Verso il SINODO con il pensiero del cardinale Carlo Maria Martini: «Chiesa indietro di 200 anni. Perché non si scuote, perché abbiamo paura?»

sinodo-schermata-2021-08-23-alle-11-52-08Erio Castellucci, vescovo di Modena e vice presidente della CEI, in un intervento sulla rivista online di informazione religiosa “SettimanaNews” del 20 c.m. sulla tematica della formazione del clero, cita alcune frasi di papa Francesco, che Brunetto Salvarani, nella sua pagina fb ritiene significative anche per illuminare il cammino sinodale di imminente avvio nella Chiesa universale e in quelle particolari. Concordiamo e le riproponiamo.
VERSO IL CAMMINO SINODALE
“Con la sua solita perspicacia e parrhesia papa Francesco, nel Discorso di auguri alla Curia romana in prossimità del Natale 2019 lo ha detto incisivamente: «Fratelli e sorelle, non siamo nella cristianità, non più! Oggi non siamo più gli unici che producono cultura, né i primi, né i più ascoltati. Abbiamo pertanto bisogno di un cambiamento di mentalità pastorale, che non vuol dire passare a una pastorale relativistica. Non siamo più in un regime di cristianità perché la fede – specialmente in Europa, ma pure in gran parte dell’Occidente – non costituisce più un presupposto ovvio del vivere comune, anzi spesso viene perfino negata, derisa, emarginata e ridicolizzata». E ha poi richiamato l’espressione dell’ultima intervista del card. Martini, nel 2012, quando disse che la Chiesa era indietro di duecento anni”.
martini-2Ecco, condividendo il giudizio e l’esortazione del cardinal Martini, il papa invita la Chiesa a un radicale cambiamento, un’autentica conversione, tale che le consenta di colmare il ritardo storico che l’affligge. L’occasione per farlo è proprio il percorso sinodale. Sembra dunque utile riportare i concetti che il cardinal Martini espresse con esemplare chiarezza nell’ultima intervista che rilasciò nel settembre 2012 al Corriere della Sera, fattagli da Georg Sporschill e Federica Radice Fossati Confalonieri.
«Chiesa indietro di 200 anni. Perché non si scuote, perché abbiamo paura?»
[in “Corriere della Sera” del 1 settembre 2012] [segue]
Padre Georg Sporschill, il confratello gesuita che lo intervistò in Conversazioni notturne a Gerusalemme, e Federica Radice hanno incontrato Carlo Maria Martini l’8 agosto: «Una sorta di testamento spirituale. Il cardinale Martini ha letto e approvato il testo».
Come vede lei la situazione della Chiesa?
«La Chiesa è stanca, nell’Europa del benessere e in America. La nostra cultura è invecchiata, le nostre Chiese sono grandi, le nostre case religiose sono vuote e l’apparato burocratico della Chiesa lievita, i nostri riti e i nostri abiti sono pomposi. Queste cose però esprimono quello che noi siamo oggi? (…) Il benessere pesa. Noi ci troviamo lì come il giovane ricco che triste se ne andò via quando Gesù lo chiamò per farlo diventare suo discepolo. Lo so che non possiamo lasciare tutto con facilità. Quanto meno però potremmo cercare uomini che siano liberi e più vicini al prossimo. Come lo sono stati il vescovo Romero e i martiri gesuiti di El Salvador. Dove sono da noi gli eroi a cui ispirarci? Per nessuna ragione dobbiamo limitarli con i vincoli dell’istituzione».
Chi può aiutare la Chiesa oggi?
«Padre Karl Rahner usava volentieri l’immagine della brace che si nasconde sotto la cenere. Io vedo nella Chiesa di oggi così tanta cenere sopra la brace che spesso mi assale un senso di impotenza.
Come si può liberare la brace dalla cenere in modo da far rinvigorire la fiamma dell’amore? Per prima cosa dobbiamo ricercare questa brace. Dove sono le singole persone piene di generosità come il buon samaritano? Che hanno fede come il centurione romano? Che sono entusiaste come Giovanni Battista? Che osano il nuovo come Paolo? Che sono fedeli come Maria di Magdala? Io consiglio al Papa e ai vescovi di cercare dodici persone fuori dalle righe per i posti direzionali. Uomini che siano vicini ai più poveri e che siano circondati da giovani e che sperimentino cose nuove. Abbiamo bisogno del confronto con uomini che ardono in modo che lo spirito possa diffondersi ovunque».
Che strumenti consiglia contro la stanchezza della Chiesa?
«Ne consiglio tre molto forti. Il primo è la conversione: la Chiesa deve riconoscere i propri errori e deve percorrere un cammino radicale di cambiamento, cominciando dal Papa e dai vescovi. Gli scandali della pedofilia ci spingono a intraprendere un cammino di conversione. Le domande sulla sessualità e su tutti i temi che coinvolgono il corpo ne sono un esempio. Questi sono importanti per ognuno e a volte forse sono anche troppo importanti. Dobbiamo chiederci se la gente ascolta ancora i consigli della Chiesa in materia sessuale. La Chiesa è ancora in questo campo un’autorità di riferimento o solo una caricatura nei media? Il secondo la Parola di Dio. Il Concilio Vaticano II ha restituito la Bibbia ai cattolici. (…) Solo chi percepisce nel suo cuore questa Parola può far parte di coloro che aiuteranno il rinnovamento della Chiesa e sapranno rispondere alle domande personali con una giusta scelta. La Parola di Dio è semplice e cerca come compagno un cuore che ascolti (…). Né il clero né il Diritto ecclesiale possono sostituirsi all’interiorità dell’uomo. Tutte le regole esterne, le leggi, i dogmi ci sono dati per chiarire la voce interna e per il discernimento degli spiriti. Per chi sono i sacramenti? Questi sono il terzo strumento di guarigione. I sacramenti non sono uno strumento per la disciplina, ma un aiuto per gli uomini nei momenti del cammino e nelle debolezze della vita. Portiamo i sacramenti agli uomini che necessitano una nuova forza? Io penso a tutti i divorziati e alle coppie risposate, alle famiglie allargate. Questi hanno bisogno di una protezione speciale. La Chiesa sostiene l’indissolubilità del matrimonio. È una grazia quando un matrimonio e una famiglia riescono (…). L’atteggiamento che teniamo verso le famiglie allargate determinerà l’avvicinamento alla Chiesa della generazione dei figli. Una donna è stata abbandonata dal marito e trova un nuovo compagno che si occupa di lei e dei suoi tre figli. Il secondo amore riesce. Se questa famiglia viene discriminata, viene tagliata fuori non solo la madre ma anche i suoi figli. Se i genitori si sentono esterni alla Chiesa o non ne sentono il sostegno, la Chiesa perderà la generazione futura. Prima della Comunione noi preghiamo: “Signore non sono degno…” Noi sappiamo di non essere degni (…). L’amore è grazia. L’amore è un dono. La domanda se i divorziati possano fare la Comunione dovrebbe essere capovolta. Come può la Chiesa arrivare in aiuto con la forza dei sacramenti a chi ha situazioni familiari complesse?»
Lei cosa fa personalmente?
«La Chiesa è rimasta indietro di 200 anni. Come mai non si scuote? Abbiamo paura? Paura invece di coraggio? Comunque la fede è il fondamento della Chiesa. La fede, la fiducia, il coraggio. Io sono vecchio e malato e dipendo dall’aiuto degli altri. Le persone buone intorno a me mi fanno sentire l’amore. Questo amore è più forte del sentimento di sfiducia che ogni tanto percepisco nei confronti della Chiesa in Europa. Solo l’amore vince la stanchezza. Dio è Amore. Io ho ancora una domanda per te: che cosa puoi fare tu per la Chiesa?».
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CHIESA E SINODO. CHIESA E ABUSO DEI MINORI. PRETI OGGI. TEOLOGIA E CITTA’
22 Settembre 2021 by Giampiero Forcesi | su C3dem.
Domenico Agasso, “Trame vaticane” (La Stampa). Antonio Spadaro riferisce il dialogo di Francesco coi gesuiti slovacchi: “Papa Francesco: ‘La libertà ci fa paura’” (Il Fatto – La Civiltà cattolica). Marcello Neri, “Sinodo, il Documento preparatorio” (Settimana news). L’intervento di Sean O’ Malley (arcivescovo di Boston e presidente della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori) alla Conferenza sugli abusi di Varsavia: “La visione di papa Francesco della ‘conversione pastorale’” e alcune sue dichiarazioni raccolte da Salvatore Cernuzio: “Abusi, O’Malley: anche la mia ‘conversione pastorale’ ha richiesto molto tempo” (Vatican news); Salvatore Cernuzio, “Abusi, Wijlens: un errore aver tutelato la reputazione della Chiesa e non i minori” (Vatican news). Giuseppe Savagnone, “Usa, il dibattito sull’aborto” (Settimana News). Mons. Raffaele Nogaro ricorda Giovanni Avena a poche settimane dalla sua scomparsa: “Giovanni mi ha insegnato come essere discepolo oggi” (Adista). Simona Segoloni Ruta, “Il XXVII Congresso dell’Associazione teologi italiani” (Settimana news). Mimmo Battaglia (arcivescovo di Napoli), “La teologia e la grande città” (Settimana news). Enzo Bianchi, “La speranza come scelta” (La Stampa). Franco Valenti, “Jacques Depuis, il caso aperto” (Settimana news). Francesco Stella, “De Lubac, la foresta dei simboli e i sensi delle scritture” (Manifesto). Enzo Biemmi, “La parrocchia liquida…/2” (Settimana news). Timothy Radcliffe, “Che cosa significa essere preti oggi” (Settimana news). Luca Rolandi, “‘Rocca’ e una storia lunga 80 anni” (Osservatore romano). Renato Borrelli, “Ripensare l’iniziazione cristiana” (Settimana news).
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