LA SEDIA di VANNI TOLA

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Ambarabà il voto a chi darà?

Quando, da bambini si cominciava un gioco, per stabilire chi avrebbe iniziato per primo a giocare ci si affidava alla sorte con una filastrocca. “Ambarabà, ciccì, coccò, tre civette sul comò, che facevano l’amore, con la figlia del Dottore, il Dottore si ammalò, ambarabà, ciccì, coccò. Si recitava questa filastrocca indicando, a ogni parola, un bambino diverso. Era prescelto quello indicato con l’ultimo “coccò”.

La filastrocca mi è tornata in mente pensando alla campagna elettorale in corso. I candidati premier sono diversi. Alcuni vecchi stagionati che qualcuno ha definito “usato sicuro”, altri nuovi che svolgevano diverse attività e sono approdati alla politica, altri ancora in quanto ideatori di formazioni le più varie opportunamente create per la bisogna (salvare il proprio posto in Parlamento) e, generalmente apparentate con uno degli schieramenti maggiori.

In un paese normale, con candidati che non hanno condizioni di vita e situazioni legalmente e moralmente imbarazzanti, i cittadini decidono di dare il voto alle diverse formazioni sulla base di programmi proposti. Hanno la certezza che, a urne chiuse, il rappresentante eletto realizzerà il programma proposto totalmente o per la maggior parte. Se non riuscirà a farlo in maniera adeguata, si dimetterà spontaneamente o comunque non potrà ripresentarsi alle successive elezioni semplicemente perché nessuno penserà certo di ricandidarlo.

In Italia tutto ciò è impensabile. Si candidano personaggi che hanno gravi responsabilità nella crisi del paese che, naturalmente, attribuiscono ad altri i loro fallimenti. Si propongono personaggi di provata immoralità nei comportamenti personali e nell’amministrazione della cosa pubblica, semplicemente perché non esiste un’etica del fare politica. L’unico parametro di riferimento, infatti, è e resta il terzo grado di giudizio, cioè la condanna definitiva. Considerata la lentezza della macchina giudiziaria, chiunque abbia commesso reati più o meno gravi, fa in tempo a farsi due o tre legislature da “presunto innocente”. Anche se presunto mafioso, presunto corruttore, presunto ladro e via dicendo.

I programmi degli schieramenti poi sembrano realizzati col fotocopiatore. Tutti promettono di abbassare le tasse, di aumentare l’occupazione, di rilanciare un non meglio definito sviluppo. Tutti ritengono utile rivedere le pensioni per proteggere gli strati più deboli, tutti auspicano la riforma carceraria e della giustizia e si potrebbe continuare all’infinito. Perfino sui temi etici e morali più spinosi, unioni di fatto, matrimoni omosessuali, adozione di bambini per le coppie di fatto, si registra un interesse crescente di quasi tutte le formazioni politiche che, con i dovuti distinguo, tentano di ottenere il consenso elettorale di coloro che, nel segreto delle loro case e nei bar, chiamano “froci e lesbiche”.

Per governare l’Italia dopo le elezioni occorrerà poi stipulare accordi e alleanze tra formazioni politiche differenti. Anche questa è una prassi in tutte le moderne democrazie. Soltanto in Italia diventa un balletto di posizioni in continua evoluzione. Bersani (Pd) vuole fare il governo delle riforme con Vendola(Sel) ma anche con i cosiddetti moderati di Casini. Naturalmente in una prospettiva di futuro confronto con Monti che sarebbe una risorsa irrinunciabile. Casini sarebbe d’accordo ma patto che si cacci Vendola perché troppo estremista. Monti invece, stando alle ultime dichiarazioni, pensa di costituire una Federazione dei Riformisti italiani, dalla destra alla sinistra però suggerisce di eliminare le ali estreme, a destra Storace, a sinistra ancora Vendola. Di Pietro, dal suo canto, vedrebbe bene un incontro dell’Italia dei Valori col PD di Bersani tenendo Vendola e aggiungendo pure De Magistris ma senza Monti e Casini. Berlusconi, appena sbarcato dal cyberspazio, finge da par suo di non avere nessuna responsabilità nel governo del paese degli ultimi venti anni e spara a zero su tutti. Su Monti, che in un anno avrebbe creato danni incalcolabili e tutte le brutture possibili e immaginabili, e contro Bersani che, non sembrerebbe, ma è ancora il “comunista di sempre”. Poi c’è Grillo, il nuovo che avanza, che, essendo estraneo ed in conflitto con il sistema politico attuale, spara ad alzo zero contro tutti con qualche defaillance sulla democrazia interna del suo movimento e qualche scivolata a destra. Appare invece promettente e più credibile il tentativo di Ingroia di avviare la Rivoluzione Civile, per la chiarezza e radicalità delle proposte, per l’autorevolezza di molti suoi candidati appartenenti alla società civile.

Ed allora rimane il drammatico problema di come orientarsi nella scelta elettorale?

“Ambarabà, ciccì, coccò, tre civette sul comò, che facevano l’amore, con la figlia del Dottore, il Dottore si ammalò, ambarabà, ciccì, coccò. E vincerà “coccò”.

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