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Sardegna povera: povera Sardegna!
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Riassunto [Nota stampa Crenos]: https://crenosterritorio.unica.it/wp-content/uploads/2025/06/RC32-Note-stampa.pdf
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NOTE RIASSUNTIVE
Economia della Sardegna – 32° Rapporto 2025
Demografia: mortalità in lenta diminuzione ma decrescita inarrestabile.
L’analisi demografica conferma le criticità strutturali della Sardegna: nel 2024 si contano 7.037 nascite e il tasso di natalità scende a 4,5 nati ogni mille abitanti. Si tratta del valore più
basso in Italia, dove si registrano 6,3 nati ogni mille abitanti, a sua volta ultima tra le nazioni dell’Unione Europea (media UE: 8,2).
Il 2024 è il secondo anno in cui si registra un calo del numero delle morti rispetto agli elevatissimi valori degli anni precedenti, ma i decessi, pari a 18.449, si confermano elevati: il tasso di mortalità per la Sardegna, sostanzialmente invariato nell’ultimo anno (11,8 morti ogni mille abitanti), aumenta la sua distanza dal dato italiano (pari a 11), in diminuzione. Anche nel 2024 la Sardegna è la regione con il maggiore aumento del numero delle morti rispetto al quinquennio 2015-2019. Nel 2024 il tasso standardizzato di mortalità in Sardegna, calcolato scorporando gli effetti dell’invecchiamento della popolazione, è in linea con quello nazionale e mostra una migliorata condizione rispetto al quinquennio 2015-2019, comunemente assunto a riferimento. La nostra Regione mostra però ancora alcune fasce di età in cui i tassi di mortalità permangono più elevati ed è di conseguenza penultima in Italia per miglioramento delle condizioni generali di sopravvivenza rispetto al periodo di riferimento.
Sul fronte migratorio, il saldo tra chi si trasferisce in Sardegna e chi la lascia rimane positivo nel 2024 ma è in calo: la mobilità regionale è molto contenuta e incapace di contrastare la diminuzione della popolazione.
Dal punto di vista strutturale, nel 2024 prosegue il processo di invecchiamento della popolazione, in atto ormai da molti anni, e l’età media dei residenti al 1° gennaio 2025 sale a 49,2 anni. Se accostiamo questo dato alla progressiva riduzione dei giovani, emerge forte il
mutamento del rapporto intergenerazionale: in Sardegna infatti ogni 100 giovani sotto i 15 anni ci sono 281 residenti di 65 anni o più. L’insieme di questi tratti determina un appesantimento del carico sociale ed economico sulla componente anagraficamente attiva
della popolazione: all’inizio del 2025 in Sardegna ogni 100 persone in età lavorativa ci sono 59,2 individui a carico, la maggioranza dei quali nella fascia più anziana della popolazione.
Ancora distanti le regioni più dinamiche dell’Unione.
Nel 2023 il PIL per abitante della Sardegna è pari al 72% della media dell’Unione (l’Italia il 98%); l’Isola è 169a su 242 regioni, in miglioramento rispetto all’anno precedente ma sempre nel gruppo “regioni meno sviluppate” dal punto di vista della distribuzione dei fondi europei per la politica di coesione.
Le nostre stime del PIL per abitante mostrano una crescita dell’1,1% sul dato del 2022, in linea con la media nazionale (+0,9%). Il divario di reddito con le regioni settentrionali rimane
profondo: il PIL per abitante è pari a 21.821 euro in Sardegna, contro i 37.497 delle regioni del Nord-ovest e i 35.412 del Nord-est.
I consumi delle famiglie nel 2022 indicano una spesa per abitante di 15.518 euro (nostre stime), relativamente stabili rispetto all’anno precedente (+0,4%, in linea col dato nazionale pari a +0,6%). Sono in aumento i consumi di servizi (per l’abitazione, salute, trasporti, comunicazioni, ma anche ricettivi e di ristorazione e imputabili anche alla domanda turistica), che crescono del 4,3%, mentre calano gli acquisti di beni alimentari, prodotti per la cura della persona o della casa e medicinali (-4,2%). La spesa per i beni con utilizzo pluriennale (arredamento, autovetture, elettrodomestici, abbigliamento, calzature e libri), è sostanzialmente invariata.
La struttura produttiva: imprese micro e in calo, export più diversificato.
Le imprese attive nel 2024 sono 142.673, circa 1.700 in meno rispetto
all’anno precedente.
L’indice di densità imprenditoriale è per la prima volta in calo (91,1 imprese ogni mille abitanti), ma in Sardegna rimane elevato rispetto alle altre aree del Paese. L’alto numero di imprese è determinato dalla scala dimensionale estremamente ridotta (in media vi sono 2,9 addetti per impresa), che si riflette nella preponderante presenza di microimprese: queste sono oltre il 96% del totale e assorbono oltre il 60% del totale degli addetti (nel Centro-Nord il dato è pari al 38%). Dal punto di vista settoriale si conferma la specializzazione regionale nel comparto agricolo (24% del totale delle imprese) e nei settori collegati al turismo (10%), mentre i settori legati alle attività svolte prevalentemente in ambito pubblico e ai servizi non destinabili alla vendita incidono per il 30% del valore aggiunto complessivo, quota che non ha equivalente in ambito nazionale e supera anche quella del Mezzogiorno.
Sul fronte del commercio con l’estero, si segnala il calo del valore dell’export dei prodotti petroliferi (5,3 miliardi di euro nel 2024, -4% rispetto all’anno precedente), che comunque si conferma quota prevalente delle esportazioni della Sardegna (78% del totale). I restanti settori sono invece in crescita: i prodotti della chimica di base (180 milioni di euro, +42% rispetto al 2023), altri prodotti in metallo (200 milioni, +42%), del settore lattiero-caseario (165 milioni, +1%), dell’industria degli elementi da costruzione in metallo (119 milioni, +40%), dell’industria estrattiva di metalli non ferrosi (84 milioni, +5%), delle macchine di impiego generale (76 milioni, + 60%).
L’evidenza che emerge dai dati sulle imprese in Sardegna è un tessuto imprenditoriale con tratti di fragilità: una dimensione estremamente ridotta e una composizione settoriale che vede una prevalenza di imprese attive nei settori a più bassa produttività e legate alla
produzione di beni non altrimenti commerciabili se non attraverso la domanda esterna che si esprime in loco.
Nel 2024 in Sardegna aumentano sia le forze di lavoro che l’occupazione e diminuisce la disoccupazione.
Le forze di lavoro tra i 15 e 64 anni crescono di oltre lo 0,6%, invertendo la tendenza dei precedenti due anni, trainate soprattutto dall’aumento di partecipazione al mercato del lavoro
da parte delle donne. Il numero di occupati aumenta di oltre 14mila unità, in maniera significativa per entrambi i generi, portando il tasso di occupazione al 57,7% (62,2% in Italia).
La disoccupazione si riduce del 16,6% (con 53.236 disoccupati), riduzione di oltre due punti percentuali superiore alla media nazionale, portando il tasso di disoccupazione complessivo
all’8,3% (6,5% in Italia), con tassi di disoccupazione tra i laureati e le laureate praticamente in linea al resto del Paese.
Cresce significativamente l’occupazione nel settore del commercio, alberghi e ristoranti e nelle costruzioni mentre si riduce negli altri servizi. Le retribuzioni (misurate nel 2022) si avvicinano al dato nazionale (soprattutto per le donne).
La struttura settoriale dell’occupazione in Sardegna continua a differire significativamente da quella nazionale. L’incidenza dell’industria in senso stretto rimane meno della metà del valore nazionale, mentre l’incidenza dell’agricoltura raggiunge il 6% contro il 3,4% dell’Italia. Le costruzioni reagiscono al forte calo dell’occupazione registrato nel 2023 con un aumento del
17,5% ed è significativo l’aumento del 16% nel settore del commercio, alberghi e ristoranti con oltre 20.700 unità aggiuntive. Il dato delle retribuzioni, fermo al 2022, mostra un recupero della
retribuzione media in Sardegna rispetto al dato nazionale (rimasto stazionario), soprattutto grazie al quasi allineamento per le donne.
Il lavoro part-time ed a tempo determinato si riduce mentre aumenta il lavoro indipendente.
Rispetto al dato nazionale, la Sardegna registra una elevata incidenza del lavoro atipico: i) il part-time, interessa il 21,1% dell’occupazione, valore di 4 punti percentuali superiore al dato
nazionale; ii) quasi un terzo del lavoro maschile si svolge in forma indipendente mentre a livello nazionale ci si ferma ad un quarto; iii) il lavoro a tempo determinato incide al 16%, valore di 1,3 punti percentuali superiore alla media nazionale. Al netto di una struttura occupazionale caratterizzata da elevata atipicità, nel 2024 si è assistito ad un significativo calo dell’incidenza del part-time, soprattutto tra le donne, ed è stata particolarmente forte la riduzione dell’uso di contratti a tempo determinato con un calo dell’incidenza di ben 2,8 punti percentuali. Continua invece a crescere l’incidenza del lavoro indipendente tra gli uomini.
Aumenta la spesa sanitaria, l’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza è sufficiente ma l’Isola mantiene il primato per rinuncia alle prestazioni sanitarie.
Nel 2023 la spesa sanitaria pubblica in Sardegna è cresciuta, raggiungendo i 3,8 miliardi di euro. La spesa pro capite (2.421 euro per abitante) è aumentata del 2,5% rispetto al 2022.
Tuttavia, in rapporto al PIL, la spesa è scesa dal 9,6% al 9,2%. Sul fronte dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), il Sistema Sanitario Regionale sardo ha raggiunto per la prima volta dal 2019 la soglia minima di adempimento di 60 punti in tutte e tre le macroaree: prevenzione (65), distrettuale (67) e ospedaliera (60). Permane invece una criticità strutturale sulla rinuncia alle cure: con un tasso del 13,7%, la Sardegna resta la regione con il valore più alto d’Italia, un primato negativo che detiene dal 2017. Anche il divario di genere è evidente: nel 2023, le donne sarde hanno mostrato una probabilità di rinuncia alle cure superiore del 30% rispetto ai pazienti uomini.
Tempi lunghi e ostacoli economici: le criticità dell’accesso alle cure in Sardegna.
In Sardegna nel 2022 si è registrato un peggioramento generalizzato dei tempi di attesa per i ricoveri programmati in regime ordinario e in day hospital, con ritardi significativi per interventi
oncologici (tumore alla mammella e colon-retto), cardiovascolari (bypass coronarico) e per la chemioterapia. La gestione delle liste d’attesa appare meno efficace proprio nei casi più urgenti. Nonostante una spesa sanitaria pro capite superiore alla media nazionale, il SSR sardo fatica a garantire livelli adeguati di efficienza, evidenziando criticità strutturali e organizzative.
Oltre ai tempi lunghi, un ostacolo crescente all’accesso alle cure è di natura economica: l’Isola registra un elevato tasso di rinuncia per motivi legati ai costi.
PNRR e sanità territoriale in Sardegna: CoT operative, ma ritardi su Case e Ospedali di Comunità.
Il PNRR ha destinato 440,9 milioni di euro alla Sardegna per la sesta missione dedicata alla Salute. Gli interventi riguardano tre pilastri della medicina territoriale: le Centrali Operative Territoriali (CoT), le Case di Comunità e gli Ospedali di Comunità. Le Centrali Operative
Territoriali, incaricate di coordinare i servizi sanitari locali, sono quasi tutte completate e operative, in linea con le tempistiche previste. Al contrario, Case e Ospedali di Comunità presentano ritardi significativi, dovuti a rallentamenti nella rendicontazione e al prevalere delle fasi burocratiche su quelle esecutive. Gran parte del lavoro svolto finora riguarda infatti aspetti amministrativi, mentre i lavori concreti, più onerosi dal punto di vista finanziario, sono ancora in corso o non iniziati.
Accessibilità agli ospedali in Sardegna: buoni tempi medi di percorrenza, ma criticità per le emergenze.
L’analisi dei dati geospaziali sull’accessibilità alle 38 strutture ospedaliere sarde tramite trasporto su strada mostrano che nel 2023 il 64% dei sardi (oltre 1 milione di persone) può
raggiungere un ospedale entro 15 minuti. Il 29% impiega tra 15 e 30 minuti e il 7% (circa 105mila persone) oltre 30 minuti. Tuttavia, se si considera l’accesso alle sole strutture con medicina d’urgenza, presenti in appena 21 ospedali, emerge che solo il 57% dei sardi raggiunge un pronto soccorso in meno di 15 minuti, il 28% tra 15 e 30 minuti, mentre il 14% (oltre 200mila persone) impiega più di 30 minuti. Di questi, più di 33mila sardi, residenti prevalentemente nelle aree interne e nelle zone costiere ad alta densità turistica, necessitano oltre 45 minuti.
Cresce l’offerta dei servizi per la prima infanzia, ma resta carente l’assistenza domiciliare destinata agli anziani.
Nel 2022, la Sardegna ha registrato un aumento significativo nell’accesso ai servizi socio-educativi per i bambini tra 0 e 2 anni, con un incremento dal 19,5% del 2021 al 23,5% del 2022.
L’Isola supera così le altre regioni del Mezzogiorno, grazie alla saturazione dell’offerta già esistente e a un aumento del numero di posti disponibili. Tuttavia, parte del miglioramento è
dovuta al calo demografico: nel 2022, i bambini nella fascia 0-2 anni erano 25.402, circa 1.000 in meno rispetto al 2021. Anche la copertura comunale dei servizi è aumentata, passando dal 23,3% del 2018 al 40% nel 2022. Si registra però una crescita della spesa privata e un calo del finanziamento pubblico. Sul fronte dell’assistenza agli anziani, la situazione è più critica: solo il 15,6% dei comuni offre servizi di Assistenza Domiciliare Integrata, che raggiungono appena lo 0,1% degli over 65.
Raccolta differenziata in crescita, ma restano alti i costi di smaltimento.
Nel 2023 la Sardegna ha raggiunto il 76,3% di raccolta differenziata, proseguendo la tendenza positiva degli anni precedenti. Oristano si conferma la provincia sarda più virtuosa con l’81,3%,
seguita da Nuoro (79,6%), Sud Sardegna (79,4%), la Città Metropolitana di Cagliari (78,2%) e Sassari (71,1%). La produzione totale di rifiuti urbani è calata a 713.876,675 tonnellate, pari a
453 kg per abitante. L’Isola si distingue dunque per la qualità della gestione dei rifiuti, ma i costi di smaltimento restano alti. A incidere sono soprattutto i costi di raccolta e trasporto
delle frazioni differenziate.
Trasporto pubblico extraurbano poco attrattivo: pochi utenti, bassa soddisfazione e accessibilità limitata.
In Sardegna, il trasporto pubblico di linea continua a essere poco attrattivo: nel 2023 solo il 12,6% dei pendolari ha utilizzato mezzi pubblici per motivi di lavoro o studio. Anche l’uso del
treno è limitato: solo il 14,1% dei residenti ha viaggiato almeno una volta in ferrovia, dato superato solo dalla Sicilia (13,8%). A influire negativamente sono le difficoltà percepite negli
spostamenti e la scarsa soddisfazione degli utenti. Nel 2024, il 13% dei sardi ha dichiarato di avere molta difficoltà a raggiungere i luoghi desiderati con mezzi pubblici, in aumento rispetto
al 9,6% del 2023. Anche la qualità percepita del servizio extraurbano, sia su gomma sia su ferro, è generalmente bassa. Nel settore del trasporto non di linea, nel 2023 erano attivi 1.113 NCC e 310 taxi. Il servizio NCC è più diffuso nei piccoli comuni, mentre i taxi sono concentrati nei centri urbani più grandi.
Turismo: settore chiave dell’economia sarda.
I dati provvisori del Servizio della Statistica Regionale per il 2024 registrano aumenti a doppia cifra sia degli arrivi (+11%) sia delle presenze (+10%) rispetto al 2023. L’incremento, come lo
scorso anno, è trainato principalmente dalla componente straniera, che cresce in misura maggiore (+17%) rispetto alla componente italiana (+3%). La Sardegna mostra un andamento migliore della media italiana, dove la crescita delle presenze si attesta al 3% (dati provvisori
ISTAT), ma in linea con le stime di crescita internazionali dell’Organizzazione Mondiale del
Turismo (UNWTO, 2025). Confrontando i dati del 2024 con quelli pre-pandemia, in Sardegna sia la componente italiana sia quella straniera superano i livelli del 2019. Gli arrivi totali
registrano +12% e le presenze +3%. Nel 2024, una buona notizia è sicuramente la ripresa della domanda estera, grazie alla quale la quota di presenze straniere sul totale si riavvicina alla
media italiana e si attesta al 51%, come nel 2019. A crescere maggiormente sono i turisti provenienti dalla Polonia (+45%), dagli Stati Uniti (+34%) e dal Regno Unito (+27%). Tuttavia, i principali bacini di provenienza si riconfermano la Germania, la Francia e la Svizzera.
Aumenta la destagionalizzazione dei flussi turistici.
Per quanto riguarda il problema della stagionalità dei flussi, si segnala che questa nell’ultimo decennio sembra essere migliorata. Infatti, il picco di presenze nel mese di agosto del 2015
rappresentava il 29% delle presenze totali, mentre nel 2024 la stessa quota è meno del 24%.
Inoltre, nel 2024 rispetto al 2023 aumentano le presenze nei mesi di spalla: +21% a maggio e +40% ad ottobre. Due notizie positive arrivano dall’indagine Istat Viaggi e Vacanze relativa al
2023. La Sardegna si conferma quinta nella classifica delle mete preferite dagli italiani per i soggiorni lunghi nei mesi estivi e per la prima volta è quinta anche nella stessa classifica per i
mesi primaverili. Questo è sicuramente un ottimo segnale dell’allungamento della stagione,
che non deriva solo dalle presenze straniere, ma anche da quelle italiane.
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