Oggi mercoledì 22 luglio 2020

sardegnaeuropa-bomeluzo3-300x211Sardegna-bomeluuzo22sedia-van-goghGLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413filippo-figari-sardegna-industre-2senza-titolo1lampadadialadmicromicro13democraziaoggi-loghetto55aed52a-36f9-4c94-9310-f83709079d6d0c73ae76-25bc-4f0c-b9b3-19306fe9655c
license_by_nc_sa asvis-oghetto
—————————Opinioni, Commenti e Riflessioni, Appuntamenti————–——–
Recovery Fund e il rilancio del disegno europeo
22 Luglio 2020
Gianfranco Sabattini su Democraziaoggi.
La crisi sanitaria che ha investito l’economia mondiale all’inizio di quest’anno avrà sui Paesi colpiti dalla pandemia effetti ben più gravi di quelli che essi hanno patito a seguito della Grande Recessione del 2007-2008. Le stime più ottimistiche per l’Italia, secondo il Fondo Monetario internazionale, “prevedono per il 2020 – afferma Francesco Saraceno in ‘L’economia europea tra lockdown e Fondo per la ripresa’ (Il Mulino, n. 3/2020) – una contrazione del PIL del 9,2%, a fronte di un calo del 2009 che era stato del 5,3%”.[…]
———————————————————
com-rwmCOMITATO RICONVERSIONE RWM – IGLESIAS
“Crisi Rwm”
Il Comitato Riconversione Rwm prende atto con preoccupazione di quanto comunicato dalla direzione aziendale Rwm relativamente all’impossibilità di mantenere gli attuali (ridotti) livelli occupativi dello stabilimento di Domusnovas-Iglesias.
Si tratta di 80 posti di lavoro già persi e di altri 90 a rischio, ancorché provvisoriamente affidati alla cassa integrazione, in un territorio che, da tempo ridotto al lumicino, ha visto affievolirsi ulteriormente le proprie speranze di salvezza in questo tempo di epidemia. [segue]
Le conseguenze economiche del divieto di esportazione verso paesi belligeranti imposto dalla legge 185/90 e voluto da parlamento e governo nello scorso luglio, hanno finito per ricadere esclusivamente sugli anelli deboli della catena: i lavoratori e le loro famiglie. Come troppo spesso succede.
L’azienda ha un cliente principale che giustifica economicamente la sua attività e quel cliente è un paese che da 5 anni è in guerra contro una parte dei cittadini yemeniti, con tutta la potenza del suo apparato militare che non bada a spese pur di annientare il nemico ed è sostenuto da buona parte dei paesi occidentali. Ma quel cliente, fortunatamente, è, al momento, all’angolo.
Eppure, lo scenario potrebbe essere ben diverso se solo il gruppo tedesco Rheinmetall, che detiene la proprietà della fabbrica, indirizzasse i propri investimenti in Sardegna verso altre direzioni, meno dipendenti da scelte di morte e di distruzione.
Buona parte del fatturato della multinazionale con sede a Berlino, infatti, proviene dal settore civile e niente gli impedirebbe di convertire al civile anche le produzioni dell’isola.
Invece, come si legge anche nel comunicato, persistono gli investimenti finalizzati ad incrementare la produzione di armi, che prevede un tipo di occupazione meno stabile perché continuamente soggetta alle fluttuazioni di un mercato per sua natura scoppiettante.
Stavolta è la scelta governativa di rispettare finalmente la legge a mettere a rischio l’occupazione di qualche centinaio di lavoratori, la prossima potrebbe essere la fine di una guerra. Volere espandere la produzione di armi significa non aver interesse alla pace. Quella bellica è un tipo di industria predatoria che costringe quadri e operai a desiderare che guerre e distruzioni non abbiano mai fine, pur di salvaguardare il proprio lavoro.
Da anni diciamo queste cose e da anni mettiamo in guardia contro la fragilità occupativa dell’industria bellica, soggetta a repentini cambi di programma, ribaltamenti geopolitici e prese di posizione dei governi che controllano la produzione. Da anni affermati studiosi sostengono che le industrie belliche siano fonti di ingenti guadagni per pochi e non portino vero sviluppo ai territori nei quali si installano.
La legge 185/90, oltre a prevedere divieti e attente regolamentazioni, stabilisce anche che possa essere lo Stato a farsi carico delle conseguenze delle crisi dell’industria bellica, prevedendo un fondo per la riconversione.
Piuttosto che tenere in vita un’industria così precaria, con sussidi pubblici e artifici amministrativi, non sarà il caso di mettere in cantiere, subito, un progetto di riconversione industriale al civile, finanziato dallo Stato, magari approfittando dei fondi stanziati dall’Unione per la conversione ecologica, green, dell’economia europea?
Le istituzioni, facciano la scelta giusta: sostengano subito e direttamente i lavoratori, con gli strumenti necessari, senza incentivare nuove intraprese belliche della proprietà aziendale ma anzi promuovendo una radicale conversione delle produzioni, ecologica e pacifica, per il bene di tutti i sardi ma anche, contemporaneamente, delle popolazioni straziate dalle “nostre” bombe.

I portavoce
Portavoce: Arnaldo Scarpa (346 1275482) – Cinzia Guaita (327 8194752)
COMUNICATO STAMPA

One Response to Oggi mercoledì 22 luglio 2020

  1. admin scrive:

    E’ giusto mobilitarsi per difendere una fabbrica di bombe utilizzate per distruggere bambini,donne ,
    cittadini yemeniti,case,scuole,chiese,moschee,
    mercati ,paesi e territori ? Tutto giustificato per difendere 260 posti di lavoro,di cui 80 a tempo determinato ?
    E se il sig. Sindaco di Domusnovas lanciasse l’appello di una grossa mobilitazione perché quella fabbrica costruisse motori invece che strumenti di morte ? Non è impossibile perché la multinazionale tedesca da cui dipende la RWM di Domusnovas/Iglesias costruisce già’ motori e quant’altro.
    Come fa il sottosegretario alla difesa – il sardo on.Giulio Calvisi – ad impegnarsi perché il Governo e il Parlamento Italiano riveda il temporaneo embargo verso l’Arabia Saudita ? Perché – diciamolo chiaramente – l”obiettivo della RWM è di utilizzare il ricatto dei posti di lavoro e purtroppo le forze politiche,i Sindacati CILS e CGIL ed i cittadini di Domusnovas e di Iglesias per sbloccare l’embargo !
    La conoscono la Costituzione e lo sanno che vi sono deliberati dell’ONU ,della Comunita’ Europea e dello stesso Parlamento tedesco che vietano l’esportazione di armi verso i Paesi belligeranti come l’Arabia Saudita ?
    Ed allora chi sta dalla parte giusta ?
    Giacomo Meloni Segretarii Naz.le del Sindacato Sardo CSS e componente del Comitato per la riconversione della RWM .di Domusnovas/Iglesias
    Cagliari,23.luglio 2020.

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>