Monthly Archives: giugno 2021

Salute e Sanità

a244114e-cc70-482f-a0c5-16f43a54c8f3
Ripensare la sanità. Per un umanesimo della cura
24 Giugno 2021 by c3dem_admin | su C3dem.

Nel corso della “tre giorni” che l’associazione Agire Politicamente ha tenuto ad Assisi nella seconda metà di giugno è stato discusso un documento sulla Sanità redatto da un gruppo di lavoro coordinato da Massimo De Simone e Domenico Rogante. Il documento è aperto al parere ed all’eventuale apporto di tutti. In seguito, sarà rielaborato e presentato in diverse sedi
———————–

Nel corso della drammatica emergenza sanitaria conseguente alla diffusione del Covid-19, anche nel nostro Paese sono emerse questioni riguardanti in particolare il futuro del nostro sistema sanitario su cui si è già aperto un articolato dibattito.

C’è innanzitutto la questione della vulnerabilità di una organizzazione concepita per far fronte alla domanda della salute che era tipica del secolo scorso, e che ha subito forti tagli lineari specialmente negli ultimi dieci anni fino a raggiungere un definanziamento complessivo di circa 37 miliardi. Ne ha sofferto il numero di posti letto negli ospedali (ne abbiamo la metà di quelli su cui possono contare i tedeschi) e, in modo particolare, quelli per terapia intensiva. Ed abbiamo pochissimi infermieri ed altri operatori sanitari; anche se il numero dei medici non è inferiore rispetto alle medie comunitarie, dei quali però si prevede una grave carenza nei prossimi anni, frutto di una errata programmazione nell’ambito del sistema del numero chiuso che respinge sei studenti su sette.

Le altre questioni, sulle quali nel prossimo futuro dovranno farsi più attente analisi e proposte di eventuali necessari cambiamenti per superare le criticità emerse durante questa emergenza pandemica, riguardano l’assetto istituzionale, l’organizzazione integrata tra servizi ospedalieri e medicina territoriale ed il rapporto tra pubblico e privato.

È bene ricordare che il Servizio sanitario nazionale nacque nel 1978 per superare il sistema mutualistico. Aveva tra gli obiettivi principali quelli l’equità (uguali prestazioni per tutti), la partecipazione democratica (gestione affidata ai comuni e partecipazione dei cittadini nelle Unioni sanitarie locali), la globalità degli interventi (prevenzione, cura, riabilitazione), la territorialità dei servizi (prossimità al luogo di manifestazione del bisogno), l’organizzazione del distretto sanitario (erogazione dei servizi di primo livello e di primo intervento), la centralità della prevenzione.

Negli anni successivi, si è andati sempre di più verso un’aziendalizzazione della sanità per rispondere alle pressanti esigenze finanziarie, con l’introduzione di una concezione di assistenza pubblica in cui la spesa sociale e sanitaria doveva essere proporzionata alla effettiva realizzazione delle entrate e non più unicamente all’ entità dei bisogni. Concezione ulteriormente fortificata dalla privatizzazione di alcuni servizi e quindi dalla competizione tra pubblico e privato.

Successivamente, con la regionalizzazione del sistema, la tutela della salute è divenuta materia di legislazione concorrente Stato-Regioni: lo Stato determina i Livelli essenziali di assistenza (LEA); le Regioni hanno competenza esclusiva nella regolamentazione e organizzazione dei servizi sanitari e nel finanziamento delle Aziende Sanitarie. Questa organizzazione ha creato differenze sostanziali nei servizi offerti da ciascuna Regione, in particolare sui ticket per le prestazioni, sui prontuari farmaceutici, sul costo dei materiali.

Si ridefiniva inoltre il distretto ampliandone la matrice organizzativa tecnico-gestionale, ma se ne esaltava la versione burocratico-amministrativa del sistema, a discapito di quella di assistenza territoriale diretta, per la quale si affidava alla Regione la scelta tra soggetti pubblici o anche privati. Successivamente i piani sanitari nazionali 94/96 e 98/2000 hanno indicato la necessità dell’integrazione tra attività distrettuali, assistenza di base dei medici di medicina generale e assistenza domiciliare.

Con il decreto Balduzzi (2012) si tentò di dare concretezza al ruolo del territorio e della medicina generale, stabilendo modelli aggregativi dei medici di medicina generale e pediatri di libera scelta monoprofessionali (AFT) e multiprofessionali (UCCP), per garantire la continuità assistenziale, dall’ospedale verso i territori, con il distretto competente a garantirla. Si determinava la necessità del ruolo unico delle figure professionali mediche della medicina territoriale, con la previsione di utilizzo, negli studi dei medici di famiglia, di tecnologia di primo livello e strumenti di telemedicina.

Dai cenni indicati si può desumere che non mancasse la consapevolezza della rilevanza dell’integrazione complessiva dall’ospedale al territorio o, meglio, viceversa, ma i fatti sembrano contraddirla. Infatti, la riconversione degli ospedali e la rapida definizione degli standard dell’assistenza territoriale permettevano di superare il mito del posto-letto a favore della valorizzazione di una rete di servizi territoriali ed ospedalieri considerati in modo unitario.

Oggi si può affermare che la disfunzione più grave del sistema sanitario è imputabile al fatto che i principi della riforma del ‘78 sono stati abbandonati o non attuati, senza che sia dimostrata la loro obsolescenza. Il sistema sanitario pubblico non sembra, almeno esplicitamente, messo in discussione, per quanto oggi stia diventando sempre più una consuetudine appaltare alcuni servizi ai privati. Questo, a nostro avviso, rischia di minare quelle che sono le fondamenta del nostro Sistema sanitario nazionale, che prevede il ricorso al privato solo come integrazione dei servizi, sulla base delle esigenze dovute alla programmazione, senza che debba mai sostituire completamente il servizio pubblico, anche perché vorrebbe dire un aggravio delle spese a carico dei cittadini.

L’aspetto che viene messo maggiormente in discussione è la capacità sul lungo periodo, da parte di questo sistema, di mantenere, se non di migliorare, il livello dell’assistenza, soprattutto con un trend di invecchiamento della popolazione sempre crescente che rischia di superare la soglia di sostenibilità.

Ciò che sicuramente si è dimostrato indispensabile è l’attuazione di una continuità assistenziale dall’ospedale al territorio, per la quale necessita l’integrale implementazione della Riforma Balduzzi, ruolo unico dei medici di base compreso. A tal proposito è da notare che non a caso la relativa previsione, che risale al 2012, non ha avuto concretizzazione. Forse non si tratta solo di resistenze corporativistiche, forse c’è da riflettere su quale possa essere il ruolo e la natura stessa del medico di base, per l’oggi e per il futuro. È un bene prezioso il rapporto di fiducia tra il medico, la persona e la famiglia; il medico di base deve essere una figura di primo piano nella medicina del futuro. Occorre assicurare il permanere di quel rapporto anche se inserito nel ruolo unico, che ne realizzi una identità nuova ed esaltante in una struttura di prossimità. Occorre poi una riflessione sul ruolo complessivo che il distretto può giocare se mantenuto in dimensioni tali da conservare la prossimità al territorio.

Il rapporto Stato – Regioni dopo la pandemia

L’emergenza Covid-19 ha messo in luce la vulnerabilità dell’organizzazione/articolazione istituzionale del sistema, acutizzando le ben note criticità esistenti nel rapporto tra Stato- Regioni. In questi mesi molte regioni hanno dato cattiva prova di sé nella gestione amministrativa della pandemia. Il continuo rivendicare la propria autonomia, più per esigenze politiche che per altro, non ha fatto altro che creare ulteriore confusione e disservizi, in una situazione che invece richiedeva necessariamente interventi centralizzati da parte dello Stato. La stessa Corte Costituzionale, con la sentenza 37, ha dovuto chiarire che: “a fronte di malattie altamente contagiose in grado di diffondersi a livello globale, ragioni logiche, prima che giuridiche radicano nell’ordinamento costituzionale l’esigenza di una disciplina unitaria, di carattere nazionale, idonea a preservare l’uguaglianza delle persone nell’esercizio del fondamentale diritto alla salute e a tutelare contemporaneamente l’interesse della collettività.”

Per queste ragioni, l’esperienza di questi mesi deve servire per tentare un nuovo approccio al tema del rapporto tra lo Stato e le Regioni e le autonomie differenziate, inquadrandolo in una riflessione più ampia del ruolo dell’amministrazione centrale e dell’indirizzo politico di ciascuna regione, rafforzando gli strumenti di coordinamento e collaborazione tra il governo e le autonomie, con la consapevolezza che lo Stato deve esercitare funzioni di indirizzo e coordinamento delle attività amministrative regionali in materia sanitaria e che può anche esercitare il potere sostitutivo in caso di pericolo grave per l’incolumità e la sicurezza pubblica. Sarà importante avviare questa riflessione anche alla luce del processo in corso sul federalismo fiscale, cui fa riferimento il PNRR, che deve comportare la ridefinizione dei criteri di ripartizione delle entrate e delle spese, per evitare di aggravare in maniera definitiva il divario tra il Nord ed il Sud del Paese.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: un’occasione da non perdere

Tra le novità più importanti emerse in questo ultimo anno così difficile, rappresenta sicuramente una fonte di speranza per il futuro l’iniziativa denominata Next Generation Eu (NGEU) con cui l’Unione europea assegnerà agli Stati membri fondi finalizzati a favorire la ripresa economica e sociale dopo la pandemia, ricorrendo alla combinazione di due linee di sostegno: il Recovery and Resilience Facility (Dispositivo europeo per la ripresa e la resilienza) e il REACT-EU (Assistenza alla ripresa per la coesione e i territori d’Europa), all’insegna della transizione ecologica, della digitalizzazione, della competitività, della formazione e dell’inclusione sociale, territoriale e di genere.

Entro il 30 Aprile 2021 ogni stato membro ha presentato il proprio Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, cominciando così un’interlocuzione formale con le autorità europee che porterà all’approvazione dei piani per sbloccare la prima parte delle risorse e finalmente dare l’avvio alla realizzazione.

La parte del piano presentato dall’Italia, riguardante i fondi per la Sanità. è rappresentata dalla Missione 6 Salute, per un finanziamento complessivo di 15,63 miliardi di euro. A questi si aggiungono le risorse del REACT-EU e del Fondo Nazionale Complementare per ulteriori 4,6 miliardi, per un totale di 20,22 miliardi da spendere nel periodo 2021-2026.

Ulteriori finanziamenti provenienti dal bilancio statale integrano la Missione Salute del PNRR con altri 3,72 miliardi nel quinquennio.

I finanziamenti si articolano in due componenti: circa 9 miliardi per il potenziamento delle reti di prossimità, delle strutture e della telemedicina per l’assistenza territoriale, e circa 11 miliardi per l’innovazione, la ricerca e la digitalizzazione del Servizio sanitario nazionale.

La sfida del Recovery Plan rappresenta una nota positiva che contribuisce ad invertire la rotta che ormai da decenni si era intrapresa, ovvero quella di considerare la sanità il “comparto da sacrificare” per far quadrare i conti dello Stato. Importanti segnali di cambiamento in questo senso sono desumibili dal fatto che per la prima volta i finanziamenti complessivi per la sanità territoriale superano quelli per la sanità ospedaliera, un orientamento che ci sentiamo di condividere largamente dopo anni di depauperamento delle risorse sanitarie territoriali. Inoltre, la componente ospedaliera della Missione Salute del PNRR è beneficiaria di 1,67 miliardi destinati alla digitalizzazione del Servizio sanitario (FSE e sistema informativo del Ministero della Salute) che coinvolge orizzontalmente non solo gli ospedali ma tutta l’organizzazione sanitaria.

L’entusiasmo che ci coglie nel prendere atto di questo cambiamento epocale alla quale il nostro paese si prepara, non ci impedisce di rilevare alcune criticità che emergono dalla lettura della Piano realizzato dal governo. Un aspetto che balza subito agli occhi è l’assenza di finanziamenti diretti per la riorganizzazione e il potenziamento del settore della prevenzione, alla quale sono destinati solo piccoli finanziamenti statali. Riteniamo che ogni tipo di riorganizzazione e miglioramento del Servizio Sanitario non possa prescindere dal potenziamento dei dipartimenti di prevenzione per far fronte a rischi attuali e future pandemia. Per questo, auspichiamo che si possa porre rimedio a questa grave carenza, tenuto conto che anche a livello internazionale, sono attesi provvedimenti di riorganizzazione della rete dei servizi di prevenzione proprio per contrastare i rischi di pandemie globali.

Un altro aspetto sulla quale ci sembra opportuno richiamare l’attenzione è che il PNRR attualmente provvede solo in piccola parte a finanziare le spese gestionali relative al personale, ma sembra ovvio che per far funzionare i nuovi servizi occorrerà assumere il personale e finanziare i suoi costi insieme a tutti gli altri necessari per avviare le nuove attività.

In generale, le maggiori perplessità derivano dal fatto che quando finiranno le risorse del Recovery Plan, il piano di potenziamento dell’assistenza territoriale sarà a regime e dovrà essere sostenuto dai finanziamenti nazionali. Il personale aggiuntivo delle Case della Comunità, dell’ADI e degli Ospedali di Comunità costerà circa 2 miliardi l’anno e ad oggi sarebbero coperti solo con circa 745 milioni (art. 1 del D.L 34/2020), mentre la restante parte della spesa, secondo il governo, dovrebbe essere coperta dall’attuazione di un Piano di sostenibilità.

L’auspicio è che si possa provvedere con largo anticipo a reperire tutti i finanziamenti necessari per garantire la prosecuzione dei servizi già attivati, assumere il personale e avviare i servizi che partiranno dal 2027, per evitare di vanificare le speranze che stanno nascendo intorno a questo importante progetto.

Al netto delle criticità alla quale abbiamo fatto riferimento, è importante sottolineare che questi fondi costituiscono un’importante opportunità di crescita e di innovazione del sistema. Ci auguriamo che si crei un proficuo dialogo tra le istituzioni, gli enti che saranno chiamati ad attuare questo piano, i cittadini, le associazioni e le categorie interessate, affinché si possa arrivare a realizzare un Servizio sanitario che sia sempre più vicino ai bisogni della gente ed in particolari ai più fragili.

La nostra Associazione, con questo modesto contributo, intende porre l’attenzione su alcune questioni che riteniamo essere prioritarie e dalla quale bisognerà partire se si vuole immaginare una sanità che sia più a misura del paziente.

Verso un nuovo sistema sanitario nazionale

La Sanità territoriale: il nuovo centro del SSN

Come abbiamo già anticipato, la maggior parte dei fondi presenti nella Missione 6 del PNRR sono destinati al potenziamento della Sanità del territorio, che nel periodo pandemico ha mostrato tutta la sua inadeguatezza. La mancanza di una reale alternativa di cura territoriale in questi anni non ha fatto altro che peggiorare l’offerta dei servizi per i pazienti, con il problema delle liste d’attesa che rappresenta ormai una “piaga sociale” non più tollerabile. Una delle conseguenze di queste carenze è stata quella di rendere provvedimenti come il D.M 70 inadatti e molto spesso dannosi per i territori, in quanto percepiti come un‘imposizione dall’alto di un numero minimo di posti letto che non teneva conto della reale domanda che veniva dai cittadini. L’esperienza di questi mesi ha ribadito che quando si parla della salute dei cittadini non possono essere applicati i canoni ferrei dell’economia industriale ove esiste un prodotto finale. Nella sanità vengono prodotti servizi non valutabili nel breve periodo, in quanto il prodotto finale di valutazione è l’outcome di salute della popolazione che ha un tempo di analisi ampio e quindi esula da tutti i canoni economici di valutazione. Perciò, prima di introdurre dei parametri di riferimento per l’allocazione delle strutture, è necessario introdurre un’analisi dei flussi e una verifica dei processi della domanda di assistenza.

“Delineare quella prossimità al mondo degli anziani, che sino ad oggi è stato scartato dall’attenzione pubblica” (Papa Francesco, Fratelli Tutti)
[segue]

Che succede?

c3dem_banner_04
EUROPA, I DIRITTI TRADITI. EUROPA, BIDEN E LA CINA
29 Giugno 2021 su C3dem.
———————————–
I PARTITI E LA SPACCATURA GRILLINA. L’APPELLO DELLA POVERTA’
29 Giugno 2021 su C3dem.
[segue]

Oggi mercoledì 30 giugno 2021

GLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413filippo-figari-sardegna-industre-2aladin-logonge-cover-1lampadadialadmicromicro13democraziaoggi-loghettogf-02
asvis-oghetto55aed52a-36f9-4c94-9310-f83709079d6dsard-2030schermata-2021-02-17-alle-14-48-00license_by_nc_sapatto-nge-2021-01-28-alle-12-21-48logo76
——————-Opinioni, Commenti e Riflessioni—————————
Il M5S al bivio fra irriverenza e omologazione
30 Giugno 2021
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
La vicenda del M5S ha assunto caratteri dirompenti perché riguarda una questione sempre complessa: il ruolo e il destino, nei movimenti sorti per iniziativa di una personalità forte, del loro fondatore. Trattandosi di movimenti informali le regole sono all’inizio altrettanto magmatiche. Dirigono il fondatore e i seguaci della prima ora. Nessuno li mette in […]
————————————————————–
Ripensare la sanità. Per un umanesimo della cura
24 Giugno 2021 su C3dem,
di Gruppo di lavoro di “Agire Politicamente”
.
…………………………………………..

Adelante, con juicio.

af661f21-ec55-4517-8c4d-02ea631c25a5Cagliari, primo giorno senza mascherina: ma gli anziani preferiscono la prudenza
Giovani e anziani, i commenti nelle vie dello shopping del capoluogo

Il dibattito si apre ai piedi della statua di Carlo Felice, dove un gruppetto di amici scambia due chiacchiere e condivide una confezione di ghiaccioli. «L’economia deve andare avanti, è giusto non usarla, se non nei momenti topici», sentenzia Paolo Fanni. «Prematuro, con tutto ciò che si sente, pur avendo fatto il vaccino, non mi sento comunque sicuro». (…)
Su L’Unione sarda online.

L’Hangar di Is Mirrionis come Sa fabrica de Sant’Anna: una storia infinita.

iti-29-06-21 logo-casa-del-quarteire-ismEvento segnalato dalla Casa del quartiere Is Mirrionis, sulla pagina fb di ITI Is Mirrionis. La STORIA INFINITA dell’Hangar di Is Mirrionis come registrata nelle pagine di Aladinpensiero online.
————————-
d40eb3e8-d7d0-48d6-ab01-28a01e87daa7

- Va a finire che ristrutturano l’hangar e non hanno il regolamento per gestirlo.
- Che facciamo? Interveniamo subito o ci riserviamo il piacere di dire che l’avevamo previsto?

————————–
- Detti cagliaritani: Sa fabbrica de Sant’Anna.

Oggi martedì 29 giugno 2021

Buon onomastico ai Pietro e ai Paolo
pietro-e-paolo-e1593427340396

- El Greco, Gli Apostoli Pietro e Paolo – 1587-92 – olio su tela – Hermitage, San Pietroburgo.

- San Pietro in carcere visitato da san Paolo è un affresco di Filippino Lippi che decora la Cappella Brancacci nella chiesa di Santa Maria del Carmine a Firenze. L’opera (230×88 cm) è databile al 1482-1485 circa.
——————————————————
GLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413filippo-figari-sardegna-industre-2aladin-logonge-cover-1lampadadialadmicromicro13democraziaoggi-loghettogf-02
asvis-oghetto55aed52a-36f9-4c94-9310-f83709079d6dsard-2030schermata-2021-02-17-alle-14-48-00license_by_nc_sapatto-nge-2021-01-28-alle-12-21-48logo76
——————-Opinioni, Commenti e Riflessioni—————————
Grillo/Conte: un confronto complicato, ma tutto è nato da Grillo
29 Giugno 2021
Andrea Pubusa su Democaziaoggi.

Il confronto fra Grillo e Conte non è solo frutto di temperamenti diversi. Anche di questo. Ma la questione è più complessa, riguarda nel profondo la storia del M5S e la vicenda politica dei due protagonisti.
Grillo ha compiuto un’opera straordinaria, per molti versi unica, nella storia della politica in regime parlamentare. Ha in pochi […]
——————————oggi———–
iti-29-06-21 logo-casa-del-quarteire-ismEvento segnalato dalla Casa del quartiere Is Mirrionis, sulla pagina fb di ITI Is Mirrionis. La STORIA INFINITA dell’Hangar di Is Mirrionis come registrata nelle pagine di Aladinpensiero online.
————————————

Mario Sulis, mostra antologica a TheNetValue

schermata-2021-06-28-alle-13-11-55
PRESA D’ATTO
Mario Sulis e le sue congetture in una mostra antologica
di Gianni Loy

È frequente sentir dire, per comune vulgata, che i rifiuti gettati via, lo scarto della nostra irrequieta società dei consumi, se sapientemente utilizzati, possono tornare a nuova vita. Una sorta di contro-didattica che ambisce ad invertire la rotta che conduce all’estinzione, per soffocamento, dell’attuale livello di civiltà. Una strada suggerita con lo strumento della persuasione – comporta una non facile conversione delle coscienze – che dissimula, in realtà, la cattiva coscienza di chi razzola male, di chi, manovrando le leve dei poteri, tollera, quando non incoraggia, lo scempio dell’usa e getta.
Mario Sulis potrebbe essere ascritto alla lista degli adepti della nuova, ma mica tanto, religione. Un artista che i rifiuti li va a cercare, per terra e per mare. Un artista che guarda con occhio curioso e sensibile ad oggetti altrimenti destinati a venir presi a calci, o spazzati via, o nascosti; oggetti che col passare del tempo perdono le proprie sembianze. [segue]

Oggi lunedì 28 giugno 2021

GLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413filippo-figari-sardegna-industre-2aladin-logonge-cover-1lampadadialadmicromicro13democraziaoggi-loghettogf-02
asvis-oghetto55aed52a-36f9-4c94-9310-f83709079d6dsard-2030schermata-2021-02-17-alle-14-48-00license_by_nc_sapatto-nge-2021-01-28-alle-12-21-48logo76
——————-Opinioni, Commenti e Riflessioni—————————
Sardegna, stop del governo al giochino delle Province. Solinas, fuori di testa, vaneggia!
28 Giugno 2021
Amsicora su Democraziaoggi.
La Sardegna, politicamente parlando, è l’isola dei giochini. Si alternano al governo, ma siccome sono tutti diventati uguali fanno le stesse cose e dicono le stesse parole a parti invertite. Chissà perché il gioco più praticato è quello delle province: gli uni le riducono, gli altri le aumentano. E sempre annunciano la riforma come epocale, […]
———————————————

Che succede di buono?

c3dem_banner_04SALVARE LA FRATERNITA’. INSIEME”, UN APPELLO
27 Giugno 2021 by Giampiero Forcesi |su C3dem.
[segue]

Che succede?

c3dem_banner_04
CONSIGLIO EUROPEO: LA SEVERITA’ CON ORBAN, MA L’IPOCRISIA SUI MIGRANTI
27 Giugno 2021 su C3dem.

——————————
GLI ESAMI DA SUPERARE. FINEVITA. DDL ZAN. DUELLO CONTE-GRILLO. VOTO A MILANO
27 Giugno 2021 su C3dem.
——————————
volerelaluna-testata-2
Il Vaticano e il disegno di legge Zan: una nota stonata.
25-06-2021 – di: Domenico Gallo

[segue]

Oggi domenica 27 giugno 2021

GLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413filippo-figari-sardegna-industre-2aladin-logonge-cover-1lampadadialadmicromicro13democraziaoggi-loghettogf-02
asvis-oghetto55aed52a-36f9-4c94-9310-f83709079d6dsard-2030schermata-2021-02-17-alle-14-48-00license_by_nc_sapatto-nge-2021-01-28-alle-12-21-48logo76
——————-Opinioni, Commenti e Riflessioni—————————
Carbonia. Autorità provinciali e amministrazione comunale sugli scioperi di gennaio. Le testimonianze dei sindacalisti.
27 Giugno 2021
Gianna Lai su Democraziaoggi
.
Oggi domenica nuova puntata della storia di Carbonia su questo blog dal 1° settembre 2019.
Laconico sullo sciopero di gennaio il Prefetto, che aveva già garantito il suo appoggio alle richieste operaie, prima degli incidenti, ed era intervenuto ad assicurare la mediazione sulla vertenza sindacale: nella sua Relazione mensile, “Operai di Carbonia in sciopero si […]
——————————————————

La povertà in Italia in forte aumento

0062edcf-eaf9-4f18-8de1-ad2826dbed66
La povertà in Italia nel 2020
22-06-2021 – di: ISTAT

Nel mese di giugno di ogni anno l’Istat diffonde il report La povertà in Italia nel quale sono contenute le stime riferite all’anno precedente. Il report diffuso nei giorni scorsi, e relativo alla situazione del 2020, contiene dati interessanti e fonte di estrema preoccupazione. In sintesi: la povertà assoluta e quella relativa continuano a crescere. (Volerelaluna: la redazione).

L’Italia dispone di un quadro articolato di indicatori di povertà la cui varietà consente di cogliere le molte dimensioni del fenomeno, specie in un anno come il 2020, segnato da una congiuntura economica particolarmente difficile e anomalo da molti punti di vista. Le diverse linee di povertà e i relativi indicatori mostrano la situazione secondo prospettive differenti.

La soglia di povertà assoluta fa riferimento a un paniere di beni e servizi che vengono considerati essenziali per una determinata famiglia per conseguire uno standard di vita minimamente accettabile. Non si tratta quindi di una unica soglia, ma di molte soglie che variano, per costruzione, in base alla dimensione della famiglia, alla sua composizione per età, alla ripartizione geografica e alla dimensione del comune di residenza (vedi il Prospetto in Nota Metodologica che mostra le soglie mensili di povertà assoluta per le principali tipologie familiari, ripartizione geografica e tipo di comune). La soglia di povertà relativa, invece,varia di anno in anno a causa della variazione della spesa per consumi delle famiglie o, in altri termini, dei loro comportamenti di consumo. Tale soglia, infatti, deriva da un calcolo interno alla distribuzione delle spese (è pari infatti alla spesa per consumi media pro-capite per una famiglia composta da due persone). La misura di povertà relativa fornisce,quindi,una valutazione della disuguaglianza nella distribuzione della spesa per consumi e individua le famiglie povere tra quelle che presentano una condizione di svantaggio rispetto alle altre. Nel 2020, per una famiglia di due componenti, la soglia è risultata pari a 1.001,86 euro, cioè oltre 93 euro meno della linea del 2019.

Per tenere conto dei cambiamenti nei comportamenti di spesa, ogni anno si calcola anche una linea di povertà dell’anno corrente rivalutando quella dell’anno precedente con la variazione dei prezzi. La soglia 2019, rivalutata al 2020 in base all’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività (pari a -0,2%), è risultata pari a 1.092,76 euro (90,90 euro in più della soglia standard). L’incidenza di povertà relativa 2020, calcolata rispetto alla soglia 2019 rivalutata, è, di conseguenza, molto più elevata ed è pari al 13,4% (3.484mila famiglie povere, ossia circa 847mila in più). Le due diverse stime permettono di individuare le famiglie che nel 2020, pur avendo conseguito dei livelli di spesa inferiori a quelli del 2019, non risultano povere per effetto della considerevole riduzione dei consumi e delle condizioni medie di vita nell’anno segnato dalle misure restrittive per il contenimento della pandemia.

I dati sono univoci. Sono in povertà assoluta 5,6 milioni di persone, record dal 2005. Per quanto riguarda la povertà relativa, le famiglie sotto la soglia sono poco più di 2,6 milioni.

Nel 2020, sono in condizione di povertà assoluta poco più di due milioni di famiglie (7,7% del totale da 6,4% del 2019) e oltre 5,6 milioni di individui (9,4% da 7,7%). Dopo il miglioramento del 2019, nell’anno della pandemia la povertà assoluta aumenta raggiungendo il livello più elevato dal 2005 (inizio delle serie storiche). Per quanto riguarda la povertà relativa, le famiglie sotto la soglia sono poco più di 2,6 milioni (10,1%, da 11,4% del 2019).

Per scaricare il rapporto integrale: https://www.istat.it/it/files/2021/06/REPORT_POVERTA_2020.pdf el 2020
22-06-2021 – di: ISTAT
———————————————————————-
asvis-oghetto
Newsletter ASviS – Sulle migrazioni serve una strategia europea che guardi al medio termine

[segue]

Don Lorenzo Milani

2e533b11-63f9-4e2b-b2a4-1d8c141cbad3

54 ANNI DA QUEL GIORNO:
26 GIUGNO 1967 DON LORENZO CI LASCIO’

di Arcangelo Riccardi, su fb.

Il suo testamento: “Cari ragazzi, ho voluto più bene a voi che a Dio, ma ho speranza che lui non stia attento a queste sottigliezze e abbia scritto tutto al suo conto. Un abbraccio, vostro Lorenzo”.
Lorenzo Milani nasce a Firenze il 27 maggio 1923 da Albano e Alice Weiss in una famiglia benestante e colta. Intellettuali e scienziati gli ascendenti Milani, veronesi d’origine ma trapiantati in Toscana. Di cultura mitteleuropea gli ascendenti materni, boemi d’origine, emigrati nella Trieste asburgica, ebrei di etnia, ma quasi tutti lontani da osservanze religiose e agnostici. Nel 1930 la famiglia Milani, coi figli Adriano, Lorenzo ed Elena, si trasferisce da Firenze a Milano, dove il padre, laureato in chimica, ha trovato un lavoro.
Lorenzo compie gli studi fino alla maturità classica, conseguita il 21 maggio 1941. Con sorpresa e rammarico dei genitori, che però non lo contrastano, rifiuta di iscriversi all’università: vuol fare il pittore. Il padre allora lo manda alla scuola di un bravo artista tedesco che vive a Firenze: Hans Joachim Staude. Ci resta pochi mesi, ma ne subisce una forte influenza culturale ed etica. In autunno, tornato a Milano, si iscrive all’Accademia di Brera e lavora con foga nello studio che il padre gli ha preso in una elegante zona della città. Nella primavera del 1943, dopo i primi pesanti bombardamenti aerei, la famiglia si trasferisce ancora a Firenze. Qui, nel giro di pochi mesi, Lorenzo matura una radicale svolta esistenziale: si converte al cattolicesimo e decide di farsi prete, entrando in seminario l’8 novembre di quello stesso anno.
Ordinato sacerdote il 13 luglio del 1947, don Lorenzo Milani viene nominato cappellano a San Donato di Calenzano, dove ci resta per oltre sette anni. Appena arrivato, impianta in canonica una scuola serale aperta a tutti i giovani, senza discriminazioni politiche, purché di estrazione popolare e operaia. Un prete giovane che invece dei tornei di calcio, di ping-pong e bigliardino offre ai giovani una scuola, usando come libri di testo la Costituzione, i codici, i contratti collettivi di lavoro, i giornali. Che esorta gli operai a iscriversi al sindacato e a difendere i propri diritti con le due armi irrinunciabili dello sciopero e del voto.
In breve tempo si tira addosso prima la diffidenza, poi l’aperta ostilità dei benpensanti e di molti preti della zona. Si arriva così al dicembre del 1954, quando don Lorenzo viene “esiliato” a Barbiana, una parrocchia sperduta sull’Appennino, formata da nemmeno un centinaio di anime sparse sui monti. Pier Paolo Pasolini scriverà più tardi che questa punizione “in realtà è stato il più bel dono che gli si potesse fare”. E don Milani lo riconosce per primo e subito. Ad un suo allievo di San Donato risponde: ”Non mi commiserate troppo, perché io devo aver avuto qualche antenato montanino. Mi par d’esser qui da sempre. Ormai sono completamente rincivilito e se per disgrazia mi portassero la luce elettrica, avrei paura di prendere la scossa. Ma il più bello è che anche qui m’hanno accolto come un vecchio amico che torna”.
E lì don Lorenzo organizza una nuova scuola a misura dei bisogni dei suoi montanari. Lucio, uno dei suoi alunni, che doveva accudire le mucche nella stalla, scriverà più tardi nella famosa Lettera ad una professoressa: “La scuola sarà sempre meglio della merda”. A Barbiana tutti i ragazzi vanno a scuola dal priore. Dalla mattina presto fino a sera, estate e inverno. Nessuno “è negato per gli studi”. Non c’è ricreazione e non è vacanza nemmeno la domenica. Nella lettera ai giudici don Lorenzo racconta che “Su una parete della nostra scuola c’è scritto grande ”I care”. E’ il motto intraducibile dei giovani americani migliori. “Me ne importa, mi sta a cuore”. E’ il contrario esatto del motto fascista “Me ne frego”.
L’obiettivo di don Milani è quello di educare i suoi ragazzi ad essere responsabili delle loro azioni, cittadini sovrani, capaci di usare la parola: “Perché è solo la lingua che fa uguali. Eguale è chi sa esprimersi e intende l’espressione altrui. Che sia ricco o povero importa meno. Basta che parli”.
In una lettera inviata ai ragazzi di Piadena e al loro maestro Mario Lodi, i ragazzi di Barbiana descrivono la loro esperienza educativa: “Questa scuola, senza paure, più profonda e ricca, dopo pochi giorni ha appassionato ognuno di noi a venirci. Non solo: dopo pochi mesi ognuno di noi si è affezionato anche al sapere in sé. Il priore ci propone un ideale più alto: cercare il sapere solo per usarlo al servizio del prossimo, per esempio dedicarsi da grandi all’insegnamento, alla politica, al sindacato, all’apostolato o simili. Per questo qui si rammentano spesso e ci si schiera sempre dalla parte dei più deboli: africani, asiatici, meridionali italiani, operai, contadini, montanari. Ma il priore dice che non potremo far nulla per il prossimo, finché non sapremo comunicare. Perciò qui le lingue sono la materia principale. Prima l’italiano perché sennò non si riesce a imparare nemmeno le lingue straniere. Poi più lingue possibile, perché al mondo non ci siamo soltanto noi. Vorremmo che tutti i poveri del mondo studiassero lingue per potersi intendere e organizzare tra loro. Così non ci sarebbero più oppressori, né patrie, né guerre”.
Alla sorella Elena che gli annuncia il proprio matrimonio civile don Lorenzo risponde:”Sono contentissimo che tu ti sposi e non ho nessun motivo di dolermi che tu lo faccia in Comune. Esser cristiani è una fortuna, non un obbligo. Mi può dispiacere che tu non abbia questa fortuna, non che tu compia un atto in armonia con quello che pensi”.
A Barbiana, in una canonica senza acqua corrente e luce elettrica, la scelta di povertà austera di don Milani si radicalizza, fino al rifiuto di gestire il podere della parrocchia. Campa della sola “congrua”, il magro stipendio statale per i parroci. Dalla famiglia e dagli amici accetta solo aiuti per la scuola e la salute dei suoi ragazzi, spesso minata dalla miseria della montagna. Gli servono libri, enciclopedie, atlanti, dischi, calcolatrici, cancelleria, utensili… Ha bisogno di medicine, analisi ed esami medici, vitamine, cure dentarie. Denari, ne chiede per i viaggi all’estero, quando d’estate manda i ragazzi ad imparare le lingue e la vita degli altri popoli. Ma devono provvedere da soli, lavorando.
Nel 1958 esce “Esperienze pastorali”, il suo primo e unico libro, del quale pochi mesi dopo il Sant’Uffizio, giudicandolo inopportuno, ordina il ritiro dal commercio e vieta ristampe e traduzioni.
Nel 1960 avverte i primi sintomi del morbo di Hodgkin, che gli procurerà sofferenza e disagi per sette lunghi anni. Nel 1965 replica pubblicamente agli insulti rivolti da un gruppo di cappellani militari agli obiettori di coscienza e viene rinviato a giudizio per apologia di reato. Impossibilitato dalla malattia a presentarsi in tribunale, scrive la propria autodifesa, resa pubblica alla prima udienza del processo. E’ la “Lettera ai giudici” con la famosa frase, oggetto di tante polemiche: “Avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani, per cui l’obbedienza non è ormai una virtù, ma la più subdola delle tentazioni, che non credano di potersene fare scudo né davanti agli uomini né davanti a Dio, che bisogna che si sentano ognuno l’unico responsabile di tutto”.
Serenamente consapevole della sua scelta, ormai gravemente ammalato, ebbe a dire: “Non ho paura di non fare a tempo a dire tutto quello che mi rimane da dire… Non importa che io lo dica… La verità si fa strada da sola”.
Assolto con formula piena, resta imputato, per il ricorso del pubblico ministero. Ma non arriva a ricevere la condanna d’appello, che colpirà comunque il suo scritto. Il 26 giugno 1967, all’età di 44 anni, muore di leucemia a Firenze, in casa della madre. Un mese prima esce “Lettera a una professoressa”, il libro scritto dai ragazzi della scuola di Barbiana sotto la sua regia ”da povero vecchio moribondo”. Ora la scuola è chiusa. I “ragazzi” sono sparsi per l’Italia e anche all’estero, impegnati nel sindacato, nella scuola, nelle associazioni.
A 54 anni dalla morte di don Milani, la testimonianza di fede del Priore di Barbiana, l’amore indicibile per un Dio che ha il volto povero dei suoi ragazzi, la sua obbedienza disobbediente, la rettitudine morale, la coerente laicità, la sete di cultura, lo studio come cosa seria e processo educativo collettivo, il rispetto del valore primario della coscienza, la concezione nobile della politica, l’amore ai poveri, l’impegno per la Costituzione e l’antifascismo, i valori in cui don Lorenzo credeva ci interessano ancor assai. Anche se egli, oggi, è più scomodo che mai. Non ci si può rivolgere al suo pensiero con l’intenzione di annetterlo o edulcorarlo, ma solo con quello di mettersi in discussione.
Non importa di prenderlo a modello od elevarlo a mito: piuttosto importa di rifarci a lui per riproporre l’irriducibilità di alcuni temi. Anche per questo noi lo amiamo e ne onoriamo la memoria.
26 giugno 2021 Arcangelo Riccardi
P.S.: vd. Giorgio Pecorini “Don Milani! Chi era costui?” Baldini & Castoldi.
————————————-
Papa Francesco e don Milani.
Su aladinpensiero online.

Oggi sabato 26 giugno 2021

GLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413filippo-figari-sardegna-industre-2aladin-logonge-cover-1lampadadialadmicromicro13democraziaoggi-loghettogf-02
asvis-oghetto55aed52a-36f9-4c94-9310-f83709079d6dsard-2030schermata-2021-02-17-alle-14-48-00license_by_nc_sapatto-nge-2021-01-28-alle-12-21-48logo76
——————-Opinioni, Commenti e Riflessioni—————————
Sulle tracce del federalismo sardo da Angioy a Gramsci a Lussu
26 Giugno 2021
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.

E’ ben noto che dopo la fusione perfetta calò sui domini sabaudi la più mortifera cappa di centralismo, che durò, accentuandosi durante il fascismo, fino alla Repubblica e alla Costituzione. Non che il Regnum Sardiniae fosse un modello di autogoverno, ma esistevano gli stamenti (parlamenti cetuali), la Reale udienza, massimo organo giurisdizionale sardo […]
————————————

Oggi venerdì 25 giugno 2021

GLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413filippo-figari-sardegna-industre-2aladin-logonge-cover-1lampadadialadmicromicro13democraziaoggi-loghettogf-02
asvis-oghetto55aed52a-36f9-4c94-9310-f83709079d6dsard-2030schermata-2021-02-17-alle-14-48-00license_by_nc_sapatto-nge-2021-01-28-alle-12-21-48logo76
——————-Opinioni, Commenti e Riflessioni—————————
PNRR. Rendere coerenti gli obiettivi
25 Giugno 2021
Osservatorio sulla transizione ecologica [su Democraziaoggi].
Pubblichiamo il Documento dell’Osservatorio sulla transizione ecologica prevista nel PNRR per le Commissioni Affari costituzionali e Ambiente della Camera dei Deputati sul Decreto Legge 77/2021 C.3146, Audizione 21/6/2021.
1.Il PNRR inviato a Bruxelles, strategico per la ripresa dell’Italia, contiene contraddizioni, ambiguità e perfino la possibilità di soluzioni opposte a quelle dichiarate. Per questo […]
——————————-