Monthly Archives: maggio 2023

L’altro santo (e l’altra chiesa di) San Giuseppe Calasanzio

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img_3344Sono in molti, anche tra i cagliaritani, a confondere le due chiese dedicate a San Giuseppe. Non si tratta dello stesso santo. La chiesa più antica risalente al 1663-1735 è dedicata a san Giuseppe Calasanzio (fondatore degli scolopi), e si trova nel quartiere del Castello, adiacente alla Torre dell’elefante. img_3115La chiesa più recente, risalente al 1936-37, è dedicata al San Giuseppe più celebre, sposo della Madonna e padre di Gesù, e si trova nella via San Giorgio, nel quartiere di Stampace. Ambedue le chiese sono chiuse al culto (e alle visite) e necessitano di lavori di restauro, quantunque sembrerebbero strutturalmente non compromesse. Da tempo se ne chiede la restituzione alla pubblica fruizione. In particolare per San Giuseppe di Stampace agisce in questa direzione l’associazione Giuseppe Toniolo (sostenuta in questa meritoria iniziativa anche dal nostro giornale).
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San Giuseppe Calasanzio. Su aladinpensiero online: http://www.aladinpensiero.it/?p=27140

Oggi mercoledì 31 maggio 2023

img_3099 Un Uomo di poche parole. Storia di Lorenzo, il muratore che salvò Primo Levi
31 Maggio 2023
Gianna Lai su Democraziaoggi
Il 2 giugno, Festa della Repubblica, l’ANPI e la CGIL, con altre associazioni, presentano questo libro con la partecipazione dell’Autore, presso la Sala Conferenze edificio dei sali scelti – PARCO DI MOLENTARGIUS.
Ecco una recensione del libro.
E’ tra gli “intoccabili” Primo 174 517, Lorenzo tra i lavoratori più o meno volontari, più o meno
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Ahinoi! La politica di destra del PD porta voti alla destra
30 Maggio 2023 su Democraziaoggi
A.P.
Avete visto i risultati elettorali. La destra asfalta il centro sinistra. Si poteva sperare in un esito diverso?
Vediamo i punti caldi.
Sulla guerra c’è a livello europeo una politica dei socialdemocratici diversa e alternativa rispetto a quella della destra? Basta vedere la politica di Scholz, che è leader della sociademocrazia tedesca e – sostanzialmente – di […]
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Si riapra al culto e a iniziative socio-culturali la Chiesetta di San Giuseppe nel quartiere di Stampace

201474ef-d16d-45b9-8801-47893a260345Iniziativa dell’associazione Giuseppe Toniolo. Continuiamo a tessere per l’obbiettivo di Noi della Toniolo. Una data possibile e auspicabile per l’inaugurazione della chiesa restaurata: 19 marzo 2025. Aggiornamenti.

[Comunicato] Come programmato, oggi 30 maggio una rappresentanza della Associazione TONIOLO, formata da Antonello Meloni, Gianni Loy, Giacomo Meloni, Franco Meloni si è incontrata col Dott. Antonio Pitea, Presidente della fondazione proprietaria della Chiesa di San Giuseppe a Cagliari Via San Giorgio. Abbiamo prospettato la possibilità di convocare saltuariamente la nostra Associazione per incontri culturali e di aggiornamenti sulle tematiche dei momenti. L’incontro è stato cordiale e foriero di altri incontri per meglio programmare le attività. Necessita riorganizzare l’associazione anche nelle forme più consone ai giorni nostri. La Fondazione guidata dal Dott. Pitea preparerebbe la Chiesa di San Giuseppe per renderla agibile. Gli associati sono invitati a collaborare fattivamente. [Saluti da Antonello Meloni, per l'occasione portavoce]. Quanto prima la delegazione incontrerà il Vescovo Giuseppe (!) Baturi.
————Segue servizio fotografico del sopralluogo——

Oggi martedì 30 maggio 2023

c36b3140-af7a-44a9-a41f-f7f57986be1f Insieme per la Costituzione. Ambiente Diritti Lavoro Salute Pace. Difendiamo la Costituzione che va attuata e non stravolta
30 Maggio 2023 su Democraziaoggi.
Coordinamento per la democrazia costituzionale. Appello dell’Assemblea di Salviamo la Costituzione.
La Costituzione italiana – nata dalla Resistenza – delinea un modello di democrazia e di società che pone alla base della Repubblica il lavoro, l’uguaglianza di tutte le persone, i diritti civili e sociali fondamentali che lo Stato, nella sua articolazione istituzionale unitaria, ha […]
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schermata-2023-05-28-alle-21-08-04 Chiude a Cagliari l’Università della terza età? Speriamo di no! Un “bene comune” da salvaguardare e rilanciare nell’interesse degli anziani e di tutti i cittadini. Intanto si costruisce un nuovo soggetto giuridico che la gestisca nel rispetto delle regole del Codice del terzo settore. Adelante con juicio!
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Oggi lunedì 29 maggio 2023

img_3099 Autonomia e presidenzialismo: la sommatoria raffazzonata della destra
29 Maggio 2023
Alfiero Grandi su Democraziaoggi
Giorgia Meloni ha sbagliato a dare il via libera alla proposta Calderoli sull’autonomia regionale differenziata. Dopo l’ok del governo il Ministro leghista è partito a razzo, presentando al Senato un progetto di legge firmato solo da lui, senza Presidente del Consiglio e Ministro dell’Economia. Forse Meloni non si aspettava questa velocità ma è un […]
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Dibattito

img_3015 img_3307 La Chiesa abbia coraggio. Luca Lecis su L’Unione Sarda di domenica 28 maggio 2023 (…) La maturazione promossa dal Concilio ha permesso ai laici di stabilire un rapporto paritetico con la gerarchia, ora i tempi sono maturi affinché la Chiesa dia il proprio contributo a una “rinascita” che riscatti dall’individualismo, capace di dar voce a valori evangelici oggi afoni nella società civile. https://www.unionesarda.it/opinioni/la-chiesa-abbia-coraggio-w1l4rh0l
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Appelli. Per un uso di pace dei fondi del Recovery Plan. Insieme per la Costituzione.

img_9731La resilienza non è economia di guerra

al Parlamento Europeo
al Consiglio dell’Unione
al Parlamento italiano

Negli ultimi anni si è rafforzato un processo di militarizzazione dell’Unione europea, con scelte che hanno portato all’istituzione di un Fondo europeo per la Difesa e di uno Strumento “per la Pace” che in realtà è funzionale all’invio di armamenti e alla cooperazione di natura militare, senza un coinvolgimento del Parlamento e dei cittadini europei su una questione tanto delicata e che tocca le fondamenta dello stesso Trattato di Lisbona.

Per la prima volta dalla sua fondazione come percorso di pace, l’UE ha destinato miliardi di euro – mascherati da linee di finanziamento industriali e con meccanismi decisionali e di controllo opachi fin dai progetti preparatori – al sostegno dell’industria militare, senza un dibattito serio sulla propria politica estera e di difesa. E con il rischio, in parte già concretizzato, sia di distogliere risorse a interventi di natura sociale e cooperativa più utili sia di alimentare una pericolosa corsa agli armamenti.

La recente proposta della Commissione europea di permettere agli Stati membri di utilizzare il Fondo di coesione UE e il PNRR per sostenere le imprese della difesa nella produzione di munizioni e missili destinati all’Ucraina mostra la volontà di trasformare la tragedia della guerra in Europa in occasione di profitto per le multinazionali delle armi e, al tempo stesso – con una base giuridica più che dubbia – propone di rimettere in discussione il senso originario del Recovery fund, concepito specificamente per tre principali azioni: la transizione verde, la transizione digitale e la resilienza dopo la pandemia.

L’Act to Support Ammunition Production (ASAP), nelle parole del commissario europeo Thierry Breton, è un piano «mirato a sostenere direttamente, con i fondi UE, lo sviluppo dell’industria della difesa, per l’Ucraina e per la nostra sicurezza», da velocizzare al punto da chiedere deroghe perché le fabbriche di armi e munizioni possano funzionare giorno e notte, sette giorni su sette, entrando in «modalità economia di guerra».

Questa nuova misura – non diversamente da quella già all’esame del Parlamento europeo, relativa agli acquisti coordinati per la difesa – è strumentale alla realizzazione di strategie in materia di difesa, elaborate senza la partecipazione del Parlamento europeo e con un intervento quanto meno dubbio dei Parlamenti nazionali. Anche dopo Lisbona, i Trattati riservano alle politiche di difesa un regime speciale che esclude il ruolo decisionale del Parlamento europeo, impedisce il ricorso a strumenti legislativi, non garantisce un pieno rispetto dei diritti fondamentali e limita il ruolo della Corte di Giustizia.

Il testo viene presentato come una proposta di politica industriale e mercato interno, mentre persegue di fatto obiettivi collegati alla sicurezza dell’UE, per la quale il Trattato non ammette l’adozione di misure legislative. Davanti alla sfida rappresentata dalla guerra in Ucraina, la risposta del Parlamento europeo e della Commissione deve tener conto dei rischi che l’escalation militare può produrre e delle conseguenze che la scelta del sostegno militare, anziché la scelta del negoziato, possono costituire per il futuro dell’Europa.

La strada deve essere quella di una democratizzazione della politica di difesa europea, nella volontà di condizionarla al rispetto dello Stato di diritto, non quella della strumentalizzazione delle politiche europee e delle risorse dei contribuenti dell’Unione. Consideriamo ingiustificato il fatto che il provvedimento in questione preveda la possibilità di disapplicare le norme in materia ambientale, di tutela della salute umana e della sicurezza sul luogo di lavoro.

Chiediamo che il Parlamento europeo, che ne discuterà a Bruxelles il prossimo 31 maggio, non accetti di rimettere in discussione le misure di solidarietà già decise attraverso il PNRR, affermando che, in materia di difesa, i nuovi fondi possono essere utilizzati solo con il ruolo determinante del Parlamento, nel rispetto dei valori e dei diritti fondamentali dell’Unione europea e della Carta delle Nazioni Unite. Non bisogna ripetere gli errori commessi sugli altri fondi legati all’industria militare, per i quali il Parlamento europeo ha rinunciato nella pratica alle proprie prerogative di controllo in piena trasparenza.

Chiediamo perciò che nell’ambito delle iniziative dell’Unione sulle politiche di finanza sostenibile, le armi controverse – oggetto di convenzioni internazionali che ne vietano lo sviluppo, la produzione, lo stoccaggio, l’impiego, il trasferimento e la fornitura – siano considerate incompatibili con la sostenibilità sociale.

Chiediamo che il settore sia soggetto a un rigoroso controllo normativo da parte degli Stati membri per quanto riguarda il trasferimento e l’esportazione di prodotti militari e a duplice uso. Chiediamo la creazione di un comitato di collegamento tra Parlamento europeo e Parlamenti nazionali, nel quadro delle loro competenze ai sensi dell’art. 12 del TUE per il monitoraggio della messa in opera di queste disposizioni.

Chiediamo di vigilare affinché l’industria bellica non possa esercitare un’influenza indebita – come invece già avvenuto fin dall’istituzione dei programmi precursori del Fondo europeo per la Difesa – sulle agende politiche nazionali in materia di difesa e sicurezza e perché, nel rischio di un progressivo scivolamento verso un’“Europa delle Patrie”, l’industria bellica non diventi un mostruoso “motore di crescita”, cinica declinazione dei concetti di “ripresa” e “resilienza”.

23 maggio 2023
Libertà e Giustizia
Rete Italiana Pace e Disarmo
ANPI
ARCI

Pubblicato 2 giorni fa su il manifesto
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Insieme per la Costituzione
Ambiente Diritti Lavoro Salute Pace. Difendiamo la Costituzione che va attuata e non stravolta
La Costituzione italiana – nata dalla Resistenza – delinea un modello di democrazia e di società che pone alla base della Repubblica il lavoro, l’uguaglianza di tutte le persone, i diritti civili e sociali fondamentali che lo Stato, nella sua articolazione istituzionale unitaria, ha il dovere primario di promuovere attivamente rimuovendo “gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
Per questo rivendichiamo che i diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione tornino ad essere pienamente riconosciuti e siano resi concretamente esigibili ad ogni latitudine del Paese (da nord a sud, dalle grandi città alle periferie, dai centri urbani alle aree interne), a partire da:
• il diritto al lavoro stabile, libero, di qualità – fulcro di un modello di sviluppo sostenibile – superando la precarietà dilagante, contrastando il lavoro povero e sfruttato, aumentando i salari e le pensioni.
• il diritto alla salute e un Servizio Sanitario Nazionale e un sistema socio sanitario – pubblico, solidale e universale – a cui garantire le necessarie risorse economiche, umane e organizzative, per contrastare il continuo indebolimento della sanità pubblica, recuperare i divari nell’assistenza effettivamente erogata, a partire da quella territoriale, e valorizzare il lavoro di cura; investimento sul personale con un piano straordinario pluriennale di assunzioni che vada oltre le stabilizzazioni e il turnover, superi la precarietà e valorizzi le professionalità; sostegno alle persone non autosufficienti; tutela della salute e sicurezza sul lavoro, rilanciando il ruolo della prevenzione.
• il diritto all’istruzione, dall’infanzia ai più alti gradi, e alla formazione permanente e continua, perché il diritto all’apprendimento sia garantito a tutti e tutte e per tutto l’arco della vita.
• il contrasto a povertà e diseguaglianze e la promozione della giustizia sociale, garantendo il diritto all’abitare e un reddito per una vita dignitosa.
• il diritto a un ambiente sano e sicuro in cui vengono tutelati acqua, suolo, biodiversità ed ecosistemi.
• una politica di pace intesa come ripudio della guerra e con la costruzione di un sistema di difesa integrato con la dimensione
civile e nonviolenta.
Questi diritti possono essere riaffermati e rafforzati solo attraverso una redistribuzione delle risorse e della ricchezza che chieda di più a chi ha di più per garantire a tutti e a tutte un sistema di welfare pubblico e universalistico che protegga e liberi dai bisogni, a cominciare da una riforma fiscale basata sui principi di equità, generalità e progressività che sono oggi negati tanto da interventi regressivi – come, ad esempio, la flat tax – quanto da una evasione fiscale sempre più insostenibile. Inoltre, giustizia sociale e giustizia ambientale e climatica devono andare di pari passo nella costruzione di un modello sociale che sia “nell’interesse delle future generazioni”, come recita l’art. 9 della nostra Costituzione.
Questo modello sociale – fondato su uguaglianza, solidarietà e partecipazione – costituisce l’antitesi del modello che vuole realizzare l’attuale maggioranza di Governo con le prime scelte che ha già compiuto e, soprattutto, con le misure che si appresta a varare, a partire da quelle che – se non fermate – sono destinate a scardinare le fondamenta stesse dell’impianto della Repubblica, come:
• l’autonomia differenziata, rilanciata con il DDL Calderoli, che porterà alla definitiva disarticolazione di un sistema unitario di diritti e di politiche pubbliche volte a promuovere lo sviluppo di tutti i territori;
• il superamento del modello di Repubblica parlamentare attraverso l’elezione diretta del capo dell’esecutivo (presidenzialismo, semi-presidenzialismo o premierato che sia) che ridurrà ulteriormente gli spazi di democrazia, partecipazione e mediazione istituzionale, politica e sociale, rompendo irrimediabilmente l’equilibrio tra rappresentanza e governabilità.
La Costituzione antifascista nata dalla Resistenza – nel riconoscere il lavoro come elemento fondativo, la sovranità del popolo, la responsabilità delle istituzioni pubbliche di garantire l’uguaglianza sostanziale delle persone, i diritti delle donne, il dovere della solidarietà, la centralità della tutela dell’ambiente e degli ecosistemi, il ripudio della guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali – ha delineato un assetto istituzionale che, attraverso la centralità del Parlamento, fosse il più idoneo ad assicurare questi principi costitutivi e a realizzare un rapporto tra cittadini/e e istituzioni che non si esaurisce nel solo esercizio periodico del voto ma si sviluppa quotidianamente nella dialettica democratica e nella costante partecipazione collettiva della rappresentanza in tutte le sue declinazioni politiche, sociali e civili.
Per contrastare la deriva in corso e riaffermare la necessità di un modello sociale e di sviluppo che riparta dall’attuazione della Costituzione, non dal suo stravolgimento, ci impegniamo in un percorso di confronto, iniziativa e mobilitazione comune che – a partire dai territori e nel pieno rispetto delle prerogative di ciascuno – rimetta al centro la necessità di garantire a tutte le persone e in tutto il Paese i diritti fondamentali e di salvaguardare la centralità del Parlamento contro ogni deriva di natura plebiscitaria fondata sull’uomo o sulla donna soli al comando.
Per queste ragioni, ci impegniamo a realizzare:
• il 24 giugno una grande manifestazione nazionale a Roma in difesa del diritto alla salute delle persone e nei luoghi di lavoro e per la difesa e rilancio del Servizio Sanitario Nazionale, pubblico e universale.
• Il 30 settembre una grande manifestazione nazionale a Roma per il lavoro, contro la precarietà, per la difesa e l’attuazione della Costituzione, contro l’autonomia differenziata e lo stravolgimento della nostra Repubblica parlamentare.
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Oggi domenica 28 maggio 2023

img_3099 Carbonia. Lussu in Senato: al comizio del consigliere regionale Dessanay inaudite violenze della polizia
28 Maggio 2023
Gianna Lai su Democraziaoggi
Oggi post domenicale sulla storia di Carbonia dal 1° settembre 2019.
img_3319Emilio Lussu in Senato: “al comizio del consigliere regionale Dessanay la polizia, facendo uso di lacrimogeni e di armi da fuoco a scopo intimidatorio, ha causato decine di feriti. E’ un clima di fascismo questo, lo ha creato, arbitro assoluto della situazione, questo miserabile funzionario fascista. Chiediamo se il ministro non ritenga urgente ristabilire in Carbonia un clima di legalità democratica” […]
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c3dem_banner_04Giù le mani dall’Africa
21 Maggio 2023 by Fabio | su C3dem
Chimamanda Ngozi Adichie, Giù le mani dalla mia Africa (La Stampa). Grazia Longo, Dieci milioni alla Tunisia per limitare le partenze “Uniti contro i trafficanti” (La Stampa)
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img_3320 L’insegnamento
di don Milani
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Su una parete della nostra scuola c’è scritto grande “I CARE”. È il motto intraducibile dei giovani americani migliori: “me ne importa, mi sta a cuore”. È il contrario esatto del motto fascista “me ne frego”.
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Milani cosi lontano da questa politica. Il commento di D’Ambrosio
Di Rocco D’Ambrosio | 27/05/2023 – Chiesa
https://formiche.net/2023/05/milani-lontano-da-questa-politica/
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Canto di Pentecoste
(dedicato a padre Agostino Pirri).
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Per la salvaguardia dei beni comuni

schermata-2023-05-28-alle-21-08-04 Chiude a Cagliari l’Università della terza età? Un “bene comune” da salvaguardare e rilanciare nell’interesse degli anziani e di tutti i cittadini.

Anche la Repubblica rende onore a don Lorenzo Milani

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Centenario della nascita.
Il Comitato delle celebrazioni:
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https://www.famigliacristiana.it/articolo/don-milani-le-celebrazioni-del-centenario.aspx
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https://www.ansa.it/amp/toscana/notizie/2023/05/27/mattarella-a-barbiana-omaggio-a-don-milani_39840807-d73e-4eea-b1a5-7a41e251d589.html
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https://www.lanazione.it/firenze/cronaca/don-milani-barbiana-diretta-xbxq0l8r
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I Care, cento anni di don Milani. Su Nigrizia.
https://www.nigrizia.it/notizia/cento-anni-di-don-lorenzo-milani

Chiude a Cagliari l’Università della terza età

Un “bene comune” da salvaguardare e rilanciare nell’interesse degli anziani e di tutti i cittadini.
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di Franco Meloni
L’Università della terza età di Cagliari chiude definitivamente i battenti il 31 del mese. Lo ha comunicato in questi giorni il suo direttore, Cristiano Ardau, agli studenti, soprattutto studentesse, tutti o quasi ultrasettantenni, al termine di una lezione in una serata che sembrava volgere al termine nell’assoluta normalità. È stato un autentico “fulmine a ciel sereno”, che nessuno si aspettava. Certo destava perlomeno qualche sospetto l’assenza dalla sede dei titolari della gestione dell’Università (da ora in poi la chiameremo in prevalenza “Scuola”) che ormai si prolungava da tempo. Li si sapeva in Francia presso parenti. Intanto maturava un “buco” nei conti della Scuola, non si conosce, allo stato, di quali dimensioni e neppure di chi sia la responsabilità. Sembra che su tutto stia indagando la Guardia di Finanza, che avrebbe (il condizionale è d’obbligo) deciso di porre i sigilli ai locali (che comunque saranno riconsegnati alla proprietà), al fine di proseguire in tranquillità i doverosi accertamenti e soprattutto di impedire ulteriori perdite finanziarie. Si sa, i finanzieri, come i carabinieri, “non sono certo di cuore tenero”, come giusto che sia, e che comunque, ne siamo sicuri, “procederanno”. Seppure malvolentieri, perlomeno perché tra i frequentanti la Scuola ci sarà sicuramente qualche mamma/babbo, sorella/fratello, zia/zio o addiritura nonna/nonno di qualche finanziere a cui certo dispiacerebbe la chiusura della Scuola. Lo diciamo se non altro per un fatto di numerosità perché “Cagliari è piccola” e gli iscritti alla Scuola, ci dicono, siano oltre 250 persone, sebbene i frequentati assidui si aggirino intorno ai 200. Una bella realtà. La chiusura della Scuola li mette (o, speriamo, li metterebbe) in crisi perché per quasi tutti loro attualmente costituisce l’occupazione principale. Ma, mentre la Finanza fa il suo dovere, deve entrare in campo soprattutto la Politica. E di questo parliamo. Dobbiamo fare qualcosa, innanzitutto per loro, per gli anziani (chi scrive è tra questi), per il loro benessere psicofisico, ma è importante anche per lo Stato (e pertanto per tutti i cittadini), che a contribuire a mantenere efficienti gli anziani non ha che da guadagnare in termini di risparmio sulla “spesa sanitaria/sociale”. Partiamo dunque da questa certezza per noi e speriamo per molti: la Scuola deve continuare a vivere, senza soluzione di continuità, pertanto ne va scongiurata la paventata chiusura il 31 maggio.
Che fare allora?
Di seguito alcune idee, che allo stato appartengono solamente a chi scrive nonché alla redazione di Aladinpensiero, che sottoponiamo al direttore in carica e a un “Comitato degli iscritti”, che deve immediatamente costituirsi, se non ancora fatto.
È questa Entità che deve prendere in mano la situazione negoziando ogni possibile via d’uscita ragionevole e duratura. Con chi? In primis con la Regione sarda, che non solo è proprietaria dei locali, ma soprattutto ha competenza istituzionale primaria sulla gestione della cultura, in termini di suo sostegno pubblico. Anche quando la gestione concreta sia privata. Parliamo, infatti, nel nostro caso a buon diritto, di un “bene comune” da salvaguardare e garantire, ai sensi della Costituzione della nostra Repubblica (art. 118), al riguardo fondamentale riferimento del Codice del Terzo Settore, decreto legislativo 117/2017. Altro soggetto pubblico coinvolto (o comunque da coinvolgere) è il Comune di Cagliari, per ovvie ragioni prima organizzazione pubblica di rappresentanza dei cittadini. E poi è utile coinvolgere tutte le altre Entità anche private, ma in ogni caso di rilevanza e utilità pubblica, che hanno o possono avere un ruolo nella vicenda e che lo vogliano: pensiamo alle Associazioni socio-culturali di base, operanti in tutti gli aspetti della vita socio-culturale e financo religiosa delle nostre comunità. Tutte virtuosamente concorrenti al benessere dei cittadini.
Ma tecnicamente, cosa si potrebbe fare?
Si dovrebbe preliminarmente “isolare il debito”, determinandone l’effettiva consistenza e individuando le responsabilità della sua formazione (se sussistono), provvedendo a costituire una sorta di “bad company” che lo gestisca, con il suo ricupero a carico dei debitori o, in ultima istanza, della pubblica amministrazione (questione ovviamente da approfondire).
Così liberata dal gravoso fardello finanziario, la Scuola dovrebbe da subito essere affidata al predetto Comitato degli iscritti, che ne garantirebbe la continuità didattica nell’emergenza. Nel contempo, soprattutto per il proseguo, si dovrebbe affidare la gestione a un commissario ad hoc, espresso dalla stessa Scuola, fino alla formale costituzione di una apposita organizzazione di diritto privato sul modello delle tante Università della terza età presenti in Sardegna (e riunite in una entità di coordinamento regionale denominata UTE). Al riguardo, anche per vicinanza geografica e storici legami culturali si potrebbe far riferimento all’Universita’ della terza età di Quartu Sant’Elena (l’Universita’ della terza età di Quartu nacque nel 1986 per gemmazione di quella di Cagliari), recentemente riorganizzata in ottemperanza alle prescrizioni del già citato Codice del Terzo Settore, decreto legislativo 117/2017. Nel suo sito web si trova ogni utile informazione [https://www.univerquartu.it/index.php/chi-siamo/statuto2 ].
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Auguriamoci che tutto si risolva. Torneremo quanto prima sulla vicenda, che seguiremo passo dopo passo, giorno dopo giorno.
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(Franco Meloni, direttore di Aladinpensiero online)
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ZAMAGNI: APPLICARE NEL CONCRETO SOLIDARIETÀ E SUSSIDIARIETÀ
Zamagni: applicare nel concreto solidarietà e sussidiarietà https://www.politicainsieme.com/zamagni-applicare-nel-concreto-solidarieta-e-sussidiarieta/

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Oggi sabato 27 maggio 2023

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Don Lorenzo Milani. Oggi 27 maggio su RAI Scuola alle 18,30, in occasione del *Centenario della nascita del Priore di Barbiana* .
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21 Maggio 2023 by Fabio | su C3dem.
Don Milani e la meritocrazia
Antonio Carioti, Un marxista a Barbiana (la Lettura). Tonio Dell’Olio, Quel discorso sul merito (www.mosaicodipace.it)
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Il Governo, conservatore e arretrato, frena innovazione e rinnovabili, punta sulle fonti fossili
27 Maggio 2023 su Democraziaoggi.
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OSSERVATORIO sulla TRANSIZIONE ECOLOGICA
promossso da:
Laudato Si’, Coordinamento Democrazia Costituzionale, NOstra, Ambiente e […]
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Oggi venerdì 26 maggio 2023

img_3099 La destra e il reato universale
26 Maggio 2023
Rosamaria Maggio su Democraziaoggi.
Oggi con la maternità surrogata, qualche tempo fa con il soccorso in mare, la destra ha introdotto nel dibattito politico il tema dei reati universali, cioè quei reati considerati dal Governo così gravi da dover essere puniti ovunque vengano commessi.
Più precisamente la Presidente del Consiglio ha affermato, presentando il nuovo decreto in tema di […]
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ccdf114d-577c-4ee5-a8d3-a6f487cf3acc Nel cammino sinodale proseguono le conferenze alla Facoltà Teologica della Sardegna su “I laici nella Chiesa nel Mondo”. Oggi Venerdì 26 maggio 2023, alle ore 17, torna il professor Luca Diotallevi con un secondo e conclusivo incontro dedicato al tema. Il titolo della conferenza è: “Laici nella Città e nella Chiesa secondo il Concilio Vaticano II. Un’idea e una storia”. Il professor Diotallevi* parlerà del ruolo dei laici e del laicato nella società, a partire dai documenti del Concilio Vaticano II, e rifletterà su quello che è accaduto negli ultimi decenni nei quali il testo conciliare è stato largamente disatteso. È previsto un ampio dibattito.
* Luca Diotallevi è professore ordinario di Sociologia all’Università di Roma Tre.
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Laici nella Città e nella Chiesa secondo il Concilio Vaticano II. Un’idea e una storia

ccdf114d-577c-4ee5-a8d3-a6f487cf3acc Nel cammino sinodale proseguono le conferenze alla Facoltà Teologica della Sardegna su “I laici nella Chiesa nel Mondo”. Oggi Venerdì 26 maggio 2023, alle ore 17, torna il professor Luca Diotallevi con un secondo e conclusivo incontro dedicato al tema. Il titolo della conferenza è: “Laici nella Città e nella Chiesa secondo il Concilio Vaticano II. Un’idea e una storia”. Il professor Diotallevi parlerà del ruolo dei laici e del laicato nella società, a partire dai documenti del Concilio Vaticano II e pontifici e rifletterà su quello che è accaduto negli ultimi decenni nei quali i testi conciliari sono stati largamente disattesi. È previsto un ampio dibattito.
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Di seguito i principali testi di riferimento.

È online il manifesto sardo trecentosessantatre

pintor il manifesto sardo
Il numero 363