Monthly Archives: marzo 2022

Importante!

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Oggi mercoledì 16 marzo 2022

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——————-Opinioni, Commenti e Riflessioni————-
Nel movimento pacifista c’è bisogno di unità e c’è posto per tutti
16 Marzo 2022
Alfiero Grandi su Democraziaoggi.
La “piazza” per la pace ha bisogno di estendersi e rafforzarsi per contribuire a fermare la guerra. Il suo programma è la fine dei combattimenti in Ucraina, garantendo la vita delle persone, di chi è sotto i bombardamenti, di chi oggi combatte, avviando una vera trattativa per regolare il contenzioso. L’unità è sull’obiettivo, le […]
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Oggi martedì 15 marzo 2022

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——————-Opinioni, Commenti e Riflessioni————-
Chi sa fare (e si batte per) la pace acquisisce meriti duraturi nella storia
15 Marzo 2022
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.

Leggo giudizi al limite dell’insulto verso vecchi esponenti della sinistra perché schierati di qua o di là sulla questione dell’invio delle armi. Ci sarebbe addirittura una sinistra autoritaria, stranamente quella che non concorda sull’invio di armi, e ce ne sarebbe una più libertaria, stranamente quella per l’invio delle armi. La prima sarebbe autoritaria perché, […]
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Circolare dell’Esercito: ‘Meno congedi e addestramento specifico’
15 Marzo 2022
A.P. Su Democraziaoggi.

Leggete la cirocloare dell’esercito sotto riprodotta. A me sembra sia in atto un pericoloso scivolamento, per ora solo psicologico, verso il coinvolgimento nella guerra fra Russia e Ucraina. Vedo una risposta che dalle sanzioni economiche passa sempre più a quelle militari. Diminuisce anche il controllo democratico con la diffusione di una linguaggio, di un messaggio […]
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Oggi lunedì 14 marzo 2022

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——————-Opinioni, Commenti e Riflessioni————-
Si svuotino gli arsenali, si riempiano i granai
14 Marzo 2022
A.P. su Democraziaoggi
Un tempo c’erano i soviet, degli operai e dei contadini, poi sono venuti i grandi burocrati, poi sono arrivati gli oligarchi in Russia e in Ucraina e in tutte le repubbliche ex sovietiche. Si sono spartiti la grande ricchezza collettiva che i lavoratori avevano prodotto in 70 anni di sacrifici e di lavoro, difendendo i […]
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Oggi domenica 13 marzo 2022

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——————-Opinioni, Commenti e Riflessioni————-
Carbonia. Luglio e agosto 1948, muore un minatore a Bacu Abis, due morti e 59 feriti a Nuraxeddu. Da qui riparte la lotta, nonostante la repressione e le intimidazioni
13 Marzo 2022
Gianna Lai su Democraziaoggi.

Anche oggi il post domenicale sulla storia di Carbonia, dal 19 settembre 2019.
Drammaticamente si era chiuso il mese di luglio in città, con i primi fermi e i primi arresti, dopo lo sciopero di protesta a seguito dell’attentato a Togliatti. Ancor più drammaticamente in miniera, con un morto a Bacu Abis, Simola Francesco di […]
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Oggi sabato 12 marzo 2022

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——————-Opinioni, Commenti e Riflessioni————-
Kennedy, Krusciov e Giovanni XXIII: storia di una pace inaspettata
12 Marzo 2022
James W. DOUGLASS da Aggiornamenti sociali – marzo 2014. Ripreso su Democraziaoggi.
Mentre infuria la guerra in Ucraina è utile ricordare che, prima di incrementare gli armamenti e le sanzioni, è bene sforzarsi a fare la pace. Occorre un onorevole compromesso garantito dalla UE e dalle maggiori potenze che sancisca la sicurezza di Russia e Ucraina e l’indipendenza di […]
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Costituente Terra per la Pace universale

cost-terra-logo una Terra
un popolo
una Costituzione
una scuola

Newsletter n. 67 dell’11 marzo 2022

SOTTO I CIELI DELLA GUERRA

Carissimi,
siamo arrivati al sedicesimo giorno di guerra e ancora non sappiamo se e quando arriverà il cessate il fuoco. Quello che è certo è che il linguaggio della guerra si fa sempre più duro e coinvolge l’opinione pubblica, i media e la cultura ancor più che i governi che da questa e dall’altra sponda dell’Atlantico reagiscono agli eventi. La reazione prevalente non è quella della condanna della Russia per aver sollevato l’ascia di guerra che la Carta dell’ONU voleva definitivamente sepolta, ma quella della partecipazione al conflitto, sia pure con mezzi diversi dal ricorso alla violenza bellica.
I giornali e le TV hanno indossato l’elmetto e arruolano l’opinione pubblica in una guerra di parole contro il nemico, mentre i governi studiano sanzioni sempre più pesanti per affondare l’economia e isolare la Russia dal resto del mondo.
Il governo italiano, adeguandosi a decisioni prese altrove, ha (non solo simbolicamente) arruolato il nostro Paese nella guerra, decidendo la fornitura di armi letali (il cui elenco è stato rigorosamente secretato) all’Ucraina. L’invio di armi ad un Paese in guerra è una violazione della neutralità. In effetti sia gli USA, sia i principali Paesi dell’Unione Europea, fornendo le armi, stanno partecipando alla guerra contro la Russia, mostrandosi disponibili a combattere gli invasori fino all’ultimo uomo (ucraino). Il Presidente Zelensky, nei suoi continui collegamenti video con l’Occidente, l’ultimo con il Parlamento inglese, ricattandoci con le sofferenze del suo popolo ed esaltandone la volontà di resistenza sino all’estremo, cerca di coinvolgerci direttamente nello scontro armato chiedendo che la NATO istituisca una “no fly zone” sui cieli dell’Ucraina. Vale a dire che si impegni in una guerra aerea con l’aviazione della Russia. La via verso il disastro è aperta, se avessimo seguito i consigli di Zelensky la terza guerra mondiale sarebbe già scoppiata. Non è ancora successo, ma siamo ancora seduti sull’orlo dell’abisso.
Secondo Carl von Clausewitz, la guerra è la prosecuzione della politica con altri mezzi. Questo è quello che ha inteso fare Putin, cercando di tagliare con la spada il nodo dei conflitti politici e d’interesse che lo dividono dall’Ucraina. Però questo assioma si può rovesciare nel suo contrario: la politica può essere la prosecuzione della guerra con altri mezzi. Nel suo articolato saggio pubblicato su Limes il generale Fabio Mini spiega con dovizia di particolari che la guerra non solo era prevedibile, ma era anche prevenibile. Non si è voluto fare niente per prevenirla, anzi fino all’ultimo non si è arretrato di un passo sul principio “non negoziabile” della libertà dell’Ucraina di scegliersi le alleanze che vuole, né si è fatto nulla per fermare le continue violazioni della tregua nel Donbass. Non dobbiamo stancarci di chiedere il cessate il fuoco, però è evidente che non si potrà mai ristabilire la pace se non si pone mano alla soluzione dei nodi politici che hanno innescato la guerra. Ci vuole una visione del futuro. Il 14 agosto del 1941, quando le armate naziste dilagavano dall’Atlantico agli Urali, il Presidente degli Stati Uniti, Roosevelt e il primo ministro inglese Churchill sentirono l’esigenza di tracciare un nuovo scenario prefigurando il mondo che sarebbe venuto fuori dopo la guerra. Per questo rilasciarono una dichiarazione comune, nota come Carta Atlantica, che preconizzava un nuovo ordine mondiale pacifico e divenne la base per la nascita dell’ONU.
Quale futuro ci prefigurano il riarmo della Germania e l’accanimento di USA e GB per l’irrogazione di sanzioni sempre più soffocanti nei confronti della Russia? In particolare continueranno le continue provocazioni allo scontro della Gran Bretagna, volte ad annullare il ruolo internazionale dell’Unione Europea e a destabilizzare l’Euro?
Si uscirà dalla guerra con una nuova Conferenza di Helsinki che rilanci la cooperazione e la sicurezza comune in Europa o si proseguirà la guerra contro la Russia con altri mezzi, cercando di metterla in ginocchio con le sanzioni, come si fece con l’Iraq, di sfiancarla con la corsa al riarmo e di rendere perpetua la nuova cortina di ferro?
Quale futuro dobbiamo aspettarci? Dipende anche da noi.
Nel sito pubblichiamo oltre un estratto dell’articolo del generale Mini (“La via verso il disastro”), un articolo sull’impatto delle sanzioni e un altro di Vincenzo Vita sulla censura di guerra.
Con i più cordiali saluti
www.costituenteterra.it (Domenico Gallo)
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Newsletter n. 252 dell’11 marzo 2022

APOLOGIA DELLA GUERRA

Carissimi,
Dopo sedici giorni di guerra si fanno rare le speranze (ma spes contra spem bisogna sempre sperare) di un’uscita non catastrofica dalla crisi per il futuro del mondo. Vince il più forte: ma il più forte non è la Russia, perché il suo Nemico non è l’Ucraina, ma sono gli Stati Uniti e il rapporto di potenza (secondo i dati del SIPRI) è di 66 miliardi e 838 milioni di dollari di spesa militare della Russia contro 766 miliardi degli Stati Uniti, 1.103 miliardi di tutta la NATO mentre alla Germania si consente di superare il vincolo del 2 per cento del PIL che le era stato imposto dopo Hitler. La vera guerra che si sta combattendo è infatti tra queste Potenze e a vincere è la vittima creata da loro, l’Ucraina, che si è sentita la più forte grazie alla solidarietà che le è stata offerta da tutti; ma questa, abilmente gestita dal complesso militare-mediatico dell’Occidente e dall’esperto regista e attore televisivo che dell’Ucraina è diventato il presidente, si è risolta in una unanimità violenta che ha eletto la Russia come unico Nemico. Il crimine di guerra (la guerra come crimine) commesso da Putin passando il Rubicone dei confini con l’Ucraina, anche se per impedirle di installarvi la NATO, si è ritorto contro di lui, che non ha capito come in tal modo avrebbe fatto scattare una facile identificazione con il più debole aggredito, da parte degli attori non protagonisti del dramma e di tutti gli spettatori che lo fanno a buon mercato. “Gli ucraini combattono anche per noi”, titola il Corriere della Sera riprendendo la teoria del domino che fu usata dagli Stati Uniti per esaltare la guerra del Vietnam che insieme al dittatore golpista di Saigon dicevano di combattere per evitare che, Stato dopo Stato, tutto il mondo diventasse comunista; l’identificazione sollecitata dal giornale milanese non è peraltro solo con le vittime, ma con i “coraggiosi combattenti” che al posto nostro riscattano “il pacifismo istintivo, puerile, miope, ipocrita, egoista” al quale si sarebbe ridotto l’Occidente europeo che ha “smarrito il senso della lotta” e se ne sta seduto a guardare la televisione. Un’apologia della guerra in piena regola.
Tutto ciò avviene nel quadro di una guerra mondiale virtuale (“a pezzi” come da tempo diagnosticata dal Papa) giunta sulla soglia di diventare reale e totale. Questo rischio è all’origine del panico e del coinvolgimento generale che, al di là delle propagande, questa guerra suscita nell’opinione pubblica, al contrario di quanto fanno o hanno fatto altre guerre trascurate o ignorate nelle quali altre vittime sono sacrificate, e piangono e soffrono, altri bambini si perdono, popoli negati combattono – ci voleva un generale, Mini, per ricordarcelo – e altre guerre provocano fuggiaschi e profughi poi discriminati e respinti non meno di questa.
Questo rischio è stato spregiudicatamente assunto come se si fosse giunti al giudizio finale nel conflitto apertosi dopo la guerra fredda per decidere l’assetto del potere nel futuro del mondo . L’Ucraina ha rivendicato la libertà di mettercisi in mezzo per prima, gli Stati Uniti hanno deciso di approfittarne e di correre questo rischio perché paradossalmente hanno fatto conto sul fatto che Putin, da loro definito “un killer” e dagli altri considerato pazzo, riesumatore dell’Unione Sovietica e uno zar aspirante al trono di Pietro il Grande, sarebbe stato tuttavia ancora umano e non avrebbe fatto ricorso all’arma nucleare. Speriamo che così sia. Ma il rischio è che l’uscita dalla guerra in corso sia comunque catastrofica, se non per l’uso della bomba, perché il dominio del vincitore estendendosi a tutto il mondo (chi non ricorda il progetto del “nuovo secolo americano”?) per lungo tempo impedirebbe la pace e la giustizia sulla terra, che è anche l’ultimo tempo utile per salvarla scongiurandone il collasso politico, climatico e ambientale.
Ma, appunto, “speriamo contro ogni speranza”, secondo il detto paolino ripreso da La Pira per auspicare da Firenze, dopo l’elezione di papa Giovanni, un futuro di pace e fraternità ecumenica per tutto il mondo.
Nel sito pubblichiamo il grido di dolore di papa Francesco all’”Angelus”, un articolo sull’impatto delle sanzioni sulle persone più deboli e un altro che illustra precedenti e conseguenze della guerra in Ucraina.
Con i più cordiali saluti

www.chiesadituttichiesadeipoveri.it
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Oggi venerdì 11 marzo 2022

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Ucraina: fermare le armi e rilanciare l’Europa dei popoli
11 Marzo 2022
Andrea Pubusa su Democraziaoggi
E’ difficile ragionare sulla Russia e sull’Ucraina senza dire tutto il male possibile dell’una e il bene possibile dell’altra. E’ quasi impossibile ragionare senza essere travolti dalle passioni o dalle paure.
Premesso che le invasioni sono sempre da condannare con fermezza, e che quella russa non offre elementi per una deroga, si tratta di sforzarci […]
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Carlo Molari

0738f0f1-10a8-4f3d-8343-9847a0d2a410di Margherita Zaccagnini

Messa in ricordo di don CARLO MOLARI 9 marzo 2022 nella chiesa di Cristo Re, Cagliari

“Conservo ricordi vivi e indelebili di alcune sue conferenze e di alcune sue risposte libere e profetiche ad alcuni miei e nostri interrogativi. Teologo capace di indagare con coraggio, umiltà, curiosità. Una voce che mancherà, ma un pensiero e una testimonianza di fede sempre in ricerca che rimarranno con noi”.
[segue]

Che succede? Che succederà!

0b34b23c-85ab-4a5c-9ed8-f2d8a23d3596Conseguenze economiche e finanziarie della guerra in Ucraina
Vincenzo Comito su Sbilanciamoci!
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7 Marzo 2022 | Sezione: Apertura, Mondo
Nel reticolo di interessi dato dalla globalizzazione non è semplice definire chi è destinato a guadagnare e chi a perdere dalla guerra. Alcuni elementi però iniziano a delinearsi: l’Europa ha da perderci più di chiunque altro. E la Russia viene costretta a una alleanza più stretta con la Cina.

Questo articolo non vuole coprire tutte le tematiche economico-finanziarie legate alla guerra in Ucraina e alle sanzioni occidentali, ma guardare soltanto ad alcuni dei temi relativi, con particolare riferimento al ruolo della Cina nella crisi e, in misura minore, alle possibili conseguenze del tutto per il quadro europeo. Parte delle note che seguono, vista anche la situazione di grande confusione in atto e l’urgenza di informare, saranno dunque soggette a imprecisioni ed incertezze.

E’ ben noto che con le guerre c’è sempre chi ci guadagna, anche molto e nel nostro caso faranno certamente salti di gioia i produttori di armi (anche noi ne abbiamo qualcuno; così, mentre la Borsa italiana crollava, il titolo Leonardo guadagnava il 15%). Macron ha già dichiarato che i 50 miliardi di euro stanziati in bilancio dalla Francia per il 2022 non bastano più, mentre, il cancelliere Scholz ha annunciato la creazione di un fondo di 100 miliardi di euro per il settore della difesa; attendiamo con impazienza un qualche annuncio italiano in proposito. Intanto partono dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti grandi carichi militari per l’Ucraina. Non mancheranno certo di arricchirsi anche i trader di prodotti energetici e agricoli, nonché di qualche minerale, oltre che, come sempre, gli speculatori di Borsa.

Un difficile equilibrio

Anche se le opinioni in merito divergono molto, la Cina per alcuni aspetti potrebbe essere danneggiata dagli avvenimenti, mentre per altri forse risulterà avvantaggiata. Il bilanciamento tra i due punti dipenderà molto da come si metteranno le cose in futuro.

Il paese asiatico si trova in una situazione molto complessa e delicata. E’ noto come Pechino sia molto amica di Mosca, mentre meno noto è che essa intrattiene rapporti cordiali anche con l’Ucraina, essendo, tra l’altro, il primo paese importatore ed esportatore del paese europeo ora invaso, che ha anche aderito al progetto di nuova Via della Seta. Sullo sfondo c’è anche il rapporto con gli Stati Uniti, che minacciano sanzioni se la Cina aiuterà la Russia.

Il governo cinese ha dichiarato a più riprese di essere favorevole ad un meccanismo di sicurezza europeo “equilibrato”, sottolineando come appaia necessario rispettare le legittime preoccupazioni in materia di sicurezza di tutti i paesi (compresa quindi, è sottinteso, la Russia), ma nello stesso tempo ha sottolineato come bisogna anche rispettare l’integrità territoriale di tutti i paesi (compresa quindi l’Ucraina). Ricordiamo che la Cina non si intromette in generale negli affari interni di altri paesi, accusando invece i paesi occidentali di farlo continuamente.

Quindi la Cina cerca di sostenere un ruolo di moderatore, è per una soluzione negoziale del conflitto (la stessa Ucraina le ha chiesto di provare ad aiutare il processo) e cercherà di spingere i due contendenti a trovare un’intesa, mentre ancora non è chiaro quale sia alla fine il suo reale potere negoziale. In ogni caso Pechino si trova, come al solito e ormai da tempo, al centro della scena suo malgrado e lo sarà presumibilmente ancora di più in un prossimo futuro.

Russia-Cina: un matrimonio di convenienza e le analogie con il caso iraniano

Le apparentemente dure sanzioni Usa ed europee spingono necessariamente la Russia, come è già stato scritto, nelle braccia della Cina, anche se non è assolutamente chiaro, viste anche le minacce statunitensi e i tentativi di equilibrismo dello stesso paese asiatico, dove tale alleanza potrà arrivare operativamente e quanto la Cina vorrà e potrà fare.

Intanto le sanzioni incideranno certamente sul livello del Pil del paese. L’Iran, sottoposto a suo tempo alle sanzioni di Trump, in un primo tempo – nel 2018 e 2019 – ha visto il suo Pil pro-capite scendere del 15%, il che non è poco per un paese non sviluppatissimo, mentre l’inflazione è andata alle stelle. Poi l’economia non è collassata e si è stabilizzata ad un nuovo livello. Teheran ha continuato, tra l’altro, a esportare ogni giorno 1 milione di barili di petrolio grazie alla Cina e ad altri paesi. Un destino in qualche modo simile si potrebbe configurare per il caso russo. Qualcuno prevede per quest’anno e per la Russia una caduta del Pil in qualche modo inferiore a quella dell’Iran e che si dovrebbe aggirare intorno al 7-9%, mentre il livello di inflazione potrebbe raggiungere, secondo alcune agenzie economiche, il 17%.

Quello tra la Russia e la Cina appare in ogni caso un matrimonio di convenienza (i due paesi non si amavano troppo, tradizionalmente), un legame nel quale i rapporti di forza sono comunque tutti a favore del secondo attore citato, che possiede una forza economica dieci volte più grande di quella russa e un livello tecnologico e finanziario almeno altrettanto superiore, anche se in alcuni settori le tecnologie russe non sono certo trascurabili. Per altro verso si tratta però di due economie complementari.

La situazione nei vari comparti

Sul piano finanziario l’esclusione sia pure parziale dalla rete swift, considerata “l’arma nucleare” dal punto di vista finanziario, non può che portare la Russia a inserirsi nella rete autonoma cinese, la Cips, che stentava a decollare e che potrebbe ora trovare nuova linfa. La crisi potrebbe anche contribuire ad aumentare gli sforzi cinesi di rendersi sempre più autonomi dal dollaro, attivando tra l’altro ancora più velocemente il renmimbi virtuale. Ma si tratta di uno sforzo di lunga lena, che necessita tempo per essere portato a compimento. Intanto la moneta cinese continua in questi giorni a rivalutarsi contro tutte le aspettative, mentre ovviamente aumenta il suo ruolo.

Ricordiamo che l’UE è il principale partner commerciale della Russia, con quest’ultima che esporta quasi tre volte tanto verso la UE che verso la Cina, anche se gli accordi tra i due paesi mirano a portare presto l’interscambio a 250 miliardi di dollari all’anno contro i 147 miliardi del 2021.

L’Ue è oggi il principale acquirente del gas russo, anche se proprio in queste settimane Cina e Russia si sono messe d’accordo per la costruzione di un nuovo gasdotto che porterà il gas in Cina dagli stessi giacimenti da cui esso parte oggi per l’Europa.

Come la Russia se la potrebbe cavare con l’aiuto della Cina

Le entrate derivanti dalla vendita del gas in Occidente non sono certo trascurabili, ma la Russia continuerà a vendere il suo gas e il suo petrolio anche in molti altri paesi del mondo. Di fatto, nonostante diverse dichiarazioni contrarie, tra cui anche quelle della sempre meno credibile Ursula von der Leyen, l’UE non può fare a meno del gas russo, se non in un’ottica di medio termine e gli Stati Uniti non sono in grado di sostituirlo.

Ricordiamo incidentalmente che l’Occidente non è il mondo e che molti Stati in Asia, Africa, America Latina non hanno condannato l’invasione dell’Ucraina, o lo hanno fatto in modo blando. Per quanto riguarda direttamente la Cina, essa può assorbire, volendo e potendo (ricordiamo sempre le minacce Usa), grandi quantità di prodotti energetici.

La Russia possiede inoltre, tramite la sua banca centrale e una banca di sviluppo, circa 140 miliardi di dollari in obbligazioni del paese asiatico, circa un quarto delle sue riserve valutarie, denaro che può utilizzare per far fronte alle sue necessità. I giornali raccontano che presso le filiali moscovite delle banche cinesi già centinaia di imprese russe sono arrivate chiedendo di aprire dei conti in yuan, mentre diverse imprese dello stesso paese cominciano ad accettare pagamenti nella stessa valuta. Si racconta di una fabbrica di cioccolato russa che ha esaurito le sue scorte grazie all’acquisto on-line da parte di cinesi che simpatizzano per la causa del paese amico. E ora anche un’impresa ucraina di cioccolato sta cercando di fare lo stesso tipo di operazione, ma i giornali non dicono se e con quale successo.

In questi giorni gli scambi commerciali procedono abbastanza regolarmente nei due sensi, con qualche eccezione: alcune imprese cinesi che hanno incorporato nei loro prodotti componenti statunitensi, si stanno ritirando dalla Russia (vedi il caso Lenovo).

Va segnalato che molti investitori cinesi si stanno precipitando ad acquistare titoli azionari di una decina di imprese del loro paese che hanno rapporti d’affari rilevanti con la Russia, nell’aspettativa di un aumento delle attività tra Mosca e Pechino. Una scelta azzardata? Il valore di tali titoli per il momento sta salendo fortemente.

Va poi registrato che la grande banca AIIB, formata a suo tempo su iniziativa di Pechino per fornire finanziamenti a progetti nei paesi emergenti, della quale i tre principali azionisti sono Cina, India e Russia, con la Russia che dunque in teoria giocherebbe in casa (anche l’India è un paese amico), ha sospeso per il momento le operazioni per quanto riguarda i finanziamenti a Russia e Bielorussia, ma non all’Ucraina. La mossa, giustificata ufficialmente con l’aumento del rischio di credito, non ha alcun effetto pratico, perché in questo momento non c’è nella sostanza in ballo nessun progetto importante, ma segnala una certa attenzione e un certo messaggio del paese del dragone. La notizia potrebbe servire alla Cina per rimarcare come ci sia un’autonomia della banca rispetto al paese asiatico e sempre della Cina rispetto alla Russia.

Aspetti della situazione economica dell’Europa dopo lo scoppio della guerra

Con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, l’UE ha mancato sul piano politico l’ennesima occasione per mostrare una sua voce autonoma rispetto a quella degli Stati Uniti, anzi ha indicato a tratti un volto persino più oltranzista, nonostante a Bruxelles ci sia un clima di grande preoccupazione per le forniture di gas e di petrolio. Le centrali a carbone europee hanno ancora oggi un ruolo chiave per assicurare la sicurezza degli approvvigionamenti del continente. Nel breve termine non si saprebbe come sostituire il carbone russo con quello proveniente da altre fonti. Intanto le fabbriche di auto europee, soprattutto quelle tedesche, si devono fermare perché mancano i cavi elettrici, prodotti in Ucraina. Di queste imprese, la più importante impiegava 7.000 persone. Tale difficoltà si aggiunge alla chiusura delle fabbriche di auto europee in Russia, mentre continua la carenza di semiconduttori.

Per quanto riguarda i minerali, segnaliamo in particolare il caso del palladio, di cui la Russia produce il 40% del totale mondiale e i cui prezzi sono aumentati di quasi il 50% da gennaio ad oggi (il metallo è utilizzato anche in Europa nella produzione dei catalizzatori delle marmitte delle auto a benzina, nonché in quella dei semiconduttori). I due paesi sono produttori importanti anche di altri minerali e gas importanti, utilizzati nella produzione di chip, smartphone e veicoli elettrici. L’Ucraina vende in particolare circa il 90% del gas neon usato in particolare negli Stati Uniti per la produzione di semiconduttori. Sempre l’Ucraina produce il 40% del kripton, altro gas raro. Anche i prezzi di alluminio e nickel, di cui la Russia è un importante produttore, appaiono sotto tensione.

La Russia e l’Ucraina sono poi grandi produttori ed esportatori di cereali. C’è da ricordare che, con i processi di riscaldamento climatico, la Russia in un paio d’anni ha sviluppato prodigiosamente i suoi raccolti e oggi è il primo produttore ed esportatore mondiale di grano, mentre l’Ucraina non è da meno. I due paesi rappresentano oggi il 30% degli scambi mondiali e da quando è scoppiata la guerra i prezzi, che erano già prima in rilevante salita, sono aumentati intorno al 40%, anche perché le esportazioni dai due paesi in guerra verso l’Europa e verso anche gli altri continenti appaiono bloccate. Anche ammesso che il mercato possa reggere il colpo grazie alle riserve, la riduzione delle consegne da parte dei due paesi belligeranti sta portando i prezzi dei cereali alle stelle. I francesi si preoccupano già per la loro sacra baguette, mentre si scopre che l’Italia importa ogni anno il 50% del suo consumo di grano tenero e il 40% di quello duro (una volta almeno, la pasta si faceva nel nostro paese con il grano dell’Est). Incidentalmente si può segnalare infine il fatto che l’Ucraina è anche il più grande mercato nero di armi in Europa.

A parte ciò, il Vecchio continente è destinato in ogni caso a perdere parecchio in questa crisi.

Appendice

Note su inflazione e recessione

Le conseguenze della crisi ucraina sull’economia globale potrebbero ovviamente essere molto rilevanti.

I primi mesi del 2022 non segnano un raffreddamento del tasso di inflazione in Occidente, ma anzi registrano una sua crescita ulteriore, anche se va comunque sottolineato che le ragioni dell’aumento dei prezzi sono in parte diverse tra Stati Uniti e UE. In febbraio nella UE essa ha raggiunto il 5,8% e si pensa che essa potrebbe superare il 7% da qui alla fine dell’anno se il conflitto dovesse durare. In particolare, come abbiamo già sottolineato, i problemi toccano i prodotti energetici, le altre materie prime e i cereali, cui si aggiungono ovviamente il panico e la speculazione, oltre forse all’ulteriore aggravamento delle questioni logistiche.

In questi giorni il prezzo del gas ha così raggiunto i 200 dollari per megavattora, mentre il petrolio è ormai oltre i 110 dollari sempre al barile e mentre i prezzi del carbone sono aumentati in poco tempo del 42% e quelli del grano del 38,6% in una sola settimana. Tra l’altro si vanno fermando in Europa fonderie, acciaierie ed altre imprese in settori energivori. Ricordiamo poi, come aggravante, che l’euro si va indebolendo contro il dollaro e che quindi i prezzi, che sono normalmente espressi in dollari, risulteranno alla fine nei paesi dell’euro ulteriormente in salita.

I prossimi aumenti dei tassi di interesse negli Stati Uniti dovrebbero avere presumibilmente l’effetto di portare ad un calo nelle quotazioni delle Borse, alimentate a suo tempo dal denaro facile. Ma si teme e a ragione soprattutto per quelle europee, che hanno peraltro già preso una china pericolosa, mentre in tale situazione quanto potrà resistere la BCE nel tenere i tassi di interesse fermi? Ad un certo punto, come afferma qualcuno, le banche centrali potrebbero preferire causare una recessione piuttosto che perdere la battaglia contro l’inflazione.

Ci si può così chiedere comunque se seguirà anche una forte caduta dell’economia. Molto dipenderà dalla durata della guerra e dai risvolti economici e politici della stessa. In ogni caso per il 2022 si può prevedere come minimo una forte riduzione dei tassi di crescita se non una vera e propria recessione in Occidente, in particolare in Europa, recessione che appare comunque sempre più probabile man mano che passano i giorni e i complessi fili che legano tra di loro tutte le economie si dipanano. In ogni caso gli Stati Uniti sembrano più protetti con il loro isolamento geografico, l’abbondanza delle risorse energetiche, il relativamente basso livello di scambi commerciali con il resto del mondo. Molto più gravi i problemi in Europa.

Cosa succederà ai salari? Nel 2021 in tutti i paesi del G-7 essi sono rimasti, ed anche di molto, indietro rispetto all’inflazione, mentre molti “esperti” economici, a cominciare dal governatore della Banca d’Inghilterra, chiedono moderazione ai sindacati, mentre non fanno lo stesso con le imprese.

Una situazione molto complicata e dagli esiti imprevedibili.

È online il manifesto sardo trecentoquarantaquattro.

il manifesto sardo
pintor il manifesto sardoIl numero 344
Servitù energetica (Stefano Deliperi), Fenomenologia dei cornuti [2] (Alfonso Stiglitz), Chi ha paura delle Case e degli Ospedali di comunità? (Mario Fiumene), Antonio Mele e le curiosità del vocabolario sardo-nuorese (Graziano Pintori), Cagliari non è Gotham City. Buoni motivi per partecipare alla domenica indecorosa (Roberto Loddo), Il Giorno del Ricordo e le strumentalizzazioni contro la resistenza antifascista (Antonello Murgia), Considerazioni sul Giorno del Ricordo (Marco Sini), Chi ha paura dello schwa? (red), I direttori generali vanno e vengono ma per la sanità è sempre una catastrofe (Claudia Zuncheddu e Adriano Urru), Fenomenologia di un nuraghe [1] (Alfonso Stiglitz).
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Oggi giovedì 10 marzo 2022

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——————-Opinioni, Commenti e Riflessioni————-
Quartu Sant’Elena.
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—————-—————che succede?————
Intrecci di vita e di lavoro nel racconto dei protagonisti/e
10 Marzo 2022
Rosamaria Maggio su Democraziaoggi.
Intrecci di vita e di lavoro
del Gruppo biografe volontarie “storie di memorie”
Ed. LiberEta’
Nella giornata internazionale della donna, un lavoro di donne con donne, ma non solo, riallaccia storie di persone e di lavoro: intrecci appunto, come i nostri cestini ad intreccio in Sardegna. E come nell’intreccio delle nostre erbe palustri, il giunco, la […] su
Democraziaoggi
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La banalità del male
di Gianfranco Fancello su fb
Difficile immaginare qualcosa di peggiore della guerra: ancor più difficile farlo dopo le immagini strazianti di oggi, con un ospedale pediatrico bombardato, anche se In realtà sarebbe stato lo stesso se a finire sotto le bombe fosse stata una scuola, o un palazzo, o un mercato. Avremmo comunque visto sangue, lacrime, dolore, morte. [segue]

Oggi mercoledì 9 marzo 2022

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——————-Opinioni, Commenti e Riflessioni————-
Continuiamo nello spirito della manifestazione per la pace di Roma: grande, pacifica, plurale
9 Marzo 2022
Alfiero Grandi su Democraziaoggi
A Roma una manifestazione per la pace grande, pacifica, plurale con l’obiettivo di fermare la guerra in Ucraina, iniziata con l’aggressione russa. Altre manifestazioni in Italia. Altre ancora in Europa. Da segnalare quella molto partecipata in Germania. Le posizioni nelle manifestazioni non sono tutte uguali. Si partecipa da diversi punti di vista alla costruzione […]
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Oggi martedì 8 marzo 2022 – Giornata internazionale della Donna. Grazie Donne!

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——————-Opinioni, Commenti e Riflessioni————-
8 MARZO: DA QUELLE DELL’AFGHANISTAN ALLE DONNE DELL’UCRAINA
Mar 8, 2022 – 07:05:32 – CET su Politicainsieme.
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8 marzo: in mezzo alle atrocità e alle sopraffazioni rifulge il sentimento solidale delle donne
8 Marzo 2022
A.P. su Democraziaoggi
Nella presentazione del seminario in video-conferenza “Donne e costituzione” si legge:
“Le donne costituenti, molte delle quali partigiane e combattenti, dimostrarono che la Resistenza non fu solo una pagina militare, ma una fucina di partecipazione, consapevolezza ed emancipazione delle donne. Le 21 donne dell’assemblea costituente contribuirono in modo decisivo alla […]
————Prendi nota Save the date punta de billete——— Aggiornamento del 13 marzo 2022: EVENTO RINVIATO———-
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Mosaico dei giorni
Le donne di Ucraina

8 marzo 2022 – Tonio Dell’Olio
[segue]