Monthly Archives: novembre 2015

Oggi lunedì 23 novembre 2015

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Il modello innovativo dell’Olanda: la rete di città [di Stefano Sotgiu]

By sardegnasoprattutto / 23 novembre 2015/ Città & Campagna/ – segue -

CAGLIARI. Dibattito su/per la città alla vigilia delle elezioni comunali. Intervista a Enrico Lobina, Coalizione Cagliari Città Capitale

Cagliari domenica 22 nov 15
AladinDibattito CAPubblichiamo un’intervista a Enrico Lobina, coordinatore della Coalizione Civica-Laboratorio Cagliari Città Capitale, nella versione completa rispetto a dichiarazioni apparse di recente nella stampa quotidiana cittadina e in alcune news on line.
Nella circostanza ribadiamo il senso del nostro impegno come Aladinews ben delineato in una dichiarazione che ci sembra opportuno qui richiamare per una lettura integrale e di cui di seguito riportiamo un passaggio. Le campagne elettorali hanno aspetti ambivalenti e contraddittori: da un lato sono occasioni di strumentalizzazioni di ogni tipo, dall’altro costringono i cittadini e soprattutto le forze politiche a una disponibilità al dibattito, sconosciuta in altri periodi. Tocca a noi, opinione pubblica, fornire un terreno di confronto che diminuisca i rischi del primo aspetto e consenta ai cittadini elettori di farsi un’opinione di programmi e persone che li rappresentano, misurandone la credibilità. Altrimenti c’è la sfiducia e la conseguente diserzione delle urne, che, badate bene, fa premio a una classe politica il cui motto è diventato “meno siamo (gli elettori), meglio stiamo (gli eletti)”. Noi pratichiamo una linea virtuosa, quella della partecipazione popolare per la città di tutti. Ecco perchè pensando alle elezioni comunali di Cagliari del prossimo anno, prendendo atto che la campagna elettorale è ormai aperta, diamo spazio a un dibattito sulla città, senza limiti e pregiudizi o rispetto reverenziale per chicchessia. Con queste motivazioni abbiamo pubblicato una serie di interventi che ci sono sembrati particolarmente “utili alla causa” e continueremo nel tempo a pubblicarne di nuovi. Chiaramente la nostra è una scelta “arbitraria” che vuole esplicitamente portare acqua al mulino del rinnovamento nei programmi e nelle persone che vorremmo al governo della nostra città, obiettivo che ci vede precisamente schierati.
Cagliari Città Capitale

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I nostri problemi, le nostre paure, le nostre responsabilità…

cielolampadadialadmicromicro13L’editoriale domenicale di Eugenio Scalfari. Non c’è bisogno di condividerlo tutto. Ma in grande misura esprime il nostro stato d’animo e la speranza di uscire dall’attuale situazione con prospettive di vita per le generazioni presenti e future.
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Bocche di leone 22 nov 15
La Francia, l’Italia, l’Europa e la grazia di Francesco
E’ l’Europa l’obiettivo prescelto dal Califfato. E con essa la civiltà occidentale, le sue religioni, la sua economia, i comportamenti delle persone comuni e delle loro classi dirigenti. La Francia ha assunto il ruolo di guida del continente. E il governo italiano in tutto questo? Che cosa gli sarà proposto da Hollande? E Renzi a sua volta che cosa gli proporrà?

di Eugenio Scalfari, su La Repubblica on line di domenica 22 novembre 2015.

In questi giorni terremotati tutti ci poniamo molte domande: perché accadono fatti così orribili, eccidi di innocenti, decapitazioni trasmesse in televisione, paura della gente, servizi segreti mobilitati, bombardamenti a tappeto, sorveglianze inutilmente rafforzate, in Europa, in Belgio, in Iraq, in Siria, in Turchia, in Egitto, in Libano, nel Mali, in Bangladesh, in mezzo mondo, con previsioni di altrettanti orrori nell’Italia del Giubileo?

Anche io sono profondamente colpito e preoccupato, ma non sorpreso e la ragione è questa: so da tempo che la storia dell’umanità da quando esiste è dominata dal potere e dalla guerra. L’amore e la pace sono due sentimenti alternativi che di tanto in tanto interrompono i primi due, ma sono interruzioni brevi, pause di riposo presto travolte. Dentro molti di noi l’amore e la pace sono sentimenti permanenti, ma il potere e la guerra hanno sempre la meglio dovunque, in qualsiasi epoca, in qualunque paese e in qualsiasi tempo. E il motivo è semplice: noi, a differenza di altri essere viventi, abbiamo un Io.

E quell’Io non appena ci nasce dentro ha bisogno assoluto di avere un suo territorio, conquistarselo, difenderlo, ampliarlo. Ha bisogno di emergere a tutti i livelli sociali e cerca di farlo come può, che sia povero o ricco, di pelle nera o bianca o mulatta, uomo o donna.

Anche gli animali per soddisfare i loro bisogni primari devono combattere per conquistare la preda, preda anch’essi di altri animali. Potere e guerra sono anche per loro istinti dominanti, ma non ne sono consapevoli. Noi sì, noi siamo Io in ogni istante della nostra esistenza ed è quello il motore che ci anima e determina il nostro destino. Il Fato. Ricordate? Gli dei olimpici della cultura greca avevano la meglio non soltanto sugli uomini ma perfino su altri dei. Zeus sapeva di dover rispettare il Fato che era molto più di un dio: era la legge che domina il Cosmo e quindi potere e guerra, la legge di natura è quella. L’antidoto non è l’amore e la pace che come ho già detto sono intervalli brevi, pause di riposo; ma è la libertà, la libertà consapevole. E la bellezza, non come ideale romantico ma lirico e profondamente evocativo: la musica, la danza, la conoscenza.

Libertà e bellezza, questi sono i valori, dove l’Io non viene affatto spento ma anzi potenziato e allontanato dalla ricerca del potere, riscattato dalla turpitudine della guerra e guidato verso quell’oltreuomo che nello Zarathustra di Nietzsche è l’ultimo e più eccelso livello che la nostra specie può raggiungere e che dovrebbe mettere insieme tutti gli uomini di buona volontà.

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L’Europa è oggi l’obiettivo del terrorismo guidato dall’Is che d’ora in poi chiameremo Califfato. Noi siamo soltanto il suo bersaglio, attaccano dovunque possono, ma è l’Europa il terreno prescelto e con essa gli Stati Uniti d’America. Insomma l’Occidente, la civiltà occidentale in tutte le modalità che quella civiltà esprime, nelle sue religioni, nella sua economia, nei comportamenti delle persone comuni e delle loro classi dirigenti.

Il Califfato è a sua volta una classe dirigente composta da poche persone, non più di un centinaio, in gran parte provenienti dall’esercito iracheno di Saddam Hussein, dai muezzin afghani, dai talebani indottrinati da Bin Laden e da Al Qaeda; arabi soprattutto ma anche pachistani e sauditi.

Bin Laden, a quanto si sa, era profondamente religioso ma i dirigenti che compongono il Califfato non lo sono affatto anche se fanno finta di esserlo. Le cellule che il Califfato dirige hanno forse una vernice di religiosità fondamentalista. Il loro grido di guerra è ” Allah Akbar” e molti di loro arrivano fino al punto di farsi esplodere sognando un Aldilà dove le vergini li aspettano come premio. Ma la gran parte di quei terroristi disseminati in Europa non hanno alcuna vocazione religiosa. Sono i giovani delle periferie, la seconda o terza generazione delle banlieue che non hanno potuto o non hanno voluto integrarsi con la società con cui vivono. Alcuni hanno studiato, altri no, ma tutti si sentono defraudati, molti ricorrono alla droga e/o all’avventura, alla rabbia, alle armi e più sono questi i loro modi di sopravvivenza, più l’esclusione aumenta, più la polizia diventa il loro nemico, più è facile reclutarli per i messaggeri del Califfato.

Le banlieue sono il terreno di coltura dei terroristi e l’Io gioca qui la sua più segreta e perversa partita. L’Io degli esclusi reclama una sua soddisfazione, un suo territorio psicologico, la speranza di non aver paura ma di incuterla negli altri. Che gli altri siano cristiani o atei o islamici, ma integrati e non esclusi: questi sono i loro bersagli. Bersagli anonimi, non li conoscono ma sono comunque altri e diversi da loro e quindi da uccidere. Per diffondere la paura e soddisfare così il loro orribile Io.

Questa è la guerra in corso: terrore e paura sono gli obiettivi delle cellule che obbediscono al Califfato la cui classe dirigente è posizionata nel triangolo che include le zone confinarie tra Siria, Turchia e Iraq, con un distaccamento libico-tunisino che fronteggia direttamente l’Europa mediterranea.

Il Califfato ha i suoi soldati, sono qualche migliaio e bene armati. Il Califfato è ricco, ha petrolio, ha l’appoggio di uomini di affari degli Emirati e finanziamenti mascherati ma evidenti che garantiscono la tranquillità saudita e degli Emirati.

A guardar bene anche l’Io del Califfo e dei suoi compagni è assai sviluppato, vuole potere, ricchezza, piaceri. Deriva da Al Qaeda ma è tutt’altra cosa rispetto a Bin Laden. Crudele quanto lui e più di lui, ma estremamente più sofisticato. Non è escluso che divenga un vero e proprio Stato arabo sunnita. In fondo Ibn Saud cominciò così la sua carriera e trasformò una tribù in un Regno tra i più potenti del Medio Oriente. La sua famiglia conta ormai circa trecento persone, possiede molte banche, imprese, alleanze d’affari in tutto l’Occidente, in Francia, in Inghilterra, in Italia, in America, in Germania, ovunque. Detesta gli sciiti ma si distingue anche dai sunniti. Tra i capi del Califfato è un esempio da imitare e magari da conquistare. Senza sangue, possibilmente. Il sangue scorre altrove.

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Poiché la Francia è il principale terreno di battaglia del Califfato e delle sue migliaia di cellule europee, quella Nazione, oltre a contare il maggior numero di vittime innocenti, ha assunto la guida dell’Europa. Il presidente Hollande ha capito subito che, purtroppo per i francesi, il ruolo di leader dell’Europa era l’aspetto politicamente ed anche economicamente positivo e lui ha dimostrato di saperlo perfettamente assolvere, a partire dai simboli fino alla concreta azione politica.
Strage di Parigi, Hollande e Valls cantano la Marsigliese alla Sorbona

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Tra i simboli ce n’è uno che personalmente mi commuove non da ora ma da sempre, ogni volta che mi accade di ascoltarla: la Marsigliese, inno nazionale finora, ma europeo ai tempi delle guerre contro le monarchie assolute d’Europa, quando la grande Rivoluzione guidata dai girondini e da D’Anton arrestò l’invasione dei monarchi europei e l’esercito repubblicano guidato da Kellerman vinse la battaglia di Valmy.

Ogni volta che in Francia c’è un attentato il popolo si raduna nelle piazze e intona la Marsigliese mentre contemporaneamente la canta l’Assemblea nazionale. Così avvenne dopo l’attentato a Charlie Hebdo ma ora è cantata dai giocatori di calcio prima dell’inizio delle partite in molti paesi europei, è stata intonata a Londra alla Camera dei Comuni nel salone di Westminster, in Italia in una sorta di plenum delle Camere, insomma si è trasformato in un inno europeo in luogo dell’Inno alla Gioia della sinfonia beethoveniana.

Ma accanto al simbolo – del quale tuttavia sarebbe sbagliato trascurare l’importanza – c’è la politica vera e propria. Hollande aveva già deciso di affiancarsi agli Usa bombardando per un paio di volte Raqqa, scelta dal Califfato come propria capitale. Ma dopo gli attentati recenti a Parigi dei terroristi provenienti dal Belgio, i bombardamenti con Raqqa si sono moltiplicati e ancor più lo saranno quando la portaerei francese che è già partita da Tolone incrocerà nel Mediterraneo orientale i bombardamenti diverranno perciò continui.

Questo per quanto riguarda la guerra guerreggiata, ma poi c’è la politica vera e propria. Il primo intervento di Hollande è stato di appellarsi al Trattato di Lisbona che prevede la collaborazione di tutti gli Stati membri dell’Unione europea. I ventotto paesi hanno approvato all’unanimità ciò che il Trattato dispone: una collaborazione tra tutti i firmatari di quel trattato senza però indicarne né la procedura esecutiva né i vari ruoli di ogni Paese. Hollande avrebbe potuto appellarsi all’articolo 5 della Nato che prevede la collaborazione immediata con quel Paese che abbia subito una grave aggressione, ma non l’ha fatto perché la Nato ha un suo proprio comitato di cui la Francia ovviamente fa parte ma non ne è il capo.

Hollande ha anche previsto che, sulla base del Trattato di Lisbona, consulterà gli Stati membri dell’Ue bilateralmente, per stabilire con ciascuno di essi il tipo di collaborazione che la Francia gli chiede. Tale consultazione avrà inizio ai primi del prossimo dicembre.

Nel frattempo la Francia avrà incontri con Obama e soprattutto con Putin per considerare i comuni interventi contro il Califfato.

Nel frattempo c’è stato l’attentato compiuto in un grande albergo nella capitale del Mali, un paese ex colonia dell’impero francese dove Parigi ha dislocato da tempo 37 mila soldati che sono intervenuti con alcuni corpi specializzati insieme ad analoghe forze del Mali e a un reparto di militari americani. Il blitz è stato condotto a termine dopo ventiquattr’ore di aspra battaglia, gli attentatori hanno ucciso e sono stati a loro volta uccisi.

E il governo italiano in tutto questo? Che cosa gli sarà proposto da Hollande? E Renzi a sua volta che cosa gli proporrà? Che cosa ha in mente il nostro presidente del Consiglio, leader del più importante partito italiano e capo della maggioranza parlamentare, che ormai governa e comanda da solo, come del resto avviene da tempo in tutti i Paesi d’Europa e di Occidente?

La risposta a questa domanda è abbastanza facile perché è già stata anticipata dal nostro ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, dal ministro della Difesa e dallo stesso Renzi: appoggeranno la Francia in tutto ciò che è possibile, ma non hanno alcuna intenzione di compiere interventi militari né con aerei né con truppe di terra.

È giusta questa posizione? Personalmente credo di sì, ma quello che non si vede è in che cosa può consistere la collaborazione con la Francia. Forse con risorse economiche? Non ci verranno chieste e comunque non ne abbiamo. Di fatto avremo una posizione neutrale. Con quali contraccolpi? Un Paese neutrale non avrà alcun peso sulla politica e sull’economia europea.

Se è lecito dare un suggerimento, Renzi dovrebbe riservarsi un ruolo in Libia. Non per partecipare alla guerra contro il distaccamento dei seguaci del Califfato né alla guerra tra il governo e le tribù di Bengasi e Tobruk contro il governo di Tripoli, ma per allestire campi di accoglienza dei migranti che provengono dai Paesi subsahariani, in fuga verso le coste mediterranee e in particolare verso l’Italia.

Campi d’accoglienza che li trattengano in Libia in modo decente e confortevole, ne controllino l’identità e la provenienza, esaminino le loro eventuali richieste di asilo politico e li aiutino a partire verso l’Europa su navi italiane e di altri Paesi europei o ne favoriscano il rientro opportunamente negoziato con i loro Paesi di origine.

È un ruolo molto importante che richiede non solo risorse economiche e competenze diplomatiche ma anche di truppe, navi da guerra e aerei di ispezione affinché quei campi d’accoglienza siano opportunamente difesi da tribù e/o da terroristi presenti in quelle zone. L’Egitto dovrebbe appoggiare questo ” sistema” e sarebbe anche suo interesse farlo. Ancor più evidente sarebbe l’interesse francese. Hollande guida ormai l’Ue nel tandem con la Germania, regredita ormai in un ruolo minore rispetto al tradizionale tandem franco-tedesco. Col tempo forse la situazione cambierà, ma oggi è questa ed è la Marsigliese che predomina in Europa.

Ho già scritto più volte che l’esplosione di terrorismo dovrebbe affrettare l’avvio verso gli Stati Uniti d’Europa, ma si tratta comunque di un percorso che richiede a dir poco un decennio purché cominci subito. E il modo per farlo cominciare subito è la cessione immediata di sovranità dei Paesi europei, almeno quelli dell’Eurozona, della politica estera e di quella militare alle Istituzioni europee. Hollande sarebbe contrario, ma la Merkel? Non sarebbe proprio questo il modo per riconquistare la posizione prioritaria nell’Ue o almeno nell’Eurozona?

Ma Renzi, il nostro Renzi, sarebbe d’accordo e si batterebbe affinché questa cessione di sovranità avvenisse? Acquisterebbe un ruolo essenziale in Europa, ma lo capirà? Temo proprio di no, ma spero d’essere smentito. Se è politicamente intelligente dovrebbe accollarsi questi due ruoli, in Libia e in Europa. Spero di non essere il solo a suggerire questa posizione.

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C’è infine un altro personaggio che è fondamentale per superare questa tragica situazione: papa Francesco. Non c’è mai stato un Papa come lui. Dico di più: un Pastore, un Profeta, un rivoluzionario: in nome della sua fede e in circa due miliardi di cristiani che abitano il pianeta, dislocati in quasi tutti i continenti.

Francesco si appella al Dio unico. Tutte le religioni monoteistiche si debbono affratellare in nome dell’unico Dio che non è e non può essere un Dio vendicativo ma è un Dio misericordioso e come tale va adorato dai credenti di quelle religioni a cominciare ovviamente dai cristiani, dai musulmani, dagli ebrei.

Il Corano parla di ” morte degli infedeli” e offre ai fondamentalisti un pretesto per coprire le loro azioni delittuose con alcuni passi coranici. Ma dimenticano che il loro profeta Maometto, costruttore della religione islamica, mise come primo punto di riferimento Abramo. Al vertice dell’islam c’è dunque Abramo che ascoltò dalla voce del Signore l’ordine di sacrificare suo figlio Isacco. Quell’ordine sconvolse il cuore di Abramo nel profondo, ma la sua fede lo costrinse all’obbedienza: portò il figlio con sé su una collina e lì, guardando il cielo sopra di lui, estrasse dalle sue vesti un coltello per uccidere il figlio come gli era stato ordinato da Dio. Ma a quel punto la voce di Dio lo fermò: “Volevo vedere la forza della tua fede, ma io voglio che Isacco viva felice, come me e con te. Accarezzalo, educalo, e tutti e due sarete da me amati e illuminati”.

Questo è il Dio di Abramo e di Isacco ed è un Dio misericordioso. Perciò sono blasfemi e condannevoli i terroristi del Califfato che invocano Allah e nel suo nome uccidono centinaia di Isacco, figlio di Abramo e amato da Allah Akbar. L’unico Dio, che gli ebrei chiamano Jahvé o Elohim e i cristiani chiamano Padre. Questo predica Francesco e questo è il tema del Giubileo della misericordia. La sua parola, in un momento come questo, è diretta soprattutto agli islamici affinché riconoscano il loro Dio misericordioso che è il medesimo che tutte le religioni monoteistiche dovrebbero venerare.

Spero che Francesco riesca ad affratellarle in un unico slancio di misericordia alla quale anche i non credenti si associano.
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Usala 20 11 15 doslampadadialadmicromicro1Pubblichiamo l’intervento di Salvatore Usala al Convegno “La domotica per professionisti in sanità che incontrano i cittadini” tenutosi oggi (20 novembre) a Cagliari. Il Convegno oltre che fornire una panoramica aggiornata dei dispositivi tecnologici riassumibili nella disciplina della domotica, utile per migliorare la qualità della vita di tutti e, stante il focus del Convegno, la qualità della vita delle persone con gravi disabilità, ha costituito un’occasione per ribadire la bontà del “modello Sardegna” che assicura l’assistenza socio-sanitaria, a elevati standard qualitativi attraverso oltre 38 mila piani di sostegno personalizzati, con una ricaduta di 15mila posti di lavoro in tutto il territorio isolano. “Salvate il modello Sardegna!” è stato pertanto il grido di dolore levatosi dal Convegno, che nell’intervento di Salvatore Usala ha trovato una chiara quanto radicale rappresentazione. Il leader dei movimenti per i diritti delle persone con gravi disabilità “16 novembre” e “Viva la Vita Sardegna” ha annunciato a partire dal 24 novembre prossimo un presidio permanente in viale Trento 69, davanti alla Presidenza della Giunta regionale, considerata la prima controparte della rivendicazione della salvaguardia dei diritti dei malati. Torneremo presto sulle questioni oggetto dell’importante Convegno.

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Diritti dei malati con gravi disabilità.
Salvate il modello Sardegna!

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IL MODELLO SARDEGNA

di Salvatore Usala

Farò un intervento brevissimo, perché ho problemi agli occhi, ma tottu succiu!
Il Modello Sardegna è l’unico in Italia che è in linea con la convenzione ONU, ovvero consente la libera scelta dell’assistenza. Siamo di fronte ad un sistema virtuoso, invidiato da tutte le regioni, purtroppo questa Giunta vuole demolirlo, dicendo che vuole ristrutturarlo. La verità è che vogliono tagliare, sono solo ragionieri, non pensano al benessere delle persone. Non considerano che l’incremento dei numeri è un investimento che porta risparmi più che doppi per la sanità. Una sanità che sperpera tanto denaro pubblico con: balzelli, appalti, full service, bustarelle, corruzioni, tanti baroni e così via, ho tante prove documentali. Da anni propongo un progetto concreto che produrrebbe una miglior qualità dell’assistenza delle persone in area critica, e produrrebbe 4 milioni di risparmi per 170 utenti. Il progetto prevede tutto: costi, profili, mansioni, benefici, obbiettivi e finalità. Il tutto scritto in modo semplice e comprensibile da tutti. L’assessore Arru ha condiviso il progetto, infatti a gennaio ha fatto una delibera per un corso formativo di 90 ore, peccato che l’assessorato al lavoro ci abbia messo 10 mesi per fare un bando incompleto di programma, bando per le agenzie certificate e criteri di selezione. Se ne riparlerà fra 7-8 mesi. Dopo dure lotte Luigi Arru ha proposto una sperimentazione protetta da effettuare nell’ASL 8, che partisse a metà novembre, con la garanzia del presidente Pigliaru. Speravo fosse la volta buona, sbagliavo. Tre giorni fa hanno approvato una delibera che non dice nulla. Non prevede costi, compiti, responsabilità, in buona sostanza una delega in bianco per il progetto ASL 8 allegato. Cosa dice il progetto ASL 8? Tutto e niente! Volutamente scritto in burocratese e politichese, chiede disponibilità di caregiver e assistenti ma non definisce i costi. Non definisce data di inizio e fine dei tre mesi della fantomatica sperimentazione. Non elenca le mansioni peculiari degli infermieri della rianimazione. Il compito degli infermieri in appalto è segreto. In parole povere tre mesi indefiniti per poi dire: Signori, la sicurezza sanitaria non è garantita, non si fa nulla. Ma la ASL 8 sa che caregiver, assistenti e famiglia fanno tutto in autonomia per almeno 20 ore su 24? Chi fa aspirazioni, medicazioni degli stoma, sostituzione ventilatore polmonare, ma sopratutto eventuali tappi viscosi in trachea con ventilazione ambu? Perchè la ASL 8 non chiede alle rianimazioni quante chiamate in emergenza si fanno da parte delle persone in aerea critica? Ma tutti questi tifosi della sicurezza sanitaria dove erano nel 2006 quando Nerina Dirindin istituiva il “Ritornare a Casa”, portando da strutture protetta al domicilio con 4-5 ore di infermieri? La verità è che nelle ASL c’è chi specula, chi prende bustarelle, chi ha potere gestendo l’area critica. Sopratutto temono che l’assistenza indiretta prenda corpo togliendo il giocattolo dalle mani scellerate di certi burocrati. La realtà è che l’ex Assessore Nerina Dirindin ha rischiato tanto ed ha avuto ragione, Arru deve avere il coraggio politico di decidere. Per me la sperimentazione è chiusa prima di iniziare, deve essere una decisione politica che riguarda tutta la Sardegna. Arru deve fare una delibera condivisa che segua fedelmente il mio progetto, le ASL devono solo applicare, senza discutere. L’alternativa è applicare il DGR 10/43 del 2009 che prevede 24 ore su 24 la presenza di un infermiere, con un costo di 300.000 euro l’anno per malato, totale 50 milioni per 170 persone, invece che risparmiare 4 milioni. Per tutti questi motivi il 24/11/2015 saremo in presidio permanente in viale Trento 69, davanti alla Presidenza.

SCUSATE IL DISTURBO! A SI BIRI

Imprenditoria in Sardegna: uomini geniali e tenaci con grande spirito di iniziativa… Purtroppo non parliamo del presente

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di Vanni Tola

Presentato a Sassari il secondo volume del Dizionario Storico degli Imprenditori in Sardegna, curato da Cecilia Dau Novelli e Sandro Ruju (Ed Aipsa).
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L’opera conclude una attività di ricerca durata quasi un decennio, durante il quale diversi ricercatori hanno descritto la vita e l’attività di un campione di imprenditori individuati quali figure significative della nascita dell’imprenditoria in Sardegna. Si! Imprenditoria in Sardegna. Il filo conduttore della ricerca infatti si articola intorno alla documentata convinzione che in Sardegna si sia sviluppato e manifestato, alla fine del XVIII secolo, un rilevante fenomeno imprenditoriale che si è generato e ha raggiunto una notevole espansione subito dopo l’Unità d’Italia. Il contributo di conoscenza apportato dal Dizionario Storico mira così a sovvertire la diffusa convinzione che l’attività imprenditoriale nell’Isola abbia avuto origine principalmente da dinamiche esogene espresse da imprenditori Genovesi, Pisani, Livornesi e di altra provenienza, venuti nell’isola per sfruttarne le risorse naturali e realizzare impresa in condizioni e circostanze di tipo coloniale. Certamente è accaduto anche questo ma, a parere dei curatori del Dizionario Storico, è pure esistito un insieme considerevole di figure locali che, con gradualità, si sono dedicate all’impresa, alla produzione e alla trasformazione di prodotti e al loro commercio, con risultati significativi. I settori nei quali la nascente imprenditoria autoctona si è affermata sono i più vari, tutti legati alle principali risorse dell’isola (formaggio, olio, marmi e pietre di qualità, sughero, pelli, lana, tessitura, pane lavorato e altri ancora). E’ cosi che, nel tempo, alle tecniche di lavorazione primitive e tradizionali praticate nell’isola, si sono aggiunte le prime tecnologie importate da altre aree geografiche e modelli organizzativi di impresa più funzionali per soddisfare le esigenze della popolazione locale, non disdegnando attenzione ed impegno anche per l’esportazione di determinati prodotti. Chi erano, come vivevano, come si sono ingegnati per fare impresa questi esponenti della nascente imprenditoria sarda lo si scopre leggendo le schede, molto dettagliate, che costituiscono il Dizionario Storico. I pionieri dell’imprenditoria locale erano personaggi caratteristici e particolari, attratti dalla modernità, dalle innovazioni tecnologiche. Uomini geniali e tenaci con grande spirito di iniziativa. Sono stati loro i protagonisti della piccola rivoluzione industriale che ha investito e modificato il modesto apparato produttivo isolano guidandolo verso la moderna imprenditoria che si manifesterà appieno negli anni cinquanta dello scorso secolo con la creazione della Costa Smeralda e l’avvio dello sviluppo turistico, i Piani di Rinascita, l’industria Petrolchimica. Dalle note biografiche di ciascun personaggio emergono caratteristiche personali, capacità imprenditoriali, inventiva e creatività proprie delle attività artigianali e preindustriali (auto costruzione di macchinari e parti meccaniche per esempio) che delineano le specificità di un fitto tessuto di piccola imprenditorialità che si rivelerà capace di avviare nuove e più moderne pratiche di impresa, di rapportarsi con la dirigenza politica e col nascente sistema creditizio. Saranno loro a dare impulso e favorire la nascita delle prime associazioni mutualistiche dei lavoratori che, successivamente, daranno vita alle organizzazioni sindacali. Saranno loro a costituire i gruppi di coordinamento tra imprenditori che favoriranno la creazione delle Camere di Commercio. Il Dizionario Storico degli Imprenditori, opera di gradevole lettura, consente quindi di ripercorrere gli anni della prima industrializzazione sarda, finora poco conosciuti e meritevoli di ulteriori studi e ricerche. Naturalmente, nel leggere il Dizionario, occorre tenere presente che di Dizionario appunto si tratta. Non è un libro di storia che descrive compiutamente un periodo storico definito, benché presenti pure i tratti della ricerca storica. Non descrive la globalità del nascente mondo imprenditoriale sardo ma soltanto le vicende di un campione di imprenditori scelti tra quelli ritenuti maggiormente rappresentativi della realtà imprenditoriale (naturalmente escludendone altri che a molti potrebbero apparire ugualmente significativi o indicativi di quel periodo). Esclude volutamente, per scelta dei curatori dell’opera, personaggi quali Rovelli, Moratti e altri in quanto ritenuti espressione di una imprenditorialità non endogena rispetto all’apparato industriale locale ma piuttosto espressione di una fase successiva dello sviluppo imprenditoriale e industriale che si rivelerà fortemente condizionato da scelte “esterne” alla realtà isolana. Sono pure presenti nel Dizionario diverse figure di imprenditrici (secondo alcuni troppo poche) che hanno svolto ruoli importanti nel nascente mondo imprenditoriale isolano intervenendo direttamente nella attività di impresa o, molto più spesso, sostituendosi proficuamente ai mariti o parenti quando questi ultimi, per motivi vari, non erano in condizione di portare avanti il loro compito di imprenditori. In tale contesto si potrebbe osservare che andrebbe ulteriormente approfondito il ruolo della donna nell’imprenditoria oltre che in relazione alle capacità imprenditoriali specifiche, anche con riferimento al ruolo ricoperto dalle donne nella società di allora e nel mondo imprenditoriale in particolare. Era infatti frequente in quegli anni la tendenza ad unirsi in matrimonio fra esponenti di differenti famiglie di imprenditori. Matrimoni che molto spesso hanno favorito l’unione o il consolidamento di imprese familiari talvolta operanti nello stesso settore o in settori differenti. Matrimoni non necessariamente “di interesse” ma che comunque hanno inciso nello genesi e nello sviluppo di attività che talvolta hanno tratto origine o si sono consolidate, anche per conseguenza degli apparentamenti realizzati. Chissà quante giovani esistenze femminili sono state “sacrificate” in nome dell’interesse supremo del consolidamento dell’impresa familiare. D’altronde è innegabile che le attività imprenditoriali, soprattutto nella fase iniziale, fossero marcatamente caratterizzate dalla conduzione familiare seguendo in ciò l’esempio di quanto avveniva nel resto del paese. Una caratteristica del mondo imprenditoriale che ha pesato negativamente e per lungo tempo sull’imprenditoria italiana. Aspetti analitici che meriterebbero ulteriori riflessioni e ricerche anche per ricostruire l’insieme dei rapporti che gli imprenditori riuscirono a intessere con gli altri strati sociali con particolare attenzione ai economici e umani con i dipendenti, all’impiego del lavoro a domicilio (per esempio nel settore sartoriale), alle condizioni di lavoro, salariali e dei diritti civili dei lavoratori, al rapporto con le agenzie di credito e con il mondo della politica locale e nazionale. Argomenti che, naturalmente, non rientravano negli obiettivi originari e specifici del Dizionario Storico degli Imprenditori che sono stati compiutamente realizzati, producendo un’opera che rappresenta un valido punto di partenza per ulteriori studi e ricerche. Il secondo volume è pure impreziosito con due importanti indici, quello dei nomi e quello dei luoghi interessati dalle attività imprenditoriali descritte, curati da Roberto Ibba e un utile prospetto del campione di imprenditori analizzati nei due volumi che costituiscono l’opera, nel quale gli imprenditori sono classificati per settore economico di appartenenza. Numerosi i collaboratori che hanno contribuito alla realizzazione del secondo volume, difficile citarli tutti. Ricordiamo, tra gli altri, Walter Schoeneberger che ha curato una scheda-saggio su Giovanni Antonio Sanna, lo storico Manlio Brigaglia, curatore della scheda su Giagu De Martini, direttore del Banco di Sardegna dal 1960 al 1991, Tonino Budruni che ha presentato la figura di Lepanto Cecchini, uno dei pionieri dello sviluppo turistico algherese, Federico Francioni autore della scheda su Sebastiano Pirisi, Elisabetta Addis e Marina Saba che hanno redatto la scheda su Stefano Siglienti.
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Oggi domenica 22 novembre 2015

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I movimenti sociali in Medio Oriente (2011-2015): da piazza Tahrir al terrorismo dello Stato islamico (Isis)

seminario Manduchi 26 11 15Giovedì 26 novembrealle ore 16:30 Aula Magna, via S. Ignazio 78, Cagliari – Università della Sardegna.
Giuseppe Acconcia, giornalista e ricercatore
Autore di Egitto. Democrazia militare, Exorma, 2014
“I movimenti sociali in Medio Oriente (2011-2015): da piazza Tahrir al terrorismo dello Stato islamico (Isis)”
Dal fallimento del sogno “democratico” e sociale delle rivolte del 2011 alla restaurazione di regimi militari ed al terrorismo dello Stato islamico.
Introduce Patrizia Manduchi, Università di Cagliari
Dipartimento di Scienze Sociali e delle Istituzioni
Cattedra di Storia dei paesi islamici - segue -

Il Martini abbandonato

Martinidi Rosamaria Maggio, docente del Martini
Fra qualche giorno, lo storico Istituto tecnico “P. Martini” lascerà la sua sede di via S.Eusebio per essere trasferito all’Istituto Besta 1 e 2 di Monserrato.
Non sappiamo ancora quando perchè, in questa farsa, non è dato sapere, né al personale nè a studenti e famiglie, quando!!!
La motivazione formale è scritta nel provvedimento del Commissario straordinario della Provincia: lavori urgenti di miglioramento della capacità portante dei solai.
Ma la RAS ha chiesto alla scuola un parere circa la realizzazione di una ristrutturazione dello stabile al fine di renderlo più moderno. Investimento dei sogni, 5 milioni di euro.
Realizzazione in 3 anni di lavori più i tempi del bando internazionale….. quindi a volerci credere, tempi biblici!
La verità è che la politica ha abbandonato il Martini.
Ci ha abbandonato il Commissario Straordinario della Provincia che dopo aver ricevuto il Comitato “Salviamo il Martini”, ha comunicato allo stesso che nessuna delle richieste poteva essere accolta.
Non la proroga dello spostamento.
Non lo spostamento di un numero inferiore di classi (ora si spostano 25 classi su 28).
Non la possibilità di una sistemazione in città, in qualche stabile non in uso, anche di proprietà del Comune.
Ci ha abbandonato il Sindaco di Cagliari, che non ha risposto alla richiesta del Comitato e dopo vari proclami non ha fatto assolutamente nulla.
Ci hanno abbandonato il Presidente Pigliaru e l’assessore Firinu che, anch’essi, non hanno risposto alle richieste del Comitato ed anzi rilanciano con una proposta da salotto di Bruno Vespa in stile Berlusconi che racconta agli italiani la favola del Contratto con gli italiani.
Sappiamo come è finita!
Questa vota si favoleggia di un nuovo Martini rinnovato per la didattica del futuro!
E’ stato triste vedere come in tanti se la sono bevuta e come gli studenti non siano stati guidati ad esprimere i propri pensieri, preoccupazioni o convinzioni.
E’ piaciuta una idea di scuola frantumata, dove ognuno coltiva il proprio orticello.
Diversamente l’Alberti, dove è stata condotta una battaglia democratica all’insegna dell’unità, i cui risultati sono davanti agli occhi di tutti: fine anno scolastico in viale Colombo e forse un accordo per la sistemazione definitiva nello stabile e comunque se spostamento ci sarà, sarà in un edificio a Cagliari e non in via Mercalli come proposto originariamente.
Siamo contenti per i colleghi e gli studenti dell’Alberti e ci complimentiamo con loro.
Ma noi siamo stati abbandonati dalla politica.
Forse i sondaggi di Zedda lo danno vincente anche senza il Martini?
E la Regione si sente così sicura del suo grande progetto Iscola?
Vogliamo parlarne?
- segue -

Oggi sabato 21 novembre 2015

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Diritti dei malati con gravi disabilità. Salvate il modello Sardegna!

Usala 20 11 15 doslampadadialadmicromicro1Pubblichiamo l’intervento di Salvatore Usala al Convegno “La domotica per professionisti in sanità che incontrano i cittadini” tenutosi oggi (20 novembre) a Cagliari. Il Convegno oltre che fornire una panoramica aggiornata dei dispositivi tecnologici riassumibili nella disciplina della domotica, utile per migliorare la qualità della vita di tutti e, stante il focus del Convegno, la qualità della vita delle persone con gravi disabilità, ha costituito un’occasione per ribadire la bontà del “modello Sardegna” che assicura l’assistenza socio-sanitaria, a elevati standard qualitativi attraverso oltre 38 mila piani di sostegno personalizzati, con una ricaduta di 15mila posti di lavoro in tutto il territorio isolano. “Salvate il modello Sardegna!” è stato pertanto il grido di dolore levatosi dal Convegno, che nell’intervento di Salvatore Usala ha trovato una chiara quanto radicale rappresentazione. Il leader dei movimenti per i diritti delle persone con gravi disabilità “16 novembre” e “Viva la Vita Sardegna” ha annunciato a partire dal 24 novembre prossimo un presidio permanente in viale Trento 69, davanti alla Presidenza della Giunta regionale, considerata la prima controparte della rivendicazione della salvaguardia dei diritti dei malati. Torneremo presto sulle questioni oggetto dell’importante Convegno.

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IL MODELLO SARDEGNA

di Salvatore Usala

Farò un intervento brevissimo, perché ho problemi agli occhi, ma tottu succiu!
Il Modello Sardegna è l’unico in Italia che è in linea con la convenzione ONU, ovvero consente la libera scelta dell’assistenza. Siamo di fronte ad un sistema virtuoso, invidiato da tutte le regioni, purtroppo questa Giunta vuole demolirlo, dicendo che vuole ristrutturarlo. La verità è che vogliono tagliare, sono solo ragionieri, non pensano al benessere delle persone. Non considerano che l’incremento dei numeri è un investimento che porta risparmi più che doppi per la sanità. Una sanità che sperpera tanto denaro pubblico con: balzelli, appalti, full service, bustarelle, corruzioni, tanti baroni e così via, ho tante prove documentali. Da anni propongo un progetto concreto che produrrebbe una miglior qualità dell’assistenza delle persone in area critica, e produrrebbe 4 milioni di risparmi per 170 utenti. Il progetto prevede tutto: costi, profili, mansioni, benefici, obbiettivi e finalità. Il tutto scritto in modo semplice e comprensibile da tutti. L’assessore Arru ha condiviso il progetto, infatti a gennaio ha fatto una delibera per un corso formativo di 90 ore, peccato che l’assessorato al lavoro ci abbia messo 10 mesi per fare un bando incompleto di programma, bando per le agenzie certificate e criteri di selezione. Se ne riparlerà fra 7-8 mesi. Dopo dure lotte Luigi Arru ha proposto una sperimentazione protetta da effettuare nell’ASL 8, che partisse a metà novembre, con la garanzia del presidente Pigliaru. Speravo fosse la volta buona, sbagliavo. Tre giorni fa hanno approvato una delibera che non dice nulla. Non prevede costi, compiti, responsabilità, in buona sostanza una delega in bianco per il progetto ASL 8 allegato. Cosa dice il progetto ASL 8? Tutto e niente! Volutamente scritto in burocratese e politichese, chiede disponibilità di caregiver e assistenti ma non definisce i costi. Non definisce data di inizio e fine dei tre mesi della fantomatica sperimentazione. Non elenca le mansioni peculiari degli infermieri della rianimazione. Il compito degli infermieri in appalto è segreto. In parole povere tre mesi indefiniti per poi dire: Signori, la sicurezza sanitaria non è garantita, non si fa nulla. Ma la ASL 8 sa che caregiver, assistenti e famiglia fanno tutto in autonomia per almeno 20 ore su 24? Chi fa aspirazioni, medicazioni degli stoma, sostituzione ventilatore polmonare, ma sopratutto eventuali tappi viscosi in trachea con ventilazione ambu? Perchè la ASL 8 non chiede alle rianimazioni quante chiamate in emergenza si fanno da parte delle persone in aerea critica? Ma tutti questi tifosi della sicurezza sanitaria dove erano nel 2006 quando Nerina Dirindin istituiva il “Ritornare a Casa”, portando da strutture protetta al domicilio con 4-5 ore di infermieri? La verità è che nelle ASL c’è chi specula, chi prende bustarelle, chi ha potere gestendo l’area critica. Sopratutto temono che l’assistenza indiretta prenda corpo togliendo il giocattolo dalle mani scellerate di certi burocrati. La realtà è che l’ex Assessore Nerina Dirindin ha rischiato tanto ed ha avuto ragione, Arru deve avere il coraggio politico di decidere. Per me la sperimentazione è chiusa prima di iniziare, deve essere una decisione politica che riguarda tutta la Sardegna. Arru deve fare una delibera condivisa che segua fedelmente il mio progetto, le ASL devono solo applicare, senza discutere. L’alternativa è applicare il DGR 10/43 del 2009 che prevede 24 ore su 24 la presenza di un infermiere, con un costo di 300.000 euro l’anno per malato, totale 50 milioni per 170 persone, invece che risparmiare 4 milioni. Per tutti questi motivi il 24/11/2015 saremo in presidio permanente in viale Trento 69, davanti alla Presidenza.

SCUSATE IL DISTURBO! A SI BIRI

Convegno “La domotica per professionisti in sanità che incontrano i cittadini”

domotica 20 11 15 prioIl Convegno ha preso avvio nel pomeriggio al Caesar’s hotel con il saluto di Paolo Castaldi.
domotica 20 nov 15 1 Si è chiuso registrando un grande successo di partecipazione e di qualità dei contenuti il Convegno sulla Domotica al servizio delle persone. Un grido d’allarme in tema di assistenza domiciliare in area critica: “salviamo il modello Sardegna!” che funziona e che le altre Regioni ci invidiano. Un appello rivolto soprattutto alla Giunta regionale.

Oggi venerdì 20 novembre 2015

La DOMOTICA: OUR TECHNOLOGIZED LIFE
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Direttori Paolo Castaldi – Marco Espa – Alessandro Pisano
20 Novembre 2015 Caesar’s Hotel, Cagliari. Informazioni e iscrizioni sul sito di Aservice.
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‘Inferru’, Dante visto da Salvator Ruju
LocandinaInferruVenerdì 20 novembre alla Biblioteca universitaria di Sassari la presentazione della traduzione inedita del primo canto dell’Inferno dantesco
Verrà presentato venerdì prossimo alle 17,30 presso la Biblioteca universitaria di Sassari in piazza Fiume “Inferru”, inedita traduzione in sassarese del primo canto dell’Inferno dantesco ritrovata tra le carte del poeta Salvator Ruju (1868-1966). Nel corso dell’incontro si parlerà anche altre traduzioni in sardo di opere celebri. Insieme alla direttrice della Biblioteca Maria Rosaria Viviana Tarasconi e al presidente della “Dante Alighieri” di Sassari Mario Tola, interverrano Mario Marras (“L’Inferru di Ruju e le versioni dialettali della Divina Commedia”), Marcello Sechi (“La catalogazione del Fondo Ruju. L’esperienza di un giovane ricercatore”) e Salvatore Tola (“Salvator Ruju, Pedru Casu e gli altri traduttori sardi”), con il coordinamento di Cosimo Filigheddu.

Oggi venerdì 20 novembre 2015

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Entainglement, il teletrasporto da Star Trek al computer quantistico

locandinaVisioniScienza2E’ possibile che un qualcosa che avviene qui sulla Terra possa, istantaneamente, determinare un qualcosa su un altro pianeta situato in un’altra galassia a distanza per noi inimmaginabile, come Andromeda ad esempio? Pare proprio che la risposta sia affermativa nonostante Andromeda disti dalla terra qualcosa come due milioni e 538mila anni luce e nonostante la velocità della luce (300mila chilometri al secondo) sia un valore limite, quindi non raggiungibile secondo la teoria della relatività ristretta di Einstein. Mistero, quindi, ma possibile dato che questo fenomeno, detto entanglement (intreccio) si trova all’interno della meccanica quantistica. In parole più semplici è come se un qualcosa venisse trasportato da una galassia a un’altra – così di colpo – al di fuori dello spazio e del tempo. Ma il mistero si fa ancora più fitto se si tiene presente che la meccanica quantistica e la relatività di Einstein sono due teorie incompatibili tra loro, pur entrambe fortemente convalidate dalle osservazioni sperimentali, e basi indispensabili di innumerevoli innovazioni tecniche. Ed è proprio di questi misteri e di tutto quello di avveniristica che sta producendo il fenomeno (detto entainglement) citato all’inizio, che si parlerà nella conferenza-dibattito Entainglement, il teletrasporto da Star Trek al computer quantistico di giovedì 19 alle ore 19 nel circolo Sankara (via Napoli 62). Ne parlerà Giuseppe Mezzorani (docente di fisica nucleare e sub nucleare e professore del corso sulle particelle elementari nel corso di laurea specialistica in Fisica dell’università di Cagliari). L’incontro si svolge all’interno del programma “Visioni di scienza” coordinato da Roberto Paracchini.

Il cammino della concreta realizzazione della nuova programmazione dell’agricoltura sarda (Prs) 2014-2020 si avvia, negativamente segnato dal disimpegno certo di ingenti risorse del precedente ciclo programmatorio (2007-2013)

shutterstock_123223540_0(Dalla RAS) Agricoltura. Venerdì 20 novembre nel mercato agroalimentare di Sestu, l’assessore all’Agricoltura Elisabetta Falchi presenta nella sala Convegni del Mercato Agroalimentare della Sardegna il nuovo PSR (Programma di sviluppo rurale) 2014-2020.
RAS loghettoPSR 2014-2020
ape-innovativaUna corretta informazione dovrebbe cominciare con il rendere facile l’accesso alla pertinente documentazione nel sito web della Regione. Così non è. Provare per credere: cercate le informazioni in internet e vedrete quante difficoltà! Lo segnaliamo all’assessore e agli uffici competenti. Intanto cerchiamo noi di dare qualche riferimento. - segue -

Oggi giovedì 19 novembre 2015

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SS X FR 4