Monthly Archives: dicembre 2020

Auguri!

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L’anno che verrà (stanotte)

Caro amico ti scrivo
Così mi distraggo un po’
E siccome sei molto lontano
Più forte ti scriverò
Da quando sei partito
C’è una grossa novità
L’anno vecchio è finito ormai
Ma qualcosa ancora qui non va
.
Si esce poco la sera
Compreso quando è festa
E c’è chi ha messo dei sacchi di sabbia vicino alla finestra
E si sta senza parlare per intere settimane
E a quelli che hanno niente da dire del tempo ne rimane
Ma la televisione ha detto che il nuovo anno
Porterà una trasformazione
E tutti quanti stiamo già aspettando
Sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno
Ogni Cristo scenderà dalla croce
E anche gli uccelli faranno ritorno
Ci sarà da mangiare e luce tutto l’anno
Anche i muti potranno parlare
Mentre i sordi già lo fanno
E si farà l’amore ognuno come gli va
Anche i preti potranno sposarsi
Ma soltanto a un a certa età
E senza grandi disturbi qualcuno sparirà
Saranno forse i troppo furbi
E i cretini di ogni età
.
Vedi caro amico cosa ti scrivo e ti dico
E come sono contento di essere qui in questo momento
Vedi, vedi, vedi, vedi
Vedi caro amico cosa si deve inventare
Per poter riderci sopra
Per continuare a sperare
E se quest’anno poi passasse in un istante
Vedi amico mio come diventa importante
Che in questo istante ci sia anch’io
.
L’anno che sta arrivando tra un anno passerà
Io mi sto preparando
È questa la novità.

(Lucio Dalla)

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Auguri!
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Cari amici (amiche e amici), parlando con un amico ho definito noi partecipanti a «l’appello» come “profeti disarmati”, quasi svalutandone, inconsciamente, l’importanza. Il mio amico ha osservato come la definizione è ambiziosa e comunque di grandissima importanza per il ruolo che i “profeti disarmati” possono avere nella società, contrariamente a quanto sosteneva Nicolò Machiavelli. Confessando la mia ignoranza, devo dire che questa interpretazione mi è piaciuta e mi ha inorgoglito. Punto. Grazie a tutti voi e a tutti noi. Buon anno nuovo con tutte le cose belle che avete/abbiamo pensato e scritto. Auguri a noi, alle nostre famiglie ai nostri amici, a totus (anche ai nemici, che speriamo non avere!). E buon lavoro!

Newsletter

logo76Newsletter n. 211 del 30 dicembre 2020

IL CENSIMENTO

Care amiche ed amici,
[segue]

Oggi giovedì 31 dicembre 2020

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————–Opinioni, Commenti e Riflessioni, Appuntamenti————————
2020: annus horribilis…eppure
31 Dicembre 2020
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
Che il 2020 sia stato un annus horribilis non richiede dimostrazione. Lo è e basta, per tanti buoni motivi e sembra trascinarsi dietro anche il 2021, almeno, si spera, solo nella prima parte. Eppure, a ben vedere, ci ha mostrato anche un volto mirabilis. Gli accadimenti anche quelli più tragici fanno emergere risorse nascoste, […]
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“La grammatica della cura”
Colloquio con Lidia Maggi a cura di Marino Sinibaldi
in “www.finesettimana.org” del 25 dicembre 2020
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IN PRIMO PIANO
Un anno drammatico
Sbilanciamoci, 31-12-2020 – di Domenico Gallo
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Newsletter Costituente Terra

costituente-terra-logouna Terra
un popolo
una Costituzione
una scuola

Newsletter n.27 del 30 dicembre 2020

LE PRIME PAROLE

Care e cari Costituenti,
[segue]

Che succede?

schermata-2020-11-26-alle-13-33-31ANCHE LA SARDEGNA HA BISOGNO DI UN’AUTENTICA TRASFORMAZIONE
di Antonio Secchi.
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Politicainsieme. Dic 30, 2020 – 07:32:09 – CET
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Oggi mercoledì 30 dicembre 2020

pace-schermata-2020-12-30-alle-11-10-42 Webinar di mercoledì 30 dicembre 2020: per collegarsi con youtube.
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————–Opinioni, Commenti e Riflessioni, Appuntamenti————————
Se su tzeraccu, l’aiutante del pastore, si rifiuta di mungere, su meri può licenziarlo?
30 Dicembre 2020
Amsicora su Democraziaoggi.
Poniamo che un allevatore di capre assuma un capraro per le incombenze del gregge e, sempre poniamo, che il giovane tzeraccu a un certo punto rifiuti di mungere il bestiame, che so io perchè ritiene che gli animali non vadano sfruttati. Fresco animalista, insomma. Secondo voi è giusto che su meri, il titolare, gli vieti […]
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Aderiamo

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Che succede?

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IL LOCKDOWN E LA LENTEZZA. LA BREXIT. IL NUOVO MONDO
28 Dicembre 2020 su C3dem.
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CONTE-RENZI, PARTITA IRRISOLTA. ROSARIO LIVATINO
28 Dicembre 2020 su C3dem.

Bonas Noas. Auguri a padre Salvatore Morittu, neo commendatore!

Padre Salvatore Morittu, 74 anni (Sassari), Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana: “Per aver dedicato tutta la sua vita al contrasto alle tossico-dipendenze e all’emarginazione sociale”

morittu-s_aspru3-e1609234339957[La motivazione del Quirinale] Da sempre impegnato nella lotta contro le tossico-dipendenze e l’emarginazione sociale. Nel 1980 ha fondato a Cagliari la Comunità San Mauro, prima comunità terapeutica residenziale per tossicodipendenti in Sardegna e il Centro di Accoglienza San Mauro per preparare i giovani al programma residenziale e allo stesso tempo per fare prevenzione sul territorio. Solo due anni dopo ha dato vita alla Comunità di S’Aspru, nelle campagne di Siligo (SS) utilizzando una vecchia fattoria di proprietà della diocesi. Nel 1984 è la volta del Centro di Accoglienza “Città di Sassari”, con le stesse funzioni di quello di Cagliari e di “Associazione Mondo X – Sardegna per la difesa dell’uomo”. Dal 1985 comincia ad accogliere in comunità i giovani sieropositivi all’HIV e i malati di Aids che, a partire dal 1998 verranno ospitati nella Casa Famiglia Sant’Antonio Abate, unica struttura socio-residenziale nell’isola che accoglie persone affette da HIV e patologie correlate. E’ socio fondatore della Società Italiana Tossicodipendenze che raccoglie a livello nazionale i più celebri ricercatori in ambito medico-farmacologico-sociale.
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lampadadialadmicromicro133Auguri al comm. Salvatore Morittu, per tutto. E buon lavoro!
————————— Il messaggio di don Angelo Pittau ————-
La gioia mia è grande per il riconoscimento a padre Salvatore. Noi lo consideriamo e l’amiamo come nostro ‘Patriarca’ ma è bene dirlo, molti l’hanno dimenticato, Salvatore ha incominciato nell’indifferenza di tanti ed oggi continua nella gelosia di tanti altri. Grazie a Mattarella che fa giustizia.
E noi siamo orgogliosi di questo nostro patriarca che ci ha aperto la strada.
don Angelo Pittau

America, America

whitehouse_north-casa-bBUON ANNO! Happy New Year!
di Marino de Medici
Per l’ultima volta, il presidente perdente Donald Trump si è sparato sui piedi.
Lo show trumpiano di non firmare per diversi giorni il pacchetto di 900 miliardi di sussidi anti-Covid 19 è durato fino a domenica notte, quando il presidente ha firmato per l’attuazione della legge che soccorre milioni di americani e scongiura lo shutdown del governo. Non meno importante, la legge reintegra la moratoria degli sfratti, assicurando un tetto e aiuti finanziari a centinaia di americani privi di risorse finanziarie. L’America ha vissuto un dramma che non aveva ragione di esistere. Non erano passate infatti ventiquattro ore dall’approvazione del pacchetto finanziario che Trump mandava tutto all’aria con lo specioso argomento che le misure adottate erano una “vergogna” disseminata di sprechi che andavano eliminati. Sopra tutto, Trump chiedeva al congresso di portare il sussidio per persona dai 600 dollari concordati a 2.000. I democratici, che sin dagli inizi chiedevano sussidi personali più alti, dichiaravano di essere favorevoli al maggiore importo assistenziale. I repubblicani invece si opponevano, come avevano già fatto per proposte di sussidi più elevate durante gli interminabili negoziati.
[segue]

Oggi martedì 29 dicembre 2020

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————–Opinioni, Commenti e Riflessioni, Appuntamenti————————
Il covid mostra che abbiamo preso il libero arbitrio di fronte al consumismo, scambiato per libertà
29 Dicembre 2020
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
Un senso dovrà pur avercelo questo battage pubblicitario sul vaccino anticovid! Che formidabile simbolismo! L’arrivo coi camion scortati dai militari non ricorda il tanto atteso “Arrivano i nostri!” col passo di carica. La notizia che ci ridà vita e speranza quando ormai il peggio ci sommerge. E non si può dire che 70 mila […]
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Recovery Fund

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ECONOMIE
Recovery: i soldi ci sono, manca la “svolta”

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Su Volerelaluna, 14-12-2020
di Luigi Pandolfi*

Dopo le incertezze e i veti delle settimane scorse, il pacchetto di risorse che l’Unione europea ha messo a disposizione dei Paesi membri per il rilancio dell’economia ha ricevuto, finalmente, il definitivo via libera. La Germania ha fatto valere nella trattativa tutto il suo peso politico, ma per le condizionalità sul rispetto dello Stato di diritto – questione sulla quale si erano messi di traverso Polonia e Ungheria – la partita è stata chiusa con classico bizantinismo: le clausole non decadono, ma saranno accompagnate da una “dichiarazione interpretativa” nella quale tutti potranno riconoscersi, buoni e cattivi.

Ora è il tempo dei soldi, non si può fare “filosofia” sui diritti.

I soldi, infatti, sono un bel po’, «mai così tanti» si è detto da più parti: 1800 miliardi tra Next Generation UE e bilancio dell’Unione 2021-2027. E la novità sta nel fatto che i 750 miliardi del cosiddetto Recovery fund saranno raccolti sul mercato con l’emissione di obbligazioni europee. Non è la “rivoluzione”, ma certamente un passo avanti nel processo di integrazione. Una situazione nuova rispetto alla gestione della crisi precedente, con la BCE che sta svolgendo con più coerenza il proprio lavoro per la stabilità delle finanze pubbliche, tenuto conto anche della loro sensibile quanto necessaria dilatazione in questa fase. Il prossimo passo? Dovrebbe essere quello della sterilizzazione da parte di Francoforte del debito contratto dai Paesi membri per la pandemia, trasformando i titoli acquistati sul mercato secondario in perpetuals bonds. Cosa bisognerebbe invece buttare nella spazzatura? Certamente il MES, perché nell’epoca del denaro creato “dal nulla” è inammissibile che gli Stati debbano accettare ipoteche sui diritti dei cittadini per il loro approvvigionamento finanziario. Ma questa storia meriterebbe una trattazione a parte.

Torniamo al cosiddetto Recovery fund.

Per l’Italia il plafond, nella sua dimensione massima ammissibile, dovrebbe essere di 193 miliardi di euro, di cui 65,4 miliardi di euro di sovvenzioni e 127,6 miliardi di euro di prestiti (con altre risorse specifiche di bilancio si arriva a un totale di 208,6 miliardi, in pratica i famosi «209 miliardi» di cui si parla dall’inizio di questa partita), che il Governo dice di voler «utilizzare appieno». Ma a che punto stiamo con la programmazione? C’è una bozza di piano (Piano nazionale per la ripresa e la resilienza), ma non è quella definitiva sulla quale Bruxelles dovrà fare il suo lavoro di “limatura” prima della pronuncia definitiva dell’Ecofin, il Consiglio dei ministri dell’economia e delle finanze di tutti gli Stati membri. I tempi? Se tutto andrà bene, ma proprio bene, i primi soldi potrebbero arrivare nella seconda metà del 2021. Non proprio «tempi europei», per usare una nota espressione riferita alla durata degli interventi nei consessi dell’Unione.

Ma cosa c’è dentro la bozza preparata dal Governo? Innanzitutto che il Paese deve correre di più, perché «la crescita economica dell’Italia negli ultimi vent’anni è stata nettamente inferiore alla media europea e, più in generale, a quella delle altre economie avanzate». Quindi, più investimenti e meno tasse (riforme di contesto). Ma meno tasse a chi? A chi guadagna da 40 a 60 mila euro lordi all’anno e, naturalmente, alle imprese. E per i disoccupati, i precari, i poveri assoluti, per la lotta alle disuguaglianze, per tutti quelli che non hanno il problema delle tasse perché non hanno reddito o non ne hanno a sufficienza?

Per rendere l’idea delle proporzioni, basta dire che la parola «disuguaglianza» è presente soltanto due volte in un testo di 125 pagine, e solo con riferimento alla «disuguaglianza di genere». La parola «povertà» sette volte, «assunzioni» una sola volta, ma a tempo determinato e solo nel capitolo sulla giustizia, «precari» e «precarietà» non pervenuti. Diversamente, la parola «competitività» è presente quaranta volte e l’aggettivo «fiscale» (riferito a Irpef, sgravi, tassazione sulle imprese) venti. Potremmo fermarci qui, per quanto riguarda la filosofia di fondo: il problema rimane la “resilienza” del sistema, senza cambiamenti significativi dei paradigmi socioeconomici dominanti. Crescita della ricchezza nazionale, ma guai a sindacare sulla sua distribuzione sociale, che richiederebbe interventi diretti dello Stato e specifiche “riforme di contesto” con finalità redistributive. Questione ben più importante del “chi gestirà” l’attuazione di questi programmi. Bello e romantico richiamare il “primato della politica”, del Parlamento, dei vertici politici dei ministeri. Ma questa politica, questo Parlamento, che idee hanno sul futuro del Paese, diverse, si intende, da quelle che anonimi poteri tecnocratici, lobby economiche ed “esperti” mainstream ci propinano da anni? La verità è che tra gli “esperti” non abbiamo un Paolo Sylos Labini o un Pasquale Saraceno (l’autore del famoso “Rapporto” che aprì la strada alla programmazione economica dei primi anni Sessanta) e tra i “politici” non c’è nessun Riccardo Lombardi o Antonio Giolitti, o anche un Ugo La Malfa. Ci vorrebbe una mobilitazione dal basso, ma dove sono le forze?

Qualche numero: su 193 miliardi di euro, alle politiche occupazionali sono riservati 3,2 miliardi (l’1,6%), dai quali vanno comunque tolte quelle per le politiche “giovanili” tout court. Non va meglio per l’inclusione sociale, 5,9 miliardi (il 3%), e nel plafond è calcolata anche la quota spettante al terzo settore. E per la sanità e il Sud? Rispettivamente, 9 e 3,8 miliardi. Mancano all’appello oltre 170 miliardi di euro, qual è il loro impiego? Oltre 120 miliardi sono destinati alla transizione verde e digitale, il resto alle infrastrutture, alla manutenzione stradale, alla ricerca e all’istruzione («Dall’istruzione all’impresa» è il titolo associato a questa missione).

Beninteso, gli interventi destinati alle transizioni verde e digitale, la cui ampiezza, in termini monetari, è espressamente stabilita dall’Europa, sono importanti per la modernizzazione del Paese e nell’ottica del contrasto ai cambiamenti climatici, ma «semplificazione» da un lato e riduzione degli impatti ambientali dall’altro non implicano di per sé la transizione verso una società più giusta e umana, a misura d’uomo anche per quanto riguarda l’accesso al benessere, ai servizi essenziali, a un lavoro dignitoso e adeguatamente retribuito, alle cure. Chiariamo meglio questo concetto. Il digitale può servire (soltanto) a migliorare la “competitività” delle imprese, ma può anche favorire la riduzione e la distribuzione dei tempi di lavoro. La profezia di J.M. Keynes: «Nel giro di pochissimi anni, intendo dire nell’arco della nostra vita, potremmo essere in grado di compiere tutte le opera­zioni dei settori agricolo, minerario, manifatturiero con un quarto dell’energia umana che eravamo abituati a impegnarvi». Stesso discorso per la gli interventi green. Perché sia un vero Green New Deal l’idea della sostenibilità ambientale deve essere coniugata con quella di sostenibilità sociale, elevando tutte le condizioni di benessere delle persone, nel campo della sicurezza sociale, della salute, dell’istruzione, della democrazia.

Solo in questo modo si uscirebbe da questa crisi in maniera diversa da come ci siamo entrati. Diversamente, avremo più computer, più banda larga, (forse) cieli più puliti, ma continueremo a dividerci tra chi ha tutto, chi ha poco e i troppi, ormai, che non hanno niente.

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* Luigi Pandolfi, laureato in scienze politiche, giornalista pubblicista, scrive di politica ed economia su vari giornali, riviste e web magazine, tra cui “Il Manifesto”, “Micromega”, “Economia e Politica”. Tra i suoi libri più recenti: “Metamorfosi del denaro” (manifestolibri, 2020).

34a Marcia sarda della Pace 28 dicembre 2020

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Oggi 28 dicembre 2020 lunedì – Marcia della Pace

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Ahinoi! Dalla TV nessun sollievo alla clausura doverosa!
28 Dicembre 2020
Amsicora su Democraziaoggi.
Che palle, sempre chiuso in casa, alla fine non sai che far di nuovo. Leggi, riprendi libri che avevi chiuso a metà o letto in velocità, scopri nuovi contenuti, rifletti, prendi appunti, ascolti musica, ma poi, confessate, una puntatina alla TV la si fa. Confesso, io la faccio, senza vergogna, per necessità, ma anche per […]
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Le debolezze del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza
Roberto Romano
Sbilanciamoci! – 25 Dicembre 2020 | Sezione: Apertura, Economia e finanza
Grazie ai fondi Next Generation EU l’Italia potrà impiegare oltre 200 miliardi fino al 2026 per uscire dalla crisi e avviare una rotta di crescita sostenibile. Ma dalle linee strategiche del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza emergono incoerenze che rischiano di compromettere questa storica occasione.

Oggi domenica 27 dicembre 2020

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————–Opinioni, Commenti e Riflessioni, Appuntamenti————————
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1° Premio “Donna al traguardo 2020″ ad uno scritto di Gianna Lai sul lavoro delle donne a Carbonia
27 Dicembre 2020 su Democraziaoggi.
Gianna Lai, con questo scritto, ha vinto il 1° Premio “Donna al traguardo 2020. Sezione raccontiamo le donne”. Un omaggio a una storia di ordinaria resistenza frmminile in un ambiente di lavoro e in un contesto sociale difficile, che ci induce a sospendere la sequenza ordinaria dei post domenicali sulla storia di Carbonia per lasciare spazio a questo bel riconoscimento. [segue]