Monthly Archives: giugno 2017

Venerdì 30 giugno 2017 Estate con noi

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unknownLa nostra news non prende ferie. Tuttavia vi accompagnerà fino a metà settembre con ritmi più lenti, senza obblighi di scadenze quotidiane. Godetevi e godiamoci un periodo di rallentamento, di tempi lenti, per quanto ci è possibile. Buona estate a tutti noi e non perdiamoci di vista!
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Paolo e Franciscu sovversivi alla corte di Pigliaru
democraziaoggi loghetto30 Giugno 2017

Andrea Pubusa su Democraziaoggi
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Autodeterminazione, diritti, sostenibilità: alla Sardegna serve un nuovo soggetto politico
29 Giugno 2017
Vito Biolchini su Democraziaoggi.

OGGI giovedì 29 giugno 2017 ESTATE con NOI – Oggi Festa dei Santi Pietro e Paolo

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29-giu-17-rosselli
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aleppo-padre-ibrahim-300x300Diocesi di Cagliari
Ufficio stampa
Oggi a Cagliari il parroco francescano di Aleppo, padre Ibrahim Alsabagh
Padre Ibrahim Alsabagh, parroco della comunità cattolica di San Francesco d’Assisi ad Aleppo, in Siria, è in visita a Cagliari.
Nel pomeriggio di oggi giovedì 29, alle 19, presso l’aula magna del Seminario diocesano (Cagliari, via mons. Cogoni 9), padre Ibrahim proporrà la sua testimonianza e presenterà il libro «Un istante prima dell’alba. Cronache di guerra e di speranza da Aleppo». Modererà l’incontro il giornalista e blogger Alessandro Zorco, vice presidente dell’Unione della stampa cattolica della Sardegna.
Domani, venerdì 30 giugno le attività di sposteranno presso la parrocchia Madonna della strada (Cagliari, via Crespellani 1), dove è previsto un intenso programma di accoglienza, preghiera e solidarietà. Alle 17 sarà proposto un incontro ai ragazzi e ai bambini impegnati nelle attività dell’oratorio. Seguirà, alle 19, la celebrazione eucaristica. Infine alle 20.30 si terrà una cena di beneficenza per sostenere la parrocchia di San Francesco ad Aleppo (COMUNICATO STAMPA).
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unknownLa nostra news non prende ferie. Tuttavia vi accompagnerà fino a metà settembre con ritmi più lenti, senza obblighi di scadenze quotidiane. Godetevi e godiamoci un periodo di rallentamento, di tempi lenti, per quanto ci è possibile. Buona estate a tutti noi e non perdiamoci di vista!
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Oggi 29 giugno la Chiesa cattolica celebra i santi Pietro e Paolo. Auguri a tutte/tutti: Pietrina, Paolina, Paola, Pietro, Piera, Piero, Pierpaola, Pierpaolo…
Aladinews così scriveva il 29 giugno 2016.
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democraziaoggiSinistra: solo una rivoluzione democratica può salvarci
29 Giugno 2017
Aldo Lobina su Democraziaoggi.
Continuiamo la riflessione sull’esito elettorale e le sorti della sinistra con queste notazioni di Aldo Lobina.
L’ostinazione con la quale Renzi e il suo quartier generale cercano di resistere al messaggio, chiarissimo, venuto all’indomani delle consultazioni amministrative è spiegabile con la posta in gioco, altissima, di una partita che è già cominciata per il potere, […]

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eddyburgSOCIETÀ E POLITICA »TEMI E PRINCIPI» SINISTRA
Oltre i numeri, una sinistra più radicale
di ALDO CARRA
«Mentre emergono le macerie che dobbiamo rimuovere, non appare chiaro cosa vogliamo costruire e come». il manifesto, ripreso da eddyburg 28 giugno 2017 (c.m.c.)
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sardegna-dibattito-si-fa-carico-181x300vitobiolchini blog occhialini1Autodeterminazione, diritti, sostenibilità: alla Sardegna serve un nuovo soggetto politico,
Vito Biolchini sul blog vitobiolchini.it.

Oggi mercoledì 28 giugno 2017 Estate con noi

alexLettera appello di Padre Zanotelli al Parlamento italiano: “Non firmate il CETA, un gigantesco regalo alle multinazionali”
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eddyburgSOCIETÀ E POLITICA »GIORNALI DEL GIORNO»
Sciopero generale del voto
di MARCO REVELLI
«Per questo appaiono fuori luogo i toni di trionfo del centro-destra, galleggiante, anch’esso, su un vuoto di reale consenso soprattutto privo di una qualche prospettiva credibile in rapporto alle incombenti elezioni politiche nazionali». doppiozero, ripreso da eddyburg, 27 giugno 2017 (c.m.c.)
———————————————Oggi a Is Mirrionis———————–
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democraziaoggiL’astensionismo? Indotto dai sistemi elettorali e dalle oligarchie finanziarie
28 Giugno 2017
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
E’ opinione comune che uno dei vincitori di questa tornata elettorale è l’astensionismo. È andato a votare solo il 46% degli aventi diritto, 13 punti in meno rispetto al primo turno. Con un risultato paradossale, quello di Trapani, dove le elezioni sono state annullate perché c’era un unico candidato, ma i voti sono stati […]

Oggi martedì 27 giugno 2017 Estate con noi

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SOCIETÀ E POLITICA » GIORNALI DEL GIORNO » ARTICOLI DEL 2017
Portogallo, c’è sinistra ad ovest di Bruxelles
di ELENA MARISOL BRANDOLINI
«Il Paese devastato dagli incendi e reduce da una pesantissima crisi economica è da un anno e mezzo un laboratorio di ricette opposte al neoliberismo». il Fatto Quotidiano, ripreso da eddyburg, 26 giugno 2017 (p.d.)
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democraziaoggiNoi del NO ripartiamo col Comitato per la democrazia costituzionale
Alfiero Grandi su Democraziaoggi.
Si è tenuta il 24 a Roma un’assemblea dei comitati per il NO che ha deciso di proseguire l’attività col nome originario di Comitato per la democrazia costituzionale (CDC). Ecco una sintesi estrema della lungra relazione di Alfiero Grandi.
La vittoria del No il 4 dicembre non ci mette al riparo per sempre […]

—————————————–Punta de billete—————————————
casa-quartiere-is-mirrionis-caGiovedì 29 settembre, con inizio alle ore 16.30 sala ex Circoscrizione, via Montevecchio: Assemblea del Quartiere di Is Mirrionis, promossa dall’Associazione Casa del Quartiere – Is Mirrionis, Cagliari. scuola-popolare-ism-oggi
———————————Domani a Is Mirrionis————————————–
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Un nuovo impegno dei cattolici in politica? Cosa chiede Papa Francesco e come rispondono i cattolici impegnati. Un intervento di Beppe Elia, presidente nazionale dell’associazione dei laureati cattolici

18423254_460594714280927_2943556474635074121_oQuella Politica (con la maiuscola) che non dobbiamo temere
23 Giugno 2017
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di BEPPE ELIA
presidente nazionale del Meic
È delle scorse settimane un’intervista che Beppe Grillo ha rilasciato ad Avvenire, uscita in contemporanea ad un’altra, concessa dal direttore dello stesso quotidiano, al Corriere della Sera, nella quale egli ha affermato che su tre quarti dei grandi temi, cattolici e Movimento Cinque Stelle hanno la stessa sensibilità. I due fatti sono stati interpretati come il segno di una nuova strategia della Cei nei confronti del M5S, anche se, attraverso successivi chiarimenti, il direttore di Avvenire e il segretario della Cei hanno ridimensionato la portata delle due iniziative giornalistiche. La vicenda merita però qualche riflessione.
Primo: quanto avvenuto è segno di un cambiamento di stile che sta accompagnando l’espressione di idee e di analisi dentro la Chiesa, in cui il dibattito e il confronto fra posizioni non sempre omogenee comincia a farsi lentamente strada. Con qualche preoccupazione, naturalmente, per il timore di generare confusione in un popolo che già vive con difficoltà la complessità dei problemi odierni, ed anche per la consapevolezza che si possa perdere un’unità di posizione di fronte a temi qualificanti della vita civile e sociale. - segue -

Dibattito. Creare un’alternativa al neo liberismo che ci trascina nel baratro. Si può e si deve!

unknown2SOCIETÀ E POLITICA » CAPITALISMO OGGI » CRITICA
La morte annunciata (e mai avvenuta) del neoliberismo
di ROBERTO ESPOSITO

Un’analisi convincente del neoliberismo (“neoliberalism”), prodotto di«un vero e proprio progetto antropologico» e autore di«uno spettacolare incremento delle disuguaglianze» , con una conclusione disperatamente “riformista”. la Repubblica, ripreso da eddyburg, 25 giugno 2017.

neoliberalismFra tante analisi, accuse e difese del neoliberismo, la vera domanda è quella posta da un celebre saggio di Colin Crouch, sulla sua “strana non-morte”. Come ha fatto a sopravvivere al suo palese fallimento, uscendo rafforzato da una crisi che avrebbe dovuto distruggerlo? Perché, dopo tanti avvisi di sfratto, continua a restare il paradigma di riferimento delle politiche globali – una specie di zombie, come lo chiamò Paul Krugman sul New York Times? Se l’interpretazione del neoliberismo si fermasse alle formule correnti che lo dipingono solo come generatore di povertà, nemico della democrazia e fomentatore di conflitti sociali, la sua lunga resistenza resterebbe inspiegata. Probabilmente c’è qualcosa di più da comprendere, prima di contrastarlo con strumenti adeguati al reale livello in cui si muove.

Già Pierre Dardot e Christian Laval, nel loro Guerra alla democrazia. L’offensiva dell’oligarchia neoliberista (DeriveApprodi), fanno un primo passo in questa direzione. Diversamente da quanti vedono nel neoliberismo un meccanismo puramente economico, essi lo considerano un vero sistema di governo della società, che modella in base alle proprie esigenze. Esso penetra nella stessa vita del lavoratore, facendone una sorta di imprenditore di se stesso. L’individuo non deve limitarsi ad avere un’impresa, ma deve esserlo, adoperando la sua medesima vita come un capitale umano su cui investire. In questo quadro la politica non si è eclissata, come spesso si dice, ma adeguata a tale orientamento. Siamo lontani dalle analisi economicistiche di Thomas Piketty, che attribuisce l’aumento delle disuguaglianze alla divaricazione tra tassi di crescita del reddito nazionale e tassi di rendimento del capitale. In realtà la strategia neoliberista è assai più capillare. Essa richiede da un lato interventi politici coerenti; dall’altro una modificazione radicale delle rappresentazioni simboliche che incidono profondamente sulla psicologia degli individui.

Un contributo ancora più sottile alla comprensione del fenomeno viene adesso dall’ultimo libro di Massimo De Carolis, Il rovescio della libertà ( Quodlibet 2017). Tutt’altro che essere una forza negativa, impegnata soltanto nello smantellamento dello Stato sociale, il neoliberismo ha colto le potenzialità innovative contenute nella crisi della civiltà moderna. Contrariamente ai filosofi che vi hanno visto soltanto nichilismo e alienazione, esso ne ha legato i passaggi traumatici a un vero e proprio progetto antropologico. Piuttosto che condannare gli animal spirits, vale a dire la potenziale concorrenza degli individui, li ha valorizzati, incanalandoli in istituzioni capaci di contenerne la carica conflittuale entro limiti accettabili. Da qui una netta svolta rispetto al liberismo classico. Se questo intendeva ridurre al minimo ogni regolamentazione, immaginando che la libera fluttuazione dei prezzi determinasse un equilibrio ottimale, il neoliberismo affida alle istituzioni il compito di governare tale processo, proteggendolo, almeno in teoria, dall’ingerenza di fattori devianti.
Intanto bisogna distinguere, all’interno della galassia neoliberista, la scuola austriaca di Friedrich von Hayek e Ludwig Mises, influente soprattutto nel mondo anglosassone, da quella tedesca rappresentata da Walter Eucken, Alexander Rüstow, Wilhelm Röpke, riunita, già negli anni Quaranta del secolo scorso, intorno alla rivista Ordo. Se i primi si muovono ancora nel solco classico della riduzione al minimo dei vincoli sociali, i secondi abbandonano la via tradizionale del laissez faire, sostenendo un forte interventismo da parte dello Stato, che deve garantire la stabilità monetaria, difendere l’economia dall’inflazione, imporre il pareggio di bilancio. Che tale ideologia governi ancora la società tedesca è facile vedere.

Se si leggono libri come Civitas humana di Röpke e Human Action di Mises con gli occhiali fornitici da Michel Foucault vi riconosciamo una vera e propria “politica della vita”, tesa a disciplinarla secondo le esigenze del mercato. Al suo centro l’assunzione in positivo degli istinti biologici degli individui, destinati a produrre una continua dinamizzazione dei processi sociali. Quelle stesse mutazioni profonde delle società ipermoderne, interpretate dai filosofi primonovecenteschi come sintomi regressivi dello spirito europeo, vengono valorizzate come risorse innovative dai teorici neoliberisti.

Come tale progetto sia andato incontro a una serie di fallimenti epocali è dimostrato dagli effetti distruttivi delle attuali politiche neoliberiste, sempre più gestite da grandi agglomerati economico- politici a vantaggio dei ceti più abbienti con uno spettacolare incremento delle disuguaglianze. Quella in atto è una sorta di rifeudalizzazione del mercato che tende ad atrofizzare le stesse potenze che ha liberato, in un intreccio opaco tra affari e potere. In questo modo la crisi, assunta come forma di governo, alimenta nuove crisi, spingendo fasce sempre maggiori di popolazione verso la soglia di povertà.

Ma la resistenza a questi processi involutivi deve essere condotta allo stesso livello di discorso. E cioè deve basarsi sulle medesime potenzialità innovative evocate, e tradite, dal progetto neoliberista. Le dinamiche di globalizzazione e i processi di tecnologizzazione delle competenze sono troppo avanzati per tentare di bloccarli dall’alto. Non resta che cercare di guidarli in una direzione diversa. Le nostre classi politiche appaiono largamente inadeguate. Ma, se si vuole spezzare l’avvitamento della crisi su se stessa, non c’è altra strada.

Estate

unknownLa nostra news non va in ferie. Tuttavia vi accompagnerà fino a metà settembre con ritmi più lenti, senza obblighi di scadenze quotidiane. Godetevi e godiamoci un periodo di rallentamento, di tempi lenti, per quanto ci è possibile. Buona estate a tutti noi e non perdiamoci di vista!

Oggi lunedì 26 giugno 2017 Interazioni

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- La pagina fb dell’evento.
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democraziaoggi“Ero straniero”: oggi conferenza a Cagliari
26 Giugno 2017 su Democraziaoggi.
Ero Straniero. oggi a Cagliari la conferenza InterAzioni
Per dire No alla Bossi Fini e conquistare nuovi diritti

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Oltre cinquanta organizzazioni provenienti da tutta la Sardegna si riuniranno oggi (Lunedì 26 giugno) a Cagliari per partecipare alla conferenza InterAzioni che si svolgerà alle 16.00 nella Fondazione di Sardegna in via San […]
sardegnaeuropa-bomeluzo3-300x211Sardegna-bomeluzo22sedia-van-goghdemocraziaoggiGLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413filippo-figari-sardegna-industre-2
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democraziaoggiMatteo riesce a perdere persino a Sesto S. Giovanni
26 Giugno 2017
Red su Democraziaoggi.
Renzi è riuscito in un’impresa impensabile, mirabolante: consegnare alle destre persino Sesto S. Giovanni, la mitica città rossa lombarda! Il trionfo del centrodestra ai ballottaggi delle amministrative è netto, gran parte dei 22 capoluoghi di Provincia in gioco passano all’asse FI-Lega Nord-Fdi. E’ per il Pd e tutto il centrosinistra, lo schiaffo è […]
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Peste suina africana e imbecillità legislativa
26 Giugno 2017
Andrea Pubusa su Democraziaoggi-
Che ne dite? E’ ragionevole una disciplina che premia i ladri e punisce le guardie? Direte, ma che domanda idiota è questa? Calma, calma. Non è così assurda, se pensate che nel campo dell’allevamento dei suini in Sardegna è proprio così.
La disciplina attuale premia con l’indennizzo le aziende che contraggono il virus e punisce […]

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liberta_giustiziaSOCIETÀ E POLITICA » MAESTRI » STEFANO RODOTÀ
Stefano Rodotà, “il Presidente”
di TOMASO MONTANARI
«Il modo migliore per ricordare questo nostro grande amico, per provare ad essergli grati, è continuare a lottare per costruire, con le sue parole e le sue idee, “una società diversa». Libertà e giustizia, ripreso da eddyburg, 24 giugno 2017.

Oggi domenica 25 giugno 2017

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Responsabilità e fantasia: un’alternativa per il Sulcis, di Vito Biolchini.
L’EDITORIALE DELLA DOMENICA della Fondazione Sardinia. 25-6-17.
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DOMENICA 25 GIUGNO 2017
alexCETA: “Il Senato voti No”. L’appello di Alex Zanotelli
di ALEX ZANOTELLI

Oltre Keynes

unknown2di Luca Benedini, su Rocca.

La situazione economica mondiale analizzata in Dietro le quinte dell’economia internazionale (Rocca n.12/2016) sollecita delle riflessioni da cui poter poi sviluppare delle proposte alternative che affrontino pienamente i suoi nodi.
Mentre la tendenza alla «stagnazione secolare» non devia affatto – in sintonia con l’imperversare del neoliberismo nelle scelte economiche di quasi tutti i governi del globo – molti aspetti della situazione ricordano il mondo che John M. Keynes si trovava davanti negli scorsi anni ’30: un mondo dominato dal liberismo e pertanto caratterizzato da un ruolo molto limitato della pubblica amministrazione (P.A.), e tanto più proprio nel campo economico, contrassegnato da frequenti e drammatiche crisi cicliche collegate soprattutto a delle fasi di sovrapproduzione, di riadattamento ai continui cambiamenti tecnologici e di debolezza creditizia e monetaria.
Keynes mise in luce come, specialmente nelle fasi di crisi, la P.A. potesse non solo regolare con più duttilità e acume il credito e la moneta, ma anche utilizzare la spesa per investimenti e servizi pubblici e la redistribuzione dei redditi dalle classi privilegiate a quelle economicamente in difficoltà come stimoli «anticiclici» che risollevassero l’andamento economico e la produzione, accrescendo l’indebolita domanda complessiva di beni e servizi. E prefigurò – per la prima metà del secolo attuale – il progressivo sviluppo di una società tecnicamente ed umanamente evoluta in cui si arrivasse a partecipare tutti alle attività economico-produttive non più di una quindicina di ore alla settimana, grazie anche ad una ben articolata distribuzione generale del lavoro: sviluppo che c’è effettivamente stato in senso tecnico, ma in quello umano, ahimè, no…
Come oggi, una parte degli imprenditori si schierò allora dalla parte delle politiche keynesiane (per motivi di sensibilità umana e/o di espansione aziendale), mentre un’altra parte ne combattè l’aspetto sociale (soprattutto per classismo e attaccamento ai propri privilegi). Per quanto riguarda i lavoratori e i loro movimenti, mentre queste politiche erano in piena sintonia con lo spirito del «socialismo scientifico» marx-engelsiano (che considerava fondamentale ogni modo di migliorare efficacemente la qualità della vita delle classi lavoratrici, come mostrano p. es. il programma socialista francese pubblicato su L’Égalité del 30 giugno 1880 e quello tedesco approvato a Erfurt nel 1891), nel corso del ’900 la sinistra riformista le accolse comunemente in modo molto ampio, ma sovente la sinistra rivoluzionaria di ispirazione leninista o stalinista le sdegnò o addirittura le contrastò perché rischiavano di far apprezzare troppo il capitalismo alle classi lavoratrici. Peraltro, Keynes stesso era stato in Russia nel 1925 e aveva poi espresso la sua simpatia per l’esperienza nata dalla rivoluzione d’ottobre, venendo anche ispirato nelle sue successive elaborazioni dai tentativi di coordinamento dell’economia là avviati in quegli anni (tentativi poi sostanzialmente non riusciti e infine sfociati nella rigida pianificazione staliniana). In pratica, i filoni di iniziative caldeggiati da Keynes – e poi aggiornati e approfonditi da molti altri, come i premi Nobel Joseph Stiglitz, Paul Krugman e Muhammad Yunus – mantengono manifestamente tuttora la loro piena validità, ma la peculiarità delle circostanze contemporanee richiede anche ulteriori prospettive.

una politica corrotta e incompetente
Un primo fattore radicalmente cambiato rispetto a quegli anni ’30 è il fatto che nel frattempo, col proliferare di politiche keynesiane che si è registrato nel mondo a
partire dal New Deal rooseveltiano e che ha raggiunto un vero e proprio boom internazionale negli anni ’50 e ’60, in moltissimi paesi si è prodotta una casta di politici che sfruttando gli ampi bilanci pubblici tipici di tali politiche hanno sviluppato dei comportamenti sistematicamente inclini a corruzione, clientelismo, affarismo, sprechi, incompetenza, e via dicendo. Comportamenti del genere erodono profondamente non solo i bilanci pubblici e il rapporto tra cittadini e istituzioni, ma anche le politiche keynesiane stesse e la loro efficacia socioeconomica. Il diffuso affermarsi di questa casta e i suoi effetti nefasti hanno costituito il miglior argomento per i neoliberisti che si sono messi a rivendicare un ritorno a bilanci pubblici striminziti e a un ruolo della P.A. decisamente secondario, accompagnato da uno strapotere dei mercati. Negli anni ’80, l’amministrazione Reagan negli Usa e il governo Thatcher in Gran Bretagna hanno costituito la testa d’ariete delle politiche neoliberiste, poi affermatesi sempre più grazie anche al ruolo cruciale di istituzioni internazionali come Fmi, Wto, Banca Mondiale e negli ultimi anni anche Unione Europea.
Diversi paesi – specialmente in Scandinavia e dintorni – hanno mantenuto una relativa scarsità di corruzione, di incompetenza, ecc. soprattutto grazie a una sorta di «spirito civico» diffuso che porta i loro cittadini a negare drasticamente il loro voto ai politici e ai partiti che hanno dato segni di quelle «patologie amministrative». In questo modo sono riusciti a mantenere in piedi un efficace «Stato sociale», in sintonia con le logiche keynesiane, e ad evitare gran parte dei problemi socio-economici che invece affliggono sistematicamente i paesi in cui domina il neoliberismo o la corruttela. Tutto ciò è ben noto a economisti e politici, ma i vertici di quelle istituzioni internazionali eludono accuratamente il confronto pubblico su queste realtà di fatto e persistono nel loro inflessibile neoliberismo che è causa di diseguaglianze sociali sempre più drammatiche, di prolungate tendenze economiche recessive e indirettamente anche di pesanti forme di degrado ambientale.
In altre parole, quello che in un gran numero di paesi la popolazione sembra non aver ancora compreso chiaramente è che la lotta per la trasparenza amministrativa e contro le varie forme di corruzione e di in- capacità dei politici non è soltanto un’ovviamente giustificatissima rivendicazione di civiltà e di lotta agli sprechi, ma è anche la base stessa della possibilità di tenere in piedi nel tempo uno «Stato sociale» capace di agire con efficacia nel controbattere la povertà, le recessioni economiche, i dissesti ambientali, ecc.. Malgrado la sua grossolanità e il suo essere quanto mai controproducente, è una lacuna presente quasi ovunque da numerosi decenni nella cultura dei movimenti politici che si dicono vicini alle classi lavoratrici.

l’irrompere della globalizzazione
Un secondo fattore nuovo è la globalizzazione, cioè il costituirsi di una sorta di mercato unico mondiale a seguito di sviluppi tecnologici come l’informatica, la velocizzazione dei trasporti, ecc. Rispetto a 80 o 40 anni fa, le politiche keynesiane di tipo nazionale sono oggi tendenzialmente meno efficaci – e molto meno semplici da mettere a punto – in quanto la competitività delle aziende è molto più esposta a rischi di origine internazionale. Non a caso, per i lavoratori occupati di oggi la minaccia più massiccia è probabilmente costituita dalle delocalizzazioni, imperanti nel mondo attuale. Uno «Stato sociale» efficace dovrebbe dunque offrire alle aziende e ai lavoratori del proprio paese supporti, sostegni, reti di protezione e contesti normativi alquanto più complessi di quelli che potevano andar bene un tempo. La Scandinavia mostra una varietà di esempi di questa possibile evoluzione dello «Stato sociale».
Ma parallelamente ci dovrebbe essere anche un’evoluzione della cultura popolare verso il comprendere che in un tale mercato unico – in cui già da decenni le élite economiche agiscono palesemente senza alcun pregiudizio nazionale, etnico, religioso, ecc. – anche i lavoratori per potersi difendere hanno bisogno di giungere a ragionare senza tali pregiudizi, che li dividono in mille segmenti separati. Ciò finora non è minimamente avvenuto – a parte il breve exploit del «movimento di Seattle» 15- 20 anni fa, con la sua trasversalità Nord-Sud e le sue ampie e generalmente lucide proposte di regolamentazioni socio-ambientali internazionali – anche se la globalizzazione ha ormai un quarto di secolo. Questo enorme ritardo – tanto più nell’odierno mondo economicamente così interconnesso – nel cogliere il valore e il complesso significato umano, culturale, dialo- gico, sindacale e politico del proverbiale motto socialista «lavoratori di tutti i paesi, unitevi», dei diritti umani sanciti dalla «Dichiarazione universale» del 1948 e del senso di fratellanza mondiale promosso sia dall’umanesimo che dai messaggi originari di tutte le principali religioni è forse il fattore più nodale nella palese e persistente incapacità dei lavoratori di tutelare con efficacia i propri interessi nell’attuale economia globalizzata. Così, finisce con lo sfuggir loro anche l’evidente fatto che la scala più naturale per le politiche keynesiane oggi sarebbe quella mondiale, o per lo meno una ampiamente internazionale. La globalizzazione impostata in senso liberista ha anche consentito un tale arricchimento a certe élite economiche – legate soprattutto alle multinazionali, ad una serie di tecnologie avanzate, a risorse come il petrolio e alla finanza speculativa – che il loro attaccamento agli enormi privilegi che si sono procurate le ha trasformate in una sorta di cani rabbiosi che combatto- no in tutto il mondo ogni diffuso tentativo di giustizia sociale e di politiche keynesiane, sfruttando le proprie colossali ricchezze per «persuadere» a proprio vantaggio i politici (e a danno non solo dei lavoratori ma anche di molte aziende medie o piccole). Questa elitaria impostazione economica è anche un fertile terreno per spinte terroristiche e belliche che moltiplicano ulteriormente le sofferenze dei popoli e che, stimolando il militarismo, favoriscono una politica ancor più verticistica.

sostenibilità ecologica
Una terza questione-chiave è costituita dai diffusissimi dissesti ambientali che affliggono il pianeta in molti modi: inquinamento, anomalie climatiche, erosione dei terreni, desertificazione, scomparsa delle foreste, grave perdita di biodiversità, riduzione delle risorse naturali, ecc. Ciò fa sì che oggi siano indispensabili scelte e impegni internazionali per un’economia sostenibile che ai tempi di Keynes non erano forse nemmeno immaginabili.
Anche questa impellente problematica – finora affrontata dalla politica quasi solo a parole, dal momento che nonostante lo sfaccettatissimo sviluppo tecnico-scientifico si è occupata concretamente soltanto di alcune delle più clamorose forme di distruzione ambientale, non certo di impostare una generale sostenibilità – dovrebbe entrare con forza nelle iniziative di uno «Stato sociale» e nella consapevolezza della gente dell’intero mondo.

verso una sintesi
Mentre oggi la «crisi economica» viene continuamente sbandierata e usata per ridurre i diritti dei lavoratori, la salvaguardia dell’ambiente, i servizi pubblici, i fondi destinati alla sanità e alla scuola pubbliche, ecc. (inclusa anche la democrazia, come p. es. hanno cercato di fare i partiti del governo Renzi con la riforma costituzionale sonoramente bocciata nel referendum del 4 dicembre dopo esser stata definita come indispensabile persino da diverse agenzie internazionali di rating), quello che in realtà c’è dietro è che si tratta di un ristagno voluto dai maggiori centri di potere economico e politico proprio allo scopo di infinocchiarci con la scusa della «crisi» ed erodere appunto, col nostro sostanziale assenso, la qualità della nostra vita… Per poter prendere delle contromisure che riescano davvero a difendere tale qualità nei suoi aspetti sociali, ambientali, sanitari, istituzionali, ecc., occorrerebbe saper intervenire su tutte le principali dinamiche economiche e politiche. Ognuna di esse è infatti un tassello fondamentale che può contribuire in modo determinante alla dolorosa impotenza che, in quasi tutto il globo, affligge di fronte alle maggiori questioni socio-economiche i movimenti sindacali e alternativi.
Luca Benedini

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Rocca è online
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Oggi sabato 24 giugno 2017

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Una risata seppellirà la società del lavoro e dello sfruttamento
24 Giugno 2017
Gianfranco Sabattini su Democraziaoggi.
Un nuovo intervento dell’autorevole economista cagliaritano sulla transizione alla “società senza lavoro” e della convivialità, in prosecuzione del dialogo dei giorni scorsi su questo blog.
Caro Andrea,
non è solo Paul Lafargue ad esprimersi in pro di “una società senza lavoro”; tanti altri autori e pensatori dopo di lui si sono espressi […]

La nostra news non va in ferie. Tuttavia vi accompagnerà fino a metà settembre con ritmi più lenti, senza obblighi di scadenze quotidiane. Godetevi e godiamoci un periodo di rallentamento, di tempi lenti, per quanto ci è possibile. Buona estate a tutti noi e non perdiamoci di vista!

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Addio Stefano Rodotà

luttoOnore a un grande, a un maestro che ci ha sempre illuminato la strada. Grazie Stefano!
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Stefano Rodotà
24 Giugno 2017
di Andrea Pubusa su Democraziaoggi (http://www.democraziaoggi.it/?p=4973)

E’ morto Stefano Rodotà, uno dei pochi veri maestri del diritto in Italia di rilievo planetario. Ha insegnato in molte università europee, negli Stati Uniti, in America Latina, Canada, Australia e India. I suoi contributi maggiori sono soprattutto nel campo del diritto costituzionale, con riferimento al rapporto tra i diritti […]

Doddore Meloni: appello umanitario perché sia ricoverato con urgenza in una struttura ospedaliera

Condividiamo quanto ha scritto Massimo Dadea sulla sua pagina fb e diffondiamo.
Un uomo di 74 anni, detenuto nel carcere di Uta, da 57 giorni sta portando avanti uno sciopero della fame per difendere gli ideali in cui crede. Da Doddore Meloni mi dividono tante cose. Ma questo non può certo farmi dimenticare che Doddore è prima di tutto una persona umana, un uomo, portatore di diritti inalienabili e inviolabili. Ad uno stato democratico, rispettoso dei diritti umani e della sacralità della vita, spetta il compito di tutelarli nel migliore dei modi possibili. Cesare Beccaria ci ha insegnato che il carcere non è il luogo in cui lo stato si vendica della persona che può aver sbagliato. Il carcere, in un paese civile e moderno, deve ridare dignità alle persone, ma prima di tutto deve tutelarne la salute. Uno stato giusto non può dimostrarsi forte con i deboli e debole con i forti. Doddore Meloni deve essere ricoverato con urgenza in una struttura ospedaliera che possa assicurargli una assistenza adeguata ed impedire che il suo gesto si trasformi in tragedia. “Sventurata una terra (o uno stato) che ha bisogno di eroi”
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L’appello della CSS

Ero Straniero. Lunedì 26 giugno a Cagliari la conferenza InterAzioni

interazioni-26-giu-2017 InterAzioni è la conferenza delle organizzazioni sarde aderenti alla campagna Ero straniero – L’umanità che fa bene e di Cittadinanza senza Limiti, organizzata all’interno della rassegna letteraria Storie in Trasformazione. Una conferenza regionale che si svolgerà a Cagliari, Lunedì 26 giugno 2017 ore 16.00 nella Fondazione di Sardegna, via San Salvatore da Horta n°2. La conferenza ha tra i suoi obbiettivi la creazione di una vasta rete di organizzazioni che sostengano la campagna Ero Straniero per superare la legge Bossi-Fini, cambiare il racconto sull’immigrazione ed estendere i diritti di cittadinanza a tutte le persone che vengono considerate straniere nel proprio Paese. - segue -