-U1090886334445UAG-1024x576@LaStampa.it
In questa elaborazione di LaStampa-Centimetri è rappresentato il volume di anidride carbonica prodotta in un anno dalla pubblica amministrazione a causa del banale uso della carta. Si tratta di una sfera del diametro di 200 metri, poco meno dell’altezza del grattacielo più alto d’Italia, la Torre di Unicredit a Milano (fonte ForumPA).
di LINDA LAURA SABBADINI su La Stampa
ROMA
Il Pil è sempre stato il punto di riferimento fondamentale delle politiche. Ma il Pil non riesce a misurare il reale livello di benessere di un Paese, la qualità della vita di donne e uomini, che non è la risultante delle sole condizioni economiche. Salute, qualità del lavoro, ambiente, disuguaglianze di genere, povertà, sono solo alcuni elementi fondamentali da considerare. Se il Pil non basta più, le politiche non possono essere più Pil-centriche, non possono più basarsi su indicatori unicamente di carattere economico.
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Per ricordare Giorgio Pisano. La lettera di Maria

Giorgio Pisano US 20 8 16Caro dottore,
le scrivo per l’ultima volta. Le scrivo pur sapendo che non potrà rispondermi, che non potrà neppure leggere questa mia lettera, l’ultima di una di una corrispondenza non lunga ma durata quanto la mia, e la sua, esistenza. Le scrivo ancora al vecchio indirizzo, quello del giornale al quale ha appartenuto per tutta la vita, al quale ha voluto appartenere a tutti i costi.
Mi chiedo se Valeria o Giacomo, ora che lei non potrà più farlo, saranno tentati di aprire la lista dei messaggi che continueranno ad arrivare.
Non si stupisca se mi intrometto nelle cose più care che ha avuto nella vita. E’ stato lei stesso, del resto, a lasciarmi intendere la dolcezza, la delicatezza, la tenerezza dei suoi rapporti familiari, a lasciami intravedere uno scorcio del suo mondo privato. La sua espressione severa, il cipiglio, non hanno mai potuto nascondere il cuore. Il suo cuore, ahimè.
Immagino le sensazioni di Valeria e di Giacomo, il dolore che si asciuga, a poco a poco, nell’orgoglio di esser cresciuti assieme a tanto compagno e tanto padre. Quando si va via si lascia sempre qualcosa, qualcos’altro lo si porta via per sempre.
Quando mi ha contattato, per la prima volta, alla ricerca delle informazioni che ha utilizzato per scrivere il suo ultimo romanzo, la verità imperfetta, ho avvertito istintiva diffidenza. Mi capita sempre così, tutte le volte in cui mi trovo di fronte ad un giornalista. Ed io, nella mia vita, per le vicende che lei ben conosce, sono stata spesso esposta alla curiosità dei suoi colleghi, ho patito la loro morbosa curiosità e provato sulla mia pelle quanto i giornalisti possano essere inaffidabili e persino crudeli. Del resto, avendo avuto occasione di leggerla all’epoca in cui faceva il cronista per l’Unione Sarda, ricordo come fossero taglienti le sue parole, duro il tono, feroce la replica nei confronti del malcapitato, o della malcapitata, che osava frapporsi alle sue certezze. Come quando affibbiò l’insolente appellativo di donna in preda ad una crisi di nervi ad una lettrice che si era permessa di criticare una sua cronaca.
Sono stati questi pregiudizi ad impedirmi di offrirle, sin da subito e senza reticenze, la mia piena collaborazione.
Lei, mi aveva assicurato che avrebbe posto in essere tutte le cautele per impedire che io potessi essere riconosciuta. Ho stentato a crederle, lo confesso, ma mi è bastato conoscerla appena per ricredermi. Ho subito capito che, in fondo, lei condivideva il mio pregiudizio nei confronti dei giornalisti, o meglio, di tanti che, nella vita, fanno i giornalisti. Fare il giornalista, in effetti, non è difficile, può persino costituire un’esaltante esperienza di potere anche se, talvolta, può condurre verso imprevedibili e disonorevoli epiloghi. Conoscendola, ho compreso la differenza tra il fare il giornalista e l’essere giornalista. Lei, è appartenuto alla seconda categoria, a quella nobile stirpe, a volte persino aristocratica, governata dall’ineluttabile imperativo di obbedire soltanto alla propria coscienza, di anteporre la notizia a qualsiasi altro interesse, agli amici, alle fede politica, alla convenienza personale. - segue –

OGGI Giovedì 29 settembre 2016

cicloresistenti-PRINTLogo_Aladin_Pensieroaladin-lampada-di-aladinews312sardegnaeuropa-bomeluzo3-300x211Sardegna-bomeluzo22sedia-van-goghGLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413democraziaoggi. .
pedalata 29 set 16 NO
- La pagina fb dell’iniziativa del Comitato per il NO nel referendum costituzionale.
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democraziaoggiNeppure i sostenitori del Sì sono convinti… e men che meno convincenti.
Gianfranco Sabattini su Democraziaoggi
Difendiamo-la-Costituzione-con-il-NO

Sardegna sempre più attanagliata da un diffuso malessere. E’ possibile trovare una positiva via d’uscita?

sardegna-dibattito-si-fa-carico-181x300Mentre l’Isola sprofonda nel malessere, la politica litiga sulle poltrone
di Paolo Fadda
su SardiniaPost 28 settembre 2016, Pronto intervento.

Stiamo vivendo in una Sardegna in grande sofferenza, attraversata da un persistente, ostinato e diffuso malessere. Come se un qualcosa – una sorta di nocivo ed implacabile virus – ne vada fiaccando e deteriorando la stessa composizione sociale. Determinando un degrado civile e morale che intristisce e spaventa e che rende sempre meno possibile il ritrovare la speranza e la volontà per avviare una riscossa.

Si tratta – e lo si rimarca con profonda tristezza – di un malessere, o di più malesseri che appaiono sempre più pericolosi e gravi, di cui ritroviamo le tracce negli attentati, sempre più frequenti, ai sindaci, quali sentinelle avanzate di uno Stato troppo assente; nell’ampliamento a dismisura delle aree di povertà e di insofferenza per via d’un lavoro divenuto sempre più precario, determinando pericolosi rigurgiti antisistema; nei ripetuti assalti ai furgoni portavalori ed ai bancomat delle banche come capitava nel Far West ottocentesco o nel riversarsi, con sempre più determinazione, nei commerci e negli affari illegali per impadronirsi di futili ma sostanziose ricchezze; nella ribellione dei piccoli centri che lo spopolamento vede privarsi di servizi civili essenziali, come la scuola e la posta; nell’accentuarsi sempre più dannoso delle contrapposizioni corporative, campanilistiche o di potere per la conquista di privilegi personali o di clan, in danno od in contrasto con l’interesse pubblico generale.

È uno stato di malessere generale che con il suo diffondersi a macchia d’olio richiama e determina la ricerca di responsabilità e di colpevolezze. Proprio perché ad esso non sembra che chi dovrebbe, cioè innanzitutto la politica, abbia la volontà o la capacità di creare e di mettere in campo degli antidoti.
Infatti proprio quel malessere (cioè quel virus maligno che deteriora e debilita) ha colpito anche la politica, e questo, purtroppo, in indifferenza di schieramento.
Per quel che si legge sui frequenti “bisticci” interni ai diversi schieramenti, rendono chiara la cruda ed intristente sintomatologia di quel malanno: perché non ci si contrappone se, per il risveglio dell’economia in sonno, occorra puntare sul risanamento dell’industria o sul rilancio dell’agricoltura, ma, al contrario, il nodo principale da dirimere debba essere la nomina di questo o quel personaggio alla guida di questo o di quel partito. Cioè per i propri interessi di parte, di clan o di corrente e non certo per l’interesse generale dei sardi.

Non sarà un caso, ma i problemi più importanti di un’isola afflitta da un’incombente recessione economica (e con tre giovani su cinque senza lavoro) sono apparsi, per il tempo dedicato a trovare la soluzione, i confronti – quasi sempre motivati da logiche di bottega elettorale – ove fosse meglio collocare la sede dell’ASL unica o se il suo direttore generale dovesse, o meno, essere sardo!

Ed ancora: di fronte alle tante e gravi pene di cui soffre la comunità isolana, fa ancor più tristezza (ed anche un po’ di sdegno) il fatto che non poche risorse pubbliche regionali vadano troppo spesso indirizzate ad aree improduttive (talvolta anche nello spettro del “loisir”), quasi che il vecchio detto del panem et circenses che Giovenale attribuì ai governanti dell’antica Roma, sia rimasto attuale anche per i nostri governanti.

Di fronte a tutto questo, occorrerebbe ritrovare la forza per avviare una decisa presa di coscienza, in modo da ritrovare le idealità e la carica morale che furono degli uomini migliori della Prima Regione, da Luigi Crespellani a Pietro Melis, da Efisio Corrias ad Umberto Cardia ed a Paolo Dettori.

Paolo_Dettori sc popol aladinewsProprio di quest’ultimo personaggio, s’intende qui riprendere un pensiero che, proprio di fronte alle difficoltà attuali, appare attualissimo: occorre – diceva negli anni del suo impegno nel Consiglio Regionale – che ci si unisca tutti insieme, senza divisioni di parte, per avviare e realizzare nell’Isola una profonda rinascita intellettuale e morale, per ritrovare ed applicare corrette regole di condotta civile e politica fondate su principi e valori di alta qualità etica, atte soprattutto a determinare, attraverso un impegno volto al servizio della gente e non su calcoli elettoralistici, un rinnovamento radicale ed un positivo rilancio delle condizioni sociali ed economiche di tutti i sardi: cioè, per dirlo più chiaramente, per instaurare in tutta l’Isola un clima di vera e convinta rinascita.

Paolo Fadda
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Quale classe dirigente per la Sardegna che vorremo

lampada aladin micromicrodi Aladin su Aladinews dell’8 maggio 2016.
Giovanni Maria Angioy Memoriale 2«Malgrado la cattiva amministrazione, l’insufficienza della popolazione e tutti gli intralci che ostacolano l’agricoltura, il commercio e l’industria, la Sardegna abbonda di tutto ciò che è necessario per il nutrimento e la sussistenza dei suoi abitanti. Se la Sardegna in uno stato di languore, senza governo, senza industria, dopo diversi secoli di disastri, possiede così grandi risorse, bisogna concludere che ben amministrata sarebbe uno degli stati più ricchi d’Europa, e che gli antichi non hanno avuto torto a rappresentarcela come un paese celebre per la sua grandezza, per la sua popolazione e per l’abbondanza della sua produzione.»
In un recente convegno sulle tematiche dello sviluppo della Sardegna, un relatore, al termine del suo intervento, ha proiettato una slide con la frase sopra riportata, chiedendo al pubblico (oltre duecento persone, età media intorno ai 40/50 anni, appartenente al modo delle professioni e dell’economia urbana) chi ne fosse l’autore, svelandone solo la qualificazione: “Si tratta di un personaggio politico”. Silenzio dei presenti, rotto solo da una voce: “Mario Melis?”. No, risponde il relatore. Ulteriore silenzio. Poi un’altra voce, forse della sola persona tra i presenti in grado di rispondere con esattezza: “Giovanni Maria Angioy”. Ebbene sì, proprio lui, il patriota sardo vissuto tra la fine del Settecento e gli inizi dell’Ottocento, (morto esule e in miseria a Parigi, precisamente il 22 febbraio 1808), nella fase della sua vita in cui inutilmente chiese alla Francia di occupare militarmente la Sardegna, che, secondo i suoi auspici, avrebbe dovuto godere dell’indipendenza, sia pur sotto il protettorato francese (1).
Mario Melis 1E’ significativo che l’unico uomo politico contemporaneo individuato come possibile autore di una così bella frase, decisamente critica nei confronti della classe dirigente dell’Isola (e quindi autocritica) e tuttavia colma di sviluppi positivi nella misura in cui si potesse superare tale pesante criticità, sia stato Mario Melis,, leader politico sardista di lungo corso, il quale fu anche presidente della Regione a capo di una compagine di centro-sinistra nel 1982 e di nuovo dal 1984 al 1989. Evidentemente la sua figura di statista resiste positivamente nel ricordo di molti sardi. E questo è bene perché Mario Melis tuttora rappresenta un buon esempio per le caratteristiche che deve possedere un personaggio politico nei posti guida della nostra Regione: onestà, competenza (più politica che tecnica), senso delle Istituzioni, passione e impegno per i diritti del popolo sardo. Caratteristiche che deve possedere non solo il vertice politico, ma ciascuno dei rappresentanti del popolo nelle Istituzioni. Aggiungerei che tali caratteristiche dovrebbero essere comuni a tutti gli esponenti della classe dirigente nella sua accezione più ampia, che insieme con la classe politica comprende quella del mondo del lavoro e dell’impresa, così come della società civile e religiosa.
Oggi al riguardo non siamo messi proprio bene. Dobbiamo provvedere. Come? Procedendo al rinnovo dell’attuale classe dirigente in tutti i settori della vita sociale, dando spazio appunto all’onestà, alla capacità tecnica e politica, al senso delle organizzazioni che si rappresentano, alla passione e all’impegno rispetto alle missioni da compiere.
Compito arduo ma imprescindibile.

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(1) Sappiamo come andò a finire la storia: i francesi si guardarono bene dall’intervenire, perlomeno in Sardegna – contrariamente a quanto fecero in Piemonte – per la quale tennero fede all’Armistizio di Cherasco (28 aprile 1796) e al successivo Trattato di Parigi (15 maggio 1796) che, sia pure con termini pesantissimi per i sabaudi, consentì loro di mantenere costantemente e definitivamente il potere sull’Isola.
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Ritorno (lento e faticoso) alla normalità. Maurizio de Pascale nuovo Presidente della Camera di Commercio di Cagliari. Buon lavoro da Aladinews.

(Comunicato Stampa della Camera di Commercio di Cagliari) L’ing. Maurizio de Pascale nuovo Presidente della Camera di Commercio di Cagliari
Si è insediato oggi, 28 settembre alle 10.30, il nuovo Consiglio della Camera di commercio di Cagliari, così come previsto dalla legge 580/1993 sulle Camere di commercio a fronte dei decreti del Presidente Pigliaru della Regione Autonoma Sardegna n. 47 dell’11 agosto 2016 e n. 51 del 13 settembre 2016.
All’ordine del giorno l’elezione del nuovo Presidente della Camera
È stato eletto l’ing. Maurizio de Pascale, designato da Confindustria, Presidente di Confindustria Sardegna Meridionale.
Il nuovo Presidente, ai sensi della normativa sulle Camere di commercio, procederà ora a convocare entro 15 gg una nuova seduta del Consiglio per l’elezione della Giunta, organo esecutivo dell’ente.
Rafforzata, la presenza femminile in Consiglio: 10 donne su 33 consiglieri.
Questa la composizione del nuovo Consiglio della Camera di commercio di Cagliari:
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Disability Management: buone pratiche e prospettive future in Italia

Logo-Pianeta-Persona-300x173Logo-IBM-300x134SAVE THE DATE.
Venerdì 25 novembre 2016, 09:00 – 13:30
Aula Rogers, Scuola di Architettura – Politecnico di Milano
Via Ampère, 2 – Milano
IBM Italia e l’Associazione Pianeta Persona organizzano, con il patrocinio della Regione Lombardia, del Comune di Milano, del Politecnico di Milano, del CALD (Coordinamento degli Atenei Lombardi per la Disabilità) e dell’Adapt (Associazione per gli Studi Internazionali e Comparati sul Diritto del Lavoro e le Relazioni Industriali), il Primo Convegno Nazionale sul Disability Management in Italia, che si terrà a Milano il prossimo 25 novembre.
L’eventoDisability Management: buone pratiche e prospettive future in Italia si propone come momento informativo e formativo, di confronto, di riflessione e di discussione sul Disability Management, un temaancora poco conosciuto in Italia, a differenza di altri Paesi (come USA e Canada), dove si è diffuso a partire già dalla fine del secolo scorso. - segue -

Scienza e fantascienza 
tra conoscenza inquietudine e meraviglia

Einstain 5684La cosa importante è non fermarsi mai di porre domande. La curiosità ha in sé la propria ragione di esistere. Non si può che non essere travolti dalla meraviglia contemplando i misteri del tempo, della vita, della meravigliosa struttura della realtà. È sufficiente se uno cerca semplicemente di comprendere un poco di questo mistero ogni giorno. Non perdete mai la curiosità. Non smettete mai di meravigliarvi
(Albert Einstein)

Programma autunnale
La rassegna Scienza e fantascienza tra conoscenza inquietudine e meraviglia, promossa dalla Biblioteca Provinciale nell’ambito dei programmi di promozione della lettura continuerà, come da programma, in autunno. La biblioteca provinciale è situata in cima al parco di a Monte Claro, ingresso da via Mattei, sia a piedi che in auto. - segue –

Impegnati per il NO

Anthony Muroni fbDichiarazione di Anthony Muroni sulla sua pagina fb.

REFERENDUM, perché il SÌ non è utile.
“Non ho guerre di religione da combattere contro Renzi e il Pd, né mi sono mai iscritto al partito della demonizzazione del premier, pur non essendo un suo sostenitore o elettore.
Credo anche che le riforme periodiche – quando sono migliorative, organiche, serie e utili – facciano bene alle istituzioni.
Sono invece convinto che le politiche di Renzi e degli altri governi degli ultimi vent’anni siano state dannose per la Sardegna. Ogni anno peggio.
E penso che la riforma costituzionale varata dal Parlamento sia anch’essa dannosa per la Sardegna, con tutte le clausole “commissariali” che sono state proditoriamente inserite, con la finalità di togliere alle Regioni speciali quella poca autonomia che rimane loro nelle materie più delicate.
Credo anche che ci siano altri aggiustamenti pasticciati, come ad esempio la composizione del nuovo Senato.
È per questo che, senza farmi condizionare dalle conseguenze politiche che il risultato del referendum del 4 dicembre prossimo avrà sugli assetti di governo, ho da tempo deciso di votare No.
Spero che una parte dei movimenti identitari sardi – quella che si è espressa per l’astensione – ci ripensi, valutando quale sia il reale interesse delle istituzioni e, di conseguenza, del popolo sardo, e si schieri anch’essa per il No“
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Mercoledì 28 settembre 2016

Logo_Aladin_Pensieroaladin-lampada-di-aladinews312sardegnaeuropa-bomeluzo3-300x211Sardegna-bomeluzo22sedia-van-goghGLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413. .
pedalata 29 set 16 NO
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- La pagina fb dell’iniziativa del Comitato per il NO nel referendum costituzionale.

I “grandi”

G2o china 2016 ft 2sedia di VannitolaLi chiamano “i grandi della terra”, le nazioni che per la loro potenza economica e militare dovrebbero e potrebbero regolare pacificamente i conflitti nel mondo, dire la loro e agire sui principali problemi del pianeta, fame immigrazione, sottosviluppo, malattie. Ma sono davvero “grandi”? Recentemente hanno dato prova della loro grandezza bombardando e distruggendo vaste zone della Siria, continuando a bombardare perfino dove ormai non c’è più niente altro da distruggere, uccidendo civili (bambini compresi). Poi hanno tentato di approvare una tregua, con fatica ci sono riusciti. La tregua è durata, si e no, una decina di giorni, neanche il tempo di portare e distribuire viveri di prima necessità. Poi, sempre loro, i “grandi”, hanno deciso che era necessario riprendere i bombardamenti sulle case già distrutte e su quel che resta della popolazione civile con le più svariate e assurde motivazioni (difendere o ristabilire il diritto, l’ordine, la democrazia). Ma non vi viene il dubbio che forse questi paesi siano tutt’altro che grandi? A me si.