Monthly Archives: ottobre 2022

Il programma del Governo Meloni: elencazione dei problemi senza possibili soluzioni

fbc239be-946e-431b-9cc7-023ab752eb69Francesca Ghirra su fb.
Questo pomeriggio alla Camera c’è stato il dibattito sulle dichiarazioni programmatiche della Presidente del Consiglio dei Ministri. Un intervento durato oltre un’ora, in cui è stato delineato il manifesto ideologico delle destre che si accingono a governare il Paese.
Meloni ha parlato, infatti, di come intende portare avanti la riforma costituzionale in senso presidenziale, di autonomia differenziata, di come smantellare il reddito di cittadinanza, di famiglia e natalità. Ha parlato di un nuovo patto fiscale, senza dire come intende tassare gli extraprofitti. Ha riesumato un disegno di politiche antimigratorie, ripristinando l’intollerabile distinzione tra migranti politici ed economici. Ha parlato di un “Piano Mattei per l’Africa”, mi astengo da ogni commento in proposito.
[…]

Ajo’ a cresia. Giovedì la presentazione a Cagliari del libro di Mario Girau.

9a053029-6bf2-468d-b8de-03b0c4216e0402acc10b-9299-46eb-a310-1458af127c21[Dalla presentazione] “L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perchè sono dei testimoni”. Nasce da queste parole di Paolo VI al “Consilium de Laicis” il 2 ottobre 1974 la raccolta di 18 brevi biografie di uomini e donne protagonistri della Chiesa di Cagliari e sarda.
Vescovi, sacerdoti (diocesani e religiosi) e suore che hanno evangelizzato con l’esempio gli ambienti in cui sono stati inviati dai superiori. Formano la maggioranza silenziosa che occupa la prima linea della Chiesa e insieme con i laici incarnano i valori cristiani del quotidiano.
Uomini e donne che non hanno cercato i riflettori, anzi proprio in contrario, ma soltanto fatto i missionari, impegnati ad annunciare Cristo – nelle strade della città, nei piccoli e grandi centri isolani, nei quartieri ad alto tasso di emarginazione o nel mondo della scuola e delle professioni, nelle comunità parrocchiali, tra gli ultimi della città e tra i predestinati al successo – con la parola e la vita a giovani, adulti, alle famiglie. Preti, suore e vescovi che hanno camminato a fianco del povero, guidato le comunità loro affidate, parrocchie, oratori, anche diocesi.
Stampa, giornali, televisione, ricercatori e scrittori, impegnati a inseguire i “grandi” dimenticando i piccoli i “gregari di Dio”, che però svolgono un ruolo fondamentale nella vita delle persone e delle comunità: storicizzano la Chiesa. [segue]

Oggi martedì 25 ottobre 2022

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Primo Levi e due tazzine di caffè
25 Ottobre 2022
Roberto Paracchini su Democraziaoggi.
“Djuevvb b!”.
“E che cos’è? Cara, per caso sei impazzita?” – “Vedi, anche tu non sei poi così diverso dai luoghi comuni da cui dici di distanziarti: se vedi o senti qualcosa che non rientra nella norma, vai subito alle conclusioni senza neppure porti un dubbio… Ma è proprio grazie […]
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Che succede?

c3dem_banner_04RASSEGNA STAMPA 24.10.2022
24 Ottobre 2022 by c3dem_admin | su C3dem.
Rassegna stampa del 24.10.2022 (dal blog di Stefano Ceccanti). Si veda in particolare Marco Damilano, “Meloni premier chiude il trentennio senza politica” (Domani).

Convegno sul progetto NeighbourHub. Anticipazione degli atti disponibili.

0ed7ade2-a74b-472b-b3e2-1ce20cc808c1Convegno NeighbourHub – Cagliari, 21 ottobre 2022
L’intervento dell’avv. Antonello Angioni, presidente della Commissione urbanistica del Consiglio comunale di Cagliari.

Innanzitutto voglio ringraziare gli organizzatori di questa iniziativa incentrata su una tematica, la “rigenerazione urbana”, assai importante per il destino della nostra città e sulla quale vi è un forte impegno dell’Amministrazione comunale. Colgo anche l’occasione per porgere il saluto dell’assessore alla pianificazione strategica Giorgio Angius che, per impegni istituzionali, è impossibilitato a partecipare a questo convegno.

Parto da una riflessione di ordine generale. L’umanità vive un momento storico assai particolare caratterizzato, a livello planetario, da una rete in grado di connettere tutti e, al tempo stesso, da grande isolamento e solitudine. È quindi importante un forte impegno teso a ricostruire e sviluppare il senso della comunità e dell’appartenenza alla stessa.
[segue]

Riflessioni. Dal Concilio al Sinodo

In una recente intervista Luigi Bettazzi rispondeva a una precisa domanda sulla “continuità” tra il Concilio Vaticano II e il Sinodo.
Yves Congar diceva che si sarebbe pienamente capito il Concilio 50 anni dopo. Oggi ci siamo.
È vero che dopo cinquant’anni la pastorale di papa Francesco richiama il Concilio. La sinodalità si rifà alla collegialità della “Lumen gentium”, ampliando la responsabilità dei vescovi con il Papa a quella di ogni battezzato per la vita della chiesa, mentre l’attenzione ai poveri, agli scarti del mondo, realizza quella Chiesa dei poveri avviata nel Concilio (…)

Oggi lunedì 24 ottobre 2022

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C3dem. Rassegna stampa 22 e 23 ottobre 2022

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Pace

cf25142c-f3ed-4983-b33d-8a862dbf151dLa manifestazione a Roma del 5 novembre per la pace segnala una svolta importante

di Alfiero Grandi
​[22.10.2022]

Per troppo tempo la scena è stata occupata solo dall’impegno ad inviare sempre più armi occidentali all’Ucraina. Non a caso Kissingher ha parlato di guerra senza obiettivi chiari di sbocco. Ora inizia una fase nuova.
L’Ucraina ha diritto a difendersi dall’aggressione voluta da Putin, ma l’attenzione deve ora concentrarsi su come costruire un percorso verso la tregua e la pace.
E’ evidente che i continui bombardamenti sull’Ucraina destano orrore per le stragi e purtroppo confermano che le guerre fanno vittime anzitutto tra i civili. Non vanno taciuti neppure gli attentati e i bombardamenti verso persone e strutture con vittime come quelli organizzati dall’Ucraina, da cui gli Usa non a caso hanno preso le distanze.
La guerra continua ed è destinata a portare altri orrori, vite spezzate, sconvolte, va fermata.
La reazione del G7 non prevede iniziative di pace e insiste sull’invio solo di altre armi all’Ucraina. E’ una spinta alla continuazione della guerra. Stoltenberg segretario generale della Nato è protagonista di queste scelte militariste e ha chiesto agli stati membri di produrre più armi, per rifornire gli arsenali dei vari paesi. La spinta a produrre più armi, al riarmo, a spendere più risorse negli armamenti è in pieno svolgimento. E’ una modifica rilevante della destinazione delle risorse pubbliche proprio quando c’è grande bisogno di destinarle alla parte che soffre di più la crisi.
Alle tragedie della guerra si aggiunge una distorsione delle scelte economiche che è una promessa di altre guerre, perché le armi sono prodotte per essere usate, per uccidere e devastare. L’Ucraina è anche un drammatico terreno di sperimentazione di nuovi armamenti.
La pace dovrebbe fondarsi su un clima di distensione, di fiducia, di disarmo, oggi è il contrario, quindi occorre produrre inversioni di tendenza.
Il perno della posizione del G7, come della Nato, è di sostenere l’Ucraina fino a quando sarà essa stessa a decidere che è giunto il momento di cessare le ostilità.
Questa posizione, esposta più volte anche da Draghi come Presidente del Consiglio, è una contraddizione in termini e un errore politico che dietro la facciata dell’aiuto all’Ucraina non riesce a nascondere la scelta per una soluzione armata del conflitto in Ucraina e quindi parla di sconfitta dell’avversario, non di tregua e pace.
Se fosse vero che deve essere l’Ucraina a decidere pace o guerra allora dovrebbe farlo insieme a quanti la sostengono anche sul piano militare, cosa che il gruppo dirigente ucraino non intende fare. Perfino gli Usa non sempre sanno cosa fanno gli ucraini. Inoltre se ci fosse un accordo su cosa fare è evidente che il coinvolgimento passerebbe dalla fornitura di armi alla aperta cobelligeranza, quindi dovremmo entrare apertamente in guerra contro la Russia.
Per ora siamo sull’orlo del burrone ma un passo ulteriore porterebbe ad un coinvolgimento diretto.
Quindi decide l’Ucraina è un paravento che non riesce a nascondere la volontà di proseguire la guerra.
Per di più nessuno ha delegato l’Ucraina a creare condizioni che potrebbero scatenare una nuova guerra mondiale, o peggio un conflitto nucleare.
Senza contare che la guerra ha conseguenze economiche ed ambientali enormi. La crisi energetica, con le conseguente inflazione, sta mettendo in ginocchio le economie europee, ma non quella Usa. Anzi, la vendita del gas naturale americano avviene ad un prezzo 3, 4 volte superiore al mercato interno, con una disparità concorrenziale enorme a sfavore dell’Europa. L’Europa sembra non accorgersi pienamente delle conseguenze devastanti sull’economia, sull’occupazione, sulla vita delle persone.
Per di più l’Opec si fa beffe delle richieste di mantenere basso il prezzo del petrolio. Gli impegni presi con gli Usa non vengono mantenuti dai paesi del Golfo, Arabia Saudita in testa.
Avremo recessione, disoccupazione, chiusura di aziende, redditi in picchiata, povertà in aumento vertiginoso, probabilmente freddo nei locali ma potrebbe non essere il problema più grave.
Questo non porterà benefici all’Ucraina e diventerà un dramma per l’Europa.
Altri sono al riparo da queste conseguenze. Anche se va detto che il futuro dell’economia mondiale oggi è un’incognita per tutti.
Investire tutto sulla guerra provocherà altri orrori mentre occorre interrompere i combattimenti, convocare una conferenza internazionale per la pace per costruire pazientemente una condizione di pace e sicurezza per tutta l’area a partire dall’Ucraina.
Sono questi gli obiettivi centrali della manifestazione del 5 novembre con l’obiettivo di contribuire a porre fine a questa tragedia, scatenata dall’invasione voluta da Putin.
Appena un anno fa il mondo era concentrato sulla crisi climatica e ambientale, cercando le strade per evitare lo sfondamento dei parametri, a partire dalla temperatura per non farla crescere più di un grado e mezzo. I paesi che si impegnavano a contribuire al coordinamento degli obiettivi oggi hanno altre priorità e come conseguenza il cambiamento climatico sta imperversando.
L’obiettivo di un anno fa ora sembra un miraggio e le conseguenze saranno catastrofiche per la vita di tutti.
Il problema ora è come uscire dalla spirale di guerra, mettendo fine ad una tragedia immane nel cuore dell’Europa, prima che sia troppo tardi. Ricordando che in Italia nessuno ha delega per fare la guerra, tanto meno senza dirlo e deciderlo.
Cresce la consapevolezza che è urgente avviare un’inversione verso la pace. Si avverte una crescente, fondata preoccupazione nell’opinione pubblica.
In passato la guerra nucleare è stata evitata perché tutti i protagonisti hanno capito che non si poteva pretendere usare le atomiche per ottenere cambi di regime. La presenza di regimi diversi è la chiave della coesistenza tra diversi.
Questo è vero ora in Ucraina come in Russia. La coesistenza è tra regimi diversi, altrimenti non è. Che senso ha, ad esempio, vietare per decreto trattative con l’avversario ?
Libano e Israele, che non hanno mai firmato tra loro un trattato di pace dopo la guerra, hanno raggiunto un accordo per spartirsi i giacimenti di gas off shore, dimostrando che invertire la rotta è possibile, anche a piccoli passi.
Se l’obiettivo è un futuro di pace e di indipendenza per l’Ucraina, garantito da accordi internazionali, la ricerca di una soluzione pacifica è l’unica via. Continuare in uno scontro ideologico sempre più aspro (e armato fino ai denti) porterebbe a conseguenze drammatiche, per l’Europa e per il mondo intero.
Ora siamo al bivio tra guerra e pace. La manifestazione del 5 novembre incarna la speranza che riprenda a volare alta e unitaria la volontà di pace.
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Coordinamento Provinciale “PREPARIAMO LA PACE”
COMUNICATO STAMPA
La minaccia nucleare incombe sul mondo. Occorre fermare questa follia. L’umanità ed il pianeta non possono accettare che le contese si risolvano con i conflitti armati. La guerra ha conseguenze globali: è la principale causa delle crisi alimentari mondiali, ancor più disastrose in Africa e Oriente, incide sul caro-vita, sulle fasce sociali più povere e deboli, determina scelte nefaste per il clima e la vita del pianeta. La guerra ingoia tutto e blocca la speranza di un avvenire più equo e sostenibile per le generazioni future.
Siamo a fianco delle vittime, siamo con chi rifiuta la logica della guerra e sceglie la nonviolenza. Siamo contro le armi e gli enormi profitti del grande mercato della morte. Per questo in Sardegna, lottiamo contro le esercitazioni militari, i poligoni, le fabbriche di guerra, che incombono sulla nostra isola, da sempre votata alla pace.
La guerra va fermata subito. Basta sofferenze e lutti. È urgente lavorare ad una soluzione politica del conflitto, portando al tavolo del negoziato i rappresentanti dei governi di Kiev e di Mosca, assieme a tutti gli attori necessari per trovare una pace giusta. Insieme con Papa Francesco diciamo: “Tacciano le armi e si cerchino le condizioni per avviare negoziati capaci di condurre a soluzioni non imposte con la forza, ma concordate, giuste e stabili”.
L’umanità ed il pianeta devono liberarsi dalla guerra. Le guerre e le armi puntano alla vittoria sul nemico ma non portano alla pace: tendono a diventare permanenti ed a causare solo nuove sofferenze per le popolazioni. Non esiste guerra giusta, solo la pace è giusta. La guerra la fanno gli eserciti, la pace la fanno i popoli.
Rispondendo alla chiamata alla mobilitazione di Europe for Peace e di Rete Pace e Disarmo,
SABATO 5 NOVEMBRE A CAGLIARI, piazza Garibaldi ore 17 SIT-IN PER LA PACE. CESSATE IL FUOCO SUBITO, NEGOZIATO PER LA PACE!
ONU convochi una Conferenza internazionale di pace! Al bando le armi nucleari!

Coordinamento Provinciale “PREPARIAMO LA PACE”
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Domenica 23 ottobre 2022

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Carbonia. Nei 72 giorni c’è anche un importante movimento delle donne. Verso la formazione delle Commissioni femminili in sezione: da Claudia Loddo a Nadia Gallico Spano che racconta del suo impegno a Carbonia, per incarico preciso di Togliatti. Al Convegno Nazionale dell’Udi di Firenze, si sottoscrive per le famiglie del Sulcis
23 Ottobre 2022
Gianna Lai su Democraziaoggi.
Oggi, domenica, nuovo tassello della storia di Carbonia, dal 1° settembre 2019.
L’Unità del 6 settembre 1948 annuncia la presenza in città di Claudia Loddo, responsabile del lavoro femminile e membro della […]
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Fatto il Governo delle destre presieduto da Giorgia Meloni. Ha giurato oggi al Quirinale sulla Costituzione della Repubblica italiana, democratica e antifascista.

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di Francesca Ghirra, su fb.
Non ho alcuna fiducia nelle destre al governo.
Nel passato hanno comportato gravi danni, anche economici, per il nostro Paese. E il fatto che ci sia una donna alla guida non mi rassicura per niente.
Le esperienze di Cagliari e della Sardegna non mi consentono di essere più ottimista. Magari avere una ministra del lavoro sarda ci aiuterà a chiudere alcune vertenze o, almeno, a porvi una attenzione particolare. Ma anche su questo non sono troppo fiduciosa.
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L’università sotto tiro

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Oggi sabato 22 ottobre 2022

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Autonomia, il Sud sfida la maggioranza
22 Ottobre 2022
Massimo Villone su Democraziaoggi.
Pubblichiamo questo articolo, scritto prima della formazione del nuovo governo, perché indica i problemi che si porranno nei prossimi mesi sulle relazioni Nord/Sud.
La legislatura nel segno dell’ultradestra sarà pure una prima assoluta, ma si avvia in piena osservanza della tradizione cencelliana. Lo abbiamo visto nell’elezione dei presidenti delle Camere, lo vedremo ancora nella formazione del […]
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Europe for Peace

4aa2187a-7e4a-4c6d-9905-e209113cee0bVaticano, tutti all’Angelus il 23 ottobre

Redazione Sbilanciamoci

A Roma, oltre alla fiaccolata venerdì 21 sera dalle 17 e 30 in Campidoglio, domenica 23 mattina Europe for Peace si dà appuntamento all’Angelus in piazza San Pietro alle 11 con Papa Francesco.
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Conferenza stampa sulla manifestazione del 5 a Roma
Rachele Gonnelli su Sbilanciamoci

18 Ottobre 2022 | Sezione: Apertura, Europa. Su Sbilanciamoci.
“I partiti sono benvenuti ma noi siamo la società civile, la manifestazione è stata indetta da oltre 500 realtà associative”, dice Rete Pace e Disarmo. Sant’Egidio: “Il mondo della pace si sta risvegliando”. I sindacati: a rischio anche il tessuto industriale europeo e la democrazia.

Serviva una conferenza stampa a Roma degli organizzatori della manifestazione nazionale per la pace già convocata il prossimo 5 novembre. Sì serviva anche se il percorso non è ancora ufficiale, si sa che sono state chieste le piazze di concentramento (piazza della Repubblica) dalle ore 12 e di arrivo (piazza San Giovanni) ma ancora non ci sono i permessi ufficiali, che saranno comunicati nei prossimi i giorni. Serviva intanto per far capire che, come ha detto in apertura Sergio Bassoli della Rete Pace e Disarmo, “questa manifestazione nazionale è stata convocata dal basso, dalla società civile, ci sono oltre 500 realtà associative, laiche e cattoliche, organizzazioni locali, sindacati, che hanno promosso le mobilitazioni dell’appello Europe for Peace e sono nel comitato promotore”. E che “non è concepita come un evento, ma come un percorso”, che è iniziato il 25 febbraio scorso e è proseguito con manifestazioni locali, incluso quelle che si stanno organizzando in cento città per il fine settimana tra il 21 e il 23 ottobre, carovane di aiuti umanitari per la popolazione ucraina e altri appuntamenti. Aderiscono tra l’altro gli enti locali tramite l’Anci e l’Ali. Non è dunque una manifestazione dei partiti, che – ha specificato Bassoli – possono partecipare, come tutti, e sono bene accetti, come le persone a titolo individuale. Mentre Sergio Bassoli parlava, nella sala della protomoteca del Campidoglio, scorreva infatti sul video di spalle il lungo elenco delle adesioni insieme al logo di Europe for Peace con la macchia nera con i confini dell’Ucraina al centro dell’Europa.

La manifestazione nazionale a Roma del 5 novembre secondo Daniele Lorenzi, presidente nazionale dell’Arci, e Flavio Lotti della Tavola della Pace -che hanno parlato dopo – sarebbe dovuta essere convocata già prima ma Lotti ha comunque voluto ricordare che da quando è partita questa guerra, cioè dal 2014, sono state organizzate dai pacifisti 6 marce Perugia-Assisi per invocare la pace, “alle quali non risulta abbiano partecipato quelli che oggi criticano i pacifisti e vogliono metterci sotto processo”.

Giulio Marcon, portavoce della campagna Sbilanciamoci – che insieme a Rete pace e Disarmo e a Stoptewarnow ha dato vita all’appello e alle mobilitazioni di Europe for Peace – ha ricordato come non sia mai mancata la solidarietà alla popolazione ucraina, così come ai disertori e ai pacifisti russi incarcerati. “Non siamo equidistanti”, ha detto Marcon e ha voluto ricordare a questo proposito le parole di don Tonino Bello nell’editoriale “Noi pacifisti latitanti”. Marcon ha sottolineato come sia essenziale per tutto, dalle azioni contro il riscaldamento climatico alla sopravvivenza stessa della democrazia, che si cambi strada rispetto all’attuale corsa al riarmo. In un solo anno il riarmo è costato 50 miliardi di dollari, dieci volte lo stanziamento mondiale per dare vaccini anti Covid ai paesi più poveri. “Non si può continuare così, se riempiamo il mondo di armi è chiaro che poi verranno usate”.

Secondo Emiliano Manfredonia, presidente delle Acli “nel lessico deve tornare la parola pace, anche in quello della politica e questa manifestazione nazionale serve a questo, oltre che a dare sfogo all’inquietudine e al dolore allo stomaco di ciascuno per ciò che sta succedendo, per dire soprattutto all’Europa che le armi devono tacere”. Manfredonia si è detto contento di vedere che sul piano della pace “non ci sono divisioni tra noi, tra laici e cattolici”. Mentre Fabrizio De Sanctis dell’Anpi ha voluto rammentare i Partigiani per la Pace degli anni ’60 e ’70, nati per segnalare come “senza la pace nessun ideale della Resistenza, dalla giustizia sociale alla democrazia, possa essere perseguito”.

Paolo Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, ha voluto sottolineare come siamo di fronte a un risveglio del mondo della pace. “Purtroppo è mancato durante la guerra in Siria – ha notato – ma fortunatamente adesso c’è un risveglio perché non è possibile adattarsi alla guerra, convivere con lo sdoganamento della minaccia nucleare”. Impagliazzo ha detto che anche tra i profughi ucraini di cui Sant’Egidio si occupa si nota un bisogno di pace. “I nostri ragazzi, quelli che abbiamo accolto non volevano iscriversi a scuola a settembre nella speranza di poter tornare nelle loro scuole in Ucraina”, ha raccontato.

“La guerra è un crimine, non è possibile nel 2022 riconoscerla come strumento legittimo per dirimere le controversie tra gli Stati”, ha detto, nel nome di Gino Strada, la presidente di Emergency Rossella Miccio. “La pace non si misura in chilometri quadrati di terreno conquistato, si costruisce ogni giorno come noi facciamo nei nostri ospedali”, ha aggiunto. E ricordano proprio l’Afghanistan, dove dopo vent’anni di guerra sono tornati al potere i talebani, è anche chiaro come sia uno strumento che non funziona, controproducente.

Christian Ferrari per la Cgil nazionale ha messo in rilievo inoltre come a pagare i conti della guerra sia sempre la popolazione civile, i lavoratori e le lavoratori e le fasce più povere della popolazione. “Non esiste una soluzione militare – ha chiosato – e non è possibile affrontare nodi come la transizione energetica o la tenuta del tessuto industriale continentale senza la pace, una escalation anzi finirebbe per mettere a rischio la stessa democrazia”. L’Italia, per la Cisl, deve farsi promotrice all’Onu e all’Unione Europea di una ripresa del negoziato per arrivare a una conferenza internazionale di pace. Mentre per Monica Usai di Libera “sono le organizzazioni criminali che alla fine guadagnano sulla guerra”. In chiusura, Silvia Stilli, portavoce delle ong di Aoi (Associazione delle Organizzazioni non governative Italiane di cooperazione e solidarietà internazionale) che con Stoptewarnow ha organizzato le varie carovane verso Leopoli, Odessa e Kiev, si è impegnata a continuare anche dopo il 5 novembre nell’organizzazione di invii di aiuti umanitari e staffette solidali con la popolazione dell’Ucraina. “Ci piacerebbe andare anche in Russia ad aiutare i pacifisti di là”, ha concluso quasi con un sogno ad occhi aperti.
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Da Vatican News.

https://www.vaticannews.va/it/papa/news/2022-10/papa-francesco-uniapac-dirigenti-cristiani-nuova-economia-patto.html

Il Papa: c’è bisogno di un’”economia del bene comune”

Nell’udienza ai partecipanti al 27.mo congresso mondiale dell’Unione internazionale cristiana di dirigenti d’azienda in corso a Roma, Francesco invita al coraggio di “una nuova alleanza” con i ragazzi di Economy of Francesco, che ad Assisi hanno scritto e firmato “un Patto per migliorare il sistema economico globale”
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
E’ necessaria “una nuova alleanza” tra i giovani di Economy of Francesco, che ad Assisi hanno scritto e firmato “un Patto per migliorare il sistema economico globale” e “voi dirigenti d’azienda e imprenditori maturi e di successo”, per dare forma insieme a “una nuova economia per il bene comune”. E’ l’invito che Papa Francesco rivolge ai 850 partecipanti al 27.mo congresso mondiale Uniapac, l’Unione internazionale cristiana di dirigenti d’azienda, in corso a Roma, incontrati questa mattina in Aula Paolo VI. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)
La sfida di “Creare una nuova economia per il bene comune”
Dopo il saluto del presidente di Uniapac Bruno Bobone, il Papa definisce il tema scelto per il congresso, iniziato il 20 ottobre per chiudersi il 22, “Creare una nuova economia per il bene comune”, una “grande sfida” per voi e molti altri attori del mondo imprenditoriale”. Francesco chiama quella dell’imprenditore, citando l’Enciclica Laudato si, una “nobile vocazione” di imprenditori, ricordando “che tutte le nostre capacità, incluso il successo negli affari, sono doni di Dio” e come scrive nella Fratelli tutti, “dovrebbero essere orientate chiaramente allo sviluppo degli altri e alla eliminazione della povertà, specialmente attraverso la creazione di opportunità di lavoro diversificate”.
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Il Papa agli imprenditori cristiani: crescete nella creatività
12/11/2021

Chiamati ad essere creativi nel fare il bene
Si augura allora che i dirigenti cristiani abbiano il coraggio “di saper riconoscere la grazia” e la sapienza di Dio nelle loro vite, permettendo a queste “di guidare e dirigere le vostre relazioni nel mondo degli affari e con quanti lavorano per voi”. Siamo infatti “chiamati ad essere creativi nel fare il bene, – chiarisce ripetendo quanto detto all’Angelus del 18 settembre 2022 – usando i beni di questo mondo” inclusi “tutti i doni che abbiamo ricevuto dal Signore”, non “per arricchire noi stessi, ma per generare amore fraterno e amicizia sociale”.
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Il saluto del Papa ai partecipanti al congresso mondiale Uniapac
Una economia diversa, che fa vivere e non uccide
Guardando agli elementi costitutivi di un “economia diversa”, il Pontefice ribadisce quanto detto ai partecipanti ad Economy of Francesco nel 2019, ricordando che “fa vivere e non uccide, include e non esclude, umanizza e non disumanizza, si prende cura del creato e non lo depreda”. Inoltre, come si legge nel Compendio della Dottrina sociale della Chiesa, “tutti hanno il diritto di partecipare alla vita economica e il dovere di contribuire, secondo le proprie capacità, al progresso del proprio Paese e dell’intera famiglia umana” e questo “è dovere di solidarietà e di giustizia, ma è anche la via migliore per far progredire l’intera umanità”.
Pertanto, qualsiasi “nuova economia per il bene comune” dev’essere inclusiva. Troppo spesso lo slogan “non lasciare indietro nessuno” viene pronunciato senza alcuna intenzione di offrire il sacrificio e lo sforzo per trasformare veramente queste parole in realtà.
Siate lievito perchè lo sviluppo raggiunga tutti
Qui Papa Francesco guarda all’ Enciclica Populorum progressio di san Paolo VI, che definiva lo sviluppo integrale l’unico possibile, “volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo”. I dirigenti d’azienda e imprenditori, sono così “chiamati a fungere da lievito per garantire che lo sviluppo raggiunga tutte le persone, ma soprattutto quelle più emarginate e bisognose, affinché l’economia possa contribuire sempre a una crescita umana integrale”.
Includere nell’economia anche i lavoratori informali
Il Papa chiede così di non dimenticare i lavoratori informali, a giornata, poco qualificati e spesso ai “margini del mercato del lavoro”, quelli del lavoro “pericoloso, sporco e degradante”, spesso migranti e rifugiati, che durante la pandemia e i lockdown “hanno assicurato la fornitura e la consegna dei beni necessari per la vita quotidiana e la cura dei nostri cari più fragili, e hanno mantenuto le attività economiche di base, nonostante l’interruzione di molte attività formali”. Perché l’inclusione dei poveri e degli emarginati, chiarisce Francesco, non può essere soddisfatta “dai nostri sforzi per fornire assistenza finanziaria e materiale”.
“Come è scritto nella Laudato si’, «aiutare i poveri con il denaro dev’essere sempre un rimedio provvisorio per fare fronte alle emergenze. Il vero obiettivo dovrebbe essere di consentire loro una vita degna mediante il lavoro». Difatti, la porta alla dignità di un uomo è il lavoro”
Per una economia di cura
Il lavoro che per l’uomo è “parte del senso della vita su questa terra, via di maturazione, di sviluppo umano e di realizzazione personale” dovrebbe essere ben integrato in una economia di cura, intesa come “prendersi cura delle persone e della natura, offrendo prodotti e servizi per la crescita del bene comune”.
Un’economia che ha cura del lavoro, creando opportunità di impiego che non sfruttano il lavoratore attraverso condizioni di lavoro degradanti e orari estenuanti». «La cura va oltre, deve essere una dimensione di ogni lavoro. Un lavoro che non si prende cura, che distrugge la creazione, che mette in pericolo la sopravvivenza delle generazioni future, non è rispettoso della dignità dei lavoratori e non si può considerare dignitoso.
La “buona notizia” del patto di Economy of Francesco
Il Pontefice condivide quindi con i membri di Uniapac la “buona notizia” uscita dall’incontro di Economy of Francesco a fine settembre ad Assisi, dove “mille giovani economisti e imprenditori hanno ragionato sulla creazione di una nuova economia e hanno scritto e firmato un Patto per migliorare il sistema economico globale al fine di migliorare la vita di tutte le persone”. Per una nuova economia del bene comune, questi giovani hanno proposto una “economia del Vangelo”, ricorda Papa Francesco.
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Il Patto dei giovani: si torni ad una economia del Vangelo
24/09/2022
Il Patto dei giovani: si torni ad una economia del Vangelo
I punti costituitivi di una “economia del Vangelo”
E cita alcuni punti del Patto, per “un’economia di pace e non di guerra, che si prende cura del creato e non lo depreda, a servizio della persona, della famiglia e della vita, rispettosa di ogni donna, uomo, bambino, anziano e soprattutto dei più fragili e vulnerabili”. E poi “un’economia dove la cura sostituisce lo scarto e l’indifferenza, che non lascia indietro nessuno, per costruire una società in cui le pietre scartate dalla mentalità dominante diventano pietre angolari; che riconosce e tutela il lavoro dignitoso e sicuro per tutti; in cui la finanza sia amica e alleata dell’economia reale e del lavoro, non contro di loro. Perché la finanza ha il pericolo di fare liquida l’economia, anzi gassosa, e va avanti con questo ritmo di liquidità e gassosità e finisce come la catena di sant’Antonio”.
La nuova alleanza tra giovani imprenditori e manager maturi
Oggi, conclude il Papa, “ci sono centinaia, migliaia, milioni e forse miliardi di giovani che lottano per accedere ai sistemi economici formali, o anche solo per avere accesso al loro primo lavoro retribuito dove mettere in pratica le conoscenze accademiche, le competenze acquisite, l’energia e l’entusiasmo”.
Vorrei incoraggiare voi, dirigenti d’azienda e imprenditori maturi e di successo, a considerare una nuova alleanza con i giovani che hanno creato e che si sono impegnati in questo Patto. E’ vero che i giovani sempre ti portano dei problemi ma hanno il fiuto di far vedere la vera strada. Per camminare con loro, insegnare loro e imparare da loro, insegnare loro, pure; e, insieme, dare forma a “una nuova economia per il bene comune”. Grazie di quello che fate, grazie per essere qui.
L’Uniapac, oggi associazione ecumenica
L’Uniapac è nata come Conferenza Internazionale delle Associazioni di Imprenditori Cattolici, costituita dalle associazioni di Olanda, Belgio, Francia, nel quarantesimo anniversario della “Rerum novarum”, con l’intento di raggruppare imprenditori e quadri che, per l’adempimento dei propri compiti e doveri professionali, si ispirano all’insegnamento sociale cristiano. Dopo la Seconda guerra mondiale, si è diffusa in altri Paesi europei e in America Latina. Negli anni Sessanta l’Unione è diventata un’associazione ecumenica ed ha assunto la denominazione attuale (Unione internazionale cristiana di dirigenti d’azienda).
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Ecco il governo

3a0be014-ca9f-4e8f-bb49-043dd2b577d0La presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, presidente del Consiglio dei Ministri.
Ecco la lista dei ministri del suo governo: 9 ministri di Fratelli d’Italia, 5 della Lega, 5 di Forza Italia e 5 tecnici. Le donne, con Meloni, sono 7 in tutto.

Domani sabato alle 10 il giuramento. Domenica alle 10,30 ci sarà la cerimonia della campanella tra Draghi e Meloni a palazzo Chigi. Il primo Consiglio dei Ministri sarà domenica alle 12.

I ministri

Infrastrutture (vicepremier): Matteo Salvini
Esteri (vicepremier): Antonio Tajani
Economia: Giancarlo Giorgetti
Difesa: Guido Crosetto
Interno: Matteo Piantedosi
Giustizia: Carlo Nordio
Imprese e Made In Italy (ex Sviluppo Economico): Adolfo Urso
Pubblica Amministrazione: Paolo Zangrillo
Ambiente e Sicurezza Energetica: Gilberto Pichetto Fratin
Agricoltura e Sovranità Alimentare: Francesco Lollobrigida
Riforme: Elisabetta Casellati
Affari Regionali e Autonomie: Roberto Calderoli
Rapporti con il Parlamento: Luca Ciriani
Università e Ricerca: Anna Maria Bernini
Lavoro e Politiche Sociali: Marina Calderone
Beni Culturali: Gennaro Sangiuliano
Famiglia, Natalità e Pari Opportunità: Eugenia Roccella
Disabilità: Alessandra Locatelli
Sport e Politiche Giovanili: Andrea Abodi
Salute: Orazio Schillaci
Istruzione e Merito: Giuseppe Valditara
Turismo: Daniela Santanchè
Affari Europei e Pnrr: Raffaele Fitto
Politiche del Mare e Sud: Nello Musumeci
Sottosegretario alla presidenza del Consiglio: Alfredo Mantovano
Giorgia Meloni è la prima donna presidente del Consiglio dei ministri della storia della Repubblica italiana.
[segue]