Oggi martedì 29 ottobre 2019

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———————Opinioni,Commenti e Riflessioni———————
Sui mafiosi fermezza politica e rigore costituzionale
29 Ottobre 2019
Tonino Dessì su Democraziaoggi.
Caro Andrea, mi pare opportuno un chiarimento che riterrei utile, se non a noi, a chi leggesse la nostra discussione per trarre spunti di riflessione. Ai tempi del terrorismo fummo molto critici verso la filosofia della “legislazione speciale”, perché ritenevamo che al terrorismo occorresse rispondere con la difesa della democrazia, la cui involuzione era […]
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ALLARME UMBRO
I risultati delle consultazioni regionali in Umbria mostrano la ormai acquisita mobilità e volatilità dell’elettorato: un monito, un segnale di pericolo, ma anche una ragione di impegno politico e di speranza sulle possibilità di cambiamento contro la deriva antidemocratica
di Diodato Pirone, su chiesadituttichiesadeipoveri.
[segue]
La leggendaria mobilità dell’elettorato italiano è stata confermata dai risultati di una regione piccola come l’Umbria che ospita appena 92 Comuni sugli ottomila disseminati in Italia. Ebbene se alle regionali del 2015 (appena quattro anni fa) in 89 di questi 92 Comuni il primo partito era risultato il Pd, ieri in 86 Comuni la posizione di testa è stata conquistata dalla Lega. Del resto, se il Pd mantiene una percentuale di consensi superiori al 20% (comunque più che dimezzata rispetto al 49,2% delle europee del 2014) perde il 25% degli elettori rispetto alle politiche del 2018 poiché i suoi voti assoluti passano da 126.856 a 93.296.

Altro dato impressionante è la parabola grillina. Alle politiche del marzo 2018 il M5S era risultato il primo partito in Regione con il 27,5% dei consensi pari a 140.731 voti. Ieri nel carniere grillino sono finiti appena 30.953 voti. Questo significa che il partito guidato da Luigi Di Maio è finito al quarto posto, superato anche da Fratelli d’Italia, e che nel giro di un anno e mezzo o poco più tre elettori pentastellati su quattro, il 75%, non hanno rinnovato la propria fiducia ai 5Stelle.

Sono dati eclatanti. Effetti della svolta epocale della società umbra che già dalle europee di cinque mesi fa aveva assegnato la maggioranza dei consensi al centro-destra ma che l’altro ieri ha consolidato questa scelta di campo.

«Il voto delle regionali umbre era maturo da tempo – sottolinea Enzo Risso, direttore della casa di sondaggi triestina SWG – Nelle scorse settimane i nostri carotaggi segnalavano che il 69% degli umbri considerava il Pd come un partito trasformatosi in una sorta di casta regionale. Inoltre, il 67% degli elettori considerava i 5Stelle inesperti e demagogici. Anche la Lega segnalava elementi negativi poiché il 41% degli umbri la considera una formazione pericolosa. Ma, come si vede, il dati negativi sul Carroccio sono decisamente meno alti».

L’analisi dei flussi elettorali consente di capire meglio i segnali che hanno inviato gli elettori umbri. Iniziamo da quelli della Lega che – secondo gli analisti SWG- rispetto alle europee ha mantenuto il 70,8% dei consensi ma ha ceduto il 7% agli alleati di Fratelli d’Italia. Il che spiega una parte del successo del partito di Giorgia Meloni che è passato dal 6,6% delle europee ad oltre il 10% dell’altro ieri. Da segnalare che anche la Lega ha sofferto di un flusso di voti (il 12%) verso l’astensione. In termini assoluti il partito di Matteo Salvini ha perso 17.000 voti rispetto alle europee ma ne ha guadagnato 51.000 rispetto alle politiche. Il Carroccio ha smesso però di attrarre voti dal Pd che ha ceduto alla Lega solo il 2,3% degli elettori che gli avevano accordato la fiducia alle europee.

E veniamo ai flussi elettorali dei Democratici che hanno un elettore su 5 (il 19% per l’esattezza) verso l’area dell’astensione. «Il partito di Zingaretti ha mantenuto in Umbria il suo zoccolo duro – dice Risso – La percentuale del 22,3% non è lontana da quelle delle europee e delle politiche anche se i voti assoluti sono inferiori anche a causa del minor afflusso di votanti. Il Pd resta forte soprattutto fra l’elettorato più anziano».

I flussi più consistenti riguardano i 5Stelle. Il 33% di chi li aveva votati alle europee alle regionali si è astenuto, il 7% ha votato per il partito della Meloni e il 6,6% per la Lega. Un altro 10% è andato al Pd o ad altri partiti del centro-sinistra. «I 5Stelle hanno raccolto alle politiche il sentimento di rabbia degli italiani – spiega Risso – Ma poi non lo ho hanno saputo coltivare. Il loro spostamento verso lidi centristi resta incerto».
Fatto sta che secondo i dati SWG il 38% degli elettori Dem umbri e il 54% di quelli pentastellati non approvano l’accordo nazionale fra i due partiti.

Diodato Pirone
29 ottobre 2019

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