Economia

3abfc27a-9820-41eb-b4aa-e4845239926a
La manovra taglia e cuci
di Roberta Carlini, su Rocca*

I numeri devono ancora spuntare, nero su bianco. Ma il nuovo governo si avvicina alla sua prima decisiva prova – la manovra economica – con qualcosa di antico e qualcosa di nuovo. Molti commentatori, soprattutto tra gli occhiuti economisti, hanno sottolineato gli elementi in comune tra il nuovo governo e quello che all’improvviso è caduto in una giornata di mezza estate. In particolare, la tendenza a fare promesse che richiedono ingenti risorse pubbliche non accompagnate da precisa indicazione sulla loro copertura: dove prenderanno i soldi per attuare la riduzione del cuneo fiscale (tasse e contributi sul lavoro), i nuovi asili nido, gli incentivi all’economia verde, l’investimento su scuola e università, per parlare solo di alcuni dei capitoli del libro degli impegni (o dei sogni) dell’esecutivo giallorosso?

qualcosa di nuovo
Ma nell’apertura della stagione di bilancio 2019-2020 c’è anche qualcosa di nuovo, ed è bene non trascurarla: il ritrovato rapporto con l’Europa e il cambiamento dell’atteggiamento dei governi e delle istituzioni europee rispetto al governo italiano – che, prima ancora di produrre eventuali decisioni positive, ha già avuto effetti concreti nel confermare una fase di «bonaccia» dei mercati, che a sua volta premia il debito pubblico italiano riducendo così la spesa per interessi. Così, l’Italia affronta la sfida della manovra di bilancio alleggerita di alcune ansie (e spese) di troppo che derivavano esclusivamente dalla scarsa credibilità e bellicosità dei precedenti governanti. È vero che una parte di questi – il M5S – è socio di maggioranza dell’attuale governo, e addirittura occupa la prestigiosa e cruciale postazione degli Esteri. Ma è anche vero che la nebulosità delle sue intenzioni e il cordone di sicurezza che gli è stato messo intorno fanno sì che, in campo europeo, la cifra del governo Conte 2 sia chiarissima: l’Italia è tornata in Europa, dopo aver per quattordici mesi giocato pericolosamente tra dentro e fuori. Di fatto, il governo gialloverde non aveva mai davvero compiuto atti concreti contro le regole dell’Unione; pure, le sue minacce inconcludenti sono costate un bel po’ in termini di credibilità e spesa per interessi. Dunque la prima novità che darà la cornice generale alla manovra giallorossa è questa: non dovremo aggiungere alle tante difficoltà dell’economia privata e pubblica dell’Italia anche una vana e costosa sfida all’unione monetaria della quale facciamo parte. La seconda novità è che anche l’Europa ha un nuovo governo, con la Commissione che si è insediata dopo le elezioni: dunque va valutato se e come il quadro delle compatibilità dentro il quale le politiche nazionali devono muoversi può cambiare. Infine, c’è da registrare il cambio della guardia ai vertici della Bce, che dà il contesto della politica monetaria: qui le prospettive sono abbastanza chiare, poiché Christine Lagarde, che sostituisce Mario Draghi, non ha intenzione di cambiare la politica di «quantitative easing», il che vuol dire che continuerà una fase di tassi bassi e liquidità monetaria.

un sentiero stretto
Tutto bene, quindi? Le cose si fanno più facili? Non proprio. Uno scampato pericolo non è ancora un programma. Il neoministro dell’economia Gualtieri ha messo in chiaro la sua intenzione di perseguire una politica espansiva, non ostacolando o deprimendo la crescita, ma allo stesso tempo di non voler sfidare l’Unione europea sul livello del deficit. Siamo sempre nella logica del «sentiero stretto», per usare l’espressione coniata a suo tempo da Piercarlo Padoan, ultimo ministro dell’economia del centrosinistra. Adesso, abbiamo al governo un nuovo tipo di centrosinistra, nel quale il Pd non pare intenzionato a indossare la sola divisa del guardiano del rigore e il Movimento Cinque Stelle ha un profilo incerto, non più apertamente antieuro e anti-Europa ma deciso a tenere alte alcune sue bandiere. La principale, il reddito di cittadinanza, è già entrata nell’ordinamento con la scorsa manovra, ma si tratterà ora di attuarla concretamente; ha già mostrato alcuni suoi limiti, e anche una sorprendente bassa adesione da parte della cittadinanza: le domande sono state meno del previsto, al punto che i risparmi che ne sono derivati già sono stati messi in bilancio, per l’anno in corso, a riduzione del deficit.
Incassato, simbolicamente, questo successo, il M5S passerà a rivendicare misure costitutive della sua (non tanto certa) identità; in particolare, per quel che riguarda la manovra economica, quelle che vanno sotto il nome di «green new deal», ossia a favore di uno sviluppo economico ecologicamente compatibile e di rilancio degli investimenti ambientali.
Su questo terreno, l’intesa con il Pd è stata semplice. Almeno finché ci si è tenuti sulle generali: più problematico semmai era l’innesto con la cultura leghista e gli interessi della base sociale del partito di Salvini, più diffidente riguardo ai «lacci e lacciuoli» che a tutela dell’ecosistema sono posti o vanno aggiunti all’iniziativa economica e alle proprietà private.
Ma cosa significhi poi in concreto promuovere una crescita sostenibile è difficile da dire. Sul piano generale, può essere una utile bussola per scegliere, ad esempio, quali incentivi fiscali tagliare (quelli dannosi per l’ambiente) e quali
———————————————–
conte-gualtieri_1217
il premier Giuseppe Conte
con il neoministro per l’Economia Roberto Gualtieri
———————————————-
introdurre nel momento in cui si mette mano al sistema di detrazioni e deduzioni fiscali, dalla cui riforma ci si attende di raccogliere una parte delle risorse destinate a coprire il blocco degli aumenti dell’Iva. Sappiamo però bene che, quando materialmente si va a tagliare una agevolazione, la reazione delle categorie interessate, spesso non abbienti, può essere molto dura: basti pensare a cosa è successo in Francia con la rivolta dei gilet gialli, che protestavano proprio contro un caro-carburante che era sicuramente «benefico» dal punto di vista ambientale ma assai doloroso per i piccoli autotrasportatori, pendolari, autisti. La strada più semplice è lavorare sugli incentivi anziché sui disincentivi: aggiungere, non togliere. Ma questo si può fare se si hanno a disposizione molte risorse pubbliche; non è il caso dell’Italia, che invece dovrà trovare risorse, sia per la manovra sull’Iva (sui 24 miliardi di euro), che per continuare nelle spese già impegnate (altri 3-4 miliardi), che per finanziare l’altra grande misura sulla quale il programma del nuovo governo si è impegnato: la riduzione del cuneo fiscale, ossia le tasse e i contributi sul lavoro.

con quali soldi?
In parte, l’enorme mole di questa manovra potrà essere coperta dal ridimensionamento della spesa per interessi (resa possibile, come si scriveva prima, dalla politica della Bce e dalla riduzione del rischio-Italia); un altro contributo positivo, già evidenziato nella prima parte di que- st’anno, viene da aumenti di gettito deri- vanti dalle misure dei passati governi, come la fatturazione elettronica; infine, potrà esserci qualche spicciolo derivante dallo stop ad alcune misure prese per volontà della Lega, in particolare l’estensione della flat tax sulle partite Iva ai redditi fino a 100.000 euro. Ma tutto ciò non basta. Dunque, per finanziare il blocco degli aumenti dell’Iva e avviare la riduzione del cuneo fiscale (che, ha già detto Gualtieri, sarà fatta nell’arco di tre anni), serve altro. Cosa?
Puntare solo sul debito, come voleva fare il precedente governo, non è un’opzione possibile per l’attuale. Non ci sarà nessuna sfida per avvicinare il rapporto tra deficit e Pil al 3% o addirittura superarlo, come voleva Salvini. Né la nuova Commissione sarebbe aperta su questo: l’intenzione è quella di interpretare il Patto di stabilità, ma non di riformarlo. In questa «interpretazione» si inseriranno le richieste italiane e la contrattazione con Bruxelles. In particolare, sullo scomputo degli investimenti «verdi» dalla spesa che si calcola per misurare i fatidici tetti di deficit. Un’altra manovra, proposta dal ministro italiano, prevede di utilizzare meglio i fondi strutturali europei, in due sensi: accelerare le procedure e soprattutto la loro spesa, che troppo spesso impiega molto tempo per tradursi in realtà; chiedere un cambiamento delle regole, per cui la quota di cofinanziamento nazionale (vale a dire, la spesa che gli stati e le Regioni devono mettere sul piatto per accompagnare i progetti europei) sia scomputata dal patto di stabilità. Questa proposta ha un senso: a volte i fondi europei non si possono spendere perché il corrispondente investimento italiano è bloccato dagli stessi vincoli europei, il che è un paradosso. Ma bisognerà vedere se la Commissione acconsentirà a questa modifica, e soprattutto quanto tempo ci vorrà.

una scommessa difficile
Di certo, queste speranze non si tradurranno in realtà in pochi mesi, ossia nel tempo in cui la manovra 2020 deve essere presentata. Tutto fa prevedere dunque che il governo Conte 2 cercherà di ridimensionare le nuove spese (magari preparando la riforma del cuneo fiscale ma rinviandone il grosso al 2021-2022), puntando per la «fase uno» alle misure necessarie per bloccare l’aumento dell’Iva; di far aumentare le entrate da lotta all’evasione fiscale (è vero, si tratta di un sempreverde, ma i successi della fatturazione elettronica fanno capire quanto sarebbe potente un uso efficace delle tecnologie per metter mano al più grosso problema strutturale dell’Italia, l’evasione fiscale); di far lievitare quelle spese sulle quali la Commissione europea è più disponibile a dare flessibilità, ossia gli investimenti pubblici.
È una scommessa difficile, tutta da chiarire. Ma per ora si può registrare con sollievo l’uscita di scena di uno spreco di risorse, quale sarebbe stata la flat tax cara ai leghisti (una manovra a favore dei più ricchi); e il beneficio di un clima di collaborazione con le istituzioni europee, che – a meno di nuove ondate di instabilità legata a eventi internazionali o ai nuovi contorcimenti della politica interna – potrebbe darci qualche mese di tregua.

* Roberta Carlini
ROCCA n.19 1 OTTOBRE 2019
————-
rocca-19-ott2019

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>