Monthly Archives: giugno 2020

È online il manifesto sardo trecentootto

pintor il manifesto sardoIl numero 308
Il sommario
Come cambierà la salute mentale dopo la pandemia. Intervista a Fabrizio Starace (Roberto Loddo), Quando la scuola diventò una videosceneggiata (Amedeo Spagnuolo), La politica uccisa dalla sondaggite (Ottavio Olita), Parchi naturali, miopia e autolesionismo (Stefano Deliperi), Gli europeisti di fronte a ciò che resta del disegno europeo (Gianfranco Sabattini), Non abbattere le statue in nome della civiltà, ma quale civiltà? (Fiammetta Cani), Perché spostare la statua di Carlo Felice (Francesco Casula), COVID-19. Il commissariamento della sanità in Sardegna come in Lombardia (Claudia Zuncheddu), ASCE Sassari sui fatti del campo Rom di Piandanna (Michele Salis), Convivere con la Sclerosi Multipla in tempi di COVID-19 (Ivan Melis), Che colore ha la violenza? (Graziano Pintori).
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Oggi martedì 16 giugno 2020 – Ieri 15 giugno 2020 è morto a Milano il filosofo Giulio Giorello.

luttoEDITORIALE PER GIULIO
16 giugno 2020
Ciao Giulio,
ti ho conosciuto nel 1964, nelle aule della Statale di Milano, dove ci eravamo appena iscritti a Filosofia. Frequentavamo le stesse lezioni: Dal Pra, Paci, ma soprattutto Geymonat e Casari. Siamo subito entrati in sintonia e mi hai proposto di preparare insieme gli esami. Così hai cominciato a venire a casa mia. La prima volta all’una di notte, dopo più di tre ore passate sui libri, mi hai chiesto: “Non avresti un goccetto di whisky?”. Ricordo ancora che ne scolasti, con la massima disinvoltura, quasi mezza bottiglia, mentre io nel frattempo ero riuscito appena a bagnarmi le labbra con pochi sorsi. Non ce la facevo a starti dietro, e non solo nelle bevute. Nelle notti che seguirono, numerose e incalzanti, io verso le tre crollavo regolarmente mentre tu, ancora incredibilmente fresco e pimpante, mi esortavi a non mollare.
Ciao Giulio, oggi che non ci sei più mi piace ricordare questa tua prorompente vitalità, questa esuberanza. Ho sempre ammirato, e anche un po’ invidiato, la tua velocità di pensiero, che ti permetteva di passare, con la stessa serietà e profondità e con il medesimo rigore, da Popper, Lakatos e Feyerabend a Tex Willer, un bianco amico degli indiani, e a Zorro, che sei venuto a celebrare a Oristano nei due raduni mondiali di tutti coloro che lo invocavano ed evocavano per combattere i cialtroni, i lestofanti e i mascalzoni, vermi con pessime intenzioni di cui è pieno il mondo. Avevi uno spirito camaleontico, che ti portava a immergerti e identificarti con i luoghi, come l’Irlanda che tanto amavi, con le situazioni, come le lotte per l’autonomia e l’indipendenza in qualsiasi angolo del mondo, e con i personaggi storici o dei fumetti, nei quali vedevi brillare anche un piccolo barlume di libertà. Già la libertà: questa è stata la tua autentica passione, il tuo ideale di riferimento. E non ti limitavi a parlarne, con il tuo prezioso e assiduo lavoro culturale e didattico, ma ne hai fatto, con estrema coerenza, una regola di vita, l’hai incarnata, l’hai esibita nei tuoi comportamenti. Per questo ti voglio ricordare con la maschera di Zorro che hai indossato qui in Sardegna: non per nascondere il volto, ma per immaginare di poterlo trasformare in quella classica Z, abbreviazione della forma semitica ziza, ossia “splendente”: dunque un simbolo di quell’energia vitale che tu sapevi sprigionare.

Silvano Tagliagambe
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—————————Opinioni, Commenti e “Riflessioni, Appuntamenti—————————–
Tutti keynesiani quando c’è da far sganciare soldi allo Stato
16 Giugno 2020
Antonello Murgia su Democraziaoggi.
Gianfranco Sabattini nel suo interessante articolo dal titolo “Dopo il Covid-19 niente potrà essere come prima”, descrive l’inversione teorica a 180° compiuta nell’editoriale del Financial Times del 3 aprile scorso “Il virus mette a nudo la fragilità del contratto sociale” sulla ormai plurisecolare diatriba su chi debba governare l’economia fra lo Stato […]
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Gli europeisti di fronte a ciò che resta del disegno europeo
16 Giugno 2020
Gianfranco Sabattini su il manifesto sardo.

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Torna Andrés Febrés. “Como uno que yo me sé”

portada_53_vol-_historia-pesIl nostro amico e collaboratore Emanuele Pes ci ha segnalato un articolo da lui scritto insieme con Gertrudis Payàs* – pubblicato il 13 giugno in Cile dalla prestigiosa rivista Historia (edita dalla Pontificia Universidad Católica de Chile) – sulla figura di Andrés Febrés, un gesuita linguista del ’700, tra America Latina e Sardegna. Emanuele definisce questo lavoro come “una prima approssimazione biografica sulla base dei documenti e delle opere conosciute fino a inizio 2019″. Ricordiamo che Emanuele Pes è professionalmente un “mercante” di libri antichi, tra i quali ogni tanto ne sceglie alcuni che riproduce fedelmente (e commercializza) in confezioni di grande pregio. In questo mestiere dimostra la sua competenza di storico che applica alle storie che scopre e che ama approfondire con attività di ricerca (e di divulgazione) in collaborazione con accademici di livello internazionale. Come ha fatto con la storia di Andrés Febrés, che qui riproponiamo. Per correlazione, non dimentichiamo che su suo impulso Nicolò Migheli, sociologo e scrittore, ha pubblicato di recente un romanzo storico proprio sulla vicenda del gesuita Andrés Febrés, il quale trascorse a Cagliari gli ultimi anni della sua vita con il falso nome di Bonifacio d’Olmi (La grammatica di Febrés, Arkadia Editore) . L’articolo in questione è disponibile nella sua versione integrale (in spagnolo castigliano) sul sito web della citata rivista Historia: http://ojs.uc.cl/index.php/rhis.
Di seguito pubblichiamo l’abstract in inglese e in spagnolo (resumen), riservandoci di tornare quanto prima sull’argomento.
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Oggi lunedì 15 giugno 2020

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—————————Opinioni, Commenti e “Riflessioni, Appuntamenti—————————–
Spiagge solitarie, negozi vuoti, strade libere. Che jella la crisi! Speriamo di tornar presto alla normalità.
15 Giugno 2020
Amsicora su Democraziaoggi.

Gente, sapete cosa vi dico? Salvo imprevisti, i lumbard non caleranno in massa. Non per il passaporto sanitario, che pure sarebbe necessario, visto che da loro il focolaio è sempre acceso e lì ci sono migliaia di asintomatici, sani come pesci, ma che contagiano a tutto spiano. E non calano neanche perché Solinas chiede l’autocertificazione. […]
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Che succede?

c3dem_banner_04CONSENSI, DISSENSI, DUBBI E PROPOSTE ATTORNO AGLI STATI GENERALI DELL’ECONOMIA
14 Giugno 2020 by Forcesi | su C3dem.
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E’ online Rocca n.12 – Le anteprime

rocca-12-2020-15-giu-2020rocca-primo-piano E’ online Rocca n.12 del 15 giugno 2020 – Le anteprime
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Un ponte a Is Mirrionis che colleghi il Monte San Michele con il Monte Claro?

pensatore-orto-capuccini-rodinProposta praticabile?
di Franco Meloni
Nei due focus group del progetto ITI di Is Mirrionis, a cui ho partecipato come componente del Comitato Casa del Quartiere Is Mirrionis, si è sviluppato un interessante dibattito su tutte le problematiche dello stesso quartiere. Uno degli argomenti più discussi ha riguardato la “vivibilità degli spazi”, sia piccoli che grandi. A proposito di questi ultimi si è osservato come i due grandi polmoni verdi del quartiere 00827fc0-8178-49c4-ab55-5cd9429de9d9(e della città) – Monte San Michele e Monte Claro – costituiscono un continuum sulla carta, in realtà separato dalla via Cadello, strada di grande viabilità, una sorta di fiume che separa i due parchi. Quasi spontanea, sia pur timidamente, è emersa la proposta di costruire un ponte che possa sovrastare la via Cadello, collegando “i due argini” e quindi il Monte Claro con il Monte San Michele, tra i quali sta il parco del Seminario regionale, che verrebbe solo lambito da una strada di collegamento. Si osserva che il complesso del Seminario è interessato a un intervento di lottizzazione che dovrebbe andare in attuazione tra breve tempo (dai relativi elaborati abbiamo preso le tre cartine a corredo del presente articolo): occasione per riflettere sull’intero assetto della zona, senza evidentemente creare ritardi agli interventi programmati. E’ anche emersa la proposta di creare un percorso ciclopedonale (la strada di collegamento) dal Monte San Michele a Monte Claro, che prescinde evidentemente dall’ipotesi di realizzazione del ponte, ma che lo stesso renderebbe più piacevolmente scorrevole. E’ una proposta praticabile? Perché non farne un caso di studio da affidare al Dipartimento di Ingegneria civile, ambientale e architettura della nostra Università? Non ci vuole certo un Calatrava o un Renzo Piano, anche se un grande architetto costituisce un valore aggiunto e poi… a pensare in grande non ci si perde mai. [seguono carte]

Che succede?

c3dem_banner_04STATI GENERALI. FAMILY ACT. RAZZISMO e DEMOLIZIONI. CATTOLICI e POLITICA. MESSAGGIO di PAPA FRANCESCO per la Giornata Mondiale dei Poveri. 12 Giugno 2020 by Forcesi | su C3dem.
CATTOLICI E POLITICA, UNA VOCE: Alfonso Barbarisi (presidente AIDU, Ass. It. Docenti universitari di area cattolica), “Un nuovo impegno del cattolicesimo per rilanciare il Paese” (Mattino).
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logo-press-it-vaticanoMessaggio del Santo Padre Francesco per la IV Giornata Mondiale dei Poveri (15 novembre 2020), 13.06.2020 [segue]

Oggi domenica 14 giugno 2020

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—————————Opinioni, Commenti e “Riflessioni, Appuntamenti—————————–
Carbonia. Le difficoltà dei militanti trovano le prime risposte nei congressi di partito e nei discorsi dei dirigenti nazionali14 Giugno 2020
Gianna Lai su Democraziaoggi
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A Carbonia inizia l’azione del Partito comunista. L’appuntamento con la storia della città mineraria, iniziata il 1° settembre 2019 continua.
Continue verifiche e correzioni di linea, nella convinzione che la società nuova debba costruirsi sull’uguaglianza e sulla solidarietà: procede l’organizzazione del partito a Carbonia […]
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Sardegna. Al via la campagna antincendi, ma il personale non è sufficiente

fai-cisl-logo-300x300 Che fare? La trattativa in corso le proposte del Sindacato.
Cagliari, 13 giugno 2020
“Sta per iniziare la campagna antincendi. Ma – dice il segretario regionale Fai Cisl, Bruno Olivieri – dei 1200 lavoratori di Forestas pronti a essere impiegati nella delicata operazione, quasi 850 sono privi della qualifica contrattuale richiesta. Servono quasi 200 vedette da sistemare in altrettante postazioni, ma gli attuali qualificati sono in numero nettamente inferiore al bisogno.
C’è necessità di capi nucleo e di circa 120 autisti di autobotti (portata media 8000 litri) e di mezzi pesanti, ma non tutti i possibili addetti hanno l’inquadramento contrattuale richiesto”
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La scienza e gli scienziati über alles. O forse no?

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Coronavirus & Max Weber, brevi riflessioni sulla polemica con e tra gli scienziati
di Roberto Paracchini

“Alcuni anni fa, accusato di mancanze morali, un prete veniva trasportato su un carro per le vie di Napoli seguito da una folla imprecante. Ma ecco che a un angolo comparve un corteo nuziale. Il prete si levò, impartì la benedizione e tutti quelli che erano dietro il carro caddero in ginocchio”, raccontò il filosofo Walter Benjamin (1892-1940) in Immagini di città. Come dire che il cattolicesimo ha in quella città (o almeno aveva nel 1925, anno di pubblicazione dello scritto firmato assieme ad Asja Lacis -1891-1979) un’autorevolezza indiscussa e vissuta soprattutto nella vita quotidiana.
Oggi in quel carro molti metterebbero la scienza, non perché abbia mai avuto (nel XX secolo, almeno) tanto spazio nella quotidianità per esserne infine sempre osannata, ma perché negli ultimi mesi alcune sue affermazioni sono state fruite e ascoltate dalla maggior parte della popolazione, prima con partecipazione, poi anche con dileggio. Sì, in quel carro, molti metterebbero la scienza o, meglio, gli scienziati, o meglio ancora i virologi, accusati di aver fatto in questi mesi di coronavirus Covid-19, affermazioni spesso contraddittorie: mascherine no, mascherine sì; banale influenza, virus micidiale; pericolo grave per i polmoni, allarme serio per tutti gli organi del corpo; sensibile al caldo, non sensibile al caldo; trasmissibilità diminuita, contagiosità continua; pericolo scampato, minacce incombenti ecc. ecc.
E per il momento, pur con un po’ di timoroso rispetto, in pochi sono disposti ad inginocchiarsi di nuovo di fronte alla “parola-benedizione degli scienziati”. All’inizio gli esperti virologi (ma anche gli infettivologi e gli epidemiologi) sono stati messi sul piedistallo. E i mezzi di comunicazione di massa, alla ricerca della notizia del qui ed ora, hanno accelerato la costruzione del loro piedistallo che, però, si è dimostrato più fragile e problematico di quanto sperato.
Sperato perché di fronte alla tragedia prodotta da questo coronavirus ha suonato immediatamente falsa l’atmosfera paciosa del pane e nutella ostentatamente mangiato come traduzione della filosofia dell’uno vale uno. “No – si è giustamente affermato – ora occorrono gli esperti, coloro che si basano sulla scienza. Poi le tante contraddizioni affermate.
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Cento anni fa, il 14 giugno del 1920 moriva Max Weber (nato nel 1864), uno dei più grandi sociologi dell’era contemporanea, noto soprattutto per la sua opera sul protestantesimo e lo spirito del capitalismo, che in quest’ultimo vede la decisiva impronta del primo. Un anno prima della morte pubblicò due importanti conferenze tenute all’università di Monaco, una sulla “scienza come professione” (Wissenschaft als Beruf), e l’altra sulla “politica come professione” (Politik als Beruf). Mi soffermerò un attimo sulla prima per inquadrare il discorso sulla scienza.
Ma che cos’è la scienza e chi è lo scienziato, suo ufficiante, per Weber? Per darle una fisionomia più chiara è necessaria una precisazione: in tedesco la parola “beruf”, oltre a “professione” e “lavoro”, significa anche “vocazione”. Il lavoro, in questo caso il lavoro dello scienziato, deve essere totalmente disinteressato e i suoi risultati scientifici “valgono per loro stessi” indipendentemente dai loro “successi tecnici”, come sottolineò Weber.
Nel quadro accennato una sovresposizione mediatica viene facilmente letta come un cedere alle lusinghe della facile celebrità e avrebbe ricevuto un forte biasimo da Weber: “Nel campo della scienza – precisò nello scritto citato, versione italiana curata dallo storico Delio Cantimori (1904-1966) – non è certo una ‘personalità’ colui il quale al modo di un impresario, porta sè stesso alla ribalta insieme con l’oggetto a cui dovrebbe dedicarsi”. Quindi più parsimonia sulla propria immagine, si potrebbe dire, atteggiamento però raramente seguito da diversi ricercatori in questi ultimi mesi e che ha spinto (pur col consistente aiuto dei social media e degli altri mezzi di comunicazione di massa) a vedere il singolo scienziato come “un capo e non un maestro”. Visione sommamente deleteria per Weber che ne rimarcò la scorrettezza quando rimproverava quegli studenti che andavano a lezione “per ricavarne un’esperienza che non consista soltanto in analisi e in constatazioni di fatto”, quindi no ai giudizi di valore che non si addicono alla scienza. Mentre “anzitutto, naturalmente, la scienza offre nozioni sulla tecnica per padroneggiare la vita rispetto agli oggetti esterni e rispetto all’azione umana, mediante il calcolo”, più “i metodi del pensare, gli strumenti e la preparazione a quello scopo”. Il tutto in un quadro di “chiarezza”, a patto che lo scienziato “naturalmente” la possieda, la chiarezza su questo metodo scientifico.
A questo punto è utile precisare che, storicamente, Weber si situa a un bivio: a valle di un momento di grande (e in parte, diremmo oggi, ingenua) fiducia nel pensiero scientifico e a monte di iniziali fragilità di quest’ultimo (quadro ben chiarito dal filosofo Massimo Cacciari nel suo recentissimo Il lavoro dello spirito. Saggio su Max Weber). Ma la potenza delle osservazioni del grande sociologo illumina anche l’oggi.
Chiarezza, quindi, come elemento indispensabile. Ma come può esserci chiarezza se diversi scienziati, forse tirati per la giacchetta, hanno fatto affermazioni sul Covid-19 senza precisarne i passaggi, senza chiarire cioè l’iter e il contesto teorico che ha portato a quei risultati? Dando così l’impressione di affermazioni apodittiche e causando in tal modo varie contraddizioni, oltre che con sé stessi in tempi diversi, con altri ricercatori. Weber, anche in questo caso, è stato molto chiaro: “Nessuna scienza è assolutamente priva di presupposti…” perché la scienza è “un sapere”, che presuppone “i metodi del pensare”, e non “un possedere” tipico degli atteggiamenti di fede. Con in più la considerazione che l’accrescimento delle conoscenze scientifiche attorno a un virus prima sconosciuto, come il Covid-19, è un progredire che non avviene di colpo ma passo dopo passo con l’intervento e il concorrere di diversi fattori: teorici, sperimentali, clinici e ambientali, che contribuiscono con modalità e tempi differenti. Falsificandosi, a volte e progredendo, altre. E modificandosi più o meno velocemente con ipotesi, casualità ed esperimenti, sino ad un risultato considerato positivo, ma pur sempre negoziabile.
E Weber in poche frasi chiarisce molto bene il nucleo del progredire scientifico. Facendo un parallelo con l’opera d’arte, che quando è “veramente ‘compiuta’ non viene mai superata”, per l’autore de La scienza come professione “viceversa, ognuno di noi sa che, nella scienza, il proprio lavoro dopo dieci, venti, cinquanta anni è invecchiato. E’ questo il destino, o meglio, è questo il significato del lavoro scientifico (…)”. Ed ancora: “ogni lavoro scientifico ‘compiuto’ comporta nuovi ‘problemi’ e vuol invecchiare ed essere ‘superato’. A ciò deve rassegnarsi chiunque voglia servire la scienza. Senza dubbio, vi sono opere scientifiche che possono conservare durevolmente la loro importanza come ‘mezzi di godimento’ a causa delle loro qualità artistiche, oppure come mezzi per educare al lavoro. Ma essere superati sul piano scientifico è – giova ripeterlo – non solo il nostro destino, di noi tutti, ma anche il nostro scopo. Non possiamo lavorare senza sperare che altri si spingano più avanti di noi”. Affermazioni teoricamente importanti e deontologicamente potenti.
Tornando al carro iniziale, probabilmente, molti scienziati di oggi avranno capito che per mantenere l’autorevolezza della scienza da loro impersonata (a meno che non la si voglia solo maldestramente recitare) occorre non dimenticare mai che, weberianamente, si deve essere “maestri” e non “capi”. E il mondo politico, da parte sua, dovrebbe capire che adottare scorciatoie comunicative soddisfa probabilmente l’appetito del qui ed ora notiziabile, ma non certo quello dell’informazione corretta. In una società complessa, come è la nostra, va tenuto conto, da parte di chi governa, che anche gli scienziati sono fatti di carne e sangue, e relativi pregi e difetti; mentre è ad altri, esperti della comunicazione e divulgatori scientifici, che andrebbe affidato il compito di un’informazione così delicata, se si vuole che sia più correttamente esplicativa e, quindi, meno contraddittoria e più fruttuosa.

Roberto Paracchini
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Oggi sabato 13 giugno 2020

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Dopo il Covid-19 niente potrà essere come prima
13 Giugno 2020
Gianfranco Sabattini su Democraziaoggi.
Per decenni il “Financial Time” è stato un interprete del pensiero neoliberista e del rifiuto sistematico dell’intervento dello Stato nell’economia. Ora, dopo lo scoppio della pandemia da Covid-19, l’influente giornale londinese, con originalità e coraggio, in un articolo firmato dal proprio comitato editoriale, dal titolo: «Virus lays bare frailty of the social contract» […]
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Crisi, economia e futuro in Sardegna

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La Scuola di Cultura Politica “Francesco Cocco” attraverso il presente questionario intende acquisire elementi di conoscenza degli effetti della crisi sanitaria nel nostro contesto socioeconomico. Infatti, proseguendo il lavoro di approfondimento e di animazione del confronto avviato già da un paio di anni, la Scuola nei prossimi mesi lancerà l’idea di un Forum sui temi dell’economia e dello sviluppo locale in Sardegna. Il presente questionario è uno strumento di ascolto diretto degli operatori delle nostre economie che la Scuola utilizzerà per orientare il dibattito e il confronto dei prossimi mesi sulle esigenze reali che dovessero emergere. Ringraziamo tutti coloro che ci daranno una mano, rispondendo al questionario, a rendere questo un lavoro completo e rispondente alla realtà.
Collegatevi al seguente link: https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSd48Dqyf58FiQKzF7TudyWmtEUXSo3A59ZaVZ46ULoKlBYZcQ/viewform

Italia reformanda

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Le cause del malfunzionamento del sistema di governo dell’economia del Paese secondo Salvatore Rossi

di Gianfranco Sabattini

Secondo Salvatore Rossi, già direttore della Banca d’Italia e autore del recente “La politica economica italiana dal 1968 a oggi”, all’interno dei confini della scienza economica il tema dell’individuazione dei principi in base ai quali stabilire le finalità della politica economica ha polarizzato su di sé il dibattito e la riflessione degli economisti. La questione assume un particolare rilievo, se si considera che a differenti decisioni di politica economica corrispondono differenti configurazioni del sistema sociale. [segue]

Che succede?

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11 Giugno 2020 by Forcesi | su C3dem.
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