Monthly Archives: dicembre 2019
Don Ciotti alla Marcia della Pace 31 dicembre 2019
Marcia per la Pace. Ora in piazza Amendola, ore 20,30. Parla don Luigi Ciotti. Cita un profeta, don Tonino Bello sul significato della Pace. Indica tre emergenze planetarie: la caduta della democrazia, la terza guerra mondiale a pezzetti, il rischio concreto della catastrofe ecologica. Il mondo è contrassegnato da crescenti diseguaglianze e povertà La più grande povertà oggi: i giovani. Denuncia la pratica omicida dei respingimenti. Nel Mediterraneo si consuma un vero olocausto. Non ci sono soldi per arginare le povertà mentre aumentano vertiginosamente in tutti i paesi, compresa l’Italia, le spese per gli armamenti. [segue]
Che succede?
IL PREMIER. LA SINISTRA. IL CENTRO. LA CLASSE DIRIGENTE. LA POVERTÀ. IL LAVORO
31 Dicembre 2019 by Forcesi | Su C3dem.
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SE VUOI LA PACE PREPARA LA PACE. Moravia, che negli ultimi anni della sua vita si è molto occupato di pace e di guerra, diceva che bisogna creare un nuovo tabù. Così come gli uomini hanno creato la interdizione dell’incesto, dovrebbero creare il divieto della guerra, un divieto interiore che diventi tanto abituale e sacro da allontanare «naturalmente» gli uomini dalla guerra.
Se la guerra diventa un tabù
di Dacia Maraini, sulla rivista “Fronti di guerra”, marzo 2003*
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Auguri Auguri Auguri! Oggi martedì 31 dicembre 2019. Marcia per la Pace.
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- Il messaggio di Papa Francesco per la Giornata mondiale della Pace, 1 gennaio 2020.
Il Convegno di oggi martedì 31 dicembre 2019.
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Conte: ‘Non lascio la politica” (meno male!), “non fondo un partito” (meno male!). Amomia ti arrori, torna la DC!?
31 Dicembre 2019 Amsicora su Democraziaoggi.
Che succede?
- Su C3dem online.
Maurizio Ferrera fa il punto, con lucidità, a un anno dal Reddito di cittadinanza: “Cosa serve veramente per contrastare la povertà” (Corriere della sera). Romano Prodi spiga come l’Italia può uscire dalla stagnazione: “La paralisi italiana e la possibile via d’uscita” (Messaggero). Sergio Fabbrini indica il problema-chiave per l’Unione Europea: “Il futuro europeo dipende dall’autonomia fiscale” (Sole 24 ore). Il politologo di sinistra Carlo Galli difende il sovranismo: “Sovranità significa democrazia. L’Ue è in mano ai tedeschi” (intervista a La Verità). Intorno al populismo scrivono Maurizio Molinari, “Lo Stato liberale al bivio tra tribù e comunità” (La Stampa) e Marco Revelli, “La resistenza necessaria al populismo” (Manifesto).
Oggi lunedì 30 dicembre 2019
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2019, annus horribilis!
30 Dicembre 2019
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
A fine anno a tutti viene istintivamente voglia di consuntivi. Gli studenti, ad esempio, quando hanno dato pochi esami nel corso dell’anno si presentano numerosi agli appelli finali per recuperare qualcosa da presentare ai genitori preoccupati o incazzati. Nei miei 50 anni di esami univesitari non ricordo sessioni affollate e sanguinose come quelle di […]
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Oggi e domani CONVEGNO per la PACE
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Domani la Marcia della Pace.
Che succede?
MAGISTRATURA E POLITICA. DIMISSIONI FIORAMONTI. L’EUROPA VERDE
27 Dicembre 2019 by Forcesi | su C3dem.
La forte critica di Angelo Panebianco, sul Corriere della sera, alla prevaricazione della magistratura sulla politica: “L’equilibrio dei poteri che abbiamo perduto”. Sulle dimissioni del ministro Fioramonti: Paolo Pombeni, “Cosa nasconde la mossa di un grillino” (Il Quotidiano) Stefano Folli, “I signori della guerra 5S” (Repubblica). Ma il problema c’è: Roberto Giovannini, “Istruzione, Cresce il divario con l’Europa” (La Stampa). Le note di Paolo Mieli, “Il ritorno di due poli” (Corriere) e di Roberto Gualtieri, ministro dell’Economia: “Italia, serve più Stato” (intervista a Repubblica). EUROPA: Ursula von der Leyen, “L’Europa verde sarà la prima sui mercati” (intervista a Repubblica). Paolo Gentiloni, “Economia sostenibile. La Ue farà la differenza” (Avvenire). Sergio Fabbrini, “Cantiere Europa in cerca di equilibrio” (Sole 24 ore). PERICOLI: Sabino Cassese, “Democrazia e mondo. Lezioni da Weimar” (Foglio).
Aladinpensiero aderisce al progetto per una Costituzione della Terra
PERCHÈ LA STORIA CONTINUI – APPELLO-PROPOSTA PER UNA COSTITUZIONE DELLA TERRA – Adempimenti organizzativi/autofinanziamento.
I firmatari propongono che persone di buona volontà e di non perdute speranze, che esponenti di associazioni, aggregazioni o istituzioni già impegnate per l’ecologia e i diritti, si uniscano a questa impresa e, se ne condividono in linea generale l’ispirazione, si iscrivano al Comitato promotore di tale iniziativa all’indirizzo ‘progettopartitodellaterra@gmail.com’ versando la relativa quota sul conto BNL intestato a “Comitato promotore del partito della Terra”, IBAN IT94X0100503206000000002788 (dall’estero BIC BNLIITRR),
La quota annua di iscrizione, al Comitato e alla Scuola stessa, è libera, e sarà comunque gradita. Per i meno poveri, per quanti convengano di essere tra i promotori che contribuiscono a finanziare la Scuola, eventuali borse di studio e il processo costituente, la quota è stata fissata dal Comitato stesso nella misura significativa di 100 euro, con l’intenzione di sottolineare che la politica, sia a pensarla che a farla, è cosa tanto degna da meritare da chi vi si impegna che ne sostenga i costi, contro ogni tornaconto e corruzione, ciò che per molti del resto è giunto fino all’offerta della vita. Naturalmente però si è inteso che ognuno, a cominciare dai giovani, sia libero di pagare la quota che crede, minore o maggiore che sia, con modalità diverse, secondo le possibilità e le decisioni di ciascuno. [segue]
Oggi domenica 29 dicembre 2019
Da oggi e fino al primo del nuovo anno Luigi Bettazzi a Cagliari.
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De minimis (editoriale politico).
di Antonio Dessì
Non sono ovviamente un sostenitore del “governo minimo”.
Ma pensandoci con un po’ di buon senso, considerato qualche precedente non solo immediato e al netto del consueto circo dei distinguo di maggioranza (e dei rosicamenti di opposizione), meglio un governo che rompe i coglioni il meno possibile soprattutto agli eterni vessati, di qualsiasi governo che i soliti vessati li metta l’un contro l’altro e per aggiunta li voglia fare vessatori di altri che stanno pure peggio.
Restano, sempre de minimis, ma non troppo de minimis, i dannatissimi “decreti-sicurezza”, da quello Minniti a quelli Salvini, i cui effetti, vista la penuria sopravvenuta di migranti, stanno colpendo scioperanti e manifestanti indigeni nell’ambito di vertenze economico-sociali.
Dai, un piccolo sforzo e levateceli dai piedi (i “decreti”, intendo), se non con la Befana non troppi giorni dopo.
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Carbonia. L’ACaI e i monopoli
29 Dicembre 2019
Gianna Lai su Democraziaoggi.
Museo Carbone – Grande Miniera di Serbariu
Risale al 1935 la nascita del Commissariato generale per le fabbricazioni di guerra, un’economia di forte sostegno, dicono gli storici, alla grande industria e all’alta finanza: i tempi sono quelli favorevoli al rafforzamento degli istituti di assicurazione sociale INA, INFPS, INFAIL, i tre grandi istituti assicurativi statali. Che […]
Convegno e Marcia della Pace. Programma dettagliato e adesioni
LA CONFEDERAZIONE SINDACALE SARDA-CSS partecipa alla 52.ma Marcia della Pace del 31 dicembre 2019, promossa a Cagliari dal Movimento Internazionale Pax Cristi.
La CSS marcerà con lo striscione della TAVOLA SARDA DELLA PACE ed invita tutti coloro che lo vorranno a radunarsi alle ore 17 in Piazza San Michele a Cagliari da dove inizieremo il nostro cammino, ricordando che quest’anno abbiamo deciso di far confluire la nostra 18.ma Marcia Gesturi/Laconi in questa grande marcia di Cagliari. [segue]
Da domani Luigi Bettazzi a Cagliari per il Convegno (30 e 31 dicembre) e per la Marcia della Pace (31 dicembre 2019)
Don Marco Lai, direttore della Caritas diocesana e parroco di S.Eulalia, ci comunica che mons. Luigi Bettazzi, Vescovo emerito di Ivrea e testimone storico del Concilio Vaticano II e di tutte le marce della Pace (nel 1968 è stato nominato presidente nazionale di Pax Christi e nel 1978 ne è diventato presidente internazionale, fino al 1985) celebrerà la Messa domani 29 dicembre alle ore 9,30 nella chiesa di Sant’Eulalia, mentre nei giorni seguenti parteciperà al Convegno e alla Marcia nazionale della Pace. Occasioni per testimoniare la fratellanza e la pace.
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Bettazzi, Berlinguer e la profezia su Francesco.
A cura di Lorenzo Prezzi su Settimana News 22 novembre 2016.
Oggi sabato 28 dicembre 2019
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La svolta gentile delle sardine tra Politica e Costituzione
28 Dicembre 2019
Paolo Ciofi su Democraziaoggi.
Per stimolare la riflessione sul movimento delle sardine ecco un articolo di Paolo Ciofi, pubblicato nei giorni scorsi nel sito “Dalla parte del lavoro”.
L’umore della piazza e lo stato della politica
Le sardine a piazza San Giovanni. C’è molto da riflettere – e anche molto da fare – dopo la grandiosa manifestazione […]
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PERCHÈ LA STORIA CONTINUI – APPELLO-PROPOSTA PER UNA COSTITUZIONE DELLA TERRA – Adempimenti organizzativi/autofinanziamento.
I firmatari propongono che persone di buona volontà e di non perdute speranze, che esponenti di associazioni, aggregazioni o istituzioni già impegnate per l’ecologia e i diritti, si uniscano a questa impresa e, se ne condividono in linea generale l’ispirazione, si iscrivano al Comitato promotore di tale iniziativa all’indirizzo ‘progettopartitodellaterra@gmail.com’ versando la relativa quota sul conto BNL intestato a “Comitato promotore del partito della Terra”, IBAN IT94X0100503206000000002788 (dall’estero BIC BNLIITRR),
La quota annua di iscrizione, al Comitato e alla Scuola stessa, è libera, e sarà comunque gradita. Per i meno poveri, per quanti convengano di essere tra i promotori che contribuiscono a finanziare la Scuola, eventuali borse di studio e il processo costituente, la quota è stata fissata dal Comitato stesso nella misura significativa di 100 euro, con l’intenzione di sottolineare che la politica, sia a pensarla che a farla, è cosa tanto degna da meritare da chi vi si impegna che ne sostenga i costi, contro ogni tornaconto e corruzione, ciò che per molti del resto è giunto fino all’offerta della vita. Naturalmente però si è inteso che ognuno, a cominciare dai giovani, sia libero di pagare la quota che crede, minore o maggiore che sia, con modalità diverse, secondo le possibilità e le decisioni di ciascuno.
Nel caso che l’iniziativa non riuscisse, le risorse finanziarie mancassero e il processo avviato non andasse a buon fine, l’associazione sarà sciolta e i fondi eventualmente residui saranno devoluti alle ONG che si occupano dei salvataggi dei fuggiaschi e dei naufraghi nel Mediterraneo.
Un’assemblea degli iscritti al Comitato sarà convocata non appena sarà raggiunto un congruo numero di soci, per l’approvazione dello Statuto dell’associazione, la formazione ed elezione degli organi statutari e l’impostazione dei programmi e dell’attività della Scuola.
Sardine «CheFare?»
Dopo le riuscite manifestazioni di massa in tutte le città e in moltissimi paesi dell’Italia, il movimento delle Sardine si interroga sul fatidico “Che fare?”. Sono state fatte apposite riunioni nel presente mese e altre sono state programmate per i primi mesi del nuovo anno. Tutto questo lavoro di elaborazione politica troverà una prima sintesi in un maxi evento che si terrà a Bologna entro le prime settimane del gennaio 2020. Intanto il dibattito si sviluppa nei media e nei social. Anche Aladinpensiero vi contribuisce dando spazio ad analisi e proposte, tra queste ultime segnaliamo quelle del Comitato per la democrazia costituzionale (che in Sardegna è rappresentato dal CoStat e dai Comitati sardi per la democrazia costituzionale). Coerenti con l’impostazione delle organizzazioni citate riportiamo un contributo di Franco Monaco, che condividiamo in toto, pregevole per la incisiva concretezza.
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Un suggerimento alle Sardine: comitati per la Costituzione
di Franco Monaco*
Chi, in positivo, coltiva una concezione partecipativa della democrazia e, per converso, nutre preoccupazione per la qualità del confronto politico non può non provare simpatia per le Sardine.
Un movimento allo stato nascente che si segnala positivamente per più ragioni: l’attiva mobilitazione (scendere fisicamente in piazza), il suo tratto immune da un sentimento antipolitico, la singolare attivazione di giovani spesso estranei o distratti rispetto ai problemi della polis. Difficile avanzare previsioni sugli sviluppi delle Sardine. Anche gli osservatori più simpatetici mettono in guardia il movimento dalla tentazione di farsi partito e dalle lusinghe di chi volesse annetterseli.
Giusto. Trattasi di fenomeno spontaneo e fluido. Piegarlo forzosamente verso un’opzione politica di parte ne segnerebbe il declino. E tuttavia, penso, neppure si può immaginare che la loro ragione sociale possa esaurirsi in quello che fu l’incipit originario: la prima autoconvocazione di Bologna che mirava a testimoniare che la piazza non è monopolio di Salvini. La ricerca e la riflessione che impegnano le Sardine circa il loro futuro si situa qui, in questo territorio mediano: né partito, né semplice alterità/opposizione alla destra illiberale e nazionalista. Si tratta di prospettare una idea aggregante e mobilitante in positivo.
Mi permetto un suggerimento meno generico di quanto possa sembrare a prima vista: dedicarsi alla Costituzione vivente. Essa non è o almeno non dovrebbe essere di parte. Ma, per converso, non è neppure neutrale o indifferente rispetto alla politica e alle politiche (le policies). La Costituzione dovrebbe rappresentare il quadro di principi e valori condivisi nel quale tutte le parti politiche, in competizione tra loro, tuttavia si riconoscono. Solo che – e qui appunto potrebbe innestarsi la mission delle Sardine – nel vissuto e nella prassi non è così.
Vi sono forze politiche che se ne discostano palesemente e, soprattutto, nella coscienza diffusa, vi è stato e vi è un distanziamento da quel patrimonio/patto di convivenza.
In concreto, si potrebbero immaginare tre linee d’azione:
1) dare vita a comitati di cittadini – che si avvalgano anche di adeguate competenze specie tra i costituzionalisti – che monitorino e vaglino la conformità alla nostra Carta delle deliberazioni o delle proposte avanzate dagli attori politici;
2) approntare un piano d’azione culturale ed educativa teso a coltivare e promuovere una “coscienza costituzionale” aggiornata su base popolare;
3) isolare due o tre questioni di merito (issues) di rilevanza costituzionale sulle quali incalzare gli attori politici, spesso distratti, pavidi o ostili, perché ossessionati dal consenso facile e a breve. Due esempi: il tema della cittadinanza dei nuovi italiani o la giustizia tra le generazioni (dal ripensamento del welfare all’ambiente).
Chi, se non un movimento animato da giovani, può mettere efficacemente in discussione una politica largamente tarata sulle sole esigenze dell’elettorato adulto e anziano? Penso a Comitati di cittadini situati nel territorio, nelle città e nei paesi, con un sobrio coordinamento nazionale.
Trattasi di un suggerimento che attingo anche dalla memoria di un precedente: tra il 1994 e il 1995 il vecchio costituente Giuseppe Dossetti, dopo trent’anni di riserbo monastico, propose di dare vita a “comitati (di cittadini) per la Costituzione”. Più d’una le analogie: anch’essi nacquero contro un progetto di riforma costituzionale (cui lavorò Miglio) propugnato dal governo Berlusconi-Bossi e che mixava bonapartismo e secessionismo, ma poi furono riconvertiti in positivo (comitati per); nel proporli, Dossetti fece due riflessioni che si attagliano anche al presente: 1) è opportuno scommettere sulle giovani generazioni, in quanto – osservava con una certa radicalità – gli adulti sono troppo organici a un tempo e a una cultura che hanno visto corrodere la coscienza costituzionale; 2) sul compito dei suddetti comitati – cito – “non collegati ad alcuna parte politica”, Dossetti precisava: “circa la grande differenza tra loro e i media, semplicissimamente, direi così: non creare una suggestione, ma provare a ragionare, per forgiare una vera coscienza costituzionale”.
Espressione ancor più pregnante di quella del patriottismo costituzionale, in quanto allude all’appropriazione personale di esso. Mi pare di scorgere una stretta consonanza con il punto 3 del decalogo delle Sardine, laddove si fa cenno alla ragione e al pensiero critico opposti alle pulsioni, alle emozioni, alla borborigmi della pancia.
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*Già Deputato Pd, su huffingtonpost.it
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La «Mappa dei valori»
Ecco i 10 comandamenti delle 6.000 sardine:
1. I numeri valgono più della propaganda e delle fake news;
2. È possibile cambiare l’inerzia di una retorica populista. Come? Utilizzando arte, bellezza, non violenza, creatività e ascolto;
3. La testa viene prima della pancia, o meglio, le emozioni vanno allineate al pensiero critico;
4. Le persone vengono prima degli account social. Perché? Perché sappiamo di essere persone reali, con facoltà di pensiero e azione. La piazza è parte del mondo reale ed è lì che vogliamo tornare;
5. Protagonista è la piazza, non gli organizzatori. Crediamo nella partecipazione;
6. Nessuna bandiera, nessun insulto, nessuna violenza. Siamo inclusivi;
7. Non siamo soli, ma parte di relazioni umane;
8. Siamo vulnerabili e accettiamo la commozione nello spettro delle emozioni possibili, nonché necessarie. Siamo empatici;
9. Le azioni mosse da interessi sono rispettabili, quelle fondate su gratuità e generosità degne di ammirazione. Riconoscere negli occhi degli altri, in una piazza, i propri valori, è un fatto intimo ma rivoluzionario;
10 Se cambio io, non per questo cambia il mondo, ma qualcosa comincia a cambiare. Occorrono speranza e coraggio.
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Le sei proposte delle sardine ai politici – Se nei giorni scorsi era circolato il manifesto delle 6mila sardine, a Roma il 14 dicembre il fondatore Santori dal palco ha annunciato le sei proposte che fanno ai politici:
“Uno. Pretendiamo che chi è stato eletto vada nelle sedi politiche invece di fare campagna elettorale permanentemente.
Due. Pretendiamo che chiunque ricopre la carica di ministro comunichi solamente nei canali istituzionali.
Tre. Pretendiamo trasparenza nell’uso che la politica fa dei social network, sia economica che comunicativa.
Quattro. Pretendiamo che il mondo dell’informazione traduca lo sforzo” che facciamo “in messaggi fedeli ai fatti.
Cinque. Pretendiamo che la violenza venga esclusa dai toni e dai contenuti della politica in ogni sua forma. E’ il momento che la violenza verbale venga equiparata alla violenza fisica.
Sei. Chiediamo di ripensare il decreto Sicurezza: c’è bisogno di leggi che non mettano al centro la paura, ma il desiderio di costruire una società inclusiva. Ci auguriamo che la politica possa migliorarsi, la politica è partecipazione. Oggi state facendo politica”.
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Con le sardine riparte il movimento, rilanciamo l’iniziativa del Comitato per la democrazia costituzionale
19 Dicembre 2019 (a cura di Red su Democraziaoggi e su Aladinpensiero online)
Mentre con le sardine riparte il movimento di massa, il Coordinamento per la democrazia costituzionale ha varato un documento come base di una discussione collettiva in vista di una Assemblea nazionale dei Comitati, da tenersi nelle prime settimane del nuovo anno. Ecco un sintesi del documento.
Ragioni ed obiettivi del Coordinamento
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PERCHÈ LA STORIA CONTINUI
PERCHÈ LA STORIA CONTINUI
APPELLO-PROPOSTA PER UNA COSTITUZIONE DELLA TERRA
Istituzione di una Scuola della Terra per suscitare il pensiero politico dell’unità del popolo della Terra, disimparare l’arte della guerra e promuovere un costituzionalismo mondiale. Lo reclama la scena del mondo che soffre, lo rende possibile l’annuncio di un Dio non più geloso
Nel pieno della crisi globale, nel 72° anniversario della promulgazione della Costituzione italiana, Raniero La Valle, Luigi Ferrajoli, Valerio Onida, Adolfo Perez Esquivel, il vescovo Nogaro, Mariarosa Guglielmi, Paolo Maddalena, Riccardo Petrella, Anna Falcone, Domenico Gallo, Grazia Tuzi, Giacomo Pollastri, Norma Lupi e molti altri hanno lanciato il progetto politico di una Costituzione per la Terra e promosso una Scuola, «Costituente Terra», che ne elabori il pensiero e prefiguri una nuova soggettività politica del popolo della Terra, «perché la storia continui». La proposta è espressa in questo documento.
L’Amazzonia brucia e anche l’Africa, e non solo di fuoco, la democrazia è a pezzi, le armi crescono, il diritto è rotto in tutto il mondo. “Terra! Terra!” è il grido dei naufraghi all’avvistare la sponda, ma spesso la terra li respinge, dice loro: “i porti sono chiusi, avete voluto prendere il mare, fatene la vostra tomba, oppure tornate ai vostri inferni”. Ma “Terra” è anche la parola oggi più amata e perduta dai popoli che ne sono scacciati in forza di un possesso non condiviso; dai profughi in fuga per la temperatura che aumenta e il deserto che avanza; dalle città e dalle isole destinate ad essere sommerse al rompersi del chiavistello delle acque, quando la Groenlandia si scioglie, i mari son previsti salire di sette metri sull’asciutto, e a Venezia già lo fanno di un metro e ottantasette. “Che si salvi la Terra” dicono le donne e gli uomini tutti che assistono spaventati e impotenti alla morte annunciata dell’ambiente che da millenni ne ospita la vita.
Ci sono per fortuna pensieri e azioni alternative, si diffonde una coscienza ambientale, il venerdì si manifesta per il futuro, donne coraggiose da Greta Thunberg a Carola Rackete fanno risuonare milioni di voci, anche le sardine prendono la parola, ma questo non basta. Se nei prossimi anni non ci sarà un’iniziativa politica di massa per cambiare il corso delle cose, se le si lascerà in balia del mercato della tecnologia o del destino, se in Italia, in Europa e nelle Case Bianche di tutti i continenti il fascismo occulto che vi serpeggia verrà alla luce e al potere, perderemo il controllo del clima e della società e si affacceranno scenari da fine del mondo, non quella raccontata nelle Apocalissi, ma quella prevista e monitorata dagli scienziati.
Il cambiamento è possibile
L’inversione del corso delle cose è possibile. Essa ha un nome: Costituzione della terra. Il costituzionalismo statuale che ha dato una regola al potere, ha garantito i diritti, affermato l’eguaglianza e assicurato la vita degli Stati non basta più, occorre passare a un costituzionalismo mondiale della stessa autorità ed estensione dei poteri e del denaro che dominano la Terra.
La Costituzione del mondo non è il governo del mondo, ma la regola d’ingaggio e la bussola di ogni governo per il buongoverno del mondo. Nasce dalla storia, ma deve essere prodotta dalla politica, ad opera di un soggetto politico che si faccia potere costituente. Il soggetto costituente di una Costituzione della Terra è il popolo della Terra, non un nuovo Leviatano, ma l’unità umana che giunga ad esistenza politica, stabilisca le forme e i limiti della sua sovranità e la eserciti ai fini di far continuare la storia e salvare la Terra.
Salvare la Terra non vuol dire solo mantenere in vita “questa bella d’erbe famiglia e d’animali”, cantata dai nostri poeti, ma anche rimuovere gli ostacoli che “di fatto” impediscono il pieno sviluppo di tutte le persone umane.
Il diritto internazionale è già dotato di una Costituzione embrionale del mondo, prodotta in quella straordinaria stagione costituente che fece seguito alla notte della seconda guerra mondiale e alla liberazione dal fascismo e dal nazismo: la Carta dell’Onu del 1945, la Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948, i due Patti internazionali del 1966 e le tante Carte regionali dei diritti, che promettono pace, sicurezza, garanzia delle libertà fondamentali e dei diritti sociali per tutti gli esseri umani. Ma non sono mai state introdotte le norme di attuazione di queste Carte, cioè le garanzie internazionali dei diritti proclamati. Non è stato affatto costituito il nuovo ordine mondiale da esse disegnato. È come se un ordinamento statale fosse dotato della sola Costituzione e non anche di leggi attuative, cioè di codici penali, di tribunali, di scuole e di ospedali che “di fatto” la realizzino. È chiaro che in queste condizioni i diritti proclamati sono rimasti sulla carta, come promesse non mantenute. Riprendere oggi il processo politico per una Costituzione della Terra vuol dire tornare a prendere sul serio il progetto costituzionale formulato settant’anni fa e i diritti in esso stabiliti. E poiché quei diritti appartengono al diritto internazionale vigente, la loro tutela e attuazione non è soltanto un’urgente opzione politica, ma anche un obbligo giuridico in capo alla comunità internazionale e a tutti noi che ne facciamo parte.
Qui c’è un’obiezione formulata a partire dalla tesi di vecchi giuristi secondo la quale una Costituzione è l’espressione dell’«unità politica di un popolo»; niente popolo, niente Costituzione. E giustamente si dice che un popolo della Terra non c’è; infatti non c’era ieri e fino ad ora non c’è. La novità è che adesso può esserci, può essere istituito; lo reclama la scena del mondo, dove lo stato di natura delle sovranità in lotta tra loro non solo toglie la «buona vita», ma non permette più neanche la nuda vita; lo reclama l’oceano di sofferenza in cui tutti siamo immersi; lo rende possibile oggi la vetta ermeneutica raggiunta da papa Francesco e da altre religioni con lui, grazie alla quale non può esserci più un dio a pretesto della divisione tra i popoli: “Dio non ha bisogno di essere difeso da nessuno” – hanno detto ad Abu Dhabi – non vuole essere causa di terrore per nessuno, mentre lo stesso “pluralismo e le diversità di religione sono una sapiente volontà divina con cui Dio ha creato gli esseri umani”; non c’è più un Dio geloso e la Terra stessa non è una sfera, ma un poliedro di differenze armoniose.
Per molti motivi perciò è realistico oggi porsi l’obiettivo di mettere in campo una Costituente della Terra, prima ideale e poi anche reale, di cui tutte le persone del pianeta siano i Padri e le Madri costituenti.
Una politica dalla parte della Terra
Di per sé l’istanza di una Costituzione della Terra dovrebbe essere perseguita da quello strumento privilegiato dell’azione politica che, almeno nelle democrazie, è il partito – nazionale o transnazionale che sia – ossia un artefice collettivo che, pur sotto nomi diversi, agisca nella forma partito. Oggi questo nome è in agonia perché evoca non sempre felici ricordi, ma soprattutto perché i grandi poteri che si arrogano il dominio del mondo non vogliono essere intralciati dal controllo e dalla critica dei popoli, e quindi cercano di disarmarli spingendoli a estirpare le radici della politica e dei partiti fin nel loro cuore. È infatti per la disaffezione nei confronti della politica a cui l’intera società è stata persuasa che si scende in piazza senza colori; ma la politica non si sospende, e ciò a cui comunque oggi siamo chiamati è a prendere partito, a prendere partito non per una Nazione, non per una classe, non “prima per noi”, ma a prendere partito per la Terra, dalla parte della Terra.
Ma ancor più che la riluttanza all’uso di strumenti già noti, ciò che impedisce l’avvio di questo processo costituente, è la mancanza di un pensiero politico comune che ne faccia emergere l’esigenza e ne ispiri modalità e contenuti.
Non manca certamente l’elaborazione teorica di un costituzionalismo globale che vada oltre il modello dello Stato nazionale, il solo nel quale finora è stata concepita e attuata la democrazia, né mancano grandi maestri che lo propugnino; ma non è diventato patrimonio comune, non è entrato nelle vene del popolo un pensiero che pensi e promuova una Costituzione della Terra, una unità politica dell’intera comunità umana, il passaggio a una nuova e rassicurante fase della storia degli esseri umani sulla Terra.
Eppure le cose vanno così: il pensiero dà forma alla realtà, ma è la sfida della realtà che causa il pensiero. Una “politica interna del mondo” non può nascere senza una scuola di pensiero che la elabori, e un pensiero non può attivare una politica per il mondo senza darsi prima la politica e poi la scuola, né prima la scuola e poi la politica. Devono nascere insieme, perciò quello che proponiamo è di dar vita a una Scuola che produca un nuovo pensiero della Terra e fermenti causando nuove soggettività politiche per un costituzionalismo della Terra. Perciò questa Scuola si chiamerà “Costituente Terra”.
“Costituente Terra”: una Scuola per un nuovo pensiero
Certamente questa Scuola non può essere pensata al modo delle Accademie o dei consueti Istituti scolastici, ma come una Scuola disseminata e diffusa, telematica e stanziale, una rete di scuole con aule reali e virtuali. Se il suo scopo è di indurre a una mentalità nuova e a un nuovo senso comune, ogni casa dovrebbe diventare una scuola e ognuno in essa sarebbe docente e discente. Il suo fine potrebbe perfino spingersi oltre il traguardo indicato dai profeti che volevano cambiare le lance in falci e le spade in aratri e si aspettavano che i popoli non avrebbero più imparato l’arte della guerra. Ciò voleva dire che la guerra non era in natura: per farla, bisognava prima impararla. Senonché noi l’abbiamo imparata così bene che per prima cosa dovremmo disimpararla, e a questo la scuola dovrebbe addestrarci, a disimparare l’arte della guerra, per imparare invece l’arte di custodire il mondo e fare la pace.
Molte sarebbero in tale scuola le aree tematiche da perlustrare: 1) le nuove frontiere del diritto, il nuovo costituzionalismo e la rifondazione del potere; 2) il neo-liberismo e la crescente minaccia dell’anomia; 3) la critica delle culture ricevute e i nuovi nomi da dare a eventi e fasi della storia passata; 4) il lavoro e il Sabato, un lavoro non ridotto a merce, non oggetto di dominio e alienato dal tempo della vita; 5) la “Laudato sì” e l’ecologia integrale; 6) il principio femminile, come categoria rigeneratrice del diritto, dal mito di Antigone alla coesistenza dei volti di Levinas, al legame tra donna e natura fino alla metafora della madre-terra; 7) l’Intelligenza artificiale (il Führer artificiale?) e l’ultimo uomo; 8) come passare dalle culture di dominio e di guerra alle culture della liberazione e della pace; 9) come uscire dalla dialettica degli opposti, dalla contraddizione servo-signore e amico-nemico per assumere invece la logica dell’ et-et, della condivisione, dell’armonia delle differenze, dell’“essere per l’altro”, dell’ “essere l’altro”; 10) il congedo del cristianesimo dal regime costantiniano, nel suo arco “da Costantino ad Hitler”, e la riapertura nella modernità della questione di Dio; 11) il “caso Bergoglio”, preannuncio di una nuova fase della storia religiosa e secolare del mondo.
Naturalmente molti altri temi potranno essere affrontati, nell’ottica di una cultura per la Terra alla quale nulla è estraneo d’umano. Tutto ciò però come ricerca non impassibile e fuori del tempo, ma situata tra due “kairòs”, tra New Delhi ed Abu Dhabi, due opportunità, una non trattenuta e non colta, la proposta di Gorbaciov e Rajiv Gandhi del novembre 1986 per un mondo libero dalle armi nucleari e non violento, e l’altra che ora si presenta di una nuova fraternità umana per la convivenza comune e la salvezza della Terra, preconizzata nel documento islamo-cristiano del 4 febbraio 2019 e nel successivo Comitato di attuazione integrato anche dagli Ebrei, entrato ora in rapporto con l’ONU per organizzare un Summit mondiale della Fratellanza umana e fare del 4 febbraio la “Giornata mondiale” che la celebri.
Partecipare al processo costituente iscriversi al Comitato promotore
Pertanto i firmatari di questo appello propongono di istituire una Scuola denominata “Costituente Terra” che prenda partito per la Terra, e a questo scopo hanno costituito un’associazione denominata “Comitato promotore partito della Terra”. Si chiama così perché in via di principio non era stata esclusa all’inizio l’idea di un partito, e in futuro chissà. Il compito è oggi di dare inizio a una Scuola, “dalla parte della Terra”, alle sue attività e ai suoi siti web, e insieme con la Scuola ad ogni azione utile al fine che “la storia continui”; e ciò senza dimenticare gli obiettivi più urgenti, il risanamento del territorio, la rifondazione del lavoro, l’abolizione del reato di immigrazione clandestina, la firma anche da parte dell’Italia del Trattato dell’ONU per l’interdizione delle armi nucleari e così via.
I firmatari propongono che persone di buona volontà e di non perdute speranze, che esponenti di associazioni, aggregazioni o istituzioni già impegnate per l’ecologia e i diritti, si uniscano a questa impresa e, se ne condividono in linea generale l’ispirazione, si iscrivano al Comitato promotore di tale iniziativa all’indirizzo ‘progettopartitodellaterra@gmail.com’ versando la relativa quota sul conto BNL intestato a “Comitato promotore del partito della Terra”, IBAN IT94X0100503206000000002788 (dall’estero BIC BNLIITRR),
La quota annua di iscrizione, al Comitato e alla Scuola stessa, è libera, e sarà comunque gradita. Per i meno poveri, per quanti convengano di essere tra i promotori che contribuiscono a finanziare la Scuola, eventuali borse di studio e il processo costituente, la quota è stata fissata dal Comitato stesso nella misura significativa di 100 euro, con l’intenzione di sottolineare che la politica, sia a pensarla che a farla, è cosa tanto degna da meritare da chi vi si impegna che ne sostenga i costi, contro ogni tornaconto e corruzione, ciò che per molti del resto è giunto fino all’offerta della vita. Naturalmente però si è inteso che ognuno, a cominciare dai giovani, sia libero di pagare la quota che crede, minore o maggiore che sia, con modalità diverse, secondo le possibilità e le decisioni di ciascuno.
Nel caso che l’iniziativa non riuscisse, le risorse finanziarie mancassero e il processo avviato non andasse a buon fine, l’associazione sarà sciolta e i fondi eventualmente residui saranno devoluti alle ONG che si occupano dei salvataggi dei fuggiaschi e dei naufraghi nel Mediterraneo.
Un’assemblea degli iscritti al Comitato sarà convocata non appena sarà raggiunto un congruo numero di soci, per l’approvazione dello Statuto dell’associazione, la formazione ed elezione degli organi statutari e l’impostazione dei programmi e dell’attività della Scuola.
PROPONENTI E PRIMI ISCRITTI. [segue]