Oggi giovedì 10 marzo 2022

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——————-Opinioni, Commenti e Riflessioni————-
Quartu Sant’Elena.
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—————-—————che succede?————
Intrecci di vita e di lavoro nel racconto dei protagonisti/e
10 Marzo 2022
Rosamaria Maggio su Democraziaoggi.
Intrecci di vita e di lavoro
del Gruppo biografe volontarie “storie di memorie”
Ed. LiberEta’
Nella giornata internazionale della donna, un lavoro di donne con donne, ma non solo, riallaccia storie di persone e di lavoro: intrecci appunto, come i nostri cestini ad intreccio in Sardegna. E come nell’intreccio delle nostre erbe palustri, il giunco, la […] su
Democraziaoggi
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La banalità del male
di Gianfranco Fancello su fb
Difficile immaginare qualcosa di peggiore della guerra: ancor più difficile farlo dopo le immagini strazianti di oggi, con un ospedale pediatrico bombardato, anche se In realtà sarebbe stato lo stesso se a finire sotto le bombe fosse stata una scuola, o un palazzo, o un mercato. Avremmo comunque visto sangue, lacrime, dolore, morte. [segue]
Da dieci giorni continuiamo ad interrogarci, tutti, con la stessa domanda: Perché?
Da 10 giorni continuiamo a cercare i motivi di tanto dolore, di tanta paura, di quelle città distrutte, sventrate, uccise. No, non parlo di quei motivi che oramai conosciamo a memoria e che comunque fatichiamo a capire: Donbass, Crimea, Nato, gasdotto, ect., sono solo un pretesto, peraltro banale e scontato, secondo le più elementari regole della provocazione, come ben sappiamo fin dai tempi di Esopo e della sua fiaba sul lupo e l’agnello.
Parlo di qualcosa di più profondo e autentico, di ciò che sta realmente alla base ed all’origine di tutto ciò, di tutto questo male e di tutto questo dolore.
Ahimè, ogni guerra, anche la più piccola (ammesso che ve ne possa essere una) o la più lontana (ma esistono guerre lontane?) ci pone sempre davanti ad una realtà tanto amara quanto cruda e vera: la profonda malvagità dell’uomo, la sua crudeltà, la sua intima cattiveria, il suo essere irrazionalmente bestia.
Violenze, morte, stragi sono semplicemente opera dell’uomo, della sua bramosia, della sua avidità, della sua fame di potere, dei suoi istinti profondi aggressivi. Niente a che vedere con l’istinto animale, quello sì, nobile e naturale: l’animale uccide solo per sfamarsi (tranne alcune rare eccezioni), l’uomo dichiara guerra (tranne alcune rarissime eccezioni) quasi mai per sfamarsi, ma quasi sempre per placare un desiderio di avidità ed ingordigia.
E’ la banalità del male, tremenda, dolorosa, terribile, così come l’hanno raccontata, nella sua cruda semplicità, Hannah Arendt e Primo Levi, ma anche intima e connaturata con la natura umana: dopo millenni, con ciclicità costante, si ripresenta sempre uguale. Ogni volta ci sorprendiamo di fronte alle atrocità, ingenuamente stupiti che queste possano essere opera dell’uomo e sperando che, come avvenuto in questi ultimi due anni, il nemico ed il male vengano da fuori. Invece no, quasi mai accade: siamo noi causa del nostro dolore, uomo che ammazza uomo, nella più drammatica delle equazioni che la natura umana potesse offrirci.
La guerra ci pone sempre davanti ad uno specchio, mostrando dell’uomo il lato peggiore: e come tutte le ultime volte, stavolta è anche peggio.
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