Storie dell’Italietta. Il Festival di Sanremo “scopre” l’acqua calda

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di Vanni Tola

Dopo l’esposizione ai fedeli dei resti di due frati cappuccini diventati santi arriva l’ostensione a Sanremo del grande artista disabile psico-fisico che, pur essendo tale, esprime una grande capacità artistica e tutta una serie di altre abilità. Ma guarda un po’ che grande scoperta. Ve ne accorgete soltanto ora delle infinite potenzialità dell’essere umano, delle potenzialità di agire e operare che spesso si esprimono al di là degli impedimenti fisici e psichici che limitano la ordinarie capacità naturali dell’individuo? Dovrete farvene una ragione. Il maestro Ezio Bosso non lo ha scoperto Carlo Conti, ne gli organizzatori del Festival di Sanremo e neppure “mamma” Rai. Ezio Bosso era un grande artista anche prima di arrivare al Festival della Canzone Italiana. Il fatto che fino ad oggi fosse più conosciuto all’estero che in Italia è semplicemente la conferma di quanta poca attenzione il nostro paese dedichi alle espressioni artistiche in genere. Wikipedia lo definisce “pianista, compositore, direttore d’orchestra e bassista italiano”. Ha diretto, tra le altre orchestre quali la London Symphony, la London Strings, l’Orchestra del Teatro Regio di Torino, la Filarmonica ’900 e l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Lo stesso personaggio che il popolo italico ha visto per la prima volta a Sanremo ha ricevuto negli anni passati importanti riconoscimenti quali il Green Room Award in Australia o il Syracuse NY Award in America. La sua musica viene richiesta nella danza dai più importanti coreografi come Christopher Wheeldon, Edwaard Lliang o Rafael Bonchela e, nel teatro, da registi come James Thierrè. Nel mondo del cinema Ezio Bosso ha firmato le colonne sonore di “Io Non Ho Paura”, “Quo Vadis Baby?” e il recentissimo ‘Il Ragazzo Invisibile’. Nel 2015 l’Università Alma Mater di Bologna ha scelto il maestro Bosso per comporre e dirigere una composizione dedicata alla Magna Charta dell’Università che contiene il primo inno ufficiale di questa importante istituzione mondiale. Quali altre scoperte ci regalerà il festival di Sanremo? Così, a occhio e croce penso che a breve riscopriranno un pianista francese, purtroppo scomparso, di nome Michel Petrucciani. Uno dei più apprezzati pianisti jazz del mondo che ha lavorato con grandi musicisti del passato, uno per tutti Dizzy Gillespie. Petrucciani era affetto fin dalla nascita, da una malattia genetica molto grave, l’osteogenesi imperfetta meglio nota come “Sindrome delle ossa di cristallo” che ne ha limitato lo sviluppo fisico ma non le grandi capacità artistiche. Oppure sentiremo parlare la Rai in prima serata di Stephen Hawking, fisico, matematico, cosmologo e astrofisico. Uno dei più importanti fisici teorici del mondo impegnato nello studio dei buchi neri e alla ricerca delle leggi che regolano le origini dell’universo. Hawking è immobilizzato fin dagli anni ottanta a causa di una grave malattia del motoneurone (atrofia muscolare progressiva). Vive e lavora su una sedia a rotelle e riesce a comunicare soltanto con l’ausilio di un sintetizzatore vocale. La sua disabilità non gli ha impedito di occupare per trent’anni la cattedra di matematica che fu di Isac Newton all’Università di Cambridge, di essere l’attuale direttore del Dipartimento di matematica applicata e fisico teorica della medesima università. Per chi opera nel “mondo dell’handycap” constatare che individui affetti da gravi limitazioni fisiche o psichiche possano sviluppare competenze e abilità nei più svariati campi del sapere non rappresenta certo una novità. Per i comuni mortali, per la maggioranza degli individui che compongono la nostra società, sollevare il velo che finora ha nascosto ai nostri occhi la realtà dell’handicap rappresenta sicuramente un passo in avanti, un momento di crescita. Forse accantoneremo determinati atteggiamenti di “sensibilità” pietistica superficiale. La faremo finita con l’ipocrisia di definire “diversamente abili” tutti coloro che vivono una condizione di handicap. Cominceremo allora a comprendere che diversamente abili lo siamo tutti e ciascuno di noi e che la diversità dei componenti la specie umana, non è un limite sulla base del quale discriminare, isolare o talvolta perfino deridere gli altri, bensì un valore da conoscere, valorizzare ed esaltare.

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