La Chiesa di Cagliari impegnata nella crisi e oltre la crisi

psl-19-03-2021Diocesi di Cagliari
Presentazione del documento
“La Chiesa di Cagliari tra crisi sociale e pandemia”
Oggi, Venerdì 19 marzo 2021, solennità di San Giuseppe, giornata tradizionalmente dedicata, nella diocesi di Cagliari, ai temi del lavoro, sarà presentato uno strumento di riflessione e proposta elaborato dall’équipe di Pastorale sociale, dal titolo “La Chiesa di Cagliari tra crisi sociale e pandemia”.
L’appuntamento è fissato presso la sala Benedetto XVI del Seminario Arcivescovile (via mons. G. Cogoni 9 – Cagliari) alle ore 10.00. L’evento sarò trasmesso in diretta sulla pagina fb di Radio Kalaritana. [segue]

Introduce l’incontro

· mons. Giuseppe Baturi, Arcivescovo di Cagliari

Interverranno

· il diacono Ignazio Boi, Direttore dell’Ufficio diocesano di pastorale sociale e del lavoro, pace e salvaguardia del creato, e Cristiano Erriu, componente dell’equipe.

Seguiranno le domande della stampa.

Infine si terrà la consegna del sussidio ad alcuni rappresentanti delle istituzioni ed esponenti delle realtà politiche, imprenditoriali, lavorative, sindacali, sociali, associative ed ecclesiali.

È prevista la partecipazione

· del Presidente della Regione Sardegna, Christian Solinas

· dell’Assessore Regionale del lavoro, Alessandra Zedda

· dell’Assessore ai servizi sociali del Comune di Cagliari, Viviana Lantini

· del Sindaco di Sestu, Paola Secci

· del Sindaco di Pula, Carla Medau

· della Presidente della Sezione costruttori edili Confindustria Sardegna Meridionale, Simona Pellegrini

· del Segretario generale Cisl Cagliari, Mimmo Contu

· della Portavoce del Forum del terzo settore, Stefania Gelidi

· del Presidente di Federsolidarietà Sardegna, Antonello Pili

· e di alcuni rappresentati della realtà ecclesiale diocesana.

Il testo del sussidio è disponibile sul sito della diocesi di Cagliari www.chiesadicagliari.it .
La conferenza si terrà nel pieno rispetto delle norme di contenimento di prevenzione anti covid-19.
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Ufficio stampa – Diocesi di Cagliari ufficiostampa@diocesidicagliari.it – COMUNICATO STAMPA

Per informazioni: upsl@diocesidicagliari.it – 3487207784 (diac. Ignazio Boi)
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SCHEMA DELL’INTERVENTO DI CRISTIANO ERRIU
Intervento introduttivo di Cristiano Erriu
1.Ringrazio Mons. Baturi e il Direttore dell’UPSL e per il privilegio concessomi di introdurre i lavori e
di proporre alcuni elementi utili a inquadrare il contesto nel quale è nato il documento.
Si tratta di un lavoro realizzato con approccio innovativo a cui ho contribuito personalmente in
piccola parte. Un lavoro che ha visto la partecipazione di tante persone.
Un lavoro collettivo e connettivo. A tratti impegnativo e un po’ faticoso, soprattutto per chi ha
avuto l’onere del coordinamento.
Ma con un piano e un metodo pensati e fortemente voluti che vogliono assumere un significato per
certi versi simbolico e paradigmatico.
La dimensione collettiva richiama il coinvolgimento attivo di tante persone. Il che ha significato e
significa arricchirne il contenuto con il contributo di differenti sensibilità.
La dimensione connettiva richiama invece la volontà di uno sforzo alla ricerca di una sintesi
condivisa in una tensione continua verso l’unità.
Altri due elementi fondanti di questo lavoro riguardano da un lato l’invito all’azione, a quella che
nel documento viene definita “pedagogia dei fatti”, dall’altro lato, alla consapevolezza di una
necessaria incompletezza del percorso collettivo che deve essere e rimanere aperto e che ha
necessità di essere continuamente attualizzato, contestualizzato, aggiornato.
Questi elementi si possono rinvenire diffusamente del documento. E’ uno strumento di riflessione
e di approfondimento ma anche un invito all’azione, uno strumento per l’azione. Uno strumento
per l’avvio di un cammino di scoperta (e riscoperta) delle possibili vie e soluzioni attivabili per
rispondere alle difficoltà del momento e per sostenere le comunità locali nell’attivazione di processi
virtuosi di solidarietà e di prossimità.
2. Di lavoro collettivo e di tensione verso l’unità c’è grande bisogno in questo momento di grandi
difficoltà.

Dentro e fuori la Chiesa. Tra i religiosi, i laici maturi e tra quanti, anche non credenti, riconoscono la
saldezza e la visione profetica proposti della Chiesa in questo frangente.
Il documento è ricco di riferimenti diretti alle sorgenti che alimentano il nostro impegno di cattolici
che si ispirano dalla Dottrina Sociale della Chiesa, compreso il ricco magistero papale legato al
contenimento e al superamento di questa Pandemia. Ma è evidente che siamo mossi soprattutto
dalla volontà di contribuire alla individuazione di possibili strade, modalità, strumenti e proposte
concrete per affrontare insieme la ripresa a beneficio di tutti. Siamo mossi dalla ricerca del Bene
Comune.
3. Le cifre dell’infelicità sociale sono eloquenti.
La diffusione della pandemia da Coronavirus, registrata nei primi mesi del 2020 e tutt’ora in corso,
è un evento di portata storica, paragonabile forse ai grandi sconvolgimenti dettati dalle crisi
energetiche degli anni ’70 ma con un impatto decisamente più esteso.
In campo economico, la depressione che ne è derivata ha finora registrato effetti differenziati.
Questi effetti sono dipesi in parte dall’intensità e dai cicli del fenomeno virulento (le “ondate”), in
parte dalle differenze nella capacità di risposta dettata da molteplici variabili: zone territoriali più o
meno preparate, capacità strutturali delle singole organizzazioni coinvolte, settori colpiti in modo
differente, tipologia e dimensione dei singoli attori sociali, professionalità e adeguatezza dei singoli
individui.
Si sono inoltre alternati momenti di massimo allarme e fasi di quiete relativa, con normative che
hanno previsto il susseguirsi di “aperture”, spesso condizionate, e di “chiusure” delle attività,
contribuendo a determinare un quadro di incertezza del quale, inevitabilmente, risente anche la
strategia per la ripartenza del sistema sardo.
Nella sostanza, il Covid-19 ha sconvolto il già difficile processo di recupero dalla crisi preesistente e
della difficile condizione id partenza della Sardegna, innestando ulteriori elementi di difficoltà e,
soprattutto, di incertezza.
In Sardegna si sono avute conseguenze economiche molto negative.
Se a livello nazionale, nel periodo gennaio-novembre 2020 l’imponibile IVA rilevato dall’Agenzia
delle Entrate tramite la fatturazione elettronica è diminuito a livello nazionale del 11,2% rispetto
allo stesso periodo del 2019, in Sardegna l’impatto negativo è superiore al doppio della media
nazionale: è del 25,2%.
Se scendiamo nei dettagli, la variazione percentuale mensile dell’imponibile IVA delle persone non
fisiche dell’attività manifatturiera è stata in Sardegna del – 61,1% a fronte di una media nazionale
del -16,4%. La riduzione dell’imponibile IVA nel settore delle forniture di energia elettrica, gas,
vapore e aria condizionata sono stati del – 69,8% a fronte della media nazionale del – 20,6%.
Sono dati impressionanti che testimoniano di un vero e proprio blocco dell’economia. E siccome
noi sappiamo che una componente fondamentale delle entrate ordinarie del bilancio della Regione
Autonoma della Sardegna dipende dall’imponibile IVA e IRPEF sappiamo bene cosa questo
comporterà nei prossimi anni.
Un impatto negativo certamente non compensato da alcuni segnali positivi sul versante
dell’incremento di modelli virtuosi di lavoro agile e di un certo sia pur forzato sviluppo dei modelli
distributivi delle merci.
4. Certamente, il contesto molto probabilmente comporterà un obbligo di convivenza, per un
periodo di tempo ancora oggi non prevedibile, con una situazione di incertezza e di provvisorietà.
Va anche tenuto in considerazione che, una volta terminati i programmi pubblici di aiuto o gli
indennizzi, tale situazione potrebbe generare fenomeni di debito privato molto rilevanti, con effetti
considerevoli soprattutto per le imprese sia dal punto di vista finanziario che della capacità delle
stesse di restare in attività.
Sarebbe quindi opportuno che gli interventi di sostegno siano effettivamente collegati a programmi
di Recovery, ossia, di recupero e non solo di sostegno immediato (la “liquidità”, diventato un
bisogno impellente durante e subito dopo il lock-down).
Proprio la differenza di impatto del Covid-19 evidenzia la necessità di interventi flessibili e mirati ,
con particolare attenzione ai soggetti, individuali e collettivi, maggiormente penalizzati.
Sarà importante non assistere passivamente all’evoluzione attuale e quella del prossimo futuro.
Una opportunità a riguardo può essere certamente rappresentata dal cd Recovery Plan che
mobiliterà una massa ingente di risorse. Circa 209 miliardi di Euro (82 di sussidi e 127 di prestiti)
destinati all’Italia. Una massa di denaro superiore (a cifre attualizzate con l’incremento
dell’inflazione dal ’48 ad oggi) a quanto il Piano Marshall destinò nel dopoguerra all’intera Europa.
5. Sul versante sociale l’emergenza epidemiologica, a sua volta, ha generato un solco profondo nel
tessuto sociale. Effetti che rischiano di compromettere la sicurezza di vita di larghe fasce di
popolazione e di far cadere nell’indigenza la parte più debole della nostra società.
I segnali di pericolo sono ormai tanti. Fenomeni di disgregazione sociale, di disorientamento a livello
individuale e di comunità, di aumento del divario digitale, di emergenza educativa, di isolamento
forzato della popolazione anziana, di drastica riduzione delle relazioni interpersonali a livello
culturale, sportivo, sociale, religioso.
Senza considerare le ricadute sul sistema sanitario regionale a rischio serio di tenuta.
6. Ci siamo chiesti: cosa possiamo fare di concreto? Come possiamo rispondere alle esortazioni del
Pontefice quando afferma che ”peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla, chiudendoci
in noi stessi”
?

Le risposte che ci siamo dati sono sintetizzabili i tre punti:
a) Proponendo iniziative di confronto e sensibilizzazione;
b) Indicando alcune azioni possibili per affrontare e gestire la crisi;
c) Preparandoci a vivere la ripresa in termini di recupero di relazioni significative e
comportamenti solidali e di prossimità.
A partire dai valori e dai bisogni e rilevati abbiamo concentrato la nostra attenzione sugli strumenti
e sui mezzi, suggerendo alcune azioni concrete attivabili con le potenzialità e le possibilità di cui
dispone ogni comunità a seconda delle priorità individuate.
Oltre a questo, i componenti dell’equipe di pastorale sociale e del lavoro, davvero ricco di
competenze, di esperienze, di professionalità e di sensibilità ha offerto di impegnarsi.
Proprio nel senso letterale di “darsi in pegno” rispetto all’obiettivo di accompagnare e di servire e
sostenere il processo di cambiamento mediante percorsi che si vorranno individuare e iniziative che
si intenderanno effettuare in tuti i contesti comunitari interni alla Chiesa e non solo.
7. Gli ambiti dell’azione sono stati costruiti attorno a quattro parole chiave. Verso queste si intende
rivolgere lo sguardo attento e proiettare orientamenti scelte e prassi pastorale integrata e condivisa:
persona, comunità, educazione e lavoro.
La persona al centro di tutto. Con la sua dignità da preservare, i sui bisogni da garantire, i suoi diritti
da tutelare, i suoi interessi primari da sostenere e valorizzare.
Con la pedagogia dei fatti, con la gestione integrata che coinvolga tutti gli uffici diocesani, con la
valorizzazione dei centri d’ascolto, con l’attivazione di banche del tempo e di ogni altro strumento
ritenuto utile, urgente e necessario.
Il secondo ambito è quello della Comunità. La comunità rappresenta l’aspetto sociale della
persona. Essa si fonda sul principio della solidarietà e dello scambio virtuoso: dalla comunità si
riceve e alla comunità si dona. A questo ci invitano tanto la fede cristiana quanto l’impostazione
personalista della Costituzione italiana. Entrambe, ciascuna nella propria sfera, invitano a costruire
l’identità come un “io “collettivo fattore di unificazione e non di divisione e separatezza. Di fronte
alle comunità primarie tutto diviene secondario.
Il padre costituente Aldo Moro, figlio della cultura cattolico democratica, che mi piace ricordare
perché fu rapito il 16 marzo di 43 anni fa arrivava a sostenere che “lo stesso potere si legittima
davvero e solo per il continuo contatto con la sua radice umana e si pone con un limite invalicabile:
le forze sociali che contano per se stesse, il crescere dei centri di decisione, il pluralismo che esprime
la molteplicità irriducibile delle libere forme della vita comunitaria.“
Tutto ciò che serve a rafforzare la dimensione comunitaria va nella giusta direzione: gli strumenti di
partecipazione deliberativa, la promozione di livelli di aggregazione sociale come risposta a tante
criticità, la sussidiarietà, il terzo settore e il volontariato quali strumenti indispensabili di
aggregazione sociale. E poi c’è naturalmente il tema della Comunità ecclesiale e delle tante attività
collegate sia alla vita liturgica e sacramentale, sia ai contesti educativi e solidaristici oltre a tutte le
altre dimensioni che coinvolgono tanti aspetti della vita delle persone nelle parrocchie.
Il tema educativo e quello della formazione diventano a loro volta di primaria importanza.
Servizi di sostegno, di orientamento e di accompagnamento, una formazione di qualità, un
approccio educativo relazionale, percorsi di inclusione, la valorizzazione di buone pratiche, azioni di
tutoraggio e di mentoring, un ruolo forte delle scuole cattoliche oltre che degli oratori parrocchiali.
Sono tutti ambiti di lavoro in un processo di formazione continua che coinvolge le famiglie e i
giovani.
Da ultimo c’è il tema del lavoro. Questo tema assume oggi un rilievo del tutto peculiare.
E’ stato posto alla base della riflessione dei cattolici italiani in occasione della 48 settimana sociale
realizzata proprio qui a Cagliari nel 2017. Venne declinato allora su quattro aggettivi: libero,
creativo, partecipativo e solidale. La prossima settimana sociale vedrà Taranto come luogo simbolo
e i temi saranno quelli dell’ambiente e dell’ecologia integrale.
Il combinato disposto di questi differenti momenti riflessione ci porta a ragionare in modo
particolarmente intenso sul nostro contesto regionale e sulle possibili soluzioni alle difficoltà che
incontriamo.
Lavorare è fare qualcosa con qualcuno e per qualcuno, diceva Charles Peguy. Lavorare è pregare.
Il nostro contesto territoriale è caratterizzato da una precarietà profonda e diffusa. Il lavoro manca
ma soprattutto si avverte la sensazione che il concetto stesso di lavoro si stia radicalmente
modificando, che stia perdendo gli elementi importanti di socialità e di umanità individuati da
Peguy.
Ecco perché non è banale ribadire che il lavoro è per noi anzitutto un’azione collettiva, di
cooperazione e di solidarietà.
L’emergenza ha bloccato molte attività lavorative e ha visto una diffusione di pratiche virtuali nel
lavoro e nel commercio che hanno attenuato l’elemento imprescindibile della socialità.
Che noi proponiamo di contrastare con un supplemento di generatività, recuperando valore e
dignità al lavoro dell’imprenditore, valorizzando le tante energie che il terzo settore e la
cooperazione sociale hanno dimostrato di possedere.
Proponiamo di contrastare ogni forma di sfruttamento del lavoro, ogni tentativo maldestro di
giustificare l’offerta di nuovo lavoro con la produzione di strumenti di morte, ogni metro quadro di
inutili servitù militari sottratte alla fruizione collettiva.
Proponiamo di ripartire dal territorio, inquadrando lo sviluppo solidale in una dimensione ancora
più ampia propria dell’economia sostenibile.
Pensiamo alle tante iniziative nate all’interno della chiesa di Cagliari. Pensiamo alle tante esperienze
di successo: Cammini religiosi, Banca Etica, Banco Alimentare,
Pensiamo al tanto che si può fare in tanti ambiti.
Pensiamo al sostegno alla creazione di Comunità energetiche (il nostro paese, con la recente Legge
8 del 28 febbraio 2020, ha recepito le Direttive europee REDII e IEM, introducendo – prima degli altri
Stati membri – le “Comunità di Energia Rinnovabile” (CER), associazioni tra imprese, attività
commerciali o cittadini che decidono di unire le forze per dotarsi di impianti per la produzione e la
condivisione di energia da fonti rinnovabili, con forme innovative di produzione e consumo).
Pensiamo all’incentivazione alla creazione e allo sviluppo di cooperative di comunità.
Proponiamo di ricreare occasioni di accompagnamento e di supporto investendo sui giovani, sui
lavoratori espulsi dal mondo del lavoro, sviluppando coraggio, conoscenza e coinvolgimento.
Proponiamo di esplorare il tema dei Beni Comuni. C’è un giacimento di beni di proprietà pubblica in
gran parte inutilizzati che possono essere mesi a disposizione per realizzare microimpresa e lavoro.
Pensate che le operazioni di accertamento dei demani civici mostrano come circa un quinto
dell’Isola risulta a uso civico, complessivamente 4-500 mila ettari.
Boschi, pascoli, coste, terreni agricoli, zone umide, un grandissimo patrimonio collettivo di rilevante
interesse ambientale. Una presenza finora accertata in 333 Comuni della Sardegna su 377, ben
l’88,33% (dati al 30 giugno 2019). Per capirci, in quasi il 90% dei Comuni sardi sono, quindi,
presenti terreni a uso civico, raccolti in rispettivi demani civici.
Ci sono tante buone prassi nella comunità diocesana: il progetto Policoro che ha come scopo quello
di aiutare i giovani del disoccupati o sottoccupati a migliorare la propria condizione lavorativa
tramite la formazione e l’informazione personale e promuovendo la fondazione di cooperative o
piccole imprese.
C’è l’Impresa sociale Lavoro Insieme s.r.l., realizzata dalla Diocesi di Cagliari attraverso la Fondazione
Caritas San Saturnino
, braccio operativo della Caritas diocesana, la Fondazione Sant’Ignazio da
Laconi
e l’associazione di volontariato della Caritas Beata Suor Giuseppina Nicoli, per supportare i
giovani, promuovere nuove opportunità lavorative, creando e rafforzando la rete sul territorio.
Un progetto che si fonda, a sua volta, su due pilastri: l’impresa sociale, le cui competenze saranno
messe a disposizione per accompagnare le idee lavorative, e un centro d’ascolto giovani e lavoro.
8. Si tratta di un percorso aperto a tutti gli uomini e le donne di buona volontà. Che contiamo di
arricchire di contenuti, di proposte e di nuove energie con il contributo di quanti vorranno
affiancarci in questo cammino. Una sorta di modello Wiki.
La moneta dell’anima si perde se non si dà, scriveva il poeta Antonio Machado.
E’ un distico che sintetizza l’afflato di fraternità e di amicizia sociale che attraversa l’Enciclica Fratelli
Tutti che ci interroga e ci sollecita all’azione.
Ci sollecita ad un’azione resiliente, capace di reggere gli urti e i traumi di un tempo che risulta tanto
difficile da attraversare ma ci esorta anche ad essere determinati e a percorrerlo con una rinnovata
capacità adattiva resa salda dalla fede, dalla speranza e dalla carità.
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One Response to La Chiesa di Cagliari impegnata nella crisi e oltre la crisi

  1. […] della “Pastorale Sociale e del Lavoro” della Diocesi di Cagliari presentato ieri alle forze politiche e sociali e alla stampa. Il direttore dell’Ufficio, Ignazio Boi, ci informa che il formato cartaceo è disponibile a […]

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