Monthly Archives: settembre 2020

Addio Andrea Olla

luttoandrea-olla-addio Condoglianze e vicinanza alla moglie Pinella, al figlio Pietro e alla figlia Silvia, alla famiglia e a tutti (amiche/amici/compagne/compagne) che lo hanno apprezzato e gli hanno voluto bene.
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Caro Andrea
Su il manifesto sardo.

Su Democraziaoggi.
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Addio ad Andrea Olla, Cagliari piange il prof ecologista
Casteddu online, di Ennio Neri 22 Settembre 2020 CAGLIARI I funerali domani alle 15 nella chiesa di San Paolo, Piazza Giovanni XXIII, Cagliari.

Referendum (e Elezioni): in Italia e in Sardegna rivelano un deficit di democrazia

di Franco Meloni
Abbiamo sott’occhio i risultati del Referendum:
schermata-2020-09-22-alle-09-19-49 in Italia il SI ha stravinto con quasi il 70% dei consensi, lasciando al NO il resto. Meglio per il NO – che abbiamo sostenuto – in Sardegna, schermata-2020-09-22-alle-09-18-35 dove il Si totalizza il 67%, lasciando al No il 33%. Un positivo differenziale di circa 3 punti tra il dato italiano e quello sardo che in certa misura ci annettiamo (forse presuntuosamente) per il nostro impegno militante a sostegno del NO. Per come si era partiti, il risultato sembrava scontato: con tutte le forze politiche schierate per il SI, nonostante qualche dissenso, e, soprattutto, stante il quesito referendario che incitava gli elettori a dare una bastonata ai politici, a prescindere, anzi, contro ogni ragionamento sul fatto che la classe politica non avrebbe mai e poi mai consentito un suo ridimensionamento in termini di potere. Ciò che avrebbe perduto in numerosità avrebbe ricuperato in potere effettivo con il rafforzamento delle oligarchie di partito. Non ripeto le argomentazioni per il NO che sopravanzavano, come sopravanzano, quelle per il SI, quand’anche sostenute da eminenti giuristi come Zagrebelsky, Onida, Carlassare, ed altri. I risultati danno conto che non ci poteva aspettare alcun miracolo e dunque da questi occorre ripartire, anche riconoscendo che il 30%, pari a oltre 7 milioni e 400mila voti è comunque un numero enorme anche quando confrontato con i 17 milioni dei SI. Uguali considerazioni facciamo per i numeri sardi. Vedremo ora cosa succederà: riforma elettorale in senso proporzionale e dintorni. Non staremo certo a guardare.
Sempre molto preoccupante il dato di affluenza: in Italia pari al 53,84% e, in Sardegna, più basso ancora, pari infatti al 35,71%. Certo occorre considerare che in Italia la contemporaneità di importanti elezioni amministrative in sette regioni Regioni e molti Comuni (Election day) hanno fatto da traino per incrementare il dato di affluenza, comunque basso.

In Italia
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In Sardegna
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Se la DEMOCRAZIA è PARTECIPAZIONE non possiamo che constatare come in Sardegna e nel resto d’Italia si verifichi un pericoloso DEFICIT di DEMOCRAZIA. Non possiamo solo prenderne atto: dobbiamo impegnarci in direzione ostinata e contraria, come e di più rispetto a quanto già facciamo individualmente e organizzati.

Ribadisco solo alcune semplici conclusioni: 1) resto convinto che tagliare il numero dei parlamentari sia sbagliato e fondamentalmente antidemocratico, per tutte le argomentazioni più volte avanzate; 2) non possiamo accettare lo status quo; urge una reimpostazione delle forme della rappresentanza politica a partire dalla democratizzazione dei partiti e, come detto, dalla riforma dei sistemi elettorali in chiave proporzionale. È un discorso complesso ma va continuato. E nel nostro piccolo, anche attraverso le News che animiamo, continueremo a farlo, impegnati, secondo le nostre inossidabili convinzioni, per la democrazia, che si esprime con la partecipazione popolare nelle istituzioni e nel territorio.

Ad altri lasciamo considerazioni più vaste anche rispetto ai risultati delle elezioni regionali, comunali e politiche suppletive.

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* I dati (definitivi) sono tratti dal sito web del Ministero dell’Interno.

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coordinamento
Referendum: vince il SI. Apriamo una stagione per l’attuazione della Costituzione
21 Settembre 2020
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.

In cuor mio ho sperato fino all’ultimo nella vittoria del NO. Ma tanti erano i segnali di segno contrario. Lasciamo da parte i cosiddetti partiti, che contano poco o niente, c’erano altri fattori ben più rivelatori degli orientamenti generali. Anzitutto una parte del costituzionalismo alto si è espresso per il SI. Zagrebelsky, Carlassare, l’ex presidente della Corte costituzionale Onida ed altri hanno benedetto il taglio, mentre in passato sono stati la punta di diamante del NO. Questo mutato orientamento ha convinto l’elettorato democratico che la riduzione del numero dei parlamentari non è fonte di pericoli sul piano democratico. La revisione poi si configurava come un emendamento specifico non come una modifica pervasiva della Carta. Ancora sia il PCI sia due eminenti giuristi democratici come Stefano Rodotà e Gianno Ferrara avevano begli anni ‘80, quali esponenti della “Sinistra indipendente”, presentato una proposta di legge simile a questa con l’aggiunta dell’introduione del monocameralismo. Un ruolo lo ha giocato anche Conte, tenendosi in disparte, mentre Berlusconi e Renzi si erano proposti come i presentatori del progetti del 2006 e del 2016. Anche questo ha eliminato la paura di una riforma dall’alto in chiave autocratica.
Questa analisi nulla toglie alla giustezza delle ragioni del NO, ma occorre guardare avanti. C’è un parlamento più efficiente? Bene apriamo allora la stagione dell’attuazione della Carta: in essa e nei suoi principi c’è un programma di governo per più legislature: lavoro, diritti individuali e sociali (sanità e scuola anzitutto), e uguaglianza, uguaglianza e ancora uguaglianza. Subito una legge elettorale proporzionale.
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Questo è il fronte che il Coordinamento per la democrazia costituzionale aprirà su scala nazionale e su cui anche noi come Comitato d’iniziativa costituzionale e statutaria (CoStat) di Cagliari ci impegneremo con decisione. Su questo programma può anche ricomporsi il fronte progressista diviso fra NO e SI.
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Che brutto risvegliarsi in un’Italia con meno democrazia
Tomaso Montanari analizza i risultati elettorali. Dalla tristezza di un risveglio in un’Italia meno plurale e con il conflitto sociale istradato nelle istituzioni, alla consapevolezza dell’inesistenza di una sinistra capace di portare al voto gli esclusi, i marginali, i poveri. “Occorre battere strade più lontane, più impervie”.

di Tomaso Montanari su MicroMega.

Il giorno dopo queste strane elezioni pandemiche ci siamo svegliati con meno democrazia. Mi pare questa la cifra dominante: almeno se con ‘democrazia’ intendiamo pluralità, rappresentanza, istradamento del conflitto sociale nelle istituzioni. Decenni di plebiscitarismo, maggioritarismo, riduzione quantitativa e qualitativa della rappresentanza danno i loro frutti: in Veneto e in Campania siamo al dominio personale, al di là di ogni partito; in Liguria perde l’unico progetto in qualche modo progressivo; in Toscana trionfa una paura creata ad arte.

Sulla mia Toscana vorrei scrivere qualche parola in più. Mentre per fortuna muore nella sua stessa culla Italia Viva (4,48% mentre mancano ancora poche sezioni da scrutinare), Renzi trionfa nella sadica imposizione al Pd di Eugenio Giani, un candidato di apparato, anzi di corridoio. Del tutto incapace di parlare di futuro, del tutto alieno da ogni idea di sinistra. Come ho continuato (inutilmente) a scrivere fino a ieri, quel candidato inguardabile era un candidato naturalmente vincente: perché capace di attrarre moltissimi voti dalla destra del potere, e insieme di ricattare (proprio per la sua apparente debolezza) gli elettori di sinistra attraverso la paura della destra popolare.

È andata puntualmente così: a urne aperte i toscani (specie quelli di sinistra-sinistra) hanno ricevuto decine di sms con sondaggi che davano la Ceccardi in vantaggio di dieci e passa punti (varie denunce sono state presentate), secondo una tecnica ampiamente sperimentata in Brasile, dove le campagne elettorali si decidono attraverso campagne mistificatorie via Whatsapp.

Conosco amici carissimi, e membri della mia stessa famiglia che, presi dal panico dei fascisti che arrivano in Piazza della Signoria, hanno votato per Giani, spesso senza riuscire a fare il voto disgiunto (risultano oltre quarantamila schede nulle), e trattenendo a stento i conati di vomito: salvo accorgersi, ieri pomeriggio, della truffa subìta. Il risultato è che la bella lista di Tommaso Fattori, Toscana a Sinistra, che nel 2015 aveva preso il 6,9 entrando in Consiglio regionale con due seggi, oggi con il 2,86 rimane fuori. E del resto dal Consiglio regionale toscano rimane fuori (secondo i dati attuali) ogni possibile sinistra: perché nella coalizione vincente eleggono consiglieri solo il Pd, la lista di Giani e Italia Viva, mentre i (peraltro risibili) cartelli ‘di sinistra’ creati ad hoc non superano lo sbarramento. Vincono dunque la paura, la credulità popolare e il cinismo di un sistema mediatico che, obbedendo a proprietà e poteri, all’unisono ha suonato l’allarme per l’inesistente pericolo fascista e invitato al salvifico voto per Giani, eliminando dalla narrazione qualunque altra lista.

Naturalmente, però, i problemi della sinistra sono più antichi e più profondi. Giani vince con i voti dei salvati, di coloro a cui conviene che tutto rimanga com’è: mentre il voto dei sommersi, dei poveri, degli esclusi (la base sociale naturale di ogni sinistra) rimane nell’astensione (il 37,3 per cento dei toscani non ha votato), o va (per disperazione e rabbia) alla Ceccardi, la candidata della Lega. Ma anche il 6,9 per cento di Toscana a Sinistra del 2015 veniva dai salvati: dai più generosi e illuminati dei salvati, che si impegnano nelle lotte per l’ambiente e per gli ultimi.

Stavolta sono stati terrorizzati, e si sono compattati per Giani, suicidando le loro idee. Ma è chiaro che, anche se avessero votato come nel 2015, il problema sarebbe stato lì, enorme: non esiste (in Toscana, in Italia, in Europa e forse nel mondo) una sinistra capace di portare al voto gli esclusi, i marginali, i poveri. E il sistema mediatico e quello elettorale, la forma stessa assunta dalle istituzioni, rende difficile o forse impossibile anche solo provare a costruirla.

E la vittoria del Sì (votata dal 69,64 per cento del 54,9 per cento che ha votato) prosciugando ancora l’acqua della rappresentanza popolare, aumentando l’oligarchia, restringendo lo spazio del dissenso, chiude un po’ di più quella porta già quasi serrata.

È sempre più evidente che la “Sinistra che non c’è” non nascerà in prossimità di elezioni e istituzioni. Occorre battere strade più lontane, più impervie.

(22 settembre 2020)

Oggi martedì 22 settembre 2020

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791a7587-5f34-4078-ae63-d217117366e5 Prosegue il FESTIVAL ARCHITETTURA CAGLIARI
18 – 27 SETTEMBRE 2020
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I CONFINI DEL CAMBIAMENTO

—————————Opinioni, Commenti e Riflessioni, Appuntamenti————–——–
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Prende il via il Festival, segui la diretta dell’evento di apertura

Referendum (e Elezioni): in Italia e in Sardegna rivelano un deficit di democrazia

di Franco Meloni
Abbiamo sott’occhio i risultati del Referendum: [segue]

Che succede?

c3dem_banner_04IDENTITÀ DEL PD. ROSSANA ROSSANDA. USA, CINA E VATICANO

21 Settembre 2020 su C3dem.
Un interessante piccolo saggio di Giorgio Tonini, sul Foglio: “Il partito che manca all’Italia”; sottotitolo: “Come ricomporre la frattura fra riformismo e popolo”. Ezio Mauro su Repubblica: “Prima che il gallo canti”. Nadia Urbinati, “Il populismo non è affatto morto” (Domani). Pietro Folena, “La sinistra ha lasciato la questione sociale ai populisti” (intervista a Repubblica). ROSSANA ROSSANDA: Riccardo Barenghi, “Addio Rossana, spirito libero della sinistra” (La Stampa). Simonetta Fiori, “Rossana Rossanda, l’educazione sentimentale e le insidie della sincerità” (Repubblica). Gli amici di Finesettimana la ricordano pubblicando un suo articolo: Rossana Rossanda, “Una miscredente convinta della grandezza del cristianesimo. In dialogo con Barbaglio” (2008). GLI USA, LA CINA E ILVATICANO. Massimo Franco, “L’attacco Usa al Vaticano” (Corriere della sera). Paolo Rodari, “Il Segretario di Stato Usa al papa: No all’intesa con la Cina” (Repubblica).
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Referendum in Sardegna e in Italia

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Democrazia è Partecipazione. In Sardegna (soprattutto) e in Italia deficit di Democrazia.

disperazione

Rossana Rossanda

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Rossana Rossanda
L’OMAGGIO DI MAURO BIANI PER IL MANIFESTO
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L’intervista di Rossana Rossanda a Propaganda Live
di Diego Bianchi
Roma – Propaganda Live

il manifesto EDIZIONE DEL 28.10.2018 PUBBLICATO 27.10.2018, 16:01
AGGIORNATO 20.9.2020, 15:15

Venerdì 26 ottobre 2018 Diego Bianchi ha trasmesso su Propaganda Live, il programma su La7, un’intervista a Rossana Rossanda realizzata qualche giorno prima. La puntata integrale è qui. Rossana compare dopo 1 ora e 55′ circa.

[il manifesto] Pubblichiamo lo sbobinato della trasmissione per gentile concessione dell’autore.
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Sei appena tornata dalla Francia, mi hai detto che non pensavi di trovare così l’Italia. Che pensavi?

Mancavo dall’Italia da 15 anni, pensavo di trovare un paese in difficoltà economica, politicamente basso, ma non scivolata dov’è adesso, con questa lite continua. Nessuno sente il problema di dire com’è che siamo arrivati a questo punto, com’è che oggi si possono risentire accenti che dopo la guerra non erano più pensabili. La sinistra, che ha perso milioni di voti, non si interroga o, se si interroga, non ce lo dice.

Una volta invece ci si interrogava sempre.

Certo. Adesso non so più se il partito democratico, o come si chiami, farà il congresso.

Quei bei congressi di una volta…

Belli non erano. Erano anche un po’ noiosini. Però c’era il problema di dire dove siamo, cosa succede su scala mondiale, su scala italiana e che cosa proponiamo noi. Sono cose elementari, perché una forza politica deve chiedersi in che mondo mi trovo, in che paese siamo, e che cosa farei io se fossi il governo.

Facciamo un congressino veloce. Ti sei data una risposta, una motivazione? Su scala internazionale per esempio in Brasile sta vincendo l’estrema destra.

Accade dappertutto. Una ipotesi è la delusione fornita dalla sinistra, sia nei luoghi dove ha potuto governare, sia in quelli dove non lo ha fatto. C’è delusione. Gli operai non votano più.

Non votano più a sinistra?

Non votano più. La sinistra ha perduto il suo elettorato.

Sei ottimista sul breve termine?

No. La sinistra del Pd di fatto non ha proposto niente di profondamente diverso da quello che fa la destra e allora perché dovrebbe conservare il suo elettorato?

Ti riferisci a qualcosa in particolare?

L’immigrazione è a parte perché è un fenomeno nuovo. Ma certo che si potesse approvare l’ultimo decreto di Salvini, anche con la firma della Presidenza della Repubblica, era inimmaginabile. Gli stessi diritti che noi vorremmo per noi, non li possiamo dare ai migranti. E’ qualcosa di insopportabile, non pensi?

Anche per questo il Pd è stato molto criticato dalla sinistra…

Ma quale sinistra? La sinistra non è rappresentata. In verità il più grande partito è quello degli astensionisti. Molta sinistra si è astenuta, non trovando nessuna offerta che la persuadesse. Penso che è un errore astenersi. Quando non si ha una rappresentanza bisogna ricostruirsela.

E tu che cosa pensi?

Io sono una persona di sinistra. Sono stata cacciata dal Pci perché ero troppo a sinistra. Una persona mite come me è stata considerata una estremista. Oggi Bergoglio non credo che mi scomunicherebbe facilmente.

Bergoglio ha fatto il papa sull’aborto, proprio oggi…

E’ un punto delicato. E’ meglio lui della piddina di Verona che ha votato contro l’aborto. Vorrei un politico italiano che parlasse come il papa, per esempio sui migranti. Se Minniti fosse un vescovo verrebbe bacchettato da Bergoglio.

Si parla molto di questo governo di destra, di ritorno del fascismo, del razzismo. Chiedo a te che il fascismo l’hai vissuto.

Non sono per dire che siamo agli anni ’30. Sono preoccupata, anche se non credo che il paese accetterebbe un ritorno esplicito al fascismo. C’è la semina di mezzo secolo di democrazia. Ma la battuta di Salvini “prima gli italiani” è qualcosa di intollerabile. Perché “prima gli italiani”? Che cosa hanno fatto di meglio degli altri? Cosa c’entra con le idee che hanno fatto l’Italia? Il fatto che la sinistra italiana non ha avuto il coraggio di votare lo jus soli è veramente insopportabile. Bisogna essere italiani non solo per essere nati qui ma per che cosa allora? Non vorrei andare a frugare e trovare qualcuno che dice che ci sono le facce ariane e quelle non ariane. Sento l’odore di qualcosa di molto vecchio.

Sei stata responsabile della politica culturale del Pci. Chi ti aveva dato questo ruolo?

Togliatti.

E che ne pensi, esistono oggi politiche culturali?

Non mi pare. La cultura significa i valori, per che cosa ti batti. Adesso il partito democratico non si batte più neanche per l’uguaglianza dei migranti. Non lo vedo alla testa e neppure parteggia per la politica delle donne. La 194 è una legge degli anni Settanta. Oggi forse non la rifarebbero più.

Quindi essere del secolo scorso può diventare quasi un vanto?

Assolutamente sì. Io sono del ‘900 e lo difendo. E’ stato il primo secolo nel quale il popolo ha preso la parola dappertutto. E dove l’ha presa, l’ha presa sostenuto dalla sinistra.

La domanda che in tanti si fanno, anche a sinistra, è come comunicare. Tu frequenti i social network?

No. Zero. Io sono sempre stata povera ma non vorrei dare neanche mezzo euro a Zuckerberg. In gran parte dipende da lui se siamo messi così.

Ci sono però questi strumenti di comunicazione, anche e soprattutto in politica.

Non so se sia una vera comunicazione. Comunicare significa parlare a qualcuno di cui consideri che ha la tua stessa dignità.

Come si fa a parlare anche alla testa e non solo alla pancia? La sinistra sembra afona in entrambi i casi. Non è capace o non sa cosa dire?

Perché non ci crede più. Non è capace. Se la sinistra parla il linguaggio se non proprio della destra comunque dell’esistente, non può essere votata dall’operaio. La sinistra deve parlare a quella che è la parte sociale dell’Italia più debole e meno ascoltata. Quando uno vota il jobs act indebolisce le difese degli operai. Si può continuare a chiamarlo contratto a tutele crescenti, ma la verità è che ha diminuito la forza operaia.

Che idea hai sul Movimento 5 Stelle?

Il Movimento 5 Stelle non è niente. Gli italiani vogliono questa roba informe, generica, si fanno raccontare delle storie. Nella Lega invece cercano un’identità cattiva. Questo è Salvini. Di Maio non è cattivo, non è nulla.

Grazie compagna Rossanda.

Caro compagno… certo è difficile dire oggi questa parola. Non capiscono più in che senso lo dicevamo. E’ una bella parola ed è un bel rapporto quello tra compagni. E’ qualcosa di simile e diverso da amici. Amici è una cosa più interiore, compagni è anche la proiezione pubblica e civile di un rapporto in cui si può non essere amici ma si conviene di lavorare assieme. E questo è importante, mi pare.
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Rossana Rossanda
21 Settembre 2020
di Andrea Pubusa, su Democraziaoggi.
Per noi giovani della sinistra di fine anni ‘60 Rossana fu una scoperta incancellabile. Insieme a Lucio Magri, Luigi Pintor (nella foto), Valentino Parlato e Luciana Castellina diede vita prima al Manifesto Rivista poi al Movimento e al giornale del Manifesto. Scoprimmo così che il comunismo non aveva solo quella veste ingessata e spuria del c.d. socialismo reale, ma che esisteva una versione, legata a Marx e Gramsci, libertaria e liberatoria. Il socialismo riprendeva così ai nostri occhi quel significato e quel valore che ebbe per i lavoratori e gli intellettuali della sinistra agli albori del Movimento operaio. Un movimento di sfruttati che trova la via per liberarsi, una società di uguali che si sostituisce alle gerarchie sociali ed economiche del capitalismo. In apparenza questo mondo libertario della sinistra e quello tradizionle si muovevno in parallelo, in realtà si trattava di visioni alternative del futuro.
A noi giovani affascinava il rigore intellettauale e morale. Con Rossana e gli altri del gruppo la politica, la discussione, il movimento riacquistavano il carattere di un’impresa collettiva senza secondi fini, volta soltanto alla conquista di una società libera e giusta.
La storia ha mostrato l’inattualità del pensiero di Rossana e degli altri del Manifesto, ma è una inattualità “per anticipazione”; non di idee superate si tratta, ma di una riflessione che per divenire egemonia e forza trasformazione richiede una evoluzione della società e dell’umanità ancora di là da venire. Del resto le criticità del mondo attuale, l’accrescersi delle ingiustizie, gli squilibri sempre più diffusi, la distruzione dell’ambiente, i conflitti mostrano che questo mondo ha bisogno d’altro per progredire in pace, necessità di radicalità, non di moderazione. Qui le idee di Rossana tornano attuali, diventano l’elemento e l’alimento essenziale. Noi che abbiamo avuto la fortuna di conoscerla e di seguirla da vicino negli anni della nostra formazione non possiamo dimenticarla. Vivrà ancora con noi, nelle nostre azioni e, per fortuna anche dopo. Dove c’è una lotta intellettuale, morale e sociale per l’uguaglianza, lì c’è Rossana.

Oggi 21 settembre 2020 Lunedì

Addio compagna Rossana Rossanda
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791a7587-5f34-4078-ae63-d217117366e5 Prosegue il FESTIVAL ARCHITETTURA CAGLIARI, 18 – 27 SETTEMBRE 2020.
SA MANIFATTURA. I CONFINI DEL CAMBIAMENTO

—————————Opinioni, Commenti e Riflessioni, Appuntamenti————–——–
Referendum taglio parlamentari. Fino all’ultimo minuto per far vincere il No
21 Settembre 2020
Alfiero Grandi su Democraziaoggi.
Senza l’iniziativa del No il taglio del parlamento sarebbe passato sotto silenzio e le elettrici e gli elettori si sarebbero accorti degli effetti troppo tardi […]
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asvis-oghettoI giovani mettono sul tavolo le loro proposte
Mentre von der Leyen ribadisce l’impegno per le nuove generazioni, decine di associazioni giovanili presentano un piano per il futuro dell’Italia. I fondi europei devono guardare con particolare attenzione alla componente femminile.
di Donato Speroni su ASviS.
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festival
OGGI DALLE ORE 16:30 ALLE 18:30
La bellezza della quotidianità – Festival dello Sviluppo Sostenibile
Evento online

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Addio Rossana Rossanda

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E’ morta Rossana Rossanda, fondatrice del manifesto, una grande donna, una grande compagna.

lampada aladin micromicroLei, Rossana Rosssnda, una grande. Com’era bello saperla nella stessa tua parte. D’accordo, in disaccordo, condividendo molto, anche dissentendo… ma sempre nella stessa parte, a sinistra.

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Molto è stato scritto e sarà scritto nei giorni futuri sulla straordinaria vita della compagna Rossana Rossanda. Affidiamo il suo ricordo a quanto pubblicato oggi da “Il Manifesto”, giornale da lei fondato insieme ad un gruppo di valorosi compagni. Pensiamo che il modo migliore per ricordarla sia quello di rileggere i suoi scritti, i libri, le interviste e avviare, senza paura di essere “retrò”, un dibattito serio e diffuso per la rifondazione della sinistra, di un pensiero collettivo che ha unito e può ancora riunire le persone che credono, nella difesa della Carta costituzionale dai rigurgiti fascisti, nelle battaglie per la Pace e contro le disuguaglianze. Ricordare Rossanda con azioni concrete, rivoluzionarie, mirate all’evoluzione della nostra società. Il resto, le riflessioni approfondite e documentate della straordinaria vita di Rossana Rossanda, lasciamole agli storici e ai biografi. (V.T.)
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E' morta Rossana Rossanda

Che succede?

c3dem_banner_04QUELLE FORBICI. I PROBLEMI DEL PAESE. OLTRE DUBLINO
20 Settembre 2020, su C3dem.
EUROPA E IMMIGRAZIONE: Oggi una lettera all’Avvenire di Ursula von der Leyen, “L’Europa ha idee e forze per riprendere un ruolo guida”, che anticipa l’attesa svolta della Ue sulla questione migranti.
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LE ULTIME SUL REFERENDUM
19 Settembre 2020, su C3dem.
[segue]

Trasporti di Sardegna: una storia infinita di bugie e promesse mancate.

Parole al vento. L’assessore Massimo Deiana (Giunta Pigliaru) nel novembre 2016: “… Tra gli obiettivi da raggiungere nel 2020, quello di percorrere Cagliari-Sassari senza fermate intermedie in meno di due ore”. Ma è sotto gli occhi di tutti: nulla o poco è stato fatto. E nella programmazione dei nuovi fondi europei la Sardegna resta a secco. E i nuovi gestori della Regione, che dicono? Che dite Christian Solinas, presidente e Giorgio Todde, assessore ai Trasporti? Che dicono gli altri politici, di maggioranza e di opposizione? [segue]

Oggi domenica 20 settembre 2020 Referendum NOI per il NO!

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18 – 27 SETTEMBRE 2020
SA MANIFATTURA
I CONFINI DEL CAMBIAMENTO

—————————Opinioni, Commenti e Riflessioni, Appuntamenti————–——–
7f1d4487-fc4f-4a2d-a9bb-dc2aaa9c3db0Votate NO
20 Settembre 2020
Red su Democraziaoggi.
Appello di costituzionalisti per il no al taglio dei parlamentari […]
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Carbonia. Dopo il 25 aprile. Le miniere per la Ricostruzione in Italia e in Sardegna
20 Settembre 2020
Gianna Lai su Democraziaoggi.
Oggi è domenica e dunque nuovo post sulla storia di Carbonia, iniziata il 1° settembre 2019.
Di buon auspicio, subito dopo la Liberazione, l’insediamento il 29 aprile della Consulta regionale della Sardegna che, nell’ordine del giorno approvato, ‘riafferma unanime la volontà sarda di raggiungere l’effettiva autonomia, nel quadro dell’unità nazionale’. Mentre si annuncia la partenza […]
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NOI per il NO!

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America, America

LA MORTE DI UN GIUDICE VENERATO E LO SPETTRO DI UN’AUTOCRAZIA
di Marino de Medici

3f937484-fcc2-4961-b42e-9ac3a8591c16Che l’America fosse polarizzata a seguito della sciagurata presidenza Trump era ormai accertato, ma che fosse addirittura spaccata a metà, tra un’America rossa (repubblicana) ed un’America blu (democratica), è stato lo stesso presidente a confermarlo con una tra le più grottesche dichiarazioni di questo avvilente scorcio pre-elettorale. Ha detto Trump: “Gli stati blu hanno medie di mortalità tremende. Se escludiamo gli stati blu, ci troviamo ad un livello che non credo alcun altro al mondo potrebbe registrare”. Tra i tanti, un personaggio televisivo di nome Seth Meyers ha chiamato Trump un “sociopatico” ed ha commentato la dichiarazione del presidente come il prodotto di un’ideologia che tratta i dimostranti come “traditori” e cerca di processare per “sedizione” coloro che protestano.
La spaccatura minaccia ora di approfondirsi per un subitaneo evento, la morte di Ruth Bader Ginsburg [nella foto], Giudice della Corte Suprema, divenuta un’icona della lotta per la completa parificazione delle donne, per la difesa del diritto all’aborto e altre cause a favore di una società improntata ai diritti civili e allo scrupoloso rispetto della costituzione. [segue]