Monthly Archives: marzo 2022

Che succede? Che fare?

logo76cost-terra-logoNewsletter n. 255 del 30 marzo 2022

NOI ABBIAMO PAURA

Cari Amici,
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Oggi giovedì 31 marzo 2022

f63326b1-2285-43fa-8a37-0347491098b4GLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413filippo-figari-sardegna-industre-2aladin-logonge-cover-1lampadadialadmicromicro13democraziaoggi-loghettogf-02
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——————-Opinioni, Commenti e Riflessioni————-
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Voci di pace contro le pericolose pulsioni belliciste e di riarmo
31 Marzo 2022 su Democraziaoggi
Il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale aderisce alla edizione straordinaria della Marcia PerugiAssisi per la PACE
Il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale condivide lo sforzo di ricercare tutte le strade per fermare la guerra, iniziata con l’inaccettabile invasione dell’Ucraina, con le sue orribili distruzioni, sofferenze e morti, ed aprire trattative per riportare la pace e per […]
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Esposto contro la decisione del governo italiano si inviare armi in Ucraina
31 Marzo 2022 su Democraziaoggi
Peppe Sini, responsabile del “Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera” di Viterbo
Riceviamo e volentieri pubblichiamo
ESPOSTO CONTRO LA DECISIONE DEL GOVERNO ITALIANO DI INVIARE ARMI IN UCRAINA, COSI’ CONTRIBUENDO ALLA GUERRA E ALLE STRAGI DI CUI ESSA CONSISTE, IN FLAGRANTE VIOLAZIONE DELL’ARTICOLO 11 DELLA COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANA
Alle […]
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SE LA GUERRA ANNULLA L’EUROPA
30 MARZO 2022 / COSTITUENTE TERRA / L’UNITÀ UMANA /
L’Europa che indossa l’elmetto e va allo scontro con la Russia ha deciso di sparire come potenza politica e annullandosi nella NATO si avvia al suicidio, rinunciando a tutelare i bisogni e gli interessi fondamentali dei suoi cittadini
di Domenico Gallo
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Partecipiamo!

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Pace in Ucraina e nel Mondo

8195c7d4-4f59-48cc-891c-95e03086c118L’opinione di un grande giurista sulla guerra in Ucraina.
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Contro la catastrofe, i doveri della comunità internazionale
di Luigi Ferrajoli

Crisi ucraina. Il vero aiuto ai civili ucraini bombardati non è l’invio di armi – prolunga il conflitto e le stragi – ma la partecipazione alla trattativa Kiev-Mosca delle potenze occidentali a cominciare dagli Stati Uniti

C’è una grande ipocrisia alla base delle politiche del nostro governo e degli altri governi europei e del dibattito pubblico sulla guerra di aggressione della Russia e sulla solidarietà all’Ucraina. Tutti sanno, ma tutti fanno finta di non sapere che dietro questa guerra, della quale l’Ucraina è soltanto una vittima, il vero scontro è tra la Russia di Vladimir Putin e i Paesi della Nato. Sono perciò gli Stati Uniti e le potenze europee che dovrebbero trattare la pace, o quanto meno affiancare l’Ucraina nelle trattative, anziché lasciarla a trattare da sola con il suo aggressore.

Sarebbe questo il vero atto di solidarietà dell’Occidente nei confronti del popolo ucraino. Il vero aiuto alla popolazione ucraina, bombardata e massacrata ormai da un mese, non è l’invio di armi, che ha il solo effetto di prolungare il conflitto e le stragi, bensì la partecipazione alla trattativa delle grandi potenze occidentali a cominciare dagli Stati Uniti.
Sarebbe questo il vero sostegno all’Ucraina: il raggiungimento dell’immediata cessazione dell’aggressione e, a tal fine, un negoziato con la Russia che veda, a fianco dell’Ucraina, i Paesi membri dell’Alleanza atlantica, dotati di ben altra forza e di ben maggiore capacità di pressione.

A questi fini non servono gli insulti a Putin, che rischiano solo di rendere ancora più difficile il negoziato o peggio, trattandosi di un autocrate irresponsabile, di provocarlo e di indurlo ad allargare il conflitto, fino a farlo precipitare in una terza guerra mondiale nucleare.
Ancora meno serve – anzi è benzina sul fuoco – la corsa alle armi degli Stati europei, dal riarmo della Germania all’aumento delle spese militari fino al 2% del Pil deciso dall’Italia e da altri Stati europei: “pazzi”, li ha chiamati papa Francesco, dichiarando di essersi per loro “vergognato”. Serve, al contrario, che le maggiori potenze – Stati Uniti ed Unione europea in peimo luogo – affrontino il pericolo di un allargamento incontrollato della guerra e si assumano la responsabilità di fare di tutto per ristabilire quanto prima la pace.

Per questo la sede appropriata della trattativa dovrebbe essere non già una sconosciuta località della Bielorussia, ma l’Assemblea Generale e il Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Per due ragioni. In primo luogo perché le Nazioni Unite sono l’organizzazione la cui finalità istituzionale, come dice l’articolo 1 del suo statuto, è mantenere la pace e conseguire con mezzi pacifici la soluzione delle controversie internazionali. In secondo luogo perché nel Consiglio di Sicurezza siedono, come membri permanenti, tutti i Paesi dotati di armamenti nucleari, esattamente le potenze che hanno la forza e il potere per trattare la pace: la Russia, gli Stati Uniti, la Francia, la Gran Bretagna e la Cina.

La trattativa si svolgerebbe così sotto gli occhi dell’intera umanità, all’interno di un’istituzione che ha per ragione sociale il conseguimento della pace e i cui organi, a tal fine, ben potrebbero essere convocati in seduta permanente fino a quando non riusciranno a porre termine alla guerra.

Potrebbe uscirne non solo la fine dell’aggressione all’Ucraina, ma anche una seria riflessione sul pericolo, mai così grave, dell’olocausto nucleare che sta correndo il genere umano e quindi la decisione razionale di riprendere il progressivo disarmo atomico del mondo pattuito nel 1987 da Gorbaciov e Reagan e interrotto da Trump nel 2019.
L’alternativa è l’escalation della guerra, con il rischio sempre maggiore della sua deflagrazione in una guerra nucleare. Ma anche al di là di questa terrificante prospettiva, la continuazione di questa guerra, oltre a produrre massacri e devastazioni nella povera Ucraina, non potrà che far crescere e stabilizzare la logica bellica dell’amico/nemico.

La decisione quasi unanime del nostro Parlamento di aumentare quasi del doppio le spese militari, la terribile decisione tedesca di finanziare con 100 miliardi di euro il proprio riarmo, il progetto di dar vita in modo più che precipitoso a un esercito europeo, l’opzione del presidente statunitense Joe Biden per il rafforzamento militare della Nato anziché per il confronto diplomatico, il compiacimento generale per la «compattezza» dell’Occidente in armi raggiunta in questa logica di guerra, la crescita dell’odio verso il popolo russo e l’informazione urlata e settaria sono tutti segni e passi di una corsa folle verso la catastrofe. È il trionfo della demagogia e dell’irresponsabilità, il cui costo è pagato oggi dal popolo ucraino e domani, se la corsa non si fermerà, dall’intera umanità e in particolare dall’Europa.

È un’ingenua illusione pacifista sperare ancora in un risveglio della ragione delle potenze occidentali, animato da una vera volontà di fermare, nell’interesse di tutti, la follia di questa guerra?

LUIGI FERRAJOLI
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No all’aumento delle spese militari! Aderiamo alla campagna di Sbilanciamoci!

sbilanciamoci-20Comunicato stampa – 29 marzo 2022
Non si aumentino le spese militari!
Nelle prossime settimane sarà licenziato dal governo il nuovo Documento di Economia e Finanza (DEF) che ha il compito di fissare le previsioni macroeconomiche, di indirizzo della spesa pubblica e degli obiettivi di bilancio, programmatici e di riforma.
Dopo l’approvazione dell’ordine del giorno di alcuni giorni fa alla Camera dei deputati che impegna il governo a portare al 2% del PIL le spese militari, abbiamo la forte preoccupazione che questo obiettivo possa essere recepito nel DEF.
“Invece di chiedere – dopo il dramma della pandemia- di portare la spesa per la sanità pubblica all’8% o gli investimenti per l’istruzione al 7 % (siamo il fanalino di coda in Europa per la spesa in scuola e università) il parlamento chiede di aumentare del 30% le spese per le armi”, sottolinea Giulio Marcon, portavoce di Sbilanciamoci!.
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Riteniamo questa, una scelta sbagliata e strumentale, demagogica e propagandistica, di fronte alla guerra drammatica in Ucraina.

Una scelta, tra l’altro, generica, in cui non si tiene conto delle implicazioni della destinazione della spesa e delle scelte in ambito europeo, che al momento non prevedono la costituzione di un esercito comune.

“In questi anni – continua Marcon- le spese militari sono aumentate significativamente in Italia quando nello stesso periodo le spese per la sanità, la scuola, il welfare sono rimaste le stesse e in alcuni casi sono diminuite.
Nel 2021 le spese militari nel mondo sono aumentate di 50 miliardi di dollari (superando i 2000 miliardi di dollari), 10 volte di più di quanto si è stanziato per il COVAX per assicurare gratuitamente i vaccini ai paesi poveri.

Nel mondo non ci sono poche armi, ce ne sono troppe.

La guerra in Ucraina e i rischi e le tensioni per il mondo, non si fermeranno aumentando le spese per le armi, ma con politiche di pace e di sicurezza comune e condivisa. Non bisogna fare gli stessi errori della guerra fredda e del riarmo nucleare degli anni ‘80.

“Per questo – ha concluso Marcon – chiediamo al governo e al parlamento di escludere dalle previsioni del prossimo DEF un aumento delle spese militari: chiediamo invece politiche di prevenzione dei conflitti, di cooperazione e di rafforzamento di una sicurezza comune fondata sulle Nazioni Unite”.

Gli aderenti alla Campagna Sbilanciamoci!:
ActionAid, ADI–Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca Italiani, Altreconomia, Altromercato, Antigone, ARCI, ARCI Servizio Civile, Associazione Obiettori Nonviolenti, Associazione per la Pace, Beati i Costruttori di Pace, CESC Project, CIPSI–Coordinamento di Iniziative Popolari di Solidarietà Internazionale, Cittadinanzattiva, CNCA–Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza, Comitato Italiano Contratto Mondiale sull’Acqua, Comunità di Capodarco, Conferenza Nazionale Volontariato e Giustizia, Crocevia, Donne in Nero, Emergency, Emmaus Italia, Equo Garantito, Fairwatch, Federazione degli Studenti, Federazione Italiana dei CEMEA, FISH–Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, Fondazione Finanza Etica, Gli Asini, ICS–Consorzio Italiano di Solidarietà, Legambiente, LINK Coordinamento Universitario, LILA–Lega Italiana per la Lotta contro l’Aids, Lunaria, Mani Tese, Medicina Democratica, Movimento Consumatori, Nigrizia, Oltre la Crescita, Pax Christi, Reorient Onlus, Rete Universitaria Nazionale, Rete degli Studenti Medi, Rete della Conoscenza, Terres des Hommes, UISP–Unione Italiana Sport per Tutti, Unione degli Studenti, Unione degli Universitari, Un ponte per…, WWF Italia, Aladinpensiero online, CSS Confederazione Sindacale Sarda, …

Campagna Sbilanciamoci!, c/o Lunaria
Via Buonarroti, 39 – 00185 – ROMA 06 8841880

info@sbilanciamoci.org
www.sbilanciamoci.info
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CSS loghettoL’adesione all’appello della CSS Confederazione Sindacale Sarda.
La Confederazione Sindacale Sarda-CSS aderisce e firma l’Appello promosso da Sbilanciamoci! contro la folle corsa al riarmo dell’Italia e dell’Europa.
Più armi significa allargare ed allungare le guerre e non solo quella in Ucraina invasa dall’esercito russo di Putin in risposta anche alle provocazioni NATO che sta tutta dietro la coraggiosa Ucraina.
Restituire il ruolo di pace all’ONU e all’Europa dei Popoli.

Giacomo Meloni Segretario Generale della Confederazione Sindacale Sarda-CSS
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papa-francesco-pazziaCHE VERGOGNA IL DUE PER CENTO DEL PIL ALLE SPESE MILITARI
30 MARZO 2022 / COSTITUENTE TERRA / LA CONVERSIONE DEL PENSIERO / su Costituente Terra e Chiesadituttichiesadeipoveri.
Pazzia! La vera risposta non sono altre armi, sanzioni, alleanze politico-militari ma un modo diverso di governare il mondo di impostare le relazioni internazionali. Le donne dalla Costituzione all’impegno per custodire l’umano. Giustizia è il diritto ad adempiere la propria natura e la propria vocazione

Papa Francesco ha tenuto il 24 marzo scorso questo discorso alle partecipanti all’Incontro promosso dal Centro Femminile Italiano sul tema: “Identità creazionale dell’uomo e della donna in una condivisa missione”.

Care sorelle, buongiorno e benvenute! Ringrazio la Presidente, Renata Natili Micheli, per le parole con cui ha introdotto il nostro incontro. È coraggiosa questa ragazza! È coraggiosa! Siete venute a Roma per celebrare il vostro Congresso elettivo, il cui tema va ben al di là delle scadenze associative, è un tema ampio, di ampio respiro: “Identità creazionale dell’uomo e della donna in una condivisa missione”. Bel lavoro. Vi ringrazio perché offrite il vostro contributo al dialogo su questa tematica dell’identità dell’uomo e della donna. Una questione molto attuale, non solo e non tanto in senso teorico, ma in senso esistenziale, nella vita delle persone; penso specialmente ai bambini e alle bambine, ai ragazzi e alle ragazze che, nella loro crescita, hanno bisogno di punti di riferimento, di figure adulte con cui confrontarsi. Uomini e donne.

Soprattutto però voglio ringraziarvi perché ci siete, perché in Italia esiste e va avanti questa vostra associazione di donne, che è animata dal Vangelo e vuole dialogare con tutti per il bene comune della società. E questo non è scontato. Grazie.

Il Centro Italiano Femminile è nato in un contesto di difesa della dignità e dei diritti della donna, in quel periodo così ricco, così fecondo per l’Italia che ha fatto seguito alla seconda guerra mondiale. In quel contesto fortemente polarizzato in senso ideologico, il CIF nasce come scelta della responsabilità, dell’impegno per custodire l’umano. Era la scelta per quella che oggi chiamiamo cultura della cura, alternativa alla cultura dello sfruttamento e del dominio. Tornerò su questo.

maria-federici-agambenNell’Assemblea Costituente, Maria Federici Agamben, prima presidente nazionale del CIF, insieme alle altre rappresentanti femminili e trasversalmente agli schieramenti partitici, partecipò alla stesura di alcuni Articoli della Costituzione e influì sulla “filosofia” costituzionale riguardo ai temi della solidarietà, della sussidiarietà e della laicità dello Stato.

Per voi, la partecipazione alla vita politica, come sottolineava Pio XII, non risponde semplicemente alla rivendicazione della piena cittadinanza delle donne, no, vuol essere un atto di giustizia nei confronti della comunità e una valorizzazione della politica considerata come forma di carità, la forma più alta, forse, della carità. Un impegno che si attua non nell’agone politico, ma sul versante dei diritti e della cultura. Il CIF, allora come oggi, esprime questa visione della politica intesa come servizio al bene comune animato dalla carità. A tale proposito, il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma che la giustizia consiste nel realizzarsi delle «condizioni che consentono alle associazioni e agli individui di conseguire ciò a cui hanno diritto secondo la loro natura e la loro vocazione» (n. 1928).

Care amiche, è ormai evidente che la buona politica non può venire dalla cultura del potere inteso come dominio e sopraffazione, ma solo da una cultura della cura, cura della persona e della sua dignità e cura della nostra casa comune. Lo prova, purtroppo negativamente, la guerra vergognosa a cui stiamo assistendo.

Penso che per quelle di voi che appartengono alla mia generazione sia insopportabile vedere quello che è successo e sta succedendo in Ucraina. Ma purtroppo questo è il frutto della vecchia logica di potere che ancora domina la cosiddetta geopolitica. La storia degli ultimi settant’anni lo dimostra: guerre regionali non sono mai mancate; per questo io ho detto che eravamo nella terza guerra mondiale a pezzetti, un po’ dappertutto; fino ad arrivare a questa, che ha una dimensione maggiore e minaccia il mondo intero. Ma il problema di base è lo stesso: si continua a governare il mondo come uno “scacchiere”, dove i potenti studiano le mosse per estendere il predominio a danno degli altri.

La vera risposta dunque non sono altre armi, altre sanzioni. Io mi sono vergognato quando ho letto che non so, un gruppo di Stati si sono impegnati a spendere il due per cento, credo, o il due per mille del Pil nell’acquisto di armi, come risposta a questo che sta succedendo adesso. La pazzia! La vera risposta, come ho detto, non sono altre armi, altre sanzioni, altre alleanze politico-militari, ma un’altra impostazione, un modo diverso di governare il mondo ormai globalizzato – non facendo vedere i denti, come adesso –, un modo diverso di impostare le relazioni internazionali. Il modello della cura è già in atto, grazie a Dio, ma purtroppo è ancora sottomesso a quello del potere economico-tecnocratico-militare.

Perché ho voluto fare con voi questa riflessione? Perché voi siete un’associazione di donne, e le donne sono le protagoniste di questo cambiamento di rotta, di questa conversione. Purché non vengano omologate dal sistema di potere imperante. Sempre che mantengano la propria identità di donne. A questo proposito vorrei riprendere un passaggio del Messaggio di San Paolo VI alle donne, al termine del Vaticano II. Dice così: «Viene l’ora, l’ora è venuta, in cui la vocazione della donna si completa in pienezza, l’ora in cui la donna acquista nella società un’influenza, un irradiamento, un potere finora mai raggiunto. È per questo, in questo momento nel quale l’umanità sperimenta una così profonda trasformazione, che le donne imbevute dello spirito del Vangelo possono tanto per aiutare l’umanità a non decadere» (nn. 3-4). È impressionante la forza profetica di questa espressione. In effetti le donne, acquistando potere nella società, possono cambiare il sistema. Voi potete cambiare il sistema, le donne possono cambiare il sistema se riescono, per così dire, a convertire il potere dalla logica del dominio a quella del servizio, a quella della cura. C’è una conversione da fare: il potere con la logica del dominio, convertirlo in potere con la logica del servizio, con la logica della cura.

E ho voluto parlare di questo con voi per ricordare a me stesso e a tutti, a partire da noi cristiani, che questo cambiamento di mentalità riguarda tutti e dipende da ciascuno. È la scuola di Gesù, che ci ha insegnato come il Regno di Dio si sviluppi sempre a partire dal piccolo seme. È la scuola di Gandhi, che ha guidato un popolo alla libertà sulla via della nonviolenza. È la scuola dei santi e delle sante di ogni tempo, che fanno crescere l’umanità con la testimonianza di una vita spesa al servizio di Dio e del prossimo. Ma è anche – direi soprattutto – la scuola di innumerevoli donne che hanno coltivato e custodito la vita; di donne che hanno curato le fragilità, che hanno curato le ferite, che hanno curato le piaghe umane e sociali; di donne che hanno dedicato mente e cuore all’educazione delle nuove generazioni.

È grande la forza della donna. È grande! C’è un detto – più che un detto è una riflessione: se un uomo piuttosto giovane rimane vedovo, difficilmente da solo se la cava. L’uomo non può tollerare una solitudine così grande. Se una donna rimane vedova, se la cava: porta avanti la famiglia, porta avanti tutto. Spiegate voi la differenza, dov’è? Il genio femminile: è questo il genio femminile. Questo esempio illumina abbastanza questa realtà.

La cultura della cura, dell’accoglienza, la cultura del farsi prossimo. Voi la vivete attingendo dal Vangelo. L’avete imparata nella Chiesa, madre e maestra, e formandovi a coltivare prima di tutto in voi stesse la vita spirituale, ad avere cura le une delle altre, nell’amicizia, nell’attenzione reciproca, specialmente nei momenti di difficoltà, pregando le une per le altre, non chiacchierando le une delle altre, no, questo non va! Ma voi non lo fate, sono sicuro.

Care amiche, per tutto questo vi ringrazio e vi incoraggio ad andare avanti. Come altre associazioni cattoliche storiche, anche la vostra è cambiata con il mutare della società italiana. Fa bene per questo anche “alleggerirsi” di strutture diventate insostenibili, per dedicarsi meglio alla formazione e all’animazione culturale e sociale. Vi accompagni sempre la Vergine Maria, che domani contempleremo nell’Annunciazione. Benedico di cuore voi qui presenti e tutte le socie, specialmente quelle più fragili. E anche, voi, per favore, pregate per me. Grazie!
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Sul sito web della Santa Sede: https://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2022/march/documents/20220324-centro-femminile-italiano.html
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Foto tratta dal quotidiano Avvenire

Papa Francesco: “Pazzia! La vera risposta non sono altre armi, sanzioni, alleanze politico-militari ma un modo diverso di governare il mondo di impostare le relazioni internazionali. Le donne dalla Costituzione all’impegno per custodire l’umano. Giustizia è il diritto ad adempiere la propria natura e la propria vocazione”

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30 MARZO 2022 / COSTITUENTE TERRA / LA CONVERSIONE DEL PENSIERO / su Costituente Terra e Chiesadituttichiesadeipoveri.
Pazzia! La vera risposta non sono altre armi, sanzioni, alleanze politico-militari ma un modo diverso di governare il mondo di impostare le relazioni internazionali. Le donne dalla Costituzione all’impegno per custodire l’umano. Giustizia è il diritto ad adempiere la propria natura e la propria vocazione

Papa Francesco ha tenuto il 24 marzo scorso questo discorso alle partecipanti all’Incontro promosso dal Centro Femminile Italiano sul tema: “Identità creazionale dell’uomo e della donna in una condivisa missione”.
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Oggi mercoledì 30 marzo 2022

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Accelerare la transizione ecologica
30 Marzo 2022 su Democraziaoggi.
Mario Agostinelli, Alfiero Grandi, Gianni Mattioli, JacopoRicci, Massimo Scalia, Gianni Silvestrini
OSSERVATORIO SULLA TRANSIZIONE ECOLOGICA – PNRR
Promosso da: Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, Laudato Si’, NOstra

Riceviamo e volentieri pubblichiamo.

Al Presidente del Consiglio Mario Draghi
Siamo d’accordo con lei quando in […]
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Le idee di Marco Ligas

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No all’aumento delle spese militari! Aderiamo alla campagna di Sbilanciamoci!

sbilanciamoci-20Comunicato stampa – 29 marzo 2022
Non si aumentino le spese militari!
Nelle prossime settimane sarà licenziato dal governo il nuovo Documento di Economia e Finanza (DEF) che ha il compito di fissare le previsioni macroeconomiche, di indirizzo della spesa pubblica e degli obiettivi di bilancio, programmatici e di riforma.
Dopo l’approvazione dell’ordine del giorno di alcuni giorni fa alla Camera dei deputati che impegna il governo a portare al 2% del PIL le spese militari, abbiamo la forte preoccupazione che questo obiettivo possa essere recepito nel DEF.
“Invece di chiedere – dopo il dramma della pandemia- di portare la spesa per la sanità pubblica all’8% o gli investimenti per l’istruzione al 7 % (siamo il fanalino di coda in Europa per la spesa in scuola e università) il parlamento chiede di aumentare del 30% le spese per le armi”, sottolinea Giulio Marcon, portavoce di Sbilanciamoci!.
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Che succede in Ucraina e nel Mondo?

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Fermo posta

La seguente lettera indirizzata agli iscritti alla scuola “Costituente Terra” ed ai parlamentari italiani e pubblicata sul “Manifesto on line” di oggi non è stata tuttavia inviata ai suoi destinatari per le ragioni che sono chiarite nel P:S. che si trova in calce dopo la firma

LETTERA SUL RICORSO ALLA POLITICA E LA SOSPENSIONE DELLA GUERRA

Carissimi, poiché c’è la guerra, vi scrivo urgentemente perché ognuno non può che usare i mezzi che ha per arginare il fiume di sangue e di lagrime che sgorga da lì, e cercare di tenere in piedi le antiche pietre e le mura e le case e le chiese che cadono bruciate e in rovina.
Vi scrivo perché ancora non possiamo parlarci di persona come potremmo fare in una vera assemblea in cui speriamo di incontrarci nei primi giorni di maggio, non appena verranno meno i limiti imposti dalla pandemia; ma ora non possiamo aspettare perché la storia è perentoria, non tiene conto dei nostri calendari.
Scrivo a voi che idealmente rappresentate i mille e mille uomini e donne di buona volontà che se lo sapessero e potessero si unirebbero a noi per farsi costituenti di una Costituzione del popolo della Terra, per garantire a tutti diritti, sicurezza e pace.
La sempre inevasa domanda è: che fare per uscire dalla distretta, per cercare salvezza? Se fosse per la natura ci sarebbero infinite possibilità, tanto il creato è ricco di varietà, di fantasia e di specie, ma nell’artificio della nostra cultura ci sono solo due possibilità: o la guerra o la politica. Se non vogliamo la guerra, o la vogliamo finire, ci vuole la politica; se rinunziamo alla politica ci vuole, come altro mezzo, la guerra.
Purtroppo oggi tutti, e proprio tutti con poche eccezioni, non facciamo che aggiungere fascine ai fuochi di guerra e lo facciamo anche noi, che siamo pacifici, ma siamo ricattati dai nostri stessi buoni e nobili sentimenti e amiamo il popolo ucraino tanto più perché aggredito, lo ammiriamo dicendo che combatte anche per noi e con ciò ne facciamo una vittima come dei suoi governanti anche nostra, e con la nostra solidarietà, le nostre armi, i nostri servizi di intelligence lo aiutiamo a resistere, a patire, a fuggire, a morire; per i suoi capi questa è una politica, certo intenta al bene, come ad esempio sarebbe per loro la riconquista della Crimea, ma non adeguata al bene comune, come sarebbe suo ufficio; ma per noi non è una politica, è un olocausto.
A noi tocca invece, per la nostra vocazione e anche per la nostra responsabilità come democrazia e come Occidente e anche come Europa, di trovare una politica, di indicare una strada alternativa alla guerra, dignitosa ma politicamente efficace, in pari col suo scopo, non grondante sangue e idealismi, e forse solo integrismi e fonemi.
La politica ci porterebbe naturalmente a far conto sull’ONU, perché quella era la grande risorsa che mettemmo in campo, dopo la tragica esperienza, come alternativa al flagello della guerra che già aveva portato indicibili afflizioni all’umanità. Ma l’ONU si è messa fuori gioco, affrettandosi a prendere parte, a condannare, a emettere giuste ma inutili grida, quando in guerra sempre sono almeno in due, che attacchino o si difendano, e compito dell’ONU non è, come di altre Istituzioni, di dire la giustizia, ma di fare la pace, e farla tra “le nazioni in conflitto”, come dice il Papa non potendo fare altro che invitare a pregare per loro. Del resto l’ONU è mancata in molte altre imprese; ha avuto la caduta di far fare in suo nome la guerra del Golfo, la prima grande guerra riscattata dal ripudio non appena caduto l’ostacolo della deterrenza nucleare, ha risparmiato più caschi blu che veti, non è riuscita, ad oltre 70 anni dalla catastrofe, a risolvere la questione palestinese secondo il principio, ammesso anche da Israele, di due popoli in due Stati. È per questa inadeguatezza parastatale dell’ONU, e proprio nelle crisi più gravi, che nel settantesimo anniversario della Costituzione italiana abbiamo lanciato il nostro appello per una Costituzione della Terra “perché la storia continui”.
È difficile in realtà passare dalla guerra alla politica. Eppure è oggi necessario. Come ha gridato la povera vedova di Marmeladov in “Delitto e castigo”, e non lo citiamo per caso, “C’è una giustizia e io la troverò”, così noi dobbiamo dire: “C’è una politica e noi la troveremo”. È difficile passare alla politica perché di solito la guerra finisce con la vittoria degli uni e la sconfitta degli altri; nei casi più efferati con la resa imposta dagli uni ai danni degli altri. Perciò è quanto più lontana possibile, se non del tutto impossibile, per i belligeranti la pace, e irrispettoso e non neutrale potrebbe sembrare perfino invocarla da parte di tutti quelli che ne sono fuori.
Però c’è un passaggio possibile tra la guerra e la politica che può essere attraversato senza oltraggio per nessuno. Questo passaggio è un armistizio.
Dunque chiediamo un armistizio immediato, perché almeno tutto si fermi, fino a un nuovo sbocco, tra la pace e la guerra, in cui possa tornare ad aver voce la politica.
L’armistizio si fa tra i veri nemici. Questi non sono l’Ucraina e la Russia, perché anzi si dichiarano fratelli, se non addirittura un popolo solo. Non sta a noi giudicarlo, anche se sappiamo che non si è fratelli per il sangue, se non si è fratelli nel cuore e nei gesti.
I veri nemici sono gli Stati Uniti e la Russia. Non ci sarebbe niente di nuovo o cedevole se, anche nella bufera, accedessero a una tregua tra loro, tanto è evidente che si combattono. Glielo ha detto anche la Cina. Del resto lo hanno fatto Kennedy e Krusciov per Cuba, Reagan e Gorbaciov a Reykjavik, e poi i due Bush fino ad Obama. Ma ci rendiamo conto che in questo momento è più di quanto possiamo chiedere. Ma resta una strada. Può sembrare paradossale, ma non per questo meno ragionevole e responsabile. Che l’armistizio lo facciano la NATO e la Russia, che si incontrino e parlino tra loro.
Il paradosso sta nel fatto che proprio per tener fuori la NATO si è fatta la guerra, l’aggressione, l’invasione, l’operazione speciale o come altro la si voglia chiamare. Ma proprio per questo, proprio perché causa di guerra la NATO può essere una via per la pace, invece che entrare ancora più nelle dinamiche della guerra come è apparsa voler fare a Bruxelles. Di per sé se così facesse non cambierebbe natura, perché per sua stessa espressione ha cambiato natura quando, finita la guerra fredda e sciolto il Patto di Varsavia, è rimasta in vita ed anzi ha esercitato un diritto sovrano di guerra contro la Jugoslavia e nell’aprile del 1999, a 50 anni dalla sua fondazione nel vertice di Washington, quando già aveva incluso la Repubblica ceca, l’Ungheria e la Polonia a prova del fatto, come dissero, che non c’erano più divisioni in Europa, si diede nuovi fini e avanzò un nuovo concetto di sicurezza universale, proponendosi addirittura come succedanea dell’ONU ben oltre i confini atlantici menzionati nel suo nome e nella sua ragione sociale.
Invece di promettere a Zelensky di fargli vincere la guerra con la Russia, la NATO dovrebbe pertanto fermare con un armistizio la guerra, facendo sì che immediatamente cessi di pagarne le spese l’Ucraina che con il vero conflitto, in cui avrebbe potuto non essere coinvolta, non c’entra per niente.
Così reintrodotta la politica, NATO e Russia potrebbero concordare un sistema di sicurezza reciproca, riprendere i negoziati per gli scudi spaziali e l’interdizione anche tra loro delle armi nucleari, decidere una graduale riduzione degli eserciti e degli armamenti o mediante una riduzione delle forze sul campo o mediante una diminuzione delle spese militari in assoluto o nel loro rapporto col PIL.
Questo è proponibile ed è del tutto possibile, a meno che l’una o l’altra non abbiano nel loro progetto, palese od occulto, il dominio del mondo. In questo caso a noi tutti non resterebbe che esserne vittima.
Con immutata speranza

Raniero La Valle

P. S. Come detto all’inizio, la lettera qui sopra riprodotta non è stata spedita perché divenuta irrealistica nella sua proposta di un intervento pacificatore della NATO, dopo alcuni eventi occorsi negli ultimi giorni. Ci riferiamo a dei comportamenti irresponsabili nel nostro campo – quello dell’Ucraina e dei suoi alleati – che hanno reso palesemente infondato l’appello a quel residuo di ragione e di umana capacità di convivenza su cui si basava la proposta di un armistizio da raggiungersi tra la NATO e la Russia. Gli eventi che hanno reso irrealistica (o ancora più utopistica) questa proposta sono: 1) il discorso a Varsavia del presidente pro brevi tempore degli Stati Uniti e capo supremo della NATO in cui Joe Biden ha incitato a togliere Putin dal potere, cosa che qualche giorno prima in Italia secondo “La Stampa” sarebbe potuta avvenire attraverso “l’unica via d’uscita” di uccidere Putin mediante tirannicidio; mentre alla denuncia dell’ambasciatore russo alla Procura di Roma per “istigazione a delinquere e apologia di reato” Draghi e altri assertori dei valori dell’Occidente avevano risposto che la libertà di stampa comprende la libertà che si era espressa nell’ istigare ad uccidere. Nello stesso discorso Biden si era appellato al Papa, ma non al papa Francesco che aveva invocato la pace contro le armi e la guerra, ma al papa Wojtyla inteso come forza spirituale legittimante la guerra, dimenticando che Giovanni Paolo II si era espresso contro la guerra americana all’Iraq, ciò per cui era stato oscurato e censurato, esattamente come si fa oggi con papa Francesco. 2) L’irresponsabile discorso di Zelensky che ha accusato l’Occidente di “giocare a ping pong” invece di mandare carri armati, aerei e altre armi soavi all’Ucraina, e la corrispondente accusa del ministro della cultura ucraina recepita senza repliche nella trasmissione televisiva “In onda” de “La 7”, secondo la quale l’insufficiente invio delle armi dipenderebbe dalla “paura” che l’Italia ha di Putin; 3) la decisione attribuita alla NATO dopo il vertice di Bruxelles e in altre occasioni di partecipare alla guerra in tutti i modi coperti possibili, evitando l’accusa di una cobelligeranza diretta.
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petizione-costituente-terra-per-ucrainaAppello di Costituente Terra per fermare la guerra
È un dovere della comunità internazionale fermare la guerra e impedire la strage degli innocenti.
Trattare è quanto chiedono milioni di manifestanti in tutto il mondo.
Questo imperativo spetta all’ONU che per statuto ha il compito di “mantenere la pace (…) e, a questo fine, (…) conseguire con mezzi pacifici e in conformità ai principi della giustizia e del diritto internazionale, la composizione o la soluzione delle controversie internazionali”.
Occorre una convocazione degli organi dell’Onu, l’Assemblea Generale e il Consiglio di Sicurezza, in seduta permanente fino a che non sia raggiunto un accordo di pace tra quanti hanno la forza e il potere di trattare.
All’ordine del giorno non può porsi la decisione di interrompere la guerra, poiché la Russia opporrebbe il suo veto, ma deve porsi la trattativa. Oggetto di tale trattativa possono essere l’assicurazione che l’Ucraina non entrerà nella NATO e l’autonomia, sulla base di un voto popolare nell’esercizio del diritto dei popoli all’autodeterminazione, delle piccole regioni russofone.
Il dovere di trattare è in questo caso urgente, anche perché la guerra può degenerare e allargarsi all’intera Europa. È anzi in gioco il destino stesso dell’Europa, il cui indebolimento è fra le conseguenze di questa guerra.
La propaganda militarista in corso e l’informazione a senso unico spingono irresponsabilmente a soluzioni devastanti per il popolo ucraino e, con motivata preoccupazione, anche per altre nazioni.
Paragoni con episodi della passata storia europea sono inammissibili, sia per la mutata realtà geopolitica, sia perché viene sistematicamente dimenticata la minaccia nucleare.
Appellarsi alla retorica dell’onore e allo spettro del nemico non si addice agli uomini e alle donne del XXI secolo, che riconoscono questi slogan come strumenti di morte e di rovina nell’interesse di pochi.
Solo l’esercizio della politica e l’avvio di un processo costituente globale possono salvarci.
Il diritto alla pace è un diritto fondamentale di tutti gli esseri umani ovunque si trovino, e così pure lo è il diritto alla cittadinanza.
Che l’Italia, in virtù della sua Costituzione (art.10), dia prova concreta di costruzione della pace fra i popoli dando asilo e prospettando una​ possibilità di cittadinanza a tutti coloro che fuggono dalle guerre a cominciare dagli ucraini e dai naufraghi del Mediterraneo.
Un gesto dirompente di fratellanza umana e politica nella crisi armata di tutti i conflitti in corso.

Costituente Terra
Raniero La Valle; Luigi Ferrajoli; Domenico Gallo; Francesco Carchedi; Raul Mordenti; Paola Paesano; Grazia Tuzi; Marco Romani.
www.costituenteterra.it
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Per la pace le Nazioni unite in seduta pubblica e permanente sull’Ucraina
Crisi Ucraina. Per l’art. 1 dello Statuto costitutivo la sua finalità è “mantenere la pace…e, a questo fine conseguire con mezzi pacifici la soluzione delle controversie internazionali”
Luigi Ferrajoli
Su il manifesto, EDIZIONE DEL 16.03.2022

Quando un bandito minaccia di sparare su una folla se non saranno accolte le sue richieste, o peggio ha già cominciato e continua a sparare, il dovere di quanti hanno il potere di farlo – in questo caso la comunità internazionale – è quello di trattare, trattare, trattare la cessazione della strage. Poco importa se il bandito sia considerato un criminale, o un pazzo, o un giocatore d’azzardo oppure un capo politico irresponsabile che non ha visto accogliere le sue giuste ragioni e rivendicazioni. La sola cosa che importa è la cessazione dell’aggressione e della strage degli innocenti.
Trattare è ciò che chiedono milioni di manifestanti in tutto il mondo allorquando domandano di “cessare il fuoco”: innanzitutto per porre fine alla tragedia dei massacri, delle devastazioni e della fuga di milioni di sfollati ucraini; in secondo luogo perché la continuazione della guerra non può che produrne un’escalation, fino alla sua possibile deflagrazione in una guerra mondiale nucleare senza vincitori e soltanto con sconfitti. Proprio i più accaniti critici di Putin non dovrebbero dimenticare che ci troviamo di fronte a un autocrate fornito di oltre seimila testate nucleari, e che l’insensatezza di questa guerra, anche dal punto di vista degli interessi della Russia, non consente di escludere ulteriori, apocalittiche avventure.
Ma chi ha il potere e, aggiungerò, il dovere di trattare? Forse ci stiamo dimenticando che esiste un’istituzione, le Nazioni unite, la cui ragione sociale e la cui finalità statutaria, dice l’articolo 1 del suo Statuto, è “mantenere la pace… e, a questo fine,… conseguire con mezzi pacifici e in conformità ai principi della giustizia e del diritto internazionale, la composizione o la soluzione delle controversie internazionali”. Esiste dunque una responsabilità istituzionale della comunità internazionale di fare tutto ciò che è possibile fare per ristabilire la pace.
Non si tratta certo di mettere all’ordine del giorno la decisione di porre fine alla guerra, cui la Russia opporrebbe il suo veto.
Si tratta del dovere dell’Onu di fare tutto ciò che è possibile al fine di ottenere la pace. E ciò che è possibile, e perciò doveroso, è non lasciare la debole Ucraina a trattare da sola – prima o poi la resa – con il suo aggressore, bensì offrire i suoi organi istituzionali, l’Assemblea generale e il Consiglio di Sicurezza, come i luoghi e i soggetti della trattativa, convocati e riuniti in maniera permanente.
C’è insomma, come scrivemmo in un appello di “Costituente Terra”, il dovere della comunità internazionale di fermare la guerra a qualunque, ragionevole costo: dall’assicurazione che l’Ucraina non entrerà nella Nato all’autonomia, sulla base di un voto popolare nell’esercizio del diritto dei popoli all’autodeterminazione, delle piccole regioni dell’Ucraina russofone e russofile. E non c’è modo più efficace, per raggiungere un simile risultato, che riunire in seduta pubblica e permanente, finché non sia raggiunta la pace, gli organi supremi dell’Onu, per dar vita a un confronto nel quale tutti, a cominciare dalle maggiori potenze, dovranno assumersi le loro responsabilità di fronte al genere umano.
Sarebbe un’iniziativa eccezionale, senza precedenti, dotata di un enorme valore politico e simbolico, che varrebbe a segnalare la gravità dei pericoli che incombono sull’umanità e a impegnare tutti gli Stati del mondo a prendere sul serio il principio della pace stabilito dallo Statuto dell’istituzione della quale sono membri. Sarebbe un merito storico se a proporla fosse l’Italia, in omaggio al ripudio della guerra espresso dall’articolo 11 della sua Costituzione esattamente con le stesse parole appena ricordate della Carta dell’Onu. Ancor meglio sarebbe se a proporla fosse l’Unione Europea.
Potrebbe uscirne non soltanto la fine della guerra, ma anche una riflessione comune sulla necessità di rifondare il patto di convivenza pacifica stipulato, senza le necessarie garanzie, con la creazione dell’Onu. Il pericolo nucleare che stiamo correndo potrebbe quanto meno indurre i paesi che ancora non l’hanno fatto ad aderire al Trattato sul disarmo nucleare del 7 luglio 2017, già sottoscritto da ben 122 paesi, cioè da più dei due terzi dei membri dell’Onu.
Potrebbe, soprattutto, convincere gli Stati Uniti ad annullare il loro ritiro, deciso il 2 agosto 2019 dal presidente Trump, dal trattato del 1987 sul progressivo disarmo nucleare, e indurre tutti gli Stati dotati di armamenti atomici a riprendere questo graduale processo, fino al disarmo nucleare dell’intero pianeta.
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Oggi martedì 29 marzo 2022 – 23

f63326b1-2285-43fa-8a37-0347491098b4GLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413filippo-figari-sardegna-industre-2aladin-logonge-cover-1lampadadialadmicromicro13democraziaoggi-loghettogf-02
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——————-Opinioni, Commenti e Riflessioni————-
L’art. 11 consente solo la difesa della patria, gli interventi esterni possono avvenire unicamente in seno a organizzazioni internazionali di pace
29 Marzo 2022
Andrea Pubusa su Democraziaoggi
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Chi cerchi nell’art. 11 della nostra bella Costituzione un appiglio per andare oltre la guerra difensiva, come espressione del sacro dovere di difesa della patria, sancito dall’art. 52, rimane senza seri ancoraggi normativi. Deve ricorrere solo a forzature a giustificazione di un proprio pensiero sul merito del singolo intervento. Lo hanno detto tanti commentatori, il […]
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Tra guerra e resa, la terza via della non-violenza
CRISI UCRAINA. La soluzione facile non c’è altrimenti non saremmo qua a piangere, a temere per il futuro stesso dell’Europa; ma se non la cerchiamo subito non ci sarà alternativa alla guerra con le sue annunciate conseguenze: occupazione dell’Ucraina con la distruzione del paese, migliaia di morti, feriti, invalidi e milioni di profughi
Mao Valpiana su il manifesto del 26 marzo 2022.
No alla guerra ma sì alla difesa. È possibile? Il punto decisivo e dirimente di tutta la discussione sul “pacifismo” è: come ci si difende meglio? con le armi o senza armi? Esprimere una posizione contraria all’invio di armi in Ucraina è una valutazione di contesto. È fondata sull’esperienza ed i risultati negativi di trent’anni di guerre (Afghanistan, Iraq, Siria, Libia, Cecenia: dove sono finite le armi? Agli eserciti regolari o alle bande paramilitari? Che uso ne è stato fatto? Con quali conseguenze?) e sulla necessità di costruire una strategia alternativa allo schema di gioco imposto dalle armi stesse: misurarsi sul terreno militare, del terrore, della minaccia della guerra nucleare. Significa invocare la soluzione politica e la difesa della vita. [segue]

Che succede?

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29 Marzo 2022 by Giampiero Forcesi | su C3dem

Anpi

dfdf4bcf-1700-419c-9244-f98356efdbffSi è concluso ieri il 17° Congresso Nazionale ANPI che, dopo un confronto appassionato e ricco di spunti e di impegni per il prossimo quinquennio, ha rinnovato i suoi organismi dirigenti. Il Comitato Nazionale ha visto un discreto ricambio, approvato all’unanimità: tra i suoi nuovi membri, è stata eletta la nostra compagna Gianna Lai ai quali vanno i nostri complimenti per il prestigioso incarico e gli auguri di buon lavoro di tutta l’ANPI di Cagliari e Sud Sardegna.
[Nota di Antonello Murgia]
Congratulazioni e Auguri di buon lavoro da Aladinpensiero.

Parlando e ascoltando nel cammino sinodale

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di Gianni Loy
Gesù di Nazareth, su questo tutti concordano, parlava l’aramaico. Un bambino cresciuto in una modesta famiglia della Galilea era naturale che parlasse la lingua del popolo. Ma non manca qualche voce fuori dal coro: Netanyahu, ad esempio, in occasione della visita di papa Francesco in medio oriente, nel 2014, ha sostenuto che Gesù “parlava ebraico”, ma Francesco lo ha subito corretto: “aramaico”.
Netanyahu, che non era in grado di smentire, ha provato a modificare il tiro: “parlava aramaico ma conosceva l’ebraico perché leggeva le scritture”. Ma neppure questo è certo.
Certo, invece, è che Gesù abbia predicato nella sua lingua materna e che, con le parole della lingua appresa da Giuseppe e da Maria, abbia spezzato il pane e versato il vino. Quel messaggio è prima passato di voce in voce con la stessa lingua sua. Più tardi, i vangeli sono stati scritti in greco – pur non potendosi escludere, almeno per qualcuno di essi, una precedente versione in aramaico -. Poi è stata la volta del Latino che, per quasi duemila anni, ha monopolizzato la liturgia.
Ma tutto questo, cosa c’entra con il Sinodo? [segue]

Oggi lunedì 28 marzo 2022

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——————-Opinioni, Commenti e Riflessioni————-
46047a93-9eec-4fde-8638-131bc081588fPer fortuna c’è l’ANPI! Dal Congresso un forte impegno unitario per la pace e il disarmo
28 Marzo 2022
Andrea Pubusa su Democraziaoggi

Sul Congresso dell’ANPI si sono accaniti tutti per arruolarlo nel campo degli interventisti, quelli di destra, che hanno artatamente richiamato la Resistenza sempre contrastata perché a trazione comunista, e quelli di sinistra, che si sono messi l’elmetto per essere più “realisti” ed efficaci. Ma hanno ottenuto un secco no. L’ANPI condanna con fermezza l’invasione […]
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Il Papa: la guerra è un atto barbaro da abolire prima che cancelli l’uomo dalla storia

Il pensiero del Pontefice è sempre rivolto verso l’Ucraina: “C’è bisogno di ripudiare la guerra, luogo di morte dove i padri e le madri seppelliscono i figli, dove gli uomini uccidono i loro fratelli senza averli nemmeno visti, dove i potenti decidono e i poveri muoiono”
Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano Vatican News.
Nuovo appello di Papa Francesco per la Il Papa: la guerra è un atto barbaro da abolire prima che cancelli l’uomo dalla storia
(Segue)