Convegno sul progetto NeighbourHub. Anticipazione degli atti disponibili.

0ed7ade2-a74b-472b-b3e2-1ce20cc808c1Convegno NeighbourHub – Cagliari, 21 ottobre 2022
L’intervento dell’avv. Antonello Angioni, presidente della Commissione urbanistica del Consiglio comunale di Cagliari.

Innanzitutto voglio ringraziare gli organizzatori di questa iniziativa incentrata su una tematica, la “rigenerazione urbana”, assai importante per il destino della nostra città e sulla quale vi è un forte impegno dell’Amministrazione comunale. Colgo anche l’occasione per porgere il saluto dell’assessore alla pianificazione strategica Giorgio Angius che, per impegni istituzionali, è impossibilitato a partecipare a questo convegno.

Parto da una riflessione di ordine generale. L’umanità vive un momento storico assai particolare caratterizzato, a livello planetario, da una rete in grado di connettere tutti e, al tempo stesso, da grande isolamento e solitudine. È quindi importante un forte impegno teso a ricostruire e sviluppare il senso della comunità e dell’appartenenza alla stessa.
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Ciò, a mio avviso, richiede non solo un lavoro di ricerca sulle origini comuni (al riguardo la conoscenza della storia dei quartieri, dei rioni e delle borgate che formano la città costituisce sicuramente la base imprescindibile) ma, al tempo stesso, sollecita un intervento di valorizzazione culturale nel presente.

In questa direzione, Cagliari si trova di fronte ad un’occasione, forse irripetibile, per avviare – anche con i fondi del PNRR – una “rigenerazione” che coniughi sviluppo urbanistico e coesione sociale nella consapevolezza del fatto che il progresso del centro della città dipende dal destino delle periferie e viceversa. La rigenerazione urbana, quindi, deve avere quale primo obiettivo la riduzione delle disparità economiche, sociali e di servizi civili esistenti nel tessuto urbano.

E qui si colloca il ruolo dell’Amministrazione che dovrà elaborare – cosa che sta già facendo – un chiaro indirizzo politico in direzione della produzione di beni pubblici che favoriscano la coesione sociale e nel contempo riducano i divari civili, anche attraverso dotazioni infrastrutturali adeguate a una città moderna e inclusiva.

In questa prospettiva è importante l’idea di trasformare lo stabile che, sull’insegnamento di don Lorenzo Milani, negli anni Settanta, ospitò la “Scuola popolare dei lavoratori” nella “Casa del quartiere” di Is Mirrionis, vale a dire in un “bene comune urbano”. Ricordo che la “Scuola popolare” rappresentò un’esperienza di promozione culturale e sociale, autogestita e autofinanziata, che coinvolse circa 300 lavoratori (che poterono ottenere la licenza media) e circa 150 giovani studenti-insegnanti.

Faccio anche presente che il Consiglio comunale di Cagliari, l’8 giugno 2021, ha approvato all’unanimità un ordine del giorno (di cui sono stato primo firmatario) che si prefigge lo scopo di salvaguardare il valore storico e culturale del nucleo di edilizia economica-popolare progettato dall’architetto Maurizio Sacripanti, uno dei grandi protagonisti dell’architettura italiana del Novecento, che comprende l’edificio che ospitò la “Scuola popolare” di cui ho appena detto.

Si tratta di recuperare questo manufatto, oggi ridotto a un brutto rudere, per portarlo a moderni standard qualitativi che consentano di restituirlo alla fruizione sociale: si è in presenza di un tipico “bene comune urbano” che, una volta recuperato, dovrà essere consegnato al Comune ai fini di una gestione compartecipata con i cittadini nell’ambito degli indirizzi e del controllo pubblico.

È una sfida impegnativa ma – come è stato evidenziato nel depliant di presentazione di questa iniziativa – la grande forza della città risiede proprio nelle sue “energie sociali”, vale a dire nei soggetti «che promuovono attività culturali e socio-assistenziali, favoriscono l’accesso dei cittadini alla cultura, allo sport, ai servizi ricreativi, socio-sanitari e assistenziali».

Il problema è che, per svolgere queste attività, che rappresentano una grande occasione per lo sviluppo urbano, occorrono spazi adeguati, dove sia possibile organizzare e mettere a valore le attività stesse. L’obiettivo, quindi, deve essere quello di favorire il pieno utilizzo del vasto patrimonio immobiliare (edifici e aree pubbliche) presente in città. La riqualificazione dello spazio pubblico costituisce la base di una formidabile opportunità per la rivitalizzazione di importanti compendi, soprattutto presenti dove in passato si è sviluppata l’edilizia residenziale pubblica (ERP).

Si tratta di coniugare l’esigenza per la cura dei “beni comuni urbani” con la richiesta di spazi per lo svolgimento nel territorio di attività culturali e sociali da parte di diverse forme organizzative: penso non solo alla variegata realtà del mondo associativo ma anche alle stesse istituzioni (in particolare al Comune posto che le circoscrizioni non esistono più).

In tale ambito, anche la “sicurezza urbana”, correttamente intesa, non può prescindere da una serie di interventi di riqualificazione (urbanistica, sociale e culturale) e dal recupero delle aree e dei siti degradati che elimini i fattori di marginalità e di esclusione sociale. Debbo fare presente che questa non è una mia idea personale di “sicurezza urbana” ma è la definizione contenuta nel D.L. 20 febbraio 2017, n. 14, convertito con modificazioni nella legge n. 48 del 2017. Quindi la creazione di un distretto socio-culturale nei rioni di Is Mirrionis e San Michele sottende anche una risposta concreta al problema, per fortuna non drammatico ma sicuramente da non trascurare, della sicurezza in città.

In conclusione, è necessario attivare il recupero di tutti gli stabili e gli spazi culturali, oggi in stato di abbandono e degrado, in vista del loro utilizzo. Penso alle aree identificate nel PUC come BS3*: terreni ceduti dai privati, nell’ambito delle convenzioni, per poter edificare e che il Comune, per troppo tempo, si è dimenticato di prendere in carico e restituire quindi a beneficio dei cittadini. Questi “non luoghi” devono diventare dei “luoghi” inclusivi e anche belli nella convinzione che – come diceva Dostoevskij – «la bellezza salverà il mondo». Bisogna crederci.

Antonello Angioni

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