Monthly Archives: febbraio 2016

Ieri, a Cagliari, bella assemblea del Comitato per il NO

12 FEB 16 NOdemocraziaoggi loghettodi Andrea Pubusa su Democraziaoggi

Quando alla quattro arrivo al Banco di Sardegna la sala delle Conferenze è già piena. Ma ciò che conta è l’umore dei presenti, c’è lo spirito di mobilitazione delle grandi occasioni, la consapevolezza di essere al servizio del Paese, nel difenderne la Costituzione dalle improvvide manomissioni di Renzi. Come nel 2006 contro Berlusconi, anche se oggi l’avversario è più insidioso perché l’attacco alla Carta lo si fa con fuoco “amico”, parte da quel PD che si era presentato alla elezioni, guidato da Bersani, con ben altri propositi.
Breve presentazione e la parola è subito a Federico Sorrentino, già presidente della Associazione dei costituzionalisti italiani e uno degli uomini di punta del Comitato nazionale per il NO al referendum costituzionale. Il prof. è netto: “L’attuale Parlamento, mentre doveva approvare le leggi elettorali secondo le indicazioni della Consulta (sentenza n. 1 del 2014), non avrebbe dovuto porre mano alla revisione costituzionale”- Le Camere elette nel 2013 in forza di una legge elettorale poi dichiarata incostituzionale (perché non garantiva la rappresentatività) non possiedono la legittimità e la legittimazione necessaria per modificare la Costituzione. Inoltre dalle battute finali della sentenza numero 1 si evince chiaramente che il “principio di continuità degli organi costituzionali” (che, per la Consulta, era ciò che consentiva alle Camere di continuare a operare) poteva essere invocato solo per un breve periodo di tempo, non per un’intera legislatura, come subito preteso da Renzi. Napolitano doveva dare il tempo per fare la nuova legge elettorale e poi scioglimento delle Camere e nuove elezioni. Invece parlamentari “nominati”, condizionati dal costante “ricatto” del possibile scioglimento delle Camere, hanno addirittura messo mano ad un vero e proprio stravolgimento della Carta.
Sorrentino mette in guardia sulla forma di governo, un testo che solleva forti perplessità, in quanto, anche grazie all’Italicum, persegue un obiettivo ben preciso: eliminare i contropoteri interni ed esterni alla Camera dei deputati al fine di assicurare la governabilità dell’esecutivo, e cioè al partito più votato, e quindi, in palese ulteriore contrasto con la sentenza n. 1/2014, che, annullando il Porcellum, aveva esplicitamente sottolineato come la governabilità non possa essere garantita a discapito della rappresentatività. - segue -

Oggi sabato 13 febbraio 2016

SanKara No nel referendum cost
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Folla alla conferenza per il NO nel referendum costituzionale. È un buon auspicio per l’esito referendario (previsto il prossimo ottobre)

CONFERENZA SORRENTINO 12feb16
- Comitato di Cagliari per il NO nel referendum costituzionale.

LEZIONE DI SOVRANISMO. Il presidente della Corsica Gilles Simeoni parla come un capo di stato: l’autonomia che ci da la Francia non ci basta. In Italia il Governo Renzi vuole ridimensionare l’autonomia sarda, se possibile abrogando la specialità della Sardegna come delle altre regioni a statuto speciale

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Abbiate la pazienza di vedere fino in fondo il filmino sull’incontro tra la delegazione sarda e quella della Corsica pubblicato sul sito della RAS. Perché al termine potete ascoltare il breve discorso del presidente corso Gilles Simeoni. Lui parla come un capo di stato e rivendica più autonomia dalla Francia (che spesso non capisce). In Italia il Governo Renzi tende a ridimensionare le autonomie locali, specie quelle regionali, arrivando a perseguire l’obiettivo di abolire “la specialità”!
http://www.regione.sardegna.it/xml/getpage.php?cat=7873
Sardegna e Corsica per macroregione nel Mediterraneo
Pigliaru: felici di cogliere l’opportunità assieme alla Corsica

DCUMENTAZIONE
(Regioni.it 2880 – 12/02/2016) Patto istituzionale tra Sardegna e Corsica per la creazione di una Macroregione. “L’Europa ci consente di ragionare in termini di macroregioni e noi siamo felici di cogliere l’opportunità assieme alla Corsica”. L’indirizzo è stato dato dal presidente della Regione Sardegna, Francesco Pigliaru, nel corso dell’incontro con il presidente del Consiglio esecutivo della Corsica, Gilles Simeoni. – segue -

Fiera a mare? In che senso?

Fiera a mare? Bellissimo punto programmatico. Nel senso di “riconvertire la Fiera internazionale e aprirla al mare” ? No, oggi i nostri improbabili decisori politici lo interpretano come: buttare la Fiera a mare!Monumento-al-tubo-300x225.
lampadadialadmicromicro1di Franco Meloni
Scrivevamo in un editoriale di Aladinews dell’11 novembre 2013 di alcuni concetti che oggi – cogliendo alcune contingenze, come l’idea insensata di voler chiudere la Fiera di Cagliari – ci sembra importante riprendere:
(…) sulle linee strategiche, volendo individuarne una prioritaria, ci sembra interessante proporre quella avanzata da Paolo Fadda, storico e studioso cagliaritano, nel suo recente libro “Da Karel a Cagliari”, riassunta nella rappresentazione di una “Cagliari città d’acqua”, che punta sui suoi stagni e soprattutto sul mare come nuova opportunità di sviluppo. Sostiene Fadda: “La nuova centralità assunta da Mediterraneo, per l’emergere di nuove potenzialità ed aspirazioni economiche fra i popoli rivieraschi, fa ben sperare che il mare ritorni ad essere la locomotiva trainante del progresso cittadino”.
In questa proposta, che condivido, trovo un ideale accordo, con Giovanni Lilliu, nel momento in cui invitava i sardi (e qui Cagliari può dare l’esempio e dimostrare l’intraprendenza dei cagliaritani) a “riconquistare” il mare (“per riconquistare la libertà”, diceva Lilliu), facendo leva, valorizzando e, se vogliamo, anche superando, la famosa “costante resistenziale” (al riguardo facciamo riferimento all’intervista fattagli da Francesco Casula per Cittàquartiere, nel maggio 1987).

Bene! Dunque guardare al mare come nuova frontiera. Ma non si può ridurre tutto alla suggestiva enunciazione.
Cosa può significare questa “scelta strategica”, ovviamente se condivisa (ed è tutto da verificare)?
Possiamo trovare molte e significative implicazioni, che lasciamo all’approfondimento e alle integrazioni del dibattito, riconoscendo come in molti casi si tratta di sviluppare quanto di positivo si sta già facendo (porto, porto-canale, Poetto). Voglio però qui indicarne alcune, solo a mo’ di esempio, in aggiunta a quanto già detto. Si potrebbe:
- predisporre un utilizzo turistico del complesso lagunare;
- riprendere un utilizzo produttivo delle saline;
- riconvertire la Fiera internazionale e aprirla al mare;
- rafforzare le pratiche sportive sull’acqua;
- orientare investimenti d’impresa sulla cantieristica da diporto, proiettandoli verso nuovi mercati come quelli del nord Africa;
- rafforzare il sistema formativo, a partire dagli Istituti professionali nautici fino a dare vita all’ “Università del mare”, basandosi sulle competenze esistenti negli Atenei sardi, anche con l’utilizzo delle aree e strutture da smilitarizzare.
Volutamente in queste riflessioni si tralasciano gli aspetti che attengono all’incontro tra differenti culture dei paesi del bacino del Mediterraneo, che potrebbero vedere Cagliari come centro di scambi e iniziative di rilevante importanza. Questo è un ulteriore filone di riflessione.

Per concludere: pensare, progettare e fare tutte queste cose nella dimensione sarda, europea e internazionale implica una condizione: che emerga e si consolidi una nuova classe dirigente, non solo politica, che sappia ragionare e agire, con unità d’intenti, e che sappia coinvolgere i cittadini nelle scelte che li riguardano. Le elezioni regionali ed europee in questo senso sono la prima ravvicinata opportunità da non sprecare
[Nota di oggi: col senno di poi si può dire che per quanto è accaduto fino ad ora, tali opportunità sono state davvero sprecate].
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DIMOSTRANO DI NON CAPIRE UN TUBO!
Monumento-al-tubo-300x225Ecco, proprio questo è il punto: le scelte distruttive che emergono in tantissime circostanze, qui ci basta segnalare quella di voler chiudere la Fiera della Sardegna, anziché ripensarla, cambiarne radicalmente la gestione, ci dicono che non abbiamo una classe dirigente competente e all’altezza del compito di governare la nostra regione e la nostra città. Non sembri irriverente, ma il tubo presente in Fiera da oltre 60 anni può essere assunto come simbolo dell’attuale dirigenza politica regionale, comunale (e non solo).
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Storie dell’Italietta. Il Festival di Sanremo “scopre” l’acqua calda

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di Vanni Tola

Dopo l’esposizione ai fedeli dei resti di due frati cappuccini diventati santi arriva l’ostensione a Sanremo del grande artista disabile psico-fisico che, pur essendo tale, esprime una grande capacità artistica e tutta una serie di altre abilità. Ma guarda un po’ che grande scoperta. Ve ne accorgete soltanto ora delle infinite potenzialità dell’essere umano, delle potenzialità di agire e operare che spesso si esprimono al di là degli impedimenti fisici e psichici che limitano la ordinarie capacità naturali dell’individuo? Dovrete farvene una ragione. Il maestro Ezio Bosso non lo ha scoperto Carlo Conti, ne gli organizzatori del Festival di Sanremo e neppure “mamma” Rai. Ezio Bosso era un grande artista anche prima di arrivare al Festival della Canzone Italiana. Il fatto che fino ad oggi fosse più conosciuto all’estero che in Italia è semplicemente la conferma di quanta poca attenzione il nostro paese dedichi alle espressioni artistiche in genere. Wikipedia lo definisce “pianista, compositore, direttore d’orchestra e bassista italiano”. Ha diretto, tra le altre orchestre quali la London Symphony, la London Strings, l’Orchestra del Teatro Regio di Torino, la Filarmonica ’900 e l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Lo stesso personaggio che il popolo italico ha visto per la prima volta a Sanremo ha ricevuto negli anni passati importanti riconoscimenti quali il Green Room Award in Australia o il Syracuse NY Award in America. La sua musica viene richiesta nella danza dai più importanti coreografi come Christopher Wheeldon, Edwaard Lliang o Rafael Bonchela e, nel teatro, da registi come James Thierrè. Nel mondo del cinema Ezio Bosso ha firmato le colonne sonore di “Io Non Ho Paura”, “Quo Vadis Baby?” e il recentissimo ‘Il Ragazzo Invisibile’. Nel 2015 l’Università Alma Mater di Bologna ha scelto il maestro Bosso per comporre e dirigere una composizione dedicata alla Magna Charta dell’Università che contiene il primo inno ufficiale di questa importante istituzione mondiale. Quali altre scoperte ci regalerà il festival di Sanremo? Così, a occhio e croce penso che a breve riscopriranno un pianista francese, purtroppo scomparso, di nome Michel Petrucciani. Uno dei più apprezzati pianisti jazz del mondo che ha lavorato con grandi musicisti del passato, uno per tutti Dizzy Gillespie. Petrucciani era affetto fin dalla nascita, da una malattia genetica molto grave, l’osteogenesi imperfetta meglio nota come “Sindrome delle ossa di cristallo” che ne ha limitato lo sviluppo fisico ma non le grandi capacità artistiche. Oppure sentiremo parlare la Rai in prima serata di Stephen Hawking, fisico, matematico, cosmologo e astrofisico. Uno dei più importanti fisici teorici del mondo impegnato nello studio dei buchi neri e alla ricerca delle leggi che regolano le origini dell’universo. Hawking è immobilizzato fin dagli anni ottanta a causa di una grave malattia del motoneurone (atrofia muscolare progressiva). Vive e lavora su una sedia a rotelle e riesce a comunicare soltanto con l’ausilio di un sintetizzatore vocale. La sua disabilità non gli ha impedito di occupare per trent’anni la cattedra di matematica che fu di Isac Newton all’Università di Cambridge, di essere l’attuale direttore del Dipartimento di matematica applicata e fisico teorica della medesima università. Per chi opera nel “mondo dell’handycap” constatare che individui affetti da gravi limitazioni fisiche o psichiche possano sviluppare competenze e abilità nei più svariati campi del sapere non rappresenta certo una novità. Per i comuni mortali, per la maggioranza degli individui che compongono la nostra società, sollevare il velo che finora ha nascosto ai nostri occhi la realtà dell’handicap rappresenta sicuramente un passo in avanti, un momento di crescita. Forse accantoneremo determinati atteggiamenti di “sensibilità” pietistica superficiale. La faremo finita con l’ipocrisia di definire “diversamente abili” tutti coloro che vivono una condizione di handicap. Cominceremo allora a comprendere che diversamente abili lo siamo tutti e ciascuno di noi e che la diversità dei componenti la specie umana, non è un limite sulla base del quale discriminare, isolare o talvolta perfino deridere gli altri, bensì un valore da conoscere, valorizzare ed esaltare.

Oggi venerdì 12 febbraio 2016

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Protocolli Gazzosa. Quando il Sindaco e il Presidente della Camera di Commercio di Cagliari si accordarono per portare la Fiera al mare

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Deliberazione della Giunta N. 53 del 27/05/2014
OGGETTO: APPROVAZIONE PROTOCOLLO D’INTESA TRA IL COMUNE DI CAGLIARI E LA CAMERA DI COMMERCIO, INDUSTRIA, ARTIGIANATO E AGRICOLTURA (CCIAA) DI CAGLIARI PER LA REALIZZAZIONE, ALL’INTERNO DEL PORTO DI CAGLIARI, DEL POLO NAUTICO FIERISTICO E DEL RIADATTAMENTO E UTILIZZO DEL “PADIGLIONE NERVI”.
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Zona franca urbana e zona franca doganale portuale di Cagliari. Piano, piano, piano… mentre la città declina

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Cagliari Città Capitale: “La zona franca urbana crea opportunità di sviluppo per la città”.

Una grande partecipazione della cittadinanza e del mondo dell’associazionismo all’incontro sulla zona franca urbana organizzato ieri sera nella Sala Search del Comune di Cagliari dalla coalizione civico indipendentista Cagliari Città Capitale. Numerosi gli interventi degli esperti coordinati dalla giornalista Alessandra Addari, a partire dall’introduzione di Roberto Mirasola di Cagliari Città Capitale che ha sottolineato come “Il punto franco doganale rappresenta una delle opportunità innovative di sviluppo per la creazione di benessere e lavoro per la nostra Città”.
Pietro Maurandi, storico del pensiero economico dell’Università di Cagliari, ha fatto un excursus storico della vicenda della zona franca partendo dall’economista ottocentesco Giuseppe Todde, passando per il dibattito costituente relativo allo Statuto sardo, per approdare ai nostri giorni. Concretamente a tutt’oggi non si è fatto nulla, salvo la previsione normativa di sei punti franchi doganali nei diversi porti sardi, peraltro tuttora inattuati. Perché? Eppure, svanite le illusioni di attivare la zona franca integrale in tutto il territorio della Sardegna, appunto restavano da realizzare le zone franche doganali portuali, a partire da quella di Cagliari.
Fortemente critico con la giunta Pigliaru il direttore di Aladin News Franco Meloni, alla domanda sul perché non si sia ancora fatta la zona franca urbana risponde: “Perché purtroppo abbiamo degli incompetenti al potere e questi professori al governo della regione stanno creando il deserto”. Per Marco Sini c’è necessità di maggiore concretezza sinergia con tutti i soggetti coinvolti: “Dobbiamo puntare sulla zona franca possibile, non su quella che desideriamo nei nostri sogni, ma su quella realizzabile, quella della zona franca del porto di Cagliari con annessa zona industriale”.
L’economista Gianfranco Sabattini dell’Università di Cagliari punta il dito contro le strumentalizzazioni politiche e gli interessi economici: “Dal 2000 fino ai giorni nostri accadde di tutto all’interno di Cagliari Free Zone, perché l’unico interesse della politica era quella di spartirsi le quote di partecipazione. Per questo motivo dobbiamo smetterla di fare propaganda sulla zona franca. Dobbiamo parlare di regimi di esenzione configurati come zone franche orientate al consumo”. Per Mario Carboni interviene evidenziando come l’Unione Europea non deve dare nessuna approvazione per creazione della zona franca doganale: “l’UE deve dare invece un’approvazione in quanto aiuto di stato permesso per particolari motivi per la zona franca fiscale”.
Per Enrico Lobina, candidato sindaco della coalizione di Cagliari Città Capitale “Il silenzio dell’amministrazione comunale è vergognoso e incomprensibile anche alla luce di un ordine del giorno approvato in Consiglio Comunale” – conclude Lobina – “Il declino economico di questa Città non si è arrestato. Non è vero che un comune come Cagliari non può fare nulla sui temi dello sviluppo e dell’occupazione e noi con la zona franca urbana abbiamo l’opportunità di farlo”.

Prima delle conclusioni di Lobina, nel dibattito sono intervenuti Gaetano Lauta, Nicola Di Cesare, Mario Carboni, a cui sono seguite brevi repliche di Pietro Maurandi, Gianfranco Sabattini e Marco Sini.

(Fonte: Comunicato stampa, a cura di Roberto Loddo CCC)
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Unione_Europea- Approfondimenti: REGOLAMENTO (UE) N. 952/2013 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 9 ottobre 2013 che istituisce il codice doganale dell’Unione

Ricordando GIULIO REGENI, all’Università

RICORDANDO GIULIO REGENI, LA LIBERTÀ DELLA RICERCAStudente scomparso Cairo, da famiglia nessuna novitàVenerdì 12 Febbraio ore 10,30
Aula Magna Dipartimento di Scienze Sociali e delle Istituzioni Via San Ignazio 78.
In concomitanza con i funerali di Giulio Regeni, ​​i dottorandi e i ricercatori, insieme ai docenti della Facoltà di Scienze Economiche, Giuridiche e Politiche, ​invitano ad un momento di riflessione ​attraverso le testimonianze ​dirette ​sulle sfide ed i rischi di fare ricerca in contesti non democratici.
- Fonte UnicaNews

Buone letture: il mosaico di pace

il mosaico di pace Pax ChristiPAX CHRISTI MOSAICODIPACEE’ uscito “Il mosaico di pace” di febbraio (2016). Muri
Muri, confini, frontiere. Il rapporto con l’alterità, tra persone e tra Stati.
Popoli in cammino e fili spinati che si innalzano.
Perché?
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- La pagina fb

Oggi giovedì 11 febbraio 2016

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L’idea insensata di chiudere la Fiera di Cagliari. Ma siete matti?

tamburino-sardo-fiera-sardegnaFiera a rischio-chiusura Un milione di buco nel bilancio di previsione

Fonte: L’Unione Sarda del 10 febbraio 2016
Ai vertici dell’ente la commissaria Piras ha parlato di liquidazione

La Fiera rischia di chiudere. Per sempre. Costa troppo alla Camera di commercio, che deve sborsare i soldi per farla funzionare: quel buco di 1.024.099 euro che compare nel bilancio di previsione di quest’anno potrebbe inghiottire decenni di storia di un pezzo della città.
È molto più che un’ipotesi. A parlare di liquidazione è stata la commissaria della Camera, Paola Piras, durante un incontro ufficiale con i vertici dell’ente, lo scorso 17 dicembre. Il concetto è stato messo anche nero su bianco. O si taglia in maniera efficace o si chiude, la Fiera verrà dismessa come è successo con altre società controllate dall’ente del largo Carlo Felice. I tentativi di contenere le spese ci sono stati, ma potrebbero rivelarsi insufficienti. – segue –

Perché vogliamo la zona franca doganale nel porto e le zone franche urbane a Cagliari. L’iniziativa di Cagliari Città Capitale

ZF 10 feb 2016zona-ffanca-e-punto-franco-CCCPer chi vuole vedere e sentire il dibattito sulla Zona franca, organizzato da Cagliari Città Capitale e tenutosi oggi al Search di Cagliari: https://www.youtube.com/watch?v=lxVeHR-H_14&feature=youtu.be
- Servizi sulla pagina fb di Cagliari Città Capitale.
- Il servizio di Sardinia Post (Monica Magro)

Buone letture per i neo liberisti nostrani…

LO STAO INNOVATORE MMAZZUCATOLO STATO INNOVATORE
L’impresa privata è considerata da tutti una forza innovativa, mentre lo Stato è bollato come una forza inerziale, troppo grosso e pesante per fungere da motore dinamico. Lo scopo del libro che avete tra le mani è smontare questo mito.
Chi è l’imprenditore più audace, l’innovatore più prolifico? Chi finanzia la ricerca che produce le tecnologie più rivoluzionarie? Qual è il motore dinamico di settori come la green economy, le telecomunicazioni, le nanotecnologie, la farmaceutica? Lo Stato. È lo Stato, nelle economie più avanzate, a farsi carico del rischio d’investimento iniziale all’origine delle nuove tecnologie. È lo Stato, attraverso fondi decentralizzati, a finanziare ampiamente lo sviluppo di nuovi prodotti fino alla commercializzazione. E ancora: è lo Stato il creatore di tecnologie rivoluzionarie come quelle che rendono l’iPhone così ‘smart’: internet, touch screen e gps. Ed è lo Stato a giocare il ruolo più importante nel finanziare la rivoluzione verde delle energie alternative. Ma se lo Stato è il maggior innovatore, perché allora tutti i profitti provenienti da un rischio collettivo finiscono ai privati? (Mariana Mazzucato)