Monthly Archives: gennaio 2013

LA SEDIA di VANNI TOLA

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Ambarabà il voto a chi darà?

Quando, da bambini si cominciava un gioco, per stabilire chi avrebbe iniziato per primo a giocare ci si affidava alla sorte con una filastrocca. “Ambarabà, ciccì, coccò, tre civette sul comò, che facevano l’amore, con la figlia del Dottore, il Dottore si ammalò, ambarabà, ciccì, coccò. Si recitava questa filastrocca indicando, a ogni parola, un bambino diverso. Era prescelto quello indicato con l’ultimo “coccò”.

La filastrocca mi è tornata in mente pensando alla campagna elettorale in corso. I candidati premier sono diversi. Alcuni vecchi stagionati che qualcuno ha definito “usato sicuro”, altri nuovi che svolgevano diverse attività e sono approdati alla politica, altri ancora in quanto ideatori di formazioni le più varie opportunamente create per la bisogna (salvare il proprio posto in Parlamento) e, generalmente apparentate con uno degli schieramenti maggiori.

La Camera di Commercio propone un’intesa tra le Istituzioni e le Imprese per costruire progetti d’Innovazione

Una Commissione speciale per supportare i progetti di innovazione della Camera di Commercio di Cagliari

La proposta, fatta propria dal Consiglio Camerale della Camera di Commercio di Cagliari, è del consigliere camerale Giampiero Lecis (nella foto)

Dal verbale del Consiglio Camerale del 17 dicembre 2012 (approvazione Relazione Previsionale Programmatica 2013):

nel suo intervento il consigliere Giampiero Lecis, sottolinea l’importanza di investire adeguate risorse camerali sull’innovazione e di concorrere, unitamente ad altri soggetti pubblici e privati, all’assegnazione di risorse comunitarie e nazionali, anche alla luce della recente conversione del cd. decreto Sviluppo [decreto legge 18 ottobre 2012, n.179, convertito in legge  17 dicembre  2012, n.221]; propone pertanto  di istituire un’apposita Commissione consultiva, integrata da esperti provenienti dall’ambito accademico, che porti a unità i diversi programmi camerali sul tema (premio innovazione, fondo seed capital, Cagliari territorio intelligente, promozione start up innovative, etc), integrandoli in un’ottica di sistema con l’azione delle altre istituzioni del territorio.

Che fine ha fatto la “Città dell’impresa”?

A proposito di start up innovative e incubatori d’impresa. C’era una volta a Cagliari la Città dell’Impresa. Che fine ha fatto?

GLI OCCHIALI di PIERO MARCIALIS

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  1. Redditometro
    Non è la prima volta che agitano lo spauracchio redditometro. Ricordate anni fa quando ci chiedevano quante auto e televisori e yacht ed elicotteri e aerei personali avevamo?
    Ancora non si nominavamo le isole Cayman. Beh, neanche ora. Adesso vogliono sapere se nonostante ti abbiano tagliato la pensione riesci ancora a pagare una brioche a colazione.
    Il redditometro non tocca le pensioni. Perchè no? Misurate pure. Cominciate dalla pensione d’oro del Presidente del Consiglio. Pensioni fino a 1.500 euro che misurarle a fare?
  2. Redditormento
    Ah, già… si deve misurare se le spese superano il reddito…
    Giusto! controllate che non forzino il salvadanaio dei nipotini, sono là i tesori nascosti.

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Nuova settimana Bomeluzo nonètuttooroquellocheluccica 

GLI OCCHIALI di PIERO MARCIALIS

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IMU

C’è un tizio in Italia che percepisce 96.246 euro al mese
(Diconsi NOVANTASEIMILADUECENTOQUARANTASEI) di pensione.
Non so in che casa abita ma se, per ipotesi, dovesse pagare un IMU di 3.000 euro, ciò lo priverebbe di un solo giorno della sua pensione. Come costui ce ne sono centomila con pensione d’oro. Se invece un pensionato che riceve 1.000 euro di pensione al mese, e in Italia ce ne sono tanti, dovesse pagare 510 euro di IMU, ciò lo priverebbe di più della metà del suo reddito mensile. Per questo ritengo che parlare di IMU invece di tassare patrimoni e rendite e di riformare equamente le pensioni sia un discorso da respingere come assolutamente iniquo.

La Camera di Commercio istituisce un fondo seed capital per sostenere l’innovazione nelle imprese

Nella Relazione Previsionale Programmatica relativa al 2013 della Camera di commercio di Cagliari si prevede l’istituzione di un fondo seed capital.

Ecco il testo integrale contenuto nel documento pubblicato sul sito internet della stessa Camera.

Istituzione fondo seed capital

Con tale azione la Camera intende sostenere le imprese ad alto contentuto innovativo e promuovere lo sviluppo economico del territorio. In particolare si intende sostenere la nascita e la crescita di nuove imprese innovative, promuovere l’avvio di progetti innovativi nelle imprese esistenti e incoraggiare la realizzazione di infrastutture di servizi a favore delle imprese innovative.

FINALITA’: Promozione sviluppo economico del territorio, sostenere le imprese ad alto contenuto innovativo, con l’avvio di progetti innovativi

BENEFICI: creazione e sostegno di imprese innovative STAKEHOLDERS: PMI innovative nel territorio di competenza della Camera di Commercio di Cagliari

RISORSE DESTINATE: 100.000 €

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Cos’è il seed capital?

La Camera di Commercio istituisce un premio per le idee imprenditoriali innovative intitolato a Enrico Serpieri

Nella Relazione Previsionale Programmatica relativa al 2013 della Camera di commercio di Cagliari si prevede l’istituzione di un premio per l’imprenditoria innovativa.
Ecco il testo integrale contenuto nel documento pubblicato sul sito internet della stessa Camera.

Premio per le idee imprenditoriali innovative. L’iniziativa si propone di stimolare la nascita di realtà imprenditoriali innovative nel territorio, ispirandosi alla figura di Enrico Serpieri.

FINALITA’: Incentivare e favorire la creazione di imprese nei settori innovativi BENEFICI:Incemento imprese nei settori innovativi STAKEHOLDERS: imprese e potenziali imprenditori RISORSE DESTINATE: 50.000 €
Enrico Serpieri: chi era costui?  Fu il primo presidente della Camera di Commercio di Cagliari dalla sua costituzione (1862) al 1872 (nella foto un suo ritratto dell’aula riunioni della Camera). Enrico Serpieri morì a Cagliari l’8 novembre 1872, fu sepolto nel cimitero monumentale di Bonaria; il suo monumento funebre è ornato da bassorilievi con scene delle Guerre d’Indipendenza.

Approfondimenti su Aladinews

IS OLLIERAS de PIERO MARCIALIS

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Augurius de sighit a fai su chi seis faendi po sa felicidadi de is sardus finas a binci contras a sa prepotenzia de is meris mannus sardus e furisteris.

Si chiudono le liste: appunti per i candidati virtuosi

Antonio Gramsci, Passaggio dal sapere al comprendere, al sentire e viceversa, dal sentire al comprendere, al sapere (Q. XVIII)

Passaggio dal sapere, al comprendere, al sentire, e viceversa, dal sentire al comprendere, al sapere. L’elemento popolare “sente”, ma non sempre comprende o sa; l’elemento intellettuale “sa”, ma non sempre comprende e specialmente “sente”. I due estremi sono pertanto la pedanteria e il filisteismo da una parte e la passione cieca e il settarismo dall’altra. Non che il pedante non possa essere appassionato, anzi; la pedanteria appassionata è altrettanto ridicola e pericolosa che il settarismo e la demagogia piú sfrenati. L’errore dell’intellettuale consiste nel credere che si possa sapere senza comprendere e specialmente senza sentire ed esser appassionato (non solo del sapere in sé, ma per l’oggetto del sapere) cioè che l’intellettuale possa essere tale (e non un puro pedante) se distinto e staccato dal popolo-nazione, cioè senza sentire le passioni elementari del popolo, comprendendole e quindi spiegandole e giustificandole nella determinata situazione storica, e collegandole dialetticamente alle leggi della storia, a una superiore concezione del mondo, scientificamente e coerentemente elaborata, il “sapere”; non si fa politica-storia senza questa passione, cioè senza questa connessione sentimentale tra intellettuali e popolo-nazione. In assenza di tale nesso i rapporti dell’intellettuale col popolo-nazione sono o si riducono a rapporto di ordine puramente burocratico, formale; gli intellettuali diventano una casta o un sacerdozio (cosí detto centralismo organico).
Se il rapporto tra intellettuali e popolo-nazione, tra dirigenti e diretti – tra governanti e governati – è dato da una adesione organica in cui il sentimento-passione diventa comprensione e quindi sapere (non meccanicamente, ma in modo vivente), solo allora il rapporto è di rappresentanza, e avviene lo scambio di elementi individuali tra governati e governanti, tra diretti e dirigenti, cioè si realizza la vita di insieme che solo è la forza sociale; si crea il “blocco storico”.

Antonio Gramsci, Il materialismo storico, Editori Riuniti, Roma, 1971, pagg. 135-136

Sardegna Europa nei nostri cuori

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di Franco Meloni

Probabilmente  con una certa ingenuità, da parte mia, parlando con degli amici che la sanno lunga su politica e dintorni, ho avanzato l’ipotesi di candidatura di Renato Soru a rappresentante sardo nel Parlamento Europeo: l’idea non solo non ha riscosso alcun successo, ma è stata considerata, in prevalenza, come una trovata elegante per “giubilare” Soru, togliendolo di mezzo rispetto a ben altri più importanti incarichi pubblici (essendo il medesimo candidabile alla presidenza della Sardegna o a un ministero del prossimo auspicabile governo Bersani). In questo – a parte le considerazioni sul ruolo attuale e potenziale di Soru sullo scenario politico, che qui non voglio trattare – leggo una sottovalutazione dell’importanza dell’Europa e delle implicazioni delle politiche europee per la Sardegna. Personalmente (in sintonia con altri e con formazioni politiche italiane e sarde, in primis i Rossomori) credo che la Sardegna si salvi solo dentro una prospettiva europea, chiaramente di una Europa diversa da quella attuale e che l’Europa sarebbe comunque valorizzata da una forte presenza autonoma della Sardegna. Per questo occorre costruire una coerente politica europeista (in Italia e in Sardegna), a partire dal cambiamento della legge per l’elezione dei rappresentanti italiani nel parlamento europeo, al fine di superare l’attuale vergognosa esclusione della rappresentanza sarda. Su questa questione mi pare vi sia peraltro un preciso impegno di Bersani. Non occorre soffermarsi, ma giova ripetercelo, come le risorse più importanti per risollevare l’economia della Sardegna verranno proprio dai fondi europei (in particolare fondi strutturali della programmazione 2014-2020), che, evidentemente, devono essere spesi e spesi bene, in controtendenza rispetto a quanto finora avvenuto. Abbiamo dunque necessità di una forte, autorevole, presenza della Sardegna a Bruxelles. E l’efficacia di una presenza non è certo solo un fatto formale. E’ questione di persone. Scusatemi qui una digressione riflettendo sul passato: il posto di presidente della Democrazia Cristiana ha sempre contato bel poco sul piano del potere in quel partito e fuori dallo stesso; eppure quando quel ruolo fu coperto da Aldo Moro, venne giustamente considerato come il centro del potere politico italiano, tanto è che le sciagurate Brigate rosse lo assunsero come il cuore del sistema borghese, da abbattere, con tutto quello che ne seguì con l’assassinio dell’uomo politico in quel momento davvero più importante del paese. Ma è un’altra storia. Qui voglio solo dire che Renato Soru rappresenterebbe davvero un riferimento europeo per la Sardegna, ovviamente in un’ipotesi di un nuovo decente governo di centro sinistra della Regione. Almeno così l’ho pensata facendo la proposta dalla quale sono partito. Stando sull’argomento mi pare che la storia della “sottovalutazione” venga confermata dalla tiepidezza attribuita a Francesca Barracciu nell’assumere l’incarico di parlamentare europeo, a cui sembrerebbe voler rinunciare proprio in vista di  traguardi considerati di maggior valore  (sempre la possibile candidatura alla presidenza della Giunta regionale?).

Mah! Per farla breve, da questo piccolo e modesto pulpito, voglio ribadire la necessità di un impegno europeo per Cagliari e per la Sardegna, ma non solo. Dobbiamo cogliere per questo tutte le occasioni, dalle più piccole (la promozione delle iniziative europeiste nelle scuole. master di progettazione europea…) a quelle più rilevanti in relazione alle risorse necessarie per organizzare eventi di rilievo internazionale, ai tavoli veri che bisogna costruire per gestire con competenza e consenso diffuso la programmazione dei fondi 2014-2020… Il discorso è ormai aperto, anche se  al riguardo avvertiamo una forte sensazione di inadeguatezza, di scarsa consapevolezza e perfino di allarmante disinteresse, in  Sardegna e non solo, ma è della Sardegna che ci dobbiamo innanzitutto preoccupare. Noi ce la metteremo tutta!
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Cagliari-Sardegna-Europa. Considerazioni che non perdono di validità. Anzi!

IL RUOLO DI CAGLIARI PER LA COSTRUZIONE DI UNA POSSIBILE NUOVA EUROPA*

di Franco Meloni

Un tempo contestando il malgoverno della cosa pubblica in diverse realtà si diceva che anche la sola “buona amministrazione” costituisce di per se un fatto rivoluzionario. Mi è venuto in mente pensando a diversi interventi del sindaco di Cagliari Massimo Zedda, che mi è capitato di leggere sulla stampa e seguire sulle televisioni. Fare una buona amministrazione per la nostra città come il sindaco vuole fare e crediamo faccia significa fare di per se una scelta rivoluzionaria a vantaggio dei cittadini cagliaritani. Tuttavia io non credo che l’Amministrazione Zedda debba limitarsi a ciò. Cagliari ha in Sardegna un ruolo decisivo, una funzione fondamentale di guida dell’intera regione, di peso paragonabile a quello dell’Istituzione Regione. Come capita a tutte le capitali di questo mondo, per esercitare questa funzione dispone di risorse specifiche, che al di là delle critiche universalmente rivolte a tutte le capitali del mondo, deve congruamente restituire in benefici non solo ai suoi abitanti ma a tutti i cittadini che gliele hanno affidate. Nel caso di Cagliari a tutti i sardi. La Sardegna e i sardi abbiamo bisogno di praticare nuove politiche di sviluppo attraverso la realizzazione di nuovi modelli sociali ed economici. Siamo proprio in questa fase. Al riguardo è richiesto sopratutto a Cagliari – ovviamente insieme alla Regione e agli altri Enti locali, in modo speciale insieme alle altre città della Sardegna e, pertanto, in primo luogo ai Sindaci di queste città – di cimentarsi in una sfida epocale. Ci sono tanti modi per farlo concretamente. Io credo che la stella polare della ricerca di nuove strade sia l’Europa. Certo non si tratta di accontentarsi dell’attuale Europa, peraltro in crisi perchè troppo chiusa nella cura dei mercati e degli interessi dei mercanti, quanto invece di una nuova Europa che dobbiamo costruire: l’Europa dei popoli. In questo ritornando al passato, alle origini, quando, all’indomani della seconda guerra mondiale, i padri fondatori dell’Europa comunitaria misero le basi della cooperazione economica pensando e preconfigurando come un sogno l’integrazione politica europea. Purtroppo tuttora, dopo tanti decenni, l’integrazione dell’Europa attraverso una vera e propria Confederazione di Stati è solo un sogno, e l’integrazione politica è attuata solo in piccola parte, carenza che costituisce la principale causa dei guai attuali dell’Unione Europea.
Allora Cagliari deve essere città sarda e insieme europea, in grado di tracciare nuove strade per se stessa, per la Sardegna e per l’Europa. Un’impostazione di questo tipo, appena qui tratteggiata, ha moltissimi risvolti pratici, concretizzandosi pertanto anche nelle scelte del quotidiano amministrare. In questo quadro, appena delineato, la stesse “opzione indipendentista” (comunque la vogliamo nominare) per la Sardegna può essere praticata con condivisione maggioritaria, non quindi come concezione separatista minoritaria o scelta estremista, proprio in quanto si può sviluppare con piena cittadinanza e dignità nell’ambito europeo, nella costruzione della possibile nuova Europa che abbiamo prospettato.

Ripubblicazione di un editoriale del 12 marzo 2012

GLI OCCHIALI di PIERO MARCIALIS

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Con un forte scatto di orgoglio autonomistico
riuscirono a mettersi in ginocchio.

2103 Anno europeo dei cittadini sui social network

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La Commissione europea ha dato il via all’Anno europeo dei cittadini. L’inaugurazione ufficiale è stata fatta a Dublino, il 10 gennaio, in occasione dell’apertura del semestre di Presidenza dell’UE dell’Irlanda. In Italia il Dipartimento Politiche Europee curerà e coordinerà le attività di carattere nazionale nonché la promozione delle iniziative regionali e locali, favorendo la partecipazione di tutte le parti interessate inclusa la società civile. Intanto, l’Anno europeo dei cittadini sarà presente sui social network: sia su Facebook che su Twitter è possibile seguire eventi, iniziative, curiosità, approfondimenti e notizie. Si tratta di stabilire un contatto immediato e diretto con i cittadini a cui l’Anno europeo si rivolge.

Seguite dunque!
Facebook www.facebook.com/vivieuropa
Twitter @DipPoliticheUE
Connessione per argomento Cagliari-Europa

La partecipazione tradita

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di Gianni Dominici*

Il 2013 è stato intitolato dall’Unione Europea come “Anno europeo dei cittadini” , con il duplice obiettivo di promuovere la conoscenza dei diritti legati alla cittadinanza europea e di stimolare il dialogo tra i diversi livelli di governo, la società civile e il mondo delle imprese per individuare quale sia, da qui al 2020, l’Europa auspicata dai cittadini in termini di diritti, di politiche e di governance.

L’attenzione delle istituzioni europee ai cittadini, per quanto necessariamente simbolica in iniziative di questo tipo, ci è di stimolo per riflettere su come, a livello internazionale, il rapporto tra governi e cittadini stia mutando fortemente fino a portare, in molto paesi, all’inaugurazione di un nuovo modo di intendere il concetto e lo status di “cittadinanza”(1). E questo sta accadendo come risultato dell’interazione tra due approcci distinti ma altamente complementari:

  •  il primo approccio è legato al modello dell’open government e dell’open data, per cui nella relazione con i cittadini si adotta una logica di accountability, traducibile nella volontà e nella capacità di render conto dell’attività svolta. Su Wikipedia l’open government viene così definito: ”Con l’espressione open government - letteralmente governo aperto - si intende un nuovo concetto di governance a livello centrale e locale, basato su modelli, strumenti e tecnologie che consentono alle amministrazioni di essere “aperte” e “trasparenti” nei confronti dei cittadini. In particolare l’open government prevede che tutte le attività dei governi e delle amministrazioni dello stato debbano essere aperte e disponibili al fine di favorire azioni efficaci e garantire un controllo pubblico sull’operato”. In questo modello i diritti di cittadinanza vengono arricchiti dalla possibilità, resa concreta nelle pratiche di amministrazione, di seguire e controllare le attività che riguardano e interessano (2) i cittadini stessi;
  • il secondo approccio è legato alle funzionalità stesse della pubblica amministrazione, messe sempre più in discussione dalla drammmatica riduzione delle risorse disponibili. Già nel 2008 scriveva l’OECD: ”Governments alone cannot deal with complex global and domestic challenges, such as climate change or soaring obesity levels. They face hard trade-offs, such as responding to rising demands for better quality public services despite tight budgets. They need to work with their own citizens and other stakeholders to find solutions”(3). Nella sostanza è quello che noi abbiamo scritto molte volte, con altre parole: i governi di tutto il mondo si trovano a dover fare di più spendendo di meno e possono riuscirci solo con l’aiuto dei cittadini.

In quest’ottica l’eGovernment è stata una promessa mancata. Come scrive Francesca Di Donato: “Si tratta di un vero e proprio fallimento strategico: i servizi offerti non rispondono ai bisogni e agli interessi reali degli utenti; gli sforzi per includere chi è a rischio di esclusione sono insufficienti; sussistono barriere tecniche che limitano l’usabilità dei siti”(4). Alla base di questo fallimento c’è stato l’errore di considerare i destinatari dei servizi, i cittadini, come semplici utenti. Un errore che il nuovo approccio non intende ripetere, coinvolgendo perciò i cittadini in tutte le fasi che descrivono il processo di erogazione dei servizi. Per questo finalmente si parla di crowdsourcing e di co-design dei servizi (5).

Quelli brevemente tracciati, sono dunque due approcci che, partendo da necessità apparentemente diverse, finiscono per ridefinire, arricchendolo, il rapporto governo-cittadini, introducendo nuove forme di collaborazione e partecipazione: il cittadino ha la possibilità, come mai era successo prima d’ora, di intervenire ed essere parte attiva nella gestione della cosa pubblica.

Se queste sono le tendenze registrabili a livello internazionale, purtroppo in Italia, per ora, siamo prevalentemente fermi allo stadio delle buone intenzioni, salvo alcune esperienze nel campo degli open data e alcune notevoli iniziative nate dal basso come quelle portate avanti dall’associazione Openpolis, in particolare con i progetti Openparlamento e Openmunicipio.

In questo momento promuovere la cittadinanza attiva, come abbiamo detto, non è solo un’azione virtuosa dell’amministrazione ma è anche e soprattutto una necessità, laddove l’obiettivo è rendere più efficace l’azione pubblica.
Per questo dovremmo approfittare dell’Anno dei Cittadini europei promosso dalle istituzioni dell’Unione, per portare all’attenzione dell’attuale dibattito politico i temi della cittadinanza attiva.

Per quanto ci riguarda partiremo da qui per indagare, come sempre ci piace fare, forme, approcci e pratiche di questo elemento  che è diventato ormai un must dei modelli di amministrazione emergenti e che spesso viene tirato dentro discorsi politici, dichiarazioni di intenti e programmi d’azione senza sufficiente cognizione di causa e con forte rischio di “depotenziamento” della sua portata (per dei versi) rivoluzionaria.

Questo percorso ci porterà  al prossimo FORUM PA, a Roma dal 28 al 30 maggio 2013,  in occasione del quale abbiamo indetto una Giornata dedicata alla Cittadinanza Attiva, con iniziative e momenti di incontro e di confronto dedicati agli operatori ma anche agli stessi cittadini. Una giornata che metta insieme istituzioni e cittadini in una logica di ascolto reciproco, improntata su quei principi di trasparenza, partecipazione e collaborazione a cui si ispirano gran parte dei governi e che dovrebbero essere elementi fondativi della politica del prossimo governo italiano.

 


1 Vedi anche l’articolo Dominici, G. (2012). Capitolo 2. Il cittadino al centro | Saperi PA. http://saperi.forumpa.it/story/50914/il-cittadino-al-centro
2 Interessante per i movimenti a livello internazionale Sifry, M.L. (2011). Oltre WikiLeaks : il futuro del movimento per la trasparenza (Milano: EGEA).
3 OECD (2008). Focus on citizens: public engement for better policy and services. Vedi anche (2010). Towards Smarter and more Transparent Government E-GOVERNMENT STATUS
4 Di Donato F. (2010). Lo stato trasparente. Linked Open Data e Cittadinanza Attiva (Editori ETS)
5 Sul co-design , interessante il lavoro fatto in Italia e all’estero da Manzini : SIE Interviews Ezio Manzini | Social Innovation Europe.http://www.socialinnovationeurope.eu/magazine/methodsand-tools/interviews/sie-interviews-ezio-manzini
Baek, J.S., and Manzini, E. (2009). Designing collaborative services on the digital platform. In Proceedings of the Seventh ACM Conference on Creativity and Cognition, pp. 325–326 Vedi anche: OECD (2009). Innovation in public service: working together with citizens for better outcomes

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* Gianni Dominici Editoriale di ForumPa del 16 gennaio 2013

Per libera connessione


GLI OCCHIALI di PIERO MARCIALIS

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Nota di Agenzia

Quote latte, bancarotta e corruzione - Perquisita la Lega a Milano e Torino

Non si piange sul latte versato.
E sulle quote latte non versate?