Monthly Archives: gennaio 2021

Oggi mercoledì 20 gennaio 2021 – Oggi ci sentiamo americani!

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Tanto rumore per nulla! Per la gente meglio i moderati che i matti!
20 Gennaio 2021
Amsicora su Democraziaoggi.
Ormai il trombettiere è come un pugile suonato, quando parte all’attacco, tanto strepito, magniloquenti proclami, ma poi immancabilmente perde. Ha perso anche stavolta, perché l’astesione, che poi al senato non è per regolamento voto contrario, è stata la sua via di fuga per non veder scappare buona parte del gruppo. Conte una maggioranza debole […]
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SUSSIDIARIETÀ ORIZZONTALE ED ENTI DEL TERZO SETTORE
di Gregorio Arena.
Su Politicainsieme – Gen 6, 2021 – 08:06:15 – CET
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America, America

be79578f-a618-4d22-859b-e6df06fa6028IL TRAPASSO DEI POTERI NELLA TREGENDA
di Marino de Medici
Un’America profondamente divisa, sconvolta dal tentativo di insurrezione e dal micidiale diffondersi della pandemia, si appresta a dare un timido benvenuto al suo presidente piu’ anziano e un good-bye a denti stretti ad un presidente che ha spaccato il paese. Allo scadere di un tumultuoso quadriennio, Donald Trump ha trascorso i suoi ultimi giorni alla Casa Bianca nel completo silenzio, dovuto in gran parte alla perdita del suo megafono presidenziale di Twitter. Per la prima volta nella sua storia, la capitale Washington non ha assistito alla cerimonia di trapasso dei poteri in uno dei portici del Campidoglio fortificato e protetto da uno schieramento di soldati superiore a quello che gli Stati Uniti mantengono nell’Afghanistan, Siria e Irak. Prima di lasciare la Casa Bianca, il presidente uscente emanerà una raffica di “pardons” a parenti, amici e correligionari della grande menzogna sull’esito delle elezioni. In parole povere, si tratterà di una vera cornucopia a beneficio di criminali.
[segue]

Onore al compagno Emanuele Macaluso.

a819ab38-e6d6-4058-be79-a7c16b6c0d45 Emanuele Macaluso, morto oggi all’età di 96 anni.

America, America

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TRUMP E FRANCESCO
di Raniero La Valle.

Care Amiche ed Amici,
ora che Trump se n’è andato e Francesco invece è rimasto, si può valutare la portata della simultanea presenza di questi due grandi leader sulla scena mondiale. Sotto il velo di un rapporto politicamente corretto (non tanto però se Bannon è venuto a insidiare la Chiesa fin sotto il soglio di Pietro) si è trattato di un grande conflitto tra un potere temporale e un potere spirituale, come ai bei tempi delle Investiture. La differenza rispetto a quel precedente era che l’uno non era capo dell’Impero e l’altro non aveva una “Cristianità” di cui pretendesse di essere il capo.
Ci sono stati dei momenti e delle partite in cui il conflitto si è manifestato con particolare potenza. Uno è stato il conflitto sul Medio Oriente e sulla Siria, che il papa ha difeso con particolare calore (fin dal momento, nel settembre 2013, in cui impedì con la forza della grande veglia in piazza san Pietro la guerra alla Siria) e che Trump voleva invece assoggettare e insanguinare fino a ordinare, come lui stesso ha rivelato nel settembre scorso, di uccidere Assad.
Un’altra contrapposizione frontale c’è stata sulla cura della Terra e del clima, quando Trump ha scelto il business e l’abuso di risorse ed ha ritirato la firma dagli accordi di Parigi, e Francesco con la Laudato Sì ha fatto appello a tutti gli abitanti del pianeta perché si facessero responsabili della Terra e non la facessero depredare.
L’altra epocale rappresentazione del contrasto si è avuta con la reazione alla pandemia, quando Trump ha preso la guida dei negazionisti, causando 400.000 morti solo in America, tanti quanti sono stati gli americani morti nella II guerra mondiale, mentre papa Francesco ha preso su di sé tutto il dolore del mondo nella solitudine di piazza san Pietro, e ha legittimato le restrizioni anche più severe e i comandi delle autorità civili, obbedendo ad essi per primo, e con lui tutta la Chiesa.
Ancora il conflitto si è manifestato sull’immigrazione, quando papa Francesco è salito a predicare fin sul muro che separa gli Stati Uniti dal Sud dell’America e del mondo, prima che Trump lo alzasse fino al cielo.
Su tutti i fronti le cause di Trump sono state sconfitte. Il Medio Oriente martoriato è ancora in cerca d’autore, e ora il papa va in Iraq fino a Ninive, la proverbiale città che Dio salvò dalla distruzione annunciata, per consegnare al mondo un messaggio antiapocalittico. Gli Stati Uniti rientrano nell’accordo sul clima. La costruzione del muro al confine col Messico è bloccata, è avviato il ricongiungimento delle famiglie, promessa l’integrazione degli immigrati, abolito il divieto di ingresso in America dai Paesi a maggioranza musulmana.
Ma soprattutto ha vinto la grande parola d’ordine della cura, la cura del creato, la cura del prossimo come fratello, che papa Francesco ha messo nel cuore delle sue due encicliche e del suo ministero, e che ha rilanciato al sorgere di questo nuovo anno: “tutto comincia da qui, dal prendersi cura degli altri, del mondo, del creato. Oltre al vaccino del corpo serve il vaccino per il cuore: e questo vaccino è la cura. Sarà un buon anno se ci prenderemo cura degli altri…” Ed ecco che negli Stati Uniti, il Paese in cui la sanità pubblica era osteggiata dai ricchi e scartava i poveri, vengono ora pianificati entro i prossimi 100 giorni 100 milioni di vaccini, il che vuol dire che conservare in vita ogni singola persona diventa una priorità della politica; ci vorrà una mobilitazione e una pianificazione della produzione pari a quelle richieste da una guerra, tanto che si farà ricorso al Defence Production Act, la legge varata per la guerra di Corea; si scambia la guerra con la cura. E per quanto possano sopravvivere le nefaste pulsioni al razzismo, alle discriminazioni e agli scarti è chiaro che saranno vaccinati i neri come i bianchi, nonché portoricani, ispano-americani, immigrati, stranieri e cittadini, senza distinzioni.
Sarebbe sciocco attribuire a papa Francesco ogni merito di tutto ciò, e di ciò che di positivo si va affacciando nel mondo. Ma quanti, anche tra i cattolici scontenti e desiderosi di riforme, hanno raggiunto Ernesto Galli della Loggia nel giudizio sulla irrilevanza cui sarebbe pervenuta la Chiesa e sul diversivo che sarebbe rappresentato dall’impegno universalistico del papa per il mondo, dovrebbero guardare a quello che sta succedendo, interrogare i segni dei tempi e vedere come invece proprio questa parola inerme che giudica il mondo, sta vincendo il mondo. Anzi proprio qui sta la vera riforma della Chiesa. E dovremmo prepararci a resistere; perché di sicuro è in agguato la controriforma, c’è chi non sopporta la Chiesa che annunzia il Vangelo ed esorcizza l’apocalisse, la Chiesa ripartita da Bangui, invisa ai signori del centro del mondo. La vera partita per impedire che la Chiesa cada nell’irrilevanza sarà giocata su questa capacità di resistenza, sulla forza di questo “katékon” opposto ai dottori della legge che ne vogliono la restaurazione. E perché non ci faccia difetto la memoria, pubblichiamo un documento delle organizzazioni cattoliche americane di base in cui si deplora l’appoggio che una parte della Chiesa cattolica americana, “controriformista”, appunto, ha dato alle politiche di Trump.
Nel nostro sito www.chiesaditittichiesadeipoveri.it pubblichiamo anche la seconda parte delle storie di ordinario sfruttamento dei lavoratori agricoli immigrati vittime del caporalato e delle mafie, registrate questa volta in Toscana e in Campania e una nota sul calvario dei profughi sulla rotta balcanica.

Con i più cordiali saluti.

www.chiesadituttichiesadeipoveri.it
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Papa e organismi americani di base
LA CHIESA, L’AMERICA E L’ASSEDIO AL CONGRESSO
19 GENNAIO 2021 / EDMINXTRATOR / DICONO I DISCEPOLI / 0 COMMENT
Trump ormai se n’è andato, ma è bene ricordare che nell’Angelus del 10 gennaio 2021 il papa Francesco ha condannato la violenza che si è manifestata nell’ “assedio” al Congresso degli Stati Uniti il 6 gennaio ed ha esortato i responsabili e il popolo a promuovere la riconciliazione e a tutelare i valori democratici. Da notare il riferimento alla “cura” per tutti quelli “che abitano” negli Stati Uniti, implicita critica alla mancanza dell’assistenza sanitaria per milioni di poveri di immigrati e di stranieri.

A loro volta le organizzazioni cattoliche di base degli Stati Uniti riunite in un coordinamento nazionale, hanno denunciato e criticato le responsabilità che molta parte della Chiesa americana ha avuto nel sostegno all’azione e alle ideologie di Donald Trump. Pubblichiamo ambedue i documenti.

Il Papa all’Angelus del 10 gennaio:

Rivolgo un affettuoso saluto al popolo degli Stati Uniti d’America, scosso dal recente assedio al Congresso. Prego per coloro che hanno perso la vita – cinque –, l’hanno persa in quei drammatici momenti. Ribadisco che la violenza è autodistruttiva sempre. Nulla si guadagna con la violenza e tanto si perde. Esorto le Autorità dello Stato e l’intera popolazione a mantenere un alto senso di responsabilità, al fine di rasserenare gli animi, promuovere la riconciliazione nazionale e tutelare i valori democratici radicati nella società americana. La Vergine Immacolata, Patrona degli Stati Uniti d’America, aiuti a tenere viva la cultura dell’incontro, la cultura della cura, come via maestra per costruire insieme il bene comune; e lo faccia con tutti coloro che abitano in quella terra.

Le organizzazioni cattoliche americane facenti parte del COR (Catholics Organisations for Renewal):

Noi, Organizzazioni Cattoliche per il Rinnovamento della Chiesa siamo indignati e condanniamo inequivocabilmente il violento assalto al Campidoglio degli Stati Uniti d’America a cui abbiamo assistito il 6 gennaio 2021. Nello stesso tempo, come cattolici dall’interno della nostra Chiesa, deploriamo la complicità e la partecipazione della comunità cattolica statunitense nel promuovere il clima che ha incoraggiato e reso possibile tale violenza.

Per essere chiari, il caos e la violenza che hanno terrorizzato la nostra nazione mercoledì 6 gennaio è stato il risultato diretto e prevedibile di oltre quattro anni di retorica violenta, razzista, xenofoba e misogina del presidente Trump – retorica che molti vescovi statunitensi hanno ripetutamente omesso di nominare e di condannare sia individualmente che collettivamente. Ancora oggi, il presidente della Conferenza dei Vescovi Cattolici degli Stati Uniti (USCCB) ha rilasciato una tiepida dichiarazione che condanna la violenza, ma non riconosce il ruolo del presidente Trump nell’incoraggiarla o la loro specifica complicità in essa.

Constatiamo anche che molti nostri confratelli cattolici hanno sostenuto con fermezza Donald J. Trump durante i suoi quattro anni di presidenza. Alcuni hanno anche partecipato alla sua amministrazione. E quasi la metà degli elettori cattolici ha sostenuto la sua rielezione nel 2020.

Non possiamo ignorare che molti cattolici hanno votato perché influenzati – in parte – da dichiarazioni, lettere e omelie del clero che sono state presentate come insegnamento cattolico. In contrasto con Papa Francesco, la dichiarazione ufficiale dell’USCCB, “Forming Consciences for Faithful Citizenship”, ha posto il contrasto all’accesso all’aborto e ai diritti LGBTQ ben prima della difesa della vita e della dignità dei più poveri e dei più vulnerabili, inoltre non contrastando gli effetti disastrosi del generale cambiamento climatico e le ideologie oppressive fondate sulla supremazia dei bianchi e sul nazionalismo.

Come popolo di Dio, riaffermiamo il nostro impegno per i valori evangelici della nonviolenza e dell’amore per il prossimo e preghiamo perché la violenza che abbiamo visto davanti a noi nella Festa dell’Epifania produca una nuova epifania: noi, come membri della comunità cattolica, lavoreremo con sempre maggiore impegno per essere parte di una comunità che costruisce quella pace a cui ci chiama il nostro battesimo. Preghiamo anche per il presidente eletto Joseph R. Biden (un fedele cattolico), per la vicepresidente eletta Kamala Harris e per tutti i senatori e deputati, che abbiamo eletto perché inizino il loro impegno per guidare la nostra nazione verso la pacificazione e la giustizia.

Firmatari: Call To Action – Catholics for Choice – CORPUS – DignityUSA – FutureChurch – New Ways Ministry – Quixote Center – RAPPORT – Roman Catholic Womenpriests USA – Southeastern Pennsylvania Women’s Ordination Conference – Women’s Ordination Conference

Washington, 8 gennaio 2021
[segue]

Next Generation – Recovery Plan: CHE FARE? CHE FARE IN SARDEGNA?

trasporti-neus-2021-01-18-alle-16-31-13 Per esempio per i trasporti ferroviari. Il disegnino mostra gli interventi finanziati per le ferrovie sarde: raddoppio per la linea Decimonnu-Villamassargia e collegamento Olbia-Aereporto-Porto. Forse qualcosa per i collegamenti con l’aeroporto di Alghero. Nulla di più. Avverto il pericolo della rassegnazione a scelte che potrebbero sembrare definitive e forse in qualche misura lo sono. Della questione trasporti ferroviari ho parlato ieri con Antonio Fadda, valente e giovane sindaco di Orani, [segue]

Oggi martedì 19 gennaio 2021

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Ama guardarsi in TV. Finirà come Narciso?
19 Gennaio 2021
Amsicora su Democraziaoggi.
Chissà cosa si aspettava il trombettiere da Giuseppe Conte. Un intervento tutto incentranto su di lui, sulle sue gesta. Poco importa se […]

Next Generation – Recovery Fund

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neu-2021-01-18-alle-16-40-23-e1610993784814RECOVERY PLAN: Il testo provvisorio [aggiornato al 12 gennaio 2021] del PNRR dell’Italia

Oggi lunedì 18 gennaio 2021

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Distruttori? Costruttori? O distruttori/costruttori della stessa cosa?
18 Gennaio 2021
Amsicora su Democraziaoggi.
In politica, ma non solo, cari miei, si è sempre distinta la pars destruens dalla pars costruens. Il buon politico è quello che distrugge il vecchio e ha già in testa il nuovo da costruire. Lenin, ad esempio, aveva ben chiaro cosa doveva abbattere, il regime autocratico zarista, e cosa voleva costruire, la società socialista, […]
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SARDEGNA INTERNA E RECOVERY FUND: CHE FARE?
di Emiliano Deiana
Per le aree interne della Sardegna il Next Generation – Recovery Fund recentemente approvato dal Governo può rappresentare una straordinaria occasione di progresso.
Occorre organizzare alcune questioni di metodo che si proverà a riassumere brevemente: a) le aree interne non corrispondo né geograficamente né economicamente alle sole zone centrali della Sardegna; b) le politiche di sviluppo o sono territoriali o, semplicemente, non sono: tutte le azioni isolazioniste dei singoli sono destinate al fallimento; c) dal Piano di Rinascita ad oggi si sono dimostrate – fra le tante – almeno due cose: lo sviluppo per poli non funziona; lo sviluppo esogeno – quello attratto “da fuori” dal “contributo” – ha fallito e ha disabituato le comunità a investire sulle proprie capacità. (…)
FOCUSARDEGNA.COM
Sardegna Interna e Recovery Fund: che fare?

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Costituente Terra. Primo Seminario online: Geopolitica della conoscenza digitale

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- Ulteriori informazioni.

Sosteniamo Costituente Terra

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“COSTITUENTE TERRA” FA SCUOLA
9 GENNAIO 2021 / COSTITUENTE TERRA / IL PROCESSO COSTITUENTE /
La crisi della democrazia americana, che si è sprigionata sotto gli occhi di tutti svelando il volto nascosto (e neanche troppo nascosto) di un fascismo americano in agguato, che ha trovato in Donald Trump un interprete fin troppo improbabile, ha posto con nuova drammaticità e urgenza il problema della democrazia nel mondo e della salvaguardia dei diritti fondamentali, a cui l’iniziativa di “Costituente Terra” ha inteso indicare una via di soluzione. È del tutto evidente che se non è proponibile un modello di democrazia valido per tutte le Nazioni (il tentativo di imporlo è finito nelle peggiori tragedie), è invece possibile concepire ed attuare un costituzionalismo globale che metta in sicurezza le libertà fondamentali, i diritti irrinunciabili, i beni comuni essenziali e la stessa sopravvivenza fisica della Terra. Questo progetto lanciato un anno fa da “Costituente Terra”, e che è in cantiere a partire dalla elaborazione teorica e dal magistero filosofico–giuridico del prof. Luigi Ferrajoli, sta facendo scuola e gettando semi in diverse parti del mondo.
È annunciato, dal Paraguay, un saggio, che pubblicheremo tra breve, della prof. María Inés Ramírez dal titolo: “Post pandemia: ¿Hacia donde se dirige elderechoconstitucional? Característicasesenciales del poderconstituyente con miras a una Constitución Planetaria “.
Nello stesso tempo l’Instituto Educativo Punta Mogotes di Mar del Plata (Provincia di Buenos Aires, Argentina) ha deciso di creare un Laboratorio di Diritto Costituzionale che porta il nome di “Laboratorio Luigi Ferrajoli”, in cui si lavorerà sulla proposta di una Costituzione della Terra. Tale iniziativa è stata riconosciuta dal Comune di Mar del Plata come un progetto di grande interesse culturale, per l’intera comunità, e in particolare per la promozione dell’educazione in materia di diritti costituzionali dei bambini e dei giovani.
All’Istituto, in occasione dell’inaugurazione dei corsi, il prof. Ferrajoli ha fatto pervenire questo messaggio che riepiloga, come una prolusione, il senso del lavoro da svolgere:

La vostra istituzione di una scuola e di un laboratorio sul tema della Costituzione della Terra è esattamente quanto auspicammo fin dall’appello e poi dalla nostra Assemblea di “Costituente Terra” dello scorso 21 febbraio.
Questa prospettiva del costituzionalismo globale equivale all’ipotesi di un vero salto di civiltà, tanto necessario ed urgente per il salvataggio della pace, della democrazia e della stessa abitabilità del nostro pianeta, quanto imposto, logicamente e giuridicamente, dalle tante Carte dei diritti, costituzionali e internazionali di cui sono dotati i nostri ordinamenti. Purtroppo queste Carte sono rimaste ineffettive perché non sono state istituite le loro garanzie e le relative funzioni e istituzioni globali di garanzia. Il nostro progetto di una Costituzione della Terra altro non è che il progetto dell’attuazione di quelle Carte, attraverso la rielaborazione dei principi comuni da esse espressi e la loro sistemazione in un unico testo, rigidamente sopra-ordinato – in accordo con il paradigma del costituzionalismo rigido sperimentato nei nostri ordinamenti dalle Costituzioni più avanzate – a tutte le altre fonti del diritto, sia statali che internazionali.
La necessità e l’urgenza di questo allargamento oltre gli Stati nazionali, del paradigma costituzionale, sono oggi imposte dalla banale, elementare consapevolezza dei pericoli senza precedenti che altrimenti incombono sull’umanità. E’ infatti inverosimile che 8 miliardi di persone, 196 Stati sovrani dieci dei quali dotati di armamenti nucleari, un capitalismo vorace e predatorio e un sistema industriale ecologicamente insostenibile possano a lungo sopravvivere senza andare incontro a catastrofi umanitarie, nucleari, economiche ed ecologiche. Di qui la necessità di uno sviluppo multi-livello del paradigma costituzionale, cioè della costruzione di un costituzionalismo sovranazionale, in grado di limitare i poteri globali oggi sregolati e selvaggi e perciò di colmare il vuoto di diritto pubblico prodotto dall’asimmetria tra il carattere globale degli odierni poteri extra-statali e il carattere ancora prevalentemente locale del costituzionalismo, della politica, del diritto e delle connesse funzioni di governo e di garanzia.
Non si tratta di un’ipotesi utopistica o avveniristica. Si tratta del dover essere giuridico della politica e del diritto medesimo, già formulato in quell’embrione di Costituzione del mondo che è formato dalla Carta dell’Onu e dalle tante Carte, dichiarazioni, convenzioni e patti internazionali sui diritti umani. A causa della miopia e dell’irresponsabilità della politica questa embrionale Costituzione del mondo è rimasta finora inattuata. Ma la sua attuazione è resa possibile dal carattere formale del paradigma costituzionale, consistente in un sistema di limiti e vincoli applicabile, grazie alla sua struttura a gradi, a qualunque apparato di poteri. E’ resa inoltre realisticamente necessaria ed urgente dalla gravità delle sfide globali. E’ infine resa giuridicamente obbligatoria dalla normatività dei diritti e dei principi di pace e di giustizia positivamente stabiliti nelle tante Carte internazionali e dai nessi di implicazione tra le aspettative nelle quali tali diritti e principi consistono e l’obbligo di introdurre le loro garanzie.
All’indomani della seconda guerra mondiale, infatti, non furono solo rifondati, nei Paesi liberati dai fascismi, i sistemi politici nazionali nelle forme della democrazia costituzionale. Fu anche rifondato il diritto internazionale, trasformato, dalla Carta dell’Onu e dalle tante Carte sui diritti umani, da sistema pattizio di relazioni tra Stati sovrani, basato su trattati bi- o multi-laterali, in un ordinamento giuridico entro il quale tutti gli Stati membri sono soggetti a un medesimo diritto, cioè al divieto della guerra e al rispetto dei diritti umani. Di questo nuovo ordinamento internazionale, basato sulla pace e sui diritti, si sta tuttavia verificando un processo decostituente, tanto vistoso quanto paradossale perché simultaneo alla globalizzazione che più che mai ne richiederebbe, al contrario, la costituzionalizzazione. Quelle Carte avrebbero richiesto – e tuttora impongono – norme di attuazione, dirette a introdurre le funzioni e le istituzioni di garanzia dei principi e dei diritti in esse stabiliti: garanzie della pace, tramite l’attuazione del capo VII della Carta dell’Onu e perciò l’istituzione del monopolio sovranazionale della forza, lo scioglimento degli eserciti nazionali e la messa al bando delle armi; garanzie dei diritti sociali, tramite adeguati finanziamenti di istituzioni globali di garanzia come l’Organizzazione mondiale della sanità e la Fao; garanzie dei beni comuni dell’ambiente naturale contro le loro terribili e crescenti devastazioni, tramite la creazione di demani sovranazionali e di rigidi limiti alle emissioni di gas inquinanti; garanzie giurisdizionali secondarie, a cominciare dal controllo di costituzionalità e di convenzionalità su tutte le fonti di diritto, statali e sovrastatali, in contrasto con i principi costituzionalmente stabiliti. Fatta eccezione per la Corte penale internazionale per i crimini contro l’umanità, il cui statuto fu approvato a Roma nel 1998 ma al quale non hanno aderito le maggiori potenze, poco o nulla è stato fatto. Si è anzi appannata la memoria dei “mai più” opposti nel quinquennio 1945-1949 agli orrori dei totalitarismi e delle guerre ed è tramontato il progetto, allora formulato, di una rifondazione costituzionale dell’ordine internazionale, proprio oggi che l’anomia dei poteri globali e la crescente interdipendenza mondiale hanno reso quel progetto più che mai necessario e vitale.
La nostra proposta di una Costituzione della Terra e l’organizzazione a tal fine di un movimento d’opinione e del maggior numero di scuole finalizzate alla sua elaborazione intendono contribuire a far crescere la consapevolezza della necessità di por fine a questa crescente divaricazione tra il “dover essere” disegnato dalle tante Carte dei diritti e l’“essere” effettivo del diritto internazionale. Questa distanza tra normatività ed effettività è il riflesso della divaricazione tra problemi globali e politiche locali, tra la crescente interdipendenza planetaria e il carattere ancora prevalentemente statale del diritto e delle istituzioni pubbliche, sia di governo che di garanzia. Oggi i problemi politici e sociali più gravi sono sicuramente globali: l’inquinamento atmosferico e il riscaldamento climatico; la dissipazione delle risorse energetiche disponibili; la produzione e la diffusione di armi sempre più micidiali che alimentano guerre e criminalità; la crescita esponenziale delle disuguaglianze in un mondo sempre più integrato che vede convivere enormi ricchezze e terribili povertà e il conseguente sviluppo di violenze, terrorismi e fondamentalismi; la mancanza, per centinaia di milioni di esseri umani, dell’alimentazione di base, dei farmaci salva-vita e dell’acqua potabile; lo sfruttamento illimitato del lavoro per la concorrenza al ribasso tra lavoratori dei Paesi ricchi e lavoratori in condizioni para-schiavistiche nei Paesi poveri; le diverse forme di criminalità organizzata, anch’essa sempre più globali; infine il dilagare a livello planetario delle pandemie, come quella ancora in atto del coronavirus. Ma questi problemi sono ignorati dalla politica degli Stati nazionali, ancorata al consenso popolare entro gli spazi ristretti delle circoscrizioni elettorali e nei tempi brevi delle elezioni o peggio brevissimi dei sondaggi. La democrazia odierna è affetta da localismo e da presentismo. Entra così in conflitto con la razionalità che oggi impone, nell’interesse di tutti, limiti e vincoli ai poteri selvaggi degli Stati sovrani e del mercati globali quali possono provenire soltanto da una Costituzione globale alla loro altezza.
Siamo peraltro convinti che la prospettiva di un costituzionalismo globale, logicamente conseguente ai diritti fondamentali stabiliti da tante Carte costituzionali e internazionali, apra un nuovo orizzonte alla cultura giuridica. Il costituzionalismo ha infatti mutato lo statuto epistemologico della scienza del diritto: non più la semplice descrizione del diritto esistente quale che sia, promossa dal vecchio metodo tecnico-giuridico, bensì la sua critica e la sua progettazione sulla base del carattere normativo dei principi di giustizia – l’uguaglianza, i diritti fondamentali, la dignità delle persone – in quelle tante Carte stipulati. La nostra ipotesi di un’estensione a livello globale del paradigma costituzionale allarga enormemente questi spazi della critica e della progettazione istituzionale e conferisce un fascino nuovo ai nostri studi. Il mio augurio agli studenti e ai docenti che frequenteranno la scuola e il laboratorio da voi istituiti è che essi avvertano questo fascino nuovo e vogliano perciò partecipare alla nostra impresa, impegnandosi nell’immaginazione e nell’elaborazione non solo del testo della Costituzione della Terra da noi ipotizzata ma anche, e soprattutto, delle funzioni e delle istituzioni di garanzia capaci di attuarla.

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È online il manifesto sardo trecentoventuno

pintor il manifesto sardoIl numero 321
Il sommario
Approvata la legge regionale sarda scempia-coste, iniziamo la controffensiva popolare e ambientalista (Stefano Deliperi), Capolinea per Testadipaglia (Graziano Pintori), Cose da prendere sul serio (Alfonso Stiglitz), Un piccolo gesto per rompere l’isolamento e il silenzio nel CPR di Macomer (red), Garibaldi bifronte e l’Unità d’Italia (Francesco Casula), Gianfranco Sabattini, grande intellettuale, umile e generoso (Andrea Corrias), Di vivo in quell’ “Italia” c’è solo l’ego di Renzi (Ottavio Olita), Il movimento contro l’occupazione militare è sotto attacco (red), Libertà e metodo scientifico ai tempi della pandemia (Antonello Murgia), Rinasci Sardegna! (red), Se una notte d’inverno la cultura… (Silvia Napoli).
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Oggi domenica 17 gennaio 2021

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Carbonia. Negli scritti di Spano e di Laconi, i minatori al centro dello sviluppo del popolo sardo
17 Gennaio 2021
Gianna Lai su Democraziaoggi
Oggi è domenica, dunque nuovo post su Carbonia, dal 1° settembre 2019.
C’è un noto articolo su l’Unità del 19 agosto 1945, intitolato Sardegna nuda e a firma di Velio Spano, allora sottosegretario all’agricoltura nel primo governo De Gasperi, che parla delle condizioni di miseria e di arretratezza in cui versa la Sardegna […]

Articolo per la Voce Serafica della Sardegna

Gli anziani riserva di saggezza. Anche per la rivalutazione della Politica.
Una giornata particolare
di Franco Meloni
“Signore, si vuole sedere?” E’ un giovane che mi offre il suo posto nell’autobus affollato. Penso allora che la gentilezza esista ancora. Accetto la proposta e ne sono lieto, specie perché proviene da un giovane. Subito dopo però rifletto che mi è stata fatta perché mi appaleso anziano, quale indubbiamente sono. E allora mi viene un filo di tristezza. Che stupidaggine! Ogni età della vita è bella, basta saperla accettare e viverla utilmente, per sé e per le altre persone, in primis quelle più bisognose. Osservava Ferruccio De Bortoli, in una recente conferenza, che i vecchi (e gli anziani) nella nostra società sono sempre più numerosi, ma sempre meno le loro qualità, la saggezza innanzitutto, vengono utilizzate. Uno spreco immenso.
Tornando a casa con questi pensieri contraddittori, mi raggiunge una telefonata di un amico, un giovane già affermato professionista: “Ti vorrei parlare con urgenza. Si tratta di una proposta di candidatura alle prossime elezioni sarde. Sono orientato ad accettare, ma ho parecchi dubbi”. Va bene, dico io, vieni subito. Ecco l’occasione, pensai, di rendere concreto tutto quel ragionamento di poco fa. Mica facile: potevo dare consigli banali o ripetere cose su cui i giovani sono più informati? Sarei stato ridicolo.
Informato al telefono su tutti i dettagli della candidatura, per me solo una entusiastica “presa d’atto” della sua eventuale decisione positiva. Ma allora quali consigli dare. Decisi di proporre di parlare di etica, di moralità nella politica. Con queste questioni si vincono le elezioni? No, forse no, ma per un cattolico è questione imprescindibile.
Eccoci vis a vis. E allora con il mio amico inquadriamo la questione: come un cattolico deve impegnarsi in Politica? Decidiamo di ricorrere agli indirizzi semplici e fondamentali di Papa Francesco.
Leggiamo insieme alcuni passi in argomento, tratti dall’Evangelii Gaudium:
“La politica, tanto denigrata, è una vocazione altissima, è una delle forme più preziose di carità, perché cerca il bene comune”. Scrive ancora il Papa:
“Prego il Signore che ci regali più politici che abbiano davvero a cuore la società, il popolo, la vita dei poveri. E’ indispensabile che i governanti e il potere finanziario alzino lo sguardo e amplino le loro prospettive, che facciano in modo che ci sia un lavoro degno, istruzione e assistenza sanitaria per tutti i cittadini. E perché non ricorrere a Dio affinché ispiri i loro piani? Sono convinto che a partire da un’apertura alla trascendenza potrebbe formarsi una nuova mentalità politica ed economica e il bene comune sociale” (n. 205).
Sembrano parole scritte dare una risposta ai nostri interrogativi, e ci investano di una importante missione. E riflettiamo:
la politica deve servire il popolo, non essere ragione di interessi personali o del proprio gruppo di riferimento. I compensi agli amministratori fissati dalle leggi sono più che adeguati. Chi ruba, ruba al popolo. Nessuna giustificazione.
Al riguardo mi sovviene un piccolo episodio su Alcide De Gasperi, un esempio assoluto di buon politico cattolico, narrato dal suo giovane segretario, Giulio Andreotti:
“De Gasperi resta d’esempio proprio per la sua coerenza personale: non ebbe mai transazioni sui principi e, quando arrivò al potere, non profittò mai della vita pubblica per avere quello che forse poteva essere un giusto compenso per i momenti in cui la società gli aveva tolto beni materiali e i suoi diritti di cittadino. Vorrei ricordare una frase, quasi di scherno, che mi ha sempre colpito negativamente, detta una volta dal comandante Lauro, su De Gasperi: «Si dice sempre “bravo De Gasperi”, ma uno che arriva a settant’anni e non ha messo insieme un patrimonio, vuol dire che non è così bravo». De Gasperi, è vero, non ha mai messo da parte un patrimonio, la casa dove abitava a Roma, era in affitto ed era modesta. Quando la Dc gli regalò una villetta vicino al lago di Albano, nei castelli romani, De Gasperi ne fu molto contento, ed era la prima volta che diventava proprietario di un immobile”
D’accordo, non bisogna certo essere Alcide De Gasperi, ma per un cattolico che fa politica non si può prescindere dall’etica.
Dunque nell’augurare il successo al mio amico, abbiamo “concordato”, che mai e poi mai la sua attività politica si sarebbe distanziata da quei valori e dalla loro pratica quotidiana. E di questo ne avrebbe reso edotto l’intero elettorato.
Fin qui il racconto della mia esperienza di “anziano saggio” al servizio delle persone. Spero nella circostanza di aver svolto bene questo ruolo lavorando su questi concetti con il mio amico.
Quanto ai risultati elettorali li apprenderemo dai media Ma la valutazione dell’operato dei nostri politici comincia proprio da qui per proiettarsi nei cinque anni del mandato.
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Uniamoci per salvare l’Italia

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Appello di Associazioni, Movimenti, Partiti, Sindacati nazionali

Uniamoci per salvare l’Italia. Per sconfiggere la pandemia, ricostruire il Paese, promuovere una democrazia più ampia e più forte, urge l’impegno delle forze migliori della società. Occorre una nuova visione per il nostro Paese. Cambiare per rinascere, ricomporre ciò che è disperso, unire ciò che è diviso, donare vicinanza dove c’è solitudine, vincere la paura costruendo fiducia.
Lanciamo un appello per una grande alleanza democratica e antifascista per la persona, il lavoro e la socialità, mettendo a valore ogni energia disponibile dell’associazionismo, del volontariato, del Terzo settore, del movimento sindacale, della cooperazione, delle giovani generazioni, del mondo della cultura, dell’informazione, delle arti e della scienza, della società civile, della buona economia, col sostegno delle istituzioni e dei partiti democratici. [segue]

America, America

be79578f-a618-4d22-859b-e6df06fa6028UNA INAUGURAZIONE FORTIFICATA
di Marino de Medici

La capitale degli Stati Uniti Washington è una città in stato di assedio.
Venticinquemila soldati armati della Guardia Nazionale sono dislocati nel Campidoglio e nella grande “mall” ai suoi piedi, completamente chiusa al pubblico da una lunga rete di protezione alta due metri e sovrastata da filo spinato in fisarmonica. Quando scoccherà l’ora fatidica di mezzogiorno per il giuramento del nuovo presidente Joe Biden, Donald Trump non ci sarà. Durante la mattinata, avrà lasciato la base aerea di Andrews con l’ultima dimostrazione del suo vile narcisismo con cui ha predisposto una cerimonia di addio con tanto di drappello d’onore in alta uniforme, una bordata di ventuno colpi di cannone ed uno schieramento di militari rappresentanti i servizi delle forze armate. La cerimonia di saluto di colui che passerà alla storia con il peggiore presidente degli Stati Uniti d’America avrà carattere militare perché a poche ore dal tanto atteso mezzogiorno Trump sarà ancora tecnicamente presidente in carica. [segue]