La SEDIA di VANNI

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La filiera del cardo prossima ventura
di Vanni Tola
Firmato a Porto Torres, sotto un pittoresco gazebo collocato davanti a un campo sperimentale di cardo, un protocollo d’intesa tra Matrìca e Coldiretti per lo sviluppo della filiera agricola al servizio della chimica verde. Questa è la notizia che, naturalmente, non sorprende più di tanto ed era certamente attesa. Ciò che colpisce immediatamente invece è l’introduzione alla nota che annuncia l’avvenuto accordo. Testualmente recita: “Dopo aver preso atto delle informazioni ricevute da Matrìca durante il primo anno di sperimentazione e aver visitato i campi relativi al secondo anno di sperimentazione, Coldiretti ritiene che l’investimento sulla chimica verde possa rappresentare un’importante opportunità d’integrazione al reddito delle imprese agricole del territorio”. Un noto detto popolare, per sottolineare l’ovvietà e la scarsa produttività di determinati comportamenti recita “è come chiedere all’oste se il vino è buono” lasciando intendere che la risposta sarà comunque affermativa. La Coldiretti stipula un protocollo d’intesa per l’avvio della filiera del cardo esclusivamente sulla base delle informazioni ricevute da Matrìca relative al primo anno di sperimentazione e sulla base di una pittoresca “scampagnata” per vedere i campi di cardo sperimentali esistenti. In pratica a scatola chiusa, senza attendere le sperimentazioni di altri soggetti, per esempio la Facoltà di Agraria di Sassari, sulle reali possibilità di avviare la filiera del cardo in modo produttivo e realmente conveniente per i produttori e il territorio. Delega in bianco quindi alla “sapienza” dell’Eni e alla bontà dei suoi centri studi e dei suoi sperimentatori. I termini dell’accordo in sé non sono una novità, se ne parlava da qualche tempo. Il protocollo d’intesa rispecchia lo schema classico degli accordi di filiera agricola (es. quello annuale per la produzione e conferimento del pomodoro all’industria alimentare). Emergono invece ulteriori particolari su come sarà articolata la filiera del cardo. Vediamone alcuni. La filiera agroindustriale di Porto Torres dovrà alimentare la bioraffineria di Matrica nell’ambito del progetto per la chimica verde legato alla produzione di bioplastiche. Il protocollo d’intesa pertanto è finalizzato alla sperimentazione della coltivazione del cardo e al consolidamento della cooperazione con il mondo agricolo locale. Le ipotesi di contratto da stipulare con i futuri produttori di cardi prevedono un’anticipazione, agli imprenditori agricoli Coldiretti, delle spese da sostenere per la preparazione del terreno, la coltivazione e le varie fasi di crescita del cardo nei primi due anni. Matrica, inoltre, corrisponderà il valore del seme e della biomassa del cardo preventivamente dichiarati garantendo la compensazione del differenziale tra quanto ricavato dalla coltura e quanto anticipato da Matrica. Ed è a questo punto che si chiede all’oste se il suo vino è buono. La risposta dell’oste: “L’attività di sperimentazione sul cardo, già avviata per verificare le potenzialità produttive di seme e biomassa da impiegare negli impianti di chimica verde in costruzione a Porto Torres, ha prodotto risultati molto positivi – dice sotto il gazebo, l’Ad di Matrica, Catia Bastioli – la posizione di supporto di Coldiretti a fronte dei risultati fino ad ora ottenuti ci incoraggia a proseguire con decisione la sperimentazione. Con quest’accordo viene messa in chiaro la filosofia delle bioraffinerie integrate che devono rispettare la biodiversità del territorio trovando integrazioni e sinergie con le attività tradizionali”. Curiosa poi la predisposizione del premio che sarà conferito agli agricoltori dal secondo anno di coltivazione, ricorda tanto i regali per Natale della ”Befana del ferroviere”. Come premio per la messa a disposizione del terreno e della buona resa in seme ottenuta, Matrica, a partire dal secondo anno “donerà ai soci Coldiretti, una quantità di farina proteica”, ovviamente ricavata dalla lavorazione del cardo. Uno degli obiettivi principali dell’accordo è la coltivazione di tutti quei terreni, stimati in diverse decine di migliaia di ettari, oramai abbandonati perché considerati non più remunerativi. Abbiamo chiesto e ottenuto, si dichiara nell’ipotesi di accordo, che venissero salvaguardate le produzioni tipiche locali del territorio con l’applicazione di una percentuale massima di sfruttamento del 30% delle superfici coltivabili delle provincie di Sassari e Nuoro. A questo punto sorge un dubbio non da poco. Se la superficie da destinare a cardo fosse realmente il 30 % dell’intera S.A.U. (Superficie Agricola Utilizzata) delle provincie di Sassari e Nuoro avrebbe ampiamente ragione chi finora ha parlato di vaste estensioni di cardo da Porto Torres al lago Omodeo. Ma non si era detto che si sarebbero utilizzati soltanto i terreni marginali e dismessi da qualunque uso agricolo? Attendiamo sviluppi e chiarimenti nel merito ma soprattutto attendiamo le risposte dei contadini direttamente interessati e la loro reale manifestazione di volontà di aderire o meno al protocollo. Non osiamo pensare cosa accadrebbe se l’adesione dei contadini alla “campagna del cardo” si rivelasse notevolmente insufficiente. L’Eni dovrebbe andare a cercarsi i cardi altrove, magari un piano di riserva l’ha già in mente.
Vanni Tola

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