Monthly Archives: settembre 2020

C’è un’alternativa nel mondo malato? Come superare la crisi sociale, ecologica e sanitaria. Riflessioni dall’enciclica “Fratelli tutti”

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Domenica 4 ottobre 2020 alle ore 18.00 si svolgerà la video-conferenza organizzata da il manifesto sardo, Aladinpensiero e Giornalia dal titolo: C’è un’alternativa nel mondo malato? Come superare la crisi sociale, ecologica e sanitaria. Riflessioni dall’enciclica “Fratelli tutti”.

Una conferenza in diretta dal sito, dalla pagina Facebook e YouTube del manifesto sardo coordinata da Roberto Loddo de il manifesto sardo a cui partecipano: Franco Meloni, direttore Aladinpensiero; Don Marco Lai, Direttore Caritas diocesana di Cagliari; Maria Chiara Cugusi, giornalista, addetta stampa Caritas Sardegna; Andrea Giulio Pirastu, direttore editoriale Giornalia; Annalisa Columbu presidente Legambiente Sardegna; Ahmed Naciri, presidente della rete sarda della cooperazione internazionale; Patrizia Manduchi, docente di Storia dei Paesi islamici dell’Università di Cagliari; Ester Cois, docente di Sociologia urbana dell’Università di Cagliari; Imam Usama el Santawy della moschea Assalam di Lecco; Francesca Bocca-Aldaqre, Teologa e professoressa di lingua e cultura araba alla Società Umanitaria di Milano.
- La video-conferenza si potrà seguire anche su Youtube da questo link.
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Il Pianeta è in pericolo, ma comunque sopravvivrà. Chi rischia l’estinzione è l’umanità intera (e gli altri esseri viventi), travolta da sconvolgimenti ambientali che non si vogliono adeguatamente contrastare. Nonostante la pandemia, purtroppo ancora in atto, continuano le guerre in tutto il mondo, una «terza guerra mondiale a pezzi», mentre crescono dappertutto le diseguaglianze in un quadro mondiale “dominato dall’incertezza, dalla delusione e dalla paura del futuro e controllata dagli interessi economici miopi”.

Su questi temi vogliamo incentrare una riflessione a più voci [vedasi il programma], consapevoli di essere anche noi pienamente coinvolti e in qualche misura responsabili dell’attuale situazione, con riferimento anche alle realtà in cui operiamo. Ne discuteremo pertanto con la finalità evidenziata nel titolo dell’evento.

Ci aiutano in questa impresa tre documenti di Papa Francesco: le due ultime sue encicliche, la “Laudato sì’” del 2015 e “Fratelli tutti”, che sarà firmata il 3 ottobre ad Assisi, e, la Dichiarazione di Abu Dhabi del 4 febbraio 2019. Ancora, tra i documenti di riferimento, l’Agenda Onu 2030, che configura un difficile ma non impossibile mondo migliore per tutti.

Ci piace, infine, trasmettere il senso che vogliamo dare all’impegno dei nostri tre giornali in questo evento e oltre, esprimendolo con un concetto condiviso da due grandi personalità del 900, il filosofo Norberto Bobbio e il cardinale Carlo Maria Martini:

«La differenza più importante non è tra chi crede e chi non crede, ma tra chi pensa e chi non pensa ai grandi interrogativi dell’esistenza».

il manifesto sardo, Aladinpensiero, Giornalia

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VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ FRANCESCO
NEGLI EMIRATI ARABI UNITI
(3-5 FEBBRAIO 2019)

DOCUMENTO SULLA
FRATELLANZA UMANA
PER LA PACE MONDIALE E LA CONVIVENZA COMUNE


وثيقـة

الأخــوة الإنســانية

من أجل السلام العالمي والعيش المشترك

PREFAZIONE

La fede porta il credente a vedere nell’altro un fratello da sostenere e da amare. Dalla fede in Dio, che ha creato l’universo, le creature e tutti gli esseri umani – uguali per la Sua Misericordia –, il credente è chiamato a esprimere questa fratellanza umana, salvaguardando il creato e tutto l’universo e sostenendo ogni persona, specialmente le più bisognose e povere.

Partendo da questo valore trascendente, in diversi incontri dominati da un’atmosfera di fratellanza e amicizia, abbiamo condiviso le gioie, le tristezze e i problemi del mondo contemporaneo, al livello del progresso scientifico e tecnico, delle conquiste terapeutiche, dell’era digitale, dei mass media, delle comunicazioni; al livello della povertà, delle guerre e delle afflizioni di tanti fratelli e sorelle in diverse parti del mondo, a causa della corsa agli armamenti, delle ingiustizie sociali, della corruzione, delle disuguaglianze, del degrado morale, del terrorismo, della discriminazione, dell’estremismo e di tanti altri motivi.

Da questi fraterni e sinceri confronti, che abbiamo avuto, e dall’incontro pieno di speranza in un futuro luminoso per tutti gli esseri umani, è nata l’idea di questo «Documento sulla Fratellanza Umana». Un documento ragionato con sincerità e serietà per essere una dichiarazione comune di buone e leali volontà, tale da invitare tutte le persone che portano nel cuore la fede in Dio e la fede nella fratellanza umana a unirsi e a lavorare insieme, affinché esso diventi una guida per le nuove generazioni verso la cultura del reciproco rispetto, nella comprensione della grande grazia divina che rende tutti gli esseri umani fratelli.

DOCUMENTO

In nome di Dio che ha creato tutti gli esseri umani uguali nei diritti, nei doveri e nella dignità, e li ha chiamati a convivere come fratelli tra di loro, per popolare la terra e diffondere in essa i valori del bene, della carità e della pace.

In nome dell’innocente anima umana che Dio ha proibito di uccidere, affermando che chiunque uccide una persona è come se avesse ucciso tutta l’umanità e chiunque ne salva una è come se avesse salvato l’umanità intera.

In nome dei poveri, dei miseri, dei bisognosi e degli emarginati che Dio ha comandato di soccorrere come un dovere richiesto a tutti gli uomini e in particolar modo a ogni uomo facoltoso e benestante.

In nome degli orfani, delle vedove, dei rifugiati e degli esiliati dalle loro dimore e dai loro paesi; di tutte le vittime delle guerre, delle persecuzioni e delle ingiustizie; dei deboli, di quanti vivono nella paura, dei prigionieri di guerra e dei torturati in qualsiasi parte del mondo, senza distinzione alcuna.

In nome dei popoli che hanno perso la sicurezza, la pace e la comune convivenza, divenendo vittime delle distruzioni, delle rovine e delle guerre.

In nome della «fratellanza umana» che abbraccia tutti gli uomini, li unisce e li rende uguali.

In nome di questa fratellanza lacerata dalle politiche di integralismo e divisione e dai sistemi di guadagno smodato e dalle tendenze ideologiche odiose, che manipolano le azioni e i destini degli uomini.

In nome della libertà, che Dio ha donato a tutti gli esseri umani, creandoli liberi e distinguendoli con essa.

In nome della giustizia e della misericordia, fondamenti della prosperità e cardini della fede.

In nome di tutte le persone di buona volontà, presenti in ogni angolo della terra.

In nome di Dio e di tutto questo, Al-Azhar al-Sharif – con i musulmani d’Oriente e d’Occidente –, insieme alla Chiesa Cattolica – con i cattolici d’Oriente e d’Occidente –, dichiarano di adottare la cultura del dialogo come via; la collaborazione comune come condotta; la conoscenza reciproca come metodo e criterio.

Noi – credenti in Dio, nell’incontro finale con Lui e nel Suo Giudizio –, partendo dalla nostra responsabilità religiosa e morale, e attraverso questo Documento, chiediamo a noi stessi e ai Leader del mondo, agli artefici della politica internazionale e dell’economia mondiale, di impegnarsi seriamente per diffondere la cultura della tolleranza, della convivenza e della pace; di intervenire, quanto prima possibile, per fermare lo spargimento di sangue innocente, e di porre fine alle guerre, ai conflitti, al degrado ambientale e al declino culturale e morale che il mondo attualmente vive.

Ci rivolgiamo agli intellettuali, ai filosofi, agli uomini di religione, agli artisti, agli operatori dei media e agli uomini di cultura in ogni parte del mondo, affinché riscoprano i valori della pace, della giustizia, del bene, della bellezza, della fratellanza umana e della convivenza comune, per confermare l’importanza di tali valori come àncora di salvezza per tutti e cercare di diffonderli ovunque.

Questa Dichiarazione, partendo da una riflessione profonda sulla nostra realtà contemporanea, apprezzando i suoi successi e vivendo i suoi dolori, le sue sciagure e calamità, crede fermamente che tra le più importanti cause della crisi del mondo moderno vi siano una coscienza umana anestetizzata e l’allontanamento dai valori religiosi, nonché il predominio dell’individualismo e delle filosofie materialistiche che divinizzano l’uomo e mettono i valori mondani e materiali al posto dei principi supremi e trascendenti.

Noi, pur riconoscendo i passi positivi che la nostra civiltà moderna ha compiuto nei campi della scienza, della tecnologia, della medicina, dell’industria e del benessere, in particolare nei Paesi sviluppati, sottolineiamo che, insieme a tali progressi storici, grandi e apprezzati, si verifica un deterioramento dell’etica, che condiziona l’agire internazionale, e un indebolimento dei valori spirituali e del senso di responsabilità. Tutto ciò contribuisce a diffondere una sensazione generale di frustrazione, di solitudine e di disperazione, conducendo molti a cadere o nel vortice dell’estremismo ateo e agnostico, oppure nell’integralismo religioso, nell’estremismo e nel fondamentalismo cieco, portando così altre persone ad arrendersi a forme di dipendenza e di autodistruzione individuale e collettiva.

La storia afferma che l’estremismo religioso e nazionale e l’intolleranza hanno prodotto nel mondo, sia in Occidente sia in Oriente, ciò che potrebbe essere chiamato i segnali di una «terza guerra mondiale a pezzi», segnali che, in varie parti del mondo e in diverse condizioni tragiche, hanno iniziato a mostrare il loro volto crudele; situazioni di cui non si conosce con precisione quante vittime, vedove e orfani abbiano prodotto. Inoltre, ci sono altre zone che si preparano a diventare teatro di nuovi conflitti, dove nascono focolai di tensione e si accumulano armi e munizioni, in una situazione mondiale dominata dall’incertezza, dalla delusione e dalla paura del futuro e controllata dagli interessi economici miopi.

Affermiamo altresì che le forti crisi politiche, l’ingiustizia e la mancanza di una distribuzione equa delle risorse naturali – delle quali beneficia solo una minoranza di ricchi, a discapito della maggioranza dei popoli della terra – hanno generato, e continuano a farlo, enormi quantità di malati, di bisognosi e di morti, provocando crisi letali di cui sono vittime diversi paesi, nonostante le ricchezze naturali e le risorse delle giovani generazioni che li caratterizzano. Nei confronti di tali crisi che portano a morire di fame milioni di bambini, già ridotti a scheletri umani – a motivo della povertà e della fame –, regna un silenzio internazionale inaccettabile.

È evidente a questo proposito quanto sia essenziale la famiglia, quale nucleo fondamentale della società e dell’umanità, per dare alla luce dei figli, allevarli, educarli, fornire loro una solida morale e la protezione familiare. Attaccare l’istituzione familiare, disprezzandola o dubitando dell’importanza del suo ruolo, rappresenta uno dei mali più pericolosi della nostra epoca.

Attestiamo anche l’importanza del risveglio del senso religioso e della necessità di rianimarlo nei cuori delle nuove generazioni, tramite l’educazione sana e l’adesione ai valori morali e ai giusti insegnamenti religiosi, per fronteggiare le tendenze individualistiche, egoistiche, conflittuali, il radicalismo e l’estremismo cieco in tutte le sue forme e manifestazioni.

Il primo e più importante obiettivo delle religioni è quello di credere in Dio, di onorarLo e di chiamare tutti gli uomini a credere che questo universo dipende da un Dio che lo governa, è il Creatore che ci ha plasmati con la Sua Sapienza divina e ci ha concesso il dono della vita per custodirlo. Un dono che nessuno ha il diritto di togliere, minacciare o manipolare a suo piacimento, anzi, tutti devono preservare tale dono della vita dal suo inizio fino alla sua morte naturale. Perciò condanniamo tutte le pratiche che minacciano la vita come i genocidi, gli atti terroristici, gli spostamenti forzati, il traffico di organi umani, l’aborto e l’eutanasia e le politiche che sostengono tutto questo.

Altresì dichiariamo – fermamente – che le religioni non incitano mai alla guerra e non sollecitano sentimenti di odio, ostilità, estremismo, né invitano alla violenza o allo spargimento di sangue. Queste sciagure sono frutto della deviazione dagli insegnamenti religiosi, dell’uso politico delle religioni e anche delle interpretazioni di gruppi di uomini di religione che hanno abusato – in alcune fasi della storia – dell’influenza del sentimento religioso sui cuori degli uomini per portali a compiere ciò che non ha nulla a che vedere con la verità della religione, per realizzare fini politici e economici mondani e miopi. Per questo noi chiediamo a tutti di cessare di strumentalizzare le religioni per incitare all’odio, alla violenza, all’estremismo e al fanatismo cieco e di smettere di usare il nome di Dio per giustificare atti di omicidio, di esilio, di terrorismo e di oppressione. Lo chiediamo per la nostra fede comune in Dio, che non ha creato gli uomini per essere uccisi o per scontrarsi tra di loro e neppure per essere torturati o umiliati nella loro vita e nella loro esistenza. Infatti Dio, l’Onnipotente, non ha bisogno di essere difeso da nessuno e non vuole che il Suo nome venga usato per terrorizzare la gente.

Questo Documento, in accordo con i precedenti Documenti Internazionali che hanno sottolineato l’importanza del ruolo delle religioni nella costruzione della pace mondiale, attesta quanto segue:

- La forte convinzione che i veri insegnamenti delle religioni invitano a restare ancorati ai valori della pace; a sostenere i valori della reciproca conoscenza, della fratellanza umana e della convivenza comune; a ristabilire la saggezza, la giustizia e la carità e a risvegliare il senso della religiosità tra i giovani, per difendere le nuove generazioni dal dominio del pensiero materialistico, dal pericolo delle politiche dell’avidità del guadagno smodato e dell’indifferenza, basate sulla legge della forza e non sulla forza della legge.

- La libertà è un diritto di ogni persona: ciascuno gode della libertà di credo, di pensiero, di espressione e di azione. Il pluralismo e le diversità di religione, di colore, di sesso, di razza e di lingua sono una sapiente volontà divina, con la quale Dio ha creato gli esseri umani. Questa Sapienza divina è l’origine da cui deriva il diritto alla libertà di credo e alla libertà di essere diversi. Per questo si condanna il fatto di costringere la gente ad aderire a una certa religione o a una certa cultura, come pure di imporre uno stile di civiltà che gli altri non accettano.

- La giustizia basata sulla misericordia è la via da percorrere per raggiungere una vita dignitosa alla quale ha diritto ogni essere umano.

- Il dialogo, la comprensione, la diffusione della cultura della tolleranza, dell’accettazione dell’altro e della convivenza tra gli esseri umani contribuirebbero notevolmente a ridurre molti problemi economici, sociali, politici e ambientali che assediano grande parte del genere umano.

- Il dialogo tra i credenti significa incontrarsi nell’enorme spazio dei valori spirituali, umani e sociali comuni, e investire ciò nella diffusione delle più alte virtù morali, sollecitate dalle religioni; significa anche evitare le inutili discussioni.

- La protezione dei luoghi di culto – templi, chiese e moschee – è un dovere garantito dalle religioni, dai valori umani, dalle leggi e dalle convenzioni internazionali. Ogni tentativo di attaccare i luoghi di culto o di minacciarli attraverso attentati o esplosioni o demolizioni è una deviazione dagli insegnamenti delle religioni, nonché una chiara violazione del diritto internazionale.

- Il terrorismo esecrabile che minaccia la sicurezza delle persone, sia in Oriente che in Occidente, sia a Nord che a Sud, spargendo panico, terrore e pessimismo non è dovuto alla religione – anche se i terroristi la strumentalizzano – ma è dovuto alle accumulate interpretazioni errate dei testi religiosi, alle politiche di fame, di povertà, di ingiustizia, di oppressione, di arroganza; per questo è necessario interrompere il sostegno ai movimenti terroristici attraverso il rifornimento di denaro, di armi, di piani o giustificazioni e anche la copertura mediatica, e considerare tutto ciò come crimini internazionali che minacciano la sicurezza e la pace mondiale. Occorre condannare un tale terrorismo in tutte le sue forme e manifestazioni.

- Il concetto di cittadinanza si basa sull’eguaglianza dei diritti e dei doveri sotto la cui ombra tutti godono della giustizia. Per questo è necessario impegnarsi per stabilire nelle nostre società il concetto della piena cittadinanza e rinunciare all’uso discriminatorio del termine minoranze, che porta con sé i semi del sentirsi isolati e dell’inferiorità; esso prepara il terreno alle ostilità e alla discordia e sottrae le conquiste e i diritti religiosi e civili di alcuni cittadini discriminandoli.

- Il rapporto tra Occidente e Oriente è un’indiscutibile reciproca necessità, che non può essere sostituita e nemmeno trascurata, affinché entrambi possano arricchirsi a vicenda della civiltà dell’altro, attraverso lo scambio e il dialogo delle culture. L’Occidente potrebbe trovare nella civiltà dell’Oriente rimedi per alcune sue malattie spirituali e religiose causate dal dominio del materialismo. E l’Oriente potrebbe trovare nella civiltà dell’Occidente tanti elementi che possono aiutarlo a salvarsi dalla debolezza, dalla divisione, dal conflitto e dal declino scientifico, tecnico e culturale. È importante prestare attenzione alle differenze religiose, culturali e storiche che sono una componente essenziale nella formazione della personalità, della cultura e della civiltà orientale; ed è importante consolidare i diritti umani generali e comuni, per contribuire a garantire una vita dignitosa per tutti gli uomini in Oriente e in Occidente, evitando l’uso della politica della doppia misura.
[segue]

Irriducibilmente antifascisti

996dd16e-562f-47ed-9d0c-ed582e9d3b8bBauladu: Revocata la cittadinanza onoraria a Mussolini ricordando l’antifascista Dino Giacobbe
di Francesco Casula
In sintonia con la decisione della Corona de Logu, – l’assemblea degli amministratori locali indipendentisti – di portare nei Consigli Comunali della Sardegna la mozione per la revoca della cittadinanza a Mussolini, nei giorni scorsi, il Consiglio comunale di Bauladu,ha deliberato all’unanimità la revoca della cittadinanza onoraria conferita al dittatore fascista il 20 maggio 1924.
“La scelta di compiere questo atto ha solide motivazioni etiche e politiche, ha dichiarato il sindaco di Bauladu Davide Corriga, che è anche presidente della Corona de Logu.
Negli anni del ventennio furono completamente calpestati i valori di uguaglianza e di solidarietà, di pace e dell’esercizio dei diritti civili, sociali, politici ed economici, nonché la dignità degli individui, con discriminazione e persecuzione dei cittadini a seconda del sesso, della razza, della lingua, della religione, delle opinioni politiche e delle condizioni sociali”. [segue]

America, America

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UN DIBATTITO SOMMERSO DAL CAOS
di Marino de Medici

E’ triste ammetterlo, ma il caos e la violenza verbale del primo, e probabilmente ultimo, dibattito elettorale tra il presidente Trump e l’ex vicepresidente Biden testimoniano quanto sia caduta in basso in America il rispetto di norme basilari della democrazia. Quello tra Trump e Biden non e’ stato un dibattito, ma lo sconcertante spettacolo di un “bullo” intento a schiacciare il suo avversario politico interrompendolo in continuazione e ricorrendo ad insulti come quello di “drug addict” (drogato) rivolto al figlio. Per quanto sia corretto attribuire la vittoria al candidato democratico, che ha mantenuto un comportamento esemplare rivolgendosi principalmente agli elettori, non si puo’ dire che il dibattito abbia avuto un vincitore, ma solo un perdente: l’America. [segue]

Oggi mercoledì 30 settembre 2020

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————–Opinioni, Commenti e Riflessioni, Appuntamenti——-
Dopo il Sì al referendum, scenari politici inquietanti, ma ribaltabili con la mobilitazione
30 Settembre 2020
Alfiero Grandi su Democraziaoggi.
Il punto più dolente della campagna per il No è stato di non essere riuscito a contrapporre alla campagna populista scagliata contro il parlamento una posizione contraria altrettanto forte, capace di smuovere un immaginario di massa sulla base della convinzione che questo parlamento può e deve essere spinto ad impegnarsi per fare uscire l’Italia […]
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Impegno per domenica 4 ottobre 2020

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schermata-2020-09-29-alle-22-29-30-e1601411802472 Domenica 4 ottobre alle ore 18.00 si svolgerà la video-conferenza organizzata dal manifesto sardo, Aladinpensiero e Giornalia dal titolo: C’è un’alternativa nel mondo malato? Come superare la crisi sociale, ecologica e sanitaria. Riflessioni dall’enciclica “Fratelli tutti”. Una conferenza in diretta dal sito, dalla pagina Facebook e YouTube del manifesto sardo coordinata da Roberto Loddo de il manifesto sardo a cui partecipano: Franco Meloni, direttore Aladinpensiero; Don Marco Lai, Direttore Caritas diocesana di Cagliari; Maria Chiara Cugusi, giornalista, addetta stampa Caritas Sardegna; Andrea Giulio Pirastu, direttore editoriale Giornalia; Annalisa Columbu presidente Legambiente Sardegna; Ahmed Naciri, presidente della rete sarda della cooperazione internazionale; Patrizia Manduchi, docente di Storia dei Paesi islamici dell’Università di Cagliari; Ester Cois, docente di Sociologia urbana dell’Università di Cagliari; Imam Usama el Santawy della moschea Assalam di Lecco; Francesca Bocca-Aldaqre, Teologa e professoressa di lingua e cultura araba alla Società Umanitaria di Milano.
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Recovery Plan. Legambiente e Forum Disuguaglianze e Diversità presentano le 10 sfide green indispensabili al Paese

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Recovery Plan le 10 sfide per l’Italia: documento e webinar Legambiente e ForumDD
Pubblicato il 29 Settembre, 2020 in Comunicati0 Commenti
Legambiente e Forum Disuguaglianze e Diversità presentano le 10 sfide green indispensabili al Paese e lanciano un percorso di osservazione civica e confronto. Oggi dalle 15.30 alle 18.00 in diretta sul sito e sulla pagina Facebook de La Nuova Ecologia
Roma, 29 settembre 2020. L’accordo europeo di luglio e il lancio del programma NextGenerationUE, e in particolare della Recovery and Resilience Facility, rappresentano un’opportunità straordinaria per rilanciare l’economia italiana, attraverso obiettivi e risorse che sono mancati dopo la crisi del 2008, e disegnare una traiettoria di sviluppo giusto e sostenibile. Si tratta di restituire speranza a un Paese che negli ultimi trenta anni si è impoverito e ha visto progressivamente indebolire la rete di infrastrutture sociali e sanitarie, scolastiche e universitarie. Siamo, dunque, a un passaggio straordinario ed epocale, da non sprecare, in cui al centro è la scelta di investire nel Green Deal Europeo abbandonando le ricette del passato con l’obiettivo di “build back better”: ricostruire meglio e in modo diverso, con innovazione, sostenibilità, attenzione al disagio sociale e alle disuguaglianze cresciute in questi anni.
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Oggi martedì 29 settembre 2020

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————–Opinioni, Commenti e Riflessioni, Appuntamenti——-
Emilio Lussu giurista? Di più, quale difensore dei diritti dei singoli e dei popoli
29 Settembre 2020
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
Parlare di Lussu giurista sembra una forzatura. Certo si laureò in leggi, certo fu iscritto all’albo ed esercitò per breve tempo l’avvocatura, ma sul capitano dei Rossomori l’ultima pensata è quella di considerarlo giurista, almeno nell’accezione usuale. E Italo Birocchi lo conferma nel suo bel libro da poco in libreria: studi stentati, studente mediocre, […]
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Che succede?

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DECLINO DEGLI ANTI-CASTA E RESPONSABILITÀ DEI CETI PRIVILEGIATI
28 Settembre 2020 by Giampiero Forcesi | Su C3dem.
Interessante iniziativa raccontata da Massimo Rebotti sul Corriere: “La sfida di Bentivogli e Floridi per la buona politica”. Interessante anche l’editoriale di Dario Di Vico, sempre sul Corriere: “La società dei confini e i privilegi da superare”. Un tentativo di interpretare Giuseppe Conte da parte di Massimiliano Panarari su la Stampa: “Conte, il doroteo della post-politica”.

NEXT GENERATION UE: i soldi ci sono ma come spenderli?

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NEXT GENERATION EU
ambiente e digitale
i due pilastri
del finanziamento europeo

Roberta Carlini su Rocca

C’è una parola che ricorre spesso, nel discorso sullo stato dell’unione che la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha tenuto a metà settembre. È la parola «fragilità». Eppure, è stato uno dei discorsi più forti che dall’alto scranno di Bruxelles siano mai stati fatti. Il suo primo dall’insediamento, avvenuto il primo dicembre 2019, pochi mesi prima che il mondo cambiasse tutto. «Siamo fragili, ha detto la presidente Ue, come persone, come collettività, come istituzioni, come comunità internazionale. Il virus prevedibile ma imprevisto ci ha esposti e lasciato esposti e tutti ci sentiamo, e siamo, più vulnerabili. E l’Unione europea è fragile, con le sue diversità, i suoi percorsi incompiuti, l’assenza di un potere centrale in grado di governare quel che è già di per sé ingovernabile. Eppure, questo è il momento dell’Europa. «Il momento di aprire la strada che porta da questa fragilità a una nuova vitalità».

l’Europa cambia linguaggio
Si può pensare che sia solo retorica – e in questo caso, è stata una buona retorica, capace di riscattare l’immagine non tanto gradevole dei «burocrati» di Bruxelles, di usare parole ispirate e all’altezza della drammaticità del momento, con la malattia e i morti, il virus che ritorna e una crisi economica senza precedenti che già morde. Anche la retorica, in alcuni casi, serve, così come serve l’enunciazione di obiettivi che vanno verso una vita migliore (un salario minimo per tutti, un’economia che salvi l’ambiente, un’innovazione digitale che serva agli uomini e alle donne), laddove gli scopi dell’Unione europea da decenni si presentano solo in numeri, tetti, vincoli e proibizioni.
Il cambiamento del linguaggio, dovuto all’eccezionalità del momento ma forse non a caso attuato dalla prima donna presidente della Commissione, è già qualcosa. Ma basterà, servirà a cambiare l’Europa e a farci stare meglio? In fondo, l’Unione europea è la stessa di prima, i suoi membri litigiosi lo potranno diventare ancor di più in tempi di crisi, i nazionalismi e gli estremismi di destra governano in alcuni suoi Paesi, mentre appena fuori dai confini (in Bielorussia) si calpestano libertà, diritti, vite e dentro i suoi confini vengono lasciati morire o rinchiusi in modo disumano i migranti in cerca di salvezza. E, quanto all’economia, continua ad essere uno spazio con un mercato comune ma 27 governi diversi, al cui interno c’è un altro spazio con un gruppo di importanti Paesi che hanno una sola moneta ma 19 governi, dunque con una politica monetaria comune ma differenti politiche della spesa, delle tasse, della sicurezza sociale.

rimediare ai difetti
Dunque la prudenza è d’obbligo e un po’ di scetticismo pure, dati i trascorsi della politica europea e gli choc dell’ultimo decennio: a partire dalla gestione disastrosa della crisi iniziata nel 2008, importata dagli Stati Uniti ma aggravata e anzi poi trasformata in una crisi tutta europea, quella dei debiti sovrani, sulla quale tutta la costruzione europea ha rischiato di saltare – e sarebbe saltata, se non fosse stato per la decisione della Bce di Mario Draghi di ergersi a protezione della stabilità della zona dell’euro, facendo svolgere alla politica monetaria e alla banca centrale un ruolo di salvagente e supplenza dell’Europa politica. Ma pur riuscendo a salvare in qualche modo l’Unione e l’eurozona da se stesse, il «bazooka» di Draghi non è riuscito a tamponare la crisi di fiducia che intanto si spargeva in tutti i Paesi membri, ricchi e poveri, alimentando i partiti antieuropeisti ovunque e culminando nell’uscita del Regno Unito con la Brexit.
La crisi del 2008, come scrive l’economista Francesco Saraceno in un bel libro appena uscito, intitolato «La riconquista. Perché abbiamo perso l’Europa e come possiamo riprendercela» (Luiss University Press, 2020), è stata un’occasione mancata per rimediare ai difetti di fabbricazione dell’Unione e dell’euro, e voltare pagina; mentre la grande crisi della pandemia del 2020 potrebbe essere l’occasione per «riprendersi» l’Europa. Tutto dipenderà dal seguito che si darà alle decisioni, finora senza precedenti, prese nei primi mesi del Covid 19: la sospensione dei vincoli ai bilanci nazionali; l’allungamento e potenziamento dei poteri della Banca centrale europea come rete di protezione e pompa di liquidità nel sistema; i programmi temporanei messi in piedi dalla Commissione (Sure e nuovo Mes); e il primo strumento di condivisione del debito, con il Recovery plan all’interno del «Next generation EU».

i due pilastri della spesa europea
Di queste novità si è già parlato in precedenti articoli su Rocca. Con la ripresa di settembre, il discorso della presidente von der Leyen e i documenti usciti da Bruxelles hanno segnato il passaggio a una ulteriore fase: adesso che è chiaro che c’è un imponente pacchetto di aiuti pubblici, e per la prima volta la sfera del «pubblico» è davvero europea, cioè parte da decisioni e risorse comuni, cosa ne facciamo di questi soldi? Oltre il bisogno e dovere immediati di salvare le persone, il lavoro, l’economia, quale è la visione? Quale futuro prepariamo, o cerchiamo di agevolare, per la famosa «prossima generatione»?

l’ambiente e il digitale
I due pilastri della spesa europea – finanziata o consentita dal programma Next Generation UE – sono l’ambiente e il digitale. Ossia gli investimenti in imprese e opere capaci di fermare il surriscaldamento del pianeta e ridurre le emissioni inquinanti; e nella diffusione dell’innovazione tecnologica a tutti i livelli della società, dell’economia, delle istituzioni, sia a livel- lo di offerta (che le opportunità offerte dalle nuove tecnologie siano accessibili a tutti) che di domanda (che tutti siano in grado di sfruttarle). A questi grandi titoli, sono ora aggiunti alcuni numeri. Sull’ambiente: il 37 per cento delle risorse del programma – dunque, 277 miliardi a livello europeo – dovranno andare al «green deal», e il 30 per cento dei finanziamenti sarà reperito sul mercato emettendo degli speciali «green bonds», dei titoli pubblici il cui rimborso è garantito dalla Ue e che serviranno esclusivamente per pagare gli investimenti «verdi».
Al digitale andrà il 20 per cento delle risorse del Next generation UE – 150 miliardi, sempre a livello europeo – che dovranno servire per trovare e finanziare la via europea a uno sviluppo che finora è stato guidato dai colossi americani (prima) e cinesi (poi).
Nel primo «pilastro», si tratta di una sfida difficile; quel che si deve fare è chiaro, ma è anche chiaro che le resistenze di economie ancora molto basate sul carbone saranno forti, e il passaggio doloroso in termini di posti di lavoro e costi sociali, per arrivare – questo l’obiettivo – a tagliare le emissioni inquinanti del 55% entro il 2030. Nel secondo, la sfida è ancora maggiore poiché non ci sono strade tracciate, se si vuole evitare il modello americano di una crescita digitale tutta centrata su pochi grandi colossi dal potere enorme e incontrollato, ma ovviamente anche la strada cinese di una «internet di Stato». Insomma, si tratta di inventare un modello che ancora non c’è.

i soldi ci sono ma come spenderli?
Quanto all’Italia, il nostro paese avrà una fetta enorme delle nuove risorse, molto maggiore del suo peso specifico nell’economia dell’Unione: 208 miliardi, tra trasferimenti e debiti «europei», cioè garantiti a livello comunitario. Sul come saranno spesi, finora si sa poco. Non ha aiutato la richiesta fatta a tutti i ministeri e le regioni di presentare i propri progetti; ne sono arrivati circa 600, i più vari e spesso raffazzonati, tirati fuori dai cassetti delle precedenti programmazioni. Il rischio è quello di rivestire di verde o digitale programmi pensati per tutt’altro, oppure di accontentare semplicemente le lobby più forti e influenti. Le linee guida per il Piano nazionale di ripresa e resilienza, preparate dal governo italiano, sono giuste nella diagnosi dei problemi, riconoscendo il fatto che molti dei ritardi e dei problemi dell’Italia preesistono al Covid 19 e semmai sono stati aggravati da questa emergenza, non da essa creati. Non solo. Per la prima volta in un documento del genere si mettono al primo posto gli investimenti in istruzione, ricerca e sviluppo, riduzione delle disuguaglianze (territoriali, di genere, retributive). Si pone l’obiettivo di aumentare di 10 punti il tasso di occupazione, che è tra i più bassi d’Europa, menzionando il fatto che questo gap è dovuto soprattutto al fatto che troppe poche donne lavorano, in particolare al Sud. E si aggiunge l’obiettivo di aumentare gli investimenti pubblici di un punto di Pil, dal 2 al 3%.

la politica del «fare»
Ma questa è solo la cornice, che deve essere riempita di politiche e progetti scritti sulla realtà dell’economia e della società, non confezionati solo per essere conformi alla grammatica della Commissione e ottenere i soldi. Come dice spesso l’economista Fabrizio Barca, bisogna uscire dalla logica dei «progettifici», individuare i bisogni e passare alle cose che si possono fare, chiedendosi in che misura e forma l’aiuto pubblico può aiutare quel «fare». Ci sono cose facili da fare, ma non per questo le più utili e produttive: per esempio, una politica molto battuta negli ultimi anni è quella dei bonus e delle decontribuzioni, che però sono spesso a pioggia, possono aiutare il corso della corrente (se tutto va bene) ma non aprire vie nuove, né tantomeno andare controcorrente quando serve. Un’altra via facile e popolare è quella di promettere generiche riduzioni delle tasse, laddove è chiaro che quei fondi europei non sono da destinare a ridurre le tasse, ma agli investimenti; e che le stesse raccomandazioni della Commissione sulla riforma del sistema fiscale sono indirizzate a rimediare ai suoi squilibri – primo tra tutti, il fatto che ci sono troppe tasse sul lavoro – non ad alimentare promesse elettorali.
Nelle prossime settimane le scelte decisive su questi temi dovranno essere impostate, nei prossimi mesi compiute. E quel che fa l’Italia non è importante solo per noi, ma anche per tutta l’Europa. Un uso clientelare, confuso, o solo emergenziale dei fondi europei si tradurrebbe in una ennesima occasione sprecata per l’Italia; e avrebbe un contraccolpo letale per chi vuole riformare l’Unione, e ridurre il gap di fiducia tra i Paesi del nord e quelli del Sud, evitando che i primi tornino ai vecchi tempi e alla vecchia impostazione che finora ha bloccato il progresso europeo.

Roberta Carlini

- NEXT GENERATION EU: i due pilastri del finanziamento europeo.
ROCCA 1 OTTOBRE 2020

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RECOVERY FUND (O MEGLIO NEXT GENERATION EU): Spiega il perché dell’altra dizione Francesco Giavazzi sul Corriere: “Riforme di lungo periodo per costruire il futuro”. Denso ma utile da leggere l’articolo del ministro Enzo Amendola sui piani del governo: “L’Europa ci sostiene. Adesso le riforme non sono un’utopia” (Il Riformista). Un bell’articolo del prof. Amedeo Lepore sul Mattino: “Infrastrutture, la via sociale che porta allo sviluppo”

Oggi lunedì 28 settembre 2020

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————–Opinioni, Commenti e Riflessioni, Appuntamenti——-
Scuola. L’educazione civica a settembre
28 Settembre 2020
Rosamaria Maggio del CIDI
Ciò che non era riuscita a fare neanche la Ministra Gelmini quando aveva introdotto, con la legge 169/2008, l’insegnamento di Cittadinanza e Costituzione e cioè di introdurre una nuova materia nel curricolo, senza costi per lo Stato, in quanto le 33 ore destinate alla disciplina verranno sottratte a qualche altro insegnamento, riesce […]
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LA CARTA DI FIRENZE PER L’ECONOMIA CIVILE

peopleLA CARTA DI FIRENZE PER L’ECONOMIA CIVILE
Il futuro dopo il Coronavirus

Noi cittadini, donne e uomini, liberi di spirito, impegnati nei campi più diversi del lavoro, della ricerca e dell’insegnamento, delle arti, dei mestieri e della creatività, della cooperazione – che amiamo l’Italia e ci sentiamo parte viva d’Europa – in questi mesi segnati dalla pandemia e dalla crisi ambientale, sentiamo l’urgenza di un cambio di rotta e di un impegno comune più incisivo, in difesa della salute, della scuola, del lavoro, dell’ambiente e del benessere collettivo.

Per questo ci impegniamo a:

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Che succede?

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ECONOMIA CIVILE. RECOVERY FUND. E ALTRO
26 Settembre 2020 by Giampiero Forcesi | su C3dem.
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e97e6c99-b3dc-40f8-9618-1f0f6bc47131Lettera a Sua Eminenza Cardinale Angelo Becciu
di Corrado Melis
By sardegnasoprattutto/ 26 settembre 2020/ Culture/
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7f4e5c2a-daa9-405f-85cf-afa66902062alogo76Newsletter n. 204 del 26 settembre 2020
Care Amiche ed Amici,
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Oggi domenica 27 settembre 2020

economiacivile-25-27-sett-20Approfondimenti.
sedia-van-goghGLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413filippo-figari-sardegna-industre-2senza-titolo1lampadadialadmicromicro13democraziaoggi-loghetto55aed52a-36f9-4c94-9310-f83709079d6d0c73ae76-25bc-4f0c-b9b3-19306fe9655c
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791a7587-5f34-4078-ae63-d217117366e5 Prosegue il FESTIVAL ARCHITETTURA CAGLIARI, 18 – 27 SETTEMBRE 2020, SA MANIFATTURA – I CONFINI DEL CAMBIAMENTO
————–Opinioni, Commenti e Riflessioni, Appuntamenti——–
Carbonia. Come si vive in città in tempo di pace
27 Settembre 2020
Gianna Lai su Democraziaoggi.
Nuovo post domenicale sulla storia di Carbonia. Il primo il 1° Settembre 2019.
Identiche le condizioni di lavoro in miniera a quelle appena descritte per gli anni dell’occupazione alleata, se ancora in pieno 1945 Aladino Bibelotti, nella sua già citata visita presso i cantieri, da dirigente CGIL, denunciava la cattiva gestione ACaI e l’arrettratezza […]
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Migranti

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Un gruppo di cristiani impegnati per i Diritti Umani e la Solidarietà Universale scrivono una lettera-appello all’Arcivescovo di Cagliari sulla tragica situazione dei migranti rinchiusi presso le strutture denominate CPR (Centro Permanenza e Rimpatrio), di cui una presente anche in Sardegna, a Macomer.
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Lettera aperta
ALL’ARCIVESCOVO DI CAGLIARI
MONSIGNOR GIUSEPPE BATURI
P.ZZA PALAZZO 4 – CAGLIARI (CA)

Caro Monsignor Giuseppe,
Come cristiani impegnati per i Diritti Umani e la Solidarietà Universale, vorremmo porre alla sua attenzione la tragica e nascosta situazione dei migranti rinchiusi presso le strutture denominate CPR (Centro Permanenza e Rimpatrio), di cui una presente anche in Sardegna, situata in località Bonu Trau, Macomer.
Ci permettiamo di dare una breve descrizione di questi terribili posti:
CHE COS’È UN CPR?
Noti precedentemente come Cpt (Centri di permanenza temporanea) e successivamente come Cie (Centri di identificazione ed espulsione), i Cpr (Centri di permanenza per il rimpatrio) fanno parte della rete di strutture usate per identificare e deportare dal territorio italiano i “migranti irregolari”, ovvero le persone straniere non dotate di un permesso di soggiorno valido.
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Che fare dopo il referendum? Il dibattito cresce e ci coinvolge. Priorità alla nuova legge elettorale. Bene, avanti così!

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Che succede?
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QUALE RIFORMA ELETTORALE?
25 Settembre 2020 by Giampiero Forcesi | su C3dem.
Federica Fantozzi, “Il Pd vuole rivedere il bicameralismo perfetto” (Huffpost). Enzo Cheli, “Basta coi partiti che si aggrappano ai listini bloccati” (intervista a Il Fatto); e Appello di dieci costituzionalisti (tra cui E. Cheli, U. De Siervo, L. Carlassare), “Basta con le liste bloccate, gli eletti scelti dai cittadini” (Il Fatto). Enrico Letta, “Torniamo al Mattarellum e voto ai sedicenni” (intervista a La Stampa). Giancarlo Giorgetti, “Attenti, il proporzionale sarà un disastro per l’Italia” (intervista a Repubblica). Emanuele Lauria, “Pd diviso sul proporzionale. Il No di Prodi e Veltroni” (Repubblica). Infine un articolo di qualche tempo fa: Stefano Passigli, “E’ tempo di ripensare al proporzionale” (Corriere della sera).
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Il dibattito in ambito CoStat e dintorni
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AL PARLAMENTO e AI PARTITI diciamo: Basta con le liste bloccate
Dopo l’esito referendario, con la vittoria del Sì, Il Fatto quotidiano ha lanciato una nuova campagna, aderendo all’appello di 10 autorevoli costituzionalisti del Sì e del No. Lo facciamo con convinzione anche noi di Aladinpensiero.
Chiediamo alle forze politiche una nuova legge elettorale che cancelli la vergogna delle liste bloccate che dura da 15 anni. Ora serve restituire ai cittadini il diritto-potere di scegliersi i propri rappresentanti.
ECCO L’APPELLO DEI 10 COSTITUZIONALISTI CHE FACCIAMO NOSTRO
Lorenza Carlassare, Enzo Cheli, Ugo De Siervo, Roberto Zaccaria, Paolo Caretti, Roberto Romboli, Stefano Merlini, Emanuele Rossi, Giovanni Tarli, Andrea Pertici
Visto il risultato del referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari, come professori di Diritto costituzionale, riteniamo che sia indispensabile procedere rapidamente verso la definizione di una nuova legge elettorale.
Tra di noi, alcuni hanno votato Sì e altri No, ma ora riteniamo che debba essere comune il nostro impegno per sollecitare una legge che favorisca la rappresentanza e il pluralismo politico e territoriale, da anni sacrificati.
Essenziale è un sistema elettorale che consenta alle persone di individuare e scegliere chi mandare in Parlamento, instaurandovi un effettivo rapporto rappresentativo e potendo far valere la loro responsabilità politica. In questo modo si potrà dare una migliore qualità alla rappresentanza e favorire anche una maggiore efficienza delle Camere.
Da troppo tempo le nostre leggi elettorali (“Porcellum”, “Italicum” e “Rosatellum”) hanno imposto sistemi di liste bloccate e la proposta oggi in discussione in Commissione Affari costituzionali della Camera non può rischiare di cadere nello stesso errore, né in quello di privare molti elettori di rappresentanza con soglie troppo elevate. La Corte costituzionale (sentenze n.1 del 2014 e n.35 del 2017) è stata chiara: niente lunghe liste bloccate. Partendo da questo punto, riteniamo essenziale favorire un’effettiva scelta da parte degli elettori, valorizzando i principi costituzionali, superando liste bloccate e candidature multiple.
Con questo appello intendiamo rivolgerci a tutte le forze politiche presenti in Parlamento perché si impegnino nell’approvazione di una legge elettorale che restituisca una maggiore rappresentanza, invitando coloro che condividono queste posizioni a unirsi alle nostre richieste.
FIRMA ANCHE TU
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Newsletter n. 204 del 26 settembre 2020
Ricordando Rossana Rossanda
logo76di Raniero La Valle

Care Amiche ed Amici,

ci sembra giusto anche da questa sponda associarci alla commozione per la morte di Rossana Rossanda, sia per la sua alta lezione morale sulla dignità della politica, sia per la sua sensibilità ai valori evangelici alimentata dalla sua amicizia con autentici cristiani, da padre Benedetto Calati a Giuseppe Barbaglio. Nella commemorazione romana in piazza Santi Apostoli è stato ricordato il suo percorso politico, e ne è stato tratto motivo per parlare non solo del nostro passato, ma del futuro, di quanto ci rimane da fare tra il meglio da attuare e il peggio da scongiurare e sconfiggere. Ma soprattutto quella comunione di popolo stabilita nel suo nome, è apparsa a noi come un attestato del mistero della vita umana che, dalla più povera alla più ricca, non viene “tolta”, ma lavorata e trasformata dalla morte, perché ogni persona è un infinito che per l’appunto non conosce fine.

In ciò la stessa Rossana era contraddetta su quanto aveva affermato in morte del grande amico suo, il padre Benedetto Calati, sul “Manifesto” del 26 novembre 2000, quando aveva scritto che si era spento con lui “un monaco raro che amavamo e che ci amava e per noi, che non speriamo nell’eternità, per sempre perduto”. Anche Rossana Rossanda era una comunista “rara”, ma non è affatto perduta per sempre, e sarebbe un guaio che proprio le persone più rare fossero quelle più perdute, quando invece sono proprio quelle che ci aiutano a non perderci anche noi.

E la differenza non sta nel credere o non credere all’eternità, perché le categorie di credenti e non credenti sono due categorie polemiche, cattivo retaggio della modernità, che non furono in principio e che sarebbe gran tempo di superare; la Rossanda, con l’etichetta “non credente”, insieme a Pietro Ingrao e a Mario Tronti saliva ogni anno al monastero camaldolese di Montegiove per discutere con padre Benedetto ed altri monaci e laici di ogni confessione di “temi e dilemmi sapienziali”, come lei stessa scriveva, “che in ultima istanza non sono così distinguibili tra religione e religione, religione e laicità”: e infatti sono gli stessi; e sono tra quelli evocati, pur se in altre categorie e con altre parole, anche nell’ardore dell’agone politico.

E a proposito dei “non credenti” la Rossanda, citando padre Calati, scriveva che questa definizione non poteva a lui “importare di meno giacché Dio, era scritto, aveva amato il mondo, non solo i fedeli”. E se del cristiano è “in più la fede”, essa è “meno essenziale dell’amore” che invece è di tutti: e questo non lo ha scritto solo la Rossanda sul “Manifesto”, sta scritto in ambedue i Testamenti e in tutte le Scritture.

Dunque la differenza, per la quale nessuno è “per sempre perduto” non sta nel credere o non credere nell’eternità , ma nel credere o non credere, nel praticare o non praticare l’amore; per questo Rossana Rossanda non è perduta, e nemmeno i comunisti come lei: perché si può essere rivoluzionari una settimana, si può essere rivoluzionari dieci anni, e anche si può essere rivoluzionari per venti anni “per professione”, ma non si può essere rivoluzionari tutta la vita se non per amore.

Perciò lei non è perduta per sempre, e “per favore”, direbbe papa Francesco, non ci perdiamo neanche noi.

www.chiesadituttichiesadeipoveri.it
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